Versione in italiano

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itascabili
per la didattica
HAITI
germogli di speranza
AVSI – Italia
20158 Milano – Via Legnone, 4
tel. +39 02 6749881 – [email protected]
47521 Cesena (FC) – V.le Carducci, 85
tel. +39 0547 360811 – [email protected]
Creazione di vivai per la produzione di piante
necessarie alla riforestazione
itascabili
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AVSI USA
Headquarters: Maiden Lane, 15th floor – New York, NY 10038
DC Office: 529 14th Street NW – Suite 994 – Washington, DC 20045
Ph/Fax: +1.202.429.9009 – [email protected] – www.avsi-usa.org
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27-10-2009 16:36:02
Occorre incrementare la disponibilità del cibo valorizzando l’industriosità
dei piccoli agricoltori e garantendone l’accesso al mercato.
Si tratta di un cammino certamente non facile, ma che consentirebbe,
fra l’altro, di riscoprire il valore della famiglia rurale: essa non si limita
a preservare la trasmissione, dai genitori ai figli, dei sistemi di coltivazione,
di conservazione e di distribuzione degli alimenti, ma è soprattutto
un modello di vita, di educazione, di cultura e di religiosità.
Benedetto XVI
Roma, vertice FAO, giugno 2008
Il presente documento descrive il quadro di riferimento e i risultati del progetto «Creazione di vivai per la
produzione di piante necessarie alla riforestazione» realizzato dalla Fondazione AVSI in partnership con l’Istituto
Italo Latino Americano e con il co-finanziamento del Ministero degli Affari Esteri italiano. Il progetto si è svolto in
Haiti, nel Department du Sud, lungo tre anni di attività, dal settembre 2005 a dicembre 2008.
L ’attività vivaistica ha rappresentato il nodo fondamentale ed ha portato alla produzione di 612.303
plantule agroforestali e da frutto. Il totale delle organizzazioni contadine coinvolte sono state 20, a
beneficio di 2.700 contadini.
Un secondo ambito d’intervento ha riguardato l’educazione ambientale, negli istituti scolastici di istruzione
media e superiore oltre che nelle Università locali. 111 scuole con 300 insegnanti e 6.000 studenti sono state
coinvolte, mentre 52 ore di formazione universitaria sono state distribuite in 13 lezioni. 16 borse di studio per
studenti universitari sono state istituite, mentre seminari, incontri pubblici, emissioni radio e televisive hanno
rappresentato l’importante aspetto di comunicazione sociale ambientale legata al progetto.
Dal 1990 al 2000 in Haiti si sono perse in media 7.000 ettari di foreste ogni anno, una perdita del 5,7%,
secondo le stime della FAO. Alla radice di questo problema troviamo diversi aspetti: la cattiva gestione
delle risorse naturali, una sempre maggiore dipendenza dalle risorse legnose per rispondere alle necessità
energetiche, l’assenza di una politica e di un quadro legislativo specifico.
Le conseguenze più evidenti della deforestazione sono la perdita di biodiversità, l’erosione dei suoli, la
diminuzione delle risorse idriche globali in quantità e qualità e, quindi, la povertà. In un tale contesto la
riforestazione si pone come una esigenza inderogabile per Haiti.
HAITI: GERMOGLI DI SPERANZA
Creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
Tascabile n. 9
A cura di Lorenzo Orioli con la collaborazione di Espedito Ippolito, Roberto Vecchi, Lorenzo Ossoli, Carlo Maria Zorzi,
Fiammetta Cappellini, Irene Sbrana (che si sono occupati del progetto come cooperanti) e Joseph Gaspard Brice con
Lamercie Edna Forestal (agronomi locali).
Copyright AVSI – www.avsi.org – Settembre 2009
In copertina Bambini delle scuole primarie con le nuove piantine cresciute nei vivai. Haiti, Les Cayes.
Grafica Accent on Design, Milano
Fotocomposizione e stampa Pixart
Codice ISBN 978–88–903534–6–8
AVSI – Italia
20158 Milano – Via Legnone, 4
tel. +39 02 6749881 – [email protected]
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Headquarters: Maiden Lane, 15th floor – New York, NY 10038
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haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Indice
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Management Summary
7
Introduzione
10
1.
Contesto generale
13
1.1.
Aspetti socio-economici e politici
14
1.2.
Contesto geografico
15
1.3.
Il Dipartimento del Sud e la Piana di Torbeck
19
1.4.
AVSI in Haiti
20
2.
La situazione delle foreste in Haiti
23
2.1.
Superficie forestale
24
2.2.
Cause della deforestazione
26
2.3.
Quadro istituzionale
27
2.4.
Il sistema fondiario
31
3.
Approccio del progetto nel quadro degli interventi di riforestazione
35
3.1.
La “foresterie sociale”
36
3.2.
Quadro storico della deforestazione nella zona d’intervento
36
3.3.
I progetti di riforestazione della cooperazione internazionale in Haiti
40
4.
Aspetti operativi del progetto
45
4.1.
Risorse e struttura del progetto
46
4.2.
Specie arboree, forestali e da frutto
47
4.3.
Dal vivaio alla messa a dimora
51
5.
Risultati del progetto
57
5.1.
Produzione di piante e organizzazione di contadini coinvolte
58
5.2.
Educazione ambientale e coinvolgimento delle istituzioni e delle scuole
64
5.3.
Impatto sociale
71
6.
“Cosa ho imparato„
interviste fotografiche con alcuni partecipanti del progetto
73
Postfazione
81
7.
Scheda AVSI
84
Scheda IILA
85
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Premessa
3
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
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germogli di speranza
Premessa
di Alberto Piatti. Segretario Generale Fondazione AVSI
La food crisis e la crisi finanziaria globale del 2008, la stima FAO di 1 miliardo di
persone che soffrono la fame nel 2009, i mutamenti climatici che spiazzano l’umanità:
si tratta di punti di non ritorno del nostro tempo, di fronte ai quali non possiamo
né rimanere indifferenti né lamentare la necessità di un nuovo modello di sviluppo
sperando che qualche genio lo produca in laboratorio.
La separazione tra il credere e il conoscere che caratterizza la nostra cultura, smantellando tutte le certezze e il portato delle tradizioni, ci impedisce di cogliere nell’esperienza concreta quotidiana i percorsi possibili già in atto. Molti sono infatti gli spunti
che vengono dalla realtà di organizzazioni che operano nel mondo, ma anche dalla
nostra storia, in particolare quella italiana.
Negli ultimi decenni siamo stati protagonisti di un progressivo inurbamento e depauperamento della vita rurale, con il suo portato di saperi e di relazioni con la natura che
valorizzavano l’uomo e l’ambiente al tempo stesso.
Le popolazioni più povere, con loro i loro territori, sono state vittime estreme di
questo depauperamento: spinte dall’estrema necessità, pressate da culture moderne
che tagliavano coi saperi tradizionali che permettevano un uso positivo delle risorse
naturali, e isolate dalle moderne scienze agricole, non hanno potuto né costruire un
percorso di sviluppo né salvaguardare la natura.
Il progetto descritto in queste pagine ha avviato un lavoro di ricostruzione della relazione produttiva dell’agricoltore con le piante, di prevenzione, di educazione al rispetto
della natura e dell’amicizia uomo-natura, ripartendo dalla persona come soggetto che
desidera il bello, il bene, il giusto per sé e la propria comunità.
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Il caso raccontato in queste pagine è emblematico in questo senso. Le popolazioni del
sud di Haiti hanno progressivamente deforestato le meravigliose colline su cui vivevano per fare delle piante “carbone domestico”, perché venderlo in città ha iniziato
a rendere molto di più che coltivare, fare il raccolto e trasformarlo. I saperi e le
pratiche agricole, così, si sono perduti, sostituiti da attività commerciali scisse dall’attività produttiva. Ovvero, non traendone alcun vantaggio economico, si è perduta
l’agricoltura come mestiere dignitoso. Contemporaneamente al degrado naturale si è
rapidamente evoluto il degrado umano, l’interesse immediato. Questo ha generato in
brevissimo tempo un degrado del territorio che, associato alla presenza di uragani, ha
determinato disastri ambientali dalle tragiche conseguenze.
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Oggi, dopo la crisi globale, per l’umanità si presenta l’occasione per una svolta: utilizzare le conoscenze e le tecnologie del nostro tempo per ridare dignità al lavoro delle
popolazioni rurali e alla loro cultura, nella quale la natura è contemporaneamente
fonte di vita e destinataria di cura.
Troppo spesso cadiamo nella tentazione di contrapporre uomo e natura. Al contrario,
nella cultura rurale persona e natura sono inscindibili. La natura nutre l’uomo e l’uomo
nutre la natura. Non si tratta di nostalgia bucolica, ma di un’esortazione ad innovare,
innestando la ricerca e le tecnologie, su una tradizione che nel tempo, in tutti i territori del mondo ha costruito un sapere, il cui valore sta emergendo a poco a poco,
purtroppo, con le catastrofi.
Nella Caritas in Veritate Benedetto XVI parla di “governo responsabile sulla natura per
custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la
abita”, confermando la necessità dell’alleanza tra uomo e ambiente.
Nell’orizzonte dell’EXPO 2015, si intravede l’opportunità di offrire all’umanità non
solo un nuovo modello di sviluppo ma un nuovo paradigma di conoscenza: tradizione e innovazione, storia e futuro, persona e natura, proprio a partire dall’esperienza
europea, che abbiamo ricevuto dai nostri avi e, forse troppo in fretta, liquidato come
antica e superata.
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
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Management summary
Il presente documento descrive il quadro di riferimento e i risultati del progetto
«Creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione» realizzato
dall’AVSI in partnership con l’Istituto Italo Latino Americano e con il co-finanziamento
del Ministero degli Affari Esteri italiano. Il progetto si è svolto in Haiti, nel Department
du Sud, lungo tre anni di attività, dal settembre 2005 a dicembre 2008.
Perché la deforestazione
Il sistema fondiario
Capire il più possibile le radici storiche della deforestazione ci aiuta anche a risolvere
i problemi che di giorno in giorno un progetto di riforestazione deve affrontare. Un
esempio lampante in questo senso proviene dall’assetto fondiario attuale che risente di
quelle stratificazioni coutumières proprie dell’uso che si fa della terra, nel tempo, del suo
valore, della sua proprietà, di volta in volta legislativamente ratificata, ma non sempre…
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Haiti è il Paese più povero della regione dell’America Latina e dei Caraibi. Il settore economico principale rimane quello agricolo. Il degrado ambientale è elevatissimo. La superficie
forestata residuale è stimata attorno allo 1,8% circa della superficie territoriale nazionale.
Con queste brevi righe si può ben disegnare la situazione socio-ambientale di Haiti oggi:
una porzione di Isola – quella della più conosciuta e storica Hispaniola – che porta in
sé i tratti antropologici dell’Africa, i suoi abitanti, e che riassume in sé, purtroppo, i mali
ambientali che attanagliano la vita delle popolazioni del sud del mondo. Un malaugurato
concentrato di problemi irrisolti che sembrano senza possibilità di soluzione.
Il degrado ambientale che oggi constatiamo nel Paese pare essere, in prima istanza,
il risultato della sua storia demografica moderna e conseguenza di fattori storici ed
economici di sfruttamento anzitutto a carico delle risorse forestali. La deforestazione
non sembra però essere direttamente correlata all’incremento demografico, sebbene
nelle aree tropicali una delle cause di questa consista nella messa a coltura di nuove
terre per l’agricoltura permanente, più che per quella itinerante. Nei Paesi industrializzati, dove la produttività agricola cresce più del tasso di popolazione, la crescita demografica è una variabile poco correlata rispetto alla deforestazione. Per Haiti, dove l’incremento demografico è aumentato a partire dalla seconda metà del secolo scorso, la
deforestazione è imputabile maggiormente alla politica agraria del Paese che, all’epoca,
ma già dai primi anni del ’900, aprì le porte allo sfruttamento non controllato delle
risorse forestali ed agricole da parte di imprese estere. Sortire dal binomio consolidato
tra incremento demografico e deforestazione, aiuta a capire, più in profondità, di come
le radici della trasformazione dell’ambiente siano storiche e la storia recente di Haiti
ci aiuta a farlo. Questo dunque il filo conduttore del seguente lavoro, che illustrando
l’azione di un progetto di sviluppo di riforestazione, da parte della ONG italiana AVSI,
non si esime da mettere in luce la realtà in cui essa opera secondo un approccio che in
termini accademici può essere definito di ecologia storica.
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Dall’indipendenza del Paese (1804) sino al 1860 circa si assistette alla disgregazione
della monocultura coloniale e con essa alla frammentazione del sistema del latifondo.
Molte delle terre furono ridistribuite soprattutto tra i militari ed i funzionari statali. Una
parte delle terre invece furono rivendute a privati, stranieri, per pagare il debito che
Haiti aveva contratto con la Francia nel XIX sec. Ciò però non spiega interamente quel
processo di frammentazione che caratterizza la struttura fondiaria in Haiti, dovuta in
gran parte all’appropriazione illegale delle terre da parte dei piccoli contadini affrancati
dalla schiavitù. Sta di fatto che, quasi per un assurdo, la definizione di quale sia ad oggi
il sistema di proprietà prevalente nel Paese non è ancora chiaro. A questo si aggiunga che
la trasmissione ereditaria delle terre, importante per i suoi riflessi sull’implementazione
di un piano di rimboschimento, soprattutto dei minifondi, è assai complessa e si basa, in
parte, sul lignaggio tradizionale extralegale, per cui la terra viene ereditata indifferentemente sia per via patrilineare che matrilineare. In ambiente rurale, poi, i proprietari delle
parcelle non possiedono i relativi titoli di proprietà, sia perché non esiste un catasto dei
terreni, sia perché i costi per ottenere un documento equivalgono talora a ¼ od alla metà
del valore della terra, sia perché la proprietà all’origine è stata occupata illegalmente.
Le terre demaniali in realtà sono frazionate e distribuite irregolarmente sul territorio
nazionale. Esse sono gestite in forma privatistica da parte dei funzionari ministeriali
residenti. Tutto ciò comporta un rallentamento di tutte quelle politiche di conservazione
o di semplice rimboschimento attuabili da organizzazioni private (ONG).
Foresterie Sociale
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Sullo sfondo delle problematiche che compongono l’ambiente rurale in Haiti, oramai la
pluri-decennale esperienza di cooperazione internazionale nell’ambito dei progetti di
rimboschimento ha fatto emergere come i fattori sociologici e culturali abbiano determinato, massimamente, l’esito dei progetti stessi, e come la non sufficiente attenzione
rivolta a questi aspetti ne abbia determinato il fallimento, tra l’altro in maniera percentualmente rilevante. Da questo punto di vista, ritorna preponderantemente, anche
sulla scorta dell’esperienza pluriannuale di AVSI, l’importanza della centralità della
persona umana nell’impostazione dei progetti e per esplicitare le azioni di progetto
di AVSI, abbiamo introdotto il concetto di “foresterie sociale” al fine di sottolineare
quell’approccio dell’attività selvicolturale più legato allo sviluppo socio-economico
delle piccole comunità locali che alla pianificazione forestale applicata su scala geografica. L ’approccio seguito nel progetto tiene dunque conto delle misure di ripristino
della copertura forestale e di protezione ambientale che interessano, direttamente,
raggruppamenti comunitari organizzati (associazioni contadine) sparsi sul territorio.
Risultati
Il progetto triennale (2005-2008) che andremo ad illustrare si riferisce ai primi 33
mesi di vita, data dell’ultimo aggiornamento al terzo trimestre del 2008.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
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L ’attività vivaistica ha rappresentato il nodo fondamentale attorno a cui si sono articolate tutte le azioni di progetto, in quanto ha implicato la partecipazione degli attori
locali di base. Il totale delle organizzazioni contadine coinvolte ufficialmente sono
state 20, su tutto il periodo suddetto. La quantità complessiva degli aderenti alle organizzazioni contadine risulta di 2.700 persone, escludendo i beneficiari indiretti delle
famiglie di appartenenza. La produzione media di vivaio è stata di 38.269 plantule
all’anno per un totale di 612.303 plantule.
Il coinvolgimento della popolazione ha riguardato il livello dell’educazione ambientale,
che è stato portato avanti negli istituti scolastici di istruzione media e superiore oltre
che nelle Università locali. 111 scuole con 300 insegnanti e 6.000 studenti sono state
coinvolte, mentre 52 ore circa di formazione universitaria sono state distribuite in 13
lezioni. 16 borse di studio per studenti universitari sono state istituite, mentre seminari,
incontri pubblici, emissioni radio e televisive hanno rappresentato l’importante aspetto
di comunicazione sociale ambientale legata al progetto. Il territorio è stato coinvolto su 5
municipalità e 20 località minori, interessando 142 amministratori locali.
Impatto agroforestale e sociale
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Una caratteristica dei progetti in ambito rurale è che essi esigono tempi lunghi di
realizzazione, ma anche di valutazione delle loro ricadute ex-post. In Haiti, la storia
dei progetti di cooperazione e soprattutto quelli di tipo ambientale, ha mostrato come
l’investimento di lungo periodo, legato alla riforestazione, possa comportare un salto
culturale da parte della popolazione. Così, la creazione di gruppi di lavoro all’interno
dei vivai, presso le diverse località, è stato anzitutto motivo di coinvolgimento delle
associazioni contadine in un’attività che di per sé non dà guadagni immediati. Lo sforzo
di dare responsabilità ad un certo numero di associazioni su attività di non immediata
redditività e remunerazione possiamo ritenerlo, di per sé, un risultato positivo. Un
risultato che ha una valenza affatto pedagogica. Così, mettere l’educazione come tema
importante all’interno d’un progetto tecnico-ambientale ha avuto come risvolto l’implicazione non solo dei diretti interessati al progetto, le associazioni contadine, ma
anche d’una parte della società civile locale. Scuole primarie e secondarie, università,
insegnanti, autorità locali cittadine, mezzi di comunicazione, sono state coinvolte in
un processo che dovrà ancora avere molto tempo per potersi sviluppare.
Infine, si segnala che le Organizzazioni che hanno costantemente seguito l’evolversi
del progetto è stata riscontrata una importante crescita in termini di conoscenze
tecniche apprese e capacità di gestione ed amministrazione dei cicli di produzione.
Le sessioni di formazione, impartite ai leaders delle organizzazioni durante i tre anni
di progetto, hanno portato alla redazione di un manuale guida per la produzione
delle piantine di alberi da frutto che resta un documento di consultazione importante, a disposizione di organizzazioni, scuole ed università che ne facciano richiesta
e un asset per la sostenibilità dell’intervento.
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Introduzione
Il noto libro dello scienziato americano Jared Diamond, Collapse. How Societies
Choose to Fail or Succeed1, dedica un capitolo al confronto tra le vicende storicopolitiche e le loro conseguenze sullo stato dell’ambiente in due diversi Paesi, Haiti
e Repubblica Dominicana, appartenenti alla stessa isola caraibica, l’antica isola di
Hispaniola (Figura 1), e quindi facenti parti di un sistema ambientale similare ma
marcato, oggi, da profonde differenze.
Figura 1: Carta geografica dell’isola di Hispaniola
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Pur non insistendo sul criterio del determinismo ambientale per spiegare le profonde
differenze esistenti tra questi due Paesi e le rispettive nazioni, l’autore mette in relazione tra loro, molto semplicemente, l’alta densità demografica con la minore pluviometria da una parte – nella Repubblica d’Haiti – e la minore densità demografica con la
maggiore pluviometria dall’altra parte – nella Repubblica Dominicana – quali fattori di
deforestazione e di esaurimento della fertilità dei suoli. Questi fattori sono particolarmente accentuati in Haiti rispetto alla Repubblica Dominicana. Prendendo spunto da
questo schema, vogliamo cogliere questa tematica socio-ambientale per fare emergere
come, nel caso specifico di Haiti, il legame tra incremento demografico e deforestazione, così tanto denunciato a livello delle agenzie internazionali di sviluppo, debba
essere invece declinato verso fattori di matrice politica e storico-economica.
Partendo dall’esperienza di cooperazione internazionale di AVSI, non solo
in Haiti, ma anche a livello internazionale, e sulla base di dati documentari,
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DIAMOND J., Collapse. How Societies Choose to Fail or Succeed, 2005.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
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abbiamo voluto qui metter in evidenza come la situazione di questo Paese possa
oggi rappresentare un caso paradigmatico per le problematiche che legano tra
loro ambiente, società, sviluppo ed educazione.
Foto A – Una evidente conseguenza della deforestazione è l’aumento della portata solida, l’esondazione parossistica, l’erosione sino al prosciugamento dei corsi d’acqua, come ormai si può osservare nei rilievi montuosi che attorniano la capitale di Haiti, Port au Prince (Foto Orioli 2003)
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Il degrado ambientale che oggi constatiamo nel Paese pare essere, in prima istanza,
il risultato della sua storia demografica moderna, fatta di moduli di popolamento
esogeni, provenienti per la gran parte dall’Africa Occidentale ed estranei all’ambiente isolano caraibico, che si sono sovrapposti, nel tempo, in ondate immigratorie coatte causate dal regime schiavistico in auge tra XVI e XIX secolo. Da questo
particolare punto di vista, Haiti è da ritenersi unica sul piano antropologico, sia per
quanto riguarda le dinamiche di meticciamento, di segregazione razziale e di rielaborazione culturale che si sono sovrapposte, all’interno della società haitiana, nei
secoli passati, sia dal lato del rapporto precipuo che si è venuto a creare tra queste
stesse popolazioni e l’ambiente naturale. Dove le popolazioni indigene sono state
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
eliminate, peraltro nell’arco di pochi anni, si è venuta a formare un tipo di società
alquanto complessa, che ha articolato culture africane (e non solo), sradicate dal
loro contesto naturale d’origine, a modelli economici europei, mercantilistici prima,
e capitalistici dopo, che nel tempo sono coevoluti in modo conflittuale. Si è creata
– diciamo – una società ibrida od ibridata, creata forzosamente ed artificialmente,
che ha dato luogo ad un rapporto con l’ambiente altrettanto conflittuale ed invasivo.
