Capitolo VI - In fondo a destra. La campagna elettorale di Daniela

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Capitolo VI - In fondo a destra. La campagna elettorale di Daniela
Capitolo VI - In fondo a destra.
La campagna elettorale di Daniela Santanchè
di Francesco Marchianò
6.1 A chi la televisione? A noi!
Il giovane partito de La Destra, fondato da Francesco Storace, nelle elezioni politiche 2008 ha presentato come candidato
premier Daniela Garnero in Santanchè, fuoriuscita nella legislatura precedente dalle fila di Alleanza Nazionale e tra le fondatrici
del partito. Durante la campagna elettorale il candidato de La
Destra ha avuto un spazio mediatico piuttosto alto come si può
notare dal numero di presenze televisive1 riportate nella seguente
tabella:
Tabella 1. Apparizioni televisive di Daniela Santanchè
Data
Programma
Canale
04/03/08
Ballarò
RaiTre
06/03/08
Porta a Porta
RaiUno
10/03/08
Primo Piano
RaiTre
18/03/08
26/03/08
27/03/08
28/03/08
03/04/08
04/04/08
04/04/08
09/04/08
Omnibus
Porta a Porta
Anno Zero
Le invasioni Barbariche
Tg2 Punto di vista
Omnibus
Conferenza Stampa
Matrix
La7
RaiUno
RaiDue
La7
RaiDue
La7
RaiDue
Canale 5
Fonte: Elaborazione Mediamonitor Politica
1
La tabella fa riferimento ai programmi inseriti nel palinsesto della ricerca.
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Francesco Marchianò
Nei quaranta giorni di campagna elettorale, ha totalizzato
11 presenze, quasi una ogni tre giorni. Un dato importante
che può far considerare Daniela Santanchè tra i candidati più
visibili delle Politiche 2008. Facendo attenzione ai programmi
nei quali ha presenziato, balza subito agli occhi la totale assenza dalle reti Mediaset, ad eccezione di Matrix che, per ragioni
legate alla par condicio, è stato “costretto” ad averla come ospite. Si potrebbe insinuare che le reti del Cavaliere abbiano
accuratamente evitato di concedere spazio ad un candidato
che poteva insidiare il voto a destra del Pdl. Più volte, invece,
è stata ospite nelle reti Rai ed anche a La7. Le sue presenze, altro elemento importante, si sono concentrate nella penultima
settimana di campagna elettorale; nell'ultima, invece, c'è stata
una sola apparizione, quella a Matrix. Dunque, da un punto di
vista mediatico, ciò non l'ha favorita in maniera particolare.
Nella maggior parte dei programmi si è trovata a discutere
assieme ad ospiti poco conosciuti, specialmente con i candidati delle liste minori come: Stefano Montanari (Lista civica per
il bene comune), Stefano De Luca (Partito Liberale Italiano),
Renzo Rabellino (Lista dei Grilli Parlanti), Sergio Riboldi
(Movimento Europeo Diversamente Abili), Bruno De Vita
(candidato premier Unione Democratica per i Consumatori),
Flavia D’angeli (candidata premier Sinistra Critica), Roberto
Fiore (candidato premier Forza Nuova). Ciò si deve al fatto
che, come si accennava, per legge a tutti i candidati premier
spetta un minimo di “rappresentanza” televisiva uguale per
tutti. Per questo motivo, alcune trasmissioni hanno preferito
approntare delle puntate ad hoc per questi candidati invitandone diversi “allo stesso tavolo”. Ciò ha contribuito alla costruzione di un'immagine de La Destra come partito minoritario e periferico che sicuramente non le ha giovato mediaticamente. Emblematico il titolo di una puntata di Porta a Porta,
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“Gli Altri”2, che esprimeva in maniera inequivocabile la distanza de La Destra, e degli altri partiti, dal centro della scena.
Non tutti i programmi però, con la scelta degli ospiti, hanno marginalizzato la presenza di Daniela Santanchè. Alcuni,
come Annozero, Ballarò e Omnibus, hanno affiancato al leader
personaggi politici di rilievo come Fausto Bertinotti, Enrico
Letta, Antonio Di Pietro, Bruno Tabacci e Maurizio Gasparri.
In queste trasmissioni il candidato, confrontandosi con personaggi politici più conosciuti e di partiti più grandi, ha avuto
un'immagine certamente più importante e centrale nel panorama politico. Non solo, in queste circostanze, molto spesso,
Santanchè ha dimostrato di essere all'altezza della situazione
tenendo testa ad interlocutori prestigiosi.
In riferimento ai temi sui quali è stata invitata a confrontarsi si può notare che essi, come spesso accade, siano andati dal
politico al polemico. La scelta di rompere con An e con Berlusconi per correre da soli, lo stipendio dei parlamentari, la
polemica sulle donne con Berlusconi e con Alessandra Mussolini, la campagna elettorale de La Destra e dei suoi avversari.
Su tutti questi temi non ci si è confrontati sul contenuto politico ma su quello polemico enfatizzando alcune querelle che
hanno visto protagonisti Santanchè e altri politici e che hanno
tenuto banco anche sui quotidiani sconfinando spesso nel
gossip.
I temi nei quali invece Daniela Santanchè si è trovata molto a suo agio, dimostrando di avere idee decise e anche efficacemente comunicabili, sono stati quelli di natura economica e
sociale. Sia sul tema della “casa” che sul fisco ha avuto buon
gioco a spiegare le proprie proposte dimostrando competenza
e apprezzabili doti mediatiche. Per esempio, sul tema dalla casa, la proposta di istituire un mutuo sociale e di aumentare gli
investimenti nell'edilizia popolare hanno dato sicuramente
un'immagine positiva del partito. Il mutuo sociale, in partico2 La puntata è del 6 marzo. Sostanzialmente identica è stata la struttura della
puntata del 26 marzo intitolata: “Noi corriamo da soli”.
