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nell`adolescente
I disturbi del comportamento nell’adolescente
PSICHIATRIA CLINICA
E FORENSE
I disturbi
del comportamento
Summer School 2012
nell’adolescente
CASO CLINICO 1
Relazione di Perizia Psichiatrica in persona di
Federica
(nel procedimento N. 916/10 R.N.R.)
Procura della Repubblica
Tribunale per i Minorenni Torino
Torino 3 novembre 2010
Materiale clinico non diffusibile e trasmesso ai partecipanti alla Summer School
2012 “Psichiatria Clinica e Forense” con il vincolo del segreto professionale.
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
Premessa
In data 13 luglio 2010, nell’ambito delle indagini di cui all’epigrafe, il Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale per i Minorenni di Torino, mi incaricava di effettuare una consulenza tecnica psichiatrica
in persona di Federica, per rispondere al seguente quesito:
Proceda il CTU, presa visione di tutti gli atti del procedimento, acquisite tutte le informazioni documentali
necessarie, esaminata l’indagata, tramite colloqui ed altri accertamenti ritenuti necessari, quali anche la somministrazione dei test, se la medesima fosse all’epoca dei fatti oggetto del presente procedimento penale,
capace di intendere e volere e, in caso negativo, se possa considerarsi socialmente pericolosa. In caso di
accertata infermità e correlata pericolosità indichi il consulente, sentiti i servizi sanitari competenti, quali
siano le ipotesi terapeutiche più utili per il contenimento della suddetta pericolosità.
Il sottoscritto veniva autorizzato ad estrarre copia degli atti dal fascicolo, ad avvalersi di eventuale ausiliario
per l’espletamento di test psicodiagnostici.
Il Giudice concedeva termine per rispondere ai quesiti entro il 13 ottobre 2010, successivamente progotao
al 3 novembre 2010.
L'indagine peritale ha avuto uno svolgimento regolare con il seguente percorso:
1. Consultazione ed esame del fascicolo di indagine;
2. I Visita psichiatrica dell’indagata presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale Amedeo
di Savoia;
3. Richiesta di documentazione medica;
4. Incarico al Dott. Roberto Keller per la somministrazione di Test psicodiagnostici;
5. Acquisizione del Protocollo dei Test psicodiagnostici allegato integralmente alla presente relazione;
6. II Visita psichiatrica dell’indagata;
7. Colloquio con la madre;
8. Colloquio con il padre;
9. III Visita psichiatrica dell’indagata;
10. Acquisizione di documentazione medica;
11. Valutazione clinico-diagnostica ai fini del giudizio psichiatrico forense.
Con la presente relazione assolvo l’incarico affidatomi.
Esame nel fascicolo di causa
Federica è indagata per i reati p. e p. dell’art. 612 bis, commi 1° e 3° c.p. per avere, con reiterate e quotidiane
condotte, seguendola, imporunandola, insultandola, avvicinandola continuamente nei locali dell’istituto professionale frequentato da entrambe, cercando di stare sempre con lei, minacciando di farle del male e di
ucciderla, rattenendola fisicamente e in un’occasione afferrandola per il collo e serrando la presa, molestava
Amica, in modo da cagionarle un perdurante e grave stato di ansia e di paura e da ingenerarle un fondato
timore per la propria incolumità, nonché da costringerla a cambiare abitudini di vita, in quanto la Amica si
vedeva costretta a farsi accompagnare e venire a prendere a scuola dai suoi genitori e a cercare sempre la
vicinanza con i compagni e insegnati all’interno dell’istituto scolastico, così da non trovarsi mai a dover incontrare la Amica da sola.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto in danno di persona minore di età avendo la Parte offesaappena
sedici anni.
In Torino in epoca anteriore e prossima al 31 marzo 2010 e permanente fino al 29 aprile 2010.
La presente relazione è stata redatta prendendo in considerazione anche altri Atti contenuti nel fascicolo
che di seguito elenco:
• Comunicazione di notizia di reato inviata dalla Polizia Municipale di Torino in data 27 aprile 2010 con
allegati i seguenti atti
o Annotazione dell’attività di indagine;
o Sommarie informazioni testimoniali rese da Amica Amica
o Documentazione scolastica
• Verbale di sommarie informazioni rese da I compagna di scuola in data 14 maggio 2010
• Verbale di sommarie informazioni rese da II compagna di scuola in data 14 maggio 2010
• Verbale di sommarie informazioni rese da Parte offesa in data 15 maggio 2010
• Verbale di sommarie informazioni rese da III compagna di scuola in data 18 maggio 2010
• Verbale di sommarie informazioni rese da IV compagna di scuola in data 17 maggio 2010
• Verbale di sommarie informazioni rese da V compagna di scuola in data 18 maggio 2010
• Rapporto di attività di indagini delegate alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica
presso il Tribunale per i Minorenni di Torino redatto in data 19 maggio 2010
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CASO CLINICO 1
Ordinanza del GIP emessa in data 11 giugno 2010
Verbale di interrogatorio di Federica davanti al GIP nell’Udienza del 23 giugno 2010
Ordinanza del GIP emessa in data 26 giugno 2010
Sentenza del Tribunale del Riesame emessa in data 29 giugno 2010
Certificato penale
Biografia ed anamnesi
Federica, nata il 29 aprile 1992 a Torino.
I VISITA
All’anamnesi fisiologica riferisce di essere nata a termine da parto eutocico. Allattamento al senso materno.
Sviluppo psicofisico nella norma. Menarca a circa 10 anni.
Il male viene ed è normale… adesso che prendo le pastiglie non sempre sono regolari… all’inizio erano
abbastanza regolari mentre adesso più sbalzano più sono dolorose.
Quando sono venute mi hanno preso un po’ di sorpresa ma ne avevo già parlato con una mia zia, non ricordo come era nata la discussione.
Mi avevano detto che sarebbe successo… mi sembra che fosse stata mia madre. Io a volte vedevo che lei
usava gli assorbenti e allora le chiedevo.
Ho avuto già esperienze sessuali ma non complete. Non ho avuto nessuna gravidanza.
All’anamnesi patologica riferisce di essere stato solo affetto in età infantile dai comuni esantemi.
Mia madre mi ha raccontato che mentre mi allattava in ospedale avevo avuto una crisi e mi stavo strozzando
con il latte. In effetti all’epoca non avevano detto che era epilessia.
Che io mi ricordi, la prima crisi è stata che ero già alle scuole medie… ero al supermercato con mia madre
ed a un certo punto ho sentito una sensazione strana… mi sentivo un qualcosa che non so spiegare… mi
sentivo strana. Allora mia madre mi ha portato a casa e mi ha fatto sdraiare. Io non mi accorgevo che avevo
le convulsioni… questo me l’ha raccontato mia madre … mi ha detto che saltavo. Allora mi hanno riportato
all’ospedale di Rivoli ma la crisi era già finita.
Io ricordo solo quella crisi… mi sembra che ne ho avute due… una da piccola che ho raccontato prima e
quella lì.
Dopo quella non ho avuto crisi così grandi ma mi è capitato che quando cambiavo terapia ero più nervosa.
In effetti ero già in cura perché si erano accorti che ero epilettica. Hanno cominciato a darmi le medicine
già in V elementare o I media.
Mia madre mi aveva portato dalla dottoressa perchè io mi sentivo strana. In effetti all’inizio dicevano che
ero nervosismo ma poi si sono accorti che era epilessia perché mi hanno fatto fare l’elettroencefalogramma.
In effetti questa cosa mi faceva un po’ schifo… a volte pensavo di essere malata…
Sì, poi mi sono abituata per forza…
Certo non è facile accettare le medicine tutti i giorni … certe volte me le dimentico e non le prendo allo
stesso orario.
Sono io che mi ricordo di prenderle.
In questo momento sto prendendo il Depakin 2 co da 200 alla sera e Lamictal al mattino e alla sera 25 e
50.
È capitato di diminuirla quando stavo meglio perchè il dottore diceva che non fa bene al fegato. Prima
c’era solo il Depakin e poi è stato aggiunto il Lamictal.
Non ho ricordi di crisi… a volte avevo degli scatti ma uno…
Magari a volte prima di dormire sentivo come se i muscoli scattassero.
No, non erano reazioni a qualcosa.
All'anamnesi familiare risulta maggiore di 2 sorelle in una famiglia di origini piemontese. Padre vivente di
47 anni, gode apparente buona salute, operaio.
In effetti non so dire con precisione perché i rapporti con mio padre sono conflittuali.
Sono conflittuali perché da quando è insieme alla sua compagna e dato che io non andavo d’accrodo con
lei e lui difendeva lei, io mi sono allontanata da lui.
Si è separato dalla mamma 7-8 anni fe… no, forse 11 anni fa. Io facevo le elementari.
Mi ricordo solo che mio padre aveva messo le mani al collo di mia madre e basta.
A volte litigavano ma di episodi violenti mi ricordo solo quello.
Mio padre quando si arrabbiava diventava un’altra persona ma soprattutto con me e mia madre, con mia
sorella no.
Sì, picchiava anche.
Io ho sempre visto che bastava che bevesse un bicchiere in più per perdere il controllo e diventare cattivo
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CASO CLINICO 1
ma non direi che è un’alcolista.
No, non mi ricordo che con me abbia perso il controllo ma mi ricordo che mia madre raccontava che lei veniva picchiata ma non saprei dire come.
No, non succedeva davanti a me o mia sorella… io l’ho visto solo quella volta.
Madre vivente di 47 anni, gode apparente buona salute
Lei dice di stare bene ma secondo me non è vero … si è appena lasciata con il fidanzato e quindi penso
che sia triste.
lavora come impiegata. Sorella minore di 13 anni, gode apparente buona salute, studentessa di scuola
media
vado abbastanza d’accordo con lei.
no, non credo ci sia gelosia fra noi.
Nega familiarità neuropsichiatrica oltre un presunto episodio depressivo della madre da cui dice che si è ripresa. Sarebbe accaduto quando si è separata. Di epilessia soffre una cugina del padre e sarebbe di grado
avanzato con crisi ricorrenti.
Io da piccola ero timida, preferivo stare da sola,
Vuol dire che avevo amici a amiche come i compagni di scuola ma preferivo stare da sola, uscivo poco e
poi quando è arrivata l’epilessia avevo paura che potesse capitarmi qualcosa.
La vita in famiglia era conflittuale.
Dico conflittuale perchè vedevo conflitti.
C’erano sempre polemiche tra mio padre e mia madre e queste polemiche si riferivano a me e meno a mia
sorella.
Per esempio hanno litigato su chi ci doveva tenere… anche davanti a noi.
No, questo non mi piaceva e non mi piace ancora perchè continuano a discutere sul turno. Io e mia sorella
diciamo che siamo delle palline da ping pong.
Una volta mio papà mi ha buttato fuori di casa alle due di notte… avevo 15-16 anni…. Perchè per scherzare
con una mia amica avevo detto che la compagna di mio padre sembrava ubriaca. Mio padre se l’è presa
perchè glielo avevano riferito e mio padre si è arrabbiato, anche perchè aveva bevuto. Allora mi ha preso
per la maglia, mi ha spinto giù per tutte le scale e mi ha buttato fuori di casa. Eravamo in giro insieme.
Scolarità: Ha conseguito il Diploma di III media con una ripetenza in I media e poi ha preso la qualifica di
Acconciatore con un corso di 3 anni.
Non ho continuato perché non riuscivo a concentrarmi.
La decisione di smettere l’ho presa io ma anche i miei dicevano che se non ero capace era meglio andare
a lavorare. Dato che avevo una zia parrucchiera ho scelto.
È una zia con cui vado d’accordo.
Ho cominciato a lavorare aiutando mia zia quando ne ha bisogno e poi ho fatto uno stage della scuola sempre da lei.
Io vivo con mia madre. E l’affidamento era a lei.
Le prime storielle le ho avute a circa 15 anni ed è andata avanti un paio d’anni e poi ci sono state altre storielle ma nessuna importante. Adesso sono innamorata della persona con cui mi vedo. Un ragazzo della
mia età. Ed è quello con cui ho avuto le mie prime esperienze sessuali.
Sì, sono state gratificanti.
I miei interessi sono andare a cavallo ma poi ho smesso quando ho venduto il cavallo per problemi economici. Io però non posso salire su un alto cavallo.
Si chiamava Roy, era mio. Era già anziano. Lo tenevo al maneggio vicino Rivoli. Lo montavo regolarmente.
Mi dicevano che ero abbastanza brava. Io ho iniziato da piccola piccola con la monta inglese e poi ho cambiato perchè non mi piaceva, era troppo seria, e sono passata alla monta americana. Mi dicevano che ero
portata perchè ho imparato da sola e non avevo paura a saltare. Mi sono sempre fidata del cavallo.
Avevo un buon rapporto. Me ne occupavo io.
Poi sono anche caduta e ci sono andata un po’ meno perchè avevo un po’ di timore. Poi mia madre non
poteva più mantenerlo e l’ho venduto.
Altri miei interessi sono il kung fu. Lo pratico in palestra. Sono una principiante. Prima avevo fatto judo e
poi ho smesso. Il mio maestro dice che noi sappiamo già fare tutto e loro devono solo ricordarcelo… quindi
non c’ bisogno di gradi.
Mi piace la musica. La ascolto e sono anche andata ad un concerto. E la ascolto con l’Ipod per sfogarmi e
pensare. Vado poco al cinema, non leggo.
Sì, sto sul computer e chatto ma dipende da chi c’è.
Ho un mio blog su facebook dove ci sono i miei amici.
L’unico lutto che ho avuto è stato mio nonno materno. È mancato ad aprile del … non lo so… tanto tempo
fa.
No, non ne ho sofferto molto. Ero piccola e non avevamo tanti rapporti.
Un ricordo bello che ho è quando sono andata al concerto di Avril Lavigne e quando ho comprato Roui.
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CASO CLINICO 1
II VISITA
Dei fatti per cui è processo così riferisce con un racconto spontaneo:
quelli si inventano tutto… forse è stato il papà di Amica. Si è inventato che io la seguivo… che l’ho minacciata.
Sono accusata di stalking … si sono messi a ridere perfino i poliziotti che hanno detto che sono bambinate.
So solo dello stalking… che ho seguito Amica, che l’ho aspettata sotto casa e che l’ho minacciata. Hanno
detto che io ho sniffato cocaina.
L’hanno messo lì dentro … no, non ho capito cosa c’era, so solo che c’è scritto.
