Argomento 11 - Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della

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Argomento 11 - Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della
Ce.R.D. - Centro di Ricerca sul Rischio e la Decisione
DPSS - Università degli Studi di Padova
http://decision.psy.unipd.it/
Altruismo e donazioni in
beneficenza
Corso di Psicologia del Rischio e della Decisione
Facoltà di Scienze Politiche - CLM Sociologia
Università di Padova
Anno accademico 2010/2011
Ce.R.D.
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
Tre modelli di compassione
«One death is a tragedy, one million is a statistic»
(Joseph Stalin)
(Un morto è una tragedia, un milione è una statistica)
2
Ce.R.D.
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
Tre modelli di compassione
«If I look at the mass, I will never act, but if I look at one I will»
(Madre Teresa)
(Se guardassi a tutti coloro che soffrono non agirei mai, ma se guardo ad una
singola persona allora intervengo)
3
Ce.R.D.
Value of Life Saving
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
lives? If we believe that every human life is of
equal value (a view likely endorsed by System 2
Tre
modelli
di
compassione
thinking), the value of saving N lives is N times
the value of saving one life, as represented by the
linear function in Figure 1.
0
1
2
4
6
N
Number of Lives Saved
Figure 1. A normative model for valuing the saving of human lives.
Fonte: Slovic, 2007
System 1 thinking, however, is likely to lead to
very different values for life saving. Affect, which
4
(Dillard , 1999, p.
We quickly r
when she asserts
does, that we are
behind the numbe
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Albert Szent Gyo
the possible cons
deeply moved if
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multiply one ma
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Ce.R.D.
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Rischio e la Decisione
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Tre modelli di compassione
hey found that peoin a physical stimumagnitude of the
34; Fechner, 1860).
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relative matter. To
ll amount must be
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best fit by a power
ude ɮ,
Fonte: Slovic, 2007
lly less than one for
such as loudness,
Value of Life Saving
P Slovic / Psychic Numbing and Genocide
0
1
2
N
Number of Lives at Risk
Figure 2. A psychophysical model describing how the saving
of human lives may actually be valued.
function implies that the subjective value of saving
a specified number of lives is greater for a smaller
5 one.
tragedy than for a larger
Ce.R.D.
Value of Life Saving
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
Rather, it leads to lack of attention and to inaction,
Tre
modelli
consistent
with
what is di
seencompassione
repeatedly in the
world’s responses to mass murder and genocide.
0
1
2
N
Number of Lives at Risk
Figure 9. A model depicting psychic numbing - the collapse of
compassion – when valuing the saving of lives.
Fonte: Slovic, 2007
The Mournful Math of Darfur: The Dead Don’t
6
Add Up
Facing Gen
Clearly th
lenges to tho
genocide, an
tried to desc
psychologic
culties in wr
forming the
that are ne
these other o
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as genocide
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There are no
infuse Syste
such as that
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media to do
thousands of
idly, as thou
a columnist
Ce.R.D.
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Rischio e la Decisione
Comportamento morale
Solo dall’ultimo decennio gli studi relativi al comportamento morale
hanno superato l’idea kantiana della razionalità e del ragionamento
consapevole come basi della moralità:
Ci sono due processi coinvolti nel comportamento morale:
Ragionamento morale.
Intuizione morale.
Il primo processo è stato enfatizzato eccessivamente in
passato (Haidt, 2001).
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Comportamento morale
Hume (1960) aveva teorizzato che una persona in pieno possesso delle
sue abilità di ragionamento ma priva di sentimenti morali avrebbe avuto
problemi a scegliere gli obiettivi da perseguire e si sarebbe comportata
come uno psicopatico.
Altri filosofi non furono convinti da questo basato sulle emozioni.
La teoria dell’Etica Razionale di Kant (1959) fu creata proprio
per confutare la posizione di Hume ed ebbe molto più impatto
sulla filosofia moderna e sulla psicologia.
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Comportamento morale
Anche in psicologia si sono contrapposte posizioni diverse, ma ha
prevalso la posizione razionalista.
Freud (1976) sosteneva che i giudizi ed i comportamenti fossero
influenzati da motivazioni ed emozioni provate a livello inconscio
e poi razionalizzate come ragioni publicamente accettabili.
