25 Settembre 2016

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25 Settembre 2016
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Il giornale delle opinioni
LIBERTÀ
domenica 25 settembre 2016
Libertà di pensiero
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IL DIbAttItO
Non odio i profughi
odio le guerre
di ERMANNO MIGLIORINI
P
ensiero forse banale ma vero, io odio le guerre, tutte, a prescindere da chi è coinvolto, da
chi ha ragione e chi no, sento di provare una
totale repulsione e non capisco chi le giustifica. Perché? Credo sia dovuto al fatto, che grazie a tutti i libri letti che parlano di guerre, assurde, criminali,
bestiali, ho capito che nessuno ne è mai uscito vincitore assoluto. Sempre invece, si trovano tracce
d’interessi occulti, di giochi di potere, di tradimenti,
di alleanze assurde dettate dalla convenienza. Leggiamo poi dei tanti morti,che sono scordati per parlare di rinascita, e di ricostruzione. Aveva chiesto
tutto ciò chi è morto, quali colpe aveva chi è stato
sepolto e annientato da bombe portatrici di libertà?
Che cosa abbiamo imparato dalle tante guerre che
si sono succedute, cosa dalle foto che ci mostrano
il destino crudele riservato ai civili? Come potrà una
madre capire e giustificare la morte di un figlio, caduto per la patria? Quale patria, se l’hanno mandato a morire a migliaia di chilometri da casa. Quale
beneficio, ne traggono le masse da questi eventi di
distruzione, quali coscienze si formano, se s’impone sempre la legge del più forte?
Come si può predicare la democrazia, se nel terzo
millennio le guerre sono ancora in atto, aumentano
di estensione il loro raggio di azione, e vengono
combattute in gran parte nelle città, facendo strage
di civili inermi! Facile affermare che le guerre sono
sempre esistite. Oggi abbiamo la possibilità di conoscere e di sapere, sono tanti i mezzi d’informazione, e sempre più veloci, eppure ancora si spara
e si uccide, l’importante è trovare una giustificazione per ciò che si sta facendo. Ancora si producono
armi in gran quantità, poi con gli arsenali pieni, si
creano conflitti spesso evitabili, si giustifica così
l’intervento armato a fin di bene, e si svuotano gli
arsenali in testa a cittadini ignari, colpevoli solo di
abitare in paesi sottomessi a uomini potenti, che
incapaci di governare, per dimostrare il contrario,
usano la forza. Facile per noi girarsi dall’altra parte
e lasciare che se la sbrighino fra loro! Purtroppo il
bel gioco è finito, bombardare un paese in guerra,
non risolve il problema, ma anzi crea fiumi di disperati che partono per salvarsi e per cercare un
posto dove vivere in pace. Siamo fregati, interi popoli, hanno imparato a mettersi in cammino e andare in cerca di speranza e di futuro. Accade così
che il frutto di guerre illogiche e stupide, non resti
confinato alle aree in guerra. L’informazione globale, ha fatto conoscere ai popoli in guerra, che esistono paesi senza conflitti in cui si può ancora vivere in pace. Ecco quindi fiumi di fuggiaschi che arrivano da noi, e inevitabilmente, si scontrano con
chi non vuole rinunciare ai propri spazi, alle proprie
usanze, alle proprie libertà. Senza le bombe esportate, e scaricate sulle città, continueremmo a vivere
ognuno a casa sua come è stato per secoli. Le bombe
sganciate nel nome della libertà, ci hanno reso tutti
più schiavi. Gran parte del mondo è ormai vietata ai
turisti o a chi voleva un lavoro o un tipo di vita diversa. Gli spazi abitati sono invasi da persone nuove
e in numero consistente, reggerà il sistema? Probabilmente no! Dovremo magari combattere anche
noi per difendere il nostro territorio, arriveremo alle
armi, e poi dovremo spostarci, perché qualcuno ci
spedirà aerei carichi di bombe democratiche e portatrici di pace. Produrre ancora armi e fomentare
guerre, non porta benessere, futuro, ne democrazia,
innesca invece cattiverie e rancori.