Amica era la mia migliore amica, ha 16 anni, è più piccola. Io la conoscevo da circa due anni.
L’avevo conosciuta a scuola ma frequentava un’altra classe; siamo diventate amiche perché avevo appena
litigato con un’altra amica, mi vedeva giù e mi è venuta a parlare. Io mi sono trovata bene perchè mi capiva
subito.
Uscivamo da sole e passeggiavamo o stavamo di più da lei…
Sì mi sentivo compresa e anche lei penso stesse bene con me.
Siamo andate avanti bene per circa un anno. Poi ci sono state le vacanze 2009, sono tornata e lei diceva
che ero cambiata, che ero più aggressiva, tutto qua.
Lì si è rotta la nostra amicizia perché non mi sono sentita più compresa… più o meno… da lì sono iniziate
le litigate… e basta.
Per esempio si litigava su cavolate, una parola detta male… delle incomprensioni…
No, non mi danno fastidio le sue domande ma è che oggi non ho voglia.
Oggi non vorrei parlare con nessuno.
Oggi sono abbastanza giù perchè ho saputo una cosa prima e perchè mi sono arrivate le mestruazioni e
sono abbastanza giù.
È una cosa che riguarda me e il mio ragazzo.
No, non è quello di cui ho parlato l’altra volta con cui è finita durante le vacanze. Adesso pensavo ad uno
del mare.
Tornando alle cose... erano litigate tra amiche. Per esempio c’è stato un giorno che avevamo litigato; lei mi
ha mandato a fanculo e allora io ho schizzato. L’ho calmata e le ho detto di avvicinarsi. A quel punto lei mi
ha respinto ed io l’ho trattenuta per un braccio. Allora sono arrivate altre persone che hanno pensato che
ci dovessimo picchiare. Ma non è proprio vero che io l’ho presa per il collo… se l’avessi fatto ci sarebbero
stati i segni!
Le persone descrivono le cose così perchè i suoi compagni di classe erano preoccupati per lei perchè lei
gli aveva detto le cose e come dovevano dirle.
Io non capisco proprio perchè ce l’hanno con me.
Denise? È la mia migliore amica di adesso e mi diceva di andare a prenderla a scuola; ogni volta che potevo
non dovendo andare allo stage, l’andavo a prendere. Mi chiedeva di andare a mangiare insieme ed io l’accontentavo. Loro pensavano, cioè i professori, pensavano che stessi facendo la stessa cosa di Amica.
No, non è che ad un certo punto le amiche mi deludono... dipende dal carattere che hanno. Io per esempio
ho un carattere difficile. Denis per esempio si arrabbia e se la prende e poi chiede scusa, proprio come me.
Amica invece si teneva tutto dentro e poi esplodeva… era molto più debole.
Sì, può essere che lei abbia vissuto come minacce i miei atteggiamenti mentre io non volevo che lo fossero.
E poi avendo un padre come quello che ha…
Questo c’entra con il modo in cui reagisce perchè il suo carattere dipende anche da quello, e poi il padre
la montava su così perchè in quel periodo era già triste perché si era lasciato con il suo ragazzo.
Al padre importava fare così perché nel nostro primo periodo se Amica si sentiva minacciata lo raccontava
ai genitori e poi i professori raccontavano loro che io avevo fatto cose…
Sono stata allontanata diverse volte dalla scuola perchè avevano paura che facevo qualcosa a Amica.
Prima ero cattiva… mi arrabbiavo subito e non pensavo prima di agire… non menavo ma perdevo il controllo.
Sì posso aver perso il controllo ma non l’ho seguita e tantomeno minacciato lei o il padre… ma che uno di
40 anni si fa minacciare da una ragazzina...
Gli insulti magari li avrò anche fatti perchè nelle litigate da ragazzi magari ci si insulta…
Non ho mai detto “ti uccido” e comunque se l’ho detto sarà capitato mentre litigavamo.
Sì, ero una che perdeva il controllo e adesso non più. Adesso ho imparato.
No, adesso se mi incazzo conto fino a 10 … prima penso e poi faccio quello che si deve fare.
Bruciarmi era più un gioco… comunque non era perdita di controllo.
Con l’accendino riscaldato facevo la forma dell’accendino sulla pelle.
Lo mettevo sulla spalla… bruciava e restava la cicatrice… ho circa 4 cicatrici.
[Me ne mostra una nell’incavo della mano, una sul braccio ed una sulla spalla dietro].
È successo più di due anni fa, me le ha fatte tutte la mia amica ma una addirittura e senza dirmelo; l’ho sen5
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CASO CLINICO 1
tita bruciare e mi sono girata di scatto.
Bruciarsi è una sfida contro i genitori… forse per attirare la loro attenzione ma non mi ricordo niente
adesso… non so come è andata … non ricordo la motivazione… ce le siamo fatte e basta.
Non ho mai usato sostanze. Non vado in discoteca e non ho usato pastiglie. Non bevo.
Io ho un vero amico maschio e siamo uniti uniti, ci facciamo le coccole in mezzo alla strada e non è il mio
ragazzo. Ci raccontiamo di tutto. Ha 15 anni, è più piccolo e lo conosco da due anni.
Non c’era stata subito una forte … poi mi ha capito e ogni volta c’era un’intesa che non ho mai avuto con
nessuno. Neanche con i miei ragazzi che infatti sono gelosi di lui.
No, lui non è innamorato di me, ha avuto anche la sua ragazza.
Io gli raccontavo di Amica e lui mi diceva di lasciarla perdere e lasciarla parlare.. il fatto è che io quando
non non riuscivo a seguire del tutto il suo pensiero e spesso rispondevo.
Io non so proprio perchè i giudici pensano che io posso fare del male… forse perché all’inizio ho reagito
male a quella litigata.
Il problema è stato da quando ci siamo strattonati.
Nulla di quello che ci dicono sul fatto che io l’ho seguita è vero… ho di meglio da fare rispetto a questo.
Io non ho mai pensato a Amica di fare il gioco del fuoco … io le avevo solo proposto di farle un disegno di
mezzo cuore con la penna che facesse l’altra metà del cuore che io avevo sul braccio.
Lei mi ha tradito sul fatto che lei era rimasta a lungo con me solo perchè le facevo pena… facevo troppe
cavolate e lei avrebbe dovuto aiutarmi… questo è qualcosa che ha detto lei.
III VISITA
Io mi sono sentita non delusa ma tradita in un’amicizia in cui io dovevo sempre raccontare tutto e poi mi
sono sentito dire da lei che le facevo pena,
le facevo pena perchè facevo troppe cazzate.
Per esempio… non me le ricordo… cazzate in generale…
No… non mi ricordo…
Bravo, sì! È tutto cancellato.
Tutto questo non mi fa più soffrire.
A me non mi fa né caldo né freddo… tutta questa storia… per me sinceramente è una bambinata quindi ci
sto ridendo sopra. Io ormai ho la mia vita, i miei amici. E certo non mi faccio rovinare la vita da due deficienti.
Sono Amica e il papà di Amica.
Sì, so che la Procura sta indagando, lascio fare e sono sicura che la verità verrà fuori. Io nel frattempo svolgo
la mia vita.
No, non dico questo con rabbia e invece devo sempre dire … sempre le stesse cose e le stesse cose che
mi chiedono tutti. E io continuo a dire: me ne sbatto totalmente le palle! Per me è una storia chiusa, so
quello che hanno detto e non è vero.
Adesso non sto facendo nulla di particolare e dovrei portare i curriculum in giro.
Adesso mi sveglio verso le 11, ma se mi vengono a svegliare anche prima. Prima sto in casa, poi pranzo
senza fare colazione ed esco. Vado in un posto più o meno fisso che è a via Po dove trovo dei mie amici. Il
mio ragazzo è in un altra compagnia. Lo incontro ma meno di prima perché lui va a scuola.
Fa un alberghiero. Ha 16 anni.
Sto in giro e poi vado a casa del mio migliore amico che ha la mamma che sta morendo e gli faccio compagnia. Lui ha 18 anni.
No, non è quello di cui ho parlato la prima volta, quello lo vedo di meno perché va a scuola, ha 15 anni.
Torno a casa verso le 20,30 di sera se non vado dal mio amico se no a mezzanotte perché mangio da lui.
Sì,mi alimento regolarmente.
Sì, sono ingrassata di due kili ma non so perché.
Sì, forse ho mangiato un pò di porcherie.
Sì tutti mi dicono le stesse cose, anche la psicologa o i Carabinieri.
Gli adulti non possono capire nulla di me, io penso all’ultimo minuto e faccio. Mi programmo solo il giorno.
Oggi è il 19? Io faccio le cose di oggi e domani non so!
Esame Psichico
All'osservazione si presenta abbigliata in modo sufficientemente curato secondo i parametri di riferimento
di un’adolescente; è in ordine dal punto di vista dell’igiene personale.
È apparsa non sempre sintona con l’osservazione, a tratti tesa ed alternativamente assente. Ha mantenuto
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CASO CLINICO 1
un atteggiamento, prevalentemente passivo, anche se intenzionalmente disponibile.
Come sintesi espositiva della fenomenologia psichica presentata e rappresentata devo indicare che la stessa,
nel corso dell’esame, ha manifestato un progressivo aumento di un disagio psichico che ha poi raggiunto
un livello di esplicita manifestazione in una sorta di riduzione delle sue funzioni di controllo emozionale. L’eloquio è risultato abbastanza adeguato e sufficientemente ben organizzato. Non vi sono stati deficit dell’orientamento spazio-temporale e non sono stati rilevati segni di depersonalizzazione.
Le capacità mnesiche in generale non sono apparse alterate né a breve né a lungo termine.
L’esame di realtà però è risultato condizionato dalla prevalenza dei vissuti sui dati. Si evidenzia un’estrema
fragilità emotivo-affettiva che gli limita la capacità di raggiungere un sufficiente grado di consapevolezza.
Non è apparsa buona la capacità di formulare concetti e di astrarre pur in presenza di una riduzione dell’elaborazione dell’esperienza e della capacità di interpretarla.
Il contenuto e la forma del pensiero sono condizionati dalla presenza di ideazione povera, monotona, iterativa, con però regolare organizzazione dei nessi associativi in costanza di una certa interpretatività. Povere
le capacità di critica e di giudizio ridotte ad un livello estremamente superficiale e facilmente assottigliabile
a seguito dell’irruzione di componenti emotive.
L’affettività risulta coartata ed inadeguata anche se non ha messo in evidenza netti segni di angoscia. La volontà e la progettualità sono improntate a passività. Emerge un certo grado di ritiro ideomotorio probabilmente anche legato all’assunzione di terapie psicofarmacologiche.
Valutazione psicodiagnostica
Come citato in premessa, ho incaricato il Dott. Keller per la somministrazione di Test neuropsicologici di cui
in allegato produco i protocolli integrali riservandomi l’analisi nel paragrafo della discussione.
Documentazione esaminata
Come da autorizzazione del Sig. Giudice ho esaminato la Documentazione sia presente in atti sia da me acquisita.
Di essa terrò complessivamente conto nel successivo paragrafo della Discussione.
Di seguito riporto alcune note particolarmente rilevanti da essa ricavate.
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 19 agosto 2003 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia;
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 19 settembre 2003 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio Epilessia
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 10 dicembre 2003 presso l’Ospedale Koelliker di Torino;
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 17 dicembre 2003 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 8 settembre 2004 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 20 ottobre 2004 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 16 dicembre 2004 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia
• Verbale di accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rivoli redatto in data 11 aprile 2005
• Referto di Visita Neurologica effettuata in data 12 aprile 2005 presso l’Ospedale di Rivoli –Ambulatorio
Epilessia
• Relazione del Servizio di Psicologia dell’Età Evolutiva dell’ASL di Rivoli redatta in data 8 maggio 2007 a
firma della Dott.ssa Vaschino
• Relazione del Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino redatta
in data 9 maggio 2007 a firma della Dott.ssa Rainò;
• Relazione Psicologica redatta in data 23 giugno 2010 a firma della Dott.ssa Romussi
• Relazione del Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino redatta
in data 10 settembre 2010 a firma della Dott.ssa Rainò;
• Referto di Risonanza Magnetica Nucleare effettuata presso l’Ospedale Koelliker di Torino in data 18 settembre 2010
• Relazione del Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino redatta
in data 10 settembre 2010 a firma del Prog. Giorgio Capizzi.
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CASO CLINICO 1
Colloquio con il padre
Rolando, nato il 9 ottobre 1963 titolo di studio Biennio ITIS, svolge lavori come impiegato.
Tutto quello che è successo è una ragazzata, non ci sono state minacce o violenze. io sono stato minacciato
dal padre di lei che si è avvicinato amnuso duro a Federica fuori dalla scuola e dicendole di dargli il mio
numero di telefono per venirmi a prendere.
Io posso solo dire che mia figlia se si affeziona ad una persona diventa persona ma lei non si è mai sognata
di telefonare alla ore beate di notte o altre cose così.
Mi sono sposato nel 90 a 27 anni e ci conoscevamo da 7 anni.
Un periodo positivo del matrimonio è stato circa 9 anni, solo nell’ultimo anno ci sono stati problemi e siamo
arrivati alla separazione.
Il tipo di problemi erano l’incompatibilità di carattere … non si andava più d’accordo, poi problemi legati
alla sua famiglia. Poi la decisione è arrivata una mattina: all’ennesima richiesta di favori io ho alzato le mani
prendendola per il collo… era la prima volta che succedeva, me ne vergogno.
Prima abbiamo sempre fatto tutto insieme, condividendo vacanze e problemi.
All’improvviso c’è stato un distacco affettivo, posso dire che io non ho avuto altre storie e quindi è stato
proprio la fine dell’amore.
La sua famiglia chiedeva in continuazione soldi e aiuti perché era una famiglia con problemi finanziari, fin
da quando ci eravamo sposati.
Federica è nata nel 92, dopo due anni di matrimonio.
Da piccola era come tutte le prime figlie, tenuta sotto una campana di vetro, mille attenzioni. Eravamo
molto molto protettivi, cosa che non abbiamo fatto con Giulia nata 5 anni dopo.
Ci siamo accorti della malattia di Federica nel 2003, eravamo già separati, è stato casuale quando veniva
nei week end a casa ed ho notato che dormendo faceva sobbalzi e l’ho detto alla mamma.
