SGUARDO BASSO

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SGUARDO BASSO
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La stagione calda era già arrivata. Erano i primi giorni di Giugno e la gente
incominciava ad organizzarsi per le vacanze.
Lilly e Billy amavano trascorrere le giornate in giro per la città. All’uscita della scuola, i
bambini restavano incuriositi nel vederli sempre insieme e si domandavano quale fosse la loro
destinazione. Pelo nero e arricciato, Billy abbaiava ogni volta che una bicicletta riprendeva la
sua corsa ma si notava che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
Lilly era la sua compagna di viaggio: pelo lucido, bianco e muso all’insù. La sua
dolcezza ricordava una madre comprensiva e premurosa con i suoi figli. Un giorno, forse,
avrebbe avuto dei cuccioli e sarebbe stata proprio così.
La campana della ricreazione era appena suonata. Billy chiese a Lilly di entrare
all’interno della scuola per cercare qualcosa da mangiare.
Un’impresa rischiosa se si pensa a quale genere di persona fosse il direttore Serrenti. I
suoi occhiali spessi nascondevano uno sguardo serio e sospettoso: anche una tigre sarebbe
scappata di fronte alla sua persona.
Lilly e Billy, però, non erano tigri ma due cani decisi e testardi. Così si organizzarono
per attuare un piano con lo scopo di passare inosservati.
Billy era solito portare con sé una valigetta piena di strani strumenti: ossa a forma di
martello, una lunga fune ricavata da tanti pezzi di lenzuola mordicchiata durante la sua tenera
infanzia e palloni di diversa grandezza con i disegni più svariati.
Lilly si domandava, spesso, dove avesse potuto trovare tutte quelle cose ma non osava
chiederglielo per paura d’essere troppo invadente sulla sua vita privata.
Ogni cane ha due vite: quella pubblica che manifesta i vizi e i difetti e quella privata che
nasconde i segreti più profondi sotto il pelo. Un cane perde il pelo ma non il vizio.
Lilly insisteva tantissimo su tale detto durante le sue lezioni private di filosofia pratica.
I segreti più reconditi rischiano d’essere perduti a causa dell’invadenza, ma il vizio
resta, perchè nessuno lo considera e lo tiene lontano.
La psicologia canina è una materia ancora difficile da trattare. Questa frase era la
conclusione finale di Billy ai discorsi troppo astratti della sua compagna.
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All’entrata della scuola stava il bidello Marco, con la sua aria da modello Dolce e
Gabbana. Le bambine erano innamorate di lui perché un tipo giovane e sportivo.
L’ultimo bidello aveva 65 anni ma sembrava dimostrarne 80 a causa della sua
stanchezza e della legittima rabbia contro Berlusconi.
Superare Marco non sembrava un’impresa difficile e Billy provò ad attuare la prima fase
del suo piano.
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Il tempo per mettere in pratica il piano rischiava d’essere limitato a causa del suono
della campana che segnava la fine della pausa, momento prezioso per muoversi per via della
confusione e degli schiamazzi dei bambini.
Billy spronò Lilly a muoversi per distrarre il bidello Marco. Sfregandosi sulla gamba
sinistra, col suo charme unico ed irresistibile, riuscì a strappargli alcune carezze.
Billy poté, così, salire per l’ascensore e giungere direttamente nella grande sala adibita
alla mensa.
Le tavole erano già pronte, le sedie stavano ben allineate e il silenzio regnava sul grande
spazio. Pane, formaggi, condimenti stavano al centro dei tavoli e, in un piccolo tavolino a destra
all’entrata della cucina, le salse piccanti.
Insoddisfatto di quel cibo parcheggiato nei grandi tavoli, Billy decise di entrare
direttamente nella cucina.
Il rumore delle macchine e il calore dei grandi fornelli creavano una sorta di divario tra
il silenzio della sala precedente e la confusione della nuova.
Lilly stava ancora col bidello Marco e si era dimenticata di Billy.
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Il giovane dovette allontanarsi per controllare una classe, nella quale il professore non
era ancora arrivato e i bambini erano in preda ad uno stato di disordine totale.
Lilly approfittò di questo momento per raggiungere il suo compagno.
Fiutando qua e là arrivò nella cucina della scuola e vide Billy alle prese con un grosso
pezzo di carne in salsa tonnata. Le rivolse un saluto per farsi notare, ma in quel preciso istante
entrò la cuoca Renata, famosa per la sua gelosia morbosa verso la preparazione dei dolci.
Ostinata e testarda erano gli aggettivi più adatti a descrivere il motivo per cui non dava mai le
ricette ai docenti che osavano domandarle.
Gelosia inspiegabile e morbosità ostinata verso del cibo decorato e farcito. “I guai sono
appena incominciati”- pensò Lilly- “Mi sembrava facile l’impresa”.
Cercò di avvisare Billy, ma fu inutile. La cuoca Renata s'accorse del disastro ed emise
un urlo così forte che giunse fino all’ufficio del direttore Serrenti.
Armata di scopa e padella, allontanò il cane ma con fare maldestro fece cadere per terra
i quattro dessert che aveva preparato per il pranzo: crema di filosofia, cioccolata di storia, torta
ai punti cardinali e panna cotta numerata. “Che peccato!” - esclamò Billy. “Mettiamoci in salvo
Lilly, bisogna andare via”- concluse e si avvicinò verso la sua compagna impaurita.
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Il gran fracasso si sentì ovunque e la cuoca Renata corse immediatamente ad avvisare il
direttore Serrenti.
Sorpreso della visita improvvisa della cuoca, la fece accomodare e cercò poi di
tranquillizzarla. “Tutti i miei dolci sono caduti. Sono rovinata”- disse la disperata.
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Il direttore restò impassibile fino a quando non seppe del disastro combinato. “Come
faremo oggi senza i dessert? Voglio subito quei due cagnacci. Si meritano una bella lezione”replicò piuttosto furibondo. “Chiamatemi il bidello Marco e l’idraulico Peppino”- concluse.
I due compagni passarono per il corridoio principale, dove i bambini si erano accalcati
per ascoltare il fracasso.
Incuriositi dalla vista dei due cani, cercarono di avvicinarli per accarezzarli, ma i due
pensavano solo alla loro fuga.
Il bidello Marco e l’idraulico Peppino riuscirono a catturarli e trascinarli dal direttore
Serrenti. “Siamo in trappola, ”- disse Billy. “Non ti agitare piccolina, troveremo un modo per
andar via”- rispose.
Il direttore, fuori di sé, ordinò di chiamare il canile e di rinchiuderli al più presto.
La dura decisione si diffuse rapidamente e giunse fino al corridoio dove i bambini
ancora si trovavano. “Non possiamo permettere che i due cani siano richiusi in un canile,”disse un bambino della V elementare. “Dobbiamo fare qualcosa”- aggiunse una bambina della
classe IV.
Tutti insieme salirono nell’ufficio del direttore e chiesero di liberare i due amici.
L’uomo non volle sentire nessuna supplica e ordinò loro di ritornare subito nelle classi.
Tristi ma non rassegnati obbedirono. Giunti nelle proprie aule rifiutarono di far lezione, di
rispondere alle domande e di partecipare alle discussioni.
Gli insegnanti non seppero che fare. Li minacciarono con note, li avvisarono che
avrebbero chiamato i loro genitori e che non ci sarebbe stata più nessuna gita di fine anno.
Tutto fu inutile e lo sciopero continuò per diversi giorni.
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Billy si sentiva in colpa. Aveva messo nei guai anche la sua compagna e non aveva
avuto il tempo d’assaggiare i dolci. “Sei il solito goloso” – disse Lilly. “Ho paura di finire il
resto dei nostri giorni in quest’orrendo canile, insieme a sconosciuti cani randagi”. “Stai calma
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e non essere la solita pessimista”- rispose Billy. “Tutta colpa di quella cuoca da quattro soldi”aggiunse la cagnetta.
La valigetta poteva essere un’ancora di salvezza.
Billy estrasse la lunga corda, l’avvolse intorno alla cuccia e, per ultimo, la fece passare
attraverso la finestrella che dava sul cortile. Col martello riuscì a rompere le sbarre della cella e,
pieni di coraggio, si gettarono giù per il cortile. “Che figata ed è più divertente di
Mirabilandia”- disse Lilly. “Non perdiamo tempo. Forza! Avviciniamoci all’uscita”- replicò
Billy.
La scuola era ormai diventata il centro delle polemiche e degli attacchi delle famiglie.
I giornalisti approfittarono di tale situazione per scrivere articoli contro il sistema
scolastico e criticare il modo di educare gli studenti. Gli inviati speciali di “Striscia la notizia”
piombarono sul posto per dare il Tapiro d’oro al direttore Serrenti.
Furioso e indignato, l’uomo preparò una lettera da inviare al Ministero della Pubblica
Istruzione, per spiegare gli eventi e chiedere un tempestivo intervento.
I bambini prepararono una domanda scritta per mettere in libertà i due cani.
Il canile rispose e informò la scuola che i due amici erano scappati. “Siamo tutti in
pericolo”- disse il bidello Marco. “Quei due cani possono combinare altri guai”- aggiunse.
La cuoca Renata decise di dare le dimissioni per timore che quei due sarebbero ritornati
nella scuola con l’intento di rovinare le sue opere culinarie. L’unico che restò indifferente a
tutto questo fu l’idraulico Peppino.
I bambini cercarono di capirne il silenzio e una sera lo seguirono fino a casa sua.
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La casa dell’idraulico aveva un grande giardino ricco di fiori e di piante.
L’atmosfera pareva accogliente e molto familiare. Eppure l’uomo viveva solo e in
compagnia d’alcuni gatti.
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I bambini spiarono dalla finestra e s’accorsero che parlava con qualcuno. “Ma quei cani
li conosciamo! Cosa ci fanno nella sua casa?”- esclamò qualcuno di loro. Continuarono ad
ascoltare e sentirono l’idraulico Peppino che parlava di passaporti e di viaggi.
I due cani avevano intenzione di lasciare il paese e andare in Francia. Per lasciare il
territorio avevano bisogno di due passaporti falsi, poiché avevano la residenza in Romania e
quindi erano immigrati non in regola.
Lo Stato avrebbe creato dei problemi e li avrebbe rispediti immediatamente nel loro
paese. “ Che cosa possiamo fare? Aiutaci, Peppino”- supplicò Billy. “Qualcuno dovrebbe
prepararvi dei nuovi passaporti o scambiare i vostri con altri due appartenenti a cani residenti in
Italia”- rispose l’uomo.
I bambini stettero un momento in silenzio e poi ebbero una brillante idea. “Andiamo al
canile”- disse il bambino più coraggioso.
Il canile si trovava a qualche chilometro dalla città in uno spazio esteso, ma
completamente abbandonato dal comune. Qui trovarono due cani disposti a scambiare i loro
passaporti con quelli dei due immigrati. “Rumeno o italiano non fa la differenza”- disse un cane
dal muso lungo e la coda arricciata. “ Tanto sono condannato a restare in questo canile per
sempre”- aggiunse la sua compagna di stanza. I bambini, felici e soddisfatti, li ringraziarono e
ripresero la strada di ritorno.
Durante il tragitto provarono a capire le crudeltà degli adulti, ma non trovarono una
spiegazione. “Ho intenzione di studiare per la difesa dei diritti dei cani immigrati”- concluse un
bambino.
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La partenza dei due amici era stata fissata per il 10 Giugno che coincideva con la
chiusura delle scuole.