Altri soprattutto in psicologia dello sviluppo (Piaget, 1965;
Kohlberg, 1971) hanno invece sposato l’approccio razionalista.
Molti psicologi che si occupano di comportamento morale si
sono formati sulle teorie di Kohlberg.
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Comportamento morale
Il ragionamento morale è solitamente motivato al raggiungimento di un
obiettivo:
In molti casi costruisce delle giustificazioni a posteriori che noi
interpretiamo come ragionamento oggettivo.
Il comportamento morale correla maggiormente con l’emozione
di tipo morale (es., l’empatia) piuttosto che con il ragionamento
morale.
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Comportamento morale
Su queste basi Haidt (2001) ha proposto il «social intuitionist model»:
Si tratta di un modello che inverte il ruolo del ragionamento
morale:
Da causa del comportamento morale.
A sua conseguenza.
Agiamo in base a delle intuizioni morali guidate dalle emozioni e
solo dopo spieghiamo il nostro comportamento attraverso il
ragionamento.
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Comportamento morale
Spesso le persone sostengono che un certo comportamento è immorale
ma non sanno argomentare questa loro conclusione:
Il ragionamento morale viene usato per spiegarsi le proprie
intuizioni e soprattutto per cercare di convincere coloro che la
pensano diversamente (perché hanno intuizioni/emozioni
differenti):
Per questo discussioni su temi di tipo morale (es., eutanasia)
vedono lo scontro tra diverse fazioni che faticano a spiegarsi.
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Comportamento morale
Tra gli autori che hanno rivalutato il ruolo delle emozioni nel
comportamento morale c’è Pizarro (2000). Questo autore si è
concentrato sull’emozione di empatia:
L’empatia è un’emozione fondamentale anche nel campo delle
donazioni.
L’empatia è stata associata al comportamento morale perché
causa preoccupazione riguardo al benessere altrui,
specialmente quando si tratta di persone che soffrono.
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Comportamento morale
Quando proviamo empatia in presenza di qualcuno che si trova in
difficoltà, la risposta emotiva è usata automaticamente come un indizio
che ci troviamo in presenza di una situazione moralmente rilevante.
L’attivazione emotiva ci induce a pensare ai principi e valori
morali che potrebbero essere utili nella situazione specifica.
Questa analisi è confermata anche dalle teorie del «emozione
come informazione» (Schwarz & Clore, 1983; Schwarz, 1990).
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Comportamento morale
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Pizarro (2000) definisce due processi con cui l’empatia influenza
valutazioni e comportamenti morali:
Connessione dal basso verso l’alto: A volte si può provare
empatia per persone al di fuori dei propri valori morali (membri di
altre specie o criminali).
Queste situazioni possono influenzare il sistema di valori delle
persone. Ci sono due possibilità per affrontarle:
1.
Modificare i propri atteggiamenti e valori per renderli più
coerenti con la reazione emotiva.
2.
Regolare la reazione emotiva per renderla coerente con i
propri principi morali.
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Comportamento morale
Connessione dall’altro verso il basso: A volte però le reazioni
emotive sono talmente forti e radicate da non poter essere
modificate a causa della loro incoerenza con le risposte emotive.
In questi casi una persona può intervenire e «sopprimere la
propria reazione di tipo empatico» (es., un razzista che prova
empatia per membri di un’altra razza).
Questo processo di soppressione è alla base dell’accettazione
di atti orribili senza che ci sia alcun conflitto interno
(psicologico).
A volte l’empatia può indurre a non rispettare i principi morali.
Perciò le abilità di regolazione del suo impatto sul
comportamento sono molto importanti.
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Altruismo ed empatia
Batson (1991) ha definito l’empatia in questo modo:
«Una reazione emotiva orientata verso un’altra persona (o
gruppo) coerente con il benessere il suo benessere; se una
persona è oppressa o necessita di un aiuto il sentimento di
empatia includerà: simpatia, compassione, tenerezza».
I risultati sperimentali mostrano che l’empatia può essere indotta
chiedendo alle persone:
di immedesimarsi in qualcuno che ha bisogno d’aiuto.
di immaginare in che modo quella persona è influenzata dalla
sua condizione.