A me questa cosa è parsa strana, che facesse sobbalzi simili e ho detto a mia moglie: facciamola vedere.
Poi ci ha fato caso anche lei.
Negli anni in cui l’abbiamo cresciuto insieme era una bambina molto timida e riservata, faceva fatica a inserirsi nel gruppo fin dai primi giorni d’asilo. Ho fatto io l’inserimento. Si faceva venire dell’ansia tanto da
sentirsi male.
L’attaccamento morboso agli altri è iniziato nelle medie ma soprattutto nel periodo in cui ha fatto il corso
da parrucchiere. Lei ha la tendenza quando trova la persona che per lei era la migliore amica era solo lei!
Io ho cercato di spiegarle che l’altra poteva avere una sua vita e infatti l’incidente con Amica è perché ha
scoperto che da parte dell’altra era tutta una sua presa in giro.
Federica sbaglia ad attaccarsi troppo così.
Per me da fuori io vedevo cose reciproche, la parola “ragazzata” deriva dal fatto che non c’è stato altro
che un diverbio e stop, poi sfruttato da qualcun altro. Le cose gravi sono le botte o le lame che girano nelle
scuole. Due ragazze che si spintonano o si insultano sono all’ordine del giorno.
Per quanto possa essere non può avere detto quelle cose lì.
Forse i professori hanno allontanato mia figlia da scuola proprio per la morbosità, perché le avevano detto
dopo l’episodio di non andare dall’altra parte ma dentro di lei c’era la sfida e la delusione di essere stata
trattata male. Lei andava di là forse per farsi vedere e basta.
Che io mi ricordo non ci sono mai stati rapporti così intensi … certo alle medie potevano esserci stati rapporti stretti ma niente di così.
No, non credo che Federica sia omossesuale, ma devo dire che l’ho pensato anche io.
L’ho pensato perchè forse vedevo atteggiamenti morbosi nei confronti dell’altra ragazza ma so che ha avuto
già avventure con altri ragazzi. So che non ha avuto rapporti sessuali.
Sì penso che la malattia ha creato insicurezza, già alle medie la prendevano in giro perché prendeva le pastiglie. Poi lei è spaventata dal fatto che le hanno dato le terapie e che possono arrivare le crisi e gli altri
vedono.
Federica è immatura, quando lei attraversa un momento che è di solitudine e tristezza lei si aggrappa come
uno scimpanzè a chi può darle fiducia…
Non riusciamo ad esserlo io o mia moglie ma con caratteristiche diverse. Lei con me ha sempre avuto un
rapporto molto morboso… è gelosa delle mie cose. Io ho passato sette anni avendo avventure senza propositi seri ma se mi arrivava un messaggio nel telefonino lei faceva mille domande. Infatti ho avuto una
compagna con cui si stava instaurando un ottimo rapporto e lei la vedeva come un nemico. Con l’attuale
compagna ha incominciato benissimo ma poi ci sono stati dei problemi. Ma posso dire che il vedermi insieme ad a un altra donna forse perchè ha sempre sperato che io e la mamma potessimo tornare insieme.
Giulia è diventata più matura perchè pur essendo stata cresciuta dai miei come Federica ha dovuto subire
il distacco da loro che se ne sono andati per malattia. Giulia è diventata grande perchè ha subito voluto essere indipendente e addirittura rimanere da sola in casa piuttosto che andare dall’altra donna. Ha imparato
a cucinare, fare la spesa, organizzare lo studio … tutte cose che Federica non ha… lei è stata cresciuta
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
come una principessina.
Mi auguro che Federica impari da questa storia che la vita non è fatta da messaggini o video che “ti voglio
bene”… mi auguro che riesca a trovare un posto di lavoro al più presto.
A 18 anni ha un’età importante. È donna, mi può chiedere di prendere la patente, entrare nel mondo del
lavoro e pensare a mettere su famiglia. Non si può pensare solo al gioco o al divertimento.
Tutto il problema è nato dal fatto che l’altra ragazzina si è vantata di non essere l’amica che Federica sperava
che fosse… è una ragazzata e dall’altra parte forse pensano di prendere qualcosa.
Io credo che l’unico problema possa essere stato che si siano assillate a vicenda…
Colloquio con la madre
Angela nata il 6 ottobre 1963 a Torino, titolo di studio Diploma di Perito Aziendale, consulente del lavoro.
Mi sono sposata nel 1990. Il matrimonio ha funzionato per 5 anni; forse, la crisi è iniziata molto prima che
si decidesse della separazione. Federica è nata nel 1992. Nei primissimi anni c’era accordo.
Con il senno di oggi non saprei dire perché funzionava, per me un uomo che umilia la moglie davanti alla
famiglia o alle altre persone non è uno che ti ama. Si lamentava di tutto, di come crescevo le figlie, di come
pulivo… ma non si lamentava in casa.. lo faceva fuori, con gli amici, con i parenti.
Mi ha picchiato, mi ha messo le mani addosso due-tre volte. E l’ultima volta è stata quando ho chiesto la
separazione.
Alzava le mani perché non andavamo d’accordo, si innervosiva, tante cose non andavano bene e lui mi metteva le mani al collo.
No, non credo che io lo provocassi, può darsi che in un litigio uno provochi.
La crisi è iniziata quando è nata Giulia… io volevo un altro figlio e l’abbiamo fatto. Anche lui lo voleva. Però
lì ho cominciato a valutareil mio matrimonio, ho visto che non parlavamo mai, non c’era dialogo se non per
insultarci… cosa che continuiamo a fare ancora adesso.
Ci insultavamo sulle cose di casa, adesso sui figli. Quando è iniziato che io ho portato Federica dallo psicologo e gli ho chiesto di venire, lui si è rifiutato, aveva detto che avremmo dovuto chiudere Federica in un
collegio e che io avevo sbagliato. Oppure sui suoi doveri economici. Mio marito non mi aiuta né per lo psicologo nè per le visite mediche o altro. Eppure adesso lui mi accusa di non educarle mentre io credo che
lui non è presente come padre, ormai prende solo Giulia.
Federica da quando lui ha una relazione ha avuto dei diverbi e non vuole più andare. Io ho provato ad obbligarla ma adesso Federica è maggiorenne.
Sì, Federica è molto gelosa tanto che più volte lei ha chiesto di andare a vivere con lui ma lui ha rifiutato e
che l’avrebbe portata con sè quando ha trovato una casa sua ma lui ha portato la compagna in casa della
nonna e quindi si immagini un po’...
Federica da piccola era molto solitaria, non faceva amicizia con i coetanei … per esempio alle elementari
il maestro diceva che Federica preferiva parlare con gli adulti e non giocare con i ragazzini.
Io me lo spiegavo perché forse aveva paura del confronto. Credo si sentisse un po’ insicura e inadefuata…
tuttora è insicura e non ha autostima.
Con la malattia le cose sono peggiorate. Lei non voleva andare più a scuola perchè aveva paura di stare
male lì.
Credo avesse paura di non essere aiutata… lei si sentiva sicura solo a casa sua.
Crescendo è diventata sempre più solitaria e insicura fino a quando non ha cominciato questa scuola. Lei
aveva una sola amica alla volta, unica e solo lei.
Il rapporto possessivo che c’è stato con Amica non si era verificato ma certamente aveva un rapporto alla
volta. Adesso no, esce con un gruppo mentre prima una persona alla volta.
Forse il fatto che lei scelga amici più piccoli di lei prova il fatto che ha paura del confronto con i suoi coetanei.
Anche [come il marito] io credo che Giulia sia più matura di Federica e che Federica sia piccola e immatura… nel senso che è carente di affetto ed è immatura in quel senso. È una ragazza molto intelligente ma
è bambina, è fragile.
Le mestruazioni sono arrivate a dieci anni e io non l’avevo preparata… sapeva delle cose ma non ne avevamo ancora parlato tant’è che lei non l’ha accettato subito. È stata male e mi diceva che non le voleva,
che non voleva essere nata donna.
Forse ha accettato di più il suo corpo cambiato quando aveva sedici anni, prima vestiva con indumenti
molto larghi.
[si commuove]
Mi commuovo perchè penso che tutta la storia possa farle dee male ma la farà anche crescere.
Forse tutto è stato un po’ troppo esagerato da parte del padre di Amica perchè non penso che la ragazzina
abbia innescato tutto questo. Io conosco lei e la madre per averle accompagnata qualche volta ed è sceso
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
di passare mezzo giornate insieme. Quello che mi dispiace è che non abbiano voluto parlare con noi.
Io penso che Federica si è vista “abbandonata” dalla sua amica nella cui amicizia credeva ciecamente. È
cambiata nell’arco di un mese, è andata al mare ed ha conosciuto un’altra ragazzina e questa cosa l’ha resa
un po’ più sicura. Ma Federica ha sofferto tantissimo per la perdita di quell’amicizia.. lei avrebbe voluto lo
stesso parlare con Amica non per tornare amiche ma per parlare delle tante cattiverie. Ha scritto perfino
una lettera di scusa dopo l’episodio delle mani al collo.
Le sospensioni sono avvenute perché Federica non era tranquilla… ma Federica voleva parlare con lei,
Amica aveva paura e quindi i professori l’hanno spostata.
Sì, io penso che Federica possa essere omosessuale… lei si attacca troppo alle persone del suo stesso
sesso… mi dà quall’impressione anche se ha dei ragazzi.
No, non sono mai riuscita a parlarne… il dubbio mi è venuto quest’estate e lei era via e adesso non riesco
a trovare il modo per iniziare… forse è in quella fase in cui non sa bene cos’è.
No, non ne ho parlato con la psicologa.
Per esempio non voleva farsi vedere nuda e si vestiva a coprirsi tutta, come se volesse rifiutare l’essere
donna. Lei si è sempre comportata come un maschio, da piccola giocava con i soldatini, gli animali e mai
le bambole… proprio come un bambino.
Da piccola però non ci pensavo, è adesso che metto insieme le cose.
Poi come si vestiva a Carnevale, lei era un ninja.
È sempre stata una bambina determinata.
Ricordo che è stata molto gelosa di Giulia, si è vista spodestata di tutto e mi ricordo perchè lei è stata molto
viziata mentre Giulia è cresciuta da sola. Poi quando ha iniziato l’asilo non ha parlato… tanto è che pensavano che fosse muta…
Da piccola era all’asilo e non parlava ed un giorno ha chiesto di andare in bagno a gesti ma la maestra le
ha detto (tre anni e mezzo) che se non l’avesse chiesto parlando non glielo avrebbe permesso e lei per non
parlare si è fatta la pipì addosso. Quando le ho chiesto spiegazioni mi ha detto: tu mi obblighi ad andare a
scuola ed io non parlo.
Discussione peritale
Sulla base dell’osservazione clinica, della ricostruzione anamnestica, dei risultati del protocollo psicodiagnostico e della consultazione della documentazione clinica, si rilevano i seguenti elementi utili a formulare le
risposte ai quesiti posti.
1. PREMESSA METODOLOGICA
• La perizia psichiatrica si caratterizza sempre per la necessità di proiettare un giudizio clinico che si formula
in un momento temporalmente diverso da quello in cui sono accaduti i fatti di causa: questa operazione
si basa ovviamente sulle evidenze raccolte da atti processuali, ricostruzione anamnestica, documenti medici e osservazioni cliniche dirette. Ovviamente l’età del soggetto è elemento particolarmente significativo
perché può favorire o rendere più complessa questa operazione dato che la proiezione di un giudizio clinico sullo stesso periodo di vita in cui sono avvenuti i fatti è molto meno difficile del doverla fare su un
epoca del tutto diversa e in cui l’evoluzione personologica è ancora in atto, come in particolare avviene
in età evolutiva.
• Nella fattispecie dell’osservazione condotta su Federica è più che mai necessario sottolineare questa problematicità della perizia visto che vengono presi in considerazione sì fatti puntiformi e delimitabili ma nell’ambito di una serie coerente di dis-comportamenti che hanno avuto inizio in epoca precedente ai 18
anni.
2. ELEMENTI CLINICI
• Nello sviluppo psicofisico dell’indagata si rilevano alcuni cosiddetti eventi esistenziali avversi gravi e cioè
elementi psicologici traumatici che possano aver indotto instabilità personologica. Infatti, per suo racconto, sia il contesto di vita nel periodo dell’età evolutiva sia l’ambiente sociale risultavano tali da creare
vulnerabilità psicologica perché inducenti una crescita psichica condizionata da fattori negativi evidenti.
In particolare vanno citati l’esperienza psicotraumatica della separazione dei genitori combinata a cui ha
avuto la necessità di adattarsi ma vivendola ancora oggi come negativa. Inoltre l’ambivalenza affettiva nei
suoi confronti hanno probabilmente contribuito ad indurre un rallentamento dello sviluppo psichico e una
fragilità evidenti in oggi è già osservati dai genitori in epoche precedenti (vedi resoconto dei colloqui
con il padre e la madre).
• La sindrome epilettica, unanimemente diagnosticata in tutta la Documentazione neurologica consultata,
con esordio recente e successivo evidenziarsi in forma frustra ma attiva, ha indotto difficoltà di adattamento alla vita socio-relazionale fin dai primi momenti, determinando una modificazione peggiorativa
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
della non già brillante immagine di sé e del senso di autostima.
• La Documentazione psicologica consultata è coerente all’osservazione diretta ed alle conclusioni della
valutazione neuro-psicologica condotta dal Dott. Keller. Infatti, dopo la somministrazione di una batteria
di test neuropsicologici e di un Test di Personalità, il collega nelle proprie conclusioni così afferma:
Il soggetto in esame FEDERICA si mostra disponibile all’esecuzione dei test
La prova di Rey non depone per l’intenzione di simulare un disturbo cognitivo
Orientamento: E’ orientato nello spazio, nel tempo e verso la propria persona
Attenzione: sono nella norma l’attenzione selettiva, l’attenzione sostenuta e la divisa
Memoria: spaziale nella norma e riesce nell’apprendimento del supraspan spaziale, memoria di cifre nella
norma diretto e inverso e riesce nell’apprendimento di supra span numerico, non riesce nella rievocazione
di materiale verbale non semanticamente organizzato a breve termine mentre riesce nel lungo termine
dopo ripetizioni. La memoria a breve e lungo termine uditivo-verbale di tipo semanticamente organizzato
in condizioni di apprendimento volontario risulta nella norma
Funzioni esecutive e capacità di ragionamento logico: nella norma al Weigl e alla torre di Londra; non
evidenza di elementi di perseverazione; non deficitaria la fluenza verbale semantica e fonemica; non
deficitaria la capacità di astrazione verbale; non deficitario nell’apprendimento invertito;
Livello intellettivo: attualmente nella media (QI 95) ad una valutazione priva di influenza culturale e il confronto con il livello stimato premorboso non mostra un decremento significativo
Linguaggio: nella norma all’esame colloquiale, di denominazione e comprensione
Prove prassiche nella norma a livello ideativo, ideomotorio e costruttivo
Prove gnosiche : corretto nel riconoscimento di figure incomplete
Neglect: non evidenza di neglect
Valutazione della personalità (Beck, STAI e MMPI-2): lo stato timico e dell’ansia non compromette le
perfomance cognitive; emergono all’MMPI, che risulta valido, dei tratti di personalità che usano rilevanti
modalità di tipo proiettivo, con espressione clinica in possibili atti di opposizione all’autorità, rigidità,
rabbia, irrequietezza, ribellione, con espressività stenica, associati a difficoltà nell’osservare le regole sociali e a disagio sociale, meritevoli di approfondimento clinico.