I bambini avrebbero potuto accompagnare i due poveri cagnetti alla stazione e, lì, con
grande dispiacere li avrebbero salutati.
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I due sfortunati ringraziarono i bimbi
e lasciarono il loro numero di cellulare al
bambino che aveva avuto l'idea dei passaporti. Partirono, infine, con la speranza di risentirli al
più presto. Era nata una piccola amicizia e non l’avrebbero cancellata per lungo tempo.
Non sapevano ancora in quale città della Francia sarebbero arrivati ma l’avrebbero
deciso durante il viaggio.
Lilly desiderava vedere la Tour Eiffel e Billy l’avrebbe accontentata.
L’idraulico diede loro i due passaporti e un sacchetto con dei panini e delle bibite per il
lungo viaggio. Avrebbe preferito tenerli con sé ma conosceva molto bene gli ostacoli della
burocrazia italiana. Prima di avere i suoi due gatti serbi aveva dovuto aspettare ben cinque anni.
“Mai arrendersi, bisogna lottare per ottenere ciò che si vuole”- disse il buon uomo. “Mi
mancherete amici”- li salutò e andò via.
I bambini restarono ancora un poco e poi ritornarono nelle loro case.
Le vacanze erano ormai incominciate. Il mare, il sole, le serate lunghe preannunciavano
una bella stagione estiva.
Billy e Lilly si fermarono dapprima nella Costa Azzurra e poi proseguirono il loro
viaggio. Un posto caldo e tranquillo l’avrebbero trovato molto presto.
Intanto s’iscrissero all’Ufficio di collocamento per fare la stagione estiva. Qualche soldo
l’avrebbero messo da parte per comprare una macchina e una nuova cuccia.
Il pessimismo di Lilly sembrava essere sparito ma una nuvoletta oscura riaffiorava ogni
tanto. L’Italia le mancava tanto. “Mi piaceva abbaiare in italiano, ”- disse a Billy. “Un giorno
ritorneremo e mi porterai a Venezia”- aggiunse con tono malinconico.
Billy la strinse forte a sé e la coccolò tutta la notte.
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Il treno viaggiava già da quattro ore e si era fermato due volte. Al secondo arresto, nella
città di Lion, Billy decise di scendere per trovare un piccolo ostello per la notte.
Lilly accettò volentieri, data la stanchezza e la sua fame da lupo. “Potremmo trovare un
posticino tranquillo dove mangiare una crêpe ed assaggiare del buon vino francese”- propose
Billy. “Ottima idea mio caro”.
Scesero dal treno e, dopo aver camminato per qualche metro, trovarono un piccolo
ristorante poco affollato e con della buona musica. “Ascolta questa canzone. È di Céline Dion,
pour que tu m’aimes encore - asserì Lilly. “Conosco molto bene queste parole, piccolina. Ed io
ti amerò per sempre, te lo prometto”- sussurrò Billy all’orecchio della sua dolce cagnetta.
Il buio incominciava a scendere ed era arrivato il momento di spostarsi per riposare un
poco.
L’ostello non era lontano dal ristorante ma in pieno centro.
Dopo aver sistemato i bagagli, si rilassarono con una lunga doccia e poi cercarono di
addormentarsi. “Billy, non senti questi rumori? Forse è una festa o qualcosa del genere”- disse
la cagnetta.
Il rumore, infatti, giungeva dal pianerottolo dell’ostello, nel quale si svolgeva una festa
all’insegna della musica spagnola e della distribuzione di sangria. “Fantastico, incredibile,
magico. Andiamo a divertirci”- propose Lilly. “Dove c’è confusione, ci sei sempre tu”- disse
Billy con aria assonnata.
La notte passò velocemente e i due cani ballarono fino alle cinque del mattino. Ebbero
pochissimo tempo per riposarsi. Il treno per Parigi sarebbe partito alle otto. “Prendi i tuoi
bagagli e muoviamoci. È tardi, molto tardi”- disse Billy.
La stazione era affollata. Le persone si preparavano per partire verso differenti città, per
trascorrere le meritate vacanze, dopo un anno di lavoro e di tanti impegni.
L’estate è la stagione dei grandi spostamenti, al mare, in montagna, nelle città artistiche
e nelle isole. Lilly ripensava a Milano, alla gran confusione e all’inquinamento. “Ora sarà quasi
deserta. Il Duomo, finalmente, si riposerà un pochino”.
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L’attenzione di Billy fu attirata da un gruppo di cani provenienti dalla Russia e diretti in
Normandia per una vacanza studio. Il loro programma era interessante. Avrebbero visitato il
Mémorial, nella città di Caen e poi le spiagge dello sbarco nella terra normanna.
Un percorso storico che non piacque a Lilly e, sebbene fosse noioso, partecipò lo stesso
alla discussione sulle ingiustizie della guerra fredda e dei campi di concentramento.
Un momento di tristezza invase il vagone dove stavano i nostri amici.
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Parigi rispecchiava le caratteristiche che i libri e le cartoline ricreavano ma con
un’atmosfera magica raddoppiata.
L’entusiasmo di Lilly fu inevitabile e subito chiese a Billy di salire sulla Tour Eiffel.
La vista era incredibile dall’alta torre. Tutto sembrava così piccolo: le macchine e le
persone erano dei puntini sparsi nella grande città francese. Una metropoli abitata da tante
formichine parlanti un idioma dolce. “C’est super, mon amour”- disse Billy. “Ma da quando tu
conosci il francese?”- domandò Lilly e sorrise alle parole così dolci e soavi del compagno.
Difficile da credersi, ma Billy aveva imparato qualche parola durante la sua permanenza
in Corsica. Erano gli anni “80” quando decise di lasciare la sua terra per cercare un lavoro. In
Corsica ci giunse per caso, trainato da un vecchio amico di scuola appassionato di pesca.
Avrebbero voluto acquistare una piccola barca e dedicarsi alla vendita di pesci e crostacei.
All’inizio non fu difficile trovare la barca e sistemarsi in una casetta vicino al mare ma,
in seguito ad un controllo fiscale, dovettero abbandonare tutto.
L’amico ritornò in Romania e Billy raggiunse il Nord dell’Italia.
Solo e senza un lavoro trascorse un periodo difficile. Aveva deciso di guadagnarsi
qualche soldo intrattenendo la gente nella metropolitana di Milano con la sua vecchia chitarra.
Tra una canzone e l’altra il tempo sembrava essersi fermato all’interno di quel luogo buio e
caldo.
Un giorno, però, il sole decise di splendere di nuovo anche nei meandri della
metropolitana. Quel sole fu Lilly. La conobbe un mattino di Primavera. E se ne innamorò.
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La cagnetta era appena giunta dalla Romania, anche lei alla ricerca di un lavoro. Aveva
viaggiato ben due giorni prima d’arrivare in Italia col pullman Eurolines. Economico ma
scomodo poiché aveva attraversato gran parte dell’Est dell’Europa.
Il loro incontro fu qualcosa di piacevole, parlarono tutto il giorno davanti a più
cappuccini e cornetti e ci fu subito un bel feeling. “Possiamo trovare un piccolo appartamento
da dividere in due ed un lavoro”- disse Billy. “Sarà più facile muoversi insieme”- aggiunse
Lilly.
Tutto sembrava andar bene fino a quando non decisero d’intrufolarsi nella scuola del
direttore Serrenti. Quel giorno iniziarono i guai.
La loro vita doveva essere ridefinita da quel momento.
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Trovare un lavoro a Parigi non fu un’impresa facile e la gente non era disposta ad
assumere degli immigrati. Occorreva, inoltre, avere una buona conoscenza del francese o
almeno dell’inglese. “Potremmo fare un corso accelerato di francese”- propose Lilly.
I soldi per frequentare una scuola di lingua erano pochi e Billy ricordò all’ingenua
cagnetta la dura realtà della loro vita.
Si spostarono da una parte all’altra della città, per trovare un lavoro e alla fine giunsero
in un hotel a quattro stelle, dove furono assunti per i mesi estivi.
Billy lavorò come aiuto cuoco e Lilly come cameriera ai piani.
L’albergo era grande ed accogliente e i gestori sembravano delle brave persone. Erano
d’origine italiana e avevano gestito un hotel nel Trentino tanti anni fa. In seguito ad uno scontro
con una pensione per il possesso di un pezzo di terreno, di loro proprietà senza dubbi, vinsero la
causa e decisero di aprire un albergo più grande in un paese straniero e scelsero la Francia.
La proprietaria, Donatella, era una donna sui 40 anni con un carattere forte e deciso.
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Amava la precisione e riusciva sempre ad accontentare i suoi clienti. La sua
determinazione era un modello da seguire e da prendere come punto di riferimento per gestire
una struttura alberghiera.
Il primo mese fu difficile a causa del ritmo differente nel quale i due amici si
ritrovarono immersi. Orari sempre uguali, esigenze di diverso genere da parte dei clienti e
momenti di stanchezza. Non c’era tempo per dedicarsi a se stessi.
Il problema della lingua fu presto superato, perché la maggior parte dei clienti arrivava
dall’Italia.
Billy stava in cucina e non doveva comunicare coi clienti ma solo rispondere agli ordini
dello chef che, pur francese, parlava l’italiano perfettamente.
Lilly riordinava le camere e la sera stava in stireria. Era il suo angolo preferito, nel quale
scaricava la stanchezza e aveva tempo per pensare un pò. “Quando si lavora, è più difficile
trovare un momento per pensare a se stessi e per dare spazio alle proprie emozioni” – Lilly
diceva spesso alla gente che soggiornava nell’hotel.
Al mattino incominciava alle 8.30 appena i clienti liberavano le stanze per dedicarsi alle
lunghe passeggiate.
Ogni giorno il lavoro seguiva le stesse regole e Lilly ci metteva tutta la sua energia per
preparare al meglio le camere degli ospiti.
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Billy aveva imparato nuove ricette e migliorava di giorno in giorno grazie agli
insegnamenti dello chef Jean.
Qualche volta aveva la possibilità di presentare un piatto del suo repertorio, tra cui la
trippa con le patate. Amava molto questo tipo di lavoro e sognava di tanto in tanto di gestire un
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suo albergo con Lilly in un paese magari sul mare. Un sogno nel cassetto, una speranza per
continuare questa vita. “Sei solo un sognatore”- le ripeteva Lilly. “Guarda la realtà, difficile e
dura per noi immigrati”.
La gente popolava Parigi e il caldo aveva invaso tutti i territori. Era il primo anno che
non si poteva respirare durante il giorno e dormire la notte. “Il caldo si farà sentire fino al mese
di Novembre”- diceva il telegiornale.
Billy e Lilly pensavano già a quello che avrebbero dovuto fare alla fine del lavoro
estivo. Non potevano fermarsi e poi riprendere nella stagione invernale. “Come passeremo
l’autunno?”- Lilly si domandava. “I nostri passaporti sono falsi e da un momento all’altro
potremo ritrovarci nei guai”- rispondeva Billy.
Un giorno raccontarono la loro storia alla proprietaria Donatella, della quale si fidavano
ciecamente.
La confessione fu sentita, per caso, dalla cameriera Alexandra. Perfida ed invidiosa,
decise di recarsi all’ufficio degli immigrati e rivelò tutto.
L’ispettorato piombò nell’albergo e lo mise a soqquadro. Interrogò la proprietaria, lo
chef e per ultimi i dipendenti. Billy e Lilly erano di nuovo nei guai e la stagione non era ancora
terminata.
