Terminus Aprile-Giugno 2004 - Biblioteca del Consiglio Regionale

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Terminus Aprile-Giugno 2004 - Biblioteca del Consiglio Regionale
WEBZINE
Periodico della Biblioteca del Consiglio regionale
articolato in:
“Biblos : focus sulle nuove accessioni e spogli nel catalogo digitale”
“Bits & NPM : focus sul nuovo management pubblico nella e-società della conoscenza”
“Terminus : focus sulle relazioni transfrontaliere nel Mediterraneo”
“Noprofit : focus sui profili non lucrativi di pubblico & privato”.
“Regio: focus sul protagonismo dei patrimoni identitari locali”
Direttore responsabile: Arcangelo Tedone
Recupero e archiviazione emerografici: Umberto Lagravinese.
Redattori di Biblos : Anna Antonia Filograno, Luciana Luigia De Benedictis;
redattori di Bits & NPM : Daniela Lo Martire, Giusy Di Pumpo;
redattori di Terminus : Rosalba Magistro;
redattori di Noprofit : Rossana Giorgio, Domenica Di Cosmo;
redattori di Regio: Arcangelo Tedone, Loris Rossi, Salvatore Murolo
Il periodico viene edito in formato digitale nell’URL della Biblioteca all’indirizzo http://www.bcr.puglia.it ;
l’edizione in formato cartaceo è in numero limitato di copie ed è inviata gratuitamente solo su richiesta.
Registrato c/o il Tribunale di Bari il 13/11/2002 al n. 1594
WEBZINE/TERMINUS:
focus sulle relazioni transfrontaliere nel
Mediterraneo
Aprille - Giugno 2004
SOMMARIO
Siti in Internet, p. 5
Banche dati elettroniche, p. 8
Riviste, p. 9
Monografie e letteratura grigia, p. 15
Quotidiani , p. 20
5
SITI IN INTERNET
NOTIZIE EST
http://www.notizie-est.com/
Notizie Est è una testata ondine che pubblica notizie e analisi relative ai Balcani. Tra gli obiettivi
principali vi è quello di portare a conoscenza in tempo reale la produzione giornalistica dei paesi
balcanici. Pubblica tra l’altro un settimanale che ogni martedì offre a operatori economici,
istituzioni e ricercatori notizie sull’economia e i mercati dei Balcani.
ANSA
http://www.ansa.it/
Principale strumento informativo con una sezione dedicata all’area balcanica
FONDAZIONE NORD EST
http://www.fondazionenordest.net
Analisi, riflessioni, notizie sui temi di interesse internazionale, nazionale e locale, ricerche e studi su
temi di interesse del Nord Est.
SITO LIMES
http://limes.net/adriaticus.htm
Approccio geopolitica alla ricostruzione dei Balcani. Presenta interessanti cartine sul futuro assetto
geopolitica della zona interessata dalla guerra e una mappa dei corridoi paneuropei. Utile per chi
debba condurre ricerche sul campo.
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O.I.C.S.: Osservatorio interregionale sulla Cooperazione allo Sviluppo
http://www.oics.it/
Nato nel settembre 1991 per volontà della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle
Province autonome italiane, come “agenzia comune” in materia di cooperazione decentrata
allo sviluppo. E’ un’organizzazione senza fini di lucro ed ha la natura giuridica di
associazione privata di enti pubblici. I suoi soci sono le Regioni e le Province autonome del
nostro Paese, rappresentate dal loro Presidente o da un suo delegato. L’O.I.C.S. persegue
finalità connesse allo svolgimento di attività di cooperazione allo sviluppo da parte di Regioni,
Province autonome, Enti locali. Tra i suoi compiti:
stimolare e favorire l’attività di cooperazione internazionale di Regioni, Province autonome
ed Enti locali, sul loro territorio e nei PVS e PET del Sud e dell’Est del mondo;
promuovere ricerche, studi e pubblicazioni; raccogliere e diffondere informazioni e dati;
organizzare convegni, seminari tavole rotonde e conferenze, in Italia o all’estero;
gestire una banca dati sulle opportunità, richieste,realizzazioni e canali di co-finanziamento
della cooperazione decentrata;
promuovere, studiare e realizzare programmi di cooperazione nei PVS e nei PET, anche in
collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, nazionali ed internazionali, tra cui in
particolare il governo italiano, l’Unione europea, l’ANCI, l’UPI e le ONG.
INFORMEST: Centro di Servizi e Documentazione per la Cooperazione Economica
Internazionale
http://www.informest.it/
E’ l’agenzia italiana istituita dalla legge 9/1/1991, n. 19, per offrire alle imprese sevizi
informativi, formazione, documentazione, assistenza e consulenza sui Paesi dell’Est. Informest
aiuta le imprese a conoscere e operare sui mercati esteri specializzati e a una rete di corrispondenti
altamente qualificata.
ISDEE: Istituto di Studi e Documentazione sull’Europa comunitaria e l’Europa orientale
http://www.isdee.it/
L’ISDEE è un organismo privato a carattere associativo, dotato di personalità giuridica
riconosciuta. L’attività dell’ISDEE si basa su un proprio organico permanente di ricercatori
specializzati per aree/paese e/o per settori, coadiuvati dalla collaborazione di traduttori
documentaristi. L’Istituto ha lo scopo di concorrere a sviluppare la conoscenza scientifica dei fatti
economici e sociali dell’area danubiano-balcanica e di alcuni settori di attività della Comunità
Europea. A tal fine esso provvede: alla raccolta e al coordinamento della documentazione;
all’analisi e allo studio di problemi economici e sociali dei paesi dell’area danubiano-balcanica e di
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alcuni settori di attività della Comunità Economica Europea; all’attuazione di incontri, convegni
eseminari; alla pubblicazione di studi, ricerche, atti e documenti concernenti le attività suddette.
ICS: Consorzio Italiano di Solidarietà
http://ics.mir.it/
Il Consorzio Italiano di Solidarietà nasce nel 1993 per iniziativa dei dirigenti di alcune grandi
associazioni di volontariato e pacifiste e di alcuni gruppi di solidarietà molto attivi nella exJugoslavia. I punti di coesione: a) grande sforzo per l’accoglienza in Italia dei profughi provenienti
dalla ex-Jugoslavia, con il coinvolgimento degli Enti Locali; b) richiesta di collaborazione con la
cooperazione italiana a Spalato per il trasporto dei beni umanitari raccolti nelle varie città italiane;
c) favorire il più possibile il rapporto delle città italiane con quelle ex-jugoslave per sostenere tutte
quelle espressioni civiche contrarie alla guerra; d) una politica estera in grado di considerare veri e
propri interlocutori politici tutti quei gruppi della società civile ex-jugoslavia che rifiutava il
nazionalismo e la guerra. Il Consorzio è implementino partner delle più importanti agenzie del
sistema delle Nazioni Unite (UNICEF, UNOPS, UNHCR, WHO, WFP, UNDP) operanti nella
regione balcanica. Attualmente è presente nei seguenti paesi: Albania, Jugoslavia, Kosovo,
Macedonia, Bosnia-Erzegovina. Tra le attività più importanti del Consorzio vi sono:
· l’invio di aiuti e generi di prima necessità
· il sostegno ai rifugiati e agli sfollati in tutta l’area balcanica
· l’accoglienza dei profughi in Italia
· il rientro dei profughi
· i gemellaggi fra comunità
· la ricostruzione di asili, scuole
· l’aiuto alla ripresa di attività produttive
· l’impegno per la convivenza e i diritti umani
· l’aiuto ai media indipendenti
· centri di aggregazione giovanile e comunitaria
Dal luglio 1997 è attivo un ufficio ICS a Tirana che sta lavorando alla realizzazione di una rete
di centri di aggregazione giovanile con la collaborazione del Dipartimento Affari Sociali presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri. La situazione giovanile in Albania è particolarmente difficile
ed è quindi importante creare una serie di spazi per i giovani. A questo va aggiunta la precarietà del
sistema scolastico e l’assenza di un sistema di formazione professionale. Le città interessate sono:
Gjader, Librazd, Fier, Tirana, Scutari, Berat, Argirocastro, Valona, Korca, Durazzo, Elbasan.