• All’esame psichico attuale si evidenzia con chiarezza un atteggiamento superficiale ed autoreferenziale,
che si trasforma in una complessiva ipocriticità di fondo nell’approccio alla realtà ed una reattività relazionale che mette in grande risalto una inadeguatezza sia personologica di base sia della storia di vita del
soggetto esaminato. In altre parole l’osservazione attuale permette di inquadrare una persona solo apparentemente critica ma sostanzialmente non in grado di valutare limiti e conseguenze della vicenda che
la riguarda, anche se non presenta alcun tipo di deficit cognitivo né sintomatologia dissociativa. L’unico
elemento significativo da considerare è il già descritto “peso negativo” che la malattia epilettica assume
sia nell’immagine di sé (come soggetto portatore di handicap) sia per la necessità dell’assunzione di terapie anticomiziali continuative.
• Quindi sia per l’esame psichico diretto sia per quanto si rileva dalle valutazioni psicodiagnostiche, risulta
abbastanza evidente che le apparenti difficoltà di funzionamento non hanno una base deficitaria neuropatologica strutturale mentre, piuttosto, trovano un fondamento nella già descritta condizione di ritardo
maturativo che ha diminuito sia le sue potenzialità di sviluppo personale sia le occasioni esperenziali su
cui costruire strumenti per affrontare le evenienze negative della vita quotidiana. Sono emersi con grande
evidenza le tendenze simbiotiche rispetto ai suoi pari con la ricerca di rapporti poco conflittuali e particolarmente adesivi con ragazzi/e spesso cronologicamente più piccoli e come tali vissuti meno “pericolosi”
dal punto di vista del confronto.
• Infine, per ultimo ma non ultimo, va precisato che la difficoltà più rilevante dell’intera osservazione peritale
è stata l’assoluta negazione da parte dell’indagata di qualsiasi responsabilità nelle vicende di causa e l’ostinata motivazione di spostare da sé l’attenzione giudiziaria rivendicando una totale inesistenza dei fatti.
In tal senso è diventato pressoché impossibile effettuare una ricostruzione dei suoi vissuti ed emozioni in
assenza di suoi elementi narrativi ed emotivi di quanto potrebbe essere accaduto. Tale oppositività non
è parsa motivata strumentalmente quanto più tesa a rimuovere l’evento di vita veramente vissuto come
avverso e cioè la perdita dell’amica che l’ha perfino disprezzata ed irrisa.
3. INQUADRAMENTO CLINICO E VALUTAZIONE PSICHIATRICO FORENSE
Visto il tipo di funzionamento psicopatologico messo in evidenza, ai fini dell’inquadramento forense rispetto
al tipo di reato per cui si procede, è utile ricordare che:
Malgrado I'eterogeneità delle manifestazioni del fenomeno, lo stalking viene generaImente definito come
un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e comunicazione, non desiderati dal destinatario e anzi percepiti da quest'ultimo come in grado di suscitare preoccupazione e timore .
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
Nello specifico, tre sono Ie caratteristiche princiipali perche si possa parlare di stalking:
a. deve trattarsi di una serie di comportamenti diretti ripetutamente verso uno specifico individuo, per un
periodo continuativo di alcune settimane;
b. tali atteggiamenti devono essere vissuti come intrusivi e sgraditi dalla vittima;
c. devono, infine, determinare in quest'ultima una sensazione di ansia, disagio, paura.
[…]
In generale, lo stalker è colui il quale, attraverso una serie di atti apparentemente innocui o semplici molestie
(ma che nella loro continuità rapppresentano un vero e proprio esercizio sistematico di violenza psicologica)
provoca nella persona offfesa uno stato di soggezione tale da costringerla a modificare i propri comportamenti o comunque a dover tollerare queste condotte indesiderate temendo per I'incolumità propria e dei
propri cari. […]
Da un punto di vista psicopatologico 10 stalking non appare come un fenomeno omogeneo: non sempre
gli stalker sono persone portatrici di un diisturbo mentale, e anche se esistono alcune forme di persecuzione
che sono agite nel contesto di un quadro psicopatologico, questa non e condizione sempre presente. […]
La letteratura in ambito psichiatrico appare coomunque ricca di svariati tentativi di definizione del fenomeno. […]
Sebbene non si possa identificare una sindrome o un disturbo patognomonico alla base del fenomeno dello
stalking, alcuni dei sintomi presentati dagli stalker sono riconducibili ad alcuni disturbi psichiatrici contenuti
nell'Asse I e nell' Asse II del DSM IV-TR, quali schizofrenia, disturbi dell'umore e disturbi di personalità tra
cui borderline, narcisistico e paranoide. […]
Mullen et al., sulla base di un campione di 145 stalker, hanno elaborato una c1assificazione degli stalker rispetto ad alcune variabili, ovvero la psicopatologia del molestatore, I'uso di violenza e Ie motivazioni alla
base dei comportamenti persecutori. Dalla presenza o meno di certe variabili e dalle diverse possibilità
date dal convergere delle stesse, gli autori hanna delineato Ie seguenti tipoologie:
1. stalker pieno di risentimento: il suo comportaamento è motivato dal desiderio di vendicarsi di un danno
a di un torto che ritiene di aver subito ed e quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una
categoria che raggruppa soggetti molto pericolosi che possono ledere prima I'immagine della persona
e poi la persona stessa.
2. stalker bisognoso di intimità: risponde alla solitudine cercando una relazione chiusa. Questi soggetti tendono a considerare la vittima come una persona che può aiutarli, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la mancanza di amore ed affetto. Spesso il rifiuto dell'altro viene negato e reinterpretato
sviluppando la convinzione che abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica a
concreta. Di solito e lo stalker più persistente. Piu della metà degli stalker che avevano partecipato allo
studio Mullen erano caratterizzati da delirio erotomanico;
3. stalker incompetente: mette in atto comportamenti opprimenti, espliciti, aggressivi e villani a causa della
sua scarsa a inesistente competenza relazionale;
4. stalker respinto: il persecutore diventa tale dopo aver subito un rifiuto. In genere e un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per I'abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando
comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle relazioni negative
manifestate dalla vittima: la persecuzione rappresenta infatti una forma di relazione che in qualche modo
rassicura rispetto alla perdita totale dell'altro, percepita come intollerabile. La ricerca di Mullen et al. ha
evidenziato che il 54% dei soggetti che costituivano tale gruppo, aveva agggredito in passato la propria
vittima;
5. il predatore: ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e pedinata, inseguita e spaventata. La paura infatti eccita questa tipo di stalker che prova un senso di potere
nell'organizzare !'assalto: 1'83% dei soggetti descritti nella studio in questione ha riportato di aver avuto
precedenti condanne per condotte criminali. Le ricerche di Mullen et al. hanna dimostrato inoltre che
questa e la tipologia di stalker meno rappresentativa in termini di numerosità.
II profilo psicologico delia stalker ha diversi punti in comune con quello del soggetto affetto da disturbi di
dipendenza affettiva: un soggetto caratterizzato da una personalità debole che, per la paura di essere abbandonato, si lega in modo ossessivo a qualcuno. La carenza affettiva sperimentata durante I'infanzia spingerebbe in qualche modo da adulti a creare relazioni di tipo simbiotico can la figura d'attaccamento, in
modo tale da sedare I' antica angoscia dell'abbandono1.
1. Palmieri G, Giannini M Propensione allo stalking: un nuovo strumento di misura in Gior. Ital Psicopatologia 2010; 16; 182/191
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
La sintesi di quanto sopra riportato inquadra un funzionamento patologico ma contestualizzato in personalità
formate sia pure da un punto di vista psicopatologico mentre il giudizio clinico complessivo che si trae da
tutto quanto detto a proposito di Federica porta ad inquadrare i descritti aspetti psicologicamente problematici dell’indagata, correlandoli a diversi periodi della sua vita, e cioè che:
• fin dalla prima età adolescenziale e fino a tutt’oggi è stata presente una condizione di non compiuto sviluppo psichico con un funzionamento immaturo ed ipocritico;
• dal prossimo futuro, nell’età di giovane adulta, la fragilità e vulnerabilità psicologiche descritte potrebbero
sviluppare un Disturbo di Personalità con molto probabili tratti del Tipo Dipendente (secondo DSM IV
TR)2.
Fornari ricorda che:
Consuetamente si distinguono quattro livelli di maturità: biologica, intellettiva, affettiva e sociale.[…]
La maturità affettiva può essere definita come capacità che il ragazzo sviluppa nel controllare le pulsioni e
nell'integrare le emozioni, incanalandole ed esprimendole nel rispetto dell'armonia intra- ed interpersonale
e nel partecipare con calore e simpatia agli avvenimenti della vita.
La maturità sociale, strettamente correlata con la precedente, può essere misurata attraverso la capacità di
adattamento (non di conformismo) alla realtà, di inserimento gratificante e gratificato in mezzo agli altri, di
modalità di esprimere la propria assertività (in maniera né auto- né etero-distruttiva, bensì nella considerazione dei diritti-doveri altrui e propri).
[…] Quali sono i criteri utilizzabili per definire un minorenne immaturo? In mancanza di una precisa codificazione in questo composito campo di indagine, al che da più parti si sostiene essere il concetto di immaturità una «finzione» di «scientificità» e quindi da eliminarsi, elencherò qui di seguito, a titolo puramente
orientativo, una serie di indicatori clinici ricavati da una pluriennale esperienza in ambito minorile. Essi possono essere variamente utilizzati in campo diagnostico, ricordando che una precisa tassonomia descrittiva
è inutile e pericolosa nella minore età.
Utilizzando lo schema proposto da Fornari, e soprattutto i suoi indicatori è possibile rilevare nel caso osservato che Federica presenta:
- livello intellettivo nella norma con difetti settoriali a carico delle funzioni di analisi, critica, sintesi, giudizio,
anticipazione e previsione delle conseguenze propri comportamenti; pensiero stereotipato, con limitazione di interessi e alla realtà di tipo passivo; evidenti difficoltà nell'elaborazione e comprensione di situazioni complesse;
- […] gestione della componente affettiva non ancora adeguata; volontà di adattamento in una personalità,
che non riesce a integrare l'elaborazione e la riflessione con l'azione; alternarsi tra ritiro e inibizione da
un lato, impulsività e condotte emotive dall'altro: […]
- inautenticità nei rapporti umani, con alternarsi tra ritiro e inibizione, impulsività e aggressività, desiderio
di stupire e di ottenere un riconoscimento da parte delle persone adulte, timore del conseguente impegno relazionale;
[…] Tutti questi fattori possono essere espressione di un mancato, inadeguato o contraddittorio apprendimento emotivo nel nucleo familiare, con problemi di identificazione e di rapporto non risolti di
separazione/individuazione rispetto ad una o entrambe le figure parentali (famiglia normo-strutturata con
carenze psicopedagogiche di varia natura: tra queste, in primis, atteggiamenti contraddittori in uno o entrambi i genitori o tra di questi.[…]
Per quanto si riferisce all'applicazione dell'art. 98 c.p., è chiaro che occorre mettere in luce non una generica
immaturità, ma un quadro la cui entità, quantitativamente e qualitativamente intesa, sia tale da incidere in
maniera così rilevante sull'intelligenza di condotta e sui finalismi del comportamento di un minore da indurre
ad ammettere, anche quando si è in presenza di uno sviluppo intellettivo normale, la di lui incapacità di intendere o di volere al momento del fatto.
2. La caratteristica essenziale del Disturbo Dipendente di Personalità è una necessità pervasiva ed eccessiva di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione. Questa modalità compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà
di contesti. Il comportamento dipendente e sottomesso è finalizzato a suscitare protezione, e nasce da una percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente senza l’aiuto di altri. American Psychiatric Association (2001) Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali DSM
IV TR Masson Ed pagg. 806 e segg.
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 1
• Ad avviso di chi scrive, contestualizzando quanto descritto a proposito del funzionamento psichico del
soggetto osservato rispetto al tipo di reato per cui si procede, è possibile affermare che Federica deve
essere considerato un soggetto immaturo visto che la qualità degli indicatori rilevati appare del tutto
esaustiva, tenuto conto non solo dell’età anagrafica formale cui si riferiscono i fatti ma anche dell’età psicologica che è risultata chiaramente più bassa rispetto all’età cronologica stessa.
• In tal senso, vista la condizione di chiara immaturità e di non raggiunto sviluppo psichico, non può essere
formulato un giudizio di possibile esistenza di un’infermità di mente rispetto all’epoca dei fatti per cui si
procede anche se è possibile (e probabile) che essa si possa sviluppare in un prossimo futuro.
• Rispetto a questa molto probabile evoluzione psicopatologica di un vero e proprio Disturbo psichiatrico
(che potrebbe anche supportare la reiterazione di comportamenti antisociali forse anche penalmente rilevanti) appare indispensabile una presa in carico psicologico-supportiva della Amica e gestionale delle
relazioni intrafamiliari al fine di intervenire in un momento in cui è ancora verosimile attendersi una plasticità emotivo-affettiva e relazionale del soggetto osservato.
Risposte e quesiti
Per quanto descritto nella discussione, in risposta ai quesiti posti con particolare riferimento alla tipologia
del reato per cui si procede, è possibile affermare che Federica:
• all’epoca dei fatti presentava aree deficitarie rispetto al proprio sviluppo personologico di qualità tale da
farlo considerare soggetto immaturo ai sensi psichiatrico-forensi;
• tale condizione psicopatologica non raggiungeva la qualità dell’infermità mentale ai fini psichiatrico forensi
e quindi non scemava grandemente né escludeva le sue capacità di intendere e di volere.