Trattare e riassumere qui lo sviluppo d’un progetto di cooperazione internazionale,
quale quello di IILA-AVSI, per il periodo 2005-2008, focalizzato sulle tematiche
ambientali in generale e sulla riforestazione in particolare, ha anche il significato di
mettere in rilievo come il peso della storia della società haitiana non possa essere
sganciato dagli aspetti più strettamente tecnici e solo apparentemente neutri rispetto
ad un’azione di sviluppo. Ecco che la riforestazione oltre che ad essere un’operazione
selvicolturale di recupero ambientale assume un’importanza non secondaria per il
suo valore educativo, rivolto non solo verso i beneficiari del progetto – la comunità
rurale – ma anche, potremmo dire, verso gli stessi co-operanti.
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Contesto generale
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1.1. Aspetti socio-economici e politici
Haiti è il Paese più povero della regione dell’America Latina e dei Caraibi ed è uno dei
più poveri al mondo. Secondo i dati pubblicati dalle Nazioni Unite2, con 8,5 milioni
di abitanti ed un reddito pro capite annuo di 361 USD (in diminuzione dello 0.2% nel
2005), Haiti fa parte dei Least Developed Countries. Dagli indicatori di povertà del
Millennium Development Goals (MDGs), in Haiti il 54% della popolazione vive con
meno di 1 dollaro al giorno ed il 78% con meno di 2 dollari al giorno. Un’iniqua distribuzione del reddito fa sì che quasi metà del PIL è prodotto dal 10% più ricco della
popolazione3. L ’Indice di Sviluppo Umano (ISU) – calcolato in base alla longevità, alla
scolarità ed al reddito – pari a 0,482, nel 2006 è sceso di un punto nel ranking globale
e posizionando così il Paese al 154° posto su 177 Paesi della classifica dello UNDP4.
L ’aspettativa media di vita è 53 anni e quasi metà della popolazione consiste di giovani
sotto i 18 anni. Un minore su sette è orfano di almeno un genitore e le condizioni familiari sono spesso tragiche. La metà della popolazione è analfabeta, così come il 33% dei
ragazzi tra i 15 e i 18 anni5. Questa situazione è data anche perché il tasso di iscrizione
scolastica per i bambini tra 6 e 12 anni è del 23% nelle aree rurali e del 55% in quelle
urbane, ulteriormente sceso rispetto al 69% nel 19946, mentre 500.000 bambini non
hanno del tutto accesso all’istruzione primaria; è comunque solo il 35% dei bambini
a completare l’ultimo anno di scuola elementare ed un risibile 2% a portare a termine
quella secondaria. Solo il 10% della popolazione ha accesso all’elettricità e la metà non
ha accesso all’acqua potabile. Appena il 28% delle persone usa adeguate strutture sanitarie, portando solo una nascita su 4 ad avvenire sotto supervisione medica. Il tasso
di mortalità entro i 5 anni è dello 80‰ e un bambino ogni dodici non raggiungerà i 5
anni di vita e questo anche perché nel primo quinquennio si registrano i maggiori tassi
di malnutrizione per il 45% dei bambini. Il tasso d’infezione dell’AIDS è del 5%.
Il settore economico principale rimane quello agricolo che impiega il 67% della forza
lavoro del Paese. Esso è ancora caratterizzato da un’arretratezza cronica. Dal 1984
ad oggi, il suo peso nei confronti del PIL è sceso dal 40% al 30%7, caratterizzato
dal declino delle esportazioni e dall’incapacità di soddisfare i bisogni alimentari della
popolazione. I recenti fatti di protesta e di disordine sociale che si sono avuti nel
Paese nell’aprile del 2008 hanno messo in evidenza e posto all’attenzione mondiale
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World Bank, Interim Strategy Note For The Republic Of Haiti, for the period fy07-08, Rep N.37720-HT, 14
Dec 2006.
World Bank, Interim Strategy Note For The Republic Of Haiti, for the period fy07-08, Rep N.37720-HT, 14
Dec 2006.
Dati relativi all’anno 2004 da UNDP, Human Development Report 2006 in http://hdr.undp.org/hdr2006/
statistics.
Toschi M., “I bambini invisibili di Haiti”, Il Mondodomani, Unicef, n° 1, 2007.
World Bank, Interim Strategy Note For The Republic Of Haiti, for the period fy07-08, Rep N.37720-HT, 14
Dec 2006.
World Bank, World Development Indicators, 2006.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
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la persistente crisi alimentare che attanaglia la popolazione haitiana, non solo nelle
aree urbane, notoriamente più vulnerabili dal punto di vista dell’approvvigionamento
alimentare, ma anche quelle delle aree rurali, che hanno visto venire meno la redditività delle loro produzioni parallelamente al costo di produzione agricola.
Dal punto di vista della sua storia politica, Haiti è stato il primo Paese dell’America Latina
ad aver raggiunto l’indipendenza, nel 1804, ma da allora ad oggi la sua stabilità sociopolitica è sempre stata vulnerabile, minata da conflitti sociali ricorrenti. Recentemente, a
seguito della guerra civile scoppiata nel 2004, le Nazioni Unite hanno approvato l’invio,
sino al 2010, di una missione militare (MINUSTAH) per la stabilizzazione del Paese
(risoluzione 1542/04). Nel febbraio 2006 ci sono state le elezioni presidenziali che
hanno visto la vittoria di René Preval, dopo una serie di violente azioni di protesta. Il
nuovo governo di Preval ha avuto il compito di risolvere i principali problemi del Paese,
che, oltre a quelli della povertà e della ripresa economica, riguardano, ancora oggi, anche
la sicurezza dei cittadini, la lotta al narcotraffico, la ripresa dell’apparato pubblico. Haiti
rimane dunque un Paese con una cultura democratica debole.
1.2. Contesto geografico
Il clima di Haiti, definito dai parametri di pioggia e temperatura, si presenta molto
complesso, soprattutto se paragonato alla ridotta estensione geografica dell’isola
(27.750 km2). Questa complessità dipende dalle condizioni macroclimatiche delle
Grandi Antille, dalla topografia e dai fenomeni climatici locali.
Tutti questi fattori contribuiscono all’elevata variabilità della distribuzione delle piogge
durante l’anno ed alla corrispondente difficoltà di una loro ripartizione stagionale. Per
le Antille, e quindi anche per Haiti, si tende a ripartire la distribuzione delle piogge in
quattro stagioni:
› grande stagione secca, da novembre a marzo;
› prima stagione umida, da aprile a metà giugno;
› piccola stagione secca a luglio;
› seconda stagione umida, da agosto ad ottobre8.
itascabili
9
8
AA.VV, Manuel d’agronomie tropicale appliquée à l’agriculture haitienne, Ed. GRET-FAMV, France,1990.
15
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Figura 2 – Distribuzione delle piogge/temperature e classificazione fitoclimatica
(da Tata 1982)
itascabili
9
16
Haiti si situa in corrispondenza della fascia geoclimatica torrida, subtropicale, anticliclonica, influenzata dalle correnti marine calde, nord-equatoriali, e dai Venti Alisei
di NE. Masse d’aria cariche di umidità si scontrano coi rilievi più elevati provocando
precipitazioni sui versanti sopra vento mentre correnti d’aria secca discendenti lungo i
versanti sotto vento portano riscaldamento e aridità persistente. La variabilità climatica
è ulteriormente accentuata da brezze di mare, oceaniche, che favoriscono temporali
locali, giornalieri, soprattutto nell’entroterra montuoso durante i mesi più caldi di luglio
e di agosto; queste piogge estive fanno da collegamento tra i periodi piovosi di aprilegiugno e di fine agosto-ottobre/novembre. Nelle zone d’altitudine, centrali, si possono
così identificare due stagioni solamente: quella piovosa, che va da aprile ad ottobre,
e quella secca, che va da novembre a marzo. È nota inoltre la formazione di cicloni
tropicali – Hurricane nella terminologia anglosassone – cioè masse nuvolose mobili
turbinose accompagnate da venti e piogge estremamente violenti, che colpiscono in
particolare il sud di Haiti9, tra agosto ed ottobre. Il loro percorso si fa capriccioso
poiché influenzato dalle caratteristiche topografiche, dalla pressione atmosferica e dalla
temperatura, per cui la loro prevedibilità è aleatoria10. L ’altezza della pioggia media
annua varia dai 3.600 mm, nell’estremità orientale della porzione peninsulare sud del
9
10
I cicloni tropicali che hanno avuto effetti disastrosi sono stati: Allen, nel 1980, che ha colpito il SO del Paese
con una velocità dei venti di 250 Km/h; Ines, nel 1966; Flora, nel 1963; Hazel, nel 1954.
Demangeot J., Les espaces natureles tropicaux, Masson, Paris,1976.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Paese, sul Massif de la Hotte, dove i rilievi superano i 2.000 m di altezza, sino a meno
di 600 mm nella porzione peninsulare nord del Paese (543 mm presso Gonaive).
La forte variabilità locale fa si che si possano enucleare tre grandi tipi di distribuzioni
stagionali tra il sud del Paese, il centro – la Regione del Plateau Central e l’Artibonite
– ed il nord. Si osserva in generale uno sfasamento delle piogge tra il nord ed il sud
ed il centro del Paese. I mesi più umidi a nord (novembre-dicembre e gennaio) corrispondono alla stagione secca per il resto del Paese, mentre la stagione secca a nord, in
estate, corrisponde al periodo più piovoso nella parte centrale. In certi anni tale ritmo è
alterato e la stagione secca può prolungarsi e ridurre la durata di quella piovosa. Accade
che una volta su due le piogge di primavera ritardano, cioè cominciano a manifestarsi
a maggio, mentre è più raro che la stagione secca estiva, di luglio-agosto, sopravanzi
sulla stagione piovosa autunnale, di settembre–novembre. Ritmi macroclimatici più
ampi provocano, circa ogni 5 anni, forti siccità, che si accentuano sulle zone normalmente più aride. Due siccità particolarmente acute si sono verificate nel 1975 e nel
1976. Questi due fenomeni siccitosi infatti hanno provocato carestie a N e a NO del
Paese. Cap-Haitien, a N, ha ricevuto, in quegli anni, 805 mm di pioggia ovvero il 53%
del regime normale ed anche in Port au Prince, al centro del Paese, la pluviometria si
è ridotta del 50% rispetto alla media annuale di 1.350 mm. Questi fenomeni siccitosi,
divenuti cronici, sono attribuiti da alcuni autori11 a fattori antropici di desertificazione.
Nelle Antille la deforestazione ha infatti provocato la comparsa di una paradossale
situazione contrassegnata da un deficit idrico per le coltivazioni proprio durante la
stagione delle piogge. Queste siccità sono dovute all’assenza di ritenzione idrica nel
suolo e nelle falde freatiche, come risulta apuunto dall’intensa deforestazione.
11
12
13
Lewis L.A., Coffey W.J., “The continuing deforestation of Haiti”, Ambio, 14(3), 158-60,1985.
La serie storica ci è stata fornita dai Fratelli delle Scuole Cristiane, congregazione religiosa presente in Les
Cayes e in possesso di un pluviometro.
Secondo la classificazione di Köppen un clima Af-Am compresa tra 10-25° lat. N e S, è caratterizzato
dall’azione degli alisei, quali venti tropicali orientali, che apportano masse d’aria tropicale marittime dall’umido
lato occidentale delle cellule d’alta pressione sub-tropicali, generando, sulle coste orientali del Centro e
Sud-America, ristrette zone di intense precipitazioni e con temperature uniformemente alte. La piovosità
mostra una forte variazione stagionale.
9
itascabili
A livello regionale, restando solamente al dato pluviometrico, per la città di Les Cayes,
a sud del Paese, si riportano i valori medi mensili registrati dal 1961 al 199912, aventi
una media inter-annuale di circa 1.643 mm ed una media mensile per il mese più
secco (dicembre) di 65 mm e per il mese più umido (ottobre) di 236 mm circa. Dai
dati di pioggia si evince un regime pluviometrico compreso tra quello Equatoriale e
quello Tropicale propriamente detti. Stante alla classificazione del Köppen e considerando solo il regime pluviometrico, la serie storica presa in esame può essere riferita
ad un clima costiero degli alisei, a cavallo tra le varianti Af e Am13, in cui la piovosità
è intorno ai 2.000 mm all’anno ed il clima è condizionato da masse d’aria orientali
cariche d’umidità in cui si hanno notevoli precipitazioni orografiche.
17
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Circa il 66% del territorio di Haiti si situa su pendenze superiori al 20% e circa il 41%
ha un’altitudine compresa tra i 200 e i 500 m slm.14 (vedi Figura 3).
Figura 3 – Ripartizione altimetrica del territorio haitiano (da Tata – 1982).
Le principali formazioni litologiche sono: basalti e calcari; questi ultimi si distinguono in
calcari bruni, calcari a placche, marne ed argilliti15. Il processo di alterazione chimica che
porta alla formazione dei minerali secondari varia a seconda del livello di drenaggio sulla
roccia madre e sui minerali primari. A seconda della pluviometria e della pendenza del
rilievo, si possono originare, in generale, diversi tipi di suolo. Nel caso di roccia madre costituita da basalti ed in presenza di forti pendenze, si formano litosuoli, mentre su pendenze
medie, in condizioni prevalentemente secche, si formano pararendzina16. Se prevalgono
invece condizioni d’umidità si formano suoli bruni fersiallitici17. Dove le pendenze sono
itascabili
9
18
14
15
16
17
Tata R.J., Haiti. Land of Poverty, University Press of America, Boston,1982.
Le marne sono rocce carbonatiche contenenti dal 35% al 65% di materiale argilloso. Le argilliti sono depositi
caratterizzati da marcata fissilità lungo piani di stratificazione. Le rocce argillose si caratterizzano per l’ambiente di deposizione, di acqua dolce, marina o salmastra.
I suoli pararendzina sono vicini ai rendzina, aventi cioè un contenuto in calcio inferiore; in essi si trovano
complessi argillo-umici. Nella terminologia francese si chiamano “calciques mélanisés”.
I suoli bruni rappresentano un vasto gruppo di suoli caratterizzati da un orizzonte di alterazione formatosi
su vari tipi di substrato. Hanno in generale uno spessore rilevante con reazione da subacida a subalcalina
ed il cui contenuto in calcare è medio-alto. Possono essere suddivisi in suoli bruni acidi se sviluppatisi su
substrati arenacei e sotto condizioni di forte piovosità, ed in suoli bruni calcarei se aventi un eccessivo
contenuto in carbonati. L ’evoluzione verso suoli fersiallitici avviene quando si alternano periodi umidi a periodi
secchi.I suoli bruni sono assimilabili agli Inceptosoils ed ai Mollisoils della Soils Taxonomy dell’USDA. Per
maggiori dettagli sulle loro caratteristiche fisico-chimiche si rimanda a testi specifici di scienza del suolo.
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
deboli o sui plateaux, si ha una maggiore diversificazione pedologica, per cui si formano
suoli bruni eutrofici o suoli rossi fersiallitici oppure, in condizioni d’umidità, si formano
suoli bruni fersiallitici. Nelle zone di bas-fond o di depressione, si hanno argille di tipo
montmorillonitico, vertisuoli, e in particolare si hanno vertisuoli idromorfici in presenza
di ristagno idrico. I vertisuoli sono difficili a lavorare. Dove le condizioni di idromorfia
sono preminenti si possono instaurare processi di ruscellamento superficiale e d’erosione,
anche in presenza di basse pendenze del rilievo, oltre che a fenomeni di asfissia radicale e
di gleificazione. Dalle formazioni calcaree dure si originano generalmente litosuoli che si
evolvono ancora in rendzina o suoli bruni calcici o calcarei, e/o vertisuoli.
1.3. Il Dipartimento del Sud e la Piana di Torbeck
Il Dipartimento del Sud condivide la penisola Sud del paese con il Dipartimento della
Grande-Anse. Il dipartimento ha una superficie di 3.032 km², cioè il 10,9% della
superficie totale del Haiti. La superficie coltivata è pari a 1.160 km², e rappresenta il
38% dell’insieme del dipartimento.
Nel Dipartimento del Sud vive il 9,1% della popolazione attuale del paese. La sua
popolazione è passata da 383.100 abitanti, secondo il censimento del 1950, a 509.481
abitanti nel 1982, con una crescita annuale pari allo 0,9%. Nel 1997, la stima era di
671.112 abitanti, di cui 96.863 residenti nelle aree urbane (14%) e 524.249 in quelle
rurali (86%). È da notare che la popolazione classificata come urbana è unicamente
quella dei capoluoghi e dei comuni più importanti. La densità media della popolazione nel dipartimento è di 221 ab./km². Bisogna sottolineare la pressione che esercita
la popolazione sulla zona di Cayes. Infatti, sui 1.162 km² della zona, che rappresentano il 33% della superficie totale del dipartimento, si concentrano circa 387.105
abitanti, cioè il 48% della popolazione.
La Piana di Torbeck, (190, 1 km2) fa parte geograficamente della Piana di Les Cayes
(250 km2 di cui l’80% coltivabili), a Sud del Paese – piana che prende nome appunto
dall’omonimo capoluogo del Dipartimento del Sud.
La Municipalità di Torbeck si trova a 10 Km circa dalla città di Les Cayes; essa è
composta da quattro zone rurali (Bourry, Beraud, Solon, Moreau).
9
itascabili
Il Dipartimento del Sud ha buone potenzialità agricole, grazie alla diversità dei suoli,
al clima e alla presenza di numerosi corsi d’acqua adatti all’irrigazione. Tuttavia il
settore agricolo conosce una situazione di crisi, in difficoltà a fornire le derrate di
consumo di base della popolazione e quelle destinate all’esportazione. Questa situazione, caratterizzata principalmente da problemi di bassa produttività dei terreni,
di gestione delle risorse idriche, di degrado accelerato dell’ambiente, di decapitalizzazione delle piccole e medie imprese e di assistenza tecnica non adeguata, di
mancanza di vie di collegamento, conduce al fatto che l’economia adempie sempre
meno alle sue funzioni redistributive e di allocazione efficiente delle risorse. In particolare, la sicurezza alimentare è minacciata.
19
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Da un punto di vista demografico la popolazione della municipalità di Torbeck, dal
1998 al 2004, ha registrato un aumento dello 0,5%, cioè sino agli attuali 42.000 abitanti
circa. Di questo totale, l’89% è rurale, generalmente formato da piccoli proprietari
terrieri o da agricoltori senza terra (88,8% della popolazione rurale)18.
Da un punto di vista idrologico, le acque a scorrimento superficiale sono organizzate
in una rete idrografica naturale costituita da una dozzina di corsi d’acqua e da una rete
di canalizzazioni artificiali che coprono una superficie di 3.000 ha (200 ha in particolare nella Piana di Torbeck)19.
Secondo invece l’idrogeologia, nella Piana di Torbeck gli acquiferi si estendono su di una
superficie di 200 km2, con una potenza che varia da 0 (a monte) a 250 m (a valle). A
monte, per i 2/3, la falda è libera, mentre a valle, per 1/3, è captiva. Sono state stimate
riserve idriche totali di circa 12.000 m3. Lo scorrimento sotterraneo varia da 270 a 400
m3/anno. L’utilizzazione potenziale idrica è stata stimata in circa 1 m3/sec.
1.4. AVSI in Haiti
AVSI opera in Haiti dal 1999 quando avviò un progetto quinquennale di formazione superiore, nel Dipartimento del Sud, a 10 km dal capoluogo, Les Cayes, cofinanziato dalla
Conferenza Episcopale Italiana, in partnership con la Facoltà di Agraria dell’Università
Cattolica “Notre Dame d’Haiti”; tale intervento, in collaborazione con la Facoltà di Agraria
dell’Università degli Studi di Milano, ha portato alla creazione di un’azienda agricola sperimentale, aventi finalità didattiche, di ricerca scientifica e di divulgazione agricola.
A seguito di quell’esperienza si è allargata l’area d’intervento a favore delle comunità
agricole dell’area rurale ricadente nel Municipio di Torbeck, così ad aprile 2004 AVSI
ha avviato un progetto triennale finanziato dallo Stato Italiano (fondi 8x1000) attraverso il quale si sono realizzati corsi divulgativi agli agricoltori della zona per migliorare la sicurezza alimentare attraverso l’aumento della produzione agroalimentare, e
la formazione nutrizionale e sanitaria delle famiglie più vulnerabili, con l’obiettivo di
ridurre la malnutrizione e di raggiungere livelli produttivi dignitosi.
itascabili
9
20
La relazione con le associazioni di contadini ha condotto ad avviare altri interventi nel
settore agricolo e riforestazione finanziati rispettivamente da FAO e dall’Istituto ItaloLatino Americano (IILA). Si sono anche realizzati progetti nel settore idrico finanziati
da enti privati e Comuni italiani, in partnership con il Municipio di Torbeck ed il
Service National Eau Potable (SNEP).
