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Sempre più nella Storia: Serena Williams vince il suo settimo Wimbledon e raggiunge Steffi Graf a quota 22 Slam P. 22 Fondata da Antonio Gramsci nel 1924 Questo giornale ha rinunciato al finanziamento pubblico l €1,40 Anno 93 n. 187 Domenica, 10 Luglio 2016 unita.tv Houston, c’è un altro problema l Dopo la strage di Dallas ancora sangue in Texas. La polizia uccide un altro afroamericano l Obama interrompe in viaggio in Europa. Arresti durante le proteste Black Lives Matter P. 2 e 3 La domenica La Nato resta in Afghanistan, chiede ruolo guida anche all’Italia P. 8 di Walter Veltroni Gli Usa corrosi dalle guerre Lucia Annunziata A ncora non sappiamo bene tutto, ma l'attacco di un nero alla polizia in Dallas somiglia molto a una operazione di guerriglia urbana, un attacco militare «ben preparato e altrettanto bene organizzato», come è stato descritto da testimoni. Quando si parla dello stillicidio di omicidi di uomini (e qualche donna) di colore da parte della polizia, del riemergere dello scontro razziale violento nelle città Usa, si parla molto di crisi sociale, di cultura e di politica - con Trump lì, perfetto candidato oggi su cui scaricare il rinfocolarsi di questo clima. Ma si dimentica sempre di ricordare che gli Stati Uniti sono in guerra ininterrottamente dal 1990, cioè da 26 anni. alla prima guerra in Iraq del 1990, appunto, passando poi per il 2001 delle Torri, fino ad oggi. 26 anni di guerre tradizionali con eserciti di terra, come in Afghanistan, e , due volte, in Iraq: guerre di posizionamento e controllo come nell'Oceano Indiano; guerre segrete, come quelle nell'ex blocco sovietico. Segue a pag.2 Lettera a chi odia y(7HD9B7*KKMKKT( +.!z!/!#!z H o nelle orecchie la voce di quella ragazza americana che parla con il poliziotto che ha appena sparato al suo ragazzo. Ho negli occhi le immagini di quell’agente di Dallas assassinato alla schiena, nel modo più vigliacco. Leggo della morte, in Italia, di un ragazzo nero ucciso da chi aveva definito sua moglie una scimmia. Siamo appena reduci dagli orrori di Istanbul e di Dacca. Viviamo, quasi inconsapevoli, in una escalation rapida e infernale della violenza, verbale e fisica. Allora io scrivo a voi, dispensatori di odio. Scrivo a voi che non accettate l’esistenza dell’altro, che negate il diritto di avere una fede, un colore della pelle, un’idea politica, un amore diverso dal vostro. Scrivo a voi che usate le parole come clave, che insultate chi non la pensa come voi, che vi sentite depositari di un sapere che forse domani diventerà il suo contrario. Scrivo a voi che non sapete la bellezza del dubbio, voi che pensate che la vita sia davvero senza se e senza ma, che rifiutate a priori l’idea che un altro possa mai avere ragione. Scrivo a voi che riempite le 140 parole di un tweet di entusiasmo quando muore qualcuno che non era come voi o che aveva avuto il torto del successo nella vita. Non vi meravigliate, voi, se poi succede quello che è successo a Fermo, civile cittadina del centro Italia. L’odio è un virus, cambia colore e forma, come una malattia imprevedibile. E presto diventa metastasi e genera spasmi violenti. L’odio nasce dalle parole, la più delicata forma di vita che esista. E le parole, specie i media, devono ponderarle, perché sono pietre. So bene che le merci più vendute, in questa fase di “mercato”, sono proprio l’odio e la paura . Ma so anche che dentro ogni operatore di quella fragile materia che sono le notizie o ancor di più in chi fa politica dovrebbe albergare un codice etico. Dobbiamo sapere che ora tutto il dolore del mondo entra nelle nostre case, subito, senza mediazioni. Portato da immagini tremolanti di cellulari, da telecamere fisse che vigliano sulla nostra sicurezza, l’orrore compare in tempo reale sui nostri telefoni, sui nostri computer, sui televisori accesi. Abbassare la febbre, fare politica rispettando l’altro, restituire ai media il compito non solo di informare ma di far capire, imporre la fine delle urla e degli insulti come codice comunicativo normale, è davvero così difficile? Segue a pag 12 «Chinyery diventi subito italiana» Italiani d’Afghanistan. Contro il terrorismo, la Nato prosegue la missione in Afghanistan, e chiede all’Italia un ruolo guida in un posto dove siamo impegnati da anni: nella foto, l’inaugurazione nel 2011 della task force “South”, su base reggimento lagunari “Serenissima”, di due pozzi artesiani nel villaggio di Khyrabad. Staino Renzi: Italicum buona legge ma Camere libere di cambiare Cuperlo: «Positiva apertura». Il premier sul referendum: «Conto sul buon senso» P.5 INTERVISTA A ANTONIO GAUDIOSO «Mobilitiamoci per spiegare qual è la posta in gioco» Il Presidente di Cittadinanzattiva (900mila aderenti) sul Referendum P. 6 Prosegue la mobilitazione per il Sì, ma tiene banco anche la legge elettorale, con Renzi che ne ribadisce la bontà e il ruolo del Parlamento. P. 6-7 INTERVISTA A MONICA CIRINNÀ Se la Rai è fuori dal mondo: censura il bacio gay del telefilm I tagli a Le regole del delitto perfetto. Insorgono i social, associazioni e attore P. 20 La petizione ha già raccolto 44mila firme. «Unioni civili, c’è il decreto: passaggio storico per tutti» Tappa a Napoli Il ministro Boschi interviene al comitato per il Sì A breve i sindaci avranno le linee guida. Parla la protagonista della legge P. 7 Radar: in cammino sulla Francigena (e non solo). L’esercito che ha riscoperto la lentezza P. 16-17