Aggiornamento EPAs - settembre 2008
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Aggiornamento EPAs - settembre 2008
Aggiornamento Accordi di Partnership Economica (EPA) settembre 2008 Premessa Gli accordi di Lomé, sottoscritti a più riprese fra La Comunità Europea e le ex colonie in Africa, Caraibi e Pacifico (blocco denominato con la sigla ACP), contenevano specifiche disposizioni che garantivano a questi paesi condizioni di esportazione in Europa più favorevoli rispetto a quelle accordate dalla Comunità Europea a tutti i paesi in via di sviluppo, attraverso il sistema generalizzato di preferenze (General System of Preferences GSP). L’Accordo di Cotonou, firmato nel 2000, stabilì una proroga di queste facilitazioni sino alla definizione di un nuovo accordo commerciale, un “accordo di partnership economica da negoziare nel corso di un periodo preparatorio da concludersi al più tardi entro il 31 dicembre 2007” (art. 37). Come documentato in precedenti aggiornamenti, al termine del 2007, 15 paesi dei Caraibi accettarono una bozza di accordo, 18 stati africani e 2 isole del Pacifico accettarono di concordare accordi limitati al commercio dei beni: interim EPA (IEPA), 42 paesi ACP rifiutarono qualsiasi accordo. Lavori in corso L’anno corrente presentava perciò una situazione ben diversa dai desiderata europei, la direzione al commercio europea si è impegnata innanzitutto per giungere alla ratifica degli accordi concordati e per coinvolgere nei negoziati i 42 paesi rimasti esclusi. L’Europa continua a sostenere gli EPA come una opzione a favore dei paesi ACP, anche se non ha un gran che da offrire loro per favorire le loro esportazioni poiché gli EPA confermano le attuali facilitazioni in cambio di un trattamento simmetrico a favore delle esportazioni europee. Quasi tutti gli studi sul tema concordano sul fatto che si avrà uno spostamento dei flussi commerciali nel senso che i paesi ACP aumenteranno le importazioni dall’Europa a scapito di altri fornitori esteri. Ecco come stanno proseguendo i negoziati. • Caraibi La cosa più semplice sembrava essere quella di ratificare l’unico accordo regionale completo concordato, quello con i quindici paesi dei Caraibi. A inizio anno la data prevista era quella del 15 aprile, poi slittata a giugno, quindi a luglio, ma non rispettata per il sovrapporsi dei negoziati presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio. In realtà, nonostante le isole caraibiche siano apparse come le più convinte, dopo l’accordo formale di fine 2007, diversi paesi hanno iniziato a manifestare riserve su alcuni punti, procrastinando l’ok alla firma; ora sembra che la cerimonia avrà luogo entro la fine del mese di ottobre, così rivela un comunicato stampa1 CARIFORUM dell’11 settembre scorso: 1 http://www.caricom.org/jsp/pressreleases/pres283_08.jsp “La data effettiva sarà stabilita dopo nuovi colloqui con l'UE, ma è stato programmato che sia stabilita in modo da permettere l'applicazione provvisoria entro il 31 ottobre 2008. Tredici dei 15 Stati membri hanno segnalato la loro disponibilità a firmare l'accordo […] Haiti, presente col proprio ambasciatore, ha indicato le proprie riserve, riserve che dovranno essere risolte a livello presidenziale prima della firma del documento, mentre la Guyana ha dichiarato di non essere in grado di firmare l'EPA.” Pertanto due paesi sembrano intenzionati a tirarsi indietro; il presidente della Guyana, Bharrat Jagedo è divenuto uno dei più convinti oppositori, dichiarando pubblicamente che il suo paese potrebbe ratificare gli accordi solo se l’Unione Europea minacciasse di cancellare le facilitazioni commerciali per applicare i dazi previsti dal GSP, cosa che si tradurrebbe in significativi aumenti tariffari per le esportazioni della Guayana. "L'unica ragione per cui potrei firmare questo accordo