Argomento 11 - Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della
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Argomento 11 - Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della
Ce.R.D. - Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione DPSS - Università degli Studi di Padova http://decision.psy.unipd.it/ Altruismo e donazioni in beneficenza Corso di Psicologia del Rischio e della Decisione Facoltà di Scienze Politiche - CLM Sociologia Università di Padova Anno accademico 2010/2011 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Tre modelli di compassione «One death is a tragedy, one million is a statistic» (Joseph Stalin) (Un morto è una tragedia, un milione è una statistica) 2 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Tre modelli di compassione «If I look at the mass, I will never act, but if I look at one I will» (Madre Teresa) (Se guardassi a tutti coloro che soffrono non agirei mai, ma se guardo ad una singola persona allora intervengo) 3 Ce.R.D. Value of Life Saving Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione lives? If we believe that every human life is of equal value (a view likely endorsed by System 2 Tre modelli di compassione thinking), the value of saving N lives is N times the value of saving one life, as represented by the linear function in Figure 1. 0 1 2 4 6 N Number of Lives Saved Figure 1. A normative model for valuing the saving of human lives. Fonte: Slovic, 2007 System 1 thinking, however, is likely to lead to very different values for life saving. Affect, which 4 (Dillard , 1999, p. We quickly r when she asserts does, that we are behind the numbe our brain is not u ity is echoed by Albert Szent Gyo the possible cons deeply moved if would risk my lif ally about the p cities, with a hun multiply one ma lion.” There is consid responses and the ing human lives m chophysical fun diminished sensit tual and cognitive heaviness, and m nitudes increase. What psycholo insensitivity? In t Gustav Fechner d physical principle Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione !"#$%&#"%'()* Tre modelli di compassione hey found that peoin a physical stimumagnitude of the 34; Fechner, 1860). er’s law” states that ulus to become just e must be added. relative matter. To ll amount must be ge stimulus, a large er proposed a loganear growth of senstudies by S. S. ated that the growth best fit by a power ude ɮ, Fonte: Slovic, 2007 lly less than one for such as loudness, Value of Life Saving P Slovic / Psychic Numbing and Genocide 0 1 2 N Number of Lives at Risk Figure 2. A psychophysical model describing how the saving of human lives may actually be valued. function implies that the subjective value of saving a specified number of lives is greater for a smaller 5 one. tragedy than for a larger Ce.R.D. Value of Life Saving Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Rather, it leads to lack of attention and to inaction, Tre modelli consistent with what is di seencompassione repeatedly in the world’s responses to mass murder and genocide. 0 1 2 N Number of Lives at Risk Figure 9. A model depicting psychic numbing - the collapse of compassion – when valuing the saving of lives. Fonte: Slovic, 2007 The Mournful Math of Darfur: The Dead Don’t 6 Add Up Facing Gen Clearly th lenges to tho genocide, an tried to desc psychologic culties in wr forming the that are ne these other o Are we de as genocide overcome th There are no infuse Syste such as that Asian tsunam media to do thousands of idly, as thou a columnist Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Solo dall’ultimo decennio gli studi relativi al comportamento morale hanno superato l’idea kantiana della razionalità e del ragionamento consapevole come basi della moralità: Ci sono due processi coinvolti nel comportamento morale: Ragionamento morale. Intuizione morale. Il primo processo è stato enfatizzato eccessivamente in passato (Haidt, 2001). 7 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Hume (1960) aveva teorizzato che una persona in pieno possesso delle sue abilità di ragionamento ma priva di sentimenti morali avrebbe avuto problemi a scegliere gli obiettivi da perseguire e si sarebbe comportata come uno psicopatico. Altri filosofi non furono convinti da questo basato sulle emozioni. La teoria dell’Etica Razionale di Kant (1959) fu creata proprio per confutare la posizione di Hume ed ebbe molto più impatto sulla filosofia moderna e sulla psicologia. 