18
19
IHSI, Inventaire des Ressources et potentialités d’Haïti. Commune de Torbeck, Brochure d’information statistique, Haïti, 1998.
MARNDR/SNRE/PNUD, Etude des ressources en eau de la Plaine des Cayes, Unpubl. Report, Haïti,1991.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Inoltre nel giugno 2008, si è avviato un progetto co-finanziato dal Ministero Affari
Esteri del Governo Italiano al fine di migliorare la fornitura d’acqua e migliorare il
livello di sicurezza alimentare nel Comune di Torbeck.
Gli interventi di riduzione della malnutrizione in Haiti, realizzati da AVSI in partnership con UNICEF, FAO, Governo Italiano (8x1000) hanno coinvolto circa 1.500
bambini e si sono basati su una metodologia che ad attività dirette sul bambino (pasti,
integratori, visite mediche, ecc.) associa l’educazione alimentare alle famiglie e lo
sviluppo agrozootecnico. Si agisce, così, sulle cause della malnutrizione, riconducibili
itascabili
9
Figura 4 – Interventi di AVSI nella piana di Torbek
21
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
all’insufficienza dei mezzi di sussistenza e ad inadeguate conoscenze su alimentazione
e sullo sviluppo psicofisico del bambino.
Nel 2004 AVSI si è coinvolta anche nella capitale, Port-au-Prince, per favorire la frequenza
scolastica di circa 500 bambini sostenuti da una associazione locale. Ha successivamente
realizzato un progetto pilota, finanziato da UNDP/MINUSTAH (con fondi raccolti dall’iniziativa Ronaldo/Zidane), che ha permesso a 25 giovani di Cité Soleil, uno dei quartieri
più violenti della città, di abbandonare i gruppi armati. A partire da quell’esperienza
positiva, AVSI ha proseguito, nello stesso quartiere e in altri vulnerabili e insicuri della
capitale, con attività nel settore della formazione di “mediatori di pace”, della formazione
professionale e della scolarizzazione.
Il principale partner locale è la Commission National Justice et Paix e gli interventi sono
stati co-finanziati dall’Unione Europea e da UNICEF. Con questi interventi si stanno
aiutando quasi 2.000 bambini e circa 12.000 giovani.
Altre iniziative puntuali, in soccorso alla popolazione colpita da uragani, sono state
realizzate nel sud del Paese e nella capitale, oltre a Cap-Haïtien, Fonds Verrettes e
Petit-Goave, finanziati da Cor Unum, Echo e Ocha oltre a tanti privati.
itascabili
9
22
La situazione
delle foreste in Haiti
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
2.1. Superficie forestale
Oggigiorno il degrado ambientale in Haiti è elevatissimo ed è conseguenza di fattori
storici ed economici di sfruttamento innanzitutto a carico delle risorse forestali. Dati
nazionali (2003)20 hanno stimato la superficie forestata attorno allo 1,8% circa della
superficie territoriale di Haiti, pari a 49.608 ettari.
Tra il 1990 ed il 2000 la superficie forestata sarebbe diminuita di 7.000 ha/anno, pari
ad un tasso medio di deforestazione del 5,7%21 ed in particolare, dal 1990 al 1995
si sarebbe avuta una diminuzione, in termini assoluti, del 16%, con un tasso medio
annuo di deforestazione attorno al 3,5%22.
Sulla base di diverse fonti statistiche si è ricostruito l’andamento del tasso aritmetico percentuale di deforestazione in poco più di 500 anni di occupazione europea di Haiti a partire
dalla fine del XV sec. Nel Grafico 1 si nota che al brusco aumento del tasso percentuale
di deforestazione corrisponde, per il periodo dal 1954 al 2000, una superficie forestale
utilizzata di circa 1.860 km2, pari solo a circa il 7,75% di quella deforestata nei precedenti
462 anni. Da una superficie media annuale tagliata di circa 77 km2 tra il 1492 ed 1954, si
è passati, per il periodo restante, sino al 2000, ad una superficie media annuale di circa 48
km2, registrando un tasso aritmetico medio di deforestazione del 2,72%.
Nel 2000 le aree protette ammontavano a 880 ha, mentre quelle riforestate ammontavano a 20.000 ha, con un incremento di 1.000 ha/anno.
Grafico 1 – Variazione del tasso di deforestazione in epoca moderna tra il 1492 ed
il 2000 (elaborazione dati Orioli/AVSI).
%
tasso aritmetico
7
30.000
6
25.000
5
20.000
4
15.000
3
10.000
2
5.000
1
0
0
1492
itascabili
9
1954
1978
tasso percentuale di deforestazione
1989
2000
superficie forestata
Di tutta la copertura forestale nazionale, il 75% è rappresentato – secondo la FAO
(2000) – da foresta tropicale pluviale, lo 11% da foresta tropicale umida ed il 14% da
20
21
24
1791
22
MINISTERE DE L ’ECONOMIE ET DES FINANCES/IHSI/PNUD/FAFO, Enquête sur les conditions de vie en
Haïti, IHSI, PauP, Haïti, 2003.
FAO, Forest Report Assessment 2000, Roma, Italia, 2001.
www.forestworld.com
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
foresta tropicale di montagna. Nella Figura 5 riportiamo la copertura forestale in Haiti
secondo i dati FAO del 1995.
74°
73°
72°
N ort h At l a n t i c O c e a n
CUBA
20°
Windwa rd
Pa ssa ge
Ile de la Tortue
20°
Golfe de la Gonâ v e
Ile de la Gonâve
19°
19°
Water
18°
18°
REPUBBLICA
DOMINICANA
C a r ibbea n S e a
74°
73°
72°
Open/fragmented forest
Closed forest
Other wooded lands
Other land cover
Figura 5 – Copertura forestale di Haiti secondo FAO (1995).
I tipi forestali dominanti sono stati classificati come 1) foresta semi-sempreverde umida
di latifoglie, 2) foresta decidua o semi-decidua di latifoglie, 3) foresta spinosa od arbustiva, 4) foresta d’alta montagna e 5) foresta di bassa montagna o di bassa quota23.
23
IAC, Country profile, Haiti, www.gtz.de/capacity_building/english/countries/land31,
9
itascabili
Le formazioni forestali dense a latifoglie, oggi relitte, sono limitate alle terre d’altitudine al di
sopra degli 800 m slm e sotto precipitazioni annuali comprese tra 1.000 e 2.000 mm. Queste
formazioni sono state classificate anche come foreste umide subtropicali e sono localizzate
a sud-est del Paese, presso il Parco Nazionale La Visite, tra le pinete, in quanto ad habitus
arbustivo, sempreverdi, oggi però degradate, di circa 5 m di altezza media ma con misure
che possono raggiungere i 30 m. Nel centro-sud di Haiti le stesse formazioni forestali si
possono rintracciare nella tipologia di foreste ombrofile subtropicali inferiori in cui dominano i seguenti generi botanici: Linociera spp. e Guatteria spp., assieme a piante appartenenti
alla famiglia botanica delle Lauraceae. Nelle aree più secche, tra 200 e 800 m slm, si trovano
foreste decidue stagionali, dette foreste-parco; in particolare, tra i 200 ed i 500 m slm dominano le seguenti specie: Bursera simaruba (L.) Sarg. e Chlorophora tintoria (L.) Gaud.
25
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
2.2. Cause della deforestazione
Si è soliti poi confrontare i fenomeni di deforestazione con quelli demografici, per
cui, sulla base delle elaborazioni statistiche di Jan Lahmeyer (2002)24 sulla demografia
storica di Haiti, precisamente tra il 1687 ed il 1999, riportiamo l’andamento dei tassi
di crescita demografica per lo stesso periodo considerato.
Grafico 2 – Variazione del tasso demografico in epoca moderna tra 1687 ed 1999
sulla base dati Jan Lahmeyer (elaborazione dati Orioli/AVSI ).
‰
tassi di crescita demografica
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
1687
itascabili
9
1962
1999
anno di
riferimento
Sotto l’ipotesi d’una fecondità constante e d’una emigrazione annuale di circa 20.000 unità,
la popolazione del Paese verosimilmente raggiungerà i 20 milioni nell’anno 204025. Secondo
una inchiesta del 200326, la fecondità naturale è previsto che diminuisca sino al livello di
sostituzione delle generazioni, per cui si prevedono 9,8 milioni di haitiani nel 2019.
Il raddoppio dei valori di tassi di crescita demografica si è verificato negli ultimi 60
anni (1,2% – nel 1942-1950), accompagnato da urbanizzazione anarchica e da spopolamento delle campagne, fenomeni tipici dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS).
Volendo quantificare l’impatto antropico densità-dipendente sul territorio haitiano dobbiamo
sottolineare come la densità demografica aritmetica sia variata, dal 1514 al 1999, da meno
di 1 ab/km2 a 281 ab/km2. Per i dati relativi ai diversi usi del suolo (agricoltura, pascolo
e foreste) la densità economica, per l’anno 1994, era stata stimata a circa 244 ab/km2 con
un carico teorico di 341.600 abitanti sui suoli coperti da foreste o boscati. A livello globale
esiste un coefficiente di correlazione negativo (-0,04) tra il tasso di variazione della copertura
forestale e la densità demografica. Tasso che rimane negativo disaggregando il dato stesso
rispettivamente nel tasso di variazione della popolazione umana (-0,26) e nella componente
24
25
26
1927
26
«Sources of the data of the population growth of the whole country are mainly the “UN Demographic yearbook” from 1950 onwards. Prior to that year the work of B.R. Mitchell “International historical statistics” is
often used; combined with the files of: “A hundred year (1890-1990) database for integrated environmental
assessments” from authors C.G.M. Klein Goldewijk and J.J. Battjes (1997)» Jan Lahmeyer (comm. pers.
2003). www.library.uu.nl/wesp/populstat/populhome.html-1999-2002.
MINISTERE DE L ’ENVIRONNRMENT, Haiti: Plan d’action pour l’environment, Haiti, 1999.
MINISTERE DE L ’ECONOMIE ET DES FINANCES/IHSI/PNUD/FAFO, op.cit.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
rurale di questa (-0,38). La deforestazione sembra sia non direttamente dovuta all’incremento
demografico, sebbene nelle aree tropicali una delle cause di questa consiste nella messa a
coltura di nuove terre per l’agricoltura permanente, più che per quella itinerante. Nei Paesi
industrializzati, dove la produttività agricola cresce più del tasso di popolazione, la crescita
demografica è una variabile poco correlata rispetto alla deforestazione27. Per Haiti, dove l’incremento demografico è aumentato a partire dalla seconda metà del secolo scorso, la deforestazione è imputabile maggiormente alla politica agraria del Paese che, all’epoca, ma già
dai primi anni del ’900, aprì le porte allo sfruttamento non controllato delle risorse forestali
ed agricole da parte di imprese estere, in particolare nordamericane28, al fine di impiantare
la monocultura industriale. In realtà la deforestazione ha origine ben più remota, in epoca
coloniale, per cui tra il la fine del XV e la fine XVI secolo si ebbe il dimezzamento di tutta la
superficie forestale, sia per l’impianto della monocultura, soprattutto di canna da zucchero,
sia per il commercio del legno pregiato. Dunque l’accelerazione dei tassi di deforestazione
degli ultimi 50 anni devono essere confrontati e valutati tenendo presente la già scarsa copertura forestale residua e il maggiore impatto dei contemporanei incrementi della popolazione
haitiana. È da questo confronto che viene fuori un nesso necessario tra aumento della popolazione umana e aumento del tasso di deforestazione; nesso che non spiega del tutto il livello
di degrado attuale delle risorse forestali del Paese, se non alla luce della sua storia ecologica
ed economica. Sta di fatto, comunque, che tra il 1961 ed il 2001, Haiti ha importato prodotti
forestali per un valore, in dollari americani, che è aumentato del 181,8 ‰, mentre ha ridotto
le importazioni, tra il 1963 ed il 1995, del 72% circa. È vero che anche oggi, la produzione di
carbone resta una delle cause dirette della deforestazione per cui, sempre tra il 1961 ed 2001,
la produzione è passata da 9.358 a 26.434 tonnellate metriche (TM)29.
2.3. Quadro istituzionale
27
28
29
FAO, 2000, op.cit.
Tra il 1905 ed il 1934 si ebbe l’occupazione di Haiti da parte degli statunitensi. Questo periodo d’occupazione
condizionò tutta l’economia del Paese e favorì la penetrazione delle imprese statunitensi. Tra le più importanti
furono: Haytian American Sugar Company (1915) (24.000 acri); Haytian Products Company (1915) (10.000
acri); United West Indies Corporation (1918) (16.000 acri); Société Commerciale d’Haiti (1918) (3.000 acri);
North Haytian Sugar Company (1922) (400 acri); Haytian Pineapple Company (19239 (600 acri); Haytian
American Development Corporation (1926) (14.000); Haytian Agricultural Corporation (1927) (2200 acri).
FAOSTAT, 1990-1998, www.fao.org
9
itascabili
Dall’indipendenza del Paese (1804) sino al 1844 la protezione delle risorse forestali fu affidata agli agenti della polizia forestale o finanziaria. Nel 1844 fu istituito il Segretariato di
Stato dell’Agricoltura, ma solo a partire dal 1926 furono legiferate le grandi leggi quadro che
portarono all’istituzione del Dipartimento dell’Agricoltura e delle Forets Nationales Réservées
(legge 03/02/1926). Le misure di protezione e conservazione delle foreste sia demaniali che
private (legge 30/01/1933), l’istituzione del Servizio Nazionale della Produzione Agricola e
dell’Insegnamento Rurale (SNPAER) (legge 30/09/1935), le misure contro la deforestazione
(legge 28/05/1936), il decreto legge sulla regolamentazione forestale (DL 23/06/1937) rappresentano un mosaico di interventi legislativi che solo blandamente arginarono il fenomeno
della deforestazione, fino a forme contraddittorie come la concessione cinquantennale, per
27
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
decreto legge (DL 28/08/1941), del monopolio sull’utilizzazione delle foreste sul Morne La
Selle e Morne des Commissaries da parte della multinazionale americana SHADA. In quegli
stessi anni si tenderà comunque a regolamentare amministrativamente il taglio delle specie
forestali più utili (DL 27/06/1945) con ammende pecuniarie sino alla detenzione a 6 mesi
ed alla requisizione delle essenze abbattute. Il decreto legge del 24/12/1945 riorganizzerà
il Dipartimento dell’Agricoltura creando, tra altri servizi, la Direzione Generale dell’Agricoltura. Negli anni ’50 venne redatto un grosso testo legislativo di coordinamento di tutte
le attività compresa la conservazione del suolo (legge 17/08/1955) e avvenne l’ennesima
ristrutturazione del Dipartimento dell’Agricoltura in Dipartimento dell’Agricoltura, delle
Risorse Naturali e dello Sviluppo Rurale (MARNDR) (legge 14/03/1958), con l’aggiunta del
Servizio della Pesca ed il Servizio della Geologia e delle Miniere presso la Divisione Risorse
Naturali dell’erigendo dipartimento. La legge sulla protezione del suolo (legge 19/09/1958)
stabilisce l’estensione delle aree d’utilizzazione forestale e ne regolamenta il taglio su base
scientifica, razionale, selvicolturale. Il terzo Codice Rurale della storia del diritto agrario
haitiano, dopo quelli del 1826 e del 1864, venne codificato nel 1962 e porta seco una
riduzione delle pene per le azioni illegali in materia forestale, diversamente dai precedenti
codici, cosicché venne abolita la confisca, da parte dello Stato, delle piante abbattute illegalmente e vennero diminuite le ammende pecuniarie (legge VIII sulle Foreste del Code
Rurale, 1962). Nel 1966 venne dichiarato l’“année d’ouverture de la campagne quinquennale de reboisement” effettuata su tutto il territorio nazionale (legge 05/07/1966) per cui
le aree di rimboschimento vennero integrate nel Dominio Forestale Nazionale dipendente
dal Dipartimento dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e dello Sviluppo Rurale. Il decreto
legge che organizza la sorveglianza e controlla la caccia (DL 31/03/1971) di fatto integra la
fauna selvatica nell’ambito della politica di protezione ambientale.
itascabili
9
28
In tema di legislazione forestale, di nuovo, con la dichiarazione dei lavori di rimboschimento come “lavori d’utilità pubblica e d’interesse generale” (DL 20/09/1972) non
si fissò alcun limite temporale e spaziale per le opere di riforestazione e si stabilirono
le cosiddette “Forets Communales”, per cui ogni municipalità del Paese ha l’obbligo
di impiantare 50 ha di foresta suddivisi in 10 lotti da 5 ha. Si creò inoltre un Fondo
Speciale per il Rimboschimento30. Interessante notare come si incominciò a favorire
l’uso di risorse energetiche alternative alla legna da ardere ed al carbone, riducendo la
tassa d’importazione del kerosene. Per inciso, nel 1989, la campagna per la diffusione
di fornelli a gas butano ebbe lo scopo di ridurre il taglio delle piante forestali, tenendo
presente che 1 kg di gas butano equivale a 5 kg di carbone ed a 25 kg di legna31.
Il decreto istituente il «Conseil National de l’Environnement et de Lutte contre l’Erosion»
(09/04/1977) introdusse nella legislazione il concetto di ambiente globale tale da rendere
30
31
Pierre Louis C.C., Haïti 2000: bois et reboisement. Contribution à la formulation d’une politique forestière
pour Haïti, Documento a riproduzione limitata, PauP, Haiti, 1986.
Magny E., Ressources Naturelles, Environnement: une nouvelle approche, Editions Henri Descamps, PauP, 1991.
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
il Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e dello Sviluppo Rurale (MARNDR),
diretto responsabile dei beni ambientali sotto protezione (Riserve e Foreste) (DL
11/09/1980 e DL 04/04/1983). È del 1986 un progetto di legge quadro sull’ambiente. La
Costituzione Haitiana del 1987 riserva un capitolo all’Ambiente. Solo nel 1995 si avrà
l’istituzione del Ministero dell’Ambiente. Nella Tabella A riportiamo la ripartizione delle
competenze relative alla gestione delle risorse naturali dei due principali Ministeri implicati nella politica delle risorse naturali: quello dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e
dello Sviluppo Rurale (MARNDR) più volte citato, e quello dell’Ambiente. Si può notare
una sovrapposizione di competenze tra i due organi istituzionali oppure una non chiara,
netta, delimitazione dei loro rispettivi ruoli. Non c’è inoltre un meccanismo formale di
coordinamento tra questi due organi dello Stato ed altri Ministeri che altrettanto hanno
competenze, minori, in tema ambientale: il Ministero dei Lavori Pubblici, Trasporti e
Comunicazioni e quello della Sanità Pubblica e Popolazione32.
Tabella A: Ripartizione delle competenze istituzionali sulla conservazione
delle risorse naturali rispettivamente del Ministero dell’Agricoltura e del
Ministero dell’Ambiente in Haiti.
Istituzione
Direzione, Servizi
Tipo di intervento
Ministero
dell’Ambiente
Gabinetto Ministeriale
Politica e strategia di gestione
dell’ambiente.
Direzione Generale
Direzione Tecnica
Promozione, gestione e conservazione
delle foreste, dei parchi naturali; gestione delle
aree tampone, quadro legale
ed istituzionale. Piano d’Azione per l’Ambiente.
Protezione dei bacini di versante,
conservazione del suolo e delle acque.
Gestione di Morne de l’Hopital.
Politica dell’acqua, gestione dell’acqua
potabile e di quella di riuso. Igiene ambientale
in aree urbane.
32
Valmé G., Victor J.A., (compilé par), Les actes du premier colloque national sur les parcs et les aires protégeés d’Haïti, ISPAN/FAN, PauP, Haïti, undated.
9
itascabili
Azione: promuovere una normativa circa la
protezione e la riabilitazione dell’ambiente e
relative politiche; assicurare la gestione delle
aree protette in collaborazione con le autorità
locali; sensibilizzazione in materia ambientale.
29
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Istituzione
Direzione, Servizi
Tipo di intervento
Ministero
dell’Agricoltura,
delle Risorse
Naturali e dello
Sviluppo Rurale
Direzione risorse naturali
Gestione delle risorse: suolo, boschi,
copertura vegetale,acque sotterranee
e di superficie, risorse alieutiche, bacini
di versante e meteorologia.
Servizio Nazionale
delle Riserve Naturali
e siti Naturali
Servizio Nazionale
delle Risorse Forestali
Servizio di Ripristino
delle Terre
Servizio della pesca
e della pescicoltura
Servizio Nazionale
delle Risorse Idriche
Azioni: gestione progetti di conservazione
del suolo, di protezione delle foreste
e delle riserve naturali, elaborazione
di un Piano di Azione per l’Ambiente,
promuovere progetti relativi ai cambiamenti
climatici ed alla diversità biologica, progetti
pilota sulle zone costiere, preparazione
delle strategie sulla lotta alla desertificazione.
Modificato da MINISTERE DE L ’ENVIRONNEMENT (2001).
itascabili
9
30
In Haiti la frammentazione istituzionale (più di 600 enti autonomi rispetto a quelli
governativi)33 e l’inerzia burocratica aggravano la gestione dei beni ambientali e dei
servizi pubblici. A ciò va aggiunta la mancanza di fondi, che talora viene compensata dall’aiuto internazionale, sottoforma di finanziamento a programmi di sviluppo
o di protezione ambientale o sottoforma di appoggio finanziario alle istituzioni del
Governo. L ’arcipelago di organizzazioni internazionali e nazionali o di semplici associazioni ecologiste presenti sul territorio hanno la possibilità di intervenire nel dominio
tradizionale dello Stato in tema di Risorse Forestali.
