APPROCCIO SISTEMICO med comport e omeopat unicista

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APPROCCIO SISTEMICO med comport e omeopat unicista
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PRAXIS VETERINARIA
Medicina olistica
ANIMALI DA COMPAGNIA
Approccio sistemico: affinità
tra medicina comportamentale
e omeopatia unicista
MONICA ANTONI*
FRANCESCA PISSERI**
DANIELA TARRICONE***
GRAZIA GUIDI****
Spunti di riflessione sul confronto tra due discipline complementari sia sul piano teorico sia nella pratica clinica.
*Medico veterinario comportamentalista, Scuola CIMI-Koinè
**Medico veterinario omeopata, Scuola CIMI-Koinè
***Biologo consulente comportamentale, Scuola CIMI-Koinè
****Professore ordinario, Dipartimento di Clinica Veterinaria,
Università di Pisa
RIASSUNTO
Gli autori confrontano le analogie esistenti tra la medicina comportamentale e
il “metodo della complessità” utilizzato in
omeopatia. Un punto importante per
impostare un percorso terapeutico, sia in
medicina comportamentale sia in medicina omeopatica, è la ricerca del “senso”
nelle manifestazioni di sofferenza del
paziente e la ricerca delle motivazioni
profonde che le determinano. È necessario capire quale sia la strategia adattativa
che, legando tra loro come un filo conduttore tutte le manifestazioni di un individuo, è capace di spiegare i sintomi presentati secondo un criterio sistemico. La
medicina psicosomatica, basata sull’ipotesi dell’unità funzionale tra soma e psiche e dalla più recente psiconeuroendocrinoimmunologia, costituisce l’unione
tra medicina comportamentale e omeopatia. Come esempio è riportato un disturbo comportamentale di due gatti legato a coabitazione che ben si presta a illustrare la scelta del trattamento tramite
l’integrazione tra le due discipline, cioè
l’omeopatia e la terapia del comportamento.
(English summary p. 28)
PAROLE CHIAVE: omeopatia, medicina
comportamentale, medicina psicosomatica
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n elemento estremamente importante per impostare un percorso terapeutico, sia esso basato su medicina comportamentale o su medicina omeopatica, è la ricerca del “senso” nelle manifestazioni di sofferenza del paziente
e dunque la ricerca delle motivazioni profonde che le determinano.
Per il comportamentalista il disturbo o la patologia del comportamento scaturiscono dall’incapacità del paziente di integrarsi fattivamente nel suo ambiente;
poiché la finalità ultima di ogni individuo è sempre e comunque l’adattamento,
la ricerca di quest’ultimo, da parte del paziente, deve costituire una costante
chiave di lettura per il comportamentalista stesso.
Questo approccio non si discosta molto da quello omeopatico che si avvale del
“metodo della complessità” [8, 13] e che, nell’analisi della motivazione di un sintomo, ricerca il senso del tentativo, talvolta patologico, di adattarsi. Tale tentativo seguirà modalità diverse in relazione al modo di sentire e di reagire del singolo paziente.
Dunque è importante capire quale sia la strategia adattativa che, legando tra loro
come un filo conduttore tutte le manifestazioni di un individuo, è capace di spiegare i sintomi presentati secondo un criterio sistemico [13].
In omeopatia per dare un senso al sintomo occorre inserirlo in una tematica, cioè
collegarlo ad altre manifestazioni, per contestualizzarlo e trovare una coerenza
alle reazioni del paziente. Il “tema” è un concetto che rappresenta un aspetto
caratteristico di un paziente nella sua interazione con l’ambiente che lo circonda
(e con se stesso) ed è ricavabile dall’osservazione di tale interazione [8].
Il comportamentalista segue analoga procedura; con l’anamnesi raccoglie i segni
che poi correla soltanto se ne comprende il “senso”, cioè il significato, in modo
da delineare il quadro preciso della malattia quando risultino chiari la causa del
disadattamento dell’individuo e i motivi per cui non riesce a superarlo.
U
LA GUARIGIONE
Se definiamo la guarigione come il raggiungimento dell’adattamento (e quindi
dell’equilibrio) e la malattia come disadattamento, sicuramente troviamo un’affinità tra le due discipline.
Il comportamentalista sfrutta la forza di reazione dell’organismo per distogliere
l’individuo dal suo disfunzionamento e lo fa spiazzando il comportamento alterato a favore dei cambiamenti che sta provocando nell’animale e nel suo “ecosi-
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stema familiare”.