8 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Anche in psicologia si sono contrapposte posizioni diverse, ma ha prevalso la posizione razionalista. Freud (1976) sosteneva che i giudizi ed i comportamenti fossero influenzati da motivazioni ed emozioni provate a livello inconscio e poi razionalizzate come ragioni publicamente accettabili. Altri soprattutto in psicologia dello sviluppo (Piaget, 1965; Kohlberg, 1971) hanno invece sposato l’approccio razionalista. Molti psicologi che si occupano di comportamento morale si sono formati sulle teorie di Kohlberg. 9 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Il ragionamento morale è solitamente motivato al raggiungimento di un obiettivo: In molti casi costruisce delle giustificazioni a posteriori che noi interpretiamo come ragionamento oggettivo. Il comportamento morale correla maggiormente con l’emozione di tipo morale (es., l’empatia) piuttosto che con il ragionamento morale. 10 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Su queste basi Haidt (2001) ha proposto il «social intuitionist model»: Si tratta di un modello che inverte il ruolo del ragionamento morale: Da causa del comportamento morale. A sua conseguenza. Agiamo in base a delle intuizioni morali guidate dalle emozioni e solo dopo spieghiamo il nostro comportamento attraverso il ragionamento. 11 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Spesso le persone sostengono che un certo comportamento è immorale ma non sanno argomentare questa loro conclusione: Il ragionamento morale viene usato per spiegarsi le proprie intuizioni e soprattutto per cercare di convincere coloro che la pensano diversamente (perché hanno intuizioni/emozioni differenti): Per questo discussioni su temi di tipo morale (es., eutanasia) vedono lo scontro tra diverse fazioni che faticano a spiegarsi. 12 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Tra gli autori che hanno rivalutato il ruolo delle emozioni nel comportamento morale c’è Pizarro (2000). Questo autore si è concentrato sull’emozione di empatia: L’empatia è un’emozione fondamentale anche nel campo delle donazioni. L’empatia è stata associata al comportamento morale perché causa preoccupazione riguardo al benessere altrui, specialmente quando si tratta di persone che soffrono. 13 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Quando proviamo empatia in presenza di qualcuno che si trova in difficoltà, la risposta emotiva è usata automaticamente come un indizio che ci troviamo in presenza di una situazione moralmente rilevante. L’attivazione emotiva ci induce a pensare ai principi e valori morali che potrebbero essere utili nella situazione specifica. Questa analisi è confermata anche dalle teorie del «emozione come informazione» (Schwarz & Clore, 1983; Schwarz, 1990). 14 Ce.R.D. Comportamento morale Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Pizarro (2000) definisce due processi con cui l’empatia influenza valutazioni e comportamenti morali: Connessione dal basso verso l’alto: A volte si può provare empatia per persone al di fuori dei propri valori morali (membri di altre specie o criminali). Queste situazioni possono influenzare il sistema di valori delle persone. Ci sono due possibilità per affrontarle: 1. Modificare i propri atteggiamenti e valori per renderli più coerenti con la reazione emotiva. 2. Regolare la reazione emotiva per renderla coerente con i propri principi morali. 15 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Comportamento morale Connessione dall’altro verso il basso: A volte però le reazioni emotive sono talmente forti e radicate da non poter essere modificate a causa della loro incoerenza con le risposte emotive. In questi casi una persona può intervenire e «sopprimere la propria reazione di tipo empatico» (es., un razzista che prova empatia per membri di un’altra razza). Questo processo di soppressione è alla base dell’accettazione di atti orribili senza che ci sia alcun conflitto interno (psicologico). A volte l’empatia può indurre a non rispettare i principi morali. Perciò le abilità di regolazione del suo impatto sul comportamento sono molto importanti. 