sarebbe l’imposizione da parte dell'Europa del sistema GSP al mio paese, perché non avrei alternative, le mie esportazioni sono vulnerabili. Senza questo ricatto non sottoscriverò mai questo accordo" ha riferito Jagedo all’incontro Caricorum svoltosi alle Barbados, l’11 settembre scorso. Ad onor del vero va detto che il ritardo in questa ratifica è dovuto anche a problemi “tecnici” da parte Ue, non ancora pronta con la traduzione ufficiale del testo dell’accordo2 (un migliaio di pagine contando i vari allegati), in tutte le “sue” 27 lingue. Questo accordo, diversamente da tutti gli altri, andrà approvato anche dai singoli paesi membri dell’Ue poiché incorpora servizi e diritti di proprietà intellettuale. • Africa centrale Solo il Camerun aveva avviato un IEPA nel dicembre scorso. I negoziati sono ripresi a livello regionale e nel mese di luglio è stata presentata la prima offerta di liberalizzazione relativa al settore delle merci. L’offerta propone la cancellazione dei dazi sul 71% delle esportazioni europee, nel giro di 20 anni con un periodo preparatorio di cinque. L’Ue ha rilanciato chiedendo un taglio sull’80% delle merci in 15 anni e sollecitando un’offerta sui servizi, offerta che il blocco centroafricano sta preparando (mancano i contributi di un paio di paesi).Il prossimo round di negoziati è schedulato per l’inizio di ottobre. • Africa occidentale Anche per questo blocco sono ripartiti negoziati regionali, dopo che a fine 2007 solo Costa d’Avorio e Ghana avevano accettato gli IEPA. Va ricordato che si tratta del blocco di maggior importanza nelle relazioni commerciali con l’UE, pari al 40% dell’importexport fra UE e ACP. Attualmente il lavoro è concentrato sulla definizione di una lista comune di prodotti sensibili, da proteggere, in vista della presentazione di una offerta di accesso al mercato. • ESA (Eastern and Southern Africa) Nel gruppo ESA, i cinque paesi dell’East African Community (EAC) avevano concordato un IEPA, altri cinque avevano accettato un accordo ad interim, identico nel testo ma diverso negli impegni di liberalizzazione. I rimanenti sei paesi erano rimasti fuori. Nel marzo di quest’anno tutti e sedici i paesi hanno formulato l’intenzione di tornare a negoziare un unico accordo regionale; ancora non è stata presentata una offerta unica 2 http://ec.europa.eu/trade/issues/bilateral/regions/acp/pr220208_en.htm relativamente alle merci ma proseguono gli incontri, allargati ai servizi, alle regole di origine e al capitolo sviluppo e cooperazione. • SADC Southern African Development Community (SADC) Nel summit ministeriale che la SADC ha organizzato il 17 agosto, è stata lanciata l’iniziativa per creare un’are di libero scambio, primo passo verso una maggiore integrazione dei paesi aderenti. In ambito EPA col termine SADC si indica solo una parte dei paesi aderenti, di questi cinque hanno concordato un IEPA lo scorso dicembre, mentre Sud Africa ed Angola sono rimasti fuori. Come in tutti gli altri gruppi, sono ripresi i tentativi di definire un testo comune per integrare tutti i 7 paesi. • Pacifico Questo gruppo regionale ha proposto all’Europa di negoziare un EPA limitato al commercio dei beni, alla pesca e allo sviluppo, sospendendo i negoziati sui servizi rimandandoli a tempi migliori. Questa proposta è stata discussa a luglio in un incontro collegiale di ministri del commercio svoltosi a Rarotonga, capitale delle Isole Cook (22 luglio). Mandelson per ora continua a sostenere la necessità di non lasciare per strada né i servizi né gli investimenti ma al di là delle dichiarazioni. L’ultimo incontro rilevante si è svolto a Bruxelles il 16 settembre, a livello ministeriale. Il comunicato finale conferma l’impegno a concludere entro la fine del 2008 un EPA completo. Roberto Meregalli ([email protected]) Beati i costruttori di pace – Tradewatch