Haiti nel 1996 ha siglato la “Convenzione – Quadro delle Nazioni Unite sui
Cambiamenti Climatici”, la “Convenzione sulla Biodiversità” e la “Convenzione sulla
Desertificazione”.
La vigente legislazione ambientale è difficilmente applicabile o non è del tutto applicata34. Un motivo di inefficienza legislativa è che di solito non si tiene conto delle
caratteristiche bioclimatiche e geografiche dei siti da proteggere per la definizione dei
confini né del contesto socio-economico. L ’approccio della legislazione è soprattutto di
tipo individualistico ed è a posteriori, cioè tendente a riparare i danni ecologici anziché
prevenirli35. Accade che la legge indichi la formazione di commissioni di applicazione
della legge senza però designare un coordinatore-responsabile oppure accade che la
legge rinvii ad altra sede la trattazione di argomenti cruciali come la delimitazione di
33
34
35
Valmé G., Victor J.A., op. cit.
MINISTERE DE L ’ENVIRONNEMENT, Première communication nationale sur les changements climatiques,
Coopération Technique GEF/UNEP, Haïti, 2001.
Branes R., Aspectos institucionales y juridicos del medio ambiente incluida la partecipaciòn de las ONG en
gestion ambiental, BID. Washington D.C., 1991, citato in Valmé G., Victor J.A., (compilé par), Les actes du
premier colloque national sur les parcs et les aires protégeés d’Haïti, ISPAN/FAN, PauP, Haïti, undated.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
confini o l’espropriazione delle terre di privati. Nulla dice sulle risorse economiche da
mobilizzare36. Dal quadro generale sin qui delineato emerge una legislazione ambientale mal incorporata nel sistema giuridico generale, articolata, farraginosa, talora
incongruente, tale da scoraggiare la sua applicazione. In Haiti il danno ambientale non
è penalmente perseguito e la riparazione civile non è seguita dalla giustizia37.
2.4 Il sistema fondiario
Il contesto legislativo ha un’immediata ricaduta sul sistema fondiario. Dall’indipendenza
del Paese (1804) sino al 1860 circa si assistette alla disgregazione della monocultura
coloniale e con essa alla frammentazione del sistema del latifondo. Molte delle terre
infatti furono ridistribuite soprattutto tra i militari ed i funzionari del neo-Stato. Una
parte delle terre invece furono rivendute a privati, stranieri, per pagare il debito che
Haiti aveva contratto con la Francia nel XIX sec. Ciò però non spiega interamente quel
processo di frammentazione che caratterizza la struttura fondiaria di Haiti, dovuta in
gran parte all’appropriazione illegale delle terre da parte dei piccoli contadini affrancati
dalla schiavitù38. La definizione di quale sia il sistema di proprietà prevalente nel Paese
non è ancora chiaro, soprattutto se si tende a definire come latifondi quei terreni in
proprietà privata o dello Stato, aventi una superficie maggiore di 12,3 ha, come riportato da alcuni autori39, per cui si può parlare di minifondo per quei terreni in proprietà
aventi una superficie media di 2 ha: i limiti inferiori vanno da 0,1 a 0,9 ha ed i limiti
superiori da 2,1 a 3,72 ha a seconda dei dati statistici di riferimento, degli anni censuari
e degli autori40. In realtà in Haiti bisogna distinguere tra la grande proprietà gestita direttamente dai privati, che ha caratterizzato l’agricoltura capitalistica del XX sec, per cui si
avevano dimensioni degli appezzamenti maggiori di 100 ha, da il latifondo non gestito
direttamente dal proprietario ma lasciato a gestire da un gerente o da un affittuario o
da un mezzadro. In questo caso la proprietà viene frazionata in differenti diritti d’uso.
Non esiste una proprietà a gestione collettiva tipo africana, ma nello stesso tempo il
proprietario di una parcella di terreno può assumere la veste di mezzadro o di avventizio
stagionale sui terreni di altri contadini. I proprietari non sono sempre dei contadini ma
possono essere dei notabili delle aree urbane che molto spesso caratterizzano quel tipo
di gestione assenteista del latifondo sul modello latino-americano.
36
37
38
39
40
Vedi i problemi di applicazione del DL 18/03/1968, del DL 20/11/1972 sul Rimboschimento e sul Fondo
Speciale per il Rimboschimento.
Valmé G., Victor J.A., op. cit.
Moral P., Le Paysan Haïtien. Etude sur la vie rurale en Haïti, (dernière édition) Les Editions Fardin, PauP, Haiti,
2002.
Rumulus M., «Transformation foncières et développement national» in AA.VV., Enjeux fonciers dans la
Caraibe, Ed. INRA/Karthala, Paris, 1987.
Rumulus M. 1987, op. cit.
9
itascabili
La trasmissione ereditaria delle terre, importante per i suoi riflessi sull’implementazione di un piano di rimboschimento, soprattutto dei minifondi, è assai complessa e
31
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
si basa, in parte, sul lignaggio tradizionale extralegale, per cui la terra viene ereditata
indifferentemente sia per via patrilineare che matrilineare. La terra può essere oggetto
di compravendita regolata dalla legge dello Stato. La discendenza può essere sia naturale, sia legale ed anche l’unione coniugale può essere legale o religiosa oppure tradizionale, il cosiddetto “Plaçage” o concubinaggio. La donna sposata e quella coniugata
con il sistema tradizionale accampano gli stessi diritti in termini di terra ereditabile dal
marito defunto: la differenza la fa il numero dei figli, per cui la donna sposata legalmente ma senza figli può avanzare meno diritti di quella coniugata illegalmente ma
con figli. Ora per non entrare in contraddizione con la legge vigente né con il costume
tradizionale e volendo soddisfare la discendenza, legale o naturale, il proprietario,
prima di morire, effettua una serie di vendite fittizie del suo patrimonio fondiario.
Questo sistema inevitabilmente promuove la polverizzazione della proprietà.
itascabili
9
32
Foto B – Paesaggio delle aree ancora forestate a sud di Haiti Parco La Visite (Foto Orioli 2003).
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
In ambiente rurale, i proprietari delle parcelle non possiedono i relativi titoli di
proprietà41, sia perché non esiste un catasto dei terreni, sia perché i costi per ottenere
un documento equivalgono talora a ¼ od alla metà del valore della terra, sia perché la
proprietà all’origine è stata occupata illegalmente. Usualmente vige la proprietà indivisa
per cui di fatto vengono ereditati i diritti d’uso di una parcella facente parte di un lotto
di terra in co-gestione tra i discendenti o i parenti di una medesima famiglia. In questo
senso è più facile vendere od acquistare titoli d’uso che frazionare il lotto di terra in
regime di co-proprietà. Il regime del patrimonio familiare indiviso è dunque la forma
legale dominante della proprietà contadina, ma la suddivisione paritaria dei diritti d’uso
sulla proprietà di fatto non avviene ad ogni generazione e questo crea dei conflitti in seno
ai lignaggi, per cui alla complessità legislativa si aggiunge quella giuridica42.
Dati recenti (2003)43 stimano che lo 82% dei coltivatori sono proprietari delle terre che
occupano; questo dato si discosta di poco da quello del censimento del 1950 che dava
allo 84,91% del totale dei contadini (277.546) la numerosità dei proprietari (235.664):
ciò darebbe ragione alla scarsa tendenza alla compravendita dei coltivatori proprietari.
La famiglia contadina-tipo è stabile su 2 parcelle di circa 1 ha ciascuna, anche se il 48%
delle famiglie haitiane possiede una sola parcella. Paradossalmente, le superfici dei
terreni appartenenti allo Stato non sono note con esattezza e probabilmente ammonterebbero tra meno del 5%44 e meno del 10%45 dei terreni recensiti come agricoli.
Secondo la FAO (2000)46 la superficie agricola ammontava a 14.000 Km2, di cui le
terre arabili e le colture permanenti ammontavano 9.100 Km2 ed i pascoli permanenti
a 4.900 km2, mentre le terre classificate come non arabili e non permanenti, esclusi i
pascoli permanenti, ammontavano a 13.560 km2. Stando a queste stime la proprietà
dello Stato avrebbe una superficie compresa tra 700 e 1.400 km2, irrisoria se paragonata all’esigenza di un programma nazionale di riforestazione. Paradossalmente,
secondo d’ANS (1987), addirittura lo Stato potrebbe possedere, teoricamente, circa la
metà del territorio di Haiti a causa dell’inesistenza di un catasto e quindi dell’indimostrabilità di fatto delle proprietà. Le terre demaniali in realtà sono frazionate e distribuite irregolarmente sul territorio nazionale e molto spesso, soprattutto le aziende
agricole, sono gestite in forma privatistica da parte dei funzionari ministeriali residenti. Le aree demaniali di interesse naturalistico, sotto l’autorità del Servizio delle
42
43
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45
46
A livello nazionale circa il 40% delle parcelle non hanno titoli legali di proprietà (MINISTERE DE L ’ECONOMIE
ET DES FINANCES/IHSI/PNUD/FAFO, 2003).
ORIOL M., «Structure foncière, réforme agraire et agro-foncière: concepts et réalités», Conjonction, n. 200,
1996.
MINISTERE DE L ’ECONOMIE ET DES FINANCES/IHSI/PNUD/FAFO, Enquête sur les conditions de vie en
Haïti, IHSI, PauP, Haïti, 2003.
BELIARD A, NORRIS J.M.D., Dégradation de l’Environnement Haitien, ANDAH/OXFAM, 1999.
ORIOL, 1996, op. cit.
FAOSTAT, 2000, www.fao.org
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Foreste, ammontano a circa 5.935 ha47. In particolare queste terre demaniali sono
gestite dal Servizio del Demanio che afferisce alla Direzione Nazionale delle Imposte e
non al Ministero dell’Agricoltura (MARNDR); ciò comporta un rallentamento di tutte
quelle politiche di conservazione o di semplice rimboschimento attuabili da organizzazioni private (ONG), nonostante che l’istituzione tecnica di riferimento sia appunto
il Ministero dell’Agricoltura (MARNDR). Per quelle terre demaniali affittate ai coltivatori il conflitto nasce nel caso in cui la destinazione d’uso delle terre si orienti appunto
verso la protezione ambientale e non più verso la produzione agraria.
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PIERRE LOUIS C.C., op. cit.
Approccio del progetto
nel quadro degli interventi
di riforestazione
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
3.1 La “foresterie sociale”
Le attività di rimboschimento portate avanti nel triennio 2005-2008 da AVSI/IILA
hanno perseguito un duplice scopo orientato sia verso la protezione ambientale sia
verso la promozione sociale.
L ’esperienza pluri-decennale sui progetti di rimboschimento in Haiti, portati avanti
dalla cooperazione internazionale, ha fatto emergere come i fattori sociologici e culturali abbiano determinato, massimamente, l’esito dei progetti stessi, e come la non sufficiente attenzione rivolta a questi aspetti ne abbia determinato il fallimento, tra l’altro
in maniera percentualmente rilevante.
Da questo punto di vista, ritorna preponderantemente, anche sulla scorta dell’esperienza
pluriannuale di AVSI, l’importanza della centralità della persona umana nell’impostazione dei progetti; centralità tra l’altro perseguita da AVSI e caratterizzante i punti fondamentali su cui si basa la sua metodologia di approccio alle problematiche dello sviluppo
e che qui è bene ricordare come motivo di fondo del progetto di rimboschimento.
Per queste ragioni, vogliamo qui introdurre, per esplicitare le azioni di progetto di AVSI,
la terminologia tecnica di “foresterie sociale” per sottolineare quell’approccio dell’attività
selvicolturale più legato allo sviluppo socio-economico delle piccole comunità locali che
alla pianificazione forestale applicata su scala geografica, come ad esempio quella relativa
ai rimboschimenti di ampie superfici e che interessano ambiti territoriali a livello dipartimentale (provinciale o regionale) ma anche a livello di bacino di versante. In questo
senso si rileva come la gestione delle risorse forestali è imprescindibile dal contesto
socio-economico delle popolazioni residenti, come la tradizione della sociologia rurale
francese, a partire da Le Play (1806-1882), è andata ad affermare48.
L ’approccio seguito nel progetto tiene conto delle misure di ripristino della copertura
forestale e di protezione ambientale che interessano, direttamente, raggruppamenti
comunitari organizzati (associazioni contadine) sparsi sul territorio.
3.2 Quadro storico della deforestazione nella zona d’intervento
itascabili
9
36
Prima ancora che di un ripristino pianificato delle condizioni ecologiche pre-taglio
o pre-disboscamento (restoration ecology approach) si tratta di un intervento di integrazione di una copertura forestale degradata, danneggiata da tagli irregolari, occasionali, che talora hanno seguito un loro criterio di selettività, quale risposta immediata ad un fabbisogno urgente (legna da ardere, legna per carpenteria e paleria, ecc),
comunque legato all’economia di sussistenza delle famiglie contadine. A questi tagli
non sono seguiti, solitamente, interventi di rimboschimento; più spesso, infatti, si è
avuta una ceduazione spontanea portata avanti non consapevolmente da parte della
48
Boutefeu B., «L ’amenagement forestier en france: à la recherche d’une gestion durable à travers
l’histoire», VertigO – La revue en sciences de l’environnement, Vol. 6, n. 2, 2005. Baudin L., Frederic Le
Play: textes choisis et préface, Librairie Dalloz, Paris, 1947. Edition électronique: www.geocities.com/
areqchicoutimi_valin.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
popolazione. Questi usi protratti nel tempo hanno creato dei sistemi semi-naturali
frammisti a specie arboree da frutto. Si può parlare dunque della creazione, in maniera
indiretta, forse non consapevole, da parte della popolazione locale, di sistemi agroforestali (agroforestry systems); questi, nel tempo, si sono, infatti, venuti formando man
mano che la copertura forestale primaria o secondaria è stata utilizzata e sostituita da
colture agrarie a ciclo annuale o pluriannuale; talora, causa il depauperamento della
fertilità naturale dei suoli, queste stesse colture sono state abbandonate, per cui specie
forestali invasive, perlopiù eliofile, hanno preso il sopravvento, abbassando gli indici
di ricchezza e di diversità specifica.
Alcuni agro-ecosistemi presenti nel territorio in cui il progetto ha operato hanno addirittura origini che risalgono a qualche secolo fa, in quanto si sono venute a formare, nel
tempo, delle sovrapposizioni, endogene e/o esogene, di specie: alcune di queste sono dei
relitti delle formazioni forestali primarie, ed alcuni individui si sono potuti conservare
in micro-siti inaccessibili aventi di solito condizioni micro-climatiche particolarmente
umide; altre specie, invece, sono residuali di piantagioni storiche (fase dell’economia
di piantagione della storia agraria di Haiti), come le monocolture a caffè; altre ancora
sono specie forestali impiantate artificialmente sotto la spinta di recenti progetti di riforestazione, come gli eucalipti (Eucaliptus camaldulensis) od i pini (Pinus caribea); altre
ancora sono state introdotte dai contadini, come le specie da frutto: mango (Mangifera
indica) e l’albero del pane (Artocarpus altilis). In altri casi, la messa a coltura dei terreni
in pendenza, a seguito di sradicamento e dicioccamento delle piante forestali, ha fatto
emergere la necessità di ripristinare un minimo di copertura arborea al fine d’impedire la
perdita completa del suolo con la conseguente emersione della roccia madre.
9
itascabili
Storicamente, alla fine del XVI sec. le foreste delle pianure litoranee, come quelle presso
Les Cayes, furono, per la gran parte della loro estensione, abbattute, rimanendo solo
le foreste delle alte quote; nello stesso tempo ci fu una colonizzazione di queste aree
disboscate da parte delle piante esotiche importate, sino alla sparizione delle formazioni
arbustive tipiche preesistenti. Le piante del genere Citrus, provenienti dall’Andalusia,
in Spagna, soppiantarono quelle autoctone e si diffusero in tutte le isole antillane; la
guava, Psidium guajava L., si diffuse ampiamente dopo l’arrivo degli iberici e fu in seguito
usata come legna da carbone. Alla fine del XVIII sec. il paesaggio di Haiti si caratterizzò,
soprattutto nelle aree di pianura, per essere discontinuo, frammentato in una serie di
unità di utilizzazione agricola, dette habitation, con un disboscamento a macchie sparpagliate e con pochi animali presenti. Alla messa a coltura di nuove terre per le piantagioni
di canna da zucchero si associò l’introduzione, esattamente nel 1730, anche di piante
forestali esotiche, come lo Haematoxylon campechiatum L., proveniente dal Messico,
che nelle aree più secche del nord fu usato come recinzione delle habitations stesse; lo
Haematoxylon campechiatum L. è una pianta invasiva, che occupò gran parte delle foreste
rimanenti, fino diventare a sua volta pianta destinata all’esportazione. Una misura legislativa dell’epoca imponeva altresì di piantare almeno 100 piedi quadrati (circa 1.050
37
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
m2) di piante forestali utili, anche se la politica dei piantatori alla fine del XVIII sec., e la
possibilità di redditi immediati favorì, invece, la distruzione e l’incendio.
Possiamo sintetizzare che sino alla fine del XVII sec. si ebbe in Haiti una stratificazione
ecologico-sociale in cui ai diversi tipi di uso del suolo corrispose un ceto sociale differente, inversamente proporzionale alla zonizzazione agro-ecologica altimetrica delle
colture, per cui a livello delle pianure litoranee si diffuse la grande proprietà terriera
dei colonizzatori bianchi associata alla monocoltura della canna da zucchero; nella
fascia altimetrica collinare e montana, dai 300 agli 800 m slm, prevalse la piccola
proprietà, condotta da mulatti o neri affrancati dalla schiavitù ed associata alla coltura
del caffè; mentre nelle zone di montagna s’associò, sempre alla coltura del caffè, la
piccola proprietà contadina, condotta da neri fuggiti dalla condizione di schiavitù.
Oggigiorno la presenza di manghi sparsi rappresenta un indice di variazione del
paesaggio segnando la localizzazione delle aree residenziali delle vecchie piantagioni
del XIX sec., mentre se ravvicinati, gli stessi manghi, probabilmente, stanno ad indicare
delle piantagioni più recenti, del XX sec. Di solito, in questo ambiente agrario si hanno
le seguenti densità: 30 piante/ha per i manghi, 4 piante/ha per gli avocadi, 7 piante/ha
per la Crescentia cujete L.. Il nome di questo paesaggio è rack, e sta ad indicare lo spazio
interstiziale che col tempo si è venuto a creare tra le abitazioni tradizionali e la foresta
diradata e nel quale trova spazio il pascolo brado. L ’incremento demografico portò
oltre all’abbandono delle zone residenziali recintate, alla riduzione sia dello spazio
destinato al rack che della superficie destinata al pascolo. Oggi è diffuso l’allevamento
al palo dei bovini, quale ultimo livello di questa modificazione antropica dell’ambiente
naturale, con una regressione delle aree recintate. È a questa fase di modificazione del
paesaggio che talora è corrisposto un processo di conservazione delle piante forestali.
Trattasi di quelle piante sopravvissute al taglio iniziale. In una prima fase, infatti, non
si procedeva all’eliminazione di quelle piante che occupavano una superficie unitaria
elevata, cioè le piante climaciche o pseudo-climaciche, mentre, in una seconda fase, si
lasciavano solo le piante da frutto. A questa procedura non si faceva però seguire un
reimpianto di specie forestali da legno.
itascabili
9
Nelle aree non residenziali, tra i 1956 ed 1978, la superficie forestale è diminuita di
circa il 3%. La densità arborea è stata stimata qui in 67 piante/ha di cui 2/3 rappresentata da specie non da frutto, in particolare da Guazuma ulmifolia Lam.. Per lo stesso
periodo di tempo, la copertura forestale delle aree residenziali è aumentata dello 0,5%,
(144 piante/ha), grazie all’impianto di specie da frutto (Annona muricata K., Persea
americana Mill., Cocus nucifera, Anacardium occidentale) tali da rappresentare i 9/10
della copertura arborea.
Nel XVIII sec., in ambiente montano, tra gli 800-1.000 m slm49, le prime colture
49
38
La descrizione si riferisce al caso di studio del Plateau du Rochelois situato nella Penisola del Sud di Haiti,
citato in Roose (1994).
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
di caffè sotto copertura, riprodussero, grossomodo, l’ecosistema forestale originario
sino a lasciare, attraverso diradamenti successivi, solo le piante da ombra di maggiori
dimensioni; con l’indipendenza politica di Haiti (1804) si ebbero come conseguenze:
la degradazione della proprietà fondiaria coloniale, la messa a coltura delle terre in
declivio al di sotto dei 600 m d’altitudine, su suoli ferrallitici e/o bauxitici, l’espansione delle colture alimentari anche sotto copertura arborea (coltura promiscua
igname+caffè), una certa ripartizione delle terre tra i contadini e la formazione di un
paesaggio “a isolette” di piccoli “Jardin boisé” al cui interno si verificò, col passare delle
generazioni, una evoluzione tipologica. In Haiti, infatti, si parla di Jardin Type A, Type
B e Type C50, legati tra di loro da un trasferimento graduale della fertilità tramite il
bestiame e non solo.