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BANCHE DATI ELETTRONICHE
*De Agostini Professionale
Banca dati giuridica onerosa, consultabile anche on line, via Internet, (oltre che su CD-Rom e DVDRom) solo dai titolari di licenza, con un aggiornamento continuo e in tempo reale.
L’Opera informa su:
Il Diritto Comunitario e dell’Unione Europea, classificato in 25 grandi aree tematiche, corredato
del commento giurisprudenziale;
Le Leggi d’Italia, con il commento giurisprudenziale di tutte le Magistrature Superiori, organizzato
per sommari, e la Dottrina di prestigiosi giuristi;
Le Leggi regionali, inserite in un’unica banca dati contenente la normativa di 20 regioni italiane e
delle province autonome di Trento e Bolzano (in versione bilingue);
I 7 Codici d’Italia nel testo vigente e coordinato;
L’Archivio storico dei provvedimenti nazionali;
Le Circolari e le Istruzioni ministeriali, emanati a partire dal 1996 da circa trentacinque organi
competenti tra Ministeri, Istituti ed Enti. Ogni circolare è correlata al relativo provvedimento
legislativo contenuto nella banca dati “Codici d’Italia”. L’opera contiene sia le circolari
interpretative pubblicate nella G.U., sia quelle non pubblicate, di difficile reperibilità.
La banca dati De Agostini è consultabile in Biblioteca con l’ausilio degli operatori
*Euro-lex Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee
Banca dati, consultabile anche on-line, il cui obiettivo consiste nel permettere la consultazione dei
sommari e dei documenti delle gazzette ufficiali grazie alle funzioni di ricerca e navigazione. Offre
un quadro completo del diritto dell’Unione Europea, nonché delle procedure decisionali fra le
Commissioni e le altre istituzioni.
CONSULTAZIONE: il programma ha una sbarra di navigazione (elenco cronologico, gerarchico,
sequenziale, repertorio) e alle funzioni di ricerca (semplice, con data,con numero della GU, per
esperto e con parole chiave).
PERIODICITA’: ogni edizione mensile è costituita da due CD-ROM, uno per la serie L e uno per la
serie C; tuttavia, entrambi includono i sommari integrali della serie L e C.
La banca dati EUR-lex è consultabile in Biblioteca con l’ausilio degli operatori
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RIVISTE
*Extracomunitari e neocomunitari / Enrico Pugliese
In: *Dossier Europa, n. 51/2004, p. 44-47
L’articolo esamina la situazione dei cittadini che non hanno la cittadinanza del paese dove
risiedono, degli immigrati, distinguendoli in cittadini che fanno parte di altri paesi dell’Unione,
cittadini provenienti da paesi del Sud del mondo e in quelli dei paesi che sono appena entrati a far
parte dell’Unione. Tra le altre componenti, quella che maggiormente segna la differenza tra le tre
categorie individuate è legata ai diritti sociali e civili. Intanto è da sottolineare che, nonostante
l’ingresso dei dieci nuovi paesi nell’Unione (Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca,
Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Malta, Cipro), le donne che li abitano non possono circolare tra un
paese e l’altro neppure se la motivazione è legata alla ricerca lavorativa. Anche il governo italiano
ha posto delle limitazioni ai lavoratori provenienti dai nuovi paesi, per i primi due anni, all’accesso
al mercato del lavoro, sottolineando che, in Italia, potranno accedere al mercato del lavoro non più
di 20.000 cittadini neocomunitari, assunti regolarmente da un datore di lavoro. Sicuramente tale
limitazione trova la propria ragion d’essere nel porre dei divieti alla “invasione” illimitata di
immigrati. Sembra paradossale il limite dei due anni, perché anche se prolungati a cinque il
problema non si risolverebbe. Altrettanto anacronistica appare tale motivazione soprattutto se legata
al processo di integrazione capitalistico, tra le priorità dell’allargamento, caratterizzata dalla libera
circolazione delle merci a cui non corrisponde quella delle persone. L’assurdità è poi ancora legata
alla condizione del lavoratore dipendente e non a quello autonomo, con le conseguenze che ne
derivano. Non è difficile immaginare un’ipotetica iscrizione alla Camera di Commercio di taluna o
di altra città italiana di un lavoratore “autonomo” pur di entrare in Italia, cambiando,
successivamente con tutte le complicazioni burocratiche possibili, la propria condizione. Altre
possibilità di ingresso sono quelle previste per traduttori, interpreti, collaboratori familiari, insomma
le possibilità vi sono per poi trovare un lavoro vero “a nero”. Allora la logica della chiusura,
allontanata dall’Inghilterra e dall’Irlanda, su cosa fa affidamento? La risposta è di tipo ideologico.
Preconcetti che uniscono schieramenti di destra e di sinistra supportate anche dalla paura
dell’elettorato nazionale che porta a politiche di chiusura verso l’immigrazione.
Il fatto è che l’immigrazione non è legata solo dalla povertà dei paesi ma anche dalla richiesta dei
paesi ricchi. A tal proposito allora diventa fondamentale evidenziare una differenza tra politica
dell’immigrazione e politiche sociali riguardanti gli immigrati. Fino agli anni settanta le frontiere
europee sono state favorevoli all’apertura a causa del crescente fabbisogno di manodopera straniera.
Con l’avvento dell’Anwerbenstop (blocco dei reclutamenti di manodopera all’estero) tedesco del
1973 hanno inizio in Europa le politiche di chiusura e di limitazione dell’immigrazione. Con gli
anni novanta i trattati di Schengen e di Maastricht riattivano l’integrazione europea dal punto di
vista delle politiche migratorie e di circolazione della manodopera.