Condotti con la forza in caserma furono interrogati per qualche ora e gettati in una cella.
“Ci rispediranno in Romania stavolta”- disse Lilly. Billy non rispose e restò in silenzio per un
lungo intervallo.
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Il maresciallo della caserma era un uomo apparentemente severo. La sua voce impostata
e profonda faceva tremare anche i vetri e il suo aspetto distinto ricordava quello di un soldato
dei tempi nazisti. Eppure cercò di risolvere la situazione dei due cani in maniera diplomatica.
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Dapprima propose loro di mettere in regola i passaporti e poi di trovare un lavoro che li
avrebbe permesso di avere un normale contratto. “Ma chi sarà disposto ad assumerci come
normali cittadini?”- domandò Billy.
L’uomo non poteva aiutarli ulteriormente, ma li dette la possibilità di stare in Francia
ancora tre mesi, col rilascio di una carta di breve soggiorno.
Il peggio era risolto ma era necessario scegliere un luogo dove lavorare e qualcuno
disposto a firmare per loro un contratto lavorativo. “Possiamo ritornare in Italia”- disse Lilly.
“La città di Brescia offre numerose possibilità lavorative anche per gli immigrati”- aggiunse
Billy.
Molti amici della Romania si erano stabiliti nell’Italia settentrionale e conducevano una
vita serena insieme alle loro famiglie. Esistevano, inoltre, diversi uffici ai quali rivolgersi per
tutelare i diritti degli immigrati. “E se cercassimo su Internet qualche cooperativa o
associazione che aiuta gli immigrati?”- propose Lilly. “Buon’idea, seguimi”- rispose Billy.
Parigi era piena di bar con Internet point e centri in cui ci si poteva connettere. I due
cani dovettero spendere qualche soldo per trovare le informazioni.
Dopo due ore, finalmente, giunsero a conoscenza di una cooperativa chiamata “Nuovo
Villaggio” situata nella città di Padova. Era nata poco tempo fa grazie ad un’iniziativa
comunale e regionale del territorio veneto che abbracciava il Progetto Romania.
Lo scopo era creare delle strutture per ospitare gli immigrati, offrire diversi posti di
lavoro nelle fabbriche e nelle imprese e cercare figure professionali come addetti
all’insegnamento della lingua italiana, educatori e avvocati. Era una piccola città a misura degli
stranieri con tutti i servizi, gli alloggi, i centri ricreativi e le strutture amministrative.
I due amici discussero a lungo sulla nuova scelta, valutarono gli effetti e le ragioni.
Infine furono entrambi d’accordo e si buttarono in questa nuova avventura. “Ritorniamo
in Italia, non vedo l’ora”- disse Lilly. E restò qualche minuto a sognare ad occhi aperti. Vide
Roma e il Vaticano, Venezia e le sue gondole, Firenze col suo Battistero, Palermo profumata di
arance e di limoni.
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L’estate stava per finire ma il caldo si faceva ancora sentire. Poca gente si accalcava
sulle spiagge e il ritmo estivo era quasi terminato.
Le persone avevano già ripreso le loro attività, di sera rientravano prima nelle case e le
chiacchierate lungo le strade erano sempre meno frequenti.
Gli studenti rientravano a scuola inconsapevoli ancora dell’inizio di un nuovo anno
scolastico.
Billy e Lilly salutarono il personale dell’albergo e ringraziarono la proprietaria.
Pronti per incominciare il nuovo viaggio, ripartirono un mattino presto ed attraversarono
tutta la Francia per arrivare a Milano. Si addormentarono durante il tragitto.
Billy ronfava appoggiato al finestrino. Lilly aveva trovato un’ottima posizione sulla
zampa destra dell’amico. Il sonno era così profondo che incominciò a sognare.
Una voce la chiamava e le diceva di avvicinarsi. Il suo volto non era chiaro a causa del
buio, ma si potevano vedere solo le mani. La mano sinistra aveva la forma di un’isola deserta
circondata dal mare blu e da tante barche. La mano destra, invece, mostrava tutte le strade che
portavano in Romania. In ogni strada c’erano due bambini ed una povera madre che domandava
qualche soldo. Alla fine della strada principale, il sole illuminava gli alberi con i suoi raggi
intensi. Nessuno osava arrivare al suo punto estremo per paura d’essere accecato.
Lilly, incuriosita da questa luce, camminò per qualche ora. I raggi del sole erano sempre
più forti man mano che s’avvicinava alla fine, ancora lontana. I suoi piedi erano bollenti e i
vestiti appiccicati alla pelle.
Improvvisamente si trovò davanti al sole, con un cenno della mano le disse di salire in
alto e Lilly acconsentì senza dire una parola. La luce diminuì e la cagnetta si trovò sull’isola
che aveva visto nella mano sinistra. Billy l’aspettava nella sua cuccia in riva al mare. “Se avessi
desiderato di seguire la mano sinistra, probabilmente mi sarei ritrovata in Romania”- pensò.
“Invece non ho avuto grandi pretese ed ora mi ritrovo in un’ isola silenziosa e pacifica”- disse
ad alta voce.
Billy si rese conto che stava sognando e la svegliò dolcemente. “Siamo arrivati a
Milano. Dobbiamo scendere”- le disse. “Questa è la nostra isola?” domandò. “Non ha l’aria di
un’isola questa città, guarda quanta confusione!”- rispose Billy.
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Scesero dal treno e si diressero verso l’ufficio informazioni per conoscere la giusta
direzione per Brescia.
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Il Nord dell’Italia ha un sistema ideologico completamente diverso dal Sud.
L’imprenditoria è alla base di ogni attività e tutto ruota intorno all’investimento dei
capitali per creare sempre nuove strutture. Il Sud è quasi abbandonato. La gente lotta per
condurre una vita tranquilla con la propria famiglia. Questa lotta è inutile poichè non ci sono le
strutture per lavorare. Intraprendere una nuova attività significa rischiare e il rischio fa paura
soprattutto nei paesi in cui la povertà ha avuto effetti negativi. Il sistema economico non cresce
ma s’aggrava e, i giovani preferiscono lasciare la terra natale, per trovare un lavoro nel Nord o
all’estero.
Vivere in una città grande e ricca era sempre stato il sogno di Lilly.
Billy, invece, preferiva la tranquillità dei piccoli paesini dove tutti si conoscono e
possiedono un pezzo di terra. Brescia gli lasciava un sentimento di paura e di disorientamento.
Non ci voleva pensare e decise di concentrarsi solo sulla ricerca del lavoro.
La cooperativa “Nuovo Villaggio” li aveva dato l’indirizzo di un ufficio nel quale
avrebbero avuto tutte le informazioni sull’alloggio e sui luoghi di lavoro.
Davanti alla porta dell’ufficio numerose persone attendevano il loro turno. “Il nostro
numero è 404 e la fila è arrivata solo a 60”- disse Lilly.
Si sedettero su due sedie che due immigrati avevano appena liberato, perchè stufi di
aspettare. “Ritorneremo domani”- dissero i due. E con un’andatura lenta e rassegnata
s’avvicinarono all’uscio. Lilly li osservò attentamente e ascoltò i loro discorsi. Parlavano di uno
sconosciuto d’origine rumena ucciso la sera prima da un gruppo d’italiani, in una strada di
periferia. L’uomo era stato ritrovato il mattino in uno stato pietoso e la polizia stava ancora
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cercando i suoi aggressori. Una storia oscura e difficile da risolvere a causa dell’identità
sconosciuta degli assassini. Razzismo o vendetta potevano essere le due piste da seguire, ma
tutto aveva un’atmosfera ambigua.
La sveglia posta sopra la parete dell’ufficio segnava le 12.30 e la fila era ormai giunta al
numero dei due cagnetti. “Finalmente è il nostro turno”- disse Billy. Coi documenti in mano e
con passo deciso raggiunsero lo sportello nel quale una signora fece cenno d’avvicinarsi.
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Il rumore della sala, nella quale la gente attendeva, risuonava all’interno dell’ufficio e
rendeva la comunicazione difficile.
Billy cercò di capire tutte le parole della donna seguendo il movimento della sua bocca.
Un discorso lungo sulla situazione dei numerosi immigrati creò nella sua testa una certa
confusione. “Scusi, può ripetere”- domandò Billy. La donna sembrava scocciata e con un gesto
brusco s’avvicinò allo sportello e ripeté.
Lilly attendeva in un angolo e guardava il suo amico piuttosto esausto e confuso. Tutte
le informazioni si erano ridotte ad un indirizzo su un alloggio nei pressi della stazione di
Brescia. Avrebbero dovuto trovare un lavoro in un secondo momento.
La strada che portava all’indirizzo dell’alloggio era più lunga di quanto avessero
immaginato. Il fumo e la polvere delle macchine davano un senso di squallore e nascondevano
il verde degli alberi lungo i marciapiedi.
In un’area isolata stavano gli alloggi degli immigrati. La zona era circondata da alcune
mura che la separavano dal quartiere posto nelle vicinanze. Piccoli appartamenti emergevano
concentrati l’uno vicino all’altro e dal balcone si potevano vedere i panni asciutti e ancora stesi
degli inquilini.
Il silenzio piombava sulle case e di tanto in tanto si sentiva il rumore di una radio che
trasmetteva della musica italiana. “Siamo arrivati”- disse Billy. Non aggiunse nessun’altra
parola ma Lilly poté capire quello che stava pensando. Questo posto non dava l’impressione di
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un luogo tranquillo e pulito, ma piuttosto di una specie di campo di concentramento moderno.
Era una sensazione e Lilly attese che i fatti dimostrassero il suo pensiero.
L’alloggio si trovava al quinto piano in fondo alla scala. L’ascensore era fuori servizio e
quindi dovettero salire per le scale coi bagagli.
La stanchezza del viaggio e la snervante attesa all’ufficio furono i primi segnali del
nervosismo dei due compagni. Giunti davanti all’uscio dell’appartamento si fermarono un poco
per riprendere fiato prima di entrare all’interno. “Prendi le chiavi”- disse Lilly. Aspettarono
qualche minuto, si guardarono per capire se erano pronti a solcare la porta per vedere quello che
dentro li aspettava e, infine, entrarono.
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Una casa è sempre l’angolo che ogni individuo costruisce nella sua mente con colori,
luci, mobili, finestre, tendine e tutte le comodità possibili. Trascorrere del tempo è la prima
motivazione che spinge le persone a renderla vivibile e in rapporto alle proprie esigenze. Agli
inizi può avere un aspetto vuoto e freddo,
ma poi raggiunge il suo calore vivendoci.
I due cani restarono immobili alla vista dell’alloggio. Solo un letto e una piastra per
cucinare erano collocati nella prima stanza. Le finestre non avevano le tendine e la luce era
soffocata da un muro che emergeva sul balcone e che separava l’appartamento dalla vista sulla
strada. Un corridoio stretto e lungo portava su un’altra stanza in cui vi era un piccolo bagno. Lo
spazio era veramente limitato e si riduceva a due stanze. I muri erano sporchi e si vedevano
ancora i segni di poster e di disegni un tempo appiccicati. L’aspetto non dava né la voglia di
viverci né la voglia di ricominciare un nuovo capitolo.
“Possiamo darle una bella sistemata, ”- disse Billy. Lilly non sapeva che dire talmente
grande fu la delusione. “Le persone cercano di aiutare gli immigrati ma non si rendono conto
che tutto è sempre squallido”- asserì con tanta rabbia.
