Indice: - Liceo Scientifico Statale Einstein Milano
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Aprile 2013 Numero 2 Editoriale di Simone Fiorentino Indice: Pag. 2 Finestra sull’Africa: Ken Saro Wiwa di Paolo Troncato Pag. 3 Certezza di Fatìma Kuljancić Pag. 4 Di sesso e forza di Greta Maltecca Pag. 5 Dove siamo? di Simone Fiorentino Pag. 6 Un gesto semplice e significativo di Paolo Troncato e la Redazione Pag. 7 Jake Bugg di Matteo Laconca Pag. 8-9 Il joystick e io di Rodrigo De Araujo Pag. 10 Giochi e Svago Pag. 11 Informazioni utili e soluzioni Pag. 12 Numero 2 Scripta Restant Aprile 2013 Editoriale Di Simone Fiorentino IV B E se domani entrando all’Einstein lo trovaste completamente vuoto? Pensateci. Pensate al bar vuoto, con nessuno intento a copiare la versione o prendere il caffè, nessuno impegnato nella prima sigaretta della giornata, nessuno spaventato dal compito di trigonometria alla prima ora. Pensate alle aule, i banchi vuoti e le sedie scostate malamente, qualche libro dimenticato sotto un banco, le scarpe di educazione fisica ammassate nell’armadio, sotto il materiale di arte. Le lavagne ancora, per un pezzo, scritte. Visualizzate i professori, raminghi, girare per la scuola, domandandosi che fare. Pensate al prof. Albergati senza nessuna giustifica da firmare, ai bidelli annoiati e alla biblioteca vuota. Pensateci, create quest’immagine nella vostra mente e tenetela ben salda, ci servirà. Ken Robinson è un autore e pedagogo britannico, cresciuto nei sobborghi di Liverpool, che afferma da anni che la scuola pubblica necessiti un cambio di paradigma nel metodo d’insegnamento, che sostiene, distrugga la creatività degli studenti. Robinson ha spesso detto che il nostro attuale modello di insegnamento è costruito sul sistema di fabbrica, poiché nato durante la prima rivoluzione industriale e figlio dell’illuminismo. Robinson sostiene, soprattutto, che questo sistema sia estremamente obsoleto. Gli alunni, in questo processo non sono nient’altro che la materia prima da far diventare prodotto finito. Essi sono ciò che va trasformato, non importa chi essi siano e da dove vengano, sono solo l’oggetto di un processo. Pensateci di nuovo, 2 ora, all’immagine della scuola vuota. Cos’è una fabbrica senza materia prima? Nulla, può avere tutti gli strumenti che vuole, anche i migliori, i più moderni, ma non produrrà mai nulla di finito. Pensate alla scuola vuota, perché è così che molti ci vedono. Non importa da che lato della barricata tu sia, che tu sia un professore o uno studente, per molti, oggi qui, la scuola è vuota. Per tutti coloro che non ascoltano, per chi ignora le richieste e le proposte, per chi fa finta di niente. Per loro l’Einstein è una scatola vuota. Per loro, noi, la materia prima, ciò che va trasformato e reso migliore, non siamo nient’altro che qualcosa da poco, siamo senza valore, senza margine di miglioramento. E ora guardatevi intorno, vi fa piacere essere considerati così? Aprile 2013 Scripta Restant FINESTRA SULL’AFRICA: KEN SARO WIWA Numero 2 Il 10 novembre 1995 veniva impiccato il poeta e attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, uno degli intellettuali più significativi dell’Africa del 20° secolo, la cui voce, insieme a quella di tanti altri, è stata brutalmente soffocata da coloro ai quali la sua sete di giustiDi Paolo Troncato V A zia faceva scomodo, troppo scomodo. Ma ora facciamo un passo indietro e scopriamo chi era questo coraggioso uomo. Kenuele Beeson Saro-Wiwa nasce il 10 ottobre 1941 a Bori, in Nigeria, e fin da giovanissimo affianca ad una intensa attività narrativa e televisiva un incredibile impegno politico a difesa dei diritti delle Finestra sull’Africa è una popolazioni Ogoni, etnia alla quale apparteneva, che abitavano il delta del Niger. Fino alla morte conduce una lotta contro le rubrica che focalizza la promultinazionali occidentali, colpevoli di continuare a contaminapria attenzione sulla storia, re con continue perdite di petrolio l’ecosistema di questa area, e le notizie e le curiosità sul contro la povertà del suo