Collocazione in Biblioteca: DEM 2C 4
10
*Dimensione sociale e globalizzazione: le politiche dell’Unione Europea e i rapporti euromediterranei / [a cura] di Enzo Avanzi, Delegato Generale CEEP-IT, (European Centre of
Enterprises with Public Participation and of Enterprises of General Economic Interest)
In: *Aran, Newsletter, n. 2/2004, p. 19-23
Anche in questo articolo, come in quello precedente, la salvaguardia dei diritti sociali ricopre un
ampio spazio a cui dedicare particolare attenzione. Concetti quali: la partecipazione, la protezione,
lo sviluppo sostenibile sul piano sociale, economico e dell’ambiente, con conseguenti benefici per
tutti i cittadini, risultano di difficile estensione a tutti i contesti geopolitici, per via delle specificità
storiche dei singoli popoli e, soprattutto, della solidità delle economie in cui essi si trovano ad
operare. Anche per i Paesi appartenenti all’Unione Europea, il cui peso economico è fuori dubbio
come lo è la loro industrializzazione, l’accesso ad un sistema di diritti, economici e sociali, appare
conquista recente e legato alla diversa solidità delle rispettive economie. A supportare tale assioma
vi è, giuridicamente, l’ultimo comma dell’art. 137 del Trattato UE, dedicato alla tutela dei
lavoratori, che esclude “le retribuzioni, il diritto di associazione, il diritto di sciopero e di serrata, il
diritto di associazione”, quelli, quindi, legati alle specificità dei contesti nazionali. Pertanto sempre
più forte emerge che, la vigenza di regole comuni poco è in grado di fare rispetto all’influenza dei
differenziali economici che, comunque, vanno valorizzati nell’ottica di creare condizioni di
convenienza per nuovi e maggiori investimenti. Sta di fatto che il cosiddetto acquis communautaire
(l’insieme dei diritti e di obblighi che vincolano gli Stati dell’UE, recepito dai nuovi Stati membri
nei rispettivi ordinamenti nazionali), può coesistere con un approccio gradualistico alla piena
inserzione nel mercato e non è un caso che l’UE, sia con riguardo alle nuove adesioni che con
riferimento ai rapporti internazionali, abbia sviluppato una serie coerente di indirizzi di politica
internazionale considerando essenzialmente: a)i rapporti con gli Stati di prossima adesione; b)i
rapporti con gli Stati in qualche modo confinanti (politica della prossimità); i rapporti con altre aree
del mercato internazionale, da quelli “paritari” con le aree più industrializzate a quelli con i Paesi in
via di sviluppo. Tra le logiche che sottintendono i punti sopra richiamati sicuramente la politica
cosiddetta di prossimità è quella che merita particolare attenzione, in quanto le politiche e le
decisioni adottate dall'Unione europea devono essere vicine ai loro destinatari, in modo che questi
ultimi possano accettarle ed incorporarle pienamente nella loro vita quotidiana. A tal fine si spiega
la recente (06/02/2004) decisione della Commissione a favore dell’elaborazione di una
comunicazione sulla dimensione sociale della globalizzazione e sui suoi riflessi sui rapporti
internazionali dell’Unione. Se per gli altri paesi può essere questo un dato di tipo informativo per
l’Itali questo diventa dato imprescindibile.
L’Italia è il Paese più vicino a quelli risultanti dalla dissoluzione della ex Jugoslavia ed il più
esposto ai rischi legati alla propria centralità nel Mediterraneo e, conseguentemente, il più
interessato agli sviluppi di rapporti economici e culturali con tutti i Paesi transfrontalieri. In
conclusione il Forum del Dialogo Sociale Euromediterraneo, tenutosi nei giorni 1 e 2 aprile c.a.
presso il CNEL dall’IMED (Istituto Mediterraneo) dell’UE, nell’ambito del programma MEDA
(sostegno per le politiche euro-mediterranee), ha approvato una mozione comune relativa ad un
Progetto di piattaforma euro-mediterranea caratterizzato da tre obiettivi principali: a)uno zoccolo di
regole sociali valide per tutti; b) un Piano d’azione euro-mediterraneo; c) lo sviluppo di un dialogo
sociale.
Collocazione in Biblioteca: BR 7A 11
I *nuovi soci dell’UE / Marina Gersony
11
In: *Aspenia, n. 24/2004, p. 311-316
L’autrice passa in rassegna i 10 Paesi entrati a far parte dell’Unione Europea, offrendo un quadro
interessante che va da semplici informazioni di vita quotidiana, di costume, a precise informazioni
storiche e politiche. Ne viene fuori una lettura avvincente che “incuriosisce” il lettore
all’approfondimento ora dell’una ora dell’altra tematica. I giovani appaiono i veri protagonisti di
questo momento storico in cui Paesi dell’Est entrano nell’Unione Europea. Da loro la Gersony,
giornalista del quotidiano “Il Giornale” per cui scrive per gli esteri e la cultura, parte ed evidenzia
la loro preparazione, la loro formazione e le loro aspirazioni molto vicine a quelli dei giovani
occidentali. Esperti in tecnologia e comunicazione, quasi tutti parlano l’inglese, molti fanno parte
degli studenti della “generazione Erasmus”, aggiornati sui diversi progetti così come sulle molte
normative europee. E’ il caso della Slovenia, dove soltanto a Lubiana vivono circa 30.000 studenti.
L’Ungheria, dalla sintesi della Gersony, appare divisa in due paesi: uno dinamico e consapevole del
cambiamento, l’altro che fa fatica a tenere il passo. Ma anche qui Budapest funge da attrattiva per i
giovani, sia per le università presenti, sia per le possibilità di impegnarsi socialmente e
culturalmente. Praga, poi, si contraddistingue come la più occidentale tra le capitali dell’Est con
una forte incidenza, pari al 70%, nel mercato della telefonia. Qui con la cultura postsiovietica ha
avviato la traduzione di scrittori come Kundera, Fuks, Vaculik, Klima, Havel, autori prima
censurati. Non di meno appare la Repubblica Slovacca, dove la percentuale dei laureati è alta e il
tasso di alfabetizzazione pari al 99%, contraddistinta dalla presenza di librerie con pubblicazioni in
tutte lingue che, a volte, supera quelle occidentali. Per finire Riga, capitale della Lettonia, appare
come la metropoli più vivace delle tre repubbliche baltiche (Lettonia, Estonia, Lituania). Anche qui
i giovani sono i protagonisti di un radicale cambiamento caratterizzato, in primis, dagli
innumerevoli scambi culturali che questi ultimi intrattengono grazie alla partecipazione a progetti,
agevolati da un plurilinguismo “esagerato”, russo, lituano, inglese, tedesco, italiano.