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lare, è diventata una delle proposte più riconoscibili dal punto
di vista televisivo e, con ogni probabilità, più accattivanti per i
consumatori-elettori. Anche in riferimento al fisco, le proposte de La Destra sono state piuttosto chiare ed efficaci. La Flat
Tax (creazione di un'aliquota unica non progressiva fino ad in
certo reddito), l'aumento del prelievo fiscale ai grandi gruppi
economici e finanziari, l'estensione della no tax area fino a
15.000 euro, sono state proposte spesso riprese nelle trasmissione diventando anche argomento di dibattito.
Vi sono stati infine altri due temi importanti, uno “rosa” e
l'altro “nero”. Rispetto al primo, trattandosi di una donna,
molto spesso le domande si sono concentrate su questo aspetto, per esempio sul suo ruolo di madre. Inoltre, approfittando
dell'uscita, proprio durante la campagna elettorale, di un suo
libro (Santanchè, 2008) dedicato ai maltrattamenti subiti dalle
donne islamiche, è stata interrogata su questo punto. Nonostante l'uscita del libro però, Santanchè non è riuscita ad imporre questa issue nell'agenda dei media. La questione femminile ha anche introdotto tematiche di particolare sensibilità etica, come l'aborto o i DICO, sulle quali il candidato de La
Destra ha espresso la propria avversione. Il lato “nero” dei
suoi temi ha invece riguardato il discorso intorno al fascismo.
Nato con la candidatura da parte del Pdl dell'editore Ciarrapico, l'argomento “fascismo” ha avuto molto spazio nei primi
giorni di campagna elettorale. La Destra, durante la sua campagna elettorale, ha mantenuto al riguardo una posizione ambigua spesso assumendo posizioni apologetiche in parte mirate ad accrescere il consenso presso frange giovanili attratte dal
messaggio delle formazioni neofasciste e sempre più in crescita in Italia3. Da notare come del fascismo Daniela Santanchè
ha dato un significato molto esteso, generalmente confuso
con l'anticomunismo, anzi, ancor più, con l'avversione a tutte
3 Per avere un quadro generale della componente giovanile nell'estrema destra neofascista e dei rapporti con la politica e le istituzioni si veda Berizzi,
2009.
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le sinistre, “Se per fascismo si intende essere contro l'egemonia della sinistra allora io sono fascista” (Primo Piano, 10 marzo). In quest'ottica è stato classificato come “fascista” anche
Papa Ratzinger verso il quale, per altro spesso, è stata espressa
la stima da parte del candidato4. Di fatto però il tema è stato
poi ripreso e sfruttato per tutta la campagna elettorale. Specialmente in alcuni comizi, come quelli nei centri sociali di destra, si è fatta abbastanza esplicita apologia del fascismo il tutto in una cornice nostalgica con sfondo di giovani che gridavano “duce duce”. I giovani dell'area neofascista sono stati
uno dei target preferiti da La Desta tant'è che in alcune trasmissioni televisive, quando se n'è fatto riferimento, Daniela
Santanchè li ha difesi a spada tratta, ritenendoli giovani “che
scrivono libri, studiano, sono i migliori, sono quelli che vincono nelle scuole e nelle università” (Primo Piano, 10 aprile). Rimanendo sul versante “nero”, tra i temi de La Destra ha fatto
discutere quello dell'immigrazione sul quale il partito si è dimostrato intransigente e xenofobo. Due proposte fatte nel
corso della campagna elettorale meritano di essere riferite: la
prima è stata quella di arrestare i clandestini che vanno negli
ospedali pubblici per curarsi (“Prima li curiamo e poi li arrestiamo”); la seconda è stata quella di rimpatriare tutti gli immigrati rinchiusi nelle carceri italiane affinché scontino la pena
nei paesi di origine (“Vadano nei propri paesi ad espiare le loro colpe”)5. Dio, patria, famiglia, giovinezza, autorità, insomma, direttamente o indirettamente, sono state parole costanti
del discorso di Daniela Santanchè che hanno collegato idealmente il suo partito ai movimenti neofascisti.
In complesso però Daniela Santanchè è riuscita assai di rado e con fatica ad imporre nell'agenda dei media i propri temi
e le proposte del proprio programma. Nella maggior parte di
4 Tra le altre, si vedano le puntate di Porta a Porta del 6 marzo e di Primo Piano del
10 marzo.
5 Si tratta di tematiche che la candidata riprende in diversi contesti: le citazioni testuali, tuttavia, fanno riferimento alla puntata di Porta a Porta del 26 marzo.
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casi essi sono stati imposti dalla trasmissione e dal conduttore
e a questi ci si è dovuti adeguare. Da questo punto di vista, lo
spazio mediatico del candidato de La Destra sembra uno spazio prevalentemente subìto.
Lo stile argomentativo di Daniela Santanchè si è distinto
per essere stato in primo luogo aggressivo e oppositivo. La candidata, nel corso delle trasmissioni, si è spesso scontrata con gli
altri ospiti presenti in studio e talvolta anche con il conduttore. In più ha anche criticato e attaccato protagonisti non presenti, sia politici sia appartenenti ad altri settori come le grandi
imprese o le banche. La verve polemica si è quindi sposata
molto bene con questo stile. Per questo motivo anche l'esaustività delle argomentazioni non è stata completa anche se a ciò
ha saputo porre rimedio grazie alla sua confidenza con il mezzo televisivo e alla sua capacità di riuscire a racchiudere proposte e pensieri in pochi slogan e parole chiave, talvolta più
raffinati, talaltra più banali.