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Altruismo ed empatia
Batson e colleghi (1991) hanno messo a confronto due teorie sul
comportamento altruista:
Empatia come fonte di gioia e miglioramento dell’umore dovuta
al fatto di aiutare il prossimo (Empathy-joy hypothesis).
Empatia come atto altruista, non legato a conseguenze dirette
per chi aiuta (Empathy-altruism hypothesis).
Hanno presentato uno video con l’intervista ad una studentessa
universitaria che soffriva di depressione.
E’ stata anche manipolata l’intensità (alta/bassa) dell’empatia.
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Altruismo ed empatia
L’empatia è stata misurata chiedendo alle persone di valutare quanto lo
scenario inducesse loro ciascuna di 24 emozioni. Sei di queste erano
collegate alla misura di empatia.
Le persone dovevano decidere se, a distanza di qualche tempo,
volevano vedere una seconda intervista con la stessa studentessa
oppure un’intervista con un’altra studentessa.
Veniva manipolata la probabilità che la studentessa potesse ridurre
sensibilmente il suo grado di depressione:
Probabilità del 20%
Probabilità del 50%
Probabilità del 80%
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Altruismo ed empatia
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Nel grafico è rappresentata la percentuale di persone che hanno deciso
di vedere la seconda intervista con la stessa studentessa già vista la
prima volta.
100%
Alta empatia
Bassa empatia
75%
67%
50%
50%
44%
44%
33%
25%
22%
0%
20%
50%
20
80%
Ce.R.D.
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Altruismo ed empatia
Cialdini et al. (1987) hanno invece sostenuto la tesi opposta ovverosia
che le persone agiscano in modo altruistico per soddisfare il loro
bisogno di sentirsi meglio.
In uno dei loro studi, i partecipanti ascoltavano dei messaggi
radio, uno dei quali parlava di una studentessa universitaria che
si era fratturata le gambe in un incidente e aveva bisogno d’aiuto
durante il corso di psicologia.
I partecipanti dovevano fornire la loro disponibilità ad aiutare.
Veniva misurato l’umore dei partecipanti prima e dopo
l’esperimento.
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Ce.R.D.
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Altruismo ed empatia
L’esperimento riprendeva la metodologia usata da Toi e Batson (1982).
Anche in questo caso veniva manipolata l’intensità dell’empatia.
In aggiunta, in una delle condizioni, i partecipanti dovevano
assumere una medicina (in realtà un placebo) e veniva loro detto
che aveva l’effetto collaterale di influenzare il loro umore.
22
Ce.R.D.
Altruismo ed empatia
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Rischio e la Decisione
5
4
4.83
Empatia
Umore
4.3
4.3
3.67
3
4.87
4.17
3.33
2.54
2
1
0
Farmaco
No farmaco
2
Farmaco
Disponibilità a donare
1.5
Alta empatia
Bassa empatia
1.3
1
0.5
0.63
0.56
0.75
0
Farmaco
No farmaco
No farmaco
Ce.R.D.
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Rischio e la Decisione
Regolazione delle emozioni
(doniamo per sentirci meglio?)
In uno studio recente Dickert, Sagara e Slovic (2011) hanno suggerito
una possibile soluzione al conflitto tra:
Altruismo puro (Batson et al., 1991).
Altruismo egoista (Ciladini et al., 1987).
Questi autori hanno mostrato che la scelta se donare o meno è guidata
dalla motivazione di regolare le proprie emozioni (sentirsi meglio).
La decisione riguardo a quanto donare (in Euro) è invece guidata
dall’intensità dell’empatia provata nei confronti della persona da aiutare.
24
Study 2 was designed to investigate the effects of cognitive load on affective reactions and donations.
Analyses of the affect variables again showed support for a distinction between feelings motivated by
Ce.R.D.
empathy
Centro di
Ricerca sulvs. mood management. Additionally, restricting processing resources led to a slight increase in
Rischio eempathic
la Decisionefeelings and donations. Analyses of how empathic vs. mood management feelings were related to
donation decisions supported findings from Study 1. Specifically, the initial decision to donate was predicted
Regolazione delle emozioni
(doniamo per sentirci meglio?)