50
La tipologia dei Jardins qui ripresa si riferisce a particolari zone di Haiti, quali aree di studio dell’uso del suolo;
tipologie che non ricalcano esattamente l’uso del suolo di altre zone del Paese e quindi non sono generalizzabili a tutta la sua superficie agricola, sebbene abbiano un’importante funzione illustrativa di quella che può
essere considerata l’agricoltura tradizionale haitiana; non si esclude altresì una loro importanza storica, quale
sistema fondiario e colturale nato dopo l’indipendenza politica del Paese e quale risposta al dissolvimento
del sistema di piantagione coloniale. Ad oggi, delle sopravvivenze del sistema Lakou, si possono riscontrare
nella Plaine de Cul de Sac, nel Dipartimento dell’Ovest, a N della capitale (Jean Coulanges, Université Notre
Dame d”Haiti, comm. pers., 2003).
9
itascabili
Il Jardin Type A, detto propriamente Lakou, si caratterizza per avere una vegetazione
densa pluristratificata attorniante la casa di proprietà del capo-lignaggio. Le specie
caratteristiche presenti sono: Persea americana, Citrus maxima, Citrus bigaradia, Citrus
aurantium, Inga vera, Octea leucoxylon, Musa spp., Coffea spp., Xanthosoma campestris,
Colocacia esculenta, Maranta arundinacea, Discorea sp, Sechia edulis, Cucurbita moschata,
Allium fostulosum. La superficie media è di 500-1.000 m2.
Il Jardin Type B, detto pré-kaye, si caratterizza invece per la presenza di colture da
tubero – Discorea spp., Ipomea batata, Manihot utilissima – protette da una siepe viva che
delimita la proprietà. La superficie è maggiore: 1.000-5.000 m2.
Il Jardin Type C, detto loin-kaye, si caratterizza per essere distante dall’area residenziale; si trova in aree degradate senza copertura forestale in cui si usa fare delle associazioni colturali di carote e patate dolci per 6 mesi. Il terreno che, più tardi, ha perso
la fertilità, è destinato al pascolo.
Ad un livello di degrado maggiore, su terreni in pendenza, corrisponde anche un
Jardin Type D nel quale il terreno incolto viene lasciato al pascolo libero delle capre
per 3 anni: questa gestione rappresenta lo stadio rack dell’uso del suolo, sopracitata.
Qui le superfici unitarie sono maggiori di 5.000 m2. In alcuni casi si parla di “champ”
ad indicare delle aree sotto copertura arborea in cui si ha associazione di Musa spp. e
di Xanthosoma campestris su bas-fonds, qualora si abbia disponibilità d’acqua. In questa
ripartizione schematica all’interno del continuum dell’agro-ecosistema prevale l’aspetto
fondiario su quello vegetazionale.
Nel XX sec. si intraprese un processo di privatizzazione delle terre e di vendita di queste
a delle compagnie commerciali statunitensi. Nel 1906 una concessione su 60.000 ha fu
39
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
accordata alla United Haiti Corporation per disboscare un’area di pertinenza per una
strada lunga 320 km; tra il 1905 ed 1925 le compagnie Tropical Dyewood Co., American
Dyewood Co., National Railroad Corporation Trust of America, furono ingaggiate per lo
sfruttamento del carbone (a Mirebalais), del ferro e del rame (a Terre Nueve e St. Michel),
e dell’oro (nella Valle della Artibonite). 50.000 ha furono destinati alla produzione del
carbone nelle foreste del Plateux Centrale. Tra il 1910 ed 1934 lo Stato haitiano concesse
in uso, per 50 anni, le terre demaniali alla compagnia McDonald.
Alla fine del XIX sec. il settore forestale impiegò nel lavoro di disboscamento i contadini senza terra, i giovani disoccupati ed i neo-espropriati; nel 1920 questo stesso
settore crollò economicamente. È di questa epoca la reintroduzione di piante di Pinus
spp., di Swietenia americana L. e Simaruba officinalis PDC. Nel 1940 si ebbe l’espansione
della coltura di Hevea brasiliensis per l’industria bellica statunitense. Nel 1948 furono
rimboscati 6.400 km2 nella Valle dell’Artibonite. La compagnia americana SHADA
ebbe il monopolio per 50 anni dell’esportazione del caucciù, occupando una superficie
demaniale di 60.000 ha. Nel 1950 resteranno solamente 400 ha a Hevea brasiliensis.
3.3 I progetti di riforestazione della cooperazione internazionale
in Haiti
È proprio nel contesto ambientale su descritto e della sua storia, come brevemente
accennata, che è sorto, recentemente, durante il progetto AVSI/IILA l’interesse, da parte
dei contadini, a recuperare una precedente condizione di naturalità dei loro terreni,
anche se questa, nei termini stessi con cui è stato approcciato il rimboschimento,
sembra molto lontana da poter essersi realizzata. L ’analisi dei diversi approcci alla
riforestazione ha caratterizzato la politica di cooperazione internazionale del secondo
dopoguerra in Haiti. Qui di seguito andiamo a tratteggiarne degli aspetti.
Nel 1950 le Nazioni Unite inaugurarono il primo progetto di sviluppo rurale in Haiti,
nella valle di Marbial, in cui si promosse la riforestazione e la conservazione del suolo,
appoggiandosi alle tecniche locali, favorendo la diffusione delle piante da frutto e
spostando i vivai da punti centralizzati alle singole households.
itascabili
9
40
L ’esperienza di cooperazione nel Paese, tra gli anni ’70 e gli anni ’80 del secolo scorso,
pose l’accento su un approccio alla riforestazione ed alla conservazione del suolo
lontano da quello tipico del cosiddetto “equipment du territoire”, basato su geotecnica
e incentivi economici o alimentari (food for work). Approccio, questo, impiegato tra
l’altro in un progetto agroforestale dell’allora Fondo Agricolo della CEE, che, sebbene
fosse riuscito a far costruire 4.400 km di barriera antierosiva in 4 anni (1984-88), sul
lungo periodo pregiudicava la sostenibilità della stessa azione. Positivamente fu l’esperienza dell’organizzazone Save the Children Federation che, nel 1988, per la gestione
di 22 piccoli bacini di versante in località Maissade, promosse la loro gestione su base
volontaria, da parte dei raggruppamenti contadini, che si impegnarono all’interno del
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
sistema tradizionale dei gruppi scambio di lavoro51. Sempre dal 1988, il Pan American
Development Foundation (PADF) basò la promozione dei sistemi agroforestali su un
sistema di extension service attraverso animatori rurali che facessero da ponte tra il
progetto stesso ed i beneficiari contadini. Al 1990, il PADF avrebbe piantato 45 milioni
di plantule e coinvolto 200.000 beneficiari52.
Negli anni ’80 del secolo scorso, l’ammontare dell’aiuto internazionale per progetti
agricoli e di conservazione delle risorse naturali, in Haiti, è stato stimato tra i 31 ed
50 milioni di USD per anno, per un complessivo numero di 130 progetti. Già prima,
nel 1972, il Governo haitiano stanziò un fondo speciale per il rimboschimento, fondo
alimentato dalle tasse sul commercio del legname e dalle multe sul taglio illegale.
Con la caduta del regime duvalierista questo sistema di controllo venne meno. Se da
una parte questo sistema coercitivo aveva per certo periodo di tempo salvaguardato
il rispetto di certe aree forestali naturali, dall’altro non aveva, alla fine, incentivato la
riforestazione, ma alimentato la corruzione.
51
52
Anderson White T., Policy lessons from history and natural resources projects in rural Haiti, Working Paper,
n.17, University of Minnesota, USA,1994.
Anderson White T., op. cit., 1994.
9
itascabili
Qui ora accenniamo, brevemente, alle esperienze della cooperazione americana
(USAID), per esempio tra gli anni 1981-85, in progetti di agroforestazione che videro
il coinvolgimento di 40.000 famiglie e la piantagione di 20 milioni di alberi (dotazione
di 500 piante a famiglia). L ’approccio seguito, sul piano antropologico, fu quello di
ricalcare, per degli impianti forestali, l’atteggiamento culturale più diffuso, legato all’attività agricola, ovvero quello di piantare per poi raccogliere un determinato prodotto
su una scala temporale di pochi anni; così la forestazione seguì un’impostazione strettamente legata all’ottenimento di un prodotto, di un reddito, comparabile a quello
agricolo; quindi, si è parlato di agroforestazione più per questo approccio economico
perseguito che per il tipo di specie impiegate; in questo senso, il contadino poteva
utilizzare le specie forestali in qualunque momento, quando l’esigenza dell’economia
familiare di sussistenza lo richiedeva, senza che si raggiungesse la massimizzazione
delle provvigioni. Precedenti progetti avevano invece seguito un’impostazione secondo
la quale il progetto stesso esercitava quasi un diritto di prelazione sulle provvigioni, per
cui i contadini non se ne sentivano proprietari e dunque legittimi fruitori. Il mancato
reddito, dall’inizio della piantagione sino al taglio, in corrispondenza del massimo
rendimento ritraibile di biomassa legnosa, si protraeva su un lasso di tempo troppo
lungo se misurato sulle esigenze di vita della popolazione, per cui non erano valide,
per i contadini, giustificazioni, motivazioni di fondo, basate sul ruolo ecologico svolto
dagli alberi in funzione anti-erosiva, oppure non valevano neanche attribuzioni di tipo
religioso date alle piante perché queste non venissero tagliate. Ciò che per il progetto
era un atteggiamento anti-economico, cioè l’abbattimento delle piante anticipatamente,
per le famiglie, invece, era un’attività legittima avente una giustificazione economica
41
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
sul breve periodo, orientata cioè all’ottenimento di un reddito compensativo rispetto a
quello agricolo principale. La possibilità di praticare l’agricoltura promiscua e/o l’intercropping, ha rappresentato un livello di compromesso nell’uso delle risorse forestali53.
È stato peraltro visto come i sistemi agroforestali indigeni abbiano una redditività
maggiore rispetto alle coltivazioni agricole specializzate. Il valore attuale netto (VAN)
ritraibile dai sistemi agroforestali è stato calcolato essere maggiore, dal 13 al 35%,
rispetto a quello di un sistema colturale, con un rapporto benefici/costi del 3,5-3,9.
Ciononostante, la tendenza al cambiamento dai sistemi agroforestali rimane quella
orientata verso l’agricoltura e non verso la selvicoltura specializzata54.
In generale, una delle più importanti eredità dell’Agroforestry Outreach Project (USAID)
in Haiti (1981-89 con un fellow-on sospeso nel 1991), che s’è protratta sino al 2000, è
consistita nell’adattamento del progetto alle condizioni locali ovvero nell’adattamento al
sistema fondiario rurale, al sistema di proprietà delle piante forestali (tree tenure) ed al
funzionamento del mercato locale. Inoltre e non subordinatamente, il progetto, nell’interfacciarsi direttamente con le ONG locali e non attraverso il “filtro” delle autorità ministeriali, ha dato preminenza alle priorità d’ordine micro-economico anziché a quelle d’ordine ecologico, macroscopiche; si è venuto così a creare un rapporto, tipo joint-venture,
tra le famiglie piccole proprietarie, fornitrici di terra e manodopera, ed il progetto stesso,
fornitore del capitale naturale ovvero dei semenzali fatti crescere in vivai volanti. Alla
fine del 1980, 36 vivai producevano in totale circa 10 milioni di semenzali all’anno55; in
totale, su 20 anni di attività di riforestazione, sono stati prodotti 65 milioni di semenzali afferenti a circa 74 specie, sia autoctone che esotiche, coinvolgendo, secondo una
stima conservativa, circa 350.000 famiglie, pari a circa 1.995.000 beneficiari (diretti ed
indiretti)56. Altri progetti di agro-forestazione che sono seguiti sono derivati da questo,
anche se, in sintesi, chi ne ha beneficiato è stata, alla fine, la classe media dei contadini,
ovvero coloro aventi una certa disponibilità in terra e di tempo57.
itascabili
9
Il ruolo delle ONG, sin dall’inizio dell’attività di cooperazione, più di 50 anni fa, si
è caratterizzato per coprire i vuoti lasciati dalla politica del governo nelle aree rurali
e già a metà degli anni ’90 del secolo scorso si contavano nel Paese circa 300 ONG e
nel 1989 esse portavano avanti, separatamente, circa 100 progetti di riforestazione.
Grosse ONG che si sono alternate sul territorio haitiano a favore dello sviluppo rurale,
sono state: Memmonite Central Commitee (MCC), CARE, SCF. Esse hanno operato
indipendentemente dal Governo di Haiti. Di solito l’impatto delle ONG è stato a livello
locale, meno a livello regionale e tantomeno a quello nazionale, causa la mancanza
53
54
55
56
42
57
Harris M., Antropologia culturale, Zanichelli, Bologna, 1987.
Anderson White T., op. cit., 1994.
Murray G.F., Bannister M.E., “Peasants, agroforesters, and anthropologist: A 20-years venture in incomegenerating trees and hedgerows in Haiti”, Agroforestry Systems, 61: 383-397, 2004.
Murray G.F., Bannister M.E., op. cit., 2004.
Anderson White T., op. cit., 1994.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
appunto dello stesso appoggio del Governo oltre alla disponibilità di fondi, sebbene
la loro azione sia stata tendenzialmente programmata sul lungo periodo. Carenze a
livello di struttura amministrativa hanno talora inficiato la sostenibilità delle azioni
portate avanti da queste organizzazioni. Le ONG locali, sono quelle che maggiormente
hanno garantito e garantiscono, un collegamento stretto con i contadini ed il territorio;
esse, pur avendo un ridotta fruibilità dei fondi internazionali, sono state, storicamente,
appoggiate da agenzie internazionali come: Fond d’Aide et de Cooperation (FAC),
Catholic Relief Services (CRS), Canadian International Development Agency (CIDA),
Inter American Foundation (IAF), etc. Di solito, l’azione di queste organizzazioni
internazionali, basata su un appoggio di lungo periodo, si è focalizzata e perpetrata su
alcuni gruppi target e basta58.
Grosse organizzazioni implicate nella riforestazione come PADF, già citato, oppure
la Haitian Association of Voluntary Organizations (HAVA) o il Targeted Watershed
Management Project (TWAMP), si sono caratterizzate per essersi frapposte tra i donatori internazionali e molte ONG a livello locale. PADF, che ha sub-contrattato il più
grande progetto di forestazione in Haiti, ha mantenuto contatti col territorio con almeno
100 ONG locali. Pur lavorando sul lato del trasferimento di tecnologie e sull’extention
servicie, PADF non ha, alla fine, rafforzato le ONG locali. Rischio di queste su menzionate organizzazioni è quello di appesantire la struttura amministrativa riducendo gli
outputs di progetto, come è stato nel caso di TWAMP (finanziata da USAID).
Recentemente, un’associazione no profit, operante in Haiti da più di 50 anni, Friends
of Hopital Albert Schweitzer Haiti, ha lanciato, nel 2005, il Timber Re-Introdution
58
59
Anderson White T., op. cit., 1994.
Anderson White T., op. cit., 1994.
9
itascabili
Le organizzazioni governative aventi un certo grado di autonomia hanno rappresentato un’altra tipologia di partenariato, multilaterale, dove ha giocato un ruolo importante il Ministero della Agricoltura e delle Risorse Naturali di Haiti. Citiamo alcune
organizzazioni che hanno, soprattutto negli anni ’80 del secolo passato, costituito
queste strutture organizzative: Organisme de Developpement du Nord, Organisme de
Developpement du Nord-Ovest, Organisme de Developpement du Bassin du Fleuve
Artibonite. La loro azione ed il loro impatto è stato soprattutto regionale. Alla fine degli
anni 90’, la loro azione è diminuita molto, causa anche la farraginosità e debolezza
della burocrazia ministeriale haitiana.
Un esempio positivo di attività di sviluppo da parte di un’agenzia governativa è stato
quello del Segretariato Tecnico di Gestione dei Bacini di Versante (STABV) la cui attività cominciò nel 1986. STABV riuscì a valorizzare il ruolo dell’attività locale svolta
dalle ONG e il ruolo invece di pianificazione, coordinamento e monitoraggio spettante
al Ministero dell’Agricoltura di Haiti59.
43
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Project (HTRIP)60, che ha come scopo il recupero della fertilità dei suoli e della copertura forestale, orientata innanzitutto a sviluppare attività economiche a favore della
popolazione. L ’approccio seguito è quello partecipativo con il coinvolgimento della
popolazione di villaggio (piccoli contadini) ed avente un diretto interesse all’uso delle
risorse forestali. La ONG fornisce ai beneficiari semenzali e formazione professionale in cambio della terra e del lavoro. Il progetto mira a identificare 10 nuove località ed almeno 25 stakeholders per anno di progetto, dove creare 1.000 m2 di plot
dimostrativo. Quattro anni di attività saranno dedicati alla formazione di leader che
dovranno supervisionare le attività di rimboschimento e renderle poi autonome. La
fase di rimboschimento si avrà dopo solo un periodo di training. Il progetto favorisce il mixed-species planting includente piante forestali, da frutto e leguminose, sia
autoctone che esotiche (agro-forestry system). Su uno spazio temporale di 6-8 anni si
avranno colture promiscue in cui si praticherà l’inter-cropping. Da come si può evincere, l’autonomia della gestione dell’attività di riforestazione rimane un punto nodale
della sostenibilità del progetto, sostenibilità garantita dal coinvolgimento d’altri gruppi
implicati in analoghi progetti. Questo progetto, contemporaneo a quello di AVSI/IILA
ha messo a dimora, nel 2007, 20.000 plantule, mentre prevede di piantarne 50.000
entro la fine del 2008 col coinvolgimento di 500 studenti.
Va rilevato comunque che il rimboschimento e l’agroforestazione hanno rappresentato in Haiti due percorsi diversi, due approcci diversi poiché dipendenti dal regime
fondiario delle terre e degli alberi, e dalla sicurezza economica che questi garantivano
alla popolazione. In contesti agricoli di solito dove maggiore è questa sicurezza, ha
prevalso la piantagione regolare di alberi forestali, aventi un valore patrimoniale61.
itascabili
9
44
60
61
Sprenkle S.D., “Restoration in a Failed State: Community-Based Agroforestry in Haiti”, Ecological Restoration,
26:2, 2008.
Anderson White T., op. cit., 1994.
Aspetti operativi
del progetto
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
4.1 Risorse e struttura del progetto
Il progetto si è svolto lungo tre anni di attività, dal settembre 2005 a dicembre 2008.
Ogni anno ha rappresentato una fase progettuale a se stante, la quale è stata di volta in
volta rinnovata da IILA e da AVSI, aumentando i beneficiari e soprattutto l’area d’intervento, a partire dal primo nucleo di rimboschimento rappresentato dal territorio della
Municipalità di Torbeck.
Su un periodo di 36 mesi, l’apporto del finanziamento si è mantenuto costante per
ogni anno ovvero su un totale di 150.000 USD/anno, il 77% è provenuto da IILA,
mentre la rimante quota da AVSI. Nell’ultimo anno, 2007-08, alla quota AVSI hanno
contribuito le valorizzazioni locali, per circa il 29%.
Il finanziamento totale sostenuto da IILA è stato dunque di 348.000 USD, mentre
quello relativo a AVSI è stato di 102.000 USD.
Dal punto di vista delle risorse umane impiegate il progetto ha visto in media agire
queste figure professionali oltre la partecipazione di 6 espatriati AVSI sia nella competenza di capo progetto responsabile, sia come capo area, sia come consulenti in
missione tecnica sul progetto.
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1 agronomo assistente del coordinatore
3 vivaisti
1 responsabile monitoraggio
1 giovane agronomo
1 consulente del Dipartimento con sede a Les Cayes del Ministero dell’Agricoltura,
delle Risorse Naturali e dello Sviluppo Rurale
1 logista
4 operai
1 guardiano
Ogni anno di progetto ha seguito le seguenti fasi di svolgimento.
1. Individuazione dell’area territoriale di riferimento atta al rimboschimento e dei
gruppi sociali target.
2. Coinvolgimento dei raggruppamenti contadini (organizzazioni contadine
strutturate).
3. Appoggio tecnico e materiale al set up dei vivai presso ciascuna organizzazione
contadina.
4. Suivi tecnico del lavoro nei vivai.
5. Distribuzione/vendita delle plantule presso i contadini. Determinazione di un
prezzo ad hoc.
6. Monitoraggio della messa a dimora delle piante ed verifica della risposta della popolazione al rimboschimento.
7. Coinvolgimento della società civile locale, attraverso diverse iniziative di promozione del progetto e di educazione ambientale rivolta alle istituzioni scolastiche.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Il coinvolgimento della popolazione, attraverso le organizzazioni contadine, negli
anni seguenti al primo è stato favorito da una domanda interna al territorio grazie
all’opera di rimboschimento. Nel tempo si è così avuta anche una verifica dell’effettivo interesse della popolazione verso le azioni promosse. Ciò spiega anche
succedersi di alcuni vivai nel tempo, sia a causa del soddisfacimento della richiesta
di plantule, sia per la capacità o non capacità, del singolo vivaio e del raggruppamento contadino, di potersi rendere autonomo rispetto all’aiuto del progetto e
quindi di poter continuare indipendentemente l’attività vivaistica.
L ’ampliamento delle aree da rimboschire ha seguito sia il criterio di assecondare
le richieste provenienti dalla popolazione locale sia quello di individuare aree
fragili dal punto di vista ambientale, soprattutto quelle di bacino di versante, in
pendenza, sottoposte ad un alto tasso d’erosione del suolo.