La guarigione sarà il processo in cui
l’individuo, ritrovando il suo equilibrio, torna ad esprimere in maniera
ottimale la principale capacità di ogni
essere vivente: quella di adattarsi.
Per l’omeopatia la causa della malattia
va ricercata in un’alterazione della
reattività dell’individuo e, per pervenire alla guarigione, tale reattività
deve essere stimolata in maniera specifica tramite la prescrizione di un
rimedio che sia ”omeopatico”, allo
scopo di far ritrovare all’organismo
strategie efficaci per raggiungere uno
stato di maggiore equilibrio, quindi di
più efficace adattamento.
L’APPROCCIO PSICOSOMATICO
Un trait d’union tra omeopatia e medicina del comportamento è costituito
dalla medicina psicosomatica, basata
sull’ipotesi dell’unità funzionale tra
soma e psiche e dalla più recente psiconeuroendocrinoimmunologia che
studia le strette connessioni anatomiche, biochimiche e funzionali tra psiche, sistema nervoso e sistema endocrino.
Infatti, si è visto che la salute e la
malattia sono le risultanti di più linee
di forza, biologiche e psicologiche, per
cui la concezione monocausale di
malattia ha lasciato il posto a una prospettiva multifattoriale [5].
È comunque la multifattorialità a giocare un ruolo determinante; cause psicologiche possono provocare una
diminuzione della resistenza dell’organismo, o rotture d’equilibrio, e partecipare all’instaurarsi di uno stato di
malattia.
Dunque, in senso lato, la definizione
di malattia psicosomatica si potrebbe
estendere a tutti gli stati morbosi (e qui
si nota l’analogia con le teorie di
Hanhemann), ma si preferisce riferirsi
a quegli stati in cui il fattore psichico è
fondamentale per innescare o determinare un meccanismo patologico sul
piano organico in unione ad altre
cause. Affinché ciò possa accadere, è
necessario che uno stato emozionale
persista nel tempo (emozione cronica)
provocando modificazioni vegetative
ed endocrine che, a loro volta, diventano causa di alterazioni di organi e
apparati.
Alcuni medici psicosomatici hanno
posto l’accento sull’importanza della
personalità specifica del paziente che
predisporrebbe a una determinata
malattia psicosomatica. In definitiva la
malattia psicosomatica non è altro che
una reazione corporea legata a un tentativo di adattamento; ciò ci riporta
alla chiave di lettura utilizzata in
omeopatia e in medicina comportamentale. L’aiuto dato dal terapista
comportamentale all’omeopata, per la
scelta di un rimedio adatto, consiste
principalmente nell’integrazione della
lettura dei sintomi omeopatici; infatti
la letteratura omeopatica si riferisce
prevalentemente a comportamenti
umani quindi può essere difficoltoso
osservare e analizzare i sintomi degli
animali se non sono ben conosciute le
caratteristiche etologiche specie-specifiche [12].
Come esempio di quanto esposto
riportiamo un caso di disturbi comportamentali di due gatti derivante da
coabitazione, che ben si presta a illustrare la scelta del trattamento tramite
l’integrazione tra le due discipline,
cioè l’omeopatia e la terapia del comportamento.
IL CASO DI ROMARIO E KUKA
Visita comportamentale
Romario è un gatto persiano castrato
di 9 anni mentre Kuka è un incrocio a
pelo lungo di circa 7 anni, anch’esso
castrato.
Viene richiesta la visita comportamentale a seguito degli episodi aggressivi
sempre più frequenti fra Romario (che
attacca) e Kuka (che viene attaccato);
inoltre, poiché la situazione continua a
peggiorare, i due animali stanno
diventando sempre più ansiosi.
I gatti vivono in una grande casa colonica in aperta campagna con i proprietari, marito e moglie. Non vengono
lasciati uscire all’esterno, perché i proprietari temono i pericoli dell’ambiente circostante. Entrambi gli animali
richiedono insistentemente di uscire,
passando ore davanti alla enorme
vetrata del soggiorno a guardare fuori.
All’interno della casa hanno libero
accesso ovunque e nessuno spazio è
interdetto. Romario è stato acquistato
dal marito in un negozio a circa 3 mesi
di età, Kuka invece è stato trovato in
un cassonetto all’età di circa 2 mesi.
