“io do la mia vita`” - Gruppo Animatori Salesiani

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“io do la mia vita`” - Gruppo Animatori Salesiani
Preghiamo insieme
Concedici, Signore Padre buono,
di accorgerci della presenza di Don Bosco
in mezzo a noi e di essere, come lui,
fedeli a Dio e attenti alle necessità degli uomini,
nostri fratelli, nel servizio disinteressato
specie ai ragazzi e ai giovani,
o nel nostro impegno di giovani dell’Oratorio.
Impegno e servizio che vogliamo concretizzare,
nella diversità dei ruoli e dei compiti,
con fedeltà e con passione,
con competenza e con la sensibilità di una presenza,
che assume i tratti del cuore del Padre.
S: Signore, tu ci scruti e ci conosci, ti fidi di noi e ci doni la tua grazia. Tu ci chiami ad essere sempre
più partecipi della tua azione misericordiosa, ci inviti ad essere testimoni fedeli e gioiosi annunciatori
della Tua Parola. Rendici capaci di essere degni testimoni del tuo Vangelo nel nostro cammino, per
Cristo nostro Signore.
T. Amen
Canto finale:
Giovani Orizzonti
Ciao, amico, in che piazza vai?
Spazi immensi, libero ora sei.
Perché le strade oggi siano meno vuote,
perché il sorriso tuo resti a noi per sempre.
Le tue mani stringono ancora mani,
la tua vita è forte dentro noi.
Profumo di cielo aveva il pane con te mangiato,
e l’infinito in terra ha con te giocato.
E tu resta ancora qui Giovanni,
resta, vivi con noi per sempre.
Resta nei cuori, resta tra la gente.
E tu giovani orizzonti va nel mondo libero. (2v).
Il tuo passo festa di passi è...
La città vuota è senza te.
E come dimenticare i giorni della tua festa?
E come dimenticarti? Non andare... resta!
Il tuo amore, il tuo sorriso, ali giovani ai tuoi occhi.
Tu sei vivo per le strade. Tu sei festa nella gente.
Tu in cerca di futuro, canta ancora libertà (2v).
“io do la mia vita’”
-20 gennaio 2012-
Canto: Padre Maestro e Amico
Padre di molte genti padre,
il nostro grido ascolta è il canto della vita.
Quella perenne giovinezza
che tu portavi in cuore perché non doni a noi.
Padre maestro ed amico
noi giovani del mondo guardiamo ancora a te.
Apri il nostro cuore a Cristo
sostieni il nostro impegno in questa società. Oh, oh, oh...
Festa con te la vita è festa,
con te la vita è canto è fremito di gioia.
Oggi tra noi è ancora vivo
l’amore che nutrivi per tutti i figli tuoi.
S
T
S
T
S
T
S
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen!
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito!
Dio Padre ha donato a Don Bosco il suo stesso Spirito: gli ha dato molta sapienza e una
grande saggezza per educare ragazzi e giovani con amorevole fortezza.
Gli ha donato un cuore grande, pieno di bontà, per condurci sulla via del bene e guidarci
alla salvezza.
Rendiamo grazie al Signore perché ci ha donato Don Bosco.
dal Vangelo secondo Giovanni 10, 11-18
Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che
non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le
pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle
pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come
il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che
non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e
diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro
la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso,
poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho
ricevuto dal Padre mio».
Per riflettere…
I MOMENTO
dalle memorie don Bosco racconta:
A quell'età ho fatto un sogno. Sarebbe rimasto profondamente impresso nella mia mente per tutta la
vita. Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una grande quantità
di ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, mi
slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole. In quel momento apparve un
uomo maestoso, vestito nobilmente. Un manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così
luminosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei
ragazzi. Aggiunse:- Dovrai farteli amici con bontà e carità, non picchiandoli. Su, parla, spiegagli che il
peccato è una cosa cattiva, e che l'amicizia con il Signore è un bene prezioso.
Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, che non
ero capace a parlare di religione a quei monelli. In quel momento i ragazzi
cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie, e si raccolsero tutti intorno a
colui che parlava. Quasi senza sapere cosa dicessi gli domandai:- Chi siete voi, che
mi comandate cose impossibili?- Proprio perché queste cose ti sembrano
impossibili - rispose - dovrai renderle possibili con l'obbedienza e acquistando la
scienza. - Come potrò acquistare la scienza?- Io ti darò la maestra. Sotto la sua
guida si diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero
ignorante.- Ma chi siete voi?- Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a
salutare tre volte al giorno.- La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco, senza il
suo permesso. Perciò ditemi il vostro nome. - Il mio nome domandalo a mia madre .In quel momento ho
visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in
ogni punto ci fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle
vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse:- Guarda. Guardai, e mi accorsi che quei ragazzi erano
tutti scomparsi. Al loro posto c'era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali.
La donna maestosa mi disse:- Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto, e
ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli. Guardai ancora, ed
ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano,
belavano, facevano festa attorno a quell'uomo e a quella signora. A quel punto, nel sogno, mi misi a
piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi
disse:- A suo tempo, tutto comprenderai .Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò.
Ogni cosa era scomparsa. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i
pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti.
Don Bosco chiamava il Rosario «la bancarotta del diavolo». Diceva: L'opera salesiana
riposa sulla corona: da questa pratica nessuno può dispensarsi. Don Bosco cercherà
sempre di trasmettere il suo cuore mariano ai suoi figli e a tutta la sua famiglia spirituale.
Ascoltiamo, meditiamo, prepariamo e pronunciamo l’atto che don Bosco non chiama né
“consacrazione” né “affidamento”, ma più schiettamente e affettuosamente, “atto di
figliazione”. In esso c’è tutto, l’adorazione di Dio, il testamento del Golgota, il desiderio
di immedesimarsi in Giovanni per essere accolti come figli; c’è il senso della nostra
misera condizione di peccatori, il desiderio di imitare le virtù della Madre, l’effettiva
consegna di sé in termini di abbandono filiale, la richiesta di protezione in vita e in morte, lo sguardo
rivolto al Cielo. Mio Gesù Cristo, Fatemi grazia di poter appartenere a Lei come figliuolo, e di averla
per Madre in tutto il tempo della mia vita mortale su questa terra.
Reciteremo 6 Ave Maria introdotte per la prima parte a turno da coloro che faranno la promessa di
allievi animatori.
PROMESSA ALLIEVI ANIMATORI
Grazie Signore,
per avermi fatto incontrare il gruppo, le suore, i sacerdoti, l’oratorio.
Grazie per avermi dato la possibilità di conoscere la famiglia salesiana
e di essere un allievo animatore.
Oggi, davanti a Te Signore, e con l’aiuto Tuo e di don Bosco
PROMETTO di camminare con Te, di essere Tuo amico
e amico di tutti con allegria e semplicità,
e di impegnarmi nei miei doveri quotidiani per diventare un buon cristiano.
Amen
Canto : Seguendo quel sogno
Nei cuori giovani di tutto il mondo, il suo ricordo, un prete semplice, diceva sempre : “ Per voi
giovani, io spendo tutto e non voglio niente.
C’è un Dio che crede in noi, ci fa sognare cose in grande,
a realizzarle io vi aiuterò. Perché la vita conta su di voi.
Datele un senso, non è tempo perso. Ché la felicità attende chi la cerca”.
Vorrei avere il coraggio di essere come sei Tu, dedicare la vita ai giovani,
che ancora stanno cercando momenti di felicità.
Ma non è facile restare in piedi, sicuramente so che sbaglierò,
lasciare il mondo come hai fatto Tu.
Correre il rischio di sentirmi solo, per fare come te.