• vista la condizione di chiara immaturità e di non raggiunto sviluppo psichico, è molto probabile l’evoluzione psicopatologica di un vero e proprio Disturbo psichiatrico (che potrebbe anche supportare la reiterazione di comportamenti antisociali forse anche penalmente rilevanti) ed in tal senso appare
indispensabile una presa in carico psicologico-supportiva della Amica e gestionale delle relazioni intrafamiliari al fine di intervenire in un momento in cui è ancora verosimile attendersi una plasticità emotivo-affettiva e relazionale del soggetto osservato.
Dott. Elvezio Pirfo
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
PSICHIATRIA CLINICA
E FORENSE
I disturbi
del comportamento
Summer School 2012
nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Relazione di Perizia Psichiatrica in persona di
Jacopo
(nei procc. N. 2299 e 1163 / 2010R.G.N.R.)
Udienza Preliminare
davanti al Tribunale per i Minorenni Torino
Torino 14 maggio 2012
Materiale clinico non diffusibile e trasmesso ai partecipanti alla Summer School
2012 “Psichiatria Clinica e Forense” con il vincolo del segreto professionale.
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Premessa
In data 6 febbraio 2012, nell’ambito del procedimento di cui all’epigrafe, il Tribunale per i Minorenni di Torino, in Udienza preliminare con Collegio, mi incaricava di sottoporre a perizia psichiatrica Jacopo, per rispondere al seguente quesito:
Dica il CTU nominato, esaminati gli atti di causa con riferimento ai procedimenti 402/11 e 205/11 concernenti l’imputato se costui fosse o meno maturo e capace di intendere e volere con riferimento al
reato ascritto, valutate la sua età, il tipo di personalità in relazione al proprio vissuto anche familiare,
ed ogni altro aspetto utile al fine dell’espletamento dell’incarico comprese le dichiarazioni rilasciate in
sede di udienza preliminare; dica altresì se l’imputato sia socialmente pericoloso, indicando in tal caso
quale misura di sicurezza sia più idonea al suo trattamento ed altresì se sia in grado di presenziare consapevolmente al processo.
Il sottoscritto veniva autorizzato ad estrarre copia degli atti dal fascicolo, ad avvalersi di eventuale ausiliario
per l’espletamento di test psicodiagnostici e ad acquisire documentazione medica e ad effettuare ove necessario ad un colloquio con la madre.
Il Giudice concedeva termine di giorni 90.
Fissavo l’inizio delle operazioni peritali per il giorno 20 febbraio 2012.
Il Giudice fissava l’udienza per la discussione della perizia al giorno 21 maggio 2012.
L'indagine peritale ha avuto uno svolgimento regolare con il seguente percorso:
1. Consultazione ed esame del fascicolo di indagine;
2. I Visita psichiatrica del minore presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale Amedeo di
Savoia;
3. II Visita psichiatrica dell’imputato presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale Amedeo di
Savoia;
4. Colloquio con la madre e il compagno della madre;
5. Valutazione clinico-diagnostica ai fini del giudizio psichiatrico forense.
Vista l’ampia e articolata Documentazione disponibile non è stata necessaria la somministrazione di Test psicodiagnostici.
Con la presente relazione assolvo l’incarico affidatomi.
Esame nel fascicolo di causa
Jacopo è imputato per
PROC.205
del reato di cui agli artt110, 624 c.p. perche, in concorso con Andrea, al fine di trarne profitto, si impossessavano del ciclomotore HONDA modello XR8 targato X2YCMG di proprieta di Piero;
Fatto commesso ad Acqui Terme in data anteriore e prossima al 02/12/2010
Rilevato che sono state acquisite, in relazione alIa predetta imputazione, Ie seguenti fonti di prova:
• Comunicazione di notizia di reato dei Carabinieri delIa Stazione di Acqui Terme n° prot. 28/166 in data
02/12/2010 e allegati:
o Querela sporta da Piero;
o Verbale di sommarie informazioni rese da Maria Teresa in data 02/12/2010;
ed inoltre:
• Verbale di interrogatorio del minore Iacopo in sede di indagini preliminari in data 28/01/2011;
• Verbale di interrogatorio del minore Andrea in sede di indagini preliminari in data 28/01/2011 ;
• annotazione di p.g. in data 31/01/2011;
• Relazioni cliniche del minore Iacopo periodo maggio-dicembre 2010.
E inoltre tutta la documentazione inerente all'identificazione
• indagine sociale.
PROC.411
624,625 nr. 2 c.p. perche, al fine di trarne profitto, si impossessava di n. 3 supporti informatici contenenti
video giochi all'interno del centro commerciale CARREFOUR per un valore complessivo di euro 119,60,
spaccando Ie relative confezioni; con I' aggravante di aver usato violenza sulle cose.
Fatto commesso in Pollein in data 15/05/2010
16
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Rilevato che sono state acquisite, in relazione alIa predetta imputazione, Ie seguenti fonti di prova:
• Comunicazione di notizia di reato dei Carabinieri delIa Compagnia di Aosta, in data 23/05/2010 e allegati:
o Annotazione di p.g.;
o Verbale di sommarie informazioni rese da Luigi;
o Verbale di denuncia sporta da Maurizio;
E inoltre tutta la documentazione inerente all'identificazione
• Annotazioni di p.g.;
• Verbale di interrogatorio delI'imputato;
• Indagine sociale;
• Fascicolo civile.
Biografia ed anamnesi
Jacopo, nato il 17 giugno 1993 a Aosta e ivi residente.
I VISITA
All'anamnesi familiare risulta figlio unico in una famiglia di origini valdostane il padre e sarde la madre.
Padre mancato due anni all’età di 45 anni.
È morto per motivi che non si sanno. Lui viveva a casa da solo perché i miei erano separati dal 2000, io ero
piccolo … avevo 7-8 anni. Lui era rimasto a vivere dove eravamo noi mentre io e la mamma abbiamo cambiato varie case. In un certo periodo (da quando avevo 11-12 anni fino ai 16. Sono venuto via poco prima
che papà mancasse … no, anzi quando sono stato nella Comunità sono andato a vivere con mio padre…
più o meno potevo avere 16 anni.
Papà era un commerciante. L’hanno trovato dopo un paio di giorni perché non era andato al lavoro e l’ha
trovato mia nonna.
Madre vivente di 46 anni,
adesso come adesso sta bene ma ha avuto tre tumori al seno. È impiegata alle Poste.
Una volta abbiamo avuto un incidente in autostrada e lei ha avuto una grave trombosi mentre io un trauma
cranico. Mi hanno messo 35 punti in testa ma non ricordo nulla di quel periodo.
Nega familiarità neuropsichiatrica tranne un non meglio precisato “tumore alla testa della nonna”.
Lei ha avuto un esaurimento nervoso dopo aver avuto tre figli con il nonno che la tradiva, l’ha lasciato ma
da lì si è ammalata … è sempre stata anoressica, fumava in continuazione e stava male.
Sì io la ricordo così… e aveva il vizio del gioco…
No, non è che perdeva tanti soldi ma ogni volta che poteva, giocava.
Per me i nonni importanti sono stati quelli paterni perché mi hanno cresciuto… io vivevo da loro nella casa
al Villar che è una frazione vicina ad Aosta. C’erano gli animali. Mio nonno era abruzzese e mi piaceva come
persona perché il padre era stato un Generale dell’Aviazione durante la guerra mondiale mentre lui era
Presidente delle Austostrade. Era uno sempre vestito bene, viaggiava.
Loro vivevano in una villa con il giardino e l’orto.
Io da piccolo giocavo con gli animali. Se dormivo da loro andavo a raccogliere le uova o badavo che i conigli
non mangiassero i pulcini. Poi avevo un cane che si chiamava Alì, un pastore maremmano grandissimo ma
poi è morto per due tumori alle zampa… io avevo 5-6 anni.
No, non ho sofferro tanto… in effetti vivevo ad Aosta dopo che mio padre aveva aperto il negozio ad Aosta
e giocavo nel cortile con gli altri bambini.
In casa mi sono sempre trovato abbastanza bene. I miei genitori andavano a periodi e quindi io sapevo
bene se loro erano tranquilli, se no no.
Io ho sempre avuto un buon rapporto con tutti e due anche dopo la separazione.
Sì, subito mi sono arrabbiato quando mi hanno detto che si separavano ma alla fine non stavano bene insieme ed è stato meglio così.
Ognuno, dopo poco tempo, ha trovato un altro compagno e stavano bene per i fatti loro.
Io sono andato a vivere con mio padre prima di andare in comunità a circa 11 anni dato che mia madre si
era trasferita in una casa in montagna dove faceva freddo, arrivavo tardi da scuola e non vedevo i miei
amici.
Poi sono andato in comunità a circa 16 anni.
[Chiedo perchè tocca tutto e dice che non se ne accorge. Lo fa con oggetti diversi e non sa perché]
prendo quello con cui posso giocare un po’.
Sì, stando fermo mi stanco e mi viene sonno… anche quando guardo la televisione.
All’anamnesi fisiologica riferisce di essere nato a termine da parto eutocico. Sviluppo psicofisico nella norma.
All’anamnesi patologica riferisce di essere stato solo affetto in età infantile dai comuni esantemi.
17
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Ho avuto incidenti stradali piccoli a parte quello del trauma cranico dove non guidavo io. Tutti incidenti in
cui guidava mia madre. Ne ha avuto due o tre.
Alla NPI sono andato la prima volta a 14 anni e mi hanno mandato nella I comunità, in Via Passo Buole.
No, non mi hanno detto perchè.
ma io uscivo e bevevo, non so perchè un pomeriggio ho preso delle pastiglie di Xanax che prendeva mio
padre. Mi hanno visto strano e allora mia madre ha pensato che non stessi bene perchè mi stavo facendo
un peercing da solo. Allora hanno trovato la scatola di Xanax ma io mi sono addormentato e al risveglio mi
sono ritrovato in psichiatria. Nel reparto. Ci sono rimasto un mese e qualcosa e da lì sono andato in comunità
il 31 maggio dell’anno 2009.
Poi sono uscito ed ero seguito da un dottore che mi ha proposto di ricoverarmi al San Gerardo di Monza
(un posto per minori con anoressia, droga e stress) … ci sono rimasto un mesetto.
Nella II comunità ci sono andato dal maggio 2010 al giugno 2011.
No, non sono un malato psichiatrico grave ma a volte avevo dei comportamenti … volevo sempre essere
diverso… dopo questa cosa che mi avevano portato in psichiatria continuavo ad agitarmi. Io ho una problema che se sto con una ragazza ci sto male e mi deprimo e a volte mi viene il ghiribizzo di fare una cosa
che voglio fare, ci sto male e poi esplodo.
L’esplosione consiste … da piccolo urlando se non mi fanno uscire… i genitori che chiedono… allora uscivo
e ogni tanto bevevo… mi sono ubriacato 3-4 volte … a casa con gli amici…
Ho un blocco, aspetti…
Sono entrato in città e nella prima non si stava tanto male, uscivamo e non stavo tanto male ma mi sentivo
male perchè mi mancavano tutte le persone a cui volevo bene e di punto in bianco mi avevano rinchiuso
con 20 persone che non conoscevo che spesso non comprendevo. Mi ricordo che la prima sera è venuto
uno a dirmi di uccidermi! Io non ero abituato.
Quando sono uscito la I volta stavo meglio fuori e mi ci hanno rimandato ma non uscivo dopo essere stato
al San Gerardo dove sono stato malissimo perchè ero chiuso in una stanza… poi all’uscita meglio, ero tornato a scuola.
Non ricordo cosa sia successo … ah sì, sono stato bene finchè non è mancato mio padre. Ero tranquillo,
stavo a casa e giocavo ai videogiochi, in fine settimana uscivo e andavo a ballare. Dopo la sua morte mi
sono chiuso in casa ma io non volevo vedere nessuno. Di colpo i due negozi di mio padre sono passati a
me ma dopo la i settimana che era bello ho visto le bollette, i debiti, allora ho cominciato a fare stronzate,
cioè bere o usare sostanze… neanche cose tanto gravi… fumavo qualche canna.
Poi sono passato agli allucinogeni, pastiglie, extasy ed LSD poi all’eroina fumata e poi alla cocaina fumata…
non ho mai tirato niente… poi all’uscita dalla comunità stavo male … dentro avevo iniziato a farmi di
eroina… la bucavo…
Io sono andato nella II comunità ad Acqui Terme e lì non c’era nessuno … gli educatori li vedevo stupidi e
ingenui… facevano ragionamenti chiusi… per un anno e mezzo non ho visto nessuno… c’era un ragazzo
che faceva male a tutti o rompeva cose, o accoltellava qualcuno e poi andava a dormire tranquillo.
Da dicembre scorso non uso più niente, me le sono tolte con la mia volontà. Non mi ha aiutato nessuno.
Sono stato male… la prima volta, quando dovevo entrare nella seconda comunità ero seguito dal SerT di
Aosta. Dopo l’ingresso non mi hanno dato niente e in una settimana è passata. Io stavo male perché era
mancato mio padre e gli educatori mi dicevano che ero un coglione e un ragazzo stupido che diceva che
io ero drogato. Poi due mesi prima di uscire ero rientrato a casa e ero tranquillo. All’uscita facevo una vita
regolare, uscivo con persone tranquille ma da solo usavo eroina. A settembre ho conosciuto una ragazza e
abbiamo iniziato a vederci ma non con interesse, solo sesso.
Di ragazze ne avevo avute tante.
Dopo una settimana ci siamo salutati. Poi dopo due giorni mi mancava e le ho scritto, avevamo ricominciato
a vederci e poi io vedevo che eravamo totalmente diversi, lei è albanese ma non facevamo niente, stavamo
insieme a casa mia e basta. Poi io le ho detto che mi stavo prendendo e lei mi ha detto: anche io ma è andata via piangendo perchè sapeva di me e aveva paura della mia storia. Quindi se ne è andata. Io ci sono
stato male e ci sto ancora male adesso.