Collocazione in Biblioteca: BR 7B 1
La *mobilità a 25 / Luca Einaudi
In: *Aspenia, n. 24/2004, p. 206-212
La libertà circolativa a scopi lavorativi costituisce una delle più significative limitazioni, una delle
libertà negate ai nuovi Paesi membri1. A tal fine è necessario un breve excursus storico che segni la
storia delle politiche migratorie. Già a partire dagli anni ‘702 la maggioranza dei paesi dell’UE ha
adottato politiche restrittive, in materia di immigrazione lavorativa, attraverso politiche di
controllo delle frontiere. Negli anni Ottanta la Cortina di ferro era rivolta contro le aspirazioni
all’emigrazione di polacchi, rumeni, albanesi, ucraini. Susseguentemente nel 1989, con la caduta del
muro di Berlino, si ha un’immigrazione di massa dei tedeschi dell’Est verso l’Ovest. Così un gran
flusso di richiedenti asilo, di emigranti economici legali o clandestini, o di stranieri di etnia tedesca
si direzionò sulla Germania. In Italia arrivarono soprattutto polacchi e, dopo il 1993, l’ingresso si
normalizzò. I polacchi si improvvisarono lavavetri, poi si orientarono verso i lavori stagionali in
agricoltura, finché nel 2001 si sono registrati quasi 240.000 stagionali polacchi e quelli residenti in
1
Cfr. E. Pugliese “Extracomunitari e neocomunitari” in Dossier Europa, n. 51/2004: ”… Il governo italiano ha ritenuto
opportuno porre ai lavoratori dipendenti provenienti dai nuovi Stati membri, per i primi due anni, alcune limitazioni
all’accesso al mercato… per questa ragione è stato emanato un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, che
fissa in 20.000 unità la quota dei cittadini neocomunitari ai quali sarà consentito l’accesso al mercato del lavoro italiano
per l’anno 2004”. , p. 44-48
2
Idem: “Ed è a partire dall’Anwerbenstop (blocco dei reclutamenti di manodopera all’estero) tedesco che hanno inizio
in Europa le politiche di chiusura e, in ogni caso, di limitazione della immigrazione”, p. 46
12
Germania, nel 2002, sono stati 318.000. Nella seconda metà degli anni Novanta la disoccupazione
comincia a scendere, così come si attenuano i timori di concorrenza tra disoccupati nazionali e
lavoratori immigrati.3 E se nei Paesi dell’Europa meridionale (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) si
verifica una forte incidenza di immigrazione di lavoratori, nell’Europa del Nord l’apertura appare
più limitata, concentrata soprattutto in Gran Bretagna. Successivamente, quando i negoziati sulle
modalità di adesione all’UE dei Paesi dell’Europa centro-orientale hanno coinvolto il lavoro la
Germania, memore dei precedenti flussi e consapevole della prossimità geografica dei nuovi
membri, chiese l’introduzione di sette anni di periodi transitori prima della piena libertà di
movimento a scopo lavorativo. Attualmente il periodo transitorio vede coinvolti soltanto i lavoratori
subordinati, resta la piena libertà di circolazione per altri motivi, l’abolizione dei visti e in
particolare il diritto di soggiorno per turismo fino a tre mesi. I lavoratori autonomi così come i
ciprioti e i maltesi godono di immediata libertà di lavoro in tutta l’UE, in seguito all’entrata in
vigore dei trattati di adesione nel 2003. La situazione attuale è la seguente: Gran Bretagna e Irlanda
sono le uniche a confermare l’accesso immediato al mercato del lavoro, mentre gli altri stati si
stanno muovendo per far uso del periodo transitorio. Oltretutto per prevenire il “turismo per
beneficiare delle prestazioni sociali”, è stato indicato un periodo di due anni di residenza prima di
ottenere prestazioni sociali, in particolare l’indennità di disoccupazione. L’opinione dell’autore
dell’articolo Luca Einaudi, ricercatore associato al Centre for History and Economics di Cambridge,
le previsioni dei flussi oceanici, avanzate da alcuni istituti tedeschi, non sembrano giustificate.
Soltanto la Polonia può essere lo stato caratterizzato da flussi consistenti. Per gli altri Paesi membri
analizza situazioni che di per sé non giustificherebbero la presenza di flussi migratori: le tendenze
demografiche di paesi quali Lettonia, Slovacchia non solo tali da ipotizzare significative
“esportazioni”.
D’altro canto per l’economia dei vecchi membri dell’UE la chiusura non costituisce un dato
vantaggioso, dal momento che l’apporto di lavoratori distribuiti nei settori con scarsità di
manodopera è fatto ormai noto. Altro limite di questa politica restrittiva è rappresentato
dall’aumento del lavoro nero a scapito della tutela dei lavoratori nazionali.
Collocazione in Biblioteca: BR 7B 1
*Immigrazione ed economia sommersa nell’Europa meridionale / Emilio Reyneri
In: *Studi emigrazione, n. 153/2004, p. 91-113
L’opinione che emerge è quella che gli attuali movimenti migratori verso l’Europa meridionale
siano provocati dalle crisi demografiche, economiche e/o politiche nel Terzo Mondo e nell’Europa
orientale, diversamente dalla metà degli anni settanta in cui l’emigrazione era dettata dalla domanda
di lavoro nelle società di arrivo. Le conseguenze sono tutte degne di osservazione in quanto:
la maggior parte degli immigrati non sono autorizzati all’ingresso;
i nuovi immigrati entrano anche in paesi con un’elevata disoccupazione;
quasi tutti svolgono lavori precari ed occasionali e la maggior parte sono occupati nell’economia
sommersa.
3
Cfr. http://europa.eu.int/abc/history/index_it.htm “Durante gli anni '90 è diventato sempre più facile per le persone
circolare liberamente in Europa, grazie all'abolizione dei controlli doganali e dei passaporti presso la maggior parte
delle frontiere interne dell'UE. Ciò ha significato, tra l'altro, una maggiore mobilità per i cittadini dell'Unione. Dal 1987,
ad esempio, oltre un milione di giovani europei hanno potuto frequentare corsi di studio all'estero grazie al sostegno
dell'Unione”.
13
La regolarizzazione degli ingressi costituisce altro dato significativo ai fini di un’analisi accurata
del fenomeno. Indubbiamente l’Europa meridionale rappresenta una meta di facile portata per
l’ingresso non autorizzato. In Grecia, ad esempio, si è stimato che gli immigrati in possesso di
permesso di soggiorno fossero soltanto un decimo della popolazione straniera presente. Intanto la
Francia, dopo la decisione presa nel 1974, di arrestare il reclutamento di manodopera straniera,
rappresenta uno fra i paesi dove l’immigrazione di massa non è mai stata così invasiva come in altri
paesi europei. L’Italia, la Spagna e la Grecia anche per la posizione geografica ricoperta, confinando
principalmente con paesi non-EU e con il Mar Mediterraneo, sono tra quei paesi che “ospitano” il
maggior numero di “clandestini”. I controlli alle frontiere, da soli, non bastano. Allora si capisce che
un controllo sul mercato del lavoro locale da parte dei paesi in arrivo costituirebbe un ottimo
strumento per inibire questo fenomeno. L’economia sommersa, intanto, appare come una
“peculiarità” di paesi quali Italia, Spagna, Portogallo e Grecia mentre non lo è per la Francia.
Ma quali sono le caratteristiche dei nuovi immigrati? Da escludere che siano rinvenibili in persone
“in fuga per la salvezza”, poveri e poco istruiti.
Le più importanti emigrazioni provengono da società con un livello di sviluppo intermedio, che si
trovano in una situazione di svantaggio e non di povertà, possiedono le risorse materiali e culturali
per fronteggiare i costi e le avversità presentate dall’emigrazione. Soltanto in due paesi la
maggioranza degli immigrati si può collocare nella vecchia idea di contadini poveri e braccianti
disoccupati poco o nulla istruiti: quelli che provengono dalle ex-colonie in Portogallo e gli albanesi
di Grecia. Da un’indagine condotta a Milano risulta che gli immigrati che hanno poi regolarizzato la
loro posizione erano: i “deprivati” con basso status sociale e scarsa educazione, i “degradati” poco
istruiti, ma con un’origine sociale medio-alta, i “privilegiati” con educazione e status sociale
entrambi elevati. Sostanzialmente ciò che spinge alla fuga è l’aspirazione suscitata dalla
globalizzazione dei modelli di vita occidentali. I giovani appiono i più importanti protagonisti di
tale fenomeno. Questi non sono propensi a restare in economie prossime alla sussistenza e hanno le
informazioni e l’autonomia culturale per partire4.