16 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Altruismo ed empatia Batson (1991) ha definito l’empatia in questo modo: «Una reazione emotiva orientata verso un’altra persona (o gruppo) coerente con il benessere il suo benessere; se una persona è oppressa o necessita di un aiuto il sentimento di empatia includerà: simpatia, compassione, tenerezza». I risultati sperimentali mostrano che l’empatia può essere indotta chiedendo alle persone: di immedesimarsi in qualcuno che ha bisogno d’aiuto. di immaginare in che modo quella persona è influenzata dalla sua condizione. 17 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Altruismo ed empatia Batson e colleghi (1991) hanno messo a confronto due teorie sul comportamento altruista: Empatia come fonte di gioia e miglioramento dell’umore dovuta al fatto di aiutare il prossimo (Empathy-joy hypothesis). Empatia come atto altruista, non legato a conseguenze dirette per chi aiuta (Empathy-altruism hypothesis). Hanno presentato uno video con l’intervista ad una studentessa universitaria che soffriva di depressione. E’ stata anche manipolata l’intensità (alta/bassa) dell’empatia. 18 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Altruismo ed empatia L’empatia è stata misurata chiedendo alle persone di valutare quanto lo scenario inducesse loro ciascuna di 24 emozioni. Sei di queste erano collegate alla misura di empatia. Le persone dovevano decidere se, a distanza di qualche tempo, volevano vedere una seconda intervista con la stessa studentessa oppure un’intervista con un’altra studentessa. Veniva manipolata la probabilità che la studentessa potesse ridurre sensibilmente il suo grado di depressione: Probabilità del 20% Probabilità del 50% Probabilità del 80% 19 Ce.R.D. Altruismo ed empatia Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Nel grafico è rappresentata la percentuale di persone che hanno deciso di vedere la seconda intervista con la stessa studentessa già vista la prima volta. 100% Alta empatia Bassa empatia 75% 67% 50% 50% 44% 44% 33% 25% 22% 0% 20% 50% 20 80% Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Altruismo ed empatia Cialdini et al. (1987) hanno invece sostenuto la tesi opposta ovverosia che le persone agiscano in modo altruistico per soddisfare il loro bisogno di sentirsi meglio. In uno dei loro studi, i partecipanti ascoltavano dei messaggi radio, uno dei quali parlava di una studentessa universitaria che si era fratturata le gambe in un incidente e aveva bisogno d’aiuto durante il corso di psicologia. I partecipanti dovevano fornire la loro disponibilità ad aiutare. Veniva misurato l’umore dei partecipanti prima e dopo l’esperimento. 21 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Altruismo ed empatia L’esperimento riprendeva la metodologia usata da Toi e Batson (1982). Anche in questo caso veniva manipolata l’intensità dell’empatia. In aggiunta, in una delle condizioni, i partecipanti dovevano assumere una medicina (in realtà un placebo) e veniva loro detto che aveva l’effetto collaterale di influenzare il loro umore. 22 Ce.R.D. Altruismo ed empatia Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione 5 4 4.83 Empatia Umore 4.3 4.3 3.67 3 4.87 4.17 3.33 2.54 2 1 0 Farmaco No farmaco 2 Farmaco Disponibilità a donare 1.5 Alta empatia Bassa empatia 1.3 1 0.5 0.63 0.56 0.75 0 Farmaco No farmaco No farmaco Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Regolazione delle emozioni (doniamo per sentirci meglio?) In uno studio recente Dickert, Sagara e Slovic (2011) hanno suggerito una possibile soluzione al conflitto tra: Altruismo puro (Batson et al., 1991). Altruismo egoista (Ciladini et al., 1987). Questi autori hanno mostrato che la scelta se donare o meno è guidata dalla motivazione di regolare le proprie emozioni (sentirsi meglio). La decisione riguardo a quanto donare (in Euro) è invece guidata dall’intensità dell’empatia provata nei confronti della persona da aiutare. 