4.2 Specie arboree, forestali e da frutto
Prima di intraprendere un’attività di rimboschimento, la decisione preliminare
da prendere consiste nella scelta delle specie arboree, siano queste forestali o da
frutto. Come in precedenza illustrato, l’orientamento generale del progetto è stato
quello verso misure agroforestali e non verso forme di riforestazione su ampia scala,
a coltura specializzata. Le esigenze cui il rimboschimento deve rispondere sono
definibili come multifunzionali. In Haiti ciò è particolarmente vero, in quanto, qui
sembra che solo quegli alberi che possono offrire beni e servizi alla popolazione
generalmente sopravvivono e non vengono abbattuti.
Quegli alberi, invece, che non sono funzionali alla vita e/o alla sopravvivenza della
popolazione, sono eliminati a favore delle colture agrarie annuali od a favore dell’allevamento brado. Tra l’altro, come i cenni di storia agraria su esposti hanno voluto sottolineare, le specie forestali non utili presenti ancora in Haiti sono esotiche, come Prosopis
juniflora, Leucaena leucocephala ssp. Glabrata, Azadirachta indica, Senna siamea.
Per le diverse aree cui afferiscono le varie associazioni contadine e quindi i vivai, riportiamo, in Tabella A1 la prevalenza dei sistemi agrari riscontrati presso alcuni vivai.
9
itascabili
La scelta delle specie si deve allora confrontare con il contesto agrario in cui viene
attuato il rimboschimento. Il rimboschimento influenza, dal punto di vista biologico, il rapporto specie/ individui nella descrizione della diversità vegetale. L ’indice
di ricchezza in specie arboree S/N nei primi 24 mesi di progetto è variato da 0,005 a
0,109% a favore di un aumento del numero di specie rispetto alla quantità distribuita.
Tale dato andrebbe confrontato con il livello di naturalità dei luoghi che, date le descrizioni precedenti di uso e degrado del suolo, può essere considerato scarso.
47
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Tabella A1 – Distribuzione dei sistemi agrari presso le aree afferenti alle diverse
organizzazioni contadine.
Organizzazione /
sistema agrario
Agrosilvicolo
Agrosilvopastorale
Silvicolo
CODE
X
X
X
OPWOTOUHA
X
X
OSOGROD
X
X
APDH
X
X
OJPT
X
OJDD
X
AJCPB
X
X
OPLAV
X
X
MOPH
X
X
Silvopastorale
Regime
mezzadrile
Monocoltura
X
X
X
X
X
X
Nella maggioranza dei casi, come si evince dalla Tabella A1, si tratta di aree prevalentemente agro-silvicole, poi agro-pastorali. In due casi è indicato, rispettivamente, il regime
fondiario e la coltivazione estensiva specifica. Una descrizione generale indicativa invece
delle aree silvo-pastorali è quella riferita alle aree di altitudine ove ancora prevale la foresta
a Pinus occidentalis oppure laddove è presente il bayahonde, Prosopis juniflora, sottoposto a
tagli frequenti per la carbonizzazione o destinato al pascolo libero delle capre62.
itascabili
9
48
I dati di un’inchiesta sul terreno portata avanti dal progetto, in collaborazione con la
Universitè Notre Dame de Haiti (UNDH), ha messo in evidenza, per i casi dei bacini di
versante di Acul e Riviere de Morne, a sud di Haiti, quale tipo di sistema agrario fosse
prevalente e quali coltivazioni maggiormente praticate. Il pisello del tropico, Cajanus
cajan, risulta essere la specie agraria più diffusa nelle due aree di indagine. A seguire,
patata dolce (Ipomea batata) e sorgo (Sorghum vulgare). Le altre specie riscontrare sono:
mais, (Zea mais), igname, (Dioscorea spp), manioca, (Manihot esculenta) e vetiver (Vetivera
zizanoides). Il fagiolo, (Phaseolus vulgaris) è particolare coltivato presso il bacino dell’Acul,
mentre l’arachide (Arachis hypogea) è prevalentemente coltivata nel bacino della Rivière
des Mornes. Altre coltivazioni sono quelle della canna da zucchero (Saccharum officinarum) e foraggere tropicali coltivate come il Pennisetum purpureum. Nelle particelle
di terreno individuate per il rimboschimento, sono state riscontrate le seguenti colture:
sorgo, pisello, patata dolce, manioca, gombo (Hibiscus esculentus), igname, Pennisetum
purpureum (bassin versant de l’Acul). In alcuni casi si pratica il riposo colturale.
62
Ashley M. D., Agroforesty in Haiti, AOP/USAID, 1987.
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Le piante forestali preesistenti sono: Simaruba glauca, Swietenia mahogany, Colubrina
arborescens, Cedrella odorata, Acacia siamea, Haematoxylon campechianum, Spondias
mombin, Guazuma ulmiflora, Eucalyptus globulus, Acacia manguium, Catalpa longissima.
Quelle da frutto, Mangifera indica, Arthocarpus communis e A. incisa, Persea americana,
Psidium guajava, Mammea americana, Annona muricata, Cocos nucifera, Citrus spp.
L ’allevamento bovino, caprino, porcino, ovino è praticato col sistema tradizionale “à la
corde”. L ’allevamento equino è praticato nel Bacino dello Acul.
Gli alberi da frutto sono piante importanti oltre che per gli aspetti alimentari, per quelli
relativi all’ombreggiamento, alla fornitura della legna da ardere etc.. Singoli alberi
possono assumere significato religioso, come il mango o la palma reale, ad esempio63.
Gli usi per la farmacopea e la medicina tradizionale sono innumerevoli.
In Tabella B riportiamo i nomi scientifici delle specie arboree impiegate nei tre anni di
progetto. Poco più della metà della specie sono alberi da frutto (56% circa), il resto
(39% circa) è rappresentato da specie forestali. Solo due specie sono sia forestali che
da frutto (Arthrocarpus altilis e Colubrina arborescens).
Questi dati possono essere confrontati con altri, di altre aree del Paese (centro-est) dove
i contadini, senza incentivi di progetto, su 116 households prese in esame (1994), nel
32% dei casi coltivavano albero da frutto (escluso il caffè) e nel 17%, piante forestali,
con una densità rispettivamente di 48 piante da frutto/ha e 61 piante forestali/ha.
Sotto l’input di progetto era stato visto che c’era stato un aumento delle specie forestali
piantate tra cui quelle di pregio, come il mogano64.
Tabella B – Elenco dei nomi scientifici delle specie arboree, forestali e da frutto,
impiegate nel progetto di riforestazione.
Specie
da frutto
Specie arboree
Acacia fascicolata
2005-06
X
X
Annona reticolata
X
X
Artocarpus incisa
Attalea funifera
63
64
2006-07
2007-08
X
Annona musicata
Arthrocarpus altilis
Anni di progetto
X
X
X
X
Fuller A., Useful Tree and Bare Mountainsides of Haiti, 2002.
Anderson White T., op. cit., 1994.
9
X
X
X
X
itascabili
Specie
forestali
49
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Specie
forestali
Specie
da frutto
Specie arboree
2005-06
Azadirachta indica
Bambusa arundinacea
X
itascabili
50
2006-07
2007-08
X
X
Carica papaia
9
Anni di progetto
X
X
X
X
X
Cassia siamea
X
X
X
X
Cedrella odorata
X
X
X
X
Chrysophyllum crinito
X
X
Citrus grandis
X
X
Citrus sinensis
X
X
Citrus spp
X
Coffea arabica
X
X
X
X
X
X
Colubrina arborescens
X
Eucalyptus camaldulensis
X
X
Hibiscus elatus
X
X
Jatropha cuscus
X
X
Leucaena diversifolia
X
Leuceana Leucocephala*
X
X
X
X
Malus domestica
X
Mangifera indica
X
Moringa oleifera
X
X
Passiflora edulis
X
X
Passiflora quadrangularis
X
X
Persea americana
X
X
Prunus cerasus Miller
X
X
Psidium goava
X
X
Samanea saman
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Specie
forestali
Specie
da frutto
Specie arboree
Anni di progetto
2005-06
2006-07
Simaruba glauca
X
X
X
Swietenia macrophylla
X
X
X
Swietenia mahogany
X
X
X
Theobroma cacao
X
X
2007-08
X
X
La scelta delle specie ha dovuto soddisfare dunque la più ampia richiesta in fatto di protezione ambientale e di fabbisogni familiari, alimentari e non. Le recenti (2004) ed attuali
inondazioni (2008), che hanno causato innumerevoli morti in Haiti, sono da correlare
ad una mancata politica forestale e territoriale65 di prevenzione ambientale degli eventi
climatici estremi, che si verificano così frequentemente nella regione caraibica. L’inevitabilità di tali eventi non è fatalistica bensì è conseguenza del degrado ambientale di cui
soffre il Paese, ma di cui la popolazione solo, apparentemente ed in parte sembra consapevole, visto che la prima necessità da soddisfare rimane il fabbisogno alimentare di
ogni giorno66. Un piano di riforestazione deve poter riuscire a portare avanti nello stesso
tempo entrambe le esigenze, quella ambientale e quella sociale, sfatando l’idea che tra
queste due issues ci sia un’inconciliabilità sostanziale. Il progetto AVSI/IILA vuole allora
porsi in questa prospettiva coniugando i due aspetti. In questo senso un progetto di riforestazione diventa un progetto integrato di sviluppo socio-economico ed ambientale.
4.3 Dal vivaio alla messa a dimora
L ’approvvigionamento di semente e la fornitura dei materiali agricoli, oltre alla preliminare costruzione dei vivai, hanno rappresentato fasi importanti e non scontate del
progetto; fasi attraverso cui necessariamente passare. L ’approccio non è stato quello
usuale della pianificazione forestale – territoriale, tipo top-down, bensì è partito dal
basso secondo un approccio, classico, di bottom-up. Dalla fase di produzione in vivaio
sino alla distribuzione delle plantule alle famiglie contadine il passaggio è infatti meno
immediato e più mediato da aspetti sociali ed economici.
65
66
Aide T.M., Grau H.R., “Enhanced: Globalization, Migration, and Latin American”, Science, Vol. 305, no.
5692, pp.1915-1916, 2004.
USAID/HAITI, Environmental vulnerability in Haiti. Findings and raccomandations. Report, Haiti, 2007.
9
itascabili
L ’approvvigionamento della semente, presso raccoglitori locali, ha condizionato i
tempi dell’organizzazione dei vivai ed i tempi di semina. La semente raccolta è abitudine trattarla in acqua bollita od in acqua fredda, prima della semina nei contenitori.
La tipologia dei vivai è stata prevista in generale con la semplice messa a terra di plate-
51
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
bandes da 1.000 fitocelle in polietilene da 122 cc a 244 cc. In altri vivai, invece, è
stata eseguita la costruzione di supporti in bambù capaci di contenere sino a 210.000
plantule. Il sistema di allevamento delle plantule all’interno di contenitori di plastica,
su supporti di bambù (Foto C), ha la caratteristica di facilitare la germinazione dei
semi (seminati alla profondità di circa 1 cm) e la radicazione della plantula. Ogni
supporto di bambù può portare 19 intelaiature in metallo (ranks) contenenti ciascuna
36 rooters. Ciascun rooter porta 5 plantule. L ’uso di questi contenitori di plastica,
sebbene non facili a reperire in loco, ed anche costosi, permette però una maggiore
maneggevolezza e trasportabilità delle plantule.
itascabili
9
52
Foto C – Tipologia di vivaio sopraelevato con supporti in bambù.
Per l’irrigazione delle plantule, in alcuni casi, è stata prevista la costruzione della
cisterna per acqua d’irrigazione.
Una maniera di preparazione del terriccio in vivaio, molto praticata in Haiti, consiste
nella mescolanza di 1,5% di terra fine, 1,5% di paglia di riso e 7% di residui colturali
della canna da zucchero (percentuali espresse in volume).
I problemi che di solito si hanno e si sono avuti, nella fase di allevamento delle plantule sono legati all’eccesso d’insolazione e per questo i vivai sono usualmente coperti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
da foglie di palma. Da un punto di vista fitosanitario sono stati impiegati prodotti fitosanitari reperibili in loco, come sevin e benlate.
I problemi che sono sorti in vivaio sono stati: eccesso d’umidità, talora dovuto a sbagliate
dosi di irrorazione delle plantule, tale da provocare la marcescenza dei tessuti in corrispondenza del colletto; errori nella distribuzione dei concimi, tali da bruciare i tessuti fogliari;
carenze nutrizionali; incurvamento della radice all’interno dei sacchetti di polietilene.
La fertilizzazione è stata praticata attraverso l’impiego di concimi chimici complessi
(20-20-20) oppure usando concime organico. Il concime chimico si usa discioglierlo
in acqua secondo una misura già collaudata (115 grammi per 55 galloni di acqua).
L ’eccesso di azoto ha talora provocato forme d’indebolimento delle plantule, allungamento degli steli, eziolamento.
Nella Tabella D1 sottostante illustriamo una stima della quantità dei principali materiali che sono stati forniti ai vivai dal progetto.
Unità
Quantità
kg
13.500
Sacchetti
unità
126.578
Sementi
kg
43
unità
198
Concime organico
Strumenti agricoli
Circa le tecniche di messa a dimora è necessario fare delle distinzioni tra la pratica
agronomica tradizionale dei contadini e quella che viene usualmente divulgata
dai tecnici di progetto e dai leaders delle organizzazioni contadine. Nella realtà
concreta della vita rurale della popolazione haitiana, tra questi due estremi esiste un
livello di compromesso, sapendo che solo una parte delle nozioni tecniche impartite attraverso l’attività di volgarizzazione agricola saranno recepite e messe in atto
dai contadini beneficiari. È interessante qui porre in evidenza le tecniche tradizionali rispetto a quelle classiche, come si possono trovare scritte in un manuale.
La tecnica più diffusa è quella dell’impianto a buche senza però nessuna organizzazione dello spazio di piantagione ovvero senza cioè rispettare alcun sesto d’impianto predefinito. La piantumazione sarà perlopiù occasionale. Apparentemente,
senza seguire un criterio di razionalità agronomica, essa sarà piuttosto condizionata dalla vicinanza all’abitazione, oppure avrà lo scopo di segnare i confini della
proprietà. Si può arrivare a piantare senza che ci sia uno strato di terreno sufficiente alla radicazione, addirittura quasi sulla roccia madre, su quei suoli erosi, in
pendenza, così diffusi in Haiti.
9
itascabili
Materiali
53
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Foto 5 – Tipologia di terreni per giacitura e substrato interessati al rimboschimento (foto Orioli, 2006).
Un’inchiesta portata avanti nel secondo anno di progetto, nel Comune di Chantal
(località di Le Prête, Tête de l’Acul, Cadet, La Belle Source, Canon e Caïman), ha messo
in evidenza 65 zone critiche per l’impianto arboreo, comprendendo una superficie
totale di 462 ha. Le criticità emerse sono state dovute a pendenza (anche sino allo
80%), altitudine media, pedologia, distribuzione delle piogge e disponibilità di acqua
irrigua, a fronte di una richiesta di 72.000 piante circa.
itascabili
9
54
La disposizione degli alberi sul terreno, al momento della piantumazione, come generalmente praticata dalla popolazione, si riferisce quindi ad una variegata gamma locale
di modi tradizionali, consuetudinari, d’intendere l’uso delle piante, secondo le differenti specie usate, siano queste da frutto che forestali. Nella Tabella E1 abbiamo quindi
cercato di riassumere quei modi di messa a dimora più frequentemente riscontrati nei
terreni afferenti ad alcune organizzazioni contadine. In generale, prevale la disposizione a grandi distanze delle piante arboree sui campi oppure prevale la disposizione
in linee o a filare. La densità di piantumazione nei lotti di terra al primo anno di
progetto è stata di circa 892 piante/ha pari ad un sesto 3,3 x 3,3 m.
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Tabella E1 – Tipologie locali di piantagione delle specie arboree e loro prevalenza
rispetto alle aree afferenti alle diverse organizzazioni contadine.
Organizzazione
Piantagione
su ampie
distanze
Piantagione
su filari
Piantagione
su lotti
boscati
CODE
X
X
X
OPWOTOUHA
X
X
X
OSOGROD
X
X
APDH
X
X
OJPT
X
X
OJDD
X
X
AJCPB
X
X
OPLAV
X
X
MOPH
X
Piantagione
sui perimetri
Piantagione
in quinconce
X
X
X
X
X
X
L’uso della concimazione in campo non è molto diffuso, sia per ragioni di costo, che
limitano o impediscono l’acquisto dei concimi chimici, da parte delle famiglie contadine,
sia per ragioni di non conoscenza del loro impiego in ambito selvicolturale. Così si fa uso
di concimi chimici solo per favorire la crescita delle piante agrarie, piante che hanno un
immediato interesse alimentare ed economico per la vita della famiglia contadina, come
per esempio il riso. Ciò del resto è ben giustificato dai bassi redditi familiari.
In relazione a potenziali fabbisogni di concimazione, nella Tabella E2 riportiamo la
presenza delle differenti tipologie di suolo riscontrate presso i terreni delle varie organizzazioni contadine. Risulta come i suoli siano, nella maggioranza dei casi, argillosi,
poi prevalentemente calcarei (67% circa dei casi) e limosi e ferralitici (56% dei casi).
In alcuni casi i suoli sono prevalentemente calcarei con percentuali che vanno dal 90 al
97%, mentre più raramente sono stati trovati suoli prevalentemente sabbiosi o petrosi.
itascabili
9
55
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Tabella E2 – Tipi di suoli riscontrati nei differenti terreni presso alcuni vivai.
Organizzazione/
suolo
Argilloso
Limoso
Calcareo
CODE
X
X
X
OPWOTOUHA
X
X
OSOGROD
X
X
APDH
X
X
OJPT
X
X
OJDD
X
X
AJCPB
X
OPLAV
X
X
MOPH
X
X
Ferallitico
Pietroso
Sabbioso
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Per le tecniche di protezione delle piantagioni sono stati rilevati diversi sistemi, che
vanno dalla recinzione dei terreni, all’uso di siepi o di linee frangivento, oppure sino
alla costruzione di muretti a secco. Il tutoraggio delle piante sembra meno praticato
(Tabella G).
Tabella G – Sistemi di protezione delle plantule arboree una volta messe a
dimora.
Organizzazione
Siepi
CODE
Muretti a
secco
Recinzioni
X
X
OPWOTOUHA
Tutori
Frangivento
X
OSOGROD
APDH
itascabili
9
56
X
OJPT
X
OJDD
X
AJCPB
OPLAV
X
X
X
X
La maggior parte dei terreni rimboscati sono di proprietà. Non si hanno sistemi di
irrigazione.
Risultati
del progetto
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
5.1 Produzione di plantule e organizzazioni di contadini coinvolte
L ’attività vivaistica ha rappresentato il nodo fondamentale attorno a cui si sono articolate tutte le azioni di progetto, in quanto ha implicato la partecipazione degli attori
locali, ovvero i contadini delle associazioni che gestiscono i vivai stessi, e l’oggetto
delle azioni stesse, ovvero la produzione di piante forestali e non.
Nella Tabella C riportiamo le sigle delle organizzazioni contadine coinvolte, a diverso
titolo, nel progetto, e la loro localizzazione, oltre al numero medio dei membri appartenente a ciascuna organizzazione. Il totale delle organizzazioni contadine coinvolte
sono 20, sui tre anni progetto, per un totale di 2.699 contadini coinvolti.
Tabella C – Elenco delle organizzazioni che a diverso titolo hanno preso parte al
progetto AVSI, durante il triennio 2005-2008
itascabili
9
58
Organizzazioni
contadine
Localizzazione
Comune di
appartenenza
N° membri
per ciascuna
organizzazione
Periodo di collaborazione
con AVSI
AFVF
Felix
Chantal 1a sez.
Amministrativa
25
2005-2006;
2006-2007;
2007-2008
AJCPB
Foulard
Torbeck 3a sez.
Amministrativa
300
2005-2006
APDH
La Hatte
Torbeck 4a sez.
Amministrativa
150
2005-2006;
2006-2007;
2007-2008
ASPREN
Les Cayes
Les Cayes
7
2006-2007
CODE
Camp Perrin
Camp Perrin
7
2005-2006
CODECP
Pelerin
Chantal 1a sez.
Amministrativa
65
2006-2007;
2007-2008
COGOC
Torbeck
Chantal 5-7a sez.
Amministrativa
7
2006-2007
ESPWA
Castel Pean
Les Cayes II
380
2005-2006;
2006-2007
MOPH
La Hatte
Torbeck 4a sez.
amministrativa
385
2005-2006
MPL
Lepretre
Chantal 3a sez.
Amministrativa
355
2007-2008
ODTPG
La Hatte
Torbeck 4a sez.
amministrativa
90
2005-2006
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Localizzazione
Comune di
appartenenza
N° membri
per ciascuna
organizzazione
Periodo di collaborazione
con AVSI
OEPP
Platon
Chantal 3a sez.
Amministrativa
30
2006-2007;
2007-2008
OJDD
Deronceray
Torbeck 3a sez.
Amministrativa
65
2005-2006
OJPT
Toro
Torbeck 3a sez.