I principali bersagli polemici sono stati Walter Veltroni e in
generale il Partito Democratico. Veltroni è stato accusato a
vario titolo di aver reso insicura la capitale con l'ingresso degli
immigrati (“ha portato l'Africa in Italia”, Le invasioni barbariche,
28 marzo), di essere colluso con le grandi banche e con i poteri forti, di incarnare la prosecuzione del governo di Romano
Prodi. La scelta di attaccare ripetutamente il Pd e il suo leader
non è stata strategicamente intelligente e, certamente, poco
remunerativa dal punto di vista elettorale. Il partito infatti
competeva per il consenso elettorale più con la destra che col
centro o con la sinistra, dunque, criticando la sinistra, non ha
marcato nessuna particolare differenza con il Pdl e non ha offerto motivi forti e attraenti perché un elettore preferisse La
Destra al partito di Silvio Berlusconi. A proposito del Cavaliere, l'atteggiamento tenuto nei suoi confronti è stato ambivalente. Da un lato lo ha criticato, accusandolo di essere già
d'accordo con Veltroni per gestire la nuova fase politica;
dall'altro lato, ha avuto un atteggiamento bonario e assolutorio
(“dobbiamo ridare Berlusconi a Berlusconi”, Porta a Porta, 26
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marzo). È come se in qualche modo Daniela Santanchè non
escludesse del tutto la possibilità di riallacciare in seguito un
legame con Berlusconi. L'unico leader di destra con il quale si
è scontrata, seppur solo a distanza, ma con particolare livore,
è stato Gianfranco Fini. Accusato di aver rinnegato i valori nei
quali si riconosceva la comunità di An con la scelta di presentarsi nel Pdl assieme a Berlusconi con lo stesso simbolo, Fini è
stato più volte bersagliato e giudicato come “traditore”, “moderato”. Proprio in polemica con Fini, Santanchè ha enfatizzato molto alcuni aspetti simbolici, a partire dalla fiamma, emblema de La Destra, fino a usare un linguaggio più radicale
sperando di recuperare il voto dei delusi “duri e puri” di An.
Sul simbolo della fiamma per altro vi è stata anche una disputa
dovuta alla sua prima esclusione dalle liste elettorali per aggirare la quale il partito è stato costretto ad alcune modifiche,
tra le quali lo sfondo completamente azzurro con il nome di
Daniela Santanchè.
Si diceva della capacità del candidato premier de La Destra
di utilizzare alcuni slogan per sintetizzare il suo messaggio. Alcuni sono stati ripetuti molto spesso e meritano certamente
menzione. Il primo, “L'Italia agli italiani”, è stato quello più
gettonato durante le trasmissioni televisive, presente anche in
uno dei manifesti elettorali comparsi nei muri delle città. Uno
slogan semplice, nel quale emerge l'amor patrio e l'ostilità verso lo straniero, due temi classici dei partiti della nuova destra
europea. Molto ripetuto è stato anche il “credo” di Santanchè,
presente nel manifesto elettorale più noto dal sapore religioso
che è diventato una specie di mantra col quale Santanchè
spesso ha introdotto le sue proposte, segno che, evidentemente, il candidato è stato preparato accuratamente e allenato. Il
“credo” è stato rafforzato anche da altre frasi ad effetto,
anch'esse sovente ripetute nelle trasmissioni: “Per me la politica è un credere” (Le invasioni barbariche, 28 marzo), oppure
“Votare significa credere” (Porta a Porta, 26 marzo). A questi
slogan principali se ne accompagnano altri nati durante le trasmissioni televisive e poi ripetuti sempre più spesso come: “Io
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ballo da sola” (Porta a Porta, 6 marzo) tesa a rivendicare la scelta di presentarsi non coalizzati nelle elezioni, oppure “noi
possiamo guardare negli occhi gli italiani”6, di almirantiana
memoria, in evidente polemica con gli altri partiti, specialmente i più grandi, accusati di prepararsi all'inciucio e di fare parte
della “casta”. A proposito, “casta” e “inciucio” sono di gran
lunghe le parole chiave più utilizzate alle quali si è spesso unita
quella di “orgoglio”.
6.2 “Noi non siamo politicamente corretti”. La narrazione de La Destra e il tentativo populista
Per inquadrare meglio il partito de La Destra e le performance del suo candidato premier, è opportuno cercare di
comprendere la narrazione che ha costruito durante la campagna elettorale. Per fare ciò, un primo passaggio è quello di vedere quali sono stati gli avversari indicati dal partito nel proprio discorso; l'indicazione dell'avversario infatti è uno degli
aspetti principali che contribuiscono alla formazione di una
identità collettiva ed essa si dà in primo luogo quando vi è un
“noi” che si contrappone ad un “loro”. Essendo La Destra un
partito giovane, la formazione dell'identità è stata una delle
prime preoccupazioni; anche per questo motivo, molti sono
stati gli avversari indicati dal partito e dal suo candidato.
Tra gli attori politici, i principali avversari sono stati il Pd e
il Pdl, definiti partiti di plastica e accusati di essere solo fittiziamente avversari, ma in realtà autori di un “inciucio” che li avrebbe visti di fatto governare insieme. La critica a questi partiti si è estesa però un po' in generale a tutti i politici accusati
di far parte della “casta”7 e di quanti, in virtù di privilegi corporativistici, guadagnerebbero forti somme immeritatamente.
Testualmente in Primo Piano, 10 marzo.
Il termine, usato spessissimo nella trasmissioni da Daniela Santanchè, è
diventato comune dopo il successo dell'omonimo libro sul malcostume politico
scritto da due giornalisti del Corriere della Sera.
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Per questo motivo la proposta de La Destra è stata quella di
parificare gli stipendi dei parlamentari al reddito medio degli
italiani, 1.200 euro al mese8. Il passaggio alla critica della casta
proietta La Destra in una dimensione antipolitica che diventa
addirittura contro tutto l'establishment nel momento in cui
vengono criticati anche i cosiddetti poteri forti come le grandi
imprese e le banche, accusati anch'essi di essere d'accordo con
i partiti principali e di “inciuciare” anche loro a scapito del
popolo. Emerge quindi una visione sostanzialmente manichea
della realtà: da una parte c'è il popolo, dall'altro ci sono i grandi partiti e i potentati economici e finanziari che negano al
popolo ciò di cui avrebbe realmente bisogno. La proposta de
La Destra è dunque quella togliere questo potere ai partiti
principali e di evitare la collusione con il sistema dei poteri
disseminato nella società.