24 Study 2 was designed to investigate the effects of cognitive load on affective reactions and donations. Analyses of the affect variables again showed support for a distinction between feelings motivated by Ce.R.D. empathy Centro di Ricerca sulvs. mood management. Additionally, restricting processing resources led to a slight increase in Rischio eempathic la Decisionefeelings and donations. Analyses of how empathic vs. mood management feelings were related to donation decisions supported findings from Study 1. Specifically, the initial decision to donate was predicted Regolazione delle emozioni (doniamo per sentirci meglio?) Table 3. Affective predictors of donation Model Individual predictors Exp(b) Wald p x2(2) ¼ 62.6, p < .001 Empathic feelings Mood management 1.109 1.707 1.97 30.2 .160 .000 Table 4. Affect predicting donation amounts Model Individual predictors b t p F(2, 145) ¼ 8.1, p < .001, adjR2 ¼ .09 Empathic feelings Mood management .27 .14 3.4 0.5 .001 .605 Copyright # 2010 John Wiley Ltd. Regressioni nello& Sons, studio Journal of colonna Behavioral Decision Making (2010) di Dickert et al. (2011). Ultima «p» indica DOI: 10.1002/bdm se una variabile è un predittore significativo (quando: p < .05) Tabella 3: Fattori che predicono la decisione di donare. Solo la regolazione dell’umore è significativa. Tabella 4: Fattori che predicono la somma donata. Solo l’empatia è significativa. 25 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata Fin qui abbiamo visto cosa induce a comportarsi in modo prosociale. Un altro aspetto fondamentale è quali fattori influenzano il sentimento di empatia inducendoci a donare di più o di meno. Jenni e Loewenstein (1997) hanno mostrato che le persone sono più disposte ad aiutare persone identificate (di cui cioè vengono forniti alcuni dettagli). In un esperimento, metà dei partecipanti dovevano decidere se aiutare un bambino singolo e l’altra metà doveva decidere se aiutare un gruppo non identificato di bambini. I risultati hanno mostrato un maggiore sostegno per il bambino identificato che per il gruppo. 26 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata Lo scenario parlava di bambini che potevano avere un avvelenamento da piombo e avevano bisogno di essere testati nell’ospedale locale. Jenni e Loewenstein hanno trovato che la differenza non dipende dalla vividezza del singolo rispetto al gruppo (M = .44 vs M = .64; n.s.). Ciò che faceva davvero la differenza era invece il fatto che nel caso della vittima identificabile i partecipanti sapevano quante persone erano a rischio e quante potevano salvarne. Nel caso del gruppo invece è meno chiaro quante persone avranno bisogno di aiuto e soprattutto quante potranno essere salvate. 27 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata Anche Small, Loewenstein e Slovic (2007) hanno studiato l’effetto della vittima identificata, confrontandola con informazioni sulle statistiche relative ai bambini a rischio in Africa. La gente dona di più sapendo che 10.000 bambini sono a rischio o dona di più sapendo che un bambino è in pericolo? Effetto «Save the Children» 28 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata In un primo esperimento, metà dei partecipanti leggeva un passaggio relativo agli studi sulla vittima identificabile, mentre gli altri non leggevano niente. In ciascuno di questi due gruppi, metà delle persone leggeva la storia di un bambino che vive in condizioni di estrema povertà, mentre l’altra metà leggeva la stessa storia ma con informazioni sulle statistiche generali. 29 Ce.R.D. Effetto della vittima identificata Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD; in tutti gli studi sono state utilizzate donazioni reali). 5$ No info ricerche Info ricerche 4.5$ 4$ 3.5$ 3$ 2.83$ 2.5$ 2$ 1.5$ 1$ 1.26$ 1.36$ Vittima statistica Vittima identificata 1.17$ 0.5$ 0$ 30 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata In un altro esperimento, Small e colleghi hanno confrontato tre differenti condizioni, testate su gruppi distinti di partecipanti: Vittima identificata. Statistiche. Vittima identificata + statistiche. 31 Ce.R.D. Effetto della vittima identificata Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD). 5$ WTD 4.5$ 4$ 3.5$ 3$ 2.5$ 2.38$ 2$ 1.5$ 1$ 1.43$ 1.14$ 0.5$ 0$ Vittima statistica Vittima identificata 32 Identificata+statistiche Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima identificata Infine, Small e colleghi hanno studiato l’effetto esercitato dal far concentrare i partecipanti su aspetti analitici piuttosto che emotivi: La vittima identificata dovrebbe essere avvantaggiata quando la valutazione è basata su fattori emotivi. Le informazioni statistiche dovrebbero indurre donazioni più alte quando si ragiona in modo analitico. 