Il Signore chiama con amore a servizio della Chiesa Una preghiera

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Il Signore chiama con amore a servizio della Chiesa Una preghiera
Diaconi permanenti
14 Sabato, 1 dicembre 2012
S
abato 8 dicembre alle
ore 10.00, in Cattedrale
a Como, tre uomini della
nostra diocesi riceveranno per
il dono dello Spirito Santo, con
l’imposizione delle mani del
vescovo Diego Coletti, l’ordine del
diaconato. Sono: Alberto Conti
della parrocchia Santo Stefano
protomartire in Fino Mornasco,
sposato con Gabriella; Salvatore
La Sala della parrocchia San
Pietro in Gemonio, sposato con
Immacolata; Bruno Pravato
Tre nuovi diaconi permanenti
della parrocchia San
Zenone in ComoMonteolimpino,
sposato con Stefania. Il termine
greco diàkonos (diaconia), significa
servo e nel Nuovo Testamento
viene usato per identificare quelle
persone che all’interno della
comunità cristiana erano incaricati
a svolgere il servizio della carità.
Papa Benedetto XVI nell’Enciclica
“Deus caritas est” ne dà una
sintetica spiegazione: “L’amore
di Dio verso l’uomo si traduce
nel servizio della carità, che
rappresenta uno stile di vita e
come tale è intriso dell’Amore che
cerca il bene integrale dell’uomo.
(…) Amore è pertanto il servizio
che la Chiesa svolge per venire
costantemente incontro alle
sofferenze e ai bisogni, anche
materiali, degli uomini (…) Si tratta
dunque di uno dei tre compiti insieme all’annuncio della Parola di
Dio e alla celebrazione dei
Sacramenti - costitutivi
della realtà della Chiesa.
La radicale forma di comunione
materiale degli inizi della Chiesa
è mutata nel tempo (…) Un passo
decisivo nella difficile ricerca di
soluzioni per realizzare questo
fondamentale principio ecclesiale
diventa visibile in quella scelta
di sette uomini che fu l’inizio
dell’ufficio diaconale (cfr At 6,5-6)”
(…) Questo gruppo però non doveva
svolgere un servizio semplicemente
tecnico di distribuzione: dovevano
essere uomini “pieni di Spirito e
di saggezza” (cfr At 6, 1-6). Ciò
significa che il servizio sociale
che dovevano effettuare era
assolutamente concreto, ma al
contempo era senz’altro anche un
servizio spirituale; il loro perciò
era un vero ufficio spirituale, che
realizzava un compito essenziale
della Chiesa, quello dell’amore
ben ordinato al prossimo. Con la
formazione di questo consesso la
“diaconia” era ormai instaurata”.
Alberto Conti. Vive a Fino Mornasco e attualmente è in pensione.
Il Signore chiama con amore a servizio della Chiesa
S
ono nato a Cassina Rizzardi nel 1951;
sono sposato con Gabriella e abbiamo un figlio, Marco; abitiamo a Fino
Mornasco, parrocchia di Santo Stefano, e
ora sono in pensione. Ho lavorato a lungo
per le Edizioni Paoline e i primi anni di Famiglia Cristiana sono stati molto importanti
per la mia vita: ho conosciuto Gabriella, e
ho anche conosciuto una persona eccezionale come don Giuseppe Zilli, compianto
direttore degli anni 60/80, che trasmetteva
agli allora pochi dipendenti come il lavoro
non è per l’uomo solo mezzo e strumento
di guadagno, ma è anche promozione della
condizione umana attraverso un rapporto
di relazione, di donazione e di condivisione del proprio tempo e delle proprie doti. È
un pensiero che ho sempre condiviso con
Gabriella, che ci ha fatto conoscere profondamente e che ci ha sempre unito. E questa convinzione mi ha aiutato nel trovare il
coraggio di donare il mio tempo alla mia
comunità parrocchiale e a chi me lo richiedesse o ne avesse bisogno.
La scelta per il diaconato ha radici in un
momento particolare della mia vita: ero
appena andato in pensione, c’erano tanti
progetti, anche personali e di coppia, ma
in parrocchia era appena arrivato come collaboratore un nuovo sacerdote, don Mario
Fiorani, con cui c’era molto feeling, come
si dice oggi, e che inconsciamente (non so
quanto a sua insaputa) è diventato strumento di un particolare incontro con Gesù.
“Hai mai pensato al diaconato permanente?” mi disse in modo molto diretto; “Che
cos’è?”: non sapevo nemmeno esistesse un
ministero per le persone sposate e, onestamente, sono rimasto parecchio perplesso e
confuso. Ci ho pregato e pensato su per un
po’ cercando anche di capire ciò che “questa cosa” volesse dire per me, per la mia famiglia, per il nostro futuro. Ho parlato con
don Angelo Riva per cercare di capire, di
essere rassicurato; infatti consideravo ancora la “cosa” come un fatto pratico: impegni,
impatti, ecc. Poi ho capito che la “cosa” era
più “naturale”, che il Signore non lascia mai
soli quelli che lo seguono e che i miei “don”
(don Mario, don Armando, don Christian e
oggi don Pierino e don Eugenio) mi indicavano non un incarico ma una strada per essere “segno” alla comunità, una strada per
servire il Signore.