Molto lavoro affronterò, perché per impegnarsi con i giovani
è necessaria molta volontà. Sguardo sempre attento,
cuore sempre pronto e familiarità per camminare insieme.
Vorrei avere il coraggio di essere come sei Tu, dedicare la vita ai giovani,
che ancora stanno cercando un futuro di felicità.
Seguendo Te col tempo ho aperto il cuore ho visto che lì,
c’era un sogno da vivere e credere.
Crescendo lentamente ho scelto anch’io il tuo sentiero.
E quando avrò paura dei sogni, dei giorni del mondo,
ti chiederò il coraggio di essere come sei Tu,
dedicare la vita ai giovani che insieme riscopriranno la voglia di vivere.
E ancora oggi il Tuo sogno continua con me.
Benedizione delle tessere
S: Padre misericordioso, tu che hai mandato il tuo Figlio per riconciliare gli uomini con te e tra loro
e doni lo Spirito Santo perché il tuo popolo sia segno e strumento di un amore premuroso e
infaticabile, benedici quanti esprimono, attraverso queste tessere, un impegno di vita a servizio
della tua Chiesa; fa’ che siano testimoni della novità di vita del Vangelo e collaborino alla
costruzione di una comunità cristiana che sia segno vivo del tuo amore e luogo di accoglienza
premurosa per ogni persona. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen
S: Con la grazia del Signore e l’intercessione di Maria possiate testimoniare il dono di essere laici
cristiani che ardono e risplendono nella vita della Chiesa e della società. Siate presenza viva nella
pastorale e nella vita civile in fedeltà alla vostra identità. Curate la vostra formazione cercando ciò
che è necessario ed essenziale. Nelle scelte siate fedeli all’esempio del nostro San Giovanni Bosco. E
aprite mente e mani a servizio di questa Chiesa amandola di vero cuore.
Ora gli educatori con Gioia consegnano le tessere a coloro che hanno iniziato a credere nel sogno di
don Bosco.
La separazione da questa casa dove avevo vissuto sei anni della mia vita, dove avevo ricevuto
educazione, cultura e spirito sacerdotale, insieme a segni di bontà e di affetto, mi costò moltissimo.
Fui ordinato sacerdote il 5 giugno 1841, vigilia della festa della SS. Trinità. La mia prima Messa l'ho
celebrata nella chiesa di san Francesco di Assisi, assistito da don Cafasso.
… La sera di quel giorno tornai alla mia casa.
Quando fui vicino ai luoghi dove avevo vissuto da ragazzo, e rividi il posto dove avevo avuto il sogno
dei nove anni, non potei frenare la commozione. Dissi:
- Quanto sono meravigliose le strade della Provvidenza! Dio ha veramente sollevato da terra un povero
fanciullo, per collocarlo tra i suoi prediletti.
G: Da povero fanciullo don Bosco è diventato un “grande” prete dei giovani, e
invita tutti noi ad aver fiducia nel disegno che il Signore ha da tempo in mente
per ciascuno di noi. Ci indica che, dopo un primo periodo di preparazione,
ognuno deve seguire la propria vocazione. Anche noi educatori siamo in ascolto
per comprendere il nostro cammino. Siamo tutti partiti come allievi animatori e
passo dopo passo, crescendo lentamente ci siamo affidati. E quando abbiamo
avuto paura dei sogni, dei giorni, del mondo, abbiamo trovato la forza e la gioia
nel Signore.
Gli educatori consegnano un bigliettino per ricordare che tutti possiamo essere quel “povero fanciullo” che
ha aperto il cuore e ha visto che aveva un sogno da vivere e in cui credere.
Reciteremo 6 Ave Maria insieme.
PROMESSA EDUCATORI
Chiamato ad annunciare la tua Parola, aiutami, Signore, a vivere di Te,
aiutami a parlare di te con gli occhi limpididi chi si vuole stupire ancora.