33 Ce.R.D. Effetto della vittima identificata Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD). 5$ Emotivo Analitico 4.5$ 4$ 3.5$ 3$ 2.5$ 2.34$ 2$ 1.5$ 1$ 1.45$ 1.54$ 1.19$ 0.5$ 0$ Vittima statistica Vittima identificata 34 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima singola (e identificata) Kogut e Ritov (2005a) hanno dimostrato che l’effetto della vittima identificata è anche legato al fatto di essere una vittima singola. Queste due ricercatrici hanno presentato a due gruppi di persone : Un singolo bambino che aveva bisogno di fondi per una cura molto costosa (fornivano nome, età e foto del bambino). Un gruppo di 8 bambini che avevano bisogno delle stesse cure (ciascun bambino era identificato da nome, età e foto). 35 Ce.R.D. Effetto della vittima singola (e identificata) Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione In entrambi i casi sono state misurate: La disponibilità a donare (con donazioni reali). Le reazioni emotive. 10 7 6 8 5 6 Vittima singola Gruppo 6.37 Shekels 5.66 4.92 4 3 4 3.22 Shekels 2 2 1 0 0 WTD Reazione emotiva Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima singola (e identificata) Di conseguenza, le persone sono più disposte a donare ad una singola persona che ha bisogno di aiuto piuttosto che a diverse persone a parità di capacità di identificare ciascuna di esse. Altre due condizioni testate da Kogut e Ritov hanno mostrato che la differenza scompare quando non vengono fornite informazioni riguardo alla vittima singola o ai membri del gruppo. 37 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima singola (e identificata) La spiegazione per questi risultati e per altri simili a questi sembra essere relativa alla «quantità finita» di intensità emotiva che siamo in grado di provare. Quando una o più vittime sono identificate, proviamo più empatia e soffriamo di più per il loro destino. Quando però la vittima identificata è una sola, l’intera «quantità» di empatia viene diretta verso quell’individuo. Al contrario se molte vittime sono coinvolte la stessa «quantità» assoluta di empatia dovrà essere divisa tra numerose vittime. 38 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Effetto della vittima singola (e identificata) Assumono ora significato le frasi di Stalin e di Madre Teresa che abbiamo visto all’inizio. «Un morto è una tragedia, un milione è una statistica» (Joseph Stalin). «Se guardassi a tutti coloro che soffrono non agirei mai, ma se guardo ad una singola persona allora intervengo» (Madre Teresa). 39 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione 2005) picts a form of numbing that is not beneficial. Rather, it leads to lack of attention and to inaction, Effetto della vittima singola consistent with what is seen repeatedly in the identificata) world’s responses (e to mass murder and genocide. Facing Genocide Value of Life Saving Clearly there a lenges to those w genocide, and ph tried to describe psychological ob culties in wrappin forming the emo that are necessa these other obstac Are we destine as genocide rage 1 N 0 2 overcome the ps Number of Lives at Risk There are no sim infuse System 1 Figure 9. A model depicting psychic numbing - the collapse of such as that asso compassion – when valuing the saving of lives. Asian tsunami. T media to do its thousands of inno Thecollasso Mournful Math of Darfur:dovrebbe The Deadora Don’t as though it Anche il grafico del della compassione risultareidly, più chiaro. Upridurre in modo significativo la disponibilità ada aiutare. columnist for t Già due vittimeAdd fanno a model to emula The title of this section comes from the headline ized reporting of 40 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: La regolazione dell’empatia Studi molto recenti condotti da Cameron e Payne (2011) hanno proposto una soluzione alternativa. Secondo questi autori, un gruppo di individui che hanno bisogno di aiuto induce un’empatia maggiore rispetto alla vittima singola. Tuttavia, nei casi in cui ci viene richiesto di impegnarci (in termini di donazioni di denaro o per attività di volontariato) interviene un processo di regolazione delle emozioni che riduce l’empatia. In questo modo evitiamo di sostenere un costo, ma anche di soffrire troppo pensando di non essere in grado di fornire tutto l’aiuto richiesto. 