IL RAGAZZO FRANCESE DALLE DITA D`ORO
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IL RAGAZZO FRANCESE DALLE DITA D`ORO
[MUSICA] DI GIULIA CERQUETI L o hanno definito un ragazzo prodigio, un piccolo genio della musica classica. E probabilmente lo è davvero, questo ragazzino francese allegro e dai modi gentilissimi che, a soli 14 anni, si siede al pianoforte e incanta il pubblico con le sue straordinarie interpretazioni di Bach, Chopin e Beethoven. Jonathan Fournel, del resto, la musica ce l’ha nel sangue: figlio di un insegnante del Conservatorio di Sarreguemines, il giovane pianista ha sempre respirato una certa aria in casa e ha cominciato a studiare note e spartiti all’età di 7 anni. La sua ultima sfida: il repertorio di Sergej Rachmaninov. La sua grande abilità: imparare a suonare qualunque partitura con uno studio di appena due o tre giorni. Nel ripercorrere la sua vita e il percorso di studi, Jonathan, da vero professionista, non si scompo- ne. Neppure quando racconta che, dopo avere studiato al Conservatorio di Strasburgo, da due anni è iscritto alla prestigiosa Università della musica di Saarbrucken, in Germania: «Sono – spiega Jonathan – l’allievo più giovane di tutta la scuola; gli altri studenti, infatti, sono tutti adulti, molti anche trentenni. Ma a me questo non crea nessun problema. Mi trovo bene, ho lasciato i miei amici francesi, ma qui ne ho trovati molti altri, i professori sono davvero geniali. Inoltre, il 2 e il 3 di questo mese mi esibisco con l’orchestra di Saarbrucken. Per terminare qui in Germania mi mancano ancora due anni». E per il futuro? «Spero di andare a suonare a Parigi». Quando non si esercita al piano, Jonathan ama fare passeggiate: «Vivo in un paese dove la vita è molto tranquilla; mi piace andare A 14 anni Jonathan Fournel è uno dei concertisti più per i boschi, immergermi nella natura, ascoltare il canto degli uccelli». Ma la sua vera grande passione è la matematica: «Adoro i giochi d’ingegno, in particolare gli scacchi». Dice di possedere un lettore Mp3 (accessorio ormai quasi obbligato per la maggior parte degli adolescenti) che gli è stato regalato, ma ammette di non ascoltarlo spesso, o comunque non tanto come gli altri ragazzi della sua età: «A parte la musica classica, ascolto un po’ di tutto. Ma quando voglio un po’ di tranquillità preferisco farlo senza suono negli auricolari». Il 21 di questo mese, il giovane pianista francese si esibisce a Milano, in un concerto organizzato dal Rotary Club Milano San Babila a sostegno dei giovani talenti. Jonathan Fournel nella copertina di un cd e, sotto, mentre suona il pianoforte durante un concerto bravi d’Europa. Il 21 di questo mese si esibirà a Milano IL RAGAZZO FRANCESE DALLE DITA D’ORO Per Jonathan, questa è la seconda volta in Italia: la prima è stata nel 2007 a Sulmona, nell’ambito della rassegna “Giovani talenti”. E fra i suoi modelli musicali annovera proprio alcuni grandi italiani, da Aldo Ciccolini (artista francese ma di origini italiane) ad Alessio Bax, giovane pianista barese, fino a Maurizio Pollini, «un maestro che non ho mai incontrato ma con cui sarei felice di suonare un giorno». Jonathan Fournel è ormai un nome noto nel panorama concertistico internazionale: un ruolo che lui sembra avere assunto con una serietà e una professionalità che lo fanno apparire adulto. Eppure, si lascia andare a una risata e ritorna ragazzino nel confessare che, quando sale sul palcoscenico di fronte a una platea gremita «ho sempre una paura terribile. Ma poi, quando comincio a suonare, mi calmo perché è come se i compositori che sto interpretando fossero dietro di me». 왎 58 MAGGIO 2008 CLUB3 “ ” Prima di suonare ho sempre paura. Ma quando comincio mi calmo perché è come se i compositori che sto interpretando fossero dietro di me BAMBINI PRODIGIO E GENI DELLA MUSICA 씰 Quando si parla di bambini prodigio nella musica, il primo nome che viene in mente, quasi un riflesso condizionato, è quello di Wolfgang Amadeus Mozart. Ma davvero il grande salisburghese era un bambino prodigio? Diciamo... nì. Bisogna distinguere, infatti, tra bambino prodigio e genio. Un genio può essere anche un bambino prodigio, ma non necessariamente quest’ultimo sarà un genio. Mozart lo era. Come ogni genio, le sue composizioni hanno proprio quella “firma”, quel peso specifico che le rende uniche, riconducibili solo a lui, riconoscibili in quanto tali. Questo capita solo ai geni, basti pensare a Picasso, a Shakespeare, a Fellini in altri campi, o a Beethoven sempre nella musica. Fateci caso: il genio, proprio perché unico e irripetibile, diventa... un aggettivo: mozartiano, felliniano, picassiano, shakespereano. Mozart era “anche” un bambino prodigio: a quattro anni componeva concerti, sonate e piccoli pezzi musicali, tutti ben strutturati come se a scriverli fosse stato un adulto già svezzato alle tecniche della composizione e della strumentazione. Dunque, accontentiamoci dei bambini prodigio e lasciamo i geni alla loro splendida unicità. M.G CLUB3 59 MAGGIO 2008