Le motivazioni vanno riviste sia in termini economici che culturali: migliorare la qualità della loro
vita orientandolo anche verso il consumo e il divertimento. Riprendendo il tema oggetto
dell’articolo e cioè l’economia sommersa, l’autore, sottolinea l’impatto negativo di tale economia
sui bilanci pubblici così come risulta deleterio il suo impatto sulla coesione sociale. Si evidenzia che
le cause dell’economia sommersa sono profondamente radicate nei sistemi economici e sociali dei
paesi dell’Europa meridionale. In sostanza, poiché lo Stato e le sue norme giuridiche sono assenti da
questo segmento dell’economia, la sua regolazione deve essere assicurata dal controllo sociale. In
realtà si tratterebbe di direzionare la soluzione del problema verso un’incisiva politica di creazione
di occupazione regolare, oltre che redigere un programma di relazioni pubbliche per informare
l’opinione pubblica di quanto sia utile il lavoro degli immigrati per le società in arrivo.
Collocazione in Biblioteca: BR 5C 11
Un’ *Indagine socio-demografica sulla famiglia italo-albanese a Bari / Antonella Maria Delre
4
Cfr. M. Gersony “I nuovi soci dell’Ue” in Aspenia, n. 24/2004: … un’indagine di Bruxelles parla di ragazzi aggiornati
che condividono un numero crescente di valori ed interessi, con aspirazioni e stili di vita vicini a quelli dei giovani
occidentali”, p. 311.
14
In: *Economia e commercio, n. 2-3/2003, p. 55-71
La Puglia, per la sua storia e per i molteplici insediamenti che via via si sono succeduti nei secoli,
può definirsi Porta d’Oriente così come Porta d’Occidente. Una definizione che trova le sue
giustificazioni storiche già a partire dall’alto medioevo, quando popolazioni provenienti dal Nord
Europa si sono insediati in questa terra, seguiti da longobardi, normanni, svevi, francesi e spagnoli.
Combinazioni di popoli che hanno anticipato, di gran lunga, il fenomeno attualissimo dei matrimoni
misti e, allo stesso tempo, delle composizioni familiari di tipo interetnico. L’articolo affronta, nello
specifico, proprio la tematica dei matrimoni misti a Bari sottolineando l’alta percentuale del
fenomeno a partire dagli anni ’90, in seguito anche al grande “esodo” delle popolazioni
balcaniche e soprattutto albanesi. I Registri degli atti di matrimonio celebrati nella città di Bari
costituiscono la fonte da cui l’autrice trae la percentuale dei matrimoni misti, sottolineando che la
coppia italo-albanese è quella più presente (80 unioni, pari quasi al 19% del totale del campione,
costituito da 422 matrimoni misti). L’indagine prosegue approfondendo la scelta del coniuge
maschio barese su quella del coniuge femmina barese. La tipologia di coppia maggioritaria è quella
composta dallo sposo barese-sposa albanese (60,6%) su quella formata dalla sposa barese-sposo
albanese (39,4%). Il grado d’istruzione risulta, poi, altro significativo ai fini dell’indagine: mediobasso per l’uomo barese, medio-alto per la donna albanese, possedendo quest’ultima il titolo di
scuola media superiore se non la laurea. I dati Istat, tra l’altro, evidenziano per le spose straniere
dell’Europa centro-orientale un livello d’istruzione leggermente più elevato rispetto agli uomini con
cui hanno contratto matrimonio. L’aspetto religioso, poi, evidenzia che la religione d’appartenenza
delle coppie intervistate è prevalentemente cattolica, anche se la presenza di donne musulmane è
pari al 20% e di quelle atee al 15%. I luoghi d’incontro sono per lo più quelli legati all’ambiente
lavorativo. L’educazione e la cultura appaiono prevalentemente orientati verso le scelte biculturali
ma anche verso l’assimilazione. Infatti la scelta bilinguistica (60,6%) appare più sentita di quella
esclusivamente italiana (24,2%).
Collocazione in Biblioteca : BR 1E 1
MONOGRAFIE
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L’ *educazione interculturale : i saperi, la rete, le culture / a cura di Francesca Massimero,
Porzia Selvaggi. – Casarano : Carra, c2004. – 169 p. ; 21 cm.
INDICE : * Le problematiche * Le migrazioni * Culture e religioni * La rete e la didattica.
Il volume offre l’apporto di diversi saggi, scritti da più autori, che coinvolgono la conoscenza e
l’approfondimento di tematiche relative all’educazione interculturale attraverso le componenti che
costituiscono, di ogni popolo coinvolto, la caratterizzazione. In quest’ottica l’”integrazione”
comprende la storia, la religione, la cultura, le tradizioni e, conseguentemente, le migrazioni dei
popoli e le politiche di accoglienza dei Paesi ospitanti. Interessante e prioritario appare il concetto di
“forma mentis”, espresso nel saggio iniziale di Franco Cambi, necessaria ad avvicinarsi alla
comprensione dell’intercultura, capace, pertanto, di costruirsi a partire dall’incontro. Sicuramente la
logica dell’incontro-confronto scalfisce, in qualche misura, le certezze di una supremazia
dell’Occidente, muta la mentalità dell’uomo occidentale, contraddistinta dai principi del dominio e
della superiorità, della colonizzazione e della gerarchizzazione tra le culture. Il dialogo-confronto
diventa un terreno molto audace poiché le culture si rapportano con tutta la loro forza e
compattezza. L’esser-migranti, come sottolinea Cambi, diventa una condizione mentale, una
disposizione interiore necessaria per affrontare il positivo scambio tra culture diverse. Allora
l’immigrazione non deve essere intesa e gestita in termini di assimilazione delle culture degli
“stranieri” a codici e modelli egemonici delle società di accoglienza ma come potenzialità, come
capacità di cooperare per finalità di sviluppo reciproco.
Collocazione in Biblioteca: BM 63B 24a
*Mediterraneo : mare di incontri interculturali / Glauco Ambrosi … [et al.] ; a cura di Franca
Pinto Minerva. – Cassano delle Murge : Progedit, [2004]. – XI, 321 p. ; 23 cm.
INDICE : * Lo scenario socio-culturale del Mediterraneo * Mediterraneo tra immagine e
immagine * Ambiente, salute e politiche di co-sviluppo * Religioni, intercultura e fondamentalismi
* Emigrazione: quale formazione nel territorio.