popolo, che vedeva le proprie ricchezze, sufficienti per garantire prosperità e serenità a tutta la Nigeria, continente africano in mano a stranieri che si erano insediati e imposti senza nessun diritto. Nonostante la forte adesione da parte della popolazione nigeriana al MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People), movimento fondato da Saro-Wiwa nel 1990, il potere delle multinazionali, forti dell’appoggio del corrotto governo nigeriano, risulta troppo forte da contrastare e Ken viene ripetutamente arrestato senza né motivo né processo. La sua storia ha fine quando viene accusato senza prove di aver indotto alcuni appartenenti al MOSOP ad uccidere degli oppositori del movimento: viene così impiccato insieme ad altri otto attivisti. Indagini successive rivelarono come la Shell fosse coinvolta nella condanna a morte di Ken Saro-Wiwa, e l’atteggiamento della stessa durante il processo che la vide coinvolta lo conferma: decise di patteggiare pagando una grossa somma come cauzione. Tante furono le caratteristiche che resero unico quest’uomo. La dedizione totale nel difendere i suoi ideali e i diritti dei suoi connazionali fu straordinaria, accompagnata sempre dall’abnegazione dell’uso della violenza per ottenere giustizia. Ancora più ammirabile fu la convinzione che un giorno la sua causa vinto, al di là della sua sorte, perché non poteva essere Ken Saro-Wiwa avrebbe altrimenti. Ken Saro-Wiwa dovrebbe essere un esempio per tutti noi e questo breve articolo non gli rende di certo giustizia, ma la mia speranza è che quei pochi che lo leggeranno possano documentarsi sulla sua storia e accorgersi che in fondo in fondo tutti possiamo essere nel nostro piccolo come lui. Grazie Ken. “Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale...” 3 Numero 2 Scripta Restant Aprile 2013 CERTEZZA Di Fatìma Kuljancić V E pioni vincerete una partita importantissima che determinerà la vostra posizione e reputazione. Vi siete allenati per mesi, avete vinto tante partite e vi meritate quel titolo. E invece, la squadra di dilettanti sfigati viene colpita da quella famosa botta di culo comunemente chia Beh, secondo il mio mo- mata “fortuna del principiante” desto senso d’interpretazione, e tutta la fatica che avete fatto il succo di ciò che Barone vo- viene mandata all’aria. leva esprimere era pressapoQuesto discorso, che sia co questo: vi siete mai accorti quanto la Certezza sia fottuta- nell’amore, nell’amicizia, nello mente ingannatrice? Provate a sport... vale sempre. L’ho testato personalmente e dopo una pensarci! piccola indagine sono giunta Ad esempio, sei inna- alla conclusione che la Certezmoratissima e assolutamente za che abbiamo nel fare o ottecerta che il tuo ragazzo non ti nere qualcosa, puntualmente ci tradirà mai. Non ascolti nulla sputa in faccia. D’altronde che di quello che ti dicono gli altri, divertimento c’è in un vita perperché non hai bisogno che sia fetta e monotona?! un estraneo a dirti come stanno Distinguiamo invece la le cose. Invece poi, all’improv- viso, scopri che colui nel quale Sicurezza, alla quale possiamo riponevi tutta quella certezza e attribuire un’accezione posifiducia si è fatto mezza Milano tiva, infatti essere sicuri di se e ti ritrovi senza neanche accor- stessi, nella maggior parte delgertene a guardarti allo spec- le occasioni porta a vittoria e chio e chiederti come hai fatto soddisfazione. Questo perché a non vedere prima tutte quelle la Sicurezza trasmette positività e fermezza a chi ci sta intorno e corna. tutto l’ambiente che ci circonda Oppure, sei certissimo appare più favorevole alla noche tu e la tua squadra di cam- stra riuscita. «Il mito della certezza è una mera illusione: anzi un’illusione pericolosa, perché placare la nostra ansia esistenziale con presunte certezze assolute, può non di rado bloccare le risposte al nostro bisogno di sapere come le cose davvero stanno» Francesco Barone. 