Odio le guerre, tutta energia sprecata per fare del
male. La stessa energia spesa a fin di bene, renderebbe leggermente migliore questo fragile mondo,
eviterebbe ai giovani di morire inutilmente, e porterebbe gli anziani a morire serenamente, com’era
GRANDE GUERRA E RICONCILIAZIONE,
in primo piano
Il sogno di Carzano
e l’amicizia di oggi
La nostra società in
continua evoluzione
possiede valori falsati
di DON SANDRO CIVARDI*
C
i sono voluti miliardi di anni per capire
che abitiamo su di una terra rotonda,
che continua a girare per conto suo nell’atmosfera, mentre noi giriamo per gli affari
nostri. Un mondo sempre pieno di sorprese
e, ogni giorno, come bambini lattonzoli, scopriamo qualche novità e non ci stancheremo
mai di sapere. Lasciamo "la scienza" ai ricercatori, però mi è venuta una curiosità: noi terrestri, che "molla” abbiamo dentro, per essere
sempre in affanno e di corsa? ... "eh, ma noi,
non siamo mica come i preti... noi lavoriamo!
Però mi sembra che non si corre appena per
il lavoro. C’è una "malattia", che infetta tutta
la nostra storia, dalla caverna alla navicella
spaziale, un "virus" pestifero: "accumulare
soldi, perché molti soldi, da quando li abbiamo inventati, ci fanno credere di poter accontentare tanti capricci della fantasia, per godere "una vita bella", con salute, successo, potere politico ed economico, gloria di immagine tra i... grandi della terra.
La nostra società in continua evoluzione ha
valori falsati, ammira ed esalta i ricchi Epuloni
e lascia il povero Lazzaro a raccogliere le briciole della tavola, con la pietà dei cani, che
vanno "a leccargli le piaghe" (Lc.16,21). La politica non ha più onorevoli credibili, tutti piazzatoli per occupare posti da moneta e resistere agli assalti dei boscaioli tiratori; abbiamo
visto i verginelli stellati alla scalata del Campidoglio, si sono risvegliate starnazzando le
antiche oche di guardia, e anche i corvi del
Vaticano. Intanto che la terra gira, però, si accende qualche speranza, perché si sta arando
in una "città eterna", anche se umiliata nei
secoli da distruzioni barbariche.
E il Vangelo, dopo duemila anni, ha solo verità fuori corso?; eppure si legge: "io sono la
vite e voi i tralci: chi rimane in me e io in lui,
questi porterà molto frutto" (Gv.15,5); se ab-
da sempre. Senza guerre, si può sperare in tutto, si
può pensare ad un avvenire migliore, lo dobbiamo
pretendere da chi vuole governare. Non posso vivere felice, se penso che una bomba possa cambiare la mia vita e perciò chiunque faccia una guerra,
va condannato, non esiste una guerra giusta, ne
santa. Nemmeno, posso odiare una persona con la
pelle diversa dalla mia, che arrivato da chissà dove,
si comporta in modo non identico al mio. Non posso odiarlo, perché le immagini trasmesse dal suo
paese, mostrano aerei da guerra prodotti da noi, le
bombe sganciate arrivano dai nostri arsenali, le
truppe sono trasportate dalle nostre navi e sono addestrate nelle nostre caserme. Le guerre non sono
più combattute in un campo a fronte aperto. Le
di MAURIZIO DOSSENA*
C
biamo tanti tralci rinsecchiti, senza frutto,
non è colpa della vite, ma perché noi abbiamo cercato altra linfa da capricci; trovo in altra pagina che un figlio va dal padre e chiede:
"dammi la parte dei beni che mi aspetta"
(Lc.15,11) e, dopo aver bruciato tutto in malavita, finì a strappare le ghiande ai porci, per
non morire di fame.
Resiste nell’uomo da... corsa la tentazione
di togliersi Dio dai... piedi, per godersi la vita
senza brontolamenti di coscienza. Non credo
alle false povertà, pubblicizzate anche da lacrime televisive, la nostra terra italiana può
dare vita dignitosa a tutti, ma c’è da sradicare
le disonestà politiche, lobbistiche, e di caste
rancide: "esce iniquità dal loro grasso, e dal
loro cuore traboccano pensieri malvagi"
(Ps.73.6), parole della Bibbia, un vecchio libro
da cavernicoli, ma forse ancora su misura per
l’uomo rampante di ogni tempo.