Io a novembre ero venuto a vivere con un’altra ragazza di Torino che poi è venuta a vivere da me ad Aosta,
ho usato eroina, sono stato male e ho rischiato di morire e poi sono stato meglio, a Natale l’ho capito e
abbiamo ricominciato a sentirci per messaggio e lì ho capito che volevo stare con lei e ho lasciato quella
che stava con me e io sono rimasto da solo a casa senza fare niente. A Capodanno sono andato da amici
ma tutto il tempo l’ho passato a giocare alla play. Alle due di notte ho ricevuto un messaggio da lei che mi
ha raggiunto e siamo stati insieme fino al giorno dopo. Ma poi di nuovo se n’è voluta andare. Io ho capito
che ci perdevo ed ho fatto qualunque cosa per dimostrarglielo cambiando persone, modi di vestire e anche
di usare… adesso lei mi sta parlando di venire a vivere con me ma via da Aosta perchè non stiamo bene
lì. Abbiamo iniziato a vederci tutti i giorni.
Quando prenderemo la patente lavoreremo qualche mese alle Poste e poi guadagnando un po’ di soldi
potremo aprire uno studio per peercing dove lei farebbe la segretaria
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Scolarità: ha conseguito il Diploma di III media a 15 anni con una bocciatura.
Poi mi sono iscritto al Liceo Artistico ad Aosta ed ho fatto il I anno, sono stato bocciato, l’ho fatto di nuovo
e poi sono andato nella II comunità ed ho fatto ragioneria e sono passato da privatista in II ragioneria. All’uscita della comunità sono andato ad Aosta e volevo iscrivermi ad una Scuola per programmatori ma era
al completo e anche altri Licei erano completi. A gennaio 2012 sono andato alla Scuola Privata Valsania per
prendere informazioni sul fare il Direttore di comunità e non sono andato perché non avevo soldi per pagare.
Attualmente non vado a scuola ma mi hanno bocciato.
La prima ragazzina l’ho avuta alle medie, ma importanti nessuna tranne quella di adesso e un’altra.
Ho avuto il mio primo rapporto sessuale a 13 anni
Dopo non ho avuto tante ragazzine da farci rapporti, erano cose un po’ più cosi.
Non ho mai avuto problemi, neanche quando usavo sostanze.
ho fatto quasi niente di sport: arti marziali, sci snowborad, rafting e un po’ tutti,
sì, sport dove corre adrenalina e non di squadra a parte il rugby.
Mi piacciono i videogiochi, il cinema, la musica tanto: tutti i leggeri.
No, non ce n’è uno… ascolto qualsiasi cosa…
In discoteca scelgo di andare dove c’è la tecno… le discoteche hard tech… non musica commerciale.
Tempo fa sì andavo ai rave party… adesso è un anno che non vado ai rave, tre anni che non vado in discoteca.
Ai rave usavo ketamina o md. Gli allucinogeni li usavo poco, due volte.
L’LSD mi ha fatto ridere…
no , non mi ha dato paranoie …ridevo e basta… non avevo paura di queste cose… adesso bevo un goccio
di birra e mi gira la testa.
Sì, prima c’era tanta noia, adesso meno.
No, non sono mai riuscito a raccontarla a nessuno.
II VISITA
Sì l’altra volta ero molto agitato e poi oggi non lo sapevo di dovere venire qui fino all’ultimo momento. Mia
madre si era dimenticata di dirmelo.
Dei fatti per cui è processo così riferisce:
I fatti? Uno riferito allo spaccio e l‘altro al furto
No, allora uno al furto di una Ifone?
No, forse un motorino… e l’altro?
Ah, sì i videogiochi.
[A QUESTO PUNTO GLI LEGGO I PUNTI FORMALI DELL’ATTO DI RINVIO A GIUDIZIO]
È successo prima quello dei videogiochi. Era un periodo tranquillo, ero a casa, e mancavano un po’ di soldi.
Ero con degli amici che stavamo andando a fare la spesa per organizzare una cena prima di andare a
ballare. Io ho visto i videogiochi e c’era una cesta di quelli in offerta. Erano lì buttati e alcuni erano senza la
custodia di plastica e dato che mio padre mi aveva comprato da poco la playstation 3 ed io non avevo
soldi, ho visto un gioco che volevo da tanto e allora l’ho preso e me lo sono messo nelle mutande. [MIMA
L’AZIONE] ma forse qualcuno mi ha visto.
Sì, mi hanno bloccato dopo la cassa. io non volevo fare male a nessuno e pensavo che era un centro commerciale, una multinazionale che non ne avrebbe sofferto. Sono andato alla cassa con i miei amici che non
sapevano nulla, abbiamo diviso la spesa e dopo si è avvicinato uno della sicurezza che mi ha portato negli
uffici e lì mi hanno detto dei giochi e che stavano chiamando la polizia. Io li avevo messi nelle mutande ma
io li ho subito restituiti e chiesto scusa. Loro continuavano a dirmi che avevo rubato anche altre cose. Allora
la Polizia mi ha riportato a casa ma questa cosa è finita in Tribunale.
Il motorino… ero in comunità ad Acqui Terme… quelli della Comunità mi avevano detto che per due settimane non potevo vedere i miei genitori perchè avevo fumato in camera…
No , mio padre era già mancato.
Dalla 9 in poi non si può fumare fino alle 10. Io mi ero addormentato presto e mi sono svegliato alle 11.
Sono andato in bagno e mi è venuta voglia di fumare ma mi hanno scoperto e mi hanno punito. Io in quel
periodo stavo abbastanza male ed ogni tanto scappavo dalla comunità che peraltro era aperta a pochi
metri dalla città loro non ti bloccavano… erano un po’ così. Ero insieme all’altro ragazzo che non era tanto
tranquillo ed aveva problemi mentali, a volte impazziva ed accoltellava gli educatori o scappava. Io sono
scappato e lui mi ha seguito e siamo andati un pò in giro. Era sera d’inverno e in una piazzetta abbiamo
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
trovato il motorino acceso, buttato per terra, con i contatti che uscivano da dove si mettono le chiavi. abbiamo provato ad andare ma si è spento ma io poi ho rifatto il contatto con i cavi, si è a acceso e abbiamo
fatto due giri. Abbiamo messo insieme i soldi e fatto benzina. Abbiamo fatto un po’ i coglioni in giro per
mezz’ora. Siamo tornati verso la comunità io a piedi e lui sul motorino che poi ha lasciato vicino alla comunità. Quando siamo arrivati gli educatori ci hanno sgridato ma non sapevano ancora niente. Lui è andato
da un’educatrice e gli ha raccontato tutto. Io non stavo bene in comunità e sopratutto in quella stavo proprio
male male… hanno dato tutte le colpe a me.
Io posso dire che non è vero la denunzia delle signore ma dato che io stavo sulle palle a tutti i ragazzi della
città ed alla mia assistente sociale che non voleva farmi tornare a casa ed amplificava tutto a mille per non
farmi tornare a casa… allora io per non peggiorare ho preso tutte le colpe … non pensavo si arrivasse a
tanto.
No, non sono un ladro. I videogiochi li ho presi perché non avevo i soldi e ne avevo voglia. Mi sentivo mancare qualcosa e allora pensavo che non mi avrebbero bloccato… il motorino non lo sapevo neanche che
fosse un furto… ma non ho fatto le cose di cui mi accusano.
Adesso sto bene, non sento il bisogno di bere o prendere eroina per sentirmi strano. Forse lo facevo perché
lo vedo fare agli altri. Adesso sto cercando lavoro, programmo le vacanze, sto con una ragazza di cui sono
innamorato. So che se dovessi fare ancora stronzate non la vedrei neanche più perché lei se ne era andata
per questo motivo.
Forse sono stato male perchè sono troppo emotivo… mi muore la nonna cui ero legato, l’anno dopo il
nonno, poi mio padre ... insomma ogni cosa che faccio sembra sbagliata! Cerco di fare bene a me o agli
altri e invece tutto mi si ritorce contro. Ogni cosa che facevo ricevevo critiche ed era sbagliato… le persone
da me pretendevano. Anche il fatto di mia madre che mi diceva di mettere a posto casa o non far entrare
gente io me ne frego … adesso ho deciso di mettere a posto, la prima volta era contenta e la seconda
volta non andava bene. più faccio e più si pretende!
Le comunità sono state tutte esperienze negative.
Adesso cerco di fare una giornata organizzata e non più casuale come prima. Faccio le cose in casa. Parlo
con i miei e con la mia ragazza.
Esame psichico
All’osservazione attuale si è presentato curato nell’igiene personale ma con un abbigliamento del tutto bizzarro ed eterodosso. L’aspetto del tutto non convenzionale è ulteriormente rimarcato dai numerosissimi
piercing, orecchini anche deformanti i lobi delle orecchie e tatuaggi.
Colpisce la difficoltà del controllo della postura con continui cambi dell’atteggiamento corporeo e la gestualità particolarmente estroflessa. Tocca tutti gli oggetti presenti sul tavolo, li manipola e sposta senza riuscire a smettere anche quando gli viene segnalata la cosa.
È comunque stato molto disponibile e pienamente accessibile ai colloqui, rispondendo anche alle domande
più intime. L’eloquio è stato abbastanza fluido anche se è stato sempre necessario articolare precise domande; comunque non si è limitato a risposte semplici ma spesso ha articolato argomentazioni anche più
ampie e descrizioni talora molto verbose e particolareggiate anche dei propri vissuti più profondi. La partecipazione emotiva al racconto è apparsa del tutto incongrua con espressività mimica fissa e sostanziale anaffettività espressa anche nei passaggi dei colloqui emotivamente più complessi.
Le capacità mnesiche risultano conservate sia a breve sia a lungo termine. La capacità intellettiva appare di
livello medio con coerente articolazione di pensieri e giudizi più elevati.
La formulazione del pensiero appare caratterizzata da nessi associativi integri e sufficiente fluidità rispetto
a quanto proposto dall’interlocutore. Non si apprezzano alterazioni del pensiero in senso di dispercezioni o
allucinazioni né costruzioni deliranti.
La sfera timica è indifferente. Nel corso dei colloqui è stato corretto e controllato ma sia dal racconto sia
dalle impressioni non-verbali raccolte, sembrano esserci il rischio di anomalie comportamentali e tendenze
al discontrollo emotivo e degli impulsi.
Documentazione esaminata
Come da autorizzazione del Sig. Giudice ho esaminato la Documentazione presente in atti, di cui terrò complessivamente conto nel successivo paragrafo della Discussione e che di seguito elenco:
• Relazione redatta presso l’Assessorato sanità, salute e politiche sociali della Regione Autonoma della Valle
d’Aosta
• Relazione redatta dal Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Aosta in data 20.10.2008
• Lettera di dimissioni dal Reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di
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I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
Monza relativa al ricovero avuto nel novembre 2008
• Segnalazione urgente con relazione psicopatologica tossicologica da parte del DSM e del SerT di Aosta
in data 10.2.2010
• Relazione redatta presso il l SerT di Aosta in data 2.4.2010
• Relazioni cliniche redatte dal Dott. Manlio Gianmaria, Direttore Sanitario Thiarè relative al periodo dal
maggio al dicembre 2010
• Lettera di dimissioni dal SPDC di Aosta relativa al ricovero avuto nel Dicembre 2010
• Progetto di rientro redatto dal Dott. Manlio Gianmaria, Direttore Sanitario Comunità La passeggiata in
data 26 gennaio 2011
• Relazione psicologica redatta presso la S.C. di psicologia di Aosta in data 14.6.2011
• Lettera a firma del Direttore del DSM Dott. Colotto avente per oggetto accertamenti sulla personalità
del 23.6.2011.
Colloquio la madre
Milena, nata il 26 gennaio 1966 a Sassari, titolo di studio non ha competa tao gli studi superori, impiegata
postale.
La gravidanza è stata normalissima, serena, è andato tutto bene tranne i primi mesi.
Lui è nato per caso perché in quel momento … il padre che è mancato due anni fa per infarto a circa 44
anni, lui mi aveva raccontato che non poteva avere figli e non utilizzavamo precauzioni. Poi ad un certo
punto ho scoperto che aspettavo Jacopo ed ero felicissima. Lui pendava di non avere figli perché la convivente precedente non era mai rimasta incinta e quindi si era convinto di questo.
Jacopo era un bambino che amavano entrambi. Il padre aveva una sua storia particolare: era molto strano.
Era un ex-tossicodipendente ed aveva fatto diverse comunità anche se quando lo avevo conosciuto aveva
smesso, però ogni tanto beveva. Era una persona timida e aveva bisogno di bere per poter stare in mezzo
alla gente, normalmente no riusciva.
Sì, a modo suo credo che gli abbia dato affetto, … io ero arrivata al punto di registrare i suoi discorsi ma
non lo voleva in mezzo ai piedi e quindi voleva essere autonomo nei viaggi lasciando il bambino ai suoi genitori. Gli voleva bene ma gli dava fastidio averlo sempre insieme.
Io credo che questo abbia pesato su Jacopo anche perchè è sempre stato così. Quando era con lui era affettuoso, ci giocava ma si stancava in fretta. Lui aveva bisogno dei suoi spazi, stare tranquillo e non essere
disturbato, uscire o guardare la televisione.
Jacopo ogni tanto mi diceva che papà non gli volesse bene e che se ne fregava! Io cercavo di rassicurarlo.
Il padre è morto che loro avevano litigato e questo forse lo fa sentire in colpa… non so se è vero… so che
lui dice di non ricordarlo.. so che arriviamo a parlarne ma poi lui nega e io non capisco…
Io mi chiedo in continuazione i motivi del malessere di mio figlio e non posso che rispondere che c’entra la
famiglia, il nostro modo di vivere. Lui è stato sempre con me. Nel 2002 ho preso una casa nella stessa via
per non andare lontani ma, siccome l’ho lasciato io, il padre era geloso ed ossessionante. Essere così vicino
gli permetteva di controllarmi…
No, io l’avevo lasciato non perchè avessi un altro uomo ma perchè non ne potevo più. In quel periodo il
padre diceva a Jacopo che voleva tornare con me e che se non ci fosse riuscito si sarebbe ammazzato. Addirittura io dopo 3 mesi che l’avevo lasciato, nel dicembre, per la letterina di Natale gli aveva chiesto di
esprimere il desiderio unico di farci tornare insieme e Jacopo si è arrabbiato con me perchè questo gli impediva di chiedere i giochi per colpa mia. Nonostante io l’avessi avvisato lui ha continuato ma nel frattempo
lui non si occupava di Jacopo. Lui si faceva i cavoli suoi, aveva altre donne, viaggiava e faceva quello che
voleva.