4 Ma la Certezza! C**** la Certezza è proprio bastarda! E’ come l’amore: offusca la mente, non fa ragionare oggettivamente ed è la causa di quella calma ingannatrice per la quale non ci rendiamo conto di quello che ci sta accadendo intorno, infine sferra il colpo fatale e addio autostima. Ci tengo a chiarire che non sono stata nè tradita dal mio ragazzo, nè ho perso alcuna partita. Questo articolo non è uno sfogo dei miei problemi personali, è piuttosto un invito a non essere MAI troppo certi di un risultato, una situazione, una persona o di qualunque altra cosa. Siate modesti! Anche finti modesti, ma non arrogatevi mai la Certezza, che oltre a farvi fare una figura di m****, potrebbe rovinarvi la giornata, che passerete a deprimervi cercando di capire cosa sia andato storto. Ecco, detto questo, una cosa devo ammetterla: ogni volta che sono CERTA di aver preso 4 in una verifica, non mi sbaglio mai. Aprile 2013 Scripta Restant Numero 2 DI SESSO E FORZA Di Greta Maltecca II E Sesso. Ecco, ora i tre quarti di voi cominceranno a sghignazzare, si guarderanno intorno imbarazzati o sverranno pudicamente (ok, forse questo no). Il punto è: pronunciamo tranquillamente cose ben peggiori, parliamo senza problemi di omicidi e tradimenti ma ci facciamo una marea di scrupoli rispetto a un fatto piuttosto naturale. Anche se un “lato oscuro”, un qualcosa di cui vergognarsi, c’è… mi riferisco a quella ragazza che cammina in minigonna sul bordo della strada con -2 gradi, quella lì che “se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano” (Via del campo, F. De Andrè), quella lì che fissi senza ritegno quando passi, sibilando tra i denti ‘‘Troia’’. Bè, prima di parlare prova a mettere in moto le tue celluline grigie: quella che tu chiami sprezzante puttana, quella a cui ridi dietro, è una persona viva alla quale hanno tolto la libertà fondamentale di disporre come crede del suo corpo; è un essere umano che viene usato come un giocattolo, come una bambola di carne da grand’uomini che hanno bisogno di sentirsi potenti, di far vedere al loro io (suona male) più profondo quanto sono forti, di provare al loro ego che sono capacissimi di umiliare, schiacciare, dominare un altro essere umano e lo fanno solo perché, in fondo, si sentono soverchiati dal mondo e per rifarsi hanno bisogno di qualcuno da soverchiare a loro volta. ‘‘Ma io l’amo veramente’’, ‘‘Non posso più vivere senza di lei’’: boiate. Boiate perché “amare significa rinunciare alla forza” (L’insostenibile leggerezza dell’essere, M. Kundera) e i grand’uomini che si divertono con le loro marionette vive cercano solo questo, qualcuno su cui dimostrare la loro forza. Per cui la prossima volta che parli, la prossima volta che mormori ‘‘Battona’’ con disprezzo pensa, pensa che sono vive, vere e non solo banali burattini di carne con cui giocare e divertirsi. 5 Numero 2 Scripta Restant Aprile 2013 Dove siamo? Di Simone Fiorentino IV B Avvertenze prima di leggere questo articolo: Questo non è il classico editoriale dove esprimo la mia opinione cercando di rimanere il più neutrale possibile, questo è un articolo di opinione, che può essere, come tale, uguale o diversa dalla vostra. Oltre ad essere un’opinione è soprattutto un articolo emotivo, scritto di getto, in un momento non semplicissimo. Prendetelo come tale. Mi rendo anche perfettamente conto che sono su un giornale scolastico, indi la cosa potrebbe essere vista in modo negativo, ma penso che anche le opinioni forti, in alcuni momenti, abbiano bisogno del loro spazio. Grazie dell’attenzione. Mi è rimasta un’amarezza come non ne ho, penso, mai avute. L’amarezza di una persona che credeva al fatto che il popolo italiano potesse essere meglio di come veniva dipinto. Ma quand0 arrivi in fondo al tunnel, e trovi la realtà ad aspettarti, è come prendersi un treno in faccia. Vorrei riuscire a farvi capire la delusione che mi sento dentro, non sto parlando solo di un risultato, di numeri, mi sento deluso soprattutto per averci dato l’anima, più che mai in queste ultime settimane. Ho sempre creduto che la politica non facesse tutta schifo, e che si potesse fare qualcosa di buono, si potesse essere persone giuste ed oneste, nonostante tutto. Non ho invece creduto al populismo, alle