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La rassegnazione è un aspetto dell’esistenza che aiuta gli uomini ad andare avanti e ad
accettare il peggio cercando di cogliere le sfumature positive.
Billy mostrò alla sua amica le tante soluzioni per una cuccia nuova e colorata e fu
davvero convincente. Un posto valeva l’altro nel momento in cui le priorità erano altre. Trovare
un lavoro era la prima esigenza. In seguito avrebbero potuto acquistare una casa o scegliere un
nuovo appartamento nel caso più estremo.
I bagagli erano rimasti appoggiati sopra il letto e sarebbero rimasti in quel modo fino al
mattino successivo. Era necessario un armadio per sistemare la roba e recuperare dello spazio
per sistemarlo.
La sera era già oscura e la stanchezza della giornata aggredì i due compagni con un
sonno profondo.
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Lilly si svegliò improvvisamente a causa di un forte urlo che proveniva dall’esterno. Si
affacciò alla finestra e vide una donna che fuggiva ed un uomo che la seguiva. “Qualcuno ha
bisogno d’aiuto”- disse la cagnetta. Billy credeva di sognare ma nel vedere Lilly impaurita si
alzò e cercò di capire cosa stava succedendo.
Entrambi raggiunsero il cortile dove un gruppo di persone sostava da un pò di tempo
intorno ad una donna che piangeva disperata. Dal viso le colava il sangue ed era piena di lividi
nelle gambe e sulla schiena. Il suo aspetto sembrava orribile e di vera disperazione.
Un signore raccontò quello che aveva visto. L’uomo con il quale la disperata viveva era
entrato a casa in piena notte e le aveva domandato dei soldi. La donna si era rifiutata e l’uomo
l’aveva picchiata. I vicini si erano precipitati nella casa dopo aver sentito le urla. Quando
giunsero, l’uomo minacciò di ucciderla e la trascinò per le scale violentemente. Il resto era
quello che Lilly aveva visto dalla finestra.
Tutti sapevano che la donna viveva con i soldi guadagnati attraverso il mestiere più
vecchio del mondo. L’uomo che l’aveva picchiata aveva il potere su un gruppo di giovani
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ragazze giunte in Italia grazie al suo aiuto. La prostituzione era il prezzo da pagare per quel
favore che le donne avevano accettato.
L’uomo era stato portato in caserma diverse volte, ma era stato rilasciato dopo un
giorno a causa dei testimoni che negavano i fatti. La paura si leggeva negli occhi degli abitanti
del villaggio.
La polizia giunse nel momento in cui l’uomo scomparve e nessuno ebbe il coraggio di
raccontare la verità. “In che modo è giunta nel cortile? ”- domandò un giovane poliziotto. Il
silenzio risuonò nell’ampio spazio e di colpo fu interrotto dalla voce di Lilly. “Un uomo la
trascinò con forza”- disse. Billy le dette una spinta col braccio per avvisarla che sarebbe stato
meglio non parlare. Ma la compagna continuò imperterrita il suo racconto, mentre le persone
incominciarono a ritirarsi nelle loro case.
Il poliziotto le domandò gentilmente di seguirlo in caserma per raccontare il fatto al
maresciallo. Billy l’accompagnò ma non fu d’accordo col suo comportamento e ancora una
volta pensò che la tranquillità era durata troppo poco. E i guai ricominciavano.
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I poliziotti ritrovarono l’uomo e lo accompagnarono in caserma. Lilly lo riconobbe e
testimoniò che era lui il colpevole. Il racconto della cagnetta non bastò a tenerlo dentro, in
quanto quello che aveva visto era troppo poco per incriminarlo. L’uomo affermò che aveva
avuto una discussione con la donna a causa del suo sporco lavoro. La sera aveva scoperto che si
prostituiva e per questo motivo decise di darle una bella lezione. Aveva perso la pazienza e così
l’aveva trascinata nel cortile perchè indegna d stare nella sua casa.
L’uomo aveva mentito e Lilly lo sapeva. Purtroppo non avevano prove sufficienti per
incriminarlo e nessuno voleva testimoniare.
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La giustizia non esiste per colpa delle persone che scelgono d’occultare la verità spinti
dalla loro natura codarda ed egoista. In questi casi la legge non ha valore e ciò che conta è la
menzogna.
L’amarezza accompagnò i due cani nel loro alloggio e ripensarono alle parole del
maresciallo. “Se sentite qualcosa o se vedete dei movimenti strani vi prego d’informarmi”disse. L’uomo aveva capito tutta la storia data la sua esperienza ma non poteva agire senza dei
fatti reali. Numerosi episodi erano già accaduti in quel villaggio ed ogni volta tutto era stato
velocemente dimenticato. Droga, prostituzione, violenza e disoccupazione erano gli aspetti di
questo luogo che sembrava ancora più squallido di quanto Lilly e Billy potessero immaginare.
Al loro ritorno una giovane ragazza stava sulle scale. Era la sorella della donna picchiata
ed abitava al quarto piano. Lilly la fece accomodare e parlarono tutta la notte. La storia delle
due sorelle fece rabbrividire i due amici.
Giunte dalla Polonia avevano deciso di sistemarsi in Italia. I loro documenti non erano
in regola e in più entrambe erano sposate. L’uomo le propose un aiuto economico e mise in
regola la loro condizione. L’apparente gentilezza si trasformò in ricatto. Le donne furono
costrette a lavorare sul marciapiede per pagare il favore.
Una sera, Rodika, comunicò all’uomo di voler cambiare vita e cercare un lavoro onesto.
L’uomo la picchiò e le rubò i soldi messi da parte per spostarsi a Padova e ricominciare
una nuova vita. La sorella provò a farle cambiare idea ma fu inutile. E la ritrovò nel cortile in
preda alla disperazione.
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La reazione dell’uomo fu prevedibile. Una sera piombò nell’appartamento dei due cani e
li minacciò violentemente. “Se non vi occupate dei vostri affari ve ne pentirete”- disse. Billy
cercò di calmarlo. La diplomazia non servì a nulla e neanche la presa di posizione.
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Nel momento in cui il cane spiegò le ragioni per cui avevano raccontato la verità, solo
perchè impietositi davanti alla sofferenza della donna, l’uomo non li ascoltò e andò via.
I giorni successivi furono pieni di tristezza e di angoscia. Le persone guardavano con
indifferenza i due cani e li trattarono come degli estranei. L’uomo aveva sparso il timore
ovunque e s’aggirava nel vicinato con sguardo sempre minaccioso.
La situazione per la donna non cambiò. Fu costretta a riprendere il lavoro abituale e a
vivere con il suo padrone.
La sorella si recava di tanto in tanto nell’alloggio dei due cani. Disperata, raccontava gli
eventi nei quali l’uomo era immischiato. Non solo la prostituzione era un suo affare, ma anche
il traffico di droga, la vendita di donne e di bambini dei paesi dell’est.
“Dobbiamo trovare un modo per liberare questo luogo da tutto lo sporco e il marcio”disse Billy.
Seguire l’individuo nei suoi movimenti avrebbe aiutato a capire tante cose. Il pericolo
non spaventava i due amici ma era necessario l’aiuto dei vicini. Lilly sapeva già le risposte
della gente e ritenne più giusto lasciare perdere. “Non è possibile che il villaggio sia tormentato
da un disgraziato”- disse Billy. “Noi siamo in tanti e possiamo cacciarlo via.”
Qualcuno decise di collaborare. Una famiglia composta da un vecchio slovacco coi suoi
due figli di 25 e 30 anni accettò. “Finalmente saremo liberi ”- disse. “I miei figli sono costretti a
lavorare illegalmente per lui”.
I giovani avevano rifiutato diverse volte di prender parte al traffico di droga che l’uomo
dirigeva da diversi anni. Il loro sogno era sempre stato vivere tranquillamente in Italia lontano
dai problemi e dagli affari sporchi. Era stato inutile perché l’uomo aveva un grosso potere e
minacciava i più deboli.
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La droga che arrivava nel villaggio, per essere poi distribuita dai giovani, proveniva
dalla Russia. Dietro tale imponente traffico c’era qualcuno che riusciva a tenere buone le forze
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dell’ordine. La corruzione era alla base di quest’affare. Nessuno, però, conosceva il pilastro
principale di tale organizzazione. L’uomo, certamente, dipendeva da qualcuno che stava in
Italia da molto tempo.
Billy lo seguì per diversi giorni e capì che tutti i movimenti erano strettamente legati ad
una fabbrica, situata in un paesino, a pochi chilometri da Brescia.
Il lavoro delle fabbriche del bresciano impegnava numerosi immigrati perché pagati con
uno stipendio inferiore rispetto a quello di un cittadino italiano; non tutte le fabbriche erano
organizzate in questo modo ma la struttura, nella quale ogni mattina l’uomo si recava, seguiva
delle regole piuttosto ambigue ed oscure. La droga partiva dagli stabilimenti meccanici e
giungeva fino alla frontiera, attraverso la collaborazione di alcuni politici italiani.
L’Italia si preparava per la nuova propaganda politica a favore della tutela degli
immigrati e della collaborazione tra rumeni ed italiani. I candidati politici erano sicuramente gli
artefici di un affare losco e pericoloso. Partecipare al potere significava continuare i traffici di
droga e rafforzare la loro posizione all’interno del governo.
La difesa delle condizioni degli immigrati era in realtà un espediente per arricchirsi e
vivere alle spalle della gente povera e disperata.
La cooperativa “Nuovo Villaggio” agiva legalmente e s’impegnava per portare avanti il
Progetto Romania nel rispetto delle giuste regole. L’unico problema era l’ignota conoscenza dei
misfatti delle associazioni che lavoravano nella città di Brescia per gli immigrati. La loro
collaborazione si restringeva a degli incontri sporadici e all’aggiornamento dei nuovi
programmi. Tutto sembrava apparentemente regolare e pieno di buone intenzioni.
I sospetti avevano ridotto la ricerca dei colpevoli ad un capo di un’impresa affiliata alla
fabbrica dove si recava l’uomo.
Billy ascoltò la loro discussione e sentì che i soldi guadagnati dal traffico di droga erano
spediti in Serbia per acquistare delle armi. L’affare era più sporco del previsto e allo stesso
tempo compromettente. Bisognava far qualcosa.
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L’uomo era vittima di un sistema maledetto e spietato. Le sue azioni dipendevano dal
potere di capi che, pur di raggiungere i propri scopi, erano disposti anche ad ammazzare.
I suoi pensieri erano rivolti ad un unico movimento: salvarsi la pelle. Ecco perché si
scagliava brutalmente contro i più deboli. La paura aveva colpito anche lui e di fronte a questi
uomini aveva lo stesso atteggiamento delle due sorelle maltrattate e disperate.
La violenza è un evento della vita difficile da spiegare. Spesso le ragioni per le quali
nasce sono incomprensibili. Nella maggior parte dei casi è il risultato di un certo numero
d’episodi che hanno origine in mondo concatenato. Un padre picchia la moglie e il figlio
s’accanisce contro la società. I giovani si difendono dai forti con la violenza, perché la forza
della parola non è efficace. L’ignoranza è ai margini della società, colpisce gli strati più bassi e
si lega perfettamente agli atti violenti. Gli aspetti negativi aggrediscono l’intero sistema come
una reazione a catena e, in seguito, diventano un circolo vizioso.
È difficile cambiare un’esistenza che dipende da altre persone o da altre entità. La
libertà è un caro prezzo da pagare.
