Sri Lanka - maremoto nel Sud-est Asiatico del 26 dicembre 2004

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Sri Lanka - maremoto nel Sud-est Asiatico del 26 dicembre 2004
Sri Lanka - maremoto nel Sud-est Asiatico del 26
dicembre 2004
articolo di Luigi Bossi
Partenza da Malpensa con un volo della Emirates alle 13 del 3 febbraio. I mezzi sono già partiti
dall'aeroporto militare di Brindisi il 1° febbraio, imbarcati su un aereo messo a disposizione dal
Ministero degli Esteri, insieme agli aiuti umanitari. Siamo in dieci, cinque di noi e cinque della
Protezione Civile comunale; destinazione Muttur, nel nord-est dello Sri Lanka. In questa zona,
abitata dalla popolazione Tamil, convivono più religioni; la maggior parte sono musulmani, poi
ci sono buddisti, induisti e pochissimi cristiani. E' zona di guerriglia, ma pare che il disastro
appena accaduto abbia convinto le parti a stabilire una tregua.
Dalle informazioni raccolte con internet durante i preparativi sappiamo che la zona è paludosa,
endemiche una serie di malattie da noi scomparse o neanche mai viste, come malaria e febbre
gialla. La scorsa settimana ci siamo sottoposti a ben nove vaccini, abbiamo una buona scorta
di repellente per le zanzare e le zanzariere da mettere sopra le brande.
Alle tre di notte arriviamo a Dubai, dove facciamo scalo e alle 5 del mattino riusciamo a
imbarcarci tutti insieme sull'aereo che atterra verso le 9 a Colombo.
I nostri mezzi sono ancora in dogana. Mentre qualcuno di noi si fa carico di svolgere le pratiche
burocratiche, qualcun altro approfitta di queste ultime ore di libertà per riposare e cenare in un
albergo prenotatoci da InterSos.
Moltissimi gli edifici religiosi, di tutti i tipi. I templi (l’abbiamo imparato dalla tv in quei giorni)
sono strutture solide, tant’è che molte persone hanno trovato in essi un tetto.
La burocrazia è complessa, i nostri mezzi non potranno essere sdoganati in giornata; vengono
quindi a prenderci al mattino presto gli amici di InterSos, che ci portano a destinazione
attraversando praticamente tutto il Paese. Alle due del pomeriggio raggiungiamo la nostra
meta.
Sulla costa il panorama è molto diverso da quello che abbiamo visto a Colombo. Sembra che
un gigante incattivito si sia sfogato pestando con i suoi enormi piedi tutto quello che trovava
sul suo cammino.
Il programma dell’intervento, concordato con InterSos che è l’Ong referente per l’Italia per gli
aiuti umanitari alla popolazione, è:
- Allestimento di un campo in grado di accogliere coloro che sono rimasti senza tetto.
- Ripristino dell’energia elettrica— Interventi per la distribuzione e la potabilizzazione
dell’acqua.
Interventi vari presso scuole e istituzioni.
Cominciamo ad analizzare la situazione. La cittadina di Muttur si estende su un’area molto
vasta e paludosa difficilmente raggiungibile, come abbiamo appena constatato di persona;
questo spiega la difficoltà e la scarsità degli aiuti che sono arrivati sul luogo. Il disastro causato
dallo Tsunami ha compromesso tutte le attività relative all’agricoltura e alla pesca, fonti
primarie di sopravvivenza per i locali; ha inoltre distrutto quasi tutte le povere abitazioni dei
pescatori, le imbarcazioni e le relative attrezzature.
Muttur non dispone di una rete idrica e fognaria, l’approvvigionamento dell’acqua per uso
potabile, prima dello Tsunami, era garantita da un sistema di pozzi realizzati nelle vicinanze
delle abitazioni, delle scuole e delle comunità.
Ora la totalità di questi pozzi fino a un km dalla costa è piena di acqua salata, marrone di terra
e assolutamente inutilizzabile.
Primo lavoro da fare non appena i nostri mezzi coi loro carichi possono raggiungerci: montare
le tende portate da Milano. Sono tende del tipo “ministeriale”, 20 mq l’una, doppio telo,
termicamente isolate, pavimentate. Alla fine del lavoro circa 1300 persone potranno dormire
con un riparo sulla testa.
Il campo sorge su un area di 15.000 m2 che è già stata in parte bonificata e spianata per
consentire il posizionamento delle tende e delle infrastrutture; in quest’area erano sorti
spontaneamente degli insediamenti con alcune tende canadesi fornite nell’immediato dalla
Cooperazione Internazionale.
Il nostro lavoro inizia con la fornitura al campo di energia elettrica che consente di mettere in
funzione gli impianti di potabilizzazione e distribuzione dell’acqua.
Provvediamo anche all’illuminazione del campo col posizionamento di 4 torri faro e numerosi
proiettori.
I pozzi presenti nell’area del campo vengono attrezzati con elettropompe e con filtri al carbone
per la bonifica e la potabilizzazione. Per rendere il tutto funzionale: un impianto idrico con
diverse linee per la fornitura di acqua potabile con molti punti di distribuzione.
La richiesta d’acqua potabile è però molto grande e supera i confini del campo, pertanto
provvediamo a installare nelle zone dove sono presenti insediamenti diverse cisterne da 5.000
litri
Di queste decine di interventi, i più importanti presso scuole e comunità religiose.
In particolare, alcune scuole vengono dotate di energia elettrica per consentire anche il
funzionamento di elettropompe appositamente installate per il prelievo dell’acqua potabile;
vengono anche ripristinati, ed in parte realizzati, i servizi igienici.
La scuola Jaya di Muttur è stata scelta per un intervento particolare, infatti è stata gemellata
con la Scuola Elementare di Via Salerno 3 del Comune di Milano. Gli alunni della scuola
milanese hanno raccolto un contributo di € 1.416,05, pari a 184.091 Rupie. Il contributo in
denaro viene consegnato con una cerimonia pubblica e servirà per ripristinare la Scuola
esistente e a completare la costruzione di una nuova sede. A noi potrebbe sembrare una cifra
irrilevante, ma in un Paese dove la paga media di un operaio corrisponde a € 0,50 al giorno
non c’è dubbio che è una bella somma con la quale si possono fare un po’ di cose.
Poi viene il momento di partire, tanto sognato ma che porta con sé sempre un pochino di
tristezza. Per raggiungere la strada bisogna farsi traghettare su uno dei tanti fiumi che
circondano il villaggio.
Però le facce dei bambini che si accalcano intorno al furgone per salutare sono sufficienti per
cancellare subito il ricordo dei disagi affrontati per far fronte a questa missione che, sotto tutti
gli aspetti ma soprattutto quello umano, è la più dura esperienza che abbiamo fino ad ora
avuto modo di fare.
Tra un paio di settimane arriverà un altro gruppo, composto da quattro nostri specialisti in
linee di distribuzione elettrica. Il loro compito è la costruzione di una linea aerea 30 kV, lunga
9.000 m, completa di due cabine di trasformazione a palo, e di una linea in bassa tensione.