Quando è arrivato Kuka, Romario lo
ha accolto in modo aggressivo, ma
dopo qualche giorno è iniziata fra i
due una pacifica convivenza di tipo
filiale.
Dopo diversi traslochi finalmente si
stabiliscono nell’attuale abitazione e
mentre Romario ogni volta si ambienta velocemente, Kuka impiega almeno
una settimana per adattarsi rimanendo inizialmente nascosto sotto i mobili, completamente in preda alla paura.
Romario, fra i due gatti, è sicuramente
quello più sicuro e assertivo; Kuka, al
contrario, è molto accondiscendente,
accetta di occupare posti molto meno
ambiti ed è molto timido e pauroso nei
confronti delle persone estranee e
delle situazioni nuove.
I due gatti dormono accucciati insieme, leccandosi vicendevolmente, in
precisi luoghi di riposo situati dentro
casa. Il primo episodio aggressivo risale a 6 mesi prima quando, in assenza
dei proprietari, fu dimenticata una
finestra aperta. Il giorno seguente
Romario viene ritrovato all’interno
dell’abitazione mentre Kuka non si
riesce a rintracciare. I proprietari, ritornati appositamente dal viaggio, dopo
molte ore di ricerche, ritrovano Kuka
nascosto nel resede disabitato adiacente la casa. È molto impaurito e quando
viene reintrodotto nell’abitazione,
viene attaccato furiosamente da
Romario. Kuka non si ribella e gradatamente, nel giro di qualche giorno, le
cose ritornano alla normalità.
Il secondo episodio aggressivo si è
verificato circa una settimana prima
della visita. I due gatti sono distesi al
sole nel piazzale davanti alla casa,
sotto lo sguardo attento della proprietaria
che
spazzola
Romario.
Quest’ultimo, che non gradisce affatto,
si innervosisce e alla fine si ribella sfer-
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zandole una zampata; ma quando la
padrona, urlando, lo punisce con un
piccolo colpetto sulla testa un attimo
dopo si avventa su Kuka e ne segue
una seria zuffa.
Da allora la situazione è molto tesa ed
entrambi i gatti sono nervosi e in
ansia. Ogni volta che Kuka prova a
muoversi, Romario lo attacca con
zampate, anche rincorrendolo da dietro. I proprietari sono preoccupati perché, con il passare dei giorni, Kuka
mostra comportamenti amichevoli
alternati ad atteggiamenti di grande
paura, ma Romario non sembra far
progressi nel volerlo accettare.
Analisi e terapia comportamentale
Si comprende che tra i due gatti esiste
un disturbo di coabitazione dovuto al
drastico cambiamento d’ambiente.
Infatti, pur essendo animali abituati a
vivere all’interno di un appartamento,
nella nuova abitazione si sono ritrovati fortemente stimolati dall’ambiente
esterno che però non potevano esplorare come richiesto dalle loro caratteristiche di specie.
Romario è un gatto adattabile, ma i
frequenti cambi di abitazione hanno
sicuramente causato in lui una minore
stabilità conseguente al doversi, ogni
volta, riorganizzare il territorio. Kuka
invece è un soggetto fragile, con un
evidente disturbo dello sviluppo comportamentale (staccato dalla madre
troppo presto, scarsamente socializzato) e infatti manifesta paura degli
estranei e delle situazioni nuove. Ne
consegue che ogni cambiamento
d’ambiente gli crea un notevole stato
di stress. In un territorio già fortemente perturbato, Romario finisce per vittimizzare Kuka a causa della sua
debolezza, scaricando su di lui tutta
l’irritazione accumulata.
Possiamo quindi parlare di un disturbo da ambiente chiuso, visto che ai
gatti non è consentito uscire all’esterno. Romario in particolare, abituato a
girare sui tetti nell’abitazione precedente, è frustrato dagli stimoli esterni
che percepisce, ma ai quali non può
mai rispondere. Questo causa un
aumento della tensione che innesca
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sempre più frequenti episodi aggressivi da irritazione.
Non vanno poi sottovalutate le seppur
minime punizioni inflitte dalla proprietaria a Romario che sono causa di
aggressività rediretta nei confronti di
Kuka. Data la situazione ambientale e
il fatto che i proprietari si rifiutano di
lasciar uscire all’esterno i due gatti (in
particolare Romario), occorre intervenire rendendo l’ambiente casalingo
più ricco e appagante.