Il volume, come si legge nell’introduzione, comprende cinque sezioni, ognuna delle quali cura i
diversi aspetti caratterizzanti le civiltà del Mediterraneo. Lo studio avvia l’analisi di tematiche
socio-culturali che coinvolgono, fra le altre componenti, il processo di integrazione europea poiché
ad esse sono strettamente collegati elementi, quali la pace e la stabilità, imprescindibili per lo
sviluppo di una buona cooperazione economica. Quest’ultima ufficializzata, storicamente, nella
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Conferenza euromediterranea di Barcellona del 27-28 novembre 1995 a cui fa seguito quella
svoltasi a Malta nel 15-16 aprile 1997 puntando rilievo, quest’ultima, su Università, formazione,
cultura, dialogo interculturale, turismo quali settori determinanti per quegli elementi di cui si è
accennato all’inizio. Si passa ulteriormente a delineare il ruolo centrale del Mediterraneo quale
crocevia tra Europa e Africa e tra Europa e Asia coinvolgendo civiltà legate le une alle altre, come
asserisce Braudel (storico per eccellenza del Mediterraneo), proprio dal Mediterraneo, culla delle tre
grandi religioni monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) e delle civiltà più antiche, da quella
egeo-cretese a quella micenea a quella punico-cartaginese a quella greca e romana. E’ necessario, in
tal senso, perseguire l’idea di un’Europa moderna considerando il contributo che i popoli e le civiltà
del Mediterraneo hanno dato all’identità culturale europea e al concetto stesso di Europa attraverso
tre linee-guida che, Giorgio Otranto, professore di Storia del Cristianesimo Antico presso la facoltà
di Lettere di Bari, individua nell’idea greca di scienza (filosofia), nell’idea romana di diritto e
nell’idea cristiana di coscienza. Il volume nelle seguenti sezioni affronta, tra l’altro, il ruolo
centrale, nell’acquisizione della identità culturale europea, dell’educazione interculturale, di una
sorta di “pensiero nomadico” disponibile a oltrepassare i limiti del proprio modo di concettualizzare
la realtà, i limiti della propria lingua per scoprire altre idee, altre parole, altre versioni del mondo.
Collocazione in Biblioteca: BM 25H 46a
*Frontiera Italia / Stefano Galieni, Antonella Patete ; introduzione di Enrico Pugliese. – Troina :
Oasi, c2002. – 148 p. ; 24 cm.
INDICE : * Il gioco dell’oca, Ventimiglia gennaio 2001 * Non tornare mai, Salento agosto 2001 *
La nave vaga, Trapani agosto 2001 * San Giuseppe pensaci tu, Gorizia febbraio 2002 * Come
pesci nella stiva.
L’analisi del testo affronta lo studio e la documentazione di cinque luoghi considerati frontiere
italiane attraverso cui passano coloro che vengono in Italia clandestinamente, senza aver alcun
documento regolare. Ventimiglia, Gorizia, Lecce, Trapani e Crotone sono considerati frontiere “per
la povera gente” che aspetta il documento valido, perché coloro che entrano in Europa lo fanno,
invece, dalle grandi città e dai grandi aeroporti internazionali. Il personaggio chiave della frontiera è
considerato il “passeur”, lo scafista, colui che accompagna per una somma di denaro sempre
crescente l’immigrato clandestino da una parte all’altra della frontiera, nel tratto finale. Dietro di lui,
vi sono grandi organizzazioni a livelli internazionale di cui, il passeur costituisce l’ultima pedina.
La documentazione è data, da una parte, dai racconti dei protagonisti e, dall’altra, da fonti
giudiziarie. Naturalmente laddove risulta maggiore l’efficienza dei controlli si attua,
irreversibilmente, la necessità di affidarsi ad organizzazioni illegali e criminali.
Il libro, in sostanza, raccoglie le testimonianze, l’una più diversa dall’altra, dei protagonisti del
passaggio di frontiera. Così si legge la storia di Rashid, ventiseienne, che ha lasciato la propria
famiglia in un villaggio del Kurdistan e lavora, attualmente, come muratore a Ventimiglia. Nel suo
paese era perito elettronico e frequentava la facoltà di ingegneria ed era un attivista del Partito di
unità nazionale (PUK). Rashid ha un sito internet per raccontare anche la sua storia, oltre che per
comunicare con tutti quegli italiani che poco sanno del Kurdistan iracheno e quindi dei kurdi.
Rashid conosce quattro lingue e vorrebbe continuare a studiare in Inghilterra, intanto si offre come
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interprete per i suoi connazionali che arrivando in Italia non conoscono la lingua. Nonostante le
diverse proposte avanzategli per fare il passeur, Rashid ha sempre rifiutato e in mente ha sempre il
sogno di un Kurdistan autonomo. Si legge la storia di Larysa, di origine ucraina, che lascia il proprio
paese dove, laureata in economia e commercio, lavorava in una banca.
Arrivata a Palermo, dopo diverse vicissitudini, ha lavorato in una pizzeria ed ha conosciuto il suo
attuale compagno. Attualmente collabora con l’associazione “Mundia-donne immigrate”, la cui
finalità, tra le altre, è la creazione di progetti a favore dell’inserimento femminile nel mercato del
lavoro.
Storie tutte legate da un filo conduttore cioè quello di costruire un futuro senza lasciarsi andare dalle
difficoltà oggettive sia dell’arrivo che della permanenza in Italia.
Collocazione in Biblioteca: BM 25H 53a
L*immigrazione in Puglia : dall’emergenza all’integrazione : aspetti demografici, sociali e
sanitari / a cura di Giovanna Da Molin. – Bari : Cacucci, c2003. – 375 p. : ill. ; 21 cm.
INDICE : * La Puglia regione di frontiera: dall’emergenza all’integrazione * Il ruolo della
cultura nella promozione di una pacifica convivenza * Modelli differenziali dell’immigrazione in
Puglia: tre etnie a confronto * Misurare il grado di integrazione * Donne migranti nel basso
Tavoliere * I matrimoni misti a Bari dal 1992 al 2001 * Immigrazione in Puglia e mercato del
lavoro * Geografia ed intercultura. Risultati di un’indagine scolta nell’Associazione Italiana
Insegnanti di Geografia della Puglia * La scuola si apre agli stranieri: il caso della provincia di
Bari * La presenza straniera nel sistema universitario nazionale: il caso dell’Ateneo barese *
Immigrazione e diritto alla salute: normativa nazionale e politiche locali * L’emergenza
immigrazione nel Salento. Dieci anni di esperienze * Problematiche sanitarie dell’immigrazione:
l’esperienza della Regione Puglia * Prevalenza di parassitosi intestinali in albanesi rifugiati in
Italia * Studio di prevalenza sui portatori sani di Neisseria meningitidis tra gli immigrati
extracomunitari in Puglia * Tutela della salute e demografia in una comunità “emergente”: i
cinesi in provincia di Bari (indagine campionaria) * L’assistenza sanitaria agli immigrati:
l’esperienza foggiana
Tra i saggi interessante appare la riflessione offerta dagli autori Giorgio e Albanese sul ruolo della
geografia nel processo di sensibilizzazione interculturale. Come in altri capitoli del testo ribadito,
l’interculturalità richiede lo “sradicamento dal centro”, la capacità di stare ai margini e interpretata
verso questa direzione il concetto di geografia, rapportandosi con il diverso, può svolgere un ruolo
di grande importanza per l’inserimento, ad esempio, scolastico e sociale dell’immigrato. Il
linguaggio geografico risulta indispensabile per sviluppare, allora, il rapporto tra identità nazionali
ed appartenenza comune allo stesso mondo, perché i contenuti della geografia sono alla base della
comprensione delle relazioni tra i popoli. Il valore didattico è, poi, fortemente riconosciuto poiché la
classe diventa un “laboratorio di differenze”, fondamentale per esercitare il pensiero a decentrarsi,
ad apprendere dalle altre culture ed a ritornare nella propria arricchita dal confronto.