La fabbrica che trafficava la droga aveva avuto un problema con un immigrato. Un
incidente sul lavoro si era verificato, in seguito ad un ordine mal compreso da un giovane. I
corsi d’italiano non avevano avuto nessun successo. I lavoratori non erano interessati ad
imparare la lingua del paese in cui erano ospiti e, la sera, preferivano rientrare nelle loro case
per riposarsi. I datori di lavoro, dall’altro lato, sottovalutarono l’importanza di tali corsi.
Se un immigrato non conosce la lingua del paese che lo ospita, è ovvio che appena
riceverà un ordine troverà numerose difficoltà ad eseguirlo. Un pericolo imminente non esiterà
a manifestarsi e certamente metterà in pericolo la sua vita e quella dei suoi colleghi.
Vivere in un paese straniero significa conoscerne anche la cultura per integrarsi meglio.
Molti immigrati si limitano a lavorare e pretendono di condurre la vita precedente in un sistema
completamente diverso.
Adattarsi è la prima regola degli stranieri e l’accettazione delle caratteristiche del nuovo
territorio è alla base di una buona permanenza. L’integrazione è un impegno a carattere
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biunivoco. Lo straniero rispetta le nuove regole e il paese, nel quale si stabilisce, s’impegna a
tutelarlo affinché tali regole siano giuste e conformi alla libertà dell’individuo.
Il termine “straniero” non deve essere confuso con la parola “estraneo”. Lo Stato ha il
dovere di difendere tale accezione. L’impegno ha ancora molti limiti ma diversi progetti lo
stanno rendendo concreto.
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La propaganda politica era già incominciata. Era il mese di novembre e le prime serate
fredde avevano rimpiazzato le ultime giornate tiepide.
Lilly amava trascorrere parte dei suoi pomeriggi a riordinare la casa e poi si immergeva
nella lettura di qualche libro. Il pensiero di un lavoro tranquillo occupava gran parte delle sue
giornate, ma preferiva non pensarci e, quindi, si buttava nei suoi libri.
Billy preferiva uscire, godersi i pomeriggi al sole e trovare l’ispirazione per scrivere
qualche canzone.
Nel vicinato le persone mormoravano che la situazione si era stabilizzata giacché
l’uomo si era allontanato.
Una calma apparente aveva colpito il villaggio, ma il ritorno di una tempesta era in
agguato.
L’inseguimento dell’uomo divenne un’ossessione per Billy. Ogni mattina s’avvicinava
alla fabbrica, lo osservava e chiedeva informazioni ai suoi colleghi. Le risposte non portarono a
nessuna pista e il tempo passava inutilmente.
Il traffico di droga si era spostato in un’altra zona. La fabbrica, infatti, aveva diversi
contatti con tutte le imprese di Brescia.
I due fratelli erano scomparsi improvvisamente e la polizia aveva incominciato le
ricerche.
I corpi furono ritrovati in un lago e il primo ad essere indagato fu l’uomo.
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La verità non tardò ad arrivare. I due giovani erano stati puniti per non aver rispettato
delle regole e uccisi in modo brutale. L’uomo era stato minacciato dal capo della fabbrica
affinché mantenesse il silenzio. Oramai la situazione era chiara e i colpevoli erano stati
identificati.
La fabbrica chiuse e numerosi immigrati furono costretti a cercare un nuovo lavoro o
rientrare nel proprio paese.
Al villaggio non c’erano stati più episodi di violenza e di droga. La polizia controllava
abitualmente gli alloggi e le persone che parevano sospette.
Billy e Lilly erano soddisfatti per quello che avevano fatto e finalmente si sentirono a
casa loro. L’appartamento prendeva un aspetto più familiare e i contatti con gli altri immigrati
diventavano sempre più stretti.
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Il ricordo dei tempi d’infanzia ritornava alla mente. Le strade e le case del piccolo paese
natale di Lilly prendevano una forma vivente. Risentiva la voce della mamma che la chiamava
dalla finestra per rientrare a casa.
Il padre era morto in guerra quando era molto piccola. Una foto lo ritraeva con la sua
uniforme blu e il suo sguardo serio.
La famiglia era sempre stata molto povera. Vivevano con la sorella della mamma, suo
marito e i due figli. Il loro rapporto era molto buono e trascorrevano tante serate insieme
davanti alla televisione. Gli uomini amavano giocare a carte e le donne preparavano tanti dolci.
Lilly aveva un angolo tutto suo nel quale amava isolarsi e leggere dei libri che la scuola
le prestava di tanto in tanto. Storie di viaggi e racconti esotici erano i suoi generi letterari
preferiti.
La lettura era l’unico momento in cui poteva evadere ed immaginare una vita
spensierata e felice. Sognava una terra lontana dalla Romania, ricca e turistica. Un porto sul
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mare era il luogo che la sua mente dipingeva dando colore a lunghe passeggiate in compagnia
di un amico al tramonto.
Le voci dei cugini interrompevano spesso questo momento d’estraniamento e il ritorno
alla realtà era crudele.
Vivere in un’unica casa, piccola e stretta, divenne presto un problema. I soldi non
bastavano per condurre un’esistenza tranquilla. Così, un giorno, decise di partire in Italia per
cercare un lavoro.
Il territorio italiano l’aveva sempre affascinata per il calore della gente e per la bellezza
delle città.
Quando conobbe Billy si sentì diversa e al sicuro. La complicità tra i due amici fu
qualcosa d’unico ed incredibile. La lontananza dai propri paesi aveva accorciato le distanze
grazie all'improvvisa amicizia e alla successiva storia d’amore.
Un giorno si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei figli. Billy desiderava una vita con
lei e una famiglia tutta sua.
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La fortuna aveva fatto girare la ruota dalla parte dei due cagnetti. Billy aveva trovato
lavoro in una fabbrica. Non era faticoso e riguardava il suo campo: l’elettronica. L’ambiente era
tranquillo e c’erano molti immigrati. Trascorreva gran parte del suo tempo fuori casa, perché
dopo il lavoro in fabbrica, aveva deciso di guadagnare qualche altro soldo come cameriere in un
bar.
Lilly non aveva trovato ancora un lavoro sicuro, ma per il momento era una dog-sitter.
Accompagnava ogni mattina un dolce cucciolo di lupo in lunghe passeggiate e restava con lui
fino al ritorno della sua padrona.
La proprietaria del cane era un’insegnante di scuola elementare e viveva in un piccolo
appartamento. Si era separata dal marito, un ricco impresario sempre in giro per affari, da
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diversi anni e aveva due figlie. Le ragazze si erano trasferite in Inghilterra e gestivano una
società del padre.
La solitudine si leggeva negli occhi della signora. Il cane era diventato la sua unica
compagnia e lo trattava come un bambino.
Lontana dalla famiglia e sola al mondo, la donna mostrava una gran forza e si affermava
che avesse un dono naturale coi bambini. La scuola dove lavorava era frequentata da numerosi
figli immigrati. Il suo impegno era costante e spesso teneva dei corsi in privato per i bambini
che presentavano maggiori difficoltà.
Lilly provava un senso d’ammirazione per la sua padrona. Avrebbe voluto chiederle per
quale motivo non avesse un altro compagno, ma credeva d’essere invadente. La donna
s’intratteneva con la cagnetta davanti ad una quotidiana tazza di caffè e ascoltava con piacere i
suoi racconti.
La sua spontaneità l’aveva colpita e le propose d’imparare meglio l’italiano. Lilly
s’imbarazzò ad accettare, perché temeva d’approfittare della sua gentilezza. Accettò e, presto,
la passione per la cultura italiana divenne un vero impegno.
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L’apprendimento di una lingua diventa interessante, quando si conoscono le regole più
difficili e le parole meno usate.
La mente pensa nella lingua che non ci appartiene e costruisce nuovi mondi. Effetto
piacevole e sorprendente ha la scoperta di spazi linguistici sconosciuti, orizzonti di parole che
giungono in un attimo di secondo, sentieri di verbi ed aggettivi circondati da giardini fioriti di
termini un tempo sconosciuti.
La creatività dell’uomo si esprime in diversi modi. La lingua è uno fra i tanti. Il colore
delle parole rende un luogo freddo e tenebroso, pieno di luce e di calore. Un bambino guarda un
arcobaleno, segue il volo di una rondine e stringe forte a sé il suo giocattolo. Le parole
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raccontano tale volo, descrivono i colori ed arricchiscono le immagini visive. Parole, parole e
parole. I mondi nascono dalla capacità di comunicazione. Il silenzio delle parole è la morte
degli uomini. L’assenza della lingua è la fine della vita.
Billy era fiero dei progressi della sua compagna e ascoltava i quotidiani esercizi di
lettura ad alta voce con curiosità. “L’italiano è una lingua melodiosa”- diceva.
Le serate finivano spesso con una discussione sulle differenze tra la lingua materna e
quella nuova. Lilly amava il rumeno e si sforzava di trovare delle affinità con l’italiano.
Avvicinare le due lingue significava ridurre quelle distanze che la separavano dalla sua
terra e dalla sua famiglia. “Se esistesse una sola terra, una sola lingua e una sola cultura, ”pensava. “Il mondo sarebbe monotono e noioso”- rispondeva Billy.
La diversità linguistica, culturale e storica è ciò che rende più interessante la vita di un
popolo. Gli uomini crescono attraverso le differenze che offrono degli spunti di confronto e di
discussione. Gli ottusi temono la varietà perché sono troppo radicati solo sul proprio punto di
vista. L’omogeneità è per loro il criterio di valutazione. Le distanze non si annulleranno mai, se
gli uomini non ammetteranno nuovi criteri di giudizio.
La saggezza di Billy rassicurava la cagnetta e le dava una forza maggiore per non
arrendersi alla nostalgia e alla stanchezza.
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Il villaggio aveva un aspetto completamente diverso. Numerosi lavori erano appena
terminati e le case prendevano un’aria più confortevole. Un progetto era stato approvato per
creare diverse strutture educative e ricreative.
Le persone si fermavano a chiacchierare in un piccolo club dopo il lavoro. Storie del
passato ed eventi quotidiani erano il centro delle discussioni. Il tempo volava velocemente a
causa del ritmo abituale e sereno.
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Lilly non aveva il tempo per trascorrere delle piacevoli ore con la gente del villaggio,
perché presa dalle letture e dagli esercizi di comprensione. La donna era molto paziente con lei
e sempre disponibile a chiarire qualsiasi dubbio.
La sua curiosità era un bene prezioso e non poteva giungere ad un limite. La signora le
proponeva spesso d’iscriversi alla scuola serale per ottenere il diploma. La cagnetta volle
provare e nel giro di due anni raggiunse l’obiettivo.
Billy vedeva la sua compagna di rado. Assorta nei suoi studi, non gli dedicava molto
tempo. Così il compagno preferiva stare al bar con gli amici o al centro ricreativo. Aveva
abbandonato il lavoro di cameriere perché troppo stressante. Tutte le sere rientrava molto tardi e
l’impegno al lavoro era cambiato.
Il loro rapporto era cambiato. Sembravano degli estranei e le lunghe serate di un tempo
erano ormai un ricordo. Nessuno badava a tale mutamento perché troppo preso dai propri affari.
La mattina si scambiavano un saluto veloce e la sera, le sole parole che si rivolgevano,
erano quelle della buona notte.
Alieni nella stessa casa e distanti nello stesso letto erano diventate le loro abituali
attitudini.