41 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: La regolazione dell’empatia In questo modo evitiamo di sostenere un costo, ma anche di soffrire troppo pensando di non essere in grado di fornire tutto l’aiuto richiesto. Effetto «goccia nel mare»: Le persone non intervengono quando hanno la sensazione che il loro intervento non faccia nessuna differenza rispetto alla vastità dei problemi che si cerca di risolvere. 42 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: La regolazione dell’empatia Cameron e Payne (2011) hanno condotto diversi esperimenti. In uno di questi, i partecipanti divisi in tre gruppi hanno visto (per 1 minuto): La foto di un singolo bambino. Le foto di 4 bambini (presentate una alla volta). Le foto di 8 bambini (presentate una alla volta). Hanno misurato su una scala le emozioni dei partecipanti nel tempo (media di 10 misurazioni al secondo, per un totale di 60 intervalli). Veniva anche misurata la capacità di regolazione delle emozioni dei partecipanti (poi divisi tra regolatori «efficienti» e «scarsi»). 43 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: Figure 2. regolazione dell’empatia La 44 Escaping Affect 57 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: La regolazione dell’empatia In un esperimento successivo, ai partecipanti è stato chiesto di: Gruppo 1: Non sopprimere le proprie emozioni nei confronti del bambino (dei bambini) presentati nelle foto. Gruppo 2: Di regolare le emozioni liberamente. 45 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Una spiegazione alternativa: Escaping Affect 58 La regolazione dell’empatia Figure 3. 46 Ce.R.D. Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione Abilità numeriche e donazioni Fetherstonhaugh et al. (1997) hanno mostrato che le persone preferiscono destinare gli aiuti umanitari a campi profughi piccoli dove è possibile salvare una proporzione maggiore di individui. Questi risultati hanno dato vita alla Psychophysical Numbing Hypothesis (l’ipotesi dell’insensibilità psicofisica). In uno degli esperimenti, i partecipanti hanno giudicato l’utilità di fornire aiuti per migliorare il sistema idrico di otto diversi campi profughi nello Zaire. 47 Ce.R.D. For scenarios using the 60%-reliable plane, the following phrase was added: “…, Centro di Ricerca sul Abilità numeriche e donazioni Rischio e la Decisione provided the purification system works.” Table 1. Summary of information in the eight scenarios given to all respondents in study 2 Scenario number 1 2 3 4 5 6 7 8 Zairian refugee camp Moga 1 Moga 2 Fizi 1 Fizi 2 Uvira 1 Uvira 2 Kalehe 1 Kalehe 2 Camp size Water system reliability Prior aid Post aid 11,000 11,000 11,000 11,000 250,000 250,000 250,000 250,000 100% 60% 100% 60% 100% 60% 100% 60% 5% 5% 50% 50% 5% 5% 93% 93% 50% 50% 95% 95% 7% 7% 95% 95% Note. The prior-aid variable indicates the amount of pure water need being met for disease victims in a camp before the aid was delivered. Post aid indicates the water need that would be met for disease victims after the aid was provided. Within each level of plane reliability, the intervention in each camp was capable of keeping the same number of disease victims (1,500) alive each day (which usually saves the victims’ lives). Quattro campi ospitano 11.000 profughi mentre altri quattro ospitano 250.000 profughi (colonna «camp size»). Il sistema idrico poteva essere più o meno affidabile (colonna «water system reliability»), mentre l’ammontare di acqua potabile prima e dopo l’intervento poteva variare da campo a campo. Kluwer Journal @ats-ss3/data11/kluwer/journals/risk/v14n3art4 48 COMPOSED: 03/31/97 10:10 am. PG.POS. 8 SESSION: 29 Ce.R.D. Abilità numeriche e donazioni Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione 9 6 Affidabilità sistema idrico 60% 6.49 9 6 5.99 4.68 3 Affidabilità sistema idrico 100% 6.93 6.44 4.82 4.17 4.47 3 0 0 Campo piccolo Campo grande Campo piccolo Alto Campo grande Basso Come si vede dai risultati indipendentemente dall’affidabilità del sistema idrico i partecipanti preferiscono aiutare il campo più piccolo piuttosto che quello più grande. In modo simile, l’aiuto a favore del campo più piccolo è maggiore indipendentemente dal fatto che il bisogno di acqua potabile, prima dell’intervento, sia alto o basso. 49