piazze gremite di teste poco pensanti e a chi voleva che la gente votasse con la pancia, non con la testa. Non ho creduto agli urlatori, alle proposte irrealizzabili e campate per aria, e agli IMU restituiti. Eppure sono stato deluso. Siamo, oggi, come sistema paese, in una situazione pietosa. Non parlo solo della situazione economica attuale, ma anche di quella sociale ed occupazionale. Dovremmo ricordarci che settanta anni fa delle persone, uomini e donne, ma soprattutto ragazzi e ragazze, si sono fatti ammazzare per permetterci un futuro democratico, un futuro diverso, di cui non abbiamo mai saputo cogliere le possibilità e cambiare, davvero. E io me ne vergogno. Noi, e parlo degli italiani in generale, non specificatamente di qualcuno, non li meritiamo quei martiri. 6 Aprile 2013 Scripta Restant Numero 2 UN GESTO SEMPLICE E SIGNIFICATIVO a cura di Paolo Troncato V A e della Redazione Compiuti finalmente i 18 anni, uno dei miei primi pensieri è stato quello di donare il sangue. La soddisfazione che ne è derivata mi ha spinto a proporre in redazione di scrivere un articolo sull’importanza di questo piccolo grande gesto, con l’intento di spingere quante più persone possibili, che ne hanno ovviamente la possibilità in termini medici, a recarsi in uno dei numerosi centri dove è possibile farlo. In qualche modo l’associazione dei donatori del Policlinico ha anticipato il nostro proposito convocando i ragazzi di quinta per un incontro informativo su questo argomento, fornendo in linea di massima le stesse motivazioni che daremo noi in questo breve articolo, quindi rivolto soprattutto ai ragazzi di quarta che hanno già raggiunto la maggiore età, a coloro che vi son vicini e, perché no, a tutto il resto degli studenti più piccoli, affinché inizino a convincersi che, compiuti i 18, è uno dei gesti più altruisti che possano fare. Perché donare il proprio sangue? Immaginate di avere la possibilità di dar via qualcosa la cui mancanza non vi pesa a tal punto che non vi accorgereste neanche di non averla più, per poi sapere che quella cosa ha contribuito a salvare una o più vite. A queste condizioni fareste fatica a privarvene? Se la risposta che vi date è no, sappiate che quella cosa è il Sangue. Un numero inimmaginabile di talassemici, malati di cancro e persone affette da svariate patologie hanno bisogno assoluto del tuo: perché negarglielo quando a noi non costa nulla? Inoltre, oltre alla soddisfazione di contribuire alla salute di qualcuno, che dovrebbe tuttavia essere una motivazione già sufficiente, la donazione permette al donatore di tenere controllato il suo stato di salute periodicamente, tramite analisi del sangue e visita medica effettuati ogniqualvolta ci si reca al proprio centro per le trasfusioni. Fare del bene e tenersi controllati, cosa si può desiderare di più? Un caffè? Tè e biscotti? Nessun problema, c’è anche di più! Avrete sempre la possibilità di fare abbondanti colazioni completamente gratis, ma se siete arrivati a questo punto per convincervi, sappiate che siete delle brutte persone. Chiusa questa scherzosa parentesi (non è vero, siete bellissimi!) , vi invitiamo davvero a riflettere sulla grandezza del gesto che potete compiere: serve solo un’ora del vostro tempo e tanta voglia di immaginare qualcuno sorridere grazie al vostro aiuto. 7 Numero 2 Scripta Restant Aprile 2013 JAKE BUGG Di Matteo Laconca IV A Jake Bugg è un figo. J.B. è un ragazzo che un giorno come un altro sta guardando la tv, vede un cantautore americano e decide che da lì in poi avrebbe fatto lo stesso. Questo, diciamocelo schiettamente, lo puoi fare solo se hai talento e Jake di talento ne ha fin troppo. Jake Bugg è un figo perché, nel 2012, decide di far uscire un album che ha il suono di un vinile che puoi trovare nella collezione dimenticata in cantina di tuo padre, un album che salva la chitarra inglese in questi anni fatti solo di beata elettronica ed un album che va contro tutte le idee di mercato e di successo che un ragazzo di diciotto anni solitamente ha. Si, il nostro cantautore ha solo 18 anni, se fosse