Dato ancora più determinante se rapportato alla scuola dell’obbligo dove gli studenti non hanno
ancora organizzato il loro sistema di valori. Filo conduttore di questo come degli altri testi analizzati
in questo bollettino, è quello rappresentato dalla necessità “decostruire assetti di pensiero”
strutturatisi in una lunga tradizione etnocentrica e costruire un nuovo pensiero e una nuova cultura
realizzabili attraverso una pluralità di intelligenze, di approcci intellettuali e di sperimentazioni
esistenziali. Occorre mettere a punto una nuova “grammatica dei diritti” volta ad assicurare a tutti le
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condizioni per realizzare una cittadinanza transnazionale, in grado di evitare ogni radicalizzazione
fondamentalista. Si tratta di puntare, come osservano gli autori, su un grande investimento
pedagogico che sappia contenere interconnessioni, il rispetto delle alterità attraverso una
rivisitazione interculturale dei curricoli disciplinari e dei programmi d’insegnamento.
Collocazione in Biblioteca: BM 25H 44p
Gli *albanesi in Italia : inserimento lavorativo e sociale / a cura di Ugo Melchionda. – Milano :
Franco Angeli, c2003. – 313 p. : ill. ; 23 cm. ((In testa al front.: Organizzazione Internazionale per
le Migrazioni.
INDICE : * Gli albanesi in Italia: considerazioni socio-statistiche * L’immigrazione
albanese in Emilia Romagna * Oltre lo stereotipo. Gli immigrati albanesi in Veneto tra
pregiudizio, mimetismo e riuscita sociale * Gli Albanesi in Piemonte * La presenza immigrata nelle
regioni adriatiche. Il caso della Puglia * Tra esclusione simbolica ed inclusione strutturale: gli
albanesi in Friuli Venezia Giulia * Gli Albanesi in Lombardia * Oltre l’esclusione l’inserimento
sociale e lavorativo degli albanesi a Roma e nel Lazio * Del pregiudizio e oltre. L’inserimento
degli immigrati albanesi nel sistema economico genovese * L’emigrazione albanese nelle Marche *
L’immigrazione albanese ed il mercato del lavoro in Toscana.
Il caso della Puglia è quello oggetto di questo abstract, poiché ai fini dell’indagine conoscitiva del
fenomeno migratorio albanese è quello che maggiormente ci riguarda.
La Puglia, come le altre regioni italiane esaminate, rappresenta una delle porte d’entrata da Sud-Est
per facilitare l’ingresso verso il Centro Nord d’Europa ed altri paesi extra-continentali. Il flusso
migratorio albanese conosce il suo momento storico nell’anno 1991. Questo viene indicato come
l’anno della svolta, in cui sia la Puglia che l’Albania assurgono ai ruoli, oggi attuali, di protagonisti
nelle scenario del Mediterraneo. L’Albania anche per una serie di fatti poco “piacevoli”: diventa
punto di riferimento per ogni genere di traffici vecchi e nuovi, risulta priva o carente di leggi
nazionali e/o internazionali, oggetto di discussione anche per la politica interna al paese, d’altro
canto la Puglia diventa sempre più zona di frontiera, attraverso il canale d’Otranto, principalmente
per i flussi provenienti dall’Albania, dalla Turchia e dalla ex Jugoslavia. C’è da osservare che i
flussi migratori si distinguono in flusso di tipo economico e quello di tipo politico.
Il primo si è intensificato con l’emanazione delle due leggi sull’immigrazione (943/’86; 39/’90) che,
insieme al decreto Dini, ha permesso a molti lavoratori di regolarizzare la loro posizione, avviando
il lungo processo di cittadinanza. Il secondo è regolato da congiunture e politiche internazionali. La
dinamica migratoria in Puglia comprende tre periodi:
un primo periodo che va dagli anni ’70 all’inizio degli anni ’80;
un secondo periodo caratterizzato dal grande esodo albanese del marzo-agosto 1991;
un terzo, attuale, regolato dalla legge 40/’98 “Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione
dello straniero.”5
5
Cfr.http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/migranti/poledrin/frm3.htm: “In tema di diritti riconosciuti la legge differenzia in
maniera profonda il trattamento fra regolari e irregolari. Lo straniero che risieda in maniera illegale nel nostro territorio,
ha assicurata solo la tutela dei diritti fondamentali della persona umana sanciti nelle norme di diritto interno, nelle
convenzioni internazionali o nei principi di diritto internazionale … chi soggiorna con un regolare permesso vede
riconosciuto un paniere di diritti molto più ricco, grazie ad un intento di 'premialità', su cui un po' tutta la legge è
impostata. Una delle linee direttrici del disegno legislativo è stata infatti quella di ampliare il più possibile la tutela dello
straniero regolare, predisponendo allo stesso tempo una tutela giuridica minima per colui che entri nell'illegalità. Le
facoltà giuridiche del clandestino sono quindi limitate e conseguenza del diritto naturale riconosciutogli. Fra queste
rientra la tutela giurisdizionale, la tutela degli interessi legittimi nei confronti della pubblica amministrazione (nei
19
Come si è già osservato, a partire dal 1991 aumentano le presenze provenienti dall’area balcanica.
La gran parte della popolazione censita è presente in Italia e, nello specifico in Puglia, per motivi
politici ed in transito verso altre destinazioni. La seconda categoria è costituita da chi è accolto in
forma temporanea: il permesso è concesso dopo aver accertato che nel paese d’origine del
richiedente non vi sono le condizioni di sicurezza e l’interessato è a rischio di libertà o di vita. La
terza coinvolge circa 2.220 persone, residenti principalmente nei Centri di accoglienza della
provincia di Lecce che ricevono il permesso di soggiorno sulla base della Convenzione di Ginevra
de 19516. Altro elemento interessante è quello relativo all’aspetto religioso del fenomeno. La Puglia
è tra le regioni con la più alta percentuale di musulmani, insieme a Sicilia, Calabria, Basilicata,
Emilia Romagna, Piemonte e Val d’Aosta. Va sottolineato che la popolazione proveniente dal paese
delle aquile è per la maggior parte composta di cittadini fondamentalmente agnostici a tradizione
islamica, ortodossa, cattolica, ecc. E’ opportuno ricordare che l’Albania è stata l’unico paese al
mondo in cui vigesse l’ateismo di stato, con conseguente chiusura dei luoghi di culto e divieto di
professare la propria religione e anzi, di più, fare riferimento alle proprie tradizioni religiose era uno
dei modi per marcare l’opposizione al regime. Un approccio “laico” alla religione che ha permesso
un numero alto di matrimoni misti7, vista l’alta percentuale di unioni tra ortodossi e musulmani, tra
cristiani e musulmani. I luoghi di culto, dopo la rivolta del ’90 e del ‘918, diventano luoghi designati
all’aggregazione, all’assistenza e per gli schieramenti politici diventano veicoli attraverso cui far
passare l’opinione politica. Il testo continua attraverso l’analisi dell’inserimento lavorativo e sociale
del popolo albanese facendo riferimento all’ondata di “esodo” avvenuta a partire proprio dal 1991.