Si consiglia quindi una terapia feromonale tramite diffusore elettrico
(Feliway), e in gel, per applicazioni
dirette sui soggetti (Felifriend). Inoltre
viene suggerito l’utilizzo della Nepeta
cataria (più conosciuta come “erba
gatta”), ad effetto euforizzante, con lo
scopo di ridurre la tensione in particolari momenti, tensione che può venire
controllata anche ponendo Romario in
un ampio trasportino quando sta per
verificarsi un aggressione.
Viene infine consigliato di nascondere
bocconcini di cibo in vari e inusuali
punti della casa per fornire stimoli
predatori, soprattutto a Romario.
Come risultato dei cambiamenti effettuati, Romario mostra di gradire la
permanenza nel trasportino dove gli
viene messo a disposizione il suo cibo
preferito, mentre Kuka, percependo
chiaramente il “cessato pericolo”, si
rilassa.
Dopo i miglioramenti iniziali dovuti
alla terapia feromonale e all’arricchimento ambientale, si sono ripresentati
altri episodi aggressivi allorché si
riesce a persuadere i proprietari a
lasciar uscire i gatti per permettere
loro di esprimere le naturali pulsioni
(esplorazione, controllo del territorio e
attività di caccia). Infatti, malgrado
fosse stato spiegato ai proprietari che il
gatto utilizza il territorio in chiave spazio-temporale e che quindi è necessario lasciare agli animali libera scelta
dei tempi dedicati alle esplorazioni, ai
due gatti viene permesso di uscire per
brevissimi periodi e solamente sotto
stretto controllo, per di più in momenti scelti dai proprietari. Tutto ciò ha
contribuito a innervosirli e stressarli
ulteriormente, innescando nuovi
momenti di tensione, soprattutto in
Romario che, vedendosi puntualmente interrotto il piacere dell’attività di
esplorazione e di caccia, scaricava
nuovamente l’irritazione aggredendo
il povero Kuka.
Pertanto, malgrado la tensione fosse
più contenuta, la nuova gestione non
aveva permesso di raggiungere una
condizione stabile e quindi è stato consigliato l’ausilio della terapia omeopatica, volta al raggiungimento di un
equilibrio accettabile.
Visita omeopatica
Dalla visita effettuata a entrambi i gatti
si acquisiscono le seguenti informazioni. Romario ama molto la compagnia
degli esseri umani ed è interessato alle
attività che si svolgono in casa. Cerca
le coccole, chiama i proprietari con la
zampa. Gioca col proprietario (palline,
nascondino, agguati…): giocherebbe
in continuazione. È un “primo attore”:
sempre in mezzo, prepotente: “quello
che vuole lui è la cosa più importante”
dice il proprietario, non conosce la
paura, è volitivo e non si fa sottomettere. Una sera, quando un amico di
famiglia si mette seduto sulla poltrona
dove solitamente va Romario, questo
subito ci sale sopra iniziando ad agitare la coda nervosamente e poi dà all’ospite un piccolo morso per convincerlo ad andarsene.
Romario, quando è fuori casa, vorrebbe stare da solo, non vuole Kuka
accanto che invece lo cerca e lo infastidisce. Romario non sopporta i divieti,
ma quando si trova all’esterno ne
subisce molti, perché il proprietario ha
molta paura che possa allontanarsi e lo
controlla per tutto il tempo.
Quando i due gatti giocano, Romario
punta Kuka tenendo le orecchie basse,
lo insegue, lo blocca e lo morde sulla
schiena. Il gioco diventa sempre più
pesante, ultimamente è degenerato in
baruffa.
Il proprietario ha cercato di fermarli ed
è stato morso sulla mano da Romario.
Dopo che hanno fatto una seria zuffa,
Romario non fa avvicinare Kuka alla
cassetta igienica né al cibo, osserva
tutti i suoi movimenti, lo controlla e gli
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impedisce gli accessi alle stanze.
Kuka è schivo, non ama stare a contatto con le persone nuove; se sente voci
in casa, scende nel soggiorno solo
quando gli ospiti se ne sono andati.
Ha un’espressione molto dolce, atteggiamenti infantili (ad esempio “fa la
pasta” sulla pancia dell’altro).
All’inizio della convivenza dei due
gatti Romario svolgeva un ruolo
materno nei confronti di Kuka. Ora
non più, mentre Kuka gli si struscia
ancora addosso in cerca rassicurazioni. È coccolone, sia con i proprietari sia
con Romario, gli dà testatine, tuttora
lo cerca spesso.