A questi elementi ne vanno aggiunti altri due. Il primo è
quello del fascismo “recuperato” sotto molti aspetti, soprattutto formali. La tendenza è stata quella di costruire un significato nuovo e molto esteso del fascismo facendolo sostanzialmente coincidere con l'avversione alla sinistra; con questo
meccanismo si è mantenuto l'aspetto simbolico, evocativo e
nostalgico, per sedurre una piccola parte dell'elettorato. Il fascismo, come avversione alla sinistra, ha sostituito il più datato anticomunismo “alimento principale dell'estrema destra rinascente” nel dopoguerra (Milza, 2003, pp. 421-422). Più che
il fascismo del passato, le tendenza de La Destra e di Daniela
Santanchè è stata quella di elogiare i giovani che gravitano
nell'area del neofascismo italiano. Molto spesso infatti la candidata ha tenuto comizi nei centri sociali dei giovani fascisti,
elogiando questi ultimi. L'accostamento al fascismo e il rapporto ambiguo con esso, non devono però stupire anche se
provenienti da un “costola” di An. Come è stato osservato:
8 Questa proposta è stata lanciata in campagna elettorale durante le trasmissioni televisive. In realtà nel programma si propone un riduzione del 20% degli
emolumenti dei parlamentari.
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“L'abbandono delle radici fasciste non è un processo semplice
né indolore, anche perché impone la costruzione di un'identità
sostitutiva difficile da definire, di cui il primo decennio di vita
di An non fornisce un chiaro profilo” (Tarchi, 2007, p. 16). Il
secondo invece è la xenofobia. Nella narrazione de La Destra
l'odio per gli immigrati viene ribadito in maniera radicale. Il
linguaggio per altro è abbastanza esplicito: “Rivendico con orgoglio di essere fascista se fascista vuol dire cacciare gli irregolari e i clandestini a pedate nel sedere”; “Andremo a radere al
suolo le barraccopoli”9. Le proposte sul tema immigrazione,
come l'arresto per gli immigrati non regolari che vanno a curarsi in ospedale10 e il loro rimpatrio assieme a tutti i detenuti
extracomunitari, non lasciano dubbi al riguardo. Addirittura,
promuovendo l'esclusione di tutti gli immigrati dai principali
diritti sociali, dando il privilegio solo agli italiani, viene ripresa
la proposta della “preferenza nazionale”, cara al Front National di Le Pen.
Questi elementi possono essere riassunti in uno schema interpretativo abbastanza semplice e nello stesso tempo coerente. L'Italia è malmessa economicamente. I colpevoli sono vari:
i politici che guadagnano troppo e che fanno finta di essere
avversari ma in realtà sono d'accordo tra loro, le grandi imprese economiche e finanziarie che sono colluse coi politici e che
anziché pagare le tasse ricevono solo sgravi e aiuti dallo stato,
gli immigrati che si curano a spese degli italiani e portano solo
delinquenza e insicurezza. Poi c'è il popolo, specialmente i ceti
medi, che è costretto a pagare le tasse che servono a riempire
le tasche dei politici, a pagare ospedali e carceri agli immigrati,
ad aiutare il grande capitale. Questa narrazione, così brevePronunciata a Milano in un comizio al Teatro Nuovo, il 29 marzo.
Si scrive a tal proposito in un librettino illustrativo del programma: “La
spesa sanitaria italiana è fuori controllo proprio mentre gli ospedali sono pieni
di zingari e clandestini che vengono curati come gli italiani ma senza pagare un
centesimo. Noi ci batteremo affinché i clandestini che si recano in ospedale siano espulsi con provvedimento immediato del prefetto dopo aver ricevuto le cure d'emergenza”.
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mente sintetizzata, si accompagna al rispolvero, soprattutto in
chiave simbolica, del riferimento fascista; da questo punto di
vista il partito della Desta si trova a tenere insieme temi tipici
dell'estrema destra postindustriale con quelli invece più cari
all'estrema destra tradizionale11.
Questa narrazione ci suggerisce di inserire il partito di Daniela Santanchè e Francesco Storace tra i partiti dell'estrema
destra neopopulista. Questa ipotesi troverebbe conferma in
molti elementi a cominciare dal costante riferimento al popolo
(“L'Italia agli italiani”12 recita lo slogan principale del partito)
in antitesi ai suoi nemici; infatti “l'universo mentale populista
è strutturato in forma dicotomica e manichea” (Tarchi, 2003,
p. 25). E' nella visione populista ritenere “in definitiva, la società divisa in due gruppi omogenei e antagonisti, “il popolo
puro” e le “élite corrotte” (Mudde, 2004). La visione manichea e l'attacco all’establishment denotano una mentalità cospirativa, “infatti, accomunare, come fanno i populisti, vari gruppi
di élite come i banchieri, i politici, gli intellettuali e i capitani
d'industria equivale quasi ad affermare che tutti costoro sono
in combutta e fanno parte di un complotto” (Taggart, 2002, p.
173). Nella narrazione de La Destra, il riferimento alla “gente”
o al “popolo” è frequentissimo; in particolare il popolo che si
evoca è il popolo-nazione, ossia al popolo inteso come ethnos13.
Di conseguenza ciò proietta La Destra in una dimensione nazionalistica che mira a rimarcare ancor più i propri confini identitari arricchendoli con la componente religiosa (cristianità
versus Islam)14.
Oltre all'establishment, c'è un altro grande e ben più pericoloso nemico del popolo che mina la sua armonia e la sua sicurezza: lo straniero. Anche questo tema conferma quanto
11 Sulle categorie di estrema destra postindustriale e tradizionale si veda Ignazi, 1994.
12 La versione francese dello slogan fu coniata anni fa dal Front National.
13 Per approfondimenti si vedano Mény e Surel, 2002 e Taguieff, 2003.
14 “Noi crediamo nell'Italia, nelle nostre radici cristiane” è scritto nel libretto contenete il programma.
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detto prima, infatti l'immigrazione e la sicurezza sono stati due
temi su quali “le Nuove destre hanno compiuto i loro più cospicui investimenti simbolici e politici” (Mastropaolo, 2005, p.
42). Anzi, accanto ad essi si aggiunge lo “sciovinismo del welfare” cioè il tentativo di mantenere i servizi sociali riducendo
nel contempo il prelievo fiscale. Un tema connesso
all’immigrazione poiché “ciò appare possibile privatizzando i
servizi e facendo spazio all'iniziativa privata, ma anche, in
qualche modo, preservando la sanità e la scuola pubblica,
nonché soprattutto riducendo l'offerta di servizi di welfare a
chi parassitariamente e ingiustamente ne beneficia; che sono,
manco a dirlo, gli immigrati” (Ivi, pp. 36 e 37).