Collocazione in Biblioteca: BM 54 C 34a
Quotidiani
*Impegno di Viceconte “il Corridoio 8 si farà” / Ruggero Cristallo
margini in cui essa sia riconducibile ad un diritto inviolabile della persona umana); il diritto alla traduzione in lingua
comprensibile dei provvedimenti concernenti l'espulsione; il diritto di rivolgersi alle rappresentanze diplomatiche per
ottenere la protezione diplomatica; il diritto ad ottenere cure ambulatoriali o ospedaliere essenziali (anche continuate) in
caso di malattia o infortunio; il diritto (anche obbligo in questo caso) di istruzione e accesso ai servizi educativi, per i
minori. Da questo elenco rimangono invece esclusi il diritto all'uguaglianza di trattamento e i diritti inviolabili dei
lavoratori”.
Cfr.http://europa.eu.int/scadplus/leg/it/lvb/l33060.htm:…Obiettivo: ”Armonizzare l'applicazione dei criteri di
determinazione della qualità di "rifugiato" al fine di prevedere linee di orientamento comuni per il riconoscimento e
l'accoglienza dei rifugiati negli Stati membri”.
6
7
Cfr. A. M. Delre “Un’indagine socio-demografica sulla famiglia italo-albanese a Bari” in Economia e commercio, n.23/2003 p. 59 (Sezione Riviste): “… la nostra generazione è cresciuta senza fede, senza religione … noi albanesi
abbiamo il privilegio di scegliere liberamente …”.
8
Cfr.http://www.geocities.com per la storia dell’Albania e, nello specifico, l’avvento del Paese alla democrazia.
20
In: La *Gazzetta del Mezzogiorno, del 14/09/2004, p. 11
La Fiera del Levante, oramai dal settembre 2002, rappresenta ufficialmente la sede del Segretariato
Tecnico del Corridoio 8. E’utile ricordare, a tal proposito, che il 9 settembre 2002, nella 66.ma
edizione della Fiera del Levante, i Ministri dei Trasporti di Albania, Grecia, Macedonia e del
viceministro della Bulgaria sottoscrissero il protocollo d’intesa “Memorandum of Understanding on
Pan-European Corridor VIII”, in cui, appunto, si assegnò alla città di Bari il ruolo di segretariato
tecnico. Ed è stata proprio la Fiera del Levante, il luogo prescelto dal sottosegretario alle
Infrastrutture ed ai Trasporti Guido Viceconte per ufficializzare la notizia che il Corridoio 8 si
realizzerà entro il 2015. L’impegno è rivolto, come è noto, alla realizzazione della rete
infrastrutturale Bari-Brindisi, Durazzo e Tirana (Albania) Skopje (Macedonia), Sofia, Bourgas,
Varna (Bulgaria). Intanto il sottosegretario Viceconte assicura il proprio impegno per il porto di
Bari.
Collocazione in Biblioteca: Sezione DEM
*Meccanica leader : nei Balcani le migliori prospettive / Bepi Martellotta
In: La *Gazzetta del Mezzogiorno, del 12/09/2004, p. 6
Il settore metalmeccanico è uno dei principali per la regione Puglia: nella provincia di Bari offre
lavoro a circa 25.000 addetti e, oltretutto, si proietta sul mercato internazionale con un valore di
oltre 700 milioni di euro e un buon livello tecnologico della produzione. L’Assindustria di Bari
riporta cifre considerevoli per ciò che concerne l’analisi dettagliata del settore. Nel comparto delle
macchine ed apparecchiature meccaniche, ad esempio, spicca la produzione di quelle olearie: le
imprese baresi detengono il 20% della produzione mondiale (circa 30 milioni di euro); i sistemi di
assemblaggio e controllo, costituiscono, poi, un altro segmento che ha avuto un forte incremento
con la presenza di 10 imprese, 300 addetti e 15 milioni di euro di fatturato. Altri settori di forte
impatto economico sul territorio barese sono rappresentati, come dall’analisi di Assindustria, dalla
produzione di martelli demolitori idraulici con 22 milioni di euro di fatturato e 75% di export;
dalla produzione di componentistica per macchinari, concentrata nell’area Bari-Modugno-MolfettaBisceglie-Corato; così come la componentistica auto registra un fatturato di 760 milioni di euro
grazie alla presenza di grandi gruppi industriali come la Bosch, Getrag, Magneti, Marelli.
Collocazione in Biblioteca: Sezione DEM
L’*espansione nel Mediterraneo con uno sviluppo solidale
In: Il *Quotidiano di Bari, del 11/09/2004, p. 5
La Regione Puglia, nella 68.ma edizione della Fiera del Levante, ha esposto, nel proprio padiglione,
tutte quelle che sono stata le opere realizzate con il Programma operativo regionale 2000/2006. Le
capacità di azione e di sviluppo dei territori pugliesi, dei suoi settori produttivi e delle sue città
proiettate su uno schermo: porto turistico di Vieste, restauro della cattedrale di Otranto (Lecce) e del
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palazzo Imperiali di Latiano (Brindisi), le infrastrutture nella zona artigianale di Santeramo in Colle
(Bari), l’impianto di trattamento dei rifiuti di Mandria (Taranto). La campagna di comunicazione del
Por, “Puglia in movimento” offre, poi, l’analisi degli strumenti volti alle politiche di
internazionalizzazione. Così nella seconda zona del padiglione si incontrano: il Formez con
l’esperienza “Ponte Puglia” (Promozione orientamento network territori all’estero); Rete Punto
Impresa, lo sportello regionale di orientamento e consulenza alla creazione d’impresa; Tecnopolis
per lo sviluppo tecnologico; Finpuglia per le competenze di progettazione finanziaria e per
presentare il portale telematico del Sistema Puglia. Altra realtà presente è quella di uno spazio
dedicato alle attività di internazionalizzazione connesse alle politiche migratorie regionali e
all’Osservatorio sui movimenti migratori.
Collocazione in Biblioteca: Sezione DEM
*Campionaria, la Borsa degli affari baricentro degli scambi commerciali
In: Il *Corriere del Mezzogiorno, del 11/09/2004, p. 15
L’Ente fieristico barese ha assunto un ruolo, nel corso degli ultimi anni, di grandissimo rilievo per
ciò che concerne il raccordo tra gli enti fieristici dell’area orientale con i quali condivide
programmi, servizi, opportunità espositive e assistenza agli espositori. Nel 1998 ha realizzato la
prima Fiera del Levante in Albania. In seguito ha sviluppato accordi per lo sviluppo di altre fiere
nell’area balcanica: Fiera di Novi Sad (Serbia), Fiera Internazionale di Plovdiv (Bulgaria), Skopje
Fair (Macedonia), Fiera Adriatica di Budva (Montenegro), Romexpo SA (Romania), Fiera
Internazionale di Izmir (Turchia). C’è da sottolineare che, altri accordi sono stati siglati con enti
fieristici di Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Senegal.
La manifestazione fieristica, comunque, resta soltanto un aspetto dell’impegno svolto dalla Fiera
Levante che offre, a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, servizi di
assistenza, che facilitano l’imprenditore nell’approccio al mercato straniero e nell’individuazione di
potenziali partner economici. Ma oggetto di notevole interesse in questa 68.ma edizione della Fiera
del Levante è rappresentato dalla sottoscrizione di un protocollo di cooperazione fra l’ente barese e
l’”Ease”, Exhibition Association of Southern Europe, sigla che riunisce 14 enti fieristici balcanici
per la realizzazione di scambi di espositori e di operatori economici.
Collocazione in Biblioteca: Sezione DEM
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