Fa' che nei miei comportamenti risplenda la Tua Luce
per illuminare la via della vita a coloro che oggi Tu metterai sul mio cammino.
Donami la sapienza e l'umiltà della preghiera
per vivere sempre in comunione con Te come il tralcio con la vite,
affinché l'apostolato non sia esibizione di me,
ma irradiazione del Tuo Amore, che esiste e palpita in me.
Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto di veder crescere i ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te.
Fammi silenzio per udirli. Fammi ombra per seguirli. Fammi sosta per attenderli.
Fammi vento per scuoterli. Fammi soglia per accoglierli.
Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome se prima non ti ho consultato.
Salvami dalla presunzione di sapere tutto, dall'arroganza di chi non ammette dubbi;
Vergine Maria, madre e sorella della mia fede,
metto nel tuo cuore IL SI della mia missione di educatore.
Accompagnami con ferma dolcezza, come soltanto una madre sa fare,
per cantare il servizio come vera libertà, per vivere la generosità,
per invitare tutti alla vera festa della vita affinché io possa realizzare, con Te,
il grande sogno che hai per ciascuno di loro.
Amen
II MOMENTO
dalle memorie don Bosco racconta:
Ci fu una « missione predicata » nel paese di Buttigliera. Vi andai e potei ascoltare molte conversazioni
religiose. Veniva gente da ogni parte, attirata dalla celebrità dei missionari. Ogni sera potevamo
ascoltare una lezione sulla religione cristiana e fare una meditazione sulle verità eterne. Poi ognuno
tornava a casa sua.
Una di quelle sere tornavo a casa mescolato a molta gente. Tra gli altri, c'era un certo don Calosso, di
Chieri, che da poco era venuto come cappellano a Morialdo. Era un prete molto buono, anziano.
Camminava tutto curvo, eppure faceva tutta quella strada per ascoltare con noi la « missione
».Vedendomi così giovane (ricordo che ero piccolo di statura, avevo la testa scoperta, i capelli ricciuti, e
stavo in silenzio in mezzo agli altri) mi guardò per qualche istante, poi cominciò a parlarmi:
- Di dove sei, figlio mio? Sei venuto anche tu alla missione?
- Sì, sono stato alla predica dei missionari.
- Chissà cos'hai capito! Forse tua mamma ti avrebbe potuto fare una predica più opportuna, non è vero?
- E’ vero, mia mamma mi fa sovente delle buone prediche. Ma mi pare di avere capito anche i
missionari.
- Su, se mi dici quattro parole della predica di oggi, ti do quattro soldi.
- Vuole che le dica qualcosa sulla prima o sulla seconda predica?
- Ciò che vuoi. Mi bastano quattro parole. Ti ricordi l'argomento della prima predica?
- Sì: la necessità di essere amici di Dio, di non ritardare la propria conversione.
- E che cosa disse il predicatore? - aggiunse il vecchio prete che cominciava a meravigliarsi.
- Ricordo perfettamente. Le recito tutta la predica.
Senza difficoltà esposi l'introduzione, poi i tre punti dello svolgimento: colui che ritarda la propria
conversione corre il rischio che gli manchi il tempo, la grazia di Dio o la volontà. Don Calosso mi lasciò
esporre per oltre mezz'ora mentre camminavamo tra la gente. Poi mi domandò:
- Come ti chiami? Chi sono i tuoi genitori? Hai frequentato molte scuole?
- Mi chiamo Giovanni Bosco. Mio padre è morto quando ero ancora un bambino. Mia madre è vedova
con tre figli da mantenere. Ho imparato a leggere e a scrivere.
- Non hai studiato la grammatica latina? - Non so che cosa sia.
- Ti piacerebbe studiare?
- Moltissimo.
- Che cosa te lo impedisce?
- Mio fratello Antonio.
- Perché tuo fratello Antonio non vuole che studi?
