Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi per la gloria di Dio

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Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi per la gloria di Dio
Meditando San Paolo
M.Caterina Muggianu
“ Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi per la gloria di Dio”( Rm 15,7)
Siamo tutti figli di Dio, membri dello stesso Corpo Mistico di Cristo. Se Gesù è il fondamento della nostra
salvezza lo è anche della nostra Comunione.
S. Paolo insiste sulla comunione in tutte le sue lettere
(Cfr Gal 5,26 ) (Gal 6,2) – (2Cor.2.6-8) - ( 1 Cor 1,13)
Leggiamo in particolare ciò che scrive ai Filippesi:
(Fil. 2, 1-11): [1]Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è
qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, [2]rendete piena la mia
gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. [3]Non fate nulla per
spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se
stesso, [4]senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.[5]Abbiate in voi gli stessi
sentimenti che furono in Cristo Gesù, [6]il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro
geloso la sua uguaglianza con Dio; [7]ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo
simile agli uomini; apparso in forma umana, [8]umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla
morte di croce. [9]Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;
[10]perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; [11]e ogni lingua
proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.”
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.
Per poter avere gli stessi sentimenti di Gesù è necessaria una profonda conversione del cuore che permetta di
accogliere l’Amore di Gesù.
Fondamento dell’accoglienza è l’amore di Dio
Per accogliere i fratelli è necessario accogliere l’Amore di Dio.
Scrive il S.Padre Benedetto XVI nella Enciclica “Deus caritas est” (cfr. n. 18).
“Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da Gesù. Esso consiste
appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco.
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di
volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più
soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è
mio amico. Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di
attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le organizzazioni a ciò deputate, accettandolo
magari come necessità politica. Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose
esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno. […] Solo il servizio al
prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama. I santi — pensiamo ad
esempio alla beata Teresa di Calcutta — hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo
sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il
suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri. Amore di Dio e amore del prossimo sono
inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi però vivono dell'amore preveniente di Dio che ci ha
amati per primo. Così non si tratta più di un «comandamento» dall'esterno che ci impone l'impossibile,
bensì di un'esperienza dell'amore donata dall'interno, un amore che, per sua natura, deve essere
ulteriormente partecipato ad altri. L'amore cresce attraverso l'amore. L'amore è «divino» perché viene da
Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre
divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia «tutto in tutti» (1 Cor 15, 28).
“L’accoglienza dell’Amore di Dio è strettamente legata con l’amore per il prossimo. L’atteggiamento verso
il prossimo rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della Grazia e dell’Amore divino. Gesù dirà nell’ultimo giorno:
“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli lo avete fatto a me” (CCC678)
Gesù ci ha insegnato ad amarci gli uni gli altri come Lui stesso ci ha amati: (Gv 13,1)
( Lc10,27-37); (Mc 9,37); Mt 25,40-45) ci ha insegnato a pregare come figli dello stesso Padre “Padre
nostro”
L’aggettivo “nostro” indica una Comunione di Dio e degli uomini unita al Figlio unico diventato il
“primogenito di molti fratelli” (Rm 8,29) E’ una comunione con un unico e medesimo Padre in un solo e
medesimo Spirito Santo. Negli At 4,32 si legge: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva
un cuore solo e un'anima sola”.(CCC 290)
Se preghiamo il “Padre nostro” in verità, usciamo dall’individualismo perché siamo liberati dall’Amore che
accogliamo. Il “noi” non esclude nessuno. Perché sia detto “in verità” le nostre divisioni e i nostri
antagonismi devono essere superati. (CCC2792)
Gesù ci insegna la vera accoglienza anche attraverso un’esperienza umana. Ci fa sperimentare quanto è
straordinario essere accolti da Lui, quanto è bella la pace che si prova dopo la confessione, dopo l’eucaristia,
E’ come se, alla sua presenza, diventassimo più noi stessi. Egli da il senso salutare di essere se stessi, come
Dio ci ha voluti nella nostra originalità. Non esercita pressione, non crea disagio. Ci fa sentire amati.
Nella nostra esperienza più intima tutti sanno che è più importante “essere amati” che “amare”.Non si può
amare senza conoscere l’esperienza di essere amati.
Quando una persona si sente oppressa dal giudizio, condannata, criticata, la sua creatività, la sua capacità di
amare è bloccate. Quando questa stessa persona non si sente ripudiata o discriminata ma accettata e amata,
specialmente da un’altra persona da cui dipende, avverte come un’acqua vivificante che scorre nella sua vita.
Tutto è trasformato, può essere felice e spandere intorno a se la propria felicità. Anche lei può donarsi e
amare. E’ una persona nuova.
Chi ama è normale che desideri di essere riamato, è nella logica dell’amore come tale. L’uomo è capace di
amare solo umanamente. E’ il Signore che ci insegna ad amare come Lui ama, di un amore divino. Come ci
rivela S.Paolo nella lettera ai Romani :" l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato" [5,5]. lo stesso Spirito pervade l’io dell’uomo e ispira e vivifica dal
profondo la sua azione.
Nella Lettera Apostolica “Novo millennio ineunte” il Santo Padre Giovanni Paolo II scrive che è necessario
“Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel
millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del
mondo. Occorre promuovere una spiritualità della comunione.
Che cosa significa questo in concreto? “Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del
cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che
ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede
nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque, come « uno che mi appartiene », per saper condividere le sue
gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e
profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è
nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un « dono per me », oltre che per il fratello che
lo ha direttamente ricevuto. Spiritualità della comunione è infine saper « fare spazio » al fratello, portando «
i pesi gli uni degli altri » (Gal 6,2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e
generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie.”
Nella preghiera più autentica, nell’adorazione, nella meditazione della Parola di Dio, nella contemplazione,
ci sentiamo riempiti dell’amore di Dio. Gesù, il Salvatore, ci salva dall’incapacità di amare.
«All'umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell'egoismo e della paura il
Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e apre l'animo alla speranza. E' amore
che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina
Misericordia"» (Giovanni Paolo II). .
Non è un’impresa facile realizzare nella propria vita la pienezza dell’amore perché questo si identifica
nell’avere “gli stessi sentimenti di Cristo”. La Madonna ci viene in aiuto. Lei è modello di perfetta
accoglienza. Accoglie senza riserve. La sua accoglienza si manifesta con la risposta di offerta di tutta se
stessa: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”(Lc 1,38).
Il Vangelo ci svela come Lei preghi e interceda anche sotto la Croce. : “Donna ecco il tuo figlio” (Gv 19,26)
Ecco l’accoglienza della Volontà di Dio che si intreccia con l’accoglienza dell’umanità proprio quando
questa umanità crocifigge il suo adorato figlio.Ora più che mai, come Madre premurosa, vuole istruirci e
guidarci sulla via dell’Amore.
Nel periodo delle prime apparizioni Marija Pavlovic ha chiesto alla Madonna “Madre, hai qualcosa
di concreto per me? La risposta è stata: “Ti dono il mio amore affinché tu lo doni al prossimo”.