Non so dire ma forse aveva ricominciato ad usare sostanze. Lo dicevano gli altri … io posso dire solo che
beveva molto.
Nel 2006 io sono andato a vivere con il il mio attuale compagno con cui ho perso un bambino. La mia gravidanza aveva fatto arrabbiare molto Jacopo e mi aveva chiesto di abortire.
Sì, Jacopo va d’accordo con il mio compagno ma a volte c’è scontro con la “troppa normalità” che a Jacopo
sembra strana, gli dice che è troppo perfetto. Quando io ho lasciato il padre Jacopo voleva me e basta e
non voleva andare nei 15 giorni stabiliti dal giudice perché il padre lo affidava alla nonna. E allora io dovevo
andare tutti i giorni a preparare da mangiare a casa sua e allora era stato affidato quasi del tutto a me.
Le responsabilità che penso di avere io sono che sin dall’inizio ho cercato di proteggerlo troppo non facendogli vedere delle cose, ho continuato a stare con il padre troppo tempo pur vedendo che stavamo male.
Poi dopo sentendomi in colpa gli ho dato troppi vizi e l’ho accontentato un po’ troppo. E poi lui ha dormito
con me nello stesso letto da quando è nato fino a quando sono andata a vivere con il mio compagno. Io
con mio marito non dormivo perché o era ubriaco e mi faceva schifo o quando era sobrio lui non mi voleva.
21
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
No, mio marito non era un violento se non a parole.
Un giorno Jacopo mi ha detto che noi lo abbiamo rovinato quando lo abbiamo mandato in collegio ma
non so che dire… lui fino ad a un certo punto è andato bene a scuola ma dalla II media ha smesso di studiare…
Io l’ho portato la prima volta che lui aveva 6 anni e la psicologa mi aveva detto che era disturbato dai tantissimi litigi tra me e il padre. Lui era troppo sensibile.
Non ricordo cosa mi hanno detto che avesse… poi il padre non aveva più voluto mandarlo….
Sì, sono preoccupata per il suo futuro… io non credo che si ci si stato un grande cambiamento né che le
cure gli servano… la Comunità è stata un’esperienza negativa… io ho perso fiducia e a lui non è servita…
gli hanno fermato il tempo… gli hanno solo dato delle medicine e dei tranquillanti ma non faceva nulla.
Non mi spiego i furti… lui non ne ha bisogno… noi l’abbiamo sempre accontentato di tutto… lui prende
perché non vuole aspettare.
Quando ha rubato il motorino lui mi aveva chiamato e mi ha detto che voleva scappare dalla comunità e
venire a casa.
Discussione peritale
Sulla base dell’osservazione clinica, della ricostruzione anamnestica e della consultazione della documentazione clinica, si rilevano i seguenti elementi utili a formulare le risposte ai quesiti posti.
1. ELEMENTI CLINICI BIOGRAFICI ED ANAMNESTICI
• Nello sviluppo psicofisico dell’imputato si rilevano diversi eventi esistenziali avversi e cioè elementi psicologici traumatici che possano aver indotto instabilità in età infantile e prima età evolutiva:
o Il tipo di nucleo familiare che emerge sia dalla narrazione diretta del periziando sia da quanto riferito dalla
madre era caratterizzato da relazioni psicologicamente inadeguate e ambivalenti; i modelli esistenziali di
riferimento e le dinamiche intrafamiliari caratterizzate da grave deprivazione affettiva rispetto alla figura
paterna e dipendenza da quella materna, sembrano aver influito negativamente sull’evoluzione del minore
osservato inducendo un’immagine di rapporti orientata verso la mancanza di regole educative certe ed
attendibili.
o La separazione dei genitori, molto conflittuale e caratterizzata da tensioni psicologiche direttamente rivolte
a lui soprattutto da parte del padre, ha interrotto un fluire della vita quotidiana non gratificante ma “stabile” nella sua negatività.
o I lutti precoci ed i relativi vissuti di perdita per la morte dei nonni (che erano sue significative figure di riferimento) e –soprattutto- quella del padre che sono avvenuti in un momento di passaggio evolutivo adolescenziale reso già difficile da una conduzione di vita compromessa dal precoce abuso di diversi tipi di
sostanze psicoattive, in particolare quelle stimolanti.
o Le difficoltà scolastiche e di adattamento alla vita socio-relazionale con manifestazione di condotte già
dis-funzionali dal punto di vista psicopatologico tale da rendere necessari assistenza specialistica presso
il Servizio di NPI, ricoveri nei Servizi Psichiatrici Ospedalieri per Adulti pur essendo minore e la collocazione
in Comunità Terapeutiche. La Documentazione medico e psicosociale consultata rende conto di questo
e cito la sintesi formulata dal Dott. Colotto come efficace riassunto di quanto concordemente riferito da
Neuropsichiatri Infantili, Psichiatri per gli Adulti, Assistenti sociali ed educatori:
Il paziente Jacopo è conosciuto dal nostro servizio dal mese di luglio dell'anno 2009. In tale periodo è
stato necessario un primo ricovero presso il nostro SPDC per uno stato di agitazione psicomotoria in un
quadro di disturbo dell'adattamento. Successivamente al ricovero il paziente e stato inserito, con la collaborazione del servizio di neuropsichiatria infantile, che da anni aveva in carico Jacopo, presso una comunità per adolescenti. Dopo pochi mesi I genitori hanno deciso di dimettere il paziente dalla comunità
e di farlo rientrare al proprio domicilio. Durante I'inverno (2009/2010), Jacopo ha ripreso ad usare sostanze stupefacenti (eroina endovena), e nuovamente I familiari hanno chiesto aiuto ai servizi vista la
estrema difficoltà a gestire I comportamenti del figlio. Nel mese di gennaio dell'anno 2010, il padre è
deceduto improvvisamente per un sospetto infarto del miocardio, e la madre di Jacopo, (separata ormai
da anni dal marito) si è trovata a gestire da sola questa situazione di estrema difficoltà.
Nel mese di Maggio dell'anno 2010 Jacopo viene nuovamente inserito presso la Comunità "Mago OZ”
di Acqui Terme. Nel mese di dicembre si rende necessario un nuovo ricovero in ambiente psichiatrico
(SPDC di Novi Ligure) per un tentativo anticonservativo, in data 24/03/2011 il paziente viene nuovamente
ricoverato presso iI nostro SPDC dall'ospedale di Novi Ligure dove era state ricoverato per agitazione
psicomotoria.
Il trasferimento presso la nostra struttura, tanto richiesto dal paziente, sembrava essere motivato dal desiderio di questo, di riavvicinarsi al domicilio, più che ad una vera e propria condizione psicopatologica.
Durante questi anni il Servizio di psichiatria ha effettuato nei confronti del ragazzo interventi in sola ur22
I disturbi del comportamento nell’adolescente
CASO CLINICO 2
genza. A causa dell’abuso di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina, cannabinoidi, MDMA) si e resa necessaria anche una presa in carico da parte del SerT.
2. IL PROBLEMA DELLE DIPENDENZE
La vulnerabilità di funzionamento personologico del periziando, rilevata dalla ricostruzione biografica ed
anamnestica, evidenziata in franchi disturbi psicopatologici tali da rendere necessari i descritti interventi
specialistici psichiatrici è stata accentuata dall’abuso di sostanze riferito dall’indagato, abuso iniziato in età
precoce, articolandosi poi in poliabuso continuo di sostanze psicoattive (in particolare cannabinoidi e stimolati sintetici oltre ad oppiacei) con le caratteristiche dell’abuso, come ormai sembra essere la regola nei
poli-consumatori, con doppio scopo e cioè l’edonismo (per migliorare la propria performance esistenziale
e l’immagine di sé) e l’automedicazione (la cura chimica degli stati ansiosi e depressivi correlati al tipo di
personalità descritta).
3. STATO MENTALE ATTUALE e RICOSTRUZIONE SOGGETTIVA DEI FATTI DI CAUSA.
• All’osservazione attuale il soggetto appare ipocritico ma in grado di valutare limiti e conseguenze della
vicenda che lo riguarda, non presenta alcun tipo di sintomatologia dissociativa ma occorre nuovamente
sottolineare la già descritta bizzarria non solo di aspetto ma anche di atteggiamento nonché la spiccata
mancanza di partecipazione affettiva con cui non solo narra le vicende accadute ma riporta i propri percorsi
esistenziali segnati dai fatti traumatizzanti dal punto di vista psicologico prima accennati.
• All’esame psichico comunque pur evidenziandosi con chiarezza un atteggiamento superficiale ed autoreferenziale, caratterizzato da una certa ipocriticità di fondo, non emerge alcuna sintomatologia che ne
alteri l’approccio alla realtà. Infatti la ricostruzione soggettiva dei fatti conferma quanto detto in senso
generale rispetto alle caratteristiche di personalità ed alle modalità interpersonali dell’indagato: da questo
punto di vista va sottolineato in particolare l’atteggiamento di distorsione delle pur ammesse proprie responsabilità attribuendo l’accaduto alla propria noia esistenziale o al contesto relazionale esistente ma
non a discontrolli degli impulsi o distorsioni della percezione della realtà. Rispetto a questo aspetto molto
particolare è immediatamente necessario ricordare che la perizia psichiatrica si basa unicamente sul racconto soggettivo del periziando e sul confronto tra ciò che viene narrato e la congruità cognitiva ed affettiva che si apprezza invece dal punto di vista dell’obbiettività psicopatologica. In tal senso Jacopo
sembra dedicare poca attenzione ai vari capi di imputazione specifici di questo procedimento o da lui riferiti di altri procedimenti, commentando tutto con estrema superficialità e “arroganza” rispetto ad una
sua visione del mondo e delle relazioni sempre “chiara e premiante” e non riconoscendo in nessuno dei
pur ammessi comportamenti elementi dissonanti rispetto alle regole per lui socialmente convenzionali.
Peraltro spesso si è apprezzato una sorta di compiacimento nella ricerca di “spiegazioni” invece volutamente anti-convenzionali.
4. DIAGNOSI CLINICA
Il Jacopoha mostrato segni, comportamenti ed agiti tipici di un quadro psichiatrico complesso che secondo
la classificazione attualmente dominante nella comunità psichiatrica internazionale si definisce Disturbo della
Personalità di Tipo Antisociale (evoluto da un pregresso Disturbo della Condotta) in un soggetto consumatore abituale di Sostanze Psicoattive (Cannabinoidi, Stimolanti ed Oppiacei) [diagnosi secondo DSM IV TR1].
La caratteristica fondamentale del Disturbo della Condotta è una modalità di comportamento ripetitiva e
persistente in cui i diritti fondamentali degli altri oppure le norme o le regole della società appropriate per
l’età adulta vengono violate (Criterio A). Questi comportamenti si inseriscono in quattro gruppi fondamentali: condotta aggressiva che causa o minaccia danni fisici ad altre persone o ad animali (Criteri A1-A7),
condotta non aggressiva che causa perdita o danneggiamento della proprietà (Criteri A8-A9), frode o furto
(Criteri A10-A12), e gravi violazioni di regole (Criteri A13-A15). 3 (o più) comportamenti caratteristici devono
essere stati presenti durante i 12 mesi precedenti, con almeno 1 comportamento presente nei 6 mesi precedenti. L’anomalia del comportamento causa compromissione clinicamente significativa del funzionamento
sociale, scolastico, o lavorativo (Criterio B). Il Disturbo della Condotta può essere diagnosticato in soggetti
che hanno più di 18 anni, ma solo se non vengono soddisfatti i criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità (Criterio C). La modalità di comportamento è di solito presente in diversi ambienti, come la casa, la
scuola, o la comunità. Dato che i soggetti con Disturbo della Condotta tendono a minimizzare i propri problemi di condotta, il clinico deve spesso affidarsi a ulteriori fonti di informazioni.[…]
1. American Psychiatric Association (1995) Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali DSM IV TR Masson Ed.
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CASO CLINICO 2
I bambini o gli adolescenti con questo disturbo spesso innescano comportamento aggressivo e reagiscono
aggressivamente contro gli altri. Essi possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso, o intimidatorio (Criterio A1); dare inizio frequentemente a colluttazioni fisiche (Criterio A2); usare un’arma che
può causare seri danni fisici (per es., un bastone, una barra, una bottiglia rotta, un coltello, o una pistola)
(Criterio A3); essere fisicamente crudeli con le persone (Criterio A4) o con gli animali (Criterio A5); rubare
affrontando la vittima (per es., aggressione a scopo di furto, scippo, estorsione, o rapina a mano armata)
(Criterio A6)[…]
La frode o il furto sono comuni e possono includere la penetrazione in edifici, domicili, o automobili altrui
(Criterio A10); frequenti menzogne o rottura di promesse per ottenere vantaggi o favori, o per evitare debiti
od obblighi (per es., raggirare altre persone) (Criterio A11); o rubare articoli di valore senza affrontare la
vittima (per es., furti nei negozi, falsificazioni) (Criterio A12).
I soggetti affetti da questo disturbo commettono anche gravi violazioni di regole (per es., scolastiche, familiari). I ragazzi con questo disturbo spesso hanno l’abitudine, che esordisce prima dei 13 anni, di stare
fuori fino a tarda notte nonostante le proibizioni dei genitori (Criterio A13).
[…]
Manifestazioni e disturbi associati
Caratteristiche descrittive e disturbi mentali associati I soggetti con Disturbo della Condotta possono avere
scarsa empatia e scarsa attenzione per i sentimenti, i desideri, e il benessere degli altri. Specie in situazioni
ambigue, i soggetti aggressivi con questo disturbo spesso travisano le intenzioni degli altri come più ostili
e minacciose del vero e reagiscono con un’aggressione che essi ritengono ragionevole e giustificata. Essi
possono essere insensibili e mancare di adeguati sentimenti di colpa o di rimorso. Può essere difficile valutare se il rimorso mostrato è genuino perché alcuni di questi soggetti imparano che esprimere la colpa può
ridurre o prevenire la punizione. I soggetti con questo disturbo possono senza esitazione denunciare i propri
compagni e tentare di accusare altri dei propri misfatti. L’autostima è di solito scarsa, sebbene il soggetto
possa avere l’aspetto di un duro. Per altri individui l’autostima misurata può essere decisamente esagerata.