Amministrativa
103
2005-2006
OPLAV
Pean
Torbeck 4a sez.
amministrativa
32
2005-2006;
2006-2007;
2007-2008
OPWOTOUHA
Proux, Tupin,
La Hatte, Bijoux,
Boutelier,
Lamoge
Torbeck 4a sez.
amministrativa
100
2005-2006;
2006-2007;
2007-2008
OSOGWOD
Gros Morne
Torbeck 4a sez.
Amministrativa
418
2005-2006;
2006-2007;
2007-2008
OTEC
Canon
Chantal 3a sez.
Amministrativa
70
2005-2006;
2006-2007
OTEC
Cayman
Chantal 3a sez.
Amministrativa
74
2005-2006;
2006-2007
OTFM
Matin
Chantal 3a sez.
Amministrativa
36
2005-2006;
2006-2007
9
itascabili
Organizzazioni
contadine
59
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Riportiamo in Tabella D la produzione di plantule affidata a ciascun vivaio, organizzato
su base contadina, che ha partecipato al progetto sia per tutto il triennio sia per periodi
parziali. Possiamo osservare da questa tabella come la distribuzione delle plantule non
sia uniforme da un vivaio all’altro, e ciò allo scopo di venir incontro alle possibilità
reali di lavoro all’interno di ciascuna organizzazione contadina.
Tabella D – Produzione di plantule nei diversi vivai ad organizzazione contadina
durante i tre anni di progetto.
Vivai
itascabili
9
60
Piante prodotte
Periodo attività
AFVF/OTFM
5.889
2006-2007
AJCPB
10.000
2005-2006
APDH
5.875
2006-2007
CODE
210.000
2005-2006
CODECP
13.491
2006-2007; 2007-2008*
ESPWA
55.000
2005-2006; 2006-2007
MOPH
30.000
2005-2006
MPL
15.673
2006-2007; 2007-2008*
ODTPG
10.000
2005-2006
OEPP
21.408
2006-2007; 2007-2008*
OJDD
10.000
2005-2006
OJPT
15.000
2005-2006
OPLAV
51.781
2005-2006; 2006-2007; 2007-2008*
OPWOTOUHA
55.912
2005-2006; 2006-2007; 2007-2008*
OSOGWOD
81.325
2005-2006; 2006-2007; 2007-2008*
OTEC – Cayman
20.949
2005-2006; 2006-2007; 2007-2008*
Totale
612.303
* I dati del periodo 2007-08 sono aggiornati ad agosto 2008.
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Dai dati riportati, risulta che, in media, ogni vivaio ha prodotto 36.626 plantule su
meno di tre anni67 e con una produzione media all’anno di 25.148 plantule, anche se
questo dato non rende ragione della reale produttività dei diversi vivai, com’è possibile
evidenziare dal Grafico 3.
Grafico 3 – Numero di plantule prodotte da ogni singolo vivaio in un anno
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
OTEC – Cayman
OSOGWOD
OPWOTOUHA
OPLAV
OJPT
OJDD
OEPP
ODTPG
MPL
MOPH
ESPWA
CODECP
CODE
APDH
AJCPB
AFVF/OTFM
numero
di plantule
itascabili
9
67
I dati sono aggiornati al secondo trimeste 2008 del progetto.
61
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Su 30 mesi di progetto, a partire dalla fine di settembre 2005, la quantità di plantule
prodotte nei vivai è variata dipendentemente dal numero delle nuove organizzazioni che
si sono aggiunte al progetto, dalla loro produttività e dalla domanda di rimboschimento
proveniente dai contadini. Questo ha fatto sì che la quantità prodotta non abbia corrisposto
alla quantità distribuita ai contadini, per cui nel tempo i vivai hanno registrato tempi di
permanenza o d’invenduto variabili, registrando consistenze talora interessanti. Nel Grafico
4 riportiamo, semplicemente, la distribuzione nel tempo delle produzioni di plantule.
Grafico 4 – Distribuzione temporale delle piante prodotte in vivaio
400.000
numero di plantule
350.000
300.000
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
13° mese
di progetto
23° mese
di progetto
33° mese
di progetto
A titolo indicativo, alla fine del primo anno di progetto (settembre-ottobre 2006),
314.294 piante erano state distribuite ai contadini. Quantità che ha rappresentato il
78,6% circa della produzione attesa al 1° anno di progetto, e circa lo 88,7% di quella
effettiva realizzata nei vivai. Alla quantità di plantule prodotte hanno corrisposto 327
lotti di terreno di circa, mediamente, 2.500 m2.
Di tutte le organizzazioni contadine coinvolte una solamente già lavorava, a livello
professionale, nel settore vivaistico, CODE (Foto E); pertanto, il suo carico di produzione ha corrisposto al 36,8% della produzione totale realizzata al primo anno di
progetto.
itascabili
9
62
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Foto E – Vivaio lungo la strada che collega Les Cayes a Torbeck (Foto AVSI, 2006).
itascabili
9
63
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
5.2 Educazione ambientale e coinvolgimento delle istituzioni e
delle scuole
Sin dal suo primo anno, il progetto si è caratterizzato per la capacità di coinvolgimento
della società civile, oltre alle organizzazioni contadine già citate. Così, tra il 2005 ed
il 2006, 12 studenti di due Facoltà di Agraria presenti a sud del Paese, hanno preso
parte alle fasi di monitoraggio delle piantumazioni. Circa 200 studenti di 6 scuole medie
superiori sono stati sensibilizzati su tematiche relative alla tutela dell’ambiente. Le azioni
di sensibilizzazione, in generale, sono state portate avanti all’interno del territorio delle
municipalità coinvolte. Così, ad esempio, 12.400 plantule sono state date alla municipalità di Camp Perrin al fine di promuovere un’azione di sensibilizzazione circa l’importanza della copertura arborea nelle aree di bacino di versante particolarmente degradate.
Un’azione di rimboschimento così indirizzata ha soddisfatto l’obiettivo di protezione
dell’ambiente e di ripristino del ciclo idrologico nel territorio locale (sorgente di Perrin e
Etang Lachaux; Bassin Maho, Saut Maturine). Per questo sono state coinvolte le scolaresche, inquadrate tecnicamente dai membri delle organizzazioni contadine.
Il 1 maggio 2006, 200 allievi formati da 12 membri delle associazioni contadine hanno
realizzato una piantagione di 5.400 plantule presso le località Sorgente Perrin e Etang
Lachaux, in presenza del sindaco di Camp Perrin. Gli alunni coinvolti nell’iniziativa
sono provenuti da 10 scuole ricadenti nella terza sezione rurale di Camp Perrin. Il
rimboschimento (7.000 piante) dell’area di Bassin Maho, che alimenta la centrale
idroelettrica di Saut Mathurine, portato avanti dalle organizzazioni contadine, è stato
assai importante per le comunità di Camp Perrin e di Les Cayes poiché le rifornisce
di corrente elettrica 24 ore su 24. Altra iniziativa è stata la distribuzione di plantule
(6.150) per il rimboschimento delle aree di Tiburo; inoltre sono state svolte diverse
giornate di formazione sulle problematiche del rimboschimento presso 6 scuole.
Una strategia comunicativa è stata portata avanti per avvertire la popolazione di Camp
Perrin circa la disponibilità di plantule. Nell’ambito di queste iniziative, 3.225 plantule
sono state distribuite ai singoli contadini ed alle organizzazioni.
itascabili
9
64
Durante il secondo anno di progetto, si è svolta la formazione, sulle tecniche selvicolturali, per 21 capi comunità. Circa la partecipazione delle scuole, sono state coinvolte
quelle delle 3° e 4° sezione di Torbeck. 11 istituti scolastici sono stati dunque coinvolti
nell’attività vivaistica, tale da produrre 6.694 plantule di 5 specie diverse: Swietenia
macrophylla (SWMC), Swietenia mahogany (SWMA), Prunus cerasus miller (PRCE),
Carica papaya (CAPA) e Cassia siamea (CASI).
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Nella Tabella F è riassunta la distribuzione delle plantule presso le diverse scuole.
Tabella F – Distribuzione delle plantule presso le diverse scuole
Sezione
di
Torbeck
Quantità di specie
SWMC
SWMA
PRCE
CAPA
CASI
Total
%
Tasso di
riuscita
Ec. Nationale de Ferme Leblanc
30
200
50
207
336
823
82,3
Perpétuel Secours de Péan
120
200
30
167
234
751
75,1
Paul Lucien Pricien (Leblanc)
120
300
40
187
300
947
94,7
Ec. Isma Phanel (Leblanc)
145
245
50
122
371
933
93,3
Ec. Communautaire de Péan
150
200
6
100
100
556
55,6
Ec. La Main Forte de Péan
230
250
60
-
-
490
49,0
Ec. Nazionale de Ducis
600
-
60
100
-
760
76,0
Ec. Sainte Claire de Ducis
200
-
10
120
-
330
33,0
Ec. Bon Samaritain de Régnier
200
-
30
100
-
330
33,0
Ecole MEBSH de Ducis
200
-
50
84
-
334
33,4
Ec. Communautaire de Ducis
300
-
40
100
-
440
44,0
Nome scuola
IV
III
TOTAL
2.295 1.395
376
1.287 1.341 6.694
60,9
Circa 30 sono stati i giorni totali dedicati alla formazione, sia a livello delle comunità
che a livello delle scolaresche. In questo ultimo caso, sono stati anche coinvolti i direttori delle scuole, sul tema «Programme d’éducation environnementale: une alternative
pour aider dans la lutte pour la protection de l’environnement». Mentre 170 insegnanti di
30 scuole della Municipalità di Torbeck sono stati implicati nella formazione sul tema
della protezione dell’ambiente e la deforestazione. In Tabella H riportiamo le scuole
coinvolte ed il numero relativo di insegnanti implicato.
itascabili
9
65
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Tabella H – Scuole coinvolte e numero relativo di insegnanti implicato.
Sezione amministrativa
1ère / 2ème
1ère / 2ème
3ème
itascabili
9
66
4ème
Scuola
Numero
partecipanti
Communautaire de Torbeck
6
Nationale Mixte de Torbeck
7
Boisrond Tonnerre de Torbeck
11
Episcopale St-Paul de Torbeck
7
St-Joseph de Torbeck
13
Cœur de Jésus de Torbeck
3
A.M.J.C.H. de Valère
11
Presbytérale de Welsch
3
MEBLH/Camp-Elim (Tiverny)
7
Méthodiste de Charlette
6
Armée du Salut de La Fosse
5
Eben-Ezer de Bois-Landry
3
Communautaire Ev. / Maillard
7
Presbytérale de Gauvin
11
Communautaire de Desrodière
7
Chrétienne de Desrodière
6
CEBA de Lacorrière
3
Ste Claire d’Assise de Ducis
1
Nationale de Ducis
5
St-Pie X de Ducis
1
Bon Samaritain de Régnier
2
Foi de Job (MEBSH) de Ducis
8
Communautaire Luders Z.
6
Perpétuel Secours de Péan
6
Isma Phanel
5
Nationale de Ferme Leblanc
7
Communautaire de Péan
4
Collège Paul Lucien Pricien
6
La Main Forte de Péan
2
Maranatha de Péan
1
TOTAL
170
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Il coinvolgimento degli studenti universitari dell’American Università of Caribbean
(AUC), con sede in Les Cayes, ha riguardato un corso teorico-pratico sulle tecniche
vivaistiche, che ha portato all’allevamento di 7.000 plantule. Il corso di formazione è
stato portato avanti da AVSI e AUC, per un totale di 52 ore distribuite su 13 lezioni.
10 borse di studio per stage riguardanti le cause della mortalità post-impianto degli
alberi e 6 borse per 3 lavori di ricerca sulle tecniche vivaistiche, sono state stanziate e
valutate da una commissione mista AVSI e AUC.
A livello pubblicitario, con il coinvolgimento dell’associazione ASPREN, si sono avute
3 trasmissioni televisive (luglio e agosto 2007), trasmesse su due reti locali (Tele
Univers e TMS) su argomenti riguardanti il cambiamento climatico e la protezione
dell’ambiente.
2 emissioni radio (1 ora) (aprile e giugno 2007), sono state trasmesse per illustrare le
attività del progetto e sensibilizzare la popolazione alle tematiche della salvaguardia
ambientale e delle risorse idriche.
Una conferenza sulle tematiche ambientali, cui ha partecipato il Direttore del Dipartimento
dell’Agricoltura, oltre i docenti della Facoltà di Agronomia della UNDH, è stata anche
occasione per la premiazione di 3 laureati partecipanti al concorso letterario ed artistico,
lanciato nel marzo 2007, e divulgato anche a 27 scuole medie superiori, che si è svolto
durante la “Semaine de l’environment” (giugno 2007). 60 candidati hanno partecipato
al concorso. I disegni relativi al concorso artistico sono stati materia per la pubblicazione di libretti per la divulgazione delle tematiche ambientali. Il Dipartimento del Sud
del Ministero dell’Educazione e di quello della Pianificazione hanno appoggiato queste
iniziative, oltre ad una marcia degli studenti di 4 scuole; marcia che si è conclusa con la
piantumazione di 100 piante nella cittadina di Les Cayes.
Nel terzo anno di progetto, sulla base dei risultati raggiunti l’anno precedente, come per
le organizzazioni contadine, si sono continuate le attività con quelle scuole (primarie e
secondarie) che hanno manifestato maggiore interesse nell’ambito delle problematiche
ambientali e della riforestazione. A titolo di esemplificazione, nella Tabella I, riportiamo la lista delle scuole obiettivo della formazione.
itascabili
9
67
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Tabella I – Scuole coinvolte nell’attività di formazione
Scuola
itascabili
9
68
Comune
Località
Sezioni
amministrative
1
Communautaire de Maillard
Torbeck
Maillard
I section
2
Communautaire de Desrodières
Torbeck
Desrodières
I section
3
Ceba de Lacorriére
Torbeck
Lacorriére
I section
4
Chretienne de Desrodières
Torbeck
Desrodières
I section
5
Espicopale de St Paul
Torbeck
Torbeck
I section
6
Armée du Salut
Torbeck
Gauvin
II section
7
Presbytérale de Laforce
Torbeck
Laforce
II section
8
AMJCH de Valère
Torbeck
Valere
II section
9
MEBSH de Tiverny
Torbeck
Tiverny
II section
10
Ecole de Charlette
Torbeck
Charlette
II section
11
Communautaire de Ducis
Torbeck
Ducis
III section
12
Sainte Claire de Ducis
Torbeck
Ducis
III section
13
St Pie X de Ducis
Torbeck
Ducis
III section
14
Bon Berger
Torbeck
Régnier
III section
15
Morantha
Torbeck
Pean
IV section
16
La main forte
Torbeck
Pean
IV section
17
Soleil du matin
Torbeck
Pean
IV section
18
Ysma Phanel
Torbeck
Ferme Leblanc
IV section
19
Nationale de Ferme Leblanc
Torbeck
Ferme Leblanc
IV section
20
Perpetual Secours
Torbeck
Pean
IV section
21
Paul Lucien Prucien
Torbeck
Ferme Leblanc
IV section
22
Communautaire de Pean
Torbeck
Pean
IV section
23
Nationale de Mersan
Camp Perrin
Mersan
I section
24
St Agnes
Camp Perrin
Marceline
II section
25
National de Sau Maturine
Camp Perrin
Sau Maturine
II section
26
MEBSH
Camp Perrin
Picot
II section
27
Ecole Evangélique Batiste
Camp Perrin
Mahotiere
II section
28
National de Perenj
Camp Perrin
Perenj
II section
29
St. Joseph
Camp Perrin
Sau Maturine
II section
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Comune
Località
Sezioni
amministrative
30
Enfant face à la vie
Camp Perrin
Sau Maturine
II section
31
Petit Académie
Camp Perrin
Lougou
II section
32
Restauration
Camp Perrin
Trois rock
II section
33
Lys blanc
Camp Perrin
Peremy
II section
34
Papillon doré
Camp Perrin
Sau Maturine
II section
35
MEBSH
Camp Perrin
Garate
II section
36
MEBSH
Camp Perrin
Bounfor
II section
37
Gar
Camp Perrin
Sau Maturine
II section
38
Main dans la main
Camp Perrin
St. Marc
II section
39
Les abeilles
Camp Perrin
Nava
II section
40
Le troupe des petits
Camp Perrin La roche au pont
II section
41
Rosignol
Camp Perrin
Osminique
II section
42
Rocheur du dermiers temps
Camp Perrin
Bounfor
II section
43
Main aux hommes
Camp Perrin
Gaetan
II section
44
Ecole Evangélique Batiste
Camp Perrin
Rhe
III section
45
Collège Classique
Camp Perrin
Milors
III section
46
National de Delinors
Camp Perrin
Delinors
III section
47
Ecole Evangélique Batiste
Camp Perrin
Moncaste
III section
48
Ecole Evangélique Batiste
Camp Perrin
Gaetan
III section
22 e 26 scuole, rispettivamente nei comuni di Torbeck e Camp Perrin, hanno nello
stesso tempo rappresentato differenti località, delle diverse sezioni comunali: 13 località del territorio di Torbeck e 22 in quello di Camp Perrin. Il coinvolgimento delle
scuole ha riguardato la formazione degli insegnati, dei direttori scolastici e, praticamente, si è costituito un vivaio per scuola con l’appoggio tecnico di AVSI.
A livello di formazione tecnico superiore, sono stati tenuti degli incontri, per 12 studenti
dell’Università (UNDH), sulle tecniche di agroforestazione; per 11 appartenenti al Centro
di Formazione dei Quadri Tecnici (CEFOCAT), sul mantenimento delle piantagioni, e per
17 studenti dell’Istituto Tecnico Agricolo e Veterinario del Sud (ITAVS), sui lavori in vivaio.
A quella scolastica, si è accompagnata anche la formazione, tipo di corso di aggiornamento,
rivolta a 9 leader di comunità. Nell’estate del terzo anno (2008) sono stati promossi due
seminari: il primo di divulgazione ambientale, dal titolo: «Notre pays en marche vers la désertification, un défis a relever» e l’altro, a carattere più tecnico, dal titolo, «Préparation de porte
greffe et réalisation de greffage». In totale sono stati dedicati 13 giorni, con la partecipazione
di 185 persone provenienti da località (Chantal, Torbeck, Camp Perrin e Les Cayes).
9
itascabili
Scuola
69
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Sin dall’inizio, il progetto ha coinvolto le autorità locali, i sindaci, i rappresentanti
dei Dipartimenti del Ministero dell’Agricoltura, del Ministero dell’Ambiente e quello
dell’Educazione. Un ruolo importante è stato assunto dal Ministero dell’Agricoltura
che ha seguito, attraverso un tecnico, la fase di monitoraggio degli impianti.
Al terzo anno di progetto, poi, sono state coinvolte le amministrazioni ed i consigli
comunali (CASEC e ASEC) delle municipalità di Torbeck, Camp Perrin, Chantal, Les
Cayes, con la partecipazione in totale di 142 rappresentanti. Scopo dell’iniziativa è
stato fare il punto della situazione ambientale, versus rimboschimento, nei vari territori comunali, con l’intento pratico di creare parchi comunali. La distribuzione di 230
plantule, una marcia pubblica con la piantumazione simbolica di alberi forestali e da
frutto ha caratterizzato la settimana dedicata all’ambiente del 2008.
AVSI, poi, in qualità di ente qualificato ha partecipato al cosidetto Atelier de
Formulation du Projet «GEF (Global Environmet Facility) Macaya», organizzato dal
Ministero dell’Ambiente Haitiano al fine di preservare in maniera decentralizzata e
compartecipata le risorse del Parco Pic Macaya.
In Tabella L riportiamo una sintesi del coinvolgimento delle istituzioni e delle organizzazioni della società civile (OSC) operato dal progetto.
Tabella L – I numeri del coinvolgimento delle istituzioni e delle organizzazioni della società civile (OSC)
Indicatore
itascabili
9
70
Quantità
Municipalità
5
Località
20
Dipartimenti Ministeriali
3
Amministratori locali coinvolti
142
Leader comunità formati
30
Università
2
Istituti Tecnici Superiori
2
Borse di studio
16
Studenti universitari formati
40
Scuole
111
Insegnanti
300
Studenti
6.000
Studenti partecipanti concorso letterario sull’ambiente
60
Trasmissione televisive
21
Trasmissioni radio
11
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
5.3 Impatto sociale
Una caratteristica dei progetti in ambito rurale è che essi esigono tempi lunghi di
realizzazione, ma anche di valutazione delle loro ricadute ex-post. Questo è ancor più
evidente se si guarda da vicino la gamma di progetti di riforestazione che si sono avvicendati in Haiti negli ultimi decenni. Al contrario, dove prevalgono attività agricole
ovvero la messa a coltura di piante erbacee, la ricaduta in termini economici è quasi
immediata e si realizza entro periodi di tempo che sono perlopiù frazioni d’anno. Qui,
infatti, la ricaduta economica dà una misura quantitativa dell’impatto che un determinato progetto ha avuto sulle comunità beneficiarie. La variazione dei redditi familiari
oppure l’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati locali, danno un’indicazione sul miglioramento dello stato di vita della popolazione. Quando si tratta invece di
riforestazione, l’orizzonte temporale assai lungo modifica la prospettiva secondo la quale
valutare la bontà del progetto. Cambia anche l’attitudine della popolazione che partecipa
al progetto stesso. In Haiti, la storia dei progetti di cooperazione e soprattutto quelli di
tipo ambientale, ha mostrato come l’investimento di lungo periodo, legato alla riforestazione, possa comportare un salto culturale da parte della popolazione e come non possa
essere disgiunto dal soddisfacimento dei bisogni primari dell’alimentazione, che peraltro
solo l’agricoltura può soddisfare appieno. Trattare una pianta forestale come una pianta
agraria poli-annuale ha portato nel passato al taglio prematuro delle provvigioni da parte
della stessa popolazione implicata nei progetti di riforestazione.