- Dice che andare a scuola vuol dire perdere tempo. Ma se potessi andare a scuola, io il tempo non lo
perderei. Studierei molto.
- E perché vorresti studiare? - Per diventare prete.
- E perché vuoi diventare prete?
- Per istruire nella religione tanti miei compagni. Non sono cattivi, ma lo diventeranno se nessuno li
aiuta. Io voglio stare vicino a loro, parlare, aiutarli.
Queste mie parole schiette e franche fecero molta impressione su don Calosso, che continuava a
guardarmi. Giungemmo così a un incrocio dove le nostre strade si separavano. Mi disse queste ultime
parole:
- Non scoraggiarti. Penserò io a te e ai tuoi studi. Domenica vieni a trovarmi con tua madre, e vedrai
che aggiusteremo tutto.
La domenica seguente entrai nella sua casa insieme a mia mamma. Si misero d'accordo che mi avrebbe
fatto un po' di scuola ogni giorno. Il resto della giornata l'avrei passato lavorando nei campi, per
accontentare Antonio. Mio fratello fu d'accordo, perché avrei cominciato le lezioni dopo l'estate, quando
il lavoro nei campi non è più urgente.
Da quando cominciai a recarmi da don Calosso, ebbi piena confidenza in lui. Gli raccontai ciò che
facevo, ciò che dicevo, gli confidai persino i miei pensieri. Così egli poté darmi i consigli giusti.
Provai per la prima volta la sicurezza di avere una guida, un amico dell'anima. Per prima cosa mi
proibì una penitenza che facevo, non adatta alla mia età. Mi incoraggiò invece ad andare con frequenza
alla confessione e alla Comunione. Mi insegnò pure a fare ogni giorno una piccola meditazione, o meglio
una lettura spirituale.
Tutto il mio tempo libero, nei giorni di festa, lo passavo con lui. Nei giorni feriali andavo a servirgli la
santa Messa ogni volta che potevo. In quel tempo ho cominciato a provare la gioia di avere una vita
spirituale. Fino allora avevo vissuto molto materialmente, quasi come una macchina che fa una cosa ma
non sa perché.
Reciteremo 6 Ave Maria introdotte per la prima parte a turno da coloro che
faranno la promessa di animatori junior.
PROMESSA ANIMATORI JUNIOR
Grazie Signore,
perché mi hai cercato e tenuto con Te avvicinandomi alla famiglia salesiana
e ora mi chiami ad essere un animatore junior.
Oggi VOGLIO farti la mia promessa e con il Tuo aiuto e quello di don Bosco
mi impegno a crescere nell’amicizia con Te, Signore,
ad essere umile e sincero con tutti,
ad essere un esempio cristiano in mezzo ai miei compagni,
ad aver fiducia nei miei genitori e negli educatori.
Aiutami ad essere fedele ogni giorno a questa promessa
nell’umiltà e semplicità della Tua parola.
Amen
III MOMENTO
dalle memorie don Bosco racconta:
Mi direte: « Se passavi tanto tempo a divertirti, quando studiavi? ».
Non vi nascondo che avrei potuto studiare di più. Ma per imparare tutto il necessario mi bastava
l'attenzione a scuola. In quel tempo avevo una memoria così felice che per me non c'era differenza tra
leggere e studiare. Potevo con facilità esporre il contenuto di qualunque libro che avessi letto o sentito
raccontare. Mia madre, inoltre, mi aveva abituato a dormire molto poco. Potevo quindi passare due terzi
della notte a leggere libri, e spendere poi quasi tutta la giornata in attività libere. Davo ripetizioni e
facevo lezioni private. Facevo tutto per amicizia e per carità, non per guadagno. Molti però mi pagavano
ugualmente.
C'era in Chieri un libraio ebreo, Elia. Feci con lui un patto per leggere tutti gli scrittori classici italiani.
Gli davo un soldo per ogni libro che mi prestava, e che gli restituivo a lettura terminata. I volumetti
della biblioteca popolare li lessi al ritmo di uno al giorno.