Si scambiano le cucce, a volte dormono insieme, ma altre volte Romario lo
picchia e lo scaccia.
Il proprietario racconta che Kuka nei
momenti di ansia e paura si calma se
lui lo accarezza forte.
Kuka è innamorato dell’acqua, ci
gioca e tocca, quando può, l’acqua corrente.
È un gatto molto pauroso: ha paura di
tutti i rumori improvvisi, cerca rassicurazione.
C’è una netta contrapposizione tra la
soglia di evocazione della paura dei
due gatti: in Romario è molto alta,
quella di Kuka è invece molto bassa.
Quando Romario sta alla porta e chiede di uscire, Kuka la gratta insistentemente, se Romario resta chiuso in una
stanza, Kuka chiama i proprietari per
far sì che gli aprano la porta, Romario
non sa coprire le feci e lo fa Kuka
anche per lui. Insomma fa sue le istanze dell’altro e ha un atteggiamento
molto servizievole nei confronti di
Romario.
Durante la visita osserviamo che
Romario sale sul tavolo e sta in mezzo
a noi, si mette in mostra, chiede considerazione. Se viene ignorato, allora va
via. Se viene chiamato, non si avvicina.
Kuka invece soffia se viene avvicinato
e dimostra la sua insicurezza miagolando perché vuole andare a rifugiarsi
al piano superiore.
Analisi omeopatica
La scelta dei sintomi da utilizzare si
effettua in entrambi i casi basandosi
sulla loro significatività nella storia del
paziente. I sintomi repertoriali, derivanti da studi fatti sull’ uomo, si valutano criticamente considerandone il
senso alla luce del linguaggio etologico del gatto.
La diagnosi differenziale si basa sullo
studio dei temi del paziente, rapportandoli ai temi dei rimedi studiati
secondo il “metodo della complessità”(8).
Riportiamo di seguito gli elementi che
abbiamo considerato importanti per la
prescrizione nei casi di Romario e
Kuka, definiti “temi” omeopatici [8] e
i sintomi omeopatici utilizzati per la
repertorizzazione, eseguita utilizzando il software Mac Repertory 5.5,
Repertorio Complete 4.5..
• Romario
Dall’analisi del caso di Romario emergono diversi temi che conducono alla
scelta del rimedio Nux Vomica:
- forte personalità con desiderio di
dimostrare la propria importanza nel
gruppo;
- irritabile e collerico;
- affettivo, forte legame col gruppo
familiare;
- tendenza a imporre la propria volontà sugli altri, a voler che gli altri facciano ”a modo suo” e a non voler sottostare alla volontà altrui;
- ostinazione, caparbietà nel voler portare fino in fondo le sue azioni;
- importanza del territorio, dello spazio
a propria disposizione, nell’ambito del
quale esercitare la propria influenza.
La repertorizzazione effettuata utilizzando i sintomi sotto elencati
conferma l’indicazione del rimedio:
- MIND, CONTRADICTION, intolerant of;
- MIND, IRRITABILITY;
- MIND, COMPANY, desire for;
- MIND, OCCUPATION, diversion,
amel;
- MIND, EGOTISM, self-esteem;
- MIND, HAUGHTY.
• Kuka
Dall’analisi del caso di Kuka emergono diversi temi omeopatici che conducono alla scelta del rimedio Causticum:
- molto insicuro nelle relazioni, bisogno di rassicurazione;
- schivo, timido;
- partecipe alle istanze altrui, aiuta
Romario nelle sue richieste;
- estremamente sensibile alle emozioni
e alle impressioni esterne;
- di debole costituzione, in alcuni casi
poco incline a reagire, in altri casi fin
troppo
reattivo;
- incapacità a crescere, a diventare psicologicamente adulto;
- da un lato è conscio della propria fragilità, ma dall’altro non vorrebbe sottomettersi e accettare imposizioni;
- fa fatica a integrarsi nella vita familiare e sociale, ha scarsi strumenti relazionali, se non la forte tendenza empatica;
- disturbi insorti in seguito a vessazioni, maltrattamenti.
La repertorizzazione effettuata utilizzando i sintomi sotto elencati conferma la indicazione del rimedio:
- MIND, CONFIDENCE, want of self;
- MIND, MILDNESS;
- MIND, AILMENTS, from, anger,
vexation;
- MIND, CHILDISH, behavior ;
- MIND, SUSPICIOUSNESS, mistrustfulness;
- GENERALITIES, BATHING, amel.