Il tentativo populista messo in atto da La Destra, sebbene
riuscito nella costruzione identitaria e comunicativa, non ha
avuto altrettanto successo dal punto di vista elettorale. In Italia, infatti, è difficile trovare uno spazio politico ampio su questi temi poiché essi sono stati in larga parte colonizzati da tanto tempo, e con grande successo, da altri partiti politici come
la Lega Nord e Forza Italia. Il nostro paese, come ha notato
Hermet, oltre ad essere il luogo dove si sono manifestate ben
tre delle cinque componenti da lui rintracciate del populismo
europeo, è anzi il “sito per eccellenza del trionfo [del populismo]
sui partiti classici” (Hermet, 2001, p. 396, corsivo nostro). Lo
spazio di manovra, in questo versante, appare dunque ristretto, per questo motivo il partito si riduce essenzialmente ad essere solo un'attrazione per i delusi di An nonché per i giovani
più sensibili al richiamo del neofascismo.
6.3 La donna che visse più volte. Breve storia di Daniela
Santanchè15
Daniela Guarnero poi Santanchè nasce il 7 Aprile 1961 a
Cuneo da una agiata famiglia di imprenditori. Dai genitori, di
15
Questo paragrafo è stato scritto da Enrica Farnese ed Emanuela Randelli.
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orientamento conservatore, ha ricevuto una educazione piuttosto severa alla quale ben presto si è opposta diventando la
“figlia ribelle” (Capurso, 2004). Conseguita la maturità decide
di iscriversi all'università di Torino nella facoltà di Scienze Politiche. I genitori però, contrari a questa scelta, non le danno il
sostegno necessario e per i primi tempi di università Daniela si
arrangia come può coniugando lo studio con vari lavori. E’
proprio in questo periodo che inizia ad avvicinarsi alla politica
diventando subito di destra ”per reazione”. Ricorda Daniela:
“Ogni cosa era omologata, l’eskimo, gli scioperi, i picchetti
davanti alle facoltà, piene di gente infarcite di marxismo” (Ivi).
Il periodo di incertezza però dura poco. Daniela infatti incontra Paolo Santanchè, chirurgo plastico molto più grande di lei,
e nel 1982, all’età di 21 anni, decide di sposarsi. Dopo il matrimonio, nel 1983, conseguita la laurea con una tesi su “Donna e impresa”, si tuffa nel mondo della comunicazione fondando la “Dani Communication” grazie alla quale inizia ad entrare in contatto con il bel mondo milanese. La sua società si
occupa un po' di tutto dalla promozione di eventi mondani
all'organizzazione di striptease per una nota discoteca. Grazie
al successo della sua società e alla notorietà che inizia a crescere, Daniela fa anche la prima prova televisiva partecipando nel
1986 al programma “Il bello delle donne” dove dichiara che
da grande vorrebbe fare il ministro.
“Santanchè” intanto diventa un brand sempre più importante nell'ambiente milanese tant'è che, quando divorzia dal
marito, Daniela vorrà a tutti i costi tenersi il nuovo cognome
approfittando della sua notorietà e, anzi, rivendicando di esserne stata l'artefice. Consolidata la sua posizione, prova a tuffarsi in quello che fin da ragazza dice essere stato il suo sogno,
quello della politica. Così dapprima, nel 1995, con la sua società, diventa collaboratrice all’assessorato alla moda del comune
di Milano, in seguito, sfruttando anche alcune amicizie politiche, riesce ad avere un ruolo nel partito di An, prima come
collaboratrice di Ignazio La Russa poi compiendo il grande
salto divenendo nel 1999 consigliere provinciale a Milano.
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Nel 2001 viene candidata per la prima volta alla Camera
dei Deputati, nel proporzionale, tra le file di An ma riesce ad
essere eletta solo grazie alle dimissioni della collega di partito
Viviana Beccalossi. Durante la campagna elettorale, al posto
dei comizi, organizza feste di piazza dove non si parla di politica ma si canta e si balla (Stella, 2005). La neo deputata inizia
a riempire i rotocalchi soprattutto per l'inconfondibile stile
mondano. Serate chic in Costa Smeralda con il compaesano
Flavio Briatore col quale gestisce il “Billionaire”, un noto locale esclusivo. E poi feste, salotti, eccessi di ogni sorta, lusso
sfrenato. Grazie anche a ciò, Daniela Santanchè si fa strada
nei salotti televisivi come politico glamour mostrandosi a suo
agio col mezzo. Nel suo stesso partito, alcuni fanno ironia
considerandola solo esperta in festini, ma Daniela crede in
quello che fa e si dimostra determinata. Sarà lei stessa a rivelarlo:
Io sono cosciente di non avere una grande preparazione
come politica. Però sono tenace, ambiziosa, innovativa. E la
gente mi ama. Mi ferma, mi tocca, mi chiede l’autografo. Forse il
mio modo di fare politica è quello giusto in questo momento
storico. Magari ho ragione io, no? (Messina, 2001).
Oltre a fare il deputato, dal 2003 al 2004, Daniela Santanchè diventa assessore nel comune di Regalna, in provincia di
Catania, dove si occupa di sport e grandi eventi. Durante la
sua prima legislatura farà parlare di sé soprattutto per alcune
provocazioni come quando nell'ottobre 2005, mostrò il dito
medio ad alcuni studenti che manifestavano davanti a Montecitorio; oppure quando propose di istituire una “porno-tax”
per i fruitori di materiale pornografico. Ma non c'è solo la polemica. Col tempo riesce anche ad ottenere lusinghieri risultati
politici, infatti viene nominata relatrice della legge finanziaria
del 2005, prima donna nella storia della Repubblica a ricoprire
questo ruolo. Successivamente diviene anche presidente del
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Comitato parlamentare per il controllo e il monitoraggio della
spesa pubblica.