L'alba illuminava le pagine di Tito Livio
Nell'anno della quarta ginnasiale lessi gli autori italiani. Nell'anno di retorica attaccai gli autori
classici latini: Cornelio Nepote, Cicerone, Sallustio, Quinzio Curzio, Tito Livio, Cornelio Tacito,
Ovidio, Virgilio, Orazio ed altri.
Quei libri li leggevo per divertimento. Mi piacevano, mi sembrava di capirli perfettamente. Solo più
tardi mi accorsi che non era cosi. Quando divenni sacerdote, e facendo scuola cercai di spiegare ad altri
quei capolavori, capii che solo con uno studio approfondito e una grande preparazione si riesce a capirne
perfettamente il senso e la bellezza.
Ad ogni preghiera di coloro che si prestano a fare la promessa di animatori rispondiamo insieme
dicendo: GRAZIE SIGNORE
Reciteremo 6 Ave Maria introdotte per la prima parte a turno da coloro che faranno
la promessa di animatori.
PROMESSA ANIMATORI
Grazie Signore,
che mi hai voluto con Te fin dal battesimo,
e che mi hai posto sotto la guida di don Bosco
perché diventi un “buon cristiano e un onesto cittadino”.
Per questo oggi io SCELGO
di impegnarmi a diventare un onesto e umile animatore
di seguirti e di incontrarti nelle mie preghiere,
di farmi guidare dal tuo Spirito Santo
affinché io possa animare nella purezza e gioia autentica,
testimone allegro e coraggioso tra i bambini e ragazzi,
disponibile e generoso nel servizio,
e fedele nel compimento del mio dovere quotidiano.
Ho bisogno del Tuo aiuto e dei Tuoi consigli,
perché assieme a don Bosco e Maria Ausiliatrice
mi sosteniate ogni giorno per vivere secondo il vostro esempio.
Aiutatemi ad avere sempre un’energia esplosiva e propositiva
in armonia con gli educatori nel servizio verso il prossimo.
Amen
IV MOMENTO
dalle memorie don Bosco racconta:
Se ripenso a quel passo decisivo della mia vita, sono convinto che non ero abbastanza preparato, perché
non avevo tutte le qualità positive necessarie. Tuttavia, non avendo nessuno che si curasse direttamente
della mia vocazione, mi consigliai con don Cafasso. Egli mi disse di andare avanti senza paura, di stare
alla sua parola.
Per dieci giorni mi chiusi nel silenzio degli Esercizi Spirituali nella Casa della Missione in Torino. Feci
la confessione generale, cioè il riesame totale della mia vita, per domandare al confessore se gli sembravo
in grado di impegnarmi per sempre. Desideravo andare avanti, ma tremavo al pensiero di legarmi per
tutta la vita. Per questo non volli prendere la decisione di procedere sulla strada del sacerdozio prima di
aver avuto il parere pienamente positivo del confessore.
Da quel momento ho messo il massimo impegno nell'osservare il consiglio di don Borel: «Frequentare la
Comunione e sapersi raccogliere in silenzio davanti a Dio, conservano la vocazione e formano il vero
prete». Rientrai in seminario e fui iscritto al quinto anno. Fui anche nominato assistente, la « carica
massima » che può capitare addosso a un povero chierico.
Il 19 marzo 1841 ricevetti l'ordine del diaconato. Il 5 giugno sarei stato ordinato prete.
Fu un giorno di tristezza quello in cui dovetti lasciare definitivamente il seminario. I superiori mi
volevano bene, e me lo manifestavano in ogni occasione. I compagni mi erano molto amici. Si può dire
che io vivevo per loro, e loro vivevano per me. Chi aveva da farsi radere la barba, ricorreva a me. Chi
aveva bisogno di una berretta da prete, di cucire o rattoppare un vestito, cercava me.