I soldi non sono un male sociale, ma vanno
gestiti con giustizia distributiva, secondo le
necessità vere dei cittadini; nessun Signore
obbliga a vivere in povertà da marciapiede,
anzi si onora la propria fede trafficando con
retta coscienza "i talenti" di testa e di portafoglio; tutto l’universo è "costretto" a fare i suoi
giri da leggi "innate", secondo progetto di
Creazione: solo l’uomo, piccolo Dio azzoppato, è libero e responsabile, può decidere di
viaggiare anche con ruote sgangherate, e poi:
come sarà a fine corsa?
"Resta con noi, Signore, perché si fa sera, e
il giorno sta per finire" (Lc.24,29); troviamo
una pausa per guardarci in faccia da soli, con
Lui; ascoltiamoci dentro, proviamo a togliere
tutta quella polvere sporca della nostra modernità: la vita è ancora luminosa, se pulita.
*Parroco agreste di Campremoldo Sotto
battaglie sono sempre in centri abitati, e non si rispettano più nemmeno gli ospedali e le chiese. Una
bruttezza e una violenza peggiore che nel medio evo. Che sia questo il progresso, a cosa serve la cultura e il sapere, se ancora si usa il fucile e si ricorre
alla violenza. Che cosa predichiamo nelle scuole,
cosa insegniamo, se poi giornalmente trasmettiamo morte e distruzione. Quale messaggio infondiamo nelle teste delle future generazioni, come
mai non abbiamo più paura delle guerre? Dove sono finiti i movimenti pacifisti, dove sono riposte le
bandiere pacifiste esposte dai balconi, dove la sensibilità sociale di chi era contrario ai conflitti? Possibile che per denaro, abbiamo svenduto le coscienze e l’anima?
ome abbiamo avuto più volte occasione
di osservare, la ricorrenza secolare della
Grande Guerra ci offre preziose opportunità sia di puntualizzazione storica ( a noi non
dispiace affatto dire anche “revisione”, ove occorra ), sia di recupero valoriale ed etico, in particolare sul tema guerra-pace e ragioni dell’una
e dell’altra, soprattutto a fronte della forte esigenza di riconciliazione ( diciamo necessità? )
L’annuale convegno che ha luogo a metà settembre a Carzano (TN) è intensa occasione un
po’ per tutte queste cose. In questo piccolo paese
della Valsugana, novantanove anni fa, ha avuto
luogo un evento bellico che, se le cose fossero
andate in ben altro modo (qualche volta non disdegniamo né i “ma” né i “se”), avrebbe potuto
rappresentare – non molte settimane prima, peraltro, del grande k.o. sul Carso – una “Caporetto” austriaca: un ufficiale dell’esercito austroungarico, di nazionalità slovena, traditore; un interlocutore italiano acuto nel cogliere l’occasione ( il Ten.Pettorelli Lalatta ) e capace di convincere Cadorna all’impresa; ma anche – ahimé –
un paio o tre di generali incapaci di realizzare il
colpo di mano, con gli austriaci bloccati dal sonnifero, le sentinelle distolte, il filospinato deelettrificato, insomma, come sbagliare un goal a porta vuota e col portiere abbattuto. Un fiasco, una
battaglia con tanti morti, due terzi italiani un terzo austroungarici. Poi l’oblio, da una parte per
obliare il tradimento, dall’altra ( la censura venne dal fascismo ) per rimediare la vergogna dell’inefficienza. Dunque, la rimozione, per cui
quasi nessuno conosce questo episodio ( che avrebbe potuto cambiare l’andamento delle operazioni, certo distogliendo truppe nemiche dal
Carso ed evitando...), che il protagonista definì
“il sogno di Carzano”.