Nella naturalezza e nella fiducia dell’azione
del Signore, il suo “giogo” diventa veramente leggero, tutto diventa più chiaro e ragioni
in modo diverso perché diventi partecipe
dell’azione di Dio, strumento nelle mani di
Dio che sempre ti sostiene con la sua grazia. Ecco con questa certezza nell’aiuto del
Signore ho trovato, abbiamo trovato, la serenità nell’attesa che le cose accadano secondo la Sua volontà. E ora il Signore mi
(ci) chiama ad amarlo con una particolare
dedizione al servizio della Chiesa di Como.
Bruno Pravato. Vive a Como-Monte Olimpino ed è perito chimico.
Una preghiera per ringraziare di questo dono
S
ono nato a Como nel 1957, sono sposato con Stefania dal 1979 e abbiamo
avuto il dono di 3 figli: Cristina di 32
anni, mamma di Eleonora Chiara e di Simone Pietro, Fabio di 26 anni e Paolo 20
anni. Sono diplomato perito chimico e dopo varie esperienze lavorative tra le quali
5 anni in Sud Africa con Stefania e Cristina, attualmente sono disoccupato. La mia
prima esperienza di Chiesa è stata all’età
di 7 anni, come chierichetto a Cernobbio:
un (salutare) schiaffone mollatomi dal parroco durante la Messa solenne perché mi
ero messo a parlare. Le mie esperienze lavorative mi hanno messo a confronto con
varie realtà di fede: cristiani, musulmani,
buddisti, induisti; ho sempre cercato il
dialogo ed il sereno confronto sulle varie
differenze. Anche se la nostra residenza è
cambiata numerose volte (Como, Johannesburg, Erba, Pandino e poi il ritorno a
Como), abbiamo sempre frequentato la
Chiesa impegnandoci nella liturgia, nella
catechesi. Mio papà ci ha lasciati nel febbraio 2002: era maresciallo maggiore dei
Vigili Urbani di Como (ora Polizia Locale),
persona integerrima e di profonda fede: la
sua dipartita è stata qualcosa che ha cambiato profondamente la mia vita (è andato
a dirigere un altro tipo di traffico da lassù!).
Nel 2003 un sacerdote, al termine della
Messa per il suo anniversario di ordinazione mi ha chiesto. “Hai mai pensato di
diventare diacono?” Quella domanda mi è
frullata nella testa per qualche giorno, ne
ho parlato con Stefania e poi con don Andrea Livio (allora parroco di San Salvatore
in Como). Dopo un periodo di verifica, ne
ho parlato con don Angelo Riva e da lì è
incominciato il mio cammino assieme alla
Comunità diaconale diocesana. Stefania è
stata un aiuto prezioso in questi 9 anni di
cammino, anche i miei figli – a modo loro
Salvatore La Sala. Vive a Gemonio ed è medico di famiglia.
La gioia di professare la nostra fede
S
ono medico di famiglia, vivo a Gemonio con mia moglie Maria Immacolata. Dopo gli anni di formazione al ministero del diaconato permanente, eccomi
all’agognato traguardo. Ringrazio di cuore le
persone che mi sono state vicine e mi hanno
accompagnato in questo intervallo di tempo,
che affrontato in modo consapevole richiede
un atto di fede coraggiosa e affidamento alle
disposizioni del servizio alla sequela di Gesù
Cristo, “Maestro e Servo” che rivela il volto
del Padre ricco di misericordia. In questo mi
sono stati d’esempio coloro che mi hanno
sostenuto con la preghiera e l’esempio di
testimonianza eroica, mostrandomi la bellezza del servizio ecclesiastico e stimolandomi con la vita orientata al perseguimento
di questo ideale. Nella comunione dei santi hanno interceduto per me i miei genitori.
Questa vocazione nasce dal desiderio di vivere all’interno della comunità ecclesiale la
dimensione del servizio come ministro della
soglia in ascolto e ottemperando ai bisogni e
alle necessità delle persone a me prossime.
Lungo questo cammino mi è stato di guida il
versetto di Matteo 16 ,24 “Se qualcuno vuol
venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Mi ha insegna-
– mi hanno supportato in questa scelta di
vita. Ciò che non è mai mancato è stata la
vicinanza di Gesù: gli ho detto “Se Tu mi
vuoi, con tutti i miei limiti ed i miei difetti,
eccomi! Aiutami nelle varie difficoltà. Una
sola cosa Ti chiedo: che io non Ti abbia mai
a rinnegare!” Nove anni sono passati, la
Scuola di Teologia in Seminario, gli incontri mensili, i ritiri spirituali, vari incarichi
in parrocchia: preparazione al Battesimo,
dei fidanzati al Matrimonio… e il prossimo
8 dicembre sarò chiamato con altri due fratelli a confermare la fedeltà a questa scelta
di carità, di amore, di impegno verso i fratelli: “ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me”(Mt. 25,40).
Alle comunità di San Salvatore e di San Zenone, chiedo che ci accompagnino con le
loro preghiere, rendendo grazie al Signore
per questa Grazia!
to la sequela di Cristo, servo obbediente al
Padre per la salvezza degli uomini. Prego il
Signore che mi dia la prudenza, l’umiltà e la
forza di portare a termine ciò che ho iniziato. In particolare ringrazio mia moglie che
in virtù del sacramento del matrimonio è un
cuor solo e un’anima sola con me nel vivere il
quotidiano e nel cammino di fede. Ella mi ha
incoraggiato e sostenuto in questa scelta vocazionale e vive tale servizio come grazia da
apprezzare e coltivare assieme, sforzandoci
di vivere il quotidiano mettendo Cristo al primo posto. Impegno che viene compensato
dalla gioia di poter professare la nostra fede.