Scarsa tolleranza alla frustrazione, irritabilità, esplosioni di rabbia, e avventatezza sono frequenti caratteristiche associate. Nei soggetti con Disturbo delle Condotta il numero di incidenti sembra essere maggiore
rispetto a coloro che non ne sono affetti. Il Disturbo della Condotta è spesso associato con un inizio precoce
dell’attività sessuale, del bere, del fumare, dell’uso di sostanze illecite, e di azioni spericolate e rischiose.
L’uso di sostanze illecite può aumentare il rischio di persistenza del Disturbo della Condotta. I comportamenti propri del Disturbo della Condotta possono portare a sospensione o ad espulsione dalla scuola, a
problemi nell’adattamento lavorativo, a difficoltà legali […]
Il Disturbo della Condotta può essere associato con intelligenza al di sotto della media, in particolare relativamente al QI verbale. L’apprendimento scolastico, specie la lettura e le altre capacità verbali, è spesso
al di sotto del livello previsto sulla base dell’età e dell’intelligenza […]
I seguenti fattori possono predisporre il soggetto a sviluppare un Disturbo della Condotta: rifiuto o abbandono da parte dei genitori, temperamento infantile difficile, norme contraddittorie di educazione con disciplina rigida, maltrattamento fisico o sessuale, mancanza di sorveglianza, inserimento precoce in istituzioni,
frequenti cambiamenti delle persone che si prendono cura del soggetto,famiglia numerosa, anamnesi di
uso di tabacco da parte della madre durante la gravidanza, rifiuto da parte dei coetanei, associazione con
gruppi di delinquenti, esposizione alla violenza nel vicinato, e certi tipi di psicopatologia familiare (per es.,
Disturbo Antisociale di Personalità, Dipendenza od Abuso di Sostanze).[…]
[…]
Decorso
L’esordio del Disturbo della Condotta può verificarsi anche in età prescolare, ma i primi sintomi significativi
emergono ugualmente nel periodo tra la media infanzia e la media adolescenza. [..]
Il decorso del Disturbo della Condotta è variabile. Nella maggior parte dei soggetti, il disturbo va in remissione con l’età adulta. Comunque, una quota significativa continua a mostrare durante l’età adulta comportamenti che soddisfano i criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità.
[…]
I soggetti con Disturbo della Condotta sono a rischio di successivi Disturbi dell’Umore o d’Ansia, di Disturbi
Somatoformi, e di Disturbi Correlati a Sostanze.
[…]
La caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro pervasivo di inosservanza
e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta nella fanciullezza o nella prima adolescenza, e continua
nell'età adulta.[…]
Gli individui con il Disturbo Antisociale di Personalità non riescono a conformarsi alle norme sociali secondo
un comportamento legale (Criterio A1).
Possono compiere ripetutamente atti passibili di arresto (che vengano arrestati o meno), come distruggere
proprietà, molestare gli altri, rubare o svolgere attività illegali. Le persone con questo disturbo non rispettano i desideri, i diritti o i sentimenti degli altri. Sono frequentemente disonesti e manipolativi per trarre
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profitto o piacere personale (per es., per ottenere denaro, sesso, o potere) (Criterio A2).
Possono ripetutamente mentire, usare false identità, truffare o simulare. L'impulsività può manifestarsi con
l'incapacità di pianificare il futuro (Criterio A3).
Le decisioni vengono prese sotto l'impulso del momento, senza previdenza, e senza considerazione delle
conseguenze per sé e per gli altri; questo può determinare cambiamenti improvvisi di lavoro, di residenza,
o di relazioni. Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità tendono ad essere irritabili ed aggressivi,
e possono essere coinvolti ripetutamente in scontri fisici o commettere aggressioni fisiche (incluso picchiare
il coniuge o i figli) (Criterio A4).
Le azioni aggressive richieste per difendere sé o gli altri non sono considerati in questo item. Questi individui
mostrano anche di non curarsi della sicurezza propria o degli altri (Criterio A5). […]ù
Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità tendono anche ad essere spesso estremamente irresponsabili (Criterio A6).[…]
Gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità mostrano scarso rimorso per le conseguenze delle proprie azioni (Criterio A7).
5. VALUTAZIONE PSICHIATRICO FORENSE
A. MATURITÀ
Fornari ricorda che:
Consuetamente si distinguono quattro livelli di maturità: biologica, intellettiva, affettiva e sociale. […]
Per quanto concerne la maturità intellettiva, c'è da osservare che il riferimento che più consuetamente si
trova in letteratura non è più al semplice valore del quoziente di intelligenza (Q.I.), bensì allo studio qualitativo della stessa (= il funzionamento cognitivo), tenuto conto della maturità affettiva, peraltro strettamente
connessa con la maturità sociale, concorrendo ad individuare quella che consuetamente è nota come «intelligenza di condotta» o «condotta adeguata».
La maturità affettiva può essere definita come capacità che il ragazzo sviluppa nel controllare le pulsioni e
nell'integrare le emozioni, incanalandole ed esprimendole nel rispetto dell'armonia intra- ed interpersonale
e nel partecipare con calore e simpatia agli avvenimenti della vita.
La maturità sociale, strettamente correlata con la precedente, può essere misurata attraverso la capacità di
adattamento (non di conformismo) alla realtà, di inserimento gratificante e gratificato in mezzo agli altri, di
modalità di esprimere la propria assertività (in maniera né auto- né etero-distruttiva, bensì nella considerazione dei diritti-doveri altrui e propri).
La confluenza dei fattori cognitivi, emotivi, affettivi e di esperienza pratica di vita, costituiscono, come già
detto, la «intelligenza di condotta», che non è la dotazione intellettiva originaria intesa sotto il profilo quantitativo (= il valore del Q.I.), ma la capacità di utilizzare detta dotazione per affrontare e risolvere i problemi
dell'esistenza in maniera adattiva ed adeguata (= efficienza intellettiva).
Nell'età evolutiva, anche rispetto ad una valutazione psichiatrico-forense della capacità di intendere e di
volere, il problema della maturità psichica si arricchisce quindi di nuovi e particolari aspetti, qualora la maturità venga intesa come ricerca di motivazioni e di finalismi a livello sociale e personale, indicatori di una
adeguata e armoniosa evoluzione dell’io, che si compie attraverso cicli di sviluppo.
[…]
- livello intellettivo deficitario (ritardi di maturazione, mancante o inadeguata acculturazione, analfabetismo
di ritorno o scolarizzazione insufficiente, sotto mento contingente variamente motivato, difetti primari
del patrimonio originario); oppure livello intellettivo nella norma con difetti settoriali a carico delle funzioni
di analisi, critica, sintesi, giudizio, anticipazione e previsione delle conseguenze propri comportamenti;
pensiero stereotipato, con limitazione di interessi e a alla realtà di tipo passivo; evidenti difficoltà nell'elaborazione e comprensione di situazioni complesse;
- affettività povera, coartata, bloccata; oppure affettività labile, infantile, facilmente scompensabile (per
incapacità di utilizzare i dinamismi profondi potenziali o per mancato sviluppo degli stessi); gestione della
componente affettiva non ancora adeguata; volontà di adattamento in una personalità, che non riesce a
integrare l'elaborazione e la riflessione con l'azione; alternarsi tra ritiro e inibizione da un lato, impulsività
e condotte emotive dall'altro:
- diffusività dell'Io, con mancata o inadeguata identificazione nel proprio ruolo personale e sociale;
- insufficiente costruzione del Sé, limitate capacità di impegno; progettazione e pianificazione del presente
e del futuro generiche e puerili; atteggiamenti di inerzia, passività e attesa o progetti velleitari e pseudoautonomi; forte senso di inferiorità associato a svalutazione personale, con aspetti depressivi e mancanza di libero c spontaneo adattamento; identificazione sessuale non ancora definita; relazioni
eterosessuali caratterizzate da vissuti di negatività, minaccia o conflittualità; rapporto con la sessualità
inadeguato, per mancanza di integrazione e armonizzazione di tale componente all'interno della personalità;
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- difficoltà di comunicazione variamente espresse e orientate sia verso il mondo dei coetanei che degli
adulti, con «deleghe» di diverso tipo; dal punto di vista affettivo-relazionale, significativa difficoltà nei
rapporti umani, con forte inibizione e disadattamento sul piano emotivo e tendenza al ritiro dall'espansione relazionale o intrusività e ipersocievolezza convenzionali;
- inautenticità nei rapporti umani, con alternarsi tra ritiro e inibizione, impulsività e aggressività, desiderio
di stupire e di ottenere un riconoscimento da parte delle persone adulte, timore del conseguente impegno relazionale; spiccata suggestibilità nei confronti dell'ambiente esterno, con atteggiamenti ambivalenti
di ricerca di comprensione e affetto e di timore di divenire oggetto d'Altri2.
Utilizzando lo schema proposto da Fornari, e soprattutto i suoi indicatori è possibile affermare che nel caso
osservato di Jacopo, non è possibile dimostrare che, all’epoca dei fatti )e cioè ai 17 anni quasi compiuti)
esistessero ancora i fattori evolutivi elencati come “elementi di immaturità in sé” essendosi invece da tempo
organizzata una sindrome psicopatologica vera e propria che però non impediva al soggetto di esercitare
quella che prima si è descritto con Fornari come “efficienza intellettiva”.
E quindi utilizzando la chiave di lettura proposta da Fornari è possibile affermare che De Lauretis Jacopo
all’epoca dei fatti fosse un soggetto maturo.
B. INFERMITÀ
• Come è noto, l’orientamento giurisprudenziale adottato dalla Suprema Corte, attraverso la nota sentenza
9163/05 (25.01.2005, Sezioni Unite Penali), “abbandona” i rigidi riferimenti nosografici, e stabilisce che il
disturbo di personalità venga ritenuto idoneo ad integrare la nozione di “infermità” solo ,
“ove siano di consistenza, intensità e rilevanza e gravità tali da concretamente incidere sulla capacità di
intendere e di volere” (p. 48), ovvero “da rendere l’agente incapace di esercitare il dovuto controllo dei
propri atti, di conseguentemente indirizzarli, di percepire il disvalore sociale del fatto , di autonomamente,
liberamente, autodeterminarsi” (p. 49). Occorre poi che tra “il disturbo mentale ed il fatto di reato sussista
un nesso eziologico, che consenta di ritenere il secondo causalmente determinato dal primo” (p. 51).
Incidentalmente inoltre la Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Penali (25.01.05), ribadisce che gli
artt. 88 e 89 c.p. fanno riferimento non ad una “infermità mentale”, ma ad una “infermità che induca il
soggetto in tale stato di mente da escludere la capacità di intendere e di volere” o di farla “scemare
grandemente”, ovvero che è lo stato di mente a connotare l’eventuale infermità in sé.
Anche Fornari (Trattato di Psichiatria Forense, UTET Editore, 2008) ricorda come, in linea di massima, si
possa ipotizzare che un “vizio di mente” esista solo in quei casi in cui il reato può, a buona ragione, essere
inscritto nella patologia di mente di cui il soggetto è portatore ed essere ritenuto sintomatico dei relativi disturbi psicopatologici: in difetto o in assenza di detto rapporto (il c.d. nesso eziologico), anche chi è portatore
di evidenti disarmonie psichiche può essere ritenuto imputabile per il reato che gli viene addebitato, nel
senso che, pur essendo affetto da tratti problematici della personalità, non è necessariamente incapace di
comprendere il significato o le conseguenze della propria azione o di determinarsi liberamente.
• Riportando quindi il ragionamento psichiatrico-forense sul caso osservato, pur essendo evidente l’esistenza
clinica del descritto Disturbo di Personalità, va preso atto che al momento della commissione dei fatti/reati
per cui si procede non si è verificata una condizione dissociativa e/o psicotica acuta e che, nella stessa ricostruzione soggettiva dei fatti effettuata dal periziando, le azioni compiute si manifestano coerenti ad
una scelta -a suo giudizio- motivata oltre ad una cognitività integra e non inficiata da elementi psicopatologici né endogeni né indotti.
• In sintesi, quindi, visto il tipo di comportamenti oggetto di indagine e la mancanza della già citata correlazione causale con il disturbo, è possibile sostenere che nel momento dei fatti di causa il diagnosticato
Disturbo della Personalità non alterava le aree della volizione e della cognizione e quindi non sussisteva
una condizione di infermità mentale che compromettesse, in termini psichiatrico-forensi, la sua capacità
di intendere e di volere.
C. PERICOLOSITÀ
Visto il giudizio di non riduzione della capacità di intendere e volere, non corre l'obbligo di formulare la prognosi di pericolosità sociale ex-art. 203 C.P.
2. Fornari U. Trattato di psichiatria forense UTET 2008, pagg 627 e segg.
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CASO CLINICO 2
D. CAPACITÀ DI STARE IN GIUDIZIO
Circa la capacità di stare in giudizio, visto il mantenimento attuale delle principali funzioni cognitive e della
coscienza degli avvenimenti, si può affermare che egli è capace di seguire lo svolgimento processuale e parteciparvi in maniera consapevole.
Risposte ai quesiti
Per quanto descritto nella discussione, in risposta ai quesiti posti in relazione ai reati in contestazione, alla
sua complessiva situazione personale, di età, familiare desumentesi dagli atti, è possibile affermare che Jacopo:
• È portatore di un quadro psicopatologico complesso definibile come Disturbo della Personalità di Tipo
Antisociale (evoluto da un pregresso Disturbo della Condotta) in un soggetto consumatore abituale di
Sostanze Psicoattive (Cannabinoidi, Stimolanti ed Oppiacei) [diagnosi secondo DSM IV TR];
• I Disturbi rilevati prevedono come patognomonici tratti personologici che possono indurre sviluppi psicotici o dis-controlli delle emozioni e/o degli impulsi, circostanze che non si sono verificate secondo la
narrazione di fatti che l’imputato ha effettuato nel corso dei colloqui e quindi non è dimostrabile un diretto
nesso di causa tra il citato disturbo e i fatti oggetto di indagine, anche alla luce dell’integrità della cognitività mantenuta dal soggetto stesso.
• Quindi, all’epoca dei fatti
o era un soggetto maturo;
o non sussisteva un’infermità mentale che alterasse significativamente le sue capacità cognitive e volitive
e quindi egli risulta capace di intendere e di volere.
• Il giudizio di mantenuta imputabilità esime il sottoscritto da una valutazione di pericolosità sociale ex-Art.
203 C.P.
• È capace di stare in giudizio.
Dott. Elvezio Pirfo
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