Con l’apposito “Comitato 18 settembre 1917”
stiamo cercando di recuperare ( con pubblicazioni, video, convegni, cerimonie ) la memoria
storica sul “sogno”, a cominciare dalla memoria
dei caduti. E chissà che non si riesca ad arrivare
anche ai libri di scuola! ( ove Carzano è nel mondo della luna, addirittura si scrive come se Francesco Giuseppe fosse stato l’ultimo imperatore…
)
E allora i convegni e le cerimonie carzanesi sono diventati bellissimi incontri di riconciliazione, nei quali italiani e austriaci, nelle loro uniformi storiche e attuali, depongono reciprocamente
fiori sulle tombe dei nemici di ieri, ove i ragazzi
delle scuole scrivono proclami di vera pace e
concordia, ove nella chiesetta del paese – che fu
il punto di riferimento di quella notte di novantanove anni fa – si prega in italiano e in tedesco
( anche in latino ) per i vivi e per i morti, ove si
studia la storia con occhio non stereotipato.
Anche quest’anno è ritornato a Carzano pure
il nipote dell’ultimo Imperatore Carlo d’Asburgo
( beato ), l’Arciduca Martino d’Austria Este, il
quale ha stretto calorosamente la mano alla primogenita Maria Romana di Alcide De Gasperi,
nato a pochi chilometri da lì, formatosi suddito
austroungarico e giovane parlamentare a Innsbruck, poi rifondatore dell’Italia e dell’Europa.
L’idea patriottica non va certo persa – ci mancherebbe – se si depongono i vecchi contrasti. E
se provassimo a farlo anche per qualche epoca
successiva, ove magari i contrasti non sono quelli della guerra nazionale, bensì quelli, ideologici,
della guerra civile?
*Delegato per Piacenza della Gebetsliga Carlo d’Asburgo
per la pace e la fratellanza tra i popoli
Tra un temporale e l’altro
ai confini dell’antica Persia
I tre motociclisti
in viaggio e il
cartello stradale
che annuncia
l’Iran
◗◗ E’ in corso il nuovo viaggio del
Raid For Aid Team: "Sulla via della
seta....un asilo tra i minareti". Ecco
il terzo reportage dei motociclisti
per bene.
C
i congediamo dall’asilo e
dalle sorelle che generosamente ci hanno ospitato, in una mattina dal tempo incerto. Partiamo, emozionati per aver conosciuto
un’altra bella realtà e aver lasciato un altro segno del nostro
passaggio. Il cielo è minaccioso e infatti in breve comincia a piovere. La temperatura
è bassa e l’asfalto scivoloso. Attraversiamo le frontiere di Albania, Kosovo, Macedonia.
Lambiamo paesi e vediamo i
cartelli stradali di località tris-
temente note: Pristina, Skopje,
Kukes ..., poi la Grecia e infine
la Turchia. In soli tre giorni abbiamo già superato cinque dogane! Per attraversare Istanbul
impieghiamo
un
intero
pomeriggio. È una città
enorme, che con i suoi tentacoli ha inglobato cittadine e
paesi limitrofi e la tangenziale
che la cinge è perennemente
congestionata in ogni direzione. La pioggia, che continua a perseguitarci, e la tem-
peratura bassa rallentano la
nostra marcia verso est. In un
area di servizio conosciamo una coppia di giovani romani,
anche loro in moto.
Anche per loro la meta è
Samarcanda, sulla via della se-
ta, ma la raggiungeranno passando dal Kazakistan a nord,
mentre noi arriveremo dal
Turkmenistan, a sud. Chissà,
magari tra qualche giorno ci
incontreremo ancora. In una
sosta incontriamo una famiglia
curda, siamo nell’est della
Turchia questa etnia è in maggioranza. I bambini sono affascinati dalle moto, le toccano, ci salgono sopra, qualcuno forse partirebbe addirittura con noi. Tra un temporale
e
l’altro
raggiungiamo
Dogubayazit., alle pendici del
biblico monte Ararat, oggi coperto da nubi. A pochi
chilometri si trova anche l ‘
Ishak Pasa Sarayi un castello
adagiato in cima ad una collina
dal quale si dominano la valle
e la città. Questo è uno dei
tesori architettonici della
Turchia orientale, il palazzo riassume in sé tutte le caratteristiche del castello delle Mille
e una notte è il panorama che
si apprezza della sua balconata
è stupefacente. La frontiera
con l’Iran è a soli 34 chilometri,
domani dogana permettendo
entreremo nell’antica Persia.
L’avventura continua...
Raid for Aid Team