La situazione si complicò quando Billy non rientrò una sera a casa. “Avrà incontrato
qualche amico, ”- pensò Lilly. Ma era insolito non vederlo rincasare l’ora della cena. Capitava
che uscisse dopo aver mangiato. La cagnetta incominciò a preoccuparsi.
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L’amore è un sentimento sempre soggetto a continue prove ed emozioni.
Una coppia vive la propria relazione attraverso delle fasi differenti. L’inizio è il
momento più eccitante, perché tiene sospesi ad un filo. Forse le piaccio, forse già mi ama, forse
vuole solo una storia di una notte. Il gioco del forse crea intrigo e alimenta la fiamma.
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Successivamente la storia prende una piega concreta. La conoscenza diviene intima e ci si sente
un’unica persona. La terza fase è pericolosa. Dare per scontata l’attrazione fisica ed intellettuale
può diventare un’abitudine quotidiana e spegnere le emozioni iniziali. I silenzi incombano sulle
anime innamorate, la voglia di conoscersi cede il posto ad un rapporto monotono e ripetitivo.
Ogni azione è ripetuta solo per seguire un procedimento usuale, per portare avanti una relazione
che è sull’orlo del precipizio. Le anime percepiscono la possibilità di una caduta finale ma ne
ignorano le conseguenze. Il tradimento è uno degli effetti e diventa l’unica causa del fallimento
di una storia d’amore. In realtà, è solo il pretesto per concluderla e per odiarsi tutta la vita.
Lilly ragionava su tutti i motivi per i quali il suo amico non era ancora rincasato. Si rese
conto solo in quel momento che aveva dedicato troppo tempo ai suoi sogni. Lo studio
dell’italiano era divenuto il solo affare che le interessasse. Non avrebbe mai immaginato che
potesse essere un ostacolo al suo rapporto con Billy.
Il pensiero di un incidente la tormentava, l’eventualità di un affare sporco con qualcuno
influente l’assillava. Provò a rilassarsi sul letto, ma il viso rivolto all’orologio che batteva le
quattro del mattino divenne un’ossessione.
Si vestì e si precipitò immediatamente nel bar del villaggio. La corsa per raggiungerlo fu
faticosa. Le luci erano spente e la porta era già chiusa. Gli ultimi assidui frequentatori avevano
lasciato in anticipo il locale.
Le strade erano silenziose e la maggior parte degli immigrati ancora dormiva. Qualche
luce s’intravedeva negli appartamenti adiacenti al cortile. I lavoratori, costretti a viaggiare col
pullman, per raggiungere le fabbriche al di fuori di Brescia, incominciavano la giornata.
L’umidità dava al villaggio oscuro e dormiente una sensazione di tristezza.
Il buio rilevava i tratti negativi della vita. La luce, al contrario, li rendeva viventi. É
questo il contrasto tra il giorno e la notte.
Le prime luci del mattino segnarono i passi della cagnetta e la via verso la ricerca di
Billy. Lilly era disperata.
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Astolfo cercava sulla luna le cose più assurde inesistenti sulla terra perché situate sola là
sopra. Era la sua follia che lo portava ad una ricerca vana e inutile. Lilly non era pazza e quello
che cercava esisteva veramente o almeno sperava fosse così. E si trovava sul globo terrestre.
Il cammino, lungo le strade meno frequentate di Brescia, fu lungo e difficile. Nessuno
aveva visto il compagno e tutti credevano fosse impazzita.
Stanca ed esausta, decise di riposarsi su una panchina. Dopo aver dormito qualche ora,
le venne in mente di raggiungere il luogo nel quale si erano incontrati. Per arrivarci, dovette
prendere il treno. La metropolitana, infatti, si trovava a Milano.
“Potrebbe essere là, ”- pensò. Ultimamente Billy aveva acquistato una chitarra e, spesso,
suonava le canzoni che aveva imparato nel suo paese durante l’adolescenza. In quel tempo, la
dittatura aveva costretto gli abitanti a condurre un’esistenza lontana da tutti i piaceri e i
divertimenti. Le regole erano molto rigide, la polizia controllava i giovani Se non rispettavano
il coprifuoco, erano severamente puniti. Nelle sere d’inverno, per trascorrere il tempo e
superare il freddo, suonava una vecchia chitarra che il nonno gli aveva regalato al ritorno dalla
guerra.
Quel luogo nero e fetido era forse l’unico posto, nel quale Billy poteva sentirsi
compreso e confortato.
La gente saliva e scendeva dal mezzo sotterraneo di gran fretta. Lilly guardava
attentamente quest’andirivieni che le pareva interminabile.
L’amico non aveva avuto nessuna voglia di prendere quel mezzo caotico ma,
tranquillamente, si era fermato in un angolo all’entrata della linea diretta al Duomo.
“Avevo ragione”- disse la cagnetta. La felicità nel rivederlo, sano e salvo, fu presto
annullata dalla rabbia. “Non è solo ma in compagnia di qualcuno”- asserì abbaiando
aggressivamente.
Billy riconobbe la sua voce e sbiancò completamente. “Non è quello che pensi”- le
disse. “ Che cosa dovrei pensare, Mister Billy?” Quando Lilly lo chiamava Mister e ciò
capitava raramente, le giustificazioni e le spiegazioni non sarebbero bastate per calmarla.
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“Adesso calmati ed io ti spiegherò tutto”- aggiunse il povero disgraziato.
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La rabbia di Lilly aumentò appena si rese conto che la compagnia dell’amico era di
sesso femminile. La gelosia non era mai stata una particolare sfumatura del suo carattere ma, in
quel momento, divenne un aspetto dominante.
“Lei è Andorra, ”- disse ingenuamente il cagnetto. Lilly la scrutò in tutta la sua figura e,
subito, s’accorse che un problema la caratterizzava. “Smettila di far la gelosa”- la rassicurò.
Andorra era una cagnetta d’origine araba. Aveva lasciato l’Afghanistan due anni fa,
dopo ben ventisei anni di sottomissione al sistema arabo e alla sovranità maschile. Grazie a
degli studenti della facoltà di medicina, provenienti dalla Giordania, aveva ottenuto un regolare
passaporto ed un lavoro per stare in Italia. L’ambasciata aveva riconosciuto legittima la sua
permanenza nel territorio italiano, in seguito ad una storia incredibile.
La cagnetta era nata da una relazione tra un medico d’origine francese ed una donna
araba. La cultura del suo paese non avrebbe mai accettato un evento considerato punibile con la
morte. Così la madre conservò il segreto fino alla sua morte e fece credere al marito e alle
rispettive famiglie che Andorra era il frutto di una relazione legittima ed approvata dalla
comunità musulmana.
Alla morte della madre, la cagnetta conobbe la verità e fu allontanata dal padre e dalla
famiglia. Disprezzata da tutti, umiliata e gettata su una strada, attraversò l’Iran, l’Iraq e il nord
dell’Arabia.
L’undici Settembre si trovò per miracolo in Croazia. L’attentato alle Torri gemelle
avvenne nel pomeriggio e la confusione che colpì l’Arabia fu per Andorra solo una notizia
appresa successivamente in Italia. Dalla Croazia, giunse a Bari nascosta in uno scafo condotto
da alcuni immigrati serbi.
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Le sue condizioni non furono positive quando arrivò in Italia. Aveva trascorso tanti
giorni senza cibo e senza soldi.
La madre le aveva dato l’unica foto del padre che aveva conservato in una valigia. La
cagnetta la portò con sé decisa a cercare quell’uomo che la povera mamma aveva tanto amato.
Il racconto colpì Lilly al punto che chiese scusa, per aver lasciato spazio al suo egoismo
e alla sua rabbia. Billy le sorrise e andò avanti col resto della storia.
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La libertà di un individuo si manifesta in diversi modi. L’abbigliamento, il lavoro, le
relazioni sociali, le decisioni, gli affari, la politica e la religione sono tutti veicoli attraverso i
quali le azioni di un individuo si svolgono. Il contatto con gli altri mette alla prova il rispetto
della libertà d’agire. Il limite è il punto in cui inizia la tua libertà e finisce la mia.
Essere libero significa agire secondo delle giuste regole che non vincolano ma guidano.
La libertà d’Andorra aveva dei vincoli imposti soggettivamente dalla società a causa di un
pregiudizio che si era diffuso recentemente. La cagnetta portava una museruola che toglieva nei
posti isolati e privi di gente.
Lilly cercò di capire la motivazione. Ignara del fatto che negli ultimi giorni l’allarme
cani aggressivi aveva avuto una piega differente, non sapeva dare una spiegazione a quella
museruola.
Andorra apparteneva alla razza canina dei Pitbull. Il comportamento di questi cani era
sempre stato strano fin dai tempi più antichi della storia. Ribelli e violenti avevano invaso
diversi territori, saccheggiato alcune cucce e assalito diversi canili. L’insolito temperamento
aggressivo non si era mai spinto ad attaccare le persone senza un motivo plausibile.
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Diversi casi d’aggressione umana si erano verificati in alcune città e lo stato d’allarme
era scattato immediatamente. L’aspetto più bizzarro era l’improvvisa reazione a catena di
numerosi fatti.
Il ministro Sirchia aveva convocato il consiglio per prendere una decisione e porre fine a
tali episodi. Qualcuno fu d’accordo per imporre un patentino ai possessori di cani considerati
aggressivi e pericolosi. Nel frattempo, era stata appesa una lista nelle città italiane che elencava
i cani che avrebbero dovuto portare una museruola. Se qualcuno avesse trasgredito la legge, le
persone avrebbero potuto denunciare il fatto ed assicurarsi che il trasgressore fosse rinchiuso
nel canile del quartiere d’appartenenza.
La mala sorte colpì Andorra e in quella lista comparve anche il suo nome. La
metropolitana era stata un rifugio sicuro fino a quando il traffico era diminuito. Con l’inizio
delle scuole e dei primi temporali, però, la gente aveva inondato le linee sotterranee per
raggiungere le diverse destinazioni.
I mass media, inoltre, avevano contribuito a diffondere lo stato d’allerta.
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L’aiuto, di cui aveva bisogno Andorra, era necessario per arrivare fino al padre. Billy si
trovò per caso in quel luogo dove era la cagnetta. Il timore d’essere aggredite, aveva spinto un
gruppo di donne ad allontanarla dal villaggio dove viveva. Per fortuna, nessuna di loro aveva
ancora denunciato l’episodio. Andorra promise di portare la museruola in pubblico e le donne
accettarono il compromesso.
Il pericolo era stato risolto grazie alla tolleranza delle signore, un po’ impietosite dalle
suppliche della cagnetta e soprattutto dal fatto che la conoscevano.
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Nel villaggio, non si erano mai manifestati segni d’aggressione da parte della povera
Andorra. Sebbene avesse un’indole ribelle, dovuta in particolar modo ad una vita d’oppressione
e sottomissione, con tutti era stata sempre molto gentile e amava farsi accarezzare dai bambini.
L’educazione della nonna aveva condizionato l’indole. Per obbligarla ad imparare la
cultura araba, l’aveva rinchiusa in una sinagoga femminile lontana dai familiari.
Le punizioni corporali erano gli strumenti che gli insegnanti adottavano per inquadrare
le giovani fanciulle ad uno stile di vita basato sulla sottomissione maschile. I giovani, al
contrario, ricevevano un’educazione di tipo militare. Difendere lo Stato dai nemici occidentali
era il primo fine dell’esistenza di un individuo. Morire per la nazione era la religione universale
e suprema.
Dall’età di sei anni fu costretta ad indossare il velo che detestava, sia per ragioni
igieniche sia per le difficoltà nella respirazione.