Nel 2006 viene rieletta alla Camera dei Deputati nella lista
di An, e sempre nello stesso anno, riceve dal quotidiano Il Riformista l’Oscar della politica, per aver dato risalto ed importanza alla presenza delle donne in politica e per avere introdotto un linguaggio nuovo e più diretto. In questa fase inizia a
battersi per i diritti negati alla donna nella comunità islamica in
Italia. Sull'argomento pubblica un primo libro, “La donna negata” (2006), al quale seguiranno molte polemiche e che le
varranno dalla tv di stato iraniana la denuncia di “nemica
dell’islam”. Da allora vive sotto scorta. Ma le minacce subite
non la spaventano e così, poco tempo dopo, pubblica un secondo libro sempre sullo stesso tema (Santanchè, 2008). Accanto all'attività politica Daniela affianca quella imprenditoriale. Oltre alla sua società di comunicazione, infatti, è diventata
titolare della Visibilia pubblicità srl; possiede il 50% dell’Adv
srl, società che raccoglie pubblicità per la Tosinvest Editoria,
ed è consigliere di Quintessentially Italia srl, un club che rende
accessibile ciò che non risulta esserlo come i posti in prima fila a concerti, mostre private, vacanze in luoghi da sogno.
La sua è la biografia di un personaggio prevalentemente
mediatico che punta a tutti i livelli sull'immagine fin dal cognome dell'ex marito, tenuto a tutti i costi perché famoso. Legate ai mass media sono anche le sue attività imprenditoriali
mentre le passerelle in Costa Smeralda, i festini milanesi, i club
esclusivi, le incursioni nel mondo della moda, i flash dei paparazzi, la trasformano in un personaggio di spettacolo, al pari di
un'attrice o di una cantante famosa. Mass media, denaro, impresa, un curriculum perfetto per fare politica nell'Italia contemporanea.
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6.4 Il partito bicefalo. La leadership de La Destra nei
giornali e nei tg
Per un lungo periodo della sua storia, il Msi e poi An hanno avuto un'organizzazione verticale e gerarchica nella quale
un posto privilegiato era quello riservato al capo; queste fasi
monocratiche sono state tuttavia alternate da fasi caratterizzate
da leadership oligarchiche o poliarchiche (Tarchi, 1997, pp. 403408). A partire dagli anni Settanta il partito di Almirante venne
configurandosi in maniera “cesaristica” conferendo un insieme ampio di poteri al proprio segretario facendone una sorta
di “monarca” il cui agire politico era “svincolato da ogni richiamo ai deliberati della Direzione” (Ignazi, 1989, pp. 276277). In questo modo si era formata una sempre maggiore identificazione tra leader e partito tant'è che il Msi fu uno dei
primi partiti italiani nel quale si manifestò il processo di personalizzazione politica (Statera, 1986, p. 68). Superate le incertezze nella quale si venne a trovare il Msi dopo la morte del
leader storico Giorgio Almirante, con la seconda nomina a segretario di Gianfranco Fini (dopo la breve stagione di Pino
Rauti), e contemporaneamente alla dissoluzione della Repubblica dei partiti, le tendenze leaderistiche si sono sempre più
accentuate. “Se la riforma organizzativa promossa da Almirante nel 1970 è bastata a far attribuire al segretario nazionale del
Msi le prerogative del monarca, il presidente di Alleanza nazionale può essere descritto come un sovrano assoluto” (Tarchi, 1997, p. 146). Quindi, nel caso di An, la personalizzazione
della leadership è stata ancor più estremizzata conferendo ad
essa e al partito una conformazione spesso carismatica e legando il capo e il suo seguito con un rapporto plebiscitario (Ivi).
La scelta di candidare a premier Daniela Santanchè si è dimostrata nettamente in controtendenza rispetto a questa tradizione di cultura politica. In primo luogo perché il candidato
premier non ha coinciso con il capo del partito non offrendo
ai propri iscritti un solo leader con cui identificarsi. In secon-
Capitolo VI - In fondo a destra
do luogo, la scelta al femminile si è presentata come una novità ancora più radicale sia nel contesto italiano che in quello
della destra nella cui cultura politica, storicamente, la visione
della donna è stata sempre tradizionale sebbene dagli anni Ottanta essa si sia modificata, almeno al livello dei quadri di partito (Ignazi, 1989, pp. 333-335). A ciò si aggiunga il sempre
bassissimo numero di donne presenti tra i quadri intermedi a
conferma di una composizione prevalentemente maschile e,
tendenzialmente, maschilista. La scelta di avere un candidato
premier non corrispondente al capo del partito ha trasformato
La Destra in un partito a due teste che ha reso ambigua la sua
personalizzazione. Analizzando i giornali e i telegiornali, infatti, emergono dati interessanti che mettono in evidenza la fenomenologia dualistica della leadership del partito. Prendendo
in riferimento gli articoli comparsi nei maggiori quotidiani e
settimanali tra il 3 marzo e l'11 aprile, si nota, per esempio, che
il numero di articoli dedicati a Francesco Storace (468) è 7
volte più grande di quello in cui compare il nome di Daniela
Santanchè (71).
Entrando nel dettaglio degli articoli, scorporando quelli in
cui il nome compare e basta e scegliendo effettivamente quelli
che parlano del leader, si notano altri elementi di rilievo.
Complessivamente gli articoli dedicati a Daniela Santanchè
non compaiono nei grandi quotidiani d'informazione; il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e Il Messaggero le dedicano
in tutto 7 articoli, lo stesso numero di Libero, il quotidiano che
le offre più spazio. Un elemento curioso è che fra tutti i 55 articoli in cui compare il suo nome (dei quali 40 effettivamente
importanti) ben 5 sono stati scritti da lei16: 3 per Libero (di cui
uno stralcio del suo libro) e 2 per Il Riformista. Un dato che ci
concede una malizia se si considera che Daniele Santanchè
possiede il 50% della società che raccoglie la pubblicità per
16 Si sommino anche due brevissimi lettere su Il Giornale (per il boicottaggio
dei giochi olimpici in Cina) e su Il Foglio (per rettificare la quantità degli emolumenti che percepisce dall'attività di pubblicitaria per gli Angelucci).
