Senza titolo - Fondazione March

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Senza titolo - Fondazione March
IN TO. Silenzio prodigioso
La gabbia era finita. Baltazar l’appese fuori dalla bottega, per forza
d’abitudine, e quando terminò di mangiare correva già la voce che era
la gabbia più bella del mondo. La notizia si era sparsa. Venne così
tanta gente a vederla, che davanti alla casa si formò un
assembramento, e Baltazar fu costretto a staccarla e a chiudere la
falegnameria….Nella sala c’era molta gente. Messa in mostra sul
tavolo, l’enorme cupola in fil di ferro con tre piani interni, con passaggi
e scompartimenti speciali per mangiare e dormire….sembrava il
modello in scala ridotta di una gigantesca fabbrica di ghiaccio.
Gabriel Garcìa Màrquez, La prodigiosa sera di Baltazar
Mentre nel 1960 il giovane Màrquez raccontava la storia di una
seducente gabbia per uccelli commissionata a Baltazar dal piccolo
Pepe, il ventottenne suo coetaneo, Andrej Arsen'evič Tarkovskij, si
diplomava in regia al VGIK di Mosca, la più celebre scuola sovietica di
cinema, con il cortometraggio Il rullo compressore e il violino, 55
minuti sceneggiati con la collaborazione del collega di corso Andrej
Michalkov Konchalovskij. Nei limiti di un’esperienza scolastica,
costretto per di più dall'osservanza di regime, il futuro autore di Solaris
manifestava già l’intenzione di affrontare il tema dell’incontro, del
rapporto fra un bambino e un adulto, ma anche fra l’Arte e il resto del
mondo. Sasha, un violinista di sette anni, deriso dai coetanei, viene
difeso e incoraggiato da un operaio che guida un rullo compressore,
che non ha istruzione ma ha una grande sensibilità personale. Sasha
riesce a superare prove per lui inconsuete, come guidare il pesante
automezzo o suonare il violino come mai era stato in grado di fare.
Tarkovskij rivendica il valore dell’arte come strumento di conoscenza
della verità. Per mezzo dell’arte, l’uomo si appropria della realtà
attraverso un’esperienza soggettiva. La scoperta artistica si presenta
come una rivelazione, come un desiderio appassionato di appropriarsi
del mondo, per conoscerlo. Tarkovskij come Màrquez, utilizza un
“Oggetto filtro” per concretare l’incontro tra gli esseri umani. Sia esso
uno spartito che diventa un aeroplanino di carta, sia l’”Oceano
pensante” sul quale galleggia l’isola di Solaris, campo magnetico
intenso e misterioso in cui si materializzano le immagini che i
protagonisti tengono nascoste in fondo alle loro anime. Non è
importante sapere se l’Oggetto esiste, ma quanto e cosa può
succedervi attraverso, IN, e in direzione di chi, TO.
IN TO. Silenzioso prodigio, è la conseguenza di un dialogo tra le
persone.
L’ARTE dentro LA FABBRICA, LA FABBRICA dentro L’ARTE. Creare
valore con le persone nasce con l’intento di promuovere e valorizzare
la figura umana, sia essa un artista che un operatore di un’azienda,
attraverso un processo di dialogo, confronto, relazione, scambio di
idee, che porti alla realizzazione di un oggetto, un’opera d’arte.
L’evento specifico coinvolge GPS Packaging, un’azienda di rilievo
consolidata nel territorio, che opera a livello internazionale nella
trasformazione della materia prima (carta e plastica) realizzando
shopping bags e labels. L’evento è stato vissuto all’interno dell’azienda
dalle maestranze stesse, rispettando la storia, la cultura, la filosofia
dell’azienda nel rispetto dei tempi, durante lo svolgimento dell’attività
lavorativa.
IN TO. Silenzioso prodigio, è un atto creativo al femminile che vede
coinvolte tre artiste: una pittrice, Erica Anesi, una fotografa, Melina
Mulas ed una compositrice, Paola Prestini. Si è imposto alle artiste un
primo sopralluogo in azienda, a stretto contatto con gli operatori,
successivamente una pausa di riflessione ed in seguito un secondo e
terzo sopralluogo in piena libertà nell’uso di materiali, superfici, suoni
da loro individuati, che in quella specifica occasione gli avrebbero dato
la forza per lasciare il segno. Segno riconducibile alle sensazioni, ai
colori, alle dinamiche, alle tensioni provocate dal luogo e dalle
persone. La fruizione: il pubblico non può partecipare direttamente
all’evento artistico. Negazione della performance. L’opera d’arte si
rivela in un luogo ed in un tempo “altro”, l’Azienda. Nasce da una
gestazione che richiede un suo tempo, processi naturali cadenzati
dallo scorrere del tempo. Erica Anesi, artista ben consolidata nel
mondo dell’arte pittorica internazionale, realizza un’opera
tridimensionale, I/O, convogliando in essa una grande capacità di
impossessarsi delle tecniche e dell’uso dei materiali che ha
caratterizzato fino ad oggi l’intero suo percorso artistico. L’opera di
questa giovane artista è fortemente caratterizzata dalla presenza della
Materia. La scelta dei materiali è essenziale, fonte di ispirazione,
concentrazione che, dal colore ad olio tradizionale, allo scarto di
lavorazione industriale, porta l’artista a prendere possesso in modo
lucido ed immediato dello spazio. Il risultato è sempre un Oggetto da
leggere in prospettiva tridimensionale. La singolarità dell’opera di Erica
Anesi è quella di regalare allo spettatore un’esperienza visiva
originale, basata sulla lettura a distanze diverse della visione. I/O, è
costituita da venti elementi primi. Ogni elemento primo rappresenta un
ritorno alle origini del prodotto finale, la carta. Carta ritorta e nastro di
carta. La forma dell'opera è mutante così come mutante è il rapporto
tra le persone. Il fruitore dell’opera sarà libero di vederla o di ignorarla,
di entrarci o di rimanervi fuori, di leggerla in funzione di accadimenti
che hanno portato alla sua realizzazione o semplicemente di
ascoltarla. Paola Prestini, affermata compositrice italo-americana, cofondatrice di VisionIntoArt (VIA) gruppo multidisciplinare all’interno del
Whitney Museum di New York, che si è esibito in teatri e musei di tutto
il mondo ed è specializzata nella creazione di collaborazioni che
derivano da una continua sperimentazione musicale, darà voce
all’oggetto attraverso suoni, rumori, voci, sensazioni provate durante i
sopralluoghi in azienda. La fotografa Melina Mulas, con Gps Primo
Giorno le trasferirà in tre serie di immagini, una per ogni sopralluogo,
sui supporti grezzi utilizzati quotidianamente dall’azienda, dando la
possibilità al visitatore di “impossessarsene” liberamente durante
l’esposizione.
Tea Gualdo