La riforestazione non può essere vista come un semplice piano di amenagement du
territoire, secondo un approccio ingegneristico pianificatorio top-down, in uso sino a
non molti decenni fa. Un approccio sociologico o meglio umanistico (foresterie sociale)
alle opere di riforestazione rappresenta invece una via che AVSI ha seguito, mettendo
al centro le persone.
9
itascabili
La creazione di gruppi di lavoro all’interno dei vivai, presso le diverse località, è stato
anzitutto motivo di coinvolgimento delle associazioni contadine in un’attività che di
per sé non dà guadagni immediati. Lo sforzo di dare responsabilità ad un certo numero
di associazioni su attività di non immediata redditività e remunerazione possiamo
ritenerlo, di per sé, un risultato positivo. Un risultato che ha una valenza affatto pedagogica. Così, mettere l’educazione come tema importante all’interno d’un progetto
tecnico-ambientale ha avuto come risvolto l’implicazione non solo dei diretti interessati al progetto, le associazioni contadine, ma anche d’una parte della società civile
locale. Scuole primarie e secondarie, università, insegnanti, autorità locali cittadine,
mezzi di comunicazione, sono state coinvolte in un processo che dovrà ancora avere
molto tempo per potersi sviluppare. Ciò è altamente realistico se si guarda e se ci si
confronta, ad esempio, con la recente storia agraria in Europa, in Italia, in Toscana
in particolare, dove l’esigenza d’una gestione forestale più attenta alla salvaguardia
dell’ambiente – a fronte di problemi d’instabilità idrogeologica dei territori montani,
nulla peraltro di diverso dalle condizioni geomorfologiche di Haiti – e che nello stesso
71
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
tempo fosse in grado di produrre reddito utile alla popolazione, fu accompagnata
dalla promozione d’una “cultura forestale”, portata avanti da accademie scientifiche,
scuole agrarie, cattedre ambulanti, seminari di studio e tutta una serie di pubblicistica
tecnico-scientifica, agronomica, messa a servizio del mondo rurale. Scuola che tra
l’altro dette origine alla moderna selvicoltura nell’Europa del primo ottocento, dove
il disboscamento razionale, l’uso razionale della risorsa bosco non si scontrava con
l’esigenza di salvaguardia del territorio, di mantenimento delle condizioni climatiche
locali o regionali e di soddisfacimento reddituale. Dunque, l’impatto sociale si misura
in questo caso con la capacità che esso ha di creare cultura, d’una cultura specifica
utile alle esigenze primarie dell’Uomo.
Come la riforestazione, i processi culturali abbisognano altrettanto di tempi lunghi, di
conoscenza e di maturazione. La creazione di vivai, la loro organizzazione all’interno
delle associazioni di villaggio, l’organizzazione delle stesse persone all’interno delle
associazioni ha rappresentato uno sforzo di crescita umana, un imparare a gestire un
bene in comune, dove invece l’individualismo spiccato caratterizza la società rurale
haitiana. Non tutte le associazioni sono riuscite in questo, ma ben 20 di queste sono
state implicate, con un bacino d’utenza di 2.700 persone. L ’uso di concimi organici, di
semente selezionata, di tecniche di riciclaggio e coltivazione forestale sono stati gli assi
portanti della formazione/lavoro del progetto.
Questo tipo di progetti, dove l’elemento naturale, l’albero, accompagna la crescita
civile della persona, sia nella consapevolezza delle problematiche che stanno dietro
ad un’azione di riforestazione, sia nella capacità di dedicarsi ad un’attività di lungo
periodo senza beneficio immediato, esige una continuità nel tempo, una crescita lenta.
Pertanto auspichiamo che la bontà dei risultati ottenuti sia di stimolo alla continuazione di un lavoro già incominciato.
itascabili
9
72
Infine, si segnala che per le Organizzazioni che hanno costantemente seguito l’evolversi del progetto è stata riscontrata una importante crescita in termini di conoscenze
tecniche apprese e capacità di gestione ed amministrazione dei cicli di produzione. Le
sessioni di formazione, impartite ai leaders delle Organizzazioni durante i tre anni di
progetto, hanno portato alla redazione di un manuale guida per la produzione delle
piantine di alberi da frutto che resta un documento di consultazione importante, a
disposizione di Organizzazioni, scuole ed università che ne facciano richiesta e un
asset per la sostenibilità dell’intervento.
Cosa ho imparato
Co
Interviste fotografiche
con alcuni partecipanti
del progetto
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Nelson Jean Launel
Età 34 Anni
Località Pean
Contadino dell’associazione OPLAV
Cosa hai imparato?
Ho imparato come produrre delle piantine e come curarle durante la crescita, come
potarle e come associarle ad altre piante per far rendere di più il mio terreno.
A cosa ti è servito?
Sono diventato un tecnico specializzato nella produzione di piantine in semenzaio.
itascabili
9
74
È stato facile o difficile lavorare con gli altri?
Non è stato facile, soprattutto perché a volte ci si trova a lavorare con persone che lo
fanno con uno spirito diverso dal tuo, ma con la giusta dose di pazienza e perseveranza
sono riuscito ad aver un buon profitto da quest’esperienza.
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Ho imparato che è importante, prima di tutto per noi, essere sensibili ai problemi del
nostro ambiente di vita perché sta a noi conservarlo per approfittare della sua ricchezza.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Petit Homme Alfred
Età 51 Anni
Località Lamonge
Contadino dell’associazione OSOGWOD
Cosa hai imparato?
Ho imparato come produrre e piantare gli alberi e come preparare il concime per nutrirli.
A cosa ti è servito?
È stato facile o difficile lavorare con gli altri?
Per me è stato facile perché i frequenti incontri organizzati hanno facilitato le relazioni
tra le persone
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Ho imparato che far parte di un’organizzazione è importante e comporta delle
responsabilità, per fare insieme qualcosa che aiuta tutti a vivere meglio.
9
itascabili
Ora posso produrre le piantine per il mio giardino e posso anche insegnare ad altri
come farlo. La mia casa non aveva ripari dal sole mentre oggi, grazie alle piante che
ho piantato, è protetta.
75
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Louissaint Varnel
itascabili
9
76
Età 33 Anni
Località Pean
Insegnante della scuola Paul Lucien Prucien
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Oltre alle conoscenze di carattere tecnico ho capito l’importanza che rivestono
gli alberi nella conservazione del nostro ambiente e di come, anche attraverso la
scuola, possiamo facilitare la sensibilizzazione e l’educazione dei giovani su
questi temi molto importanti.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Luscama Vanette
Insegnante della scuola Perpetuel Secour
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Ho imparato come è possibile utilizzare nel modo migliore dei prodotti che in
genere non sono valorizzati, come: il fogliame, gli escrementi animali e la terra per
produrre del concime per le piante. Intorno a noi abbiamo molte piu risorse di quelle
che siamo abituati a considerare.
9
itascabili
Età 50 Anni
Località Pean
77
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Petit Homme Renald
Età 18 Anni
Località Ferme Le Blanc
itascabili
9
78
Alunno del Liceo Francois Dominique
Cosa hai imparato?
Ho imparato a piantare degli alberi e a come seguirli durante la crescita.
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Ho capito che non si può pensare di abbattere un albero senza piantarne un altro
perché in questo modo agiamo contro i nostri interessi.
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
Maxime St Jean
Età 18 Anni
Località Pean
Cosa hai imparato?
Ho imparato come preparare dei sacchetti in plastica per la produzione delle piantine,
come annaffiarle e come favorire la loro crescita.
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
Ho capito che esiste un legame tra la disponibilità di acqua e la presenza degli alberi e
che i nostri comportamenti sono alla base della vita in un ambiente migliore.
9
itascabili
Alunno della scuola Isma Fanel
79
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Edna Lamercie Forestal
Età 27 Anni
Località Les Cayes
Tecnico agronomo del progetto
Quale lezione hai appreso da questa esperienza?
itascabili
9
80
Prima di tutto vorrei sottolineare la pertinenza di tale progetto con le attuali
problematiche del mio paese. Il fenomeno di erosione e di impoverimento dei
suoli espongono sempre più la popolazione a condizioni di rischio e di indigenza
e per questo sono stata molto contenta di lavorare in un progetto che ha cercato di
intervenire su tali problematiche.
Personalmente, partecipando alla realizzazione del progetto, ho avuto la possibilità
di conoscere meglio il contesto rurale haitiano. Ho vissuto le difficoltà che fanno
parte della quotidianità dei contadini, ho conosciuto meglio i loro stili di vita ed
ho potuto apprezzare il loro entusiasmo nel partecipare ad attività che avevano
come obiettivo di proteggere l’ambiente per la collettività.
Concludendo, una delle lezioni importanti che ho appreso è che a volte consideriamo di conoscere ciò che ci è vicino ed invece è necessario immergersi in
alcune realtà per poterle comprendere fino in fondo.
Postfazione
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Postfazione
Questa ‘fatica’ di Lorenzo Orioli, frutto della puntigliosa professionalità che lo
contraddistingue, ben rende la dura realtà di un piccolo paese immerso nello splendore dei Caraibi.
In pochissimi altri paesi del mondo definito, spesso fariseisticamente, in ‘via di
sviluppo’, appare in tutta la sua drammaticità la contraddittorietà che troppo spesso
caratterizza la vita di interi popoli. La quasi totalità della popolazione vive in condizioni di grave indigenza, in una società caratterizzata dalla quasi completa assenza di
realtà produttive che non siano il mero autosostentamento o il commercio di strada,
con una conseguente quasi totale dipendenza dagli aiuti esteri.
Nel 1997 anche AVSI sbarca in Haiti, su richiesta della Conferenza haitiana dei
vescovi cattolici, e si aggiunge alle centinaia di ONG presenti, sia locali che straniere. Già dalla prima impostazione del progetto di cui AVSI assume la responsabilità gestionale e scientifica (allestimento di una azienda didattico-sperimentale di
oltre 30 ettari a servizio della costruenda Facoltà di Agraria a Torbeck, nel sud del
paese), si mette in chiaro che i fondi disponibili non saranno assegnati sic et simpliciter alla parte haitiana, bensì verranno gestiti insieme a loro, tramite un comitato
misto italiano-haitiano. Così verranno spesi gli oltre 800.000€ utilizzati per costruire
una struttura didattico-sperimentale in piena regola, a servizio degli studenti della
Facoltà e dei piccoli agricoltori locali, che vengono ben presto coinvolti sia come
mano d’opera ordinaria che nella gestione delle colture, tra cui la produzione di
semente di riso, uno dei fiori all’occhiello dell’azienda. Senza parlare della collaborazione didattica, con stage di insegnamento forniti da docenti italiani, e da scambi
di tesisti tra Italia ed Haiti. E senza parlare della piccola stalla di lattifere, dove l’artigianale caseificio che trasforma il latte in formaggio e yogurt è stato presto affidato
ad una studentessa particolarmente intraprendente.
In queste poche righe è condensata tutta la storia dei primi cinque anni di presenza di
AVSI nel paese che spiegano come mai, dopo la consegna chiavi in mano dell’azienda
didattica alla gestione totalmente haitiana, la collaborazione tra Facoltà ed AVSI sia
continuata, ad esempio fornendo laureati per nuovi progetti nel paese, tra cui quello
di ri-forestazione a cui si riferisce questa ampia trattazione di Orioli.
itascabili
9
82
Nella lettura di questo lavoro, superato l’iniziale disagio causato dall’amore al dettaglio dell’autore (del resto indispensabile se si vogliano evitare giudizi superficiali
sul Paese), non si può che restare colpiti dalla peculiarità con cui AVSI caratterizza i
suoi interventi, fortemente ribadita anche in Haiti: la centralità della persona umana.
Senza un lavoro educativo che punta sulle risorse intrinseche della persona, è vano
il solo pensare che tali interventi possano diventare ‘sostenibili’, cioè durevoli nel
tempo (anche dopo l’inevitabile calo o cessazione degli aiuti finanziari dall’esterno):
e questa è l’unica condizione per il riaccendersi della responsabilità, l’unica vera
risorsa ‘durevole’ che l’uomo ha a disposizione per lo ‘sviluppo’ proprio e di chi
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
haiti
germogli di speranza
gli sta attorno. Che queste non siano espressioni meramente retoriche o spiritualistiche lo si vede dal metodo e dagli iniziali risultati ottenuti, ad iniziare dal concetto
di ‘forestazione sociali’, che significa il superamento di una concezione meramente
utilitaristica (l’albero visto come res nullius, ‘cosa’ che si può utilizzare prescindendo
dagli effetti a breve e lunga scadenza che questo può avere per l’ambiente e quindi
per tutta la popolazione), favore di una concezione dove l’albero è una ricchezza per
tutti, di cui occorre essere responsabili.
Da qui il coinvolgimento non solo delle associazioni di agricoltori per la produzione
delle piantine (i vivai), ma di tutte le componenti sociali, a partire ovviamente dalle
scuole, il ‘terreno’ più fertile di ogni società, in particolare quelle fortemente deteriorate dei PVS.
Alberi e bambini, germogli e creature umane: un nulla che si può facilmente distruggere (come spesso purtroppo accade nei PVS), ma anche la più potente ‘risorsa’ in
grado di ricostruire ambienti a misura della dignità umana.
Certo, Haiti è là con tutti i suoi problemi, non ci si può cullare nell’illusione che
sia sufficiente puntare sulla piantagione di alberi per instillare nel paese il senso
della responsabilità: ma AVSI ci prova, a partire dall’educazione (la scuola e l’università) e dal lavoro.
Saranno necessarie generazioni, quindi secoli, ma è solo il tempo che assicura il
successo, i soldi da soli non bastano. Decenni di massicci finanziamenti internazionali
in Haiti sono lì a dimostrarlo.
Daniele Bassi
Docente di Colture Arboree
Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano
itascabili
9
83
haiti
creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
AVSI, lo sviluppo ha un volto.
Dal 1972 in cammino per la dignità della persona
La Fondazione AVSI – organizzazione non governativa, ONLUS, nata nel 1972 – è
presente in Africa, America Latina e Caraibi, Est Europa, Medio Oriente e Asia e opera
con un centinaio di progetti annuali nei settori della sanità, igiene, cura dell’infanzia
in condizioni di disagio, educazione, formazione professionale, recupero delle aree
marginali urbane, agricoltura, ambiente, microimprenditorialità, sicurezza alimentare,
ICT ed emergenza umanitaria.
La sua missione: promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all’educazione, nel solco dell’insegnamento della Dottrina Sociale Cattolica.
La Fondazione AVSI è riconosciuta dal 1973 dal Ministero degli Affari Esteri
Italiano come Organizzazione non governativa di cooperazione internazionale; è registrata dal 1991 come Organizzazione Internazionale presso l’Agenzia per lo Sviluppo
Internazionale degli Stati Uniti (USAID); è accreditata dal 1996 presso il Consiglio
Economico e Sociale delle Nazioni Unite di New York (ECOSOC); è accreditata con
Status consultivo presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo dell’Industria di Vienna (UNIDO); è accreditata con Status consultivo presso il Fondo delle
Nazioni Unite per l’Infanzia di New York (UNICEF); è inserita nella Special List delle
organizzazioni non governative dell’Organizzazione Internazionale delle Nazioni
Unite per il Lavoro di Ginevra (ILO); è iscritta nella lista dell’Agenzia delle Entrate
come organizzazione non lucrativa per il 5 per mille (codice fiscale: 81017180407);
è un Ente autorizzato dalla Commissione del governo italiano per le adozioni
internazionali a curare le procedure di adozione internazionale.
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I suoi maggiori finanziatori sono Unione Europea, Agenzie delle Nazioni Unite,
Ministero degli Affari Esteri Italiano e istituzioni governative italiane, enti locali, aziende
private e singoli cittadini. Il 50% circa dei fondi di AVSI (budget 2008: proviene da
donatori privati; in questa quota sono compresi gli oltre 34mila sostegni a distanza a
favore di bambini e ragazzi nel mondo.
La base associativa della Fondazione AVSI è costituita da 26 organizzazioni
non governative senza fine di lucro; 17 di queste si trovano nel sud del mondo e
nei Paesi in transizione.
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creazione di vivai per la produzione di piante necessarie alla riforestazione
germogli di speranza
Per una maggiore responsabilità la Fondazione AVSI è si è dotata di un Sistema
della Gestione della Qualità secondo le norme ISO 9001:2000, relativamente alla fase
progettuale.
Ogni anno il bilancio della Fondazione AVSI è certificato da una delle maggiori
società di revisione e per una maggiore trasparenza è pubblicato e consultabile dal sito
(www.avsi.org) e pubblicato annualmente su una testata giornalistica nazionale.
La Fondazione AVSI è associata alla Compagnia delle Opere – Opere Sociali
che, con le sue oltre mille realtà non profit in tutta Italia, offre ad AVSI una grande
possibilità di attingere know how per i progetti e i partner nei paesi in cui opera.
Dal 2006 la Fondazione per la Sussidiarietà è partner culturale e scientifico di AVSI
per la valorizzazione delle risorse, l’approfondimento di tematiche antropologiche e la
comprensione dei fenomeni socio-economici secondo una visione basata sulla centralità della persona e il valore del bene comune.
ISTITUTO ITALO LATINO AMERICANO – www.iila.org
L ’IILA è Osservatore Permanente presso l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite e per lo svolgimento delle sue attività l’IILA collabora con organismi intergovernativi, istituzioni ed enti specializzati che si occupano dell’America Latina:
Commissione Europea, Unesco, Banca Interamericana di Sviluppo, Organizzazione
degli Stati Americani, Associazione Latino-Americana di Integrazione, Unione Latina,
Sistema Economico Latinoamericano, Segreteria Generale Iberoamericana, sistema di
integrazione economica centro americana, etc.
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L ’Istituto Italo-Latino Americano (IILA) è un Organismo internazionale con
sede in Roma. Ne fanno parte l’Italia e le venti Repubbliche dell’America Latina
(Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador,
Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica
Dominicana, Uruguay e Repubblica Bolivariana del Venezuela) ai sensi della
Convenzione Internazionale firmata il 1° giugno 1966 ed entrata in vigore in seguito
alla ratifica degli Stati membri l’11 dicembre 1966.
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Gli scopi dell’IILA, come precisato nella art.1 della Convenzione, sono i seguenti:
› sviluppare e coordinare la ricerca e la documentazione sui problemi, le realizza›
›
zioni e le prospettive dei Paesi membri nel campo culturale, scientifico, economico,
tecnico e sociale;
diffondere nei Paesi membri i risultati di detta ricerca e la documentazione relative;
individuare anche alla luce di tali risultati, le possibilità concrete di scambio, assistenza reciproca e azione comune o concertata nei settori sopra menzionati.
In conformità della finalità istituzionali, IILA opera al servizio della collaborazione fra l’Italia e l’America Latina mediante molteplici attività e iniziative:
› approfondimento dei temi di maggior interesse ed attualità nel contesto delle relazioni dell’America Latina con l’Italia e con l’Unione Europea;
› progetti, sostenuti dal Ministero degli Affari Esteri, nel settore della cooperazione
allo sviluppo che interessano i Paesi membri; – promozione e intensificazione della
collaborazione economica, sociale, scientifica, tecnologica e culturale fra l’Italia e
l’America Latina;
› manifestazioni per promuovere la conoscenza dell’America Latina in Italia;
› promozione di Incontri Internazionali sia tematici che multidiciplinari, quali le
Conferenze Nazionali biennali Italia-America Latina;
› informazione sull’America Latina grazie alle pubblicazioni ed attività del Centro
Studi e Documentazione ed al rilevante patrimonio librario della Biblioteca.
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germogli di speranza
Della stessa collana
itascabili 1
Il bambino in situazioni di conflitto.
Inglese/Italiano/Francese
itascabili 2
Educare il bambino, in famiglia, in comunità, nel mondo.
Inglese/Italiano
itascabili 3
The Challenge of HIV/AIDS: Twenty Years of Struggle.
Knowledge and Commitment for Action.
Inglese
itascabili 4
Educazione e lavoro nello sviluppo rurale. Esperienze da sei Paesi.
Inglese/Italiano/Spagnolo
itascabili 5
Un’amicizia dell’altro mondo. Dieci anni di sostegno a distanza.
Italiano
itascabili 6
Africa – Conflitti dimenticati e costruttori di pace.
Italiano
itascabili 7
Argentina – Valorizzazione della filiera della carne argentina.
itascabili 8
Capitale umano – Risorsa per lo sviluppo
Inglese/Italiano/Spagnolo
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Italiano/Spagnolo
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per la didattica
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AVSI – Italia
20158 Milano – Via Legnone, 4
tel. +39 02 6749881 – [email protected]
47521 Cesena (FC) – V.le Carducci, 85
tel. +39 0547 360811 – [email protected]
Creazione di vivai per la produzione di piante
necessarie alla riforestazione
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AVSI USA
Headquarters: Maiden Lane, 15th floor – New York, NY 10038
DC Office: 529 14th Street NW – Suite 994 – Washington, DC 20045
Ph/Fax: +1.202.429.9009 – [email protected] – www.avsi-usa.org
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