nella nostra scuola sarebbe in quinta e lo vedremmo, durante la cogestione, suonare la chitarra e ammaliare qualche primina o le nostre compagne più fighe. Fortunatamente, que- 8 sto lo fa nella sua Inghilterra ma a noi giunge comunque quel suono folk/rock che ci rimanda tanto, ma tanto a Bob Dylan e ci fa riassaporare quei tempi che i nostri genitori spesso ci raccontano con gli occhi lucidi. Jake è innamorato dell’America, degli USA negli anni d’oro della musica country o folk o insomma quella figa anni 60/70 che solo lì riuscivano a creare. Così ascoltando il suo album d’esordio, semplicemente “Jake Bugg”,ci troviamo subito circondati da melodie che ricordano Paul Simon, Donovan, Neil Young e, come già detto e ridetto, il buon vecchio Mr. Zimmerman. Tuttavia, fra tutta queste influenze a stelle e strisce, Jake si ricorda da dove viene facendosi contaminare dai fratelli Gallagher (Noel lo ha pure portato in tour con se l’anno scorso), dai Verve e da Alex Aprile 2013 Turner dei cari Arctic Monkeys. Non vorrei neanche segnalarvi le “canzoni migliori” del cd perché dovrebbe essere ascoltato, sentito e risentito, tutto, dalla prima all’ultima traccia (registrata dall’autore stesso a casa sua). LIGHTNING BOLT: qui si capisce chi è il suo maestro B.D. TWO FINGER: perso- nalmente una delle mie preferite dell’album, immediata e dal bel testo. TASTE IT: canzone più Scripta Restant clusione è un album sorprendentemente ben arrangiato contando che chi l’ha composto è giovanissimo, fa capire l’enorme potenzialità di questo Jake che, se non si sputtanerà fra droga e mignotte, avrà la possibilità di entrare nella storia del rock. Come ultima cosa volevo parlarvi di un piccolo capolavoro contenuto nell’album: si chiama BROKEN ed è una delle canzoni più belle che abbia mai sentito. Si apre con un arpeggio di chitarra e con la particolarissima voce di Bugg, subito dopo parte la batteria, basso e compagnia bella ma veloce rispetto alla media dell’album e davvero davvero davvero cool. Per esser critici la struttura di tutte le canzoni è abbastanza elementare, se te ne intendi un minimo di musica capisci subito quando sono gli attacchi di batteria e basso, i giri di chitarra sono semplici ma d’effetto e si spiegano perfettamente con il fatto che il chitarrista sia pure il cantante. In con9 Numero 2 poi c’è quel ritornello, quei pochi versi che sono cantati come fossero onde d’oceano, sono ondulati, armoniosi, perfetti. Ti incanta e ti commuove tanto che ogni volta che l’ascolto mi vien sempre la pelle d’oca. È una traccia perfettamente calcolata, calibrata, non c’è una nota fuori posto, non un battito o un piatto, tutto è malinconico e affettuoso. Sembra scritta per te se sei in un momento triste, sembra che lui sia accanto a te, sembra che ti voglia dire di andare avanti. Ed io lo ascolto. Per tutto questo e per molto di più Jake Bugg è un figo. Numero 2 Scripta Restant Aprile 2013 IL JOYSTICK E IO Di Rodrigo De Araujo IV A Ormai il mondo si sta abituando ai videogiochi. Se qualche anno fa mi dicevano “Torna a giocare ai videogiochi, va”, perché era considerato un passatempo da falliti, ora sono in molti che impugnano il pad di tanto in tanto. O come minimo tutti si divertono con i giochi per smartphone e cazzate varie. Certo, essere appassionati è un’altra storia, infatti non con molti riesco a fare commenti su un gioco che vadano al di là di un “che figata” o del secco “fa cagare”. Così come quando incontri una persona che ascolta il tuo genere musicale, quando incontri un appassionato di videogiochi, ci puoi parlare per ore. Ogni tanto però capita quell’individuo che mette tristezza, che ti illude, che ti fa sentire un pezzente. E sto parlando di quelle persone che se ne escono con frasi come “Spero proprio che tra qualche anno non sarò ancora davanti ai videogiochi”. Basta, arrivederci e tante care cose, mi verrebbe da dire. C’è qualcosa di peggio che incontrare una persona sulla tua lunghezza d’onda e scoprire che rinnega il proprio hobby classificandolo come infantile? Certo, mi direte, l’obesità