Table 3. Affective predictors of donation
Model
Individual predictors
Exp(b)
Wald
p
x2(2) ¼ 62.6, p < .001
Empathic feelings
Mood management
1.109
1.707
1.97
30.2
.160
.000
Table 4. Affect predicting donation amounts
Model
Individual predictors
b
t
p
F(2, 145) ¼ 8.1,
p < .001, adjR2 ¼ .09
Empathic feelings
Mood management
.27
.14
3.4
0.5
.001
.605
Copyright
# 2010 John Wiley
Ltd.
Regressioni
nello& Sons,
studio
Journal of colonna
Behavioral Decision
Making (2010)
di Dickert et al. (2011). Ultima
«p» indica
DOI: 10.1002/bdm
se una variabile è un predittore significativo (quando: p < .05)
Tabella 3: Fattori che predicono la decisione di donare.
Solo la regolazione dell’umore è significativa.
Tabella 4: Fattori che predicono la somma donata.
Solo l’empatia è significativa.
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Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
Fin qui abbiamo visto cosa induce a comportarsi in modo prosociale. Un
altro aspetto fondamentale è quali fattori influenzano il sentimento di
empatia inducendoci a donare di più o di meno.
Jenni e Loewenstein (1997) hanno mostrato che le persone sono
più disposte ad aiutare persone identificate (di cui cioè vengono
forniti alcuni dettagli).
In un esperimento, metà dei partecipanti dovevano decidere
se aiutare un bambino singolo e l’altra metà doveva decidere
se aiutare un gruppo non identificato di bambini.
I risultati hanno mostrato un maggiore sostegno per il
bambino identificato che per il gruppo.
26
Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
Lo scenario parlava di bambini che potevano avere un avvelenamento
da piombo e avevano bisogno di essere testati nell’ospedale locale.
Jenni e Loewenstein hanno trovato che la differenza non dipende dalla
vividezza del singolo rispetto al gruppo (M = .44 vs M = .64; n.s.).
Ciò che faceva davvero la differenza era invece il fatto che nel
caso della vittima identificabile i partecipanti sapevano quante
persone erano a rischio e quante potevano salvarne.
Nel caso del gruppo invece è meno chiaro quante persone
avranno bisogno di aiuto e soprattutto quante potranno essere
salvate.
27
Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
Anche Small, Loewenstein e Slovic (2007) hanno studiato l’effetto della
vittima identificata, confrontandola con informazioni sulle statistiche
relative ai bambini a rischio in Africa.
La gente dona di più sapendo che 10.000 bambini sono a rischio
o dona di più sapendo che un bambino è in pericolo?
Effetto «Save the Children»
28
Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
In un primo esperimento, metà dei partecipanti leggeva un passaggio
relativo agli studi sulla vittima identificabile, mentre gli altri non
leggevano niente.
In ciascuno di questi due gruppi, metà delle persone leggeva la storia di
un bambino che vive in condizioni di estrema povertà, mentre l’altra
metà leggeva la stessa storia ma con informazioni sulle statistiche
generali.
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Ce.R.D.
Effetto della vittima identificata
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Rischio e la Decisione
Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD; in
tutti gli studi sono state utilizzate donazioni reali).
5$
No info ricerche
Info ricerche
4.5$
4$
3.5$
3$
2.83$
2.5$
2$
1.5$
1$
1.26$
1.36$
Vittima statistica
Vittima identificata
1.17$
0.5$
0$
30
Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
In un altro esperimento, Small e colleghi hanno confrontato tre differenti
condizioni, testate su gruppi distinti di partecipanti:
Vittima identificata.
Statistiche.
Vittima identificata + statistiche.
31
Ce.R.D.
Effetto della vittima identificata
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Rischio e la Decisione
Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD).
5$
WTD
4.5$
4$
3.5$
3$
2.5$
2.38$
2$
1.5$
1$
1.43$
1.14$
0.5$
0$
Vittima statistica
Vittima identificata
32
Identificata+statistiche
Ce.R.D.
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Effetto della vittima identificata
Infine, Small e colleghi hanno studiato l’effetto esercitato dal far
concentrare i partecipanti su aspetti analitici piuttosto che emotivi:
La vittima identificata dovrebbe essere avvantaggiata quando la
valutazione è basata su fattori emotivi.