La morte della madre fu un evento doloroso ma fu anche la sua salvezza. Per due volte,
aveva rischiato la pelle ed ora si trovava di nuovo di fronte al pericolo.
Billy l’aveva aiutata a nascondersi nella metropolitana. La sera, in cui non ritornò a
casa, fece una lunga passeggiata fino a Milano. Non si era accorto di quanto tardi potesse essere
e aveva completamente dimenticato l’ora della cena.
La piazza del Duomo era piena di gente che si fermava davanti ad un’orchestrina di
jazz. La musica lo aveva trasportato in un posto lontano, magico e piacevole. La solitudine era
sparita attraverso le magiche note di John Coltrane interpretate dai musicisti. Quella sensazione
durò poco.
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Un grosso sasso fu lanciato da un uomo sulla sessantina ad un cane che s’aggirava
tranquillamente sulla piazza. Non era solo, ma in compagnia di una cagnetta. Era Andorra. Il
cane con il quale si trovava, era uno studente della Facoltà di Medicina prossimo alla laurea. Il
sasso lo colpì in piena fronte. Cadde per terra e fu lasciato in quel modo per qualche ora. La
ferita fu grave e perdette molto sangue. Andorra volle restare con lui, ma l’uomo minacciò di
ucciderla. “Dovete morire, figli di cane”- disse. “Voi, discendenti della razza dei Pitbull, siete
solo una minaccia per la società”- aggiunse.
Billy s’avvicinò alla cagnetta e l’aiutò ad allontanarsi da quel posto. Così giunsero nella
metropolitana e stettero lì fino all’arrivo di Lilly.
Il compagno morì a causa dei soccorsi lenti. Dopo qualche giorno, i giornali scrissero
che il cane era stato ucciso non solo dall’uomo, ma anche dall’indifferenza delle persone.
Nessuno si era mobilitato velocemente per chiedere aiuto. L’indifferenza della gente era nata
dal timore di lasciare in vita un altro cane assassino. La maggioranza vinse e la morte fu
vittoriosa sul povero Pitbull.
“Non siamo tutti cattivi, ”- disse Andorra. “Il mio amico aveva un gran cuore e dava una
zampa a tutti”.
La gente incominciava ad esagerare, a diffidare di tutti i cani considerati aggressivi e
violenti e a partecipare alle manifestazioni contro Pitbull, Rottweiler e Lupi.
Episodi di razzismo, violenza ed abbandono dei cani furono all’ordine del giorno. Lo
Stato non sapeva ancora come agire e i canili si affollavano di cani, lasciati dai loro padroni in
preda alla rabbia e alla disperazione.
Andorra non sopportava l’idea di fuggire per qualcosa che non aveva fatto e temeva che
il suo sogno sarebbe presto terminato. Arrivare al padre era ciò che l’aveva portata in Italia. La
sua ricerca era appena incominciata, ma si sarebbe conclusa molto presto a causa di tutto questo
clamore.
Lilly non fu pessimista stavolta e sostenne che poteva esserci una via d’uscita.
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La notte era calata sulla città, ma il buio della metropolitana la confondeva. Il posto non
era più sicuro a causa dei balordi che giravano nelle ore più desolate. Occorreva spostarsi e
pensare con la pancia piena. L’idea fu ben approvata da Billy.
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La cucina italiana ha sempre qualcosa d’unico nei suoi ingredienti. La ricetta più
semplice, in effetti, offre un certo colorito alle pietanze ed è un invito ad accomodarsi al tavolo
in compagnia di un buon vino. Billy era una buona forchetta e amava soprattutto gli spaghetti
alla marinara. Lilly s’accontentò di un pasticcio ed Andorra preferì un caldo piatto di pennette
alla diavola. Faceva proprio al caso suo, in quella giornata, data la rabbia contro il pregiudizio
della società.
Il pranzo fu un momento ideale per discutere e trovare un giusto rimedio al problema
della giovane cagnetta.
La museruola era un mezzo efficace per allontanare l’ira delle persone. Un grosso
sacrificio l’attendeva ma si trattava solo di un breve periodo.
Lontana dalle accuse della gente avrebbe potuto cercare il padre. L’ospedale “Binaghi”
di Milano le aveva comunicato che l’uomo avrebbe tenuto una conferenza all’Università di
Medicina di Bologna.
La cagnetta organizzò il viaggio attraverso l’aiuto dei due amici e partì il mattino
seguente.
“Ricordati di mettere la museruola nei luoghi pubblici”- le raccomandò Billy. Una
distrazione poteva essere la sua fine e il fallimento della ricerca.
La conferenza si sarebbe svolta il mattino. Andorra avrebbe atteso la chiusura
dell’università e avrebbe raggiunto il padre per rivelargli la sua identità.
Immaginava la curiosità dell’uomo nel vederla, l’avrebbe abbracciata e poi condotta
nella sua casa. Una persona di notevole fama, un medico conosciuto in tutto il mondo. Era suo
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padre. Incredibile ma vero. La foto che lo ritraeva era identica a quella che aveva visto su un
giornale al suo arrivo in Italia.
La sua vita sarebbe presto cambiata. Ricominciare con una nuova famiglia riempiva il
suo cuore e non una minima esitazione la condusse verso Bologna.
Il treno si muoveva sui binari di una nuova esistenza, veloce e piena di speranza.
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L’incontro con Andorra era stato decisivo per i due amici. La determinazione della
cagnetta era stata un punto di riferimento per rinnovare la relazione tra Billy e Lilly e darle un
sapore fresco e diverso.
Lilly promise di dedicare qualche ora in meno allo studio dell’italiano e di trascorrere il
fine settimana con il compagno. Billy cambiò il suo stile di vita. Non ritornò a casa troppo tardi
la sera e preferì frequentare il bar saltuariamente. L’ambiente che si stava creando non gli
piaceva più.
Andorra chiamò una mattina per raccontare il resto della storia. Il signore che teneva la
conferenza era veramente suo padre.
La foto fu una buona testimonianza, ma l’uomo affermò che era stato ingannato.
Conobbe la madre, quando andò in Afghanistan per delle ricerche, ma non ebbe mai una storia
con lei.
Era certo che la madre non poteva aver inventato tutto solo per dare alla figlia
un’esistenza migliore. L’uomo non esitò un attimo a crederlo e cacciò via la cagnetta.
La paura di uno scandalo fu più forte della delicatezza del presunto padre. Andorra
lasciò la mattina stessa Bologna e ritornò a Milano.
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Strappò la foto e si diresse verso il confine svizzero. La sua fuga non ebbe successo.
Colta dalla rabbia e dalla fame si gettò addosso ad un bambino e lo aggredì. Il telefono dal
quale chiamava era quello del canile dove era stata portata per scontare la sua pena.
La confessione della sua colpevolezza non servì a ridurle la permanenza nel canile.
Nessuno volle credere che si era pentita e che l’aggressione era nata da un momento di follia. Il
caso passò nelle mani di un buon avvocato ma la libertà divenne una meta lontana.
La ricerca del padre e il suo esito negativo le avevano distrutto la possibilità di condurre
un’esistenza migliore.
Billy e Lilly restarono pietrificati e le promisero di renderle visita al più presto.
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La ricchezza e la povertà sono due aspetti della società sempre in contrasto tra loro. Chi
appartiene alla classe ricca offre ai suoi figli l’inizio di una vita più facile. Il resto è da
determinare, progettare e creare. Sebbene tutto sia da definire, si parte da una base solida.
Il povero sfama a stento i suoi figli e ha paura di rischiare per non peggiorare la propria
condizione. Chi è ricco diviene più ricco. Chi è povero ha la possibilità di stare meglio ma le
basi sulle quali ciò può avvenire sono talmente precarie che, nella maggior parte dei casi, la
povertà è un aspetto ben radicato in una famiglia.
Ricchezza e povertà si differenziano per lo stile di vita ma si eguagliano perché
entrambe possono provocare gli stessi effetti negativi. Un povero ruba per avere soldi. Un ricco
aspira ad incrementare la propria prosperità ed ordina che si rubi per lui.
La mafia è nata negli strati sociali alti e ha coinvolto quelli più bassi attraverso la
minaccia e il ricatto.
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Il bar del villaggio era diventato il centro dei discorsi seri ed impegnativi della gente.
Fare soldi era l’aspirazione di tutti i giovani. Billy partecipava raramente alle loro discussioni e
diffidava di due ragazzi che avevano un’aria ambigua.
Il proprietario del locale, Leo, era un albanese immigrato in Italia dieci anni fa. Grazie
alla lunga permanenza nella città di Brescia, aveva ottenuto la cittadinanza italiana. La famiglia
si era trasferita da tre anni nella sua casa. Anche lui abitava nel villaggio. Il bar era stato aperto
attraverso i fondi della regione e il giorno dell’inaugurazione era stato il momento più felice
della sua vita.
La stabilità economica gli aveva permesso di portare la moglie e il figlio in Italia. I
guadagni erano buoni e l’ambiente che si era creato nel bar era inizialmente piacevole.
Billy ammirava Leo e lo invidiava sopratutto per il suo pelo nero che non gli dava
nessun problema dopo il quotidiano lavaggio. Il bianco è un colore che si sporca facilmente e
Billy era ossessionato da questo. Voleva tingere il suo pelo ma Lilly non era favorevole a
questo cambiamento radicale. “Il tuo pelo ti dà il fascino del cane adulto, ”- gli diceva.
Affascinato da tale complimento, il vanitoso continuava a lottare ogni giorno con quel pelo.
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La fatica del raggiungimento della stabilità avviene in un arco di tempo lungo. La fine
può svolgersi in un solo giorno. E la disperazione può riprendere la sua folle corsa.
Leo gestiva il bar in maniera regolare. Pagava le sue tasse e sapeva accontentare tutti i
clienti. Le lamentele non erano il risultato della sua attività e neanche le minacce.
La mafia colpì il suo locale. I due giovani che Billy aveva sempre considerato sospetti e
poco graditi, lo minacciarono e lo obbligarono a pagare una somma di denaro. Se avesse
rifiutato, il locale sarebbe stato incendiato.
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I primi mesi, Leo accettò di pagare. Il suo silenzio fu un altro prezzo da contrattare. I
giovani non s’accontentarono di prelevare ogni mese la stessa cifra. Così l’aumentarono.
Leo era incapace di dare quell’ingente somma di denaro e si trovò in trappola. I balordi
minacciarono l’uomo per due volte. Il suo rifiuto gli fu fatale.
Un grosso incendio, alimentato con della benzina, distrusse il bar. L’evento segnò la vita
di un uomo che, per avere una piccola attività in un paese straniero, aveva investito tutte le sue
energie e il suo entusiasmo.
La minaccia aveva superato i limiti e Leo non volle credere fino all’ultimo che potesse
divenire realtà.
Di quel luogo, non restarono che le ceneri e il ricordo di quattro chiacchiere tra amici
davanti ad una fresca birra.
I due giovani furono incriminati e decisero di collaborare con la giustizia. Il termine
“pentiti” divenne un nuovo modo per identificare i criminali del nuovo secolo, pronti a lasciarsi
alle spalle i peggiori crimini.
Il loro pentimento permise di capire che la mafia aveva diffuso i suoi fili come una fitta
ragnatela. Il ragno più grande era ancora libero e i due giovani furono ritrovati nelle loro celle
appesi alle lenzuola. Finto suicidio fu quella scena e sicuro omicidio la conclusione del loro
duro pentimento. Chi torna indietro, è perduto.