infantile, l’AIDS e i bambini che muoiono di fame sono molto peggio, ma anche questo non fa certo piacere, fidatevi. Ciò è dovuto al fatto che io spero proprio che la mia passione muoia con me. Ama- re qualcosa con l’idea che deve finire, o ancora peggio con il desiderio che prima o poi finisca, per me non ha senso. Perché giochiamo? Non lo so, non ho una risposta per tutti, però posso dirvi perché IO gioco. La prima risposta che darei è che gioco per divertirmi. Il divertimento è un fattore fondamentale, ma a volte è purtroppo più alto il tasso di incazzatura che quello di divertimento. Un’altra risposta è che mi piace immergermi in nuove storie e in nuovi personaggi, provare sensazioni ed emozioni che solo i videogiochi sanno trasmettere, ma anche questa motivazione non basta, poiché oltre alla storia c’è il multiplayer su cui spesso spendo diverse ore. Inoltre c’è qualcosa che ti spinge a voler salire di grado, a volere completare determinati livelli, a preoccuparti di quando sbloccherai il prossimo elmetto per il tuo personaggio, e non è solo la sfida personale. Ecco, uno dei principali motivi per cui gioco, e per cui spero di continuare a farlo, è perché quando entro in questo mondo mi faccio mille problemi inutili, ma più facili da risolvere di quelli della “vita reale”. Ci sono quelle giornate in cui sembra che tutto vada storto e mi ritrovo sul divano con un senso di vuoto e anche una certa rabbia. Allora accendo l’Xbox, inserisco nel lettore un gioco e iniziano le 10 mie esclamazioni di gioia, ma soprattutto una lista di insulti ed imprecazioni che permettono a mia madre di dire la solita frase: “lo vedi che i videogiochi ti rendono nervoso?”. Fosse solo quello che mi rende nervoso, mamma. Il fatto è che se io dò importanza ai problemi all’interno del mondo videoludico, rendo più “vera” anche la soddisfazione che traggo dalla loro risoluzione, e a volte quello di cui ho bisogno è la sensazione, o forse l’illusione, che qualcosa vada bene e che i problemi si possano risolvere. In un certo senso si può dire che gioco perché sono un codardo e perché preferisco rifugiarmi in un mondo alternativo, ma d’altronde lo fanno tutti, ognuno a modo proprio. C’è chi legge, chi guarda telefilm dalla mattina alla sera, c’è chi si droga, cazzo!. Io preferisco fissare immobile la tv per ore in compagnia del joystick e di un espressione ridicola, e mentre il mio cervello pulsa nel cranio e i miei occhi, nonostante l’abitudine, chiedono pietà, la mia mente è oltre lo schermo, è circondata da un mondo digitale dal quale a volte ho paura di uscire per dover affrontare la realtà. “Ma non hai proprio nient’altro a cui pensare oltre ai videogiochi?” “Certo, per questo preferisco giocare”. Aprile 2013 Scripta Restant Numero 2 Caro Cervello, ti alleno Il sudoku è una griglio di 9x9 quadretti in ognuno dei quali si dovrà scrivere un numero, da 1 a 9, la griglia a sua volta divisa in 9 regioni di 3x3 quadretti. C’è una sola regola per completare un sudoku: in ogni colonna, in ogni riga, in ogni regione ogni numero deve comparire una sola volta. La difficoltà dei nostri sudoku varia da facile a diabolico e rappresenta un’ottimo esercizio per la mente. Facile Medio Diabolico 11 Bacheca di Scripta Restant Ti piace scrivere, disegnare o ti piacerebbe far parte di Scripta Restant in qualche modo? La Redazione si riunisce ogni venerdí alle 14 e 20 nell’aula della 5G al piano terra: la riunione è aperta a tutti, anche solo per dare un’occhiata! P.S.: Questo numero è stato impaginato da Anna Spanò, che ringraziamo, impaginatrice di Zabaione, giornalino del Liceo Classico Parini, dal momento che Tommaso è in ospedale malato. Gli auguriamo una pronta guarigione! Impaginatore: Tommaso Bojocchi Vignettista: Angelika Horwat Medio Capo Redattore: Fatìma Kuljancić Redazione: Salma Aseed Tommaso Bojocchi Sara Caratozzolo Rodrigo De Araujo Simone Fiorentino Angelika Horwat Fatìma Kuljancić Matteo Laconca Greta Maltecca Denise Muzzini Dario Pullia Paolo Troncato Facile Direttore: Simone Fiorentino Diabolico Soluzioni: Caro Cervello, ti alleno