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Tosinvest Editoria, proprietaria di questi giornali. A tutti gli
articoli viene dato uno spazio ridotto, nelle pagine interne,
senza particolare enfatizzazione tipografica. Soltanto in tre casi c'è un richiamo in prima, due su Libero e uno sul Giornale e
non per vicende di primo piano. I temi sui quali ottiene maggior spazio non sono quelli nei quali prevale la proposta programmatica del partito, piuttosto si tratta di polemiche o fatti
della campagna elettorale che si avvicinano più al gossip; per
esempio la polemica con Alessandra Mussolini (5 articoli), la
visita ad un campo nomadi a Milano con proteste di una candidata rom nelle liste de La Sinistra L'Arcobaleno (4 articoli),
il reddito percepito da Santanchè (3 articoli). I temi forti del
suo programma non compaiono quasi mai se non nelle interviste che sono di gran lunga superiori a tutti gli altri articoli,
ben 9. Anche qui occorre qualche precisazione. La più importante è un'intervista-ritratto di Sebastiano Messina su la Repubblica, poi altre 2 interviste importanti, ma non molto lunghe
compaiono su Il Messaggero, su Il Sole 24 Ore e, infine, una a
due pagine su Italia Oggi. Le altre interviste prevalgono sui
giornali connotati geograficamente (Il Mattino, La Gazzetta del
Mezzogiorno e il Quotidiano Nazionale). Una anche su un rotocalco popolare come Oggi. In queste interviste Santanchè mostra
una forte coerenza nel lessico con cui risponde alle domande,
quasi sempre le stesse, utilizzando sovente le stesse frasi.
Se ci concentriamo invece sulla rassegna di Storace il primo dato che si nota, oltre al gran numero di articoli, è la presenza nei grandi giornali e anche in quelli di sinistra nei quali
invece latitava Santanchè. Il nome di Francesco Storace compare spessissimo quando si tratta di notizie che riguardano il
suo partito come, per esempio, per la bocciatura e poi per la
riammissione del simbolo oppure negli articoli dedicati ai
sondaggi e alle previsioni; l'espressione che si usa è: “La Destra di Storace” e, raramente, “La Destra di Storace e Santanchè”. Non mancano poi altri articoli come le polemiche con
ex “camerati” e quelli sulle offese al Presidente della Repubblica. C'è pure un pizzico di gossip con la moglie di Storace
Capitolo VI - In fondo a destra
che negli ultimi giorni si è dichiarata gelosa di Daniela Santanchè.
Dall'analisi della rassegna stampa si nota dunque che mentre Daniela Santanchè ottiene uno spazio minore e meno ufficiale, concentrato più su questioni periferiche che non di partito, soprattutto da parte di quotidiani di parte, come Libero, o
a carattere locale, lo spazio riservato a Francesco Storace risulta molto più ampio ed ufficiale. Soprattutto i grandi quotidiani
lo considerano come il vero leader de La Destra, a scapito di
Daniela Santanchè. Complessivamente lo spazio riservato dalla stampa a La Destra è stato uno spazio ridotto e marginale.
Il partito è stato presente a corrente alternata e molto spesso
in virtù di fatti polemici cui si faceva riferimento prima, oppure per vie di iniziative radicali come i comizi nei centri sociali
neofascisti o, ancora, spettacolari come l'ingresso in un campo
rom.
Passiamo ora all'analisi dei principali tg17. Il primo dato
d'insieme riguarda lo spazio complessivo riservato ai due
leader de La Destra. Come si può vedere, per quasi la metà
delle edizioni (49%), i due leader sono completamente assenti;
lo spazio ad essi riservato, quantitativamente, si dimostra
dunque basso.
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Sono state monitorate le edizione prime time di Tg1 e Tg5.
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Grafico 1. La copertura della “leadership bicefala” nella stampa
Fonte: Elaborazione Mediamonitor Politica
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Grafico 2. La copertura della “leadership bicefala” nei telegiornali
Fonte: Elaborazione Mediamonitor Politica
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Entrando nello specifico si nota che la presenza di Francesco Storace, seppur in maniera non particolarmente significativa, è superiore a quella di Daniela Santanchè. Lo spazio riservato dai due telegiornali confermerebbe l'aspetto dualistico
della leadership de La Destra durante la campagna elettorale.
Se si confrontano il Tg1 e il Tg518 si vede in primo luogo che
la presenze dei due candidati è più o meno simile anche se
quella del Tg5 (55%) è leggermente più alta rispetto a quella
del Tg1 (49%). Ciò che distingue i due tg è la preferenza del
leader. Nel Tg1 è più alta la presenza di Francesco Storace
(30%) rispetto a Daniela Santanchè (19%), l' 11% in più, sul
totale. Diversa la scelta del Tg5 che invece opta per Daniela
Santanchè, 33% contro 23%.
Osservando l'andamento delle presenze nei tg durante tutta la campagna elettorale emerge un altro dato ricco di interesse. Come si può notare, le presenze di Daniela Santanchè aumentano nettamente nella seconda parte della campagna elettorale. È evidente che ciò sia un suo merito essendo riuscita,
grazie alle sue performance nei programmi televisivi e non solo, a concentrare l'attenzione su se stessa e a comparire sempre più autorevole.
18 Le presenze in valore numerico sono le seguenti: Tg1, Daniela Santanchè
7, Francesco Storace 13, nessuna presenza 22; Tg5, Daniela Santanchè 13,
Francesco Storace 9, nessuna presenza 18.
Capitolo VI - In fondo a destra
Grafico 3. Andamento complessivo della copertura dei telegiornali
Fonte: Elaborazione Mediamonitor Politica
In conclusione potremmo dire che, analizzando lo spazio
concesso dai quotidiani e dai telegiornali, si riscontrano due
modelli di comunicare la leadership de La Destra. Il primo
modello, quello ufficiale (politica), nel quale prevale Francesco
Storace, è composto dai quotidiani più importanti e dal Tg1.
In questo modello il leader viene presentato come vero capo
del partito. Egli viene chiamato in causa nelle questioni più
importanti perché la sua voce è ritenuta più autorevole ed è a
lui che spetta rappresentare il partito nei momenti critici dandone la linea in maniera ufficiale. Il secondo invece è un modello spettacolare-sensazionale (cronaca, evento). Qui prevale la
figura di Daniela Santanchè scelta prevalentemente da quotidiani di parte o locali, soprattutto per temi impolitici o per polemiche riguardanti la campagna elettorale, e dal Tg5 che, per
impostazione, è più orientato alla cronaca che non alle notizie
politiche; in questo senso il personaggio Santanchè meglio si è
adattato alle esigenze del tg.