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Lilly aveva ripreso i suoi studi in modo differente. La signora l’aiutò ancora e poi, le
propose d’iscriversi all’Università di Lingue. L’idea la entusiasmò ma il denaro per pagare le
tasse era un problema.
Pensò di dare lezioni private di rumeno ma poche persone erano interessate a questa
lingua.
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Billy s’indignò alla nuova proposta per il timore di ricadere in quel periodo negativo che
aveva compromesso il loro rapporto. Il pensiero di non vederla a casa o di domandarle un po’ di
tempo per stare con lui lo assillava. “L’università è molto impegnativa ed occorre dedicare
molto tempo allo studio”- le diceva. Il suo ragionamento era giusto e la cagnetta capiva
benissimo. “Possiamo organizzarci, ”- disse Lilly.
Un programma di studio e di lavoro divenne lo strumento che convinse Billy. Sebbene
non accettasse l’idea d’essere un poco trascurato, apprezzava l’impegno della sua compagna e
la sua ambizione.
Il denaro per pagare gli studi fu facile da racimolare. In un’impresa che aveva dei
contatti con la Romania, i datori di lavoro ritennero utile organizzare dei corsi di rumeno.
Alcuni lavoratori avevano accettato di partire periodicamente nel territorio rumeno per
verificare sul posto le condizioni lavorative, rinnovare le relazioni e portare a termine una lunga
collaborazione tra le due terre.
I corsi si svolgevano all’interno dell’ufficio direzionale ed inizialmente il gruppo fu
ristretto. In seguito, gli iscritti furono numerosi. L’idea attirò soprattutto i giovani lavoratori che
videro negli spostamenti, la possibilità di far carriera ed aumentare di grado.
La seconda fase dei corsi fu più interessante, poiché Lilly ebbe l’incarico d’illustrare la
cultura rumena con tutte le sue sfumature politiche, economiche e sociali.
Alcuni discorsi nacquero dalla collaborazione con Billy. Il compagno si dilungava
oltremodo sugli spazi rumeni, appassionato dal folklore della sua terra e dalla bontà della sua
gente.
Lilly scriveva tutte le sue parole, le commentava e spesso si fermava a contemplare quel
velo di nostalgia che di tanto in tanto lo oscurava.
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Le lezioni di Lilly avevano incuriosito un giovane ingegnere d’origine americana. Era
l’unico che poneva delle domande ed ascoltava attentamente le sue parole.
La puntualità al corso e l’assidua presenza gratificarono il lavoro della brillante
insegnante.
L’argomento della settimana riguardava le cause della povertà nel territorio rumeno. I
partecipanti avevano preparato una lista con tutte le possibili ragioni e con le soluzioni più
efficaci per risolverla.
Timoty, il giovane ingegnere, aveva realizzato il suo compito in un minuto. Nella lista,
in realtà, aveva scritto una sola causa. “L’atteggiamento rassegnato e sottomesso del popolo
rumeno è la principale causa”- disse. “Fino a quando, le persone avranno paura e seguiranno
delle regole che non esistono più nei paesi d’occidente, la povertà sarà un male per sempre”concluse.
Lilly sentì immediatamente l’inizio di un confronto tra due differenti mentalità. La
discussione fu piuttosto accesa e occupò tutta l’ora del corso senza giungere ad un punto
d’accordo.
Il signor Timoty era stato il protagonista di questo dibattito. La sensibilità di Lilly fu
colpita da un abile contestatore. “L’atteggiamento di salvatore del mondo, è tipico in un San
Bernardo”- pensò la cagnetta.
Alla fine dell’ora, il giovane chiese scusa per la sua presunzione. “Non è nel mio stile,
ferire la sensibilità di una donna”- disse.
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Lilly accettò le sue scuse con un’aria distaccata e fredda. La chiusura al dialogo era
tipica nel suo carattere, di fronte a situazioni in cui l’orgoglio primeggiava.
Il giovane s’accorse di tale attitudine e fece il medesimo gioco. “Sono un cane d’onore e
chiedo scusa quando posso sembrare scortese”- disse. “Ma le mie gentili scuse non ritrattano
quello che ho asserito prima e continuo a sostenerlo senza tornare indietro”- concluse.
La cagnetta alzò lo sguardo ed incrociò i suoi occhi blu, belli come quelli di un angelo.
Le parole parvero sussurrate da uno spirito angelico, caduto dal cielo in quel preciso istante. Il
giovane salutò e andò via.
Lilly pensò che fu un grosso dispiacere vederlo partire.
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Il colpo di fulmine è un evento sporadico ed intrigante. Nel momento in cui capita,
niente è programmato e il tempo nel quale si svolge è più veloce della luce. Essere folgorati è la
conseguenza di quella frazione di millesimo di secondo. Gli effetti sono pericolosi, quando la
mente deve concentrarsi sul lavoro o sullo studio. Rivedi il suo volto, il suo sorriso, le sue mani
e senti la sua voce. La persona che ti ha folgorato ha ancora un’identità sconosciuta. Il fulmine
preferisce gettarsi sull’anima prescelta in condizioni di totale mistero.
Lilly pensò che Timoty rientrasse nei casi c.d.f (colpo di fulmine). “Ma è impossibile, ”pensava. “L’ho visto tante volte al mio corso e solo ieri sono stata folgorata”- si chiedeva.
Quel fuoco si calmò per un pò di tempo, perché il giovane ingegnere dovette partire per
concludere un affare in Romania.
La settimana della sua assenza riprese un ritmo normale e consueto. Pochi partecipanti
ponevano delle domande, perchè stanchi o poco interessati.
La noia era in agguato e Lilly desiderava che Timoty ritornasse al più presto. La sua
presunzione stimolava l’interesse anche degli altri colleghi e teneva acceso il dibattito.
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Il suo desiderio divenne reale. Timoty ritornò al corso dopo poche settimane e una gran
festa fu organizzata, per celebrare la nascita di un nuovo legame tra l’Italia e la Romania sul
piano economico. Il suo progetto aveva avuto un successo enorme ed era stato lo spunto per
migliorare le condizioni di lavoro nel sud della Romania.
Lilly fu invitata alla festa e partecipò con Billy. Pensava che l’attrazione per Timoty
fosse solo un fase precaria della sua vita.
“Ti presento Timoty, ”- disse la cagnetta. Billy strinse vigorosamente la sua mano ed
ebbe subito della simpatia per il giovane. Aveva un cugino che gli assomigliava e che viveva in
Alasca.
Lilly cercò di contenere il suo coinvolgimento emotivo e si limitò a porgergli le formali
congratulazioni. Il giovane s’accorse del suo imbarazzo e cercò il suo sguardo per tutta la sera.
Il fulmine scese alla fine della serata quando l’uomo le si avvicinò e le sussurrò delle
dolci parole. Billy si era allontanato per prendere una birra già da un bel pò di tempo.
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Il giovane invitò la cagnetta ad uscire all’esterno per parlare tranquillamente in un posto
silenzioso. Aveva tante cose da raccontarle della sua terra e di quello che era accaduto nel suo
viaggio.
Lilly ascoltò il suo racconto e si sentì sempre più affascinata. Quel colpo di fuoco
esitava ad andarsene. La paura che si trasformasse in qualcosa di reale la distraeva dalle parole
del giovane. “Ehi, pianeta cane chiama Lilly”- le disse.
“Scusami, Tim. Credo che questa situazione sia scomoda per entrambi”- gli rispose. Il
giovane la guardò negli occhi e la baciò.
L’attrazione aveva raggiunto il suo fine e quel bacio divenne più folgorante del fulmine.
Lilly si tirò indietro e gli spiegò che il suo cuore batteva per un altro cane. Billy era stato il suo
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unico amico ed ora il suo compagno. I sentimenti per lui erano sinceri e avrebbe voluto una
famiglia.
Timoty non volle accettare l’idea di rassegnarsi a perdere una storia che poteva
diventare importante. “Non è attrazione quello che provo per te”- disse.
Durante il viaggio, aveva pensato continuamente a lei e sperava di rientrare in Italia per
rivederla. Sapeva che aveva un compagno ma avrebbe lottato per dimostrarle il suo amore.
Lo sguardo del giovane attirò di nuovo la sua attenzione. “Non posso guardarlo”- disse.
E Tim la baciò di nuovo.
Stavolta Lilly non indietreggiò ma contraccambiò senza pensare al resto. In quel
momento, Billy vide la scena e si gettò addosso al rivale.
La lotta durò poco grazie all’intervento d’alcuni colleghi. Lilly non riuscì a calmarlo e a
spiegargli che era stato solo un bacio innocente. Il compagno la guardò con disprezzo e lasciò la
festa.
Il fulmine, stavolta, aveva distrutto l’idea di una famiglia e lentamente bruciava il libro
della vita di Lilly e Billy.
Timoty la rassicurò ma nessuna parola servì a colmare quel grande senso di colpa.
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La vita non riprese su quei binari che avevano visto passare gli stessi treni, alle
medesime ore e con gli usuali pendolari alla ricerca delle proprie destinazioni.
Billy preferì lasciare l’appartamento e sistemarsi in altro più piccolo dall’altro lato del
villaggio. Le spiegazioni non servirono a trattenerlo ma alimentarono la rabbia. Fu la prima
volta che vide la sua amica colpevole di un fatto imperdonabile.
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Il bacio era stato solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Il vero motivo della
rabbia era stato il momento in cui tutto era avvenuto. La loro relazione sembrava aver superato
un periodo grigio e difficile e, invece, fu solo un’illusione.
Quando Billy si sforzò di accettare l’indipendenza della cagnetta e rispettare i suoi
spazi, lei non perse tempo a tradirlo. Era un bacio, ma il gesto era più grave di quanto si potesse
credere.
La cultura aveva attirato Lilly da sempre. Amava le persone che sapevano discorrere su
tutti gli argomenti, usare l’ironia intellettuale ed essere convincenti. La semplicità era un punto
a sfavore del compagno. Tim aveva un sacco di qualità ma Billy conosceva profondamente la
sua compagna.
Essere soli in un mondo ingiusto fu la sensazione di quell’appartamento vuoto, freddo e
senza Lilly.
Le occasioni per incontrarsi furono poche e il tempo passò velocemente.
L’inverno era ormai giunto col suo gelo e le sue piogge. Avvolti nel calore dei vestiti
invernali, le persone trascorrevano più tempo nelle loro case. Il problema del riscaldamento fu
presto oggetto di discussione nel villaggio ma nessuno ne considerò la reale necessità.
Lilly abbandonò i suoi studi universitari e cambiò lavoro. La relazione con Tim durò
qualche mese ma poi non ebbe un vero seguito. Era stato solo un colpo di fulmine.
La Romania era un pensiero fisso. Forse, avrebbe trovato un lavoro migliore e si sarebbe
sistemata nel suo paese. Ritornare alla base significava fuggire dai ricordi più belli.
La mancanza di Billy sostituì il senso di colpa ma temeva la sua reazione. L’unica
soluzione era lasciare quel villaggio per sempre. Una mattina lasciò l’appartamento.
L’inaspettata partenza fu una pugnalata per Billy. Tutti i sogni che aveva portato nella
sua valigia, ora Lilly li rimetteva dentro per gettarli nella sua sterile terra.
Quando giunse alla stazione per fermarla, il treno era già partito.
Billy abbaiò disperatamente per chiamarla, ma il suo lamento si disperse su quei binari
di una vita da cani.
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