Si considerano entrambi i casi clinici
piuttosto scompensati, essendo la rabbia di Romario e la paura di Kuka
emozioni molto intense e ormai cronicizzate nel tempo.
Il rimedio omeopatico Nux vomica, di
origine vegetale, deriva dalla triturazione dei semi della noce vomica
(Strychnos Nux vomica), appartenenente alla famiglia botanica delle
Loganiacee.
Il rimedio omeopatico Causticum, sperimentato per la prima volta da S.
Hahnemann, è costituito da Idrossido
di Potassio, ottenuto facendo reagire
calce viva con bisolfito di potassio in
acqua bollente e poi distillando.
I rimedi vengono entrambi prescritti
alla sesta diluizione cinquanta millesimale (6 LM), alla posologia di 2 gocce
al giorno per via orale, a cicli di 3 settimane con una di sospensione, per un
anno. Dopo due mesi di terapia sono
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evidenti i primi miglioramenti:
Romario è meno irritabile e Kuka è
meno spaventato.
La relazione tra i due gatti ritorna alla
normalità nell’arco di 6 mesi e non si
sono più verificati episodi aggressivi.
La situazione si è mantenuta stabile
nel tempo, e le ultime notizie di Kuka
e Romario riferite dal proprietario,
dopo 1 anno e 8 mesi dalla prescrizione dei rimedi sono:
«Le cose sono tornate come ai vecchi tempi,
quando Kuka e Romario dormivano vicini
e, mentre l’uno “fa la pasta” sulla pancia
dell’altro, quest’ultimo lo lecca a lungo sul
capo. Sono inoltre rilassati. Romario non
ha più atteggiamenti di controllo ossessivo
e Kuka è ritornato ad affidarsi del tutto a
Romario e non lo teme più».
In termini etologici si può dire che si è
ristabilito il reciproco riconoscimento.
Inoltre sembra accettino meglio il fatto
di non uscire e soprattutto in inverno,
anche se si apre la porta di casa per
qualche istante, non provano ad uscire
e tornano al calduccio.
Infine, un particolare davvero carino:
dato che a suo tempo la terapeuta
aveva consigliato al proprietario,
ogni volta che si accorgeva che stava
per iniziare una zuffa, di distrarre i
gatti lanciando qua e là per la stanza
dei croccantini (a cui loro hanno sempre “dato la caccia” molto volentieri),
pare che i due gatti, in combutta, non
ottenendo il cibo richiesto, simulino
delle lotte giocose sotto gli occhi del
padrone, ben sapendo che a quel
punto ne dispenserà loro un bel po’.
Non appena cade a terra il primo
croccantino, in modo molto disinvolto e naturale, interrompono di punto
in bianco il finto litigio e si dedicano
allo ricerca del bottino!
CONCLUSIONI
Si sottolinea che omeopatia e terapia
del comportamento, non solo posso-
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no essere complementari sia sul
piano teorico sia clinico, ma possono
fornire attraverso la loro integrazione, possibilità eccellenti nella risoluzione di casi difficilmente affrontabili tramite l’ausilio di una sola delle
singole discipline.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia la Dr.ssa Emanuela Neri
per la collaborazione.
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12. Pisseri F. Tomassini R. “Presa del
caso, analisi del caso e valutazione del
follow-up in omeopatia veterinaria
secondo il “metodo della complessità”
Atti 59° Congresso Internazionale SCIVAC, Rimini. 2008.
SYSTEMIC APPROACH:
AFFINITY BETWEEN
BEHAVIOURAL MEDICINE
AND UNIFYING
HOMEOPATHY
Summary The Authors compared the points
in common between behavioural medicine
and the homeopathic method of complexity. Both behavioural medicine and homeopathy base the therapeutic approach on the
search of the “sense” and the causes of the
patient’s suffering. It is necessary to find
the strategy able to explain all the symptoms according to a systemic principle.
Psychosomatic medicine, which is based
on the hypothesis of the unity of soma and
psyche and on the psyconeuroendocrinoimmunology, represents the combination of behavioural medicine and homeopathy. As an example, the Authors reported a clinical case of cohabitation between
two cats, which can explain the choice of a
therapeutic combination of behavioural
medicine and homeopathy.
KEY WORDS: Homoeopathy, behavioural
medicine, psychosomatic medicine