Questi dati sembrerebbero confermare dunque la sostanziale conformazione bicefala del partito tenuta durante la
campagna elettorale. Per altro è proprio lo stesso Storace a
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confermarlo in un'intervista al Corriere della Sera nella quale, a
proposito di Daniela Santanchè, ha affermato: “Candidarla
premier è stato un colpo di genio. Lo schema è lo stesso di
Pannella con la Bonino: in vetrina la donna, e Daniela è la
numero uno in Italia; dietro le quinte il capo politico che non
ha bisogno dei gradi per comandare” (Cazzullo, 2008).
Pur con le sue ambiguità e ambivalenza, questa scelta di
leadership dualistica non deve essere considerata perdente del
punto di vista mediatico. Grazie ad essa infatti il partito de La
Destra è riuscito a raggiungere pubblici con sensibilità molto
diverse aumentando certamente il suo bacino di potenziali elettori e anzi producendo messaggi buoni per tutti i gusti. L'aspetto però negativo rimane legato alla scelte di un candidato
premier che di fatto durante la campagna elettorale viene comunque adombrato dal prestigio del vero capo che dimostra
più volte di essere il vero leader del partito.
Conclusioni
Nelle elezioni politiche del 2008 La Destra ha ottenuto
885.226 voti pari al 2,4%19. Il dato, sebbene non sufficiente ad
eleggere nessun rappresentante in Parlamento, per via dello
sbarramento al 5%, non deve essere considerato del tutto negativo. In passato, i tentativi di costruire partiti e, più spesso,
cartelli, di destra radicale, a destra di An, hanno ottenuto risultati sempre inferiori, sotto l'1% o giù di lì. Il partito di Storace
invece, alla sua prima prova elettorale, ha attratto un numero
importante di consensi, che valgono ancor più se si considera
che la retorica del “voto utile” ha certamente mortificato le
aspettative di tutti i partiti piccoli. Se poi si aggiunge che in alcune regioni il partito supera il 3% il dato è ancor più lusinghiero.
19 Dati riferiti alle elezioni per la Camera dei Deputati, fonte Ministero
dell'Interno.
Capitolo VI - In fondo a destra
Certamente avrà influito in questo risultato il ruolo che
hanno avuto i mass media nell'immagine che hanno offerto de
La Destra e del suo candidato premier. Il partito di Storace ha
puntato molto sulla mediatizzazione; promuovere Daniela
Santanchè come candidato premier, infatti, è stata una scelta
nella quale le ragioni mediatiche sono nettamente prevalse su
quelle politiche. Pochi erano infatti i meriti politici per promuovere Santanchè, un politico di modesta carriera, che non
aveva certo alle spalle un cursus honorum come quello di Storace, vero capo del partito e, si direbbe, “candidato naturale”.
Però Daniela, a differenza di molti colleghi di partito, era in
possesso di tutte quelle qualità mediatiche grazie alle quali si è
trovata perfettamente a suo agio nei nonluoghi della politica
postdemocratica. Nel corso della sua breve vita parlamentare,
infatti, aveva dimostrando di essere anche un politico dalle
brillanti qualità mediatiche, distinguendosi nelle trasmissioni di
intrattenimento politico ed anche in quelle più generaliste. E'
vero che nel corso del tempo Daniela Santanchè si è impegnata dimostrando anche apprezzabili qualità politiche, ma certamente il suo successo e la sua notorietà rimangono fondamentalmente legate ad un ambito extrapolitico.
Oltre a scommettere su una maggiore visibilità mediatica,
con questa scelta il partito ha voluto anche costruirsi un'immagine totalmente inedita per la destra radicale, quella al
femminile, che ha ingentilito e reso più gradevole un partito di
irriducibili “duri e puri”; tuttavia, spesso Daniela, durante la
campagna elettorale, ha insistito sul fatto che nonostante fosse
donna, non aveva meno attributi degli uomini per svolgere il
compito al quale si candidava, dimostrando di sentirsi forte e
coraggiosa.
Da questa situazione, nella quale, come ha detto lo stesso
Storace, a lei toccava il ruolo di donna in vetrina dietro alla
quale si muoveva il capo, va dato a Santanchè il merito di aver
saputo sempre più conquistare consenso e popolarità durante
la campagna elettorale dimostrandosi, tutto sommato, all'altezza del ruolo che le era stato ritagliato. L'aumento delle sue
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presenza nel corso della seconda parte della campagna sta a
significare certamente un riconoscimento da parte dei mass
media presso i quali, nonostante lo spazio e lo stereotipo prevalentemente negativo confezionato a La Destra, si è saputa
muovere con destrezza e abilità, risultando combattiva ma anche chiara ed efficace. La felice imitazione fattale da Paola
Cortellesi è indice, a suo modo, di questa tendenza e, oltre ad
evidenziare la popolarità conquistata, ha aggiunto all'immagine
del candidato una dose di simpatia che torna sempre utile
quando si vuole costruire consenso. Tuttavia il peso del “capo”, di Francesco Storace, non è stato ininfluente. L'analisi dei
giornali e del telegiornali ha dimostrato infatti come la sua
presenza sia stata ampia; addirittura, nel caso della stampa,
enorme. Questo ha oscurato Daniela Santanchè ma non il partito che, anzi, con la scelta di presentarsi con due teste ha saputo intercettare pubblici più ampi e diversificati.
Dopo la non riuscita elezione in Parlamento, Daniela Santanchè si è man mano svincolata dal partito de La Destra, che
pure l'aveva scelta come candidato premier. Ha fondato un
nuovo movimento e si appresta a rientrare nelle file del Pdl
dove ci sono anche i “traditori” di An. L'avventura elettorale,
così come gli slogan forti, la passione e la coerenza, possono
ben essere messi da parte. Finita quest'esperienza radicale,
meglio cercare fortuna in formazioni più grandi anche se più
moderate.
L'importante è partecipare.