Le informazioni statistiche dovrebbero indurre donazioni più alte
quando si ragiona in modo analitico.
33
Ce.R.D.
Effetto della vittima identificata
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Rischio e la Decisione
Lo studio prevedeva la misurazione della disponibilità a donare (WTD).
5$
Emotivo
Analitico
4.5$
4$
3.5$
3$
2.5$
2.34$
2$
1.5$
1$
1.45$
1.54$
1.19$
0.5$
0$
Vittima statistica
Vittima identificata
34
Ce.R.D.
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Rischio e la Decisione
Effetto della vittima singola
(e identificata)
Kogut e Ritov (2005a) hanno dimostrato che l’effetto della vittima
identificata è anche legato al fatto di essere una vittima singola.
Queste due ricercatrici hanno presentato a due gruppi di
persone :
Un singolo bambino che aveva bisogno di fondi per una cura
molto costosa (fornivano nome, età e foto del bambino).
Un gruppo di 8 bambini che avevano bisogno delle stesse
cure (ciascun bambino era identificato da nome, età e foto).
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Ce.R.D.
Effetto della vittima singola
(e identificata)
Centro di Ricerca sul
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In entrambi i casi sono state misurate:
La disponibilità a donare (con donazioni reali).
Le reazioni emotive.
10
7
6
8
5
6
Vittima singola
Gruppo
6.37 Shekels
5.66
4.92
4
3
4
3.22 Shekels
2
2
1
0
0
WTD
Reazione emotiva
Ce.R.D.
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Effetto della vittima singola
(e identificata)
Di conseguenza, le persone sono più disposte a donare ad una singola
persona che ha bisogno di aiuto piuttosto che a diverse persone a parità
di capacità di identificare ciascuna di esse.
Altre due condizioni testate da Kogut e Ritov hanno mostrato che
la differenza scompare quando non vengono fornite informazioni
riguardo alla vittima singola o ai membri del gruppo.
37
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Effetto della vittima singola
(e identificata)
La spiegazione per questi risultati e per altri simili a questi sembra
essere relativa alla «quantità finita» di intensità emotiva che siamo in
grado di provare.
Quando una o più vittime sono identificate, proviamo più empatia
e soffriamo di più per il loro destino.
Quando però la vittima identificata è una sola, l’intera
«quantità» di empatia viene diretta verso quell’individuo.
Al contrario se molte vittime sono coinvolte la stessa «quantità»
assoluta di empatia dovrà essere divisa tra numerose vittime.
38
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Effetto della vittima singola
(e identificata)
Assumono ora significato le frasi di Stalin e di Madre Teresa che
abbiamo visto all’inizio.
«Un morto è una tragedia, un milione è una statistica» (Joseph
Stalin).
«Se guardassi a tutti coloro che soffrono non agirei mai, ma se
guardo ad una singola persona allora intervengo» (Madre
Teresa).
39
Ce.R.D.
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
2005)
picts a form of numbing that is not beneficial.
Rather, it leads to lack of attention and to inaction,
Effetto
della
vittima
singola
consistent with what is seen repeatedly in the
identificata)
world’s responses (e
to mass
murder and genocide.
Facing Genocide
Value of Life Saving
Clearly there a
lenges to those w
genocide, and ph
tried to describe
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forming the emo
that are necessa
these other obstac
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as genocide rage
1
N
0
2
overcome the ps
Number of Lives at Risk
There are no sim
infuse System 1
Figure 9. A model depicting psychic numbing - the collapse of
such as that asso
compassion – when valuing the saving of lives.
Asian tsunami. T
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Thecollasso
Mournful
Math
of Darfur:dovrebbe
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della
compassione
risultareidly,
più chiaro.
Upridurre in modo significativo la disponibilità ada aiutare.
columnist for t
Già due vittimeAdd
fanno
a model to emula
The title of this section
comes from the headline
ized reporting of
40
Ce.R.D.
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
Una spiegazione alternativa:
La regolazione dell’empatia
Studi molto recenti condotti da Cameron e Payne (2011) hanno proposto
una soluzione alternativa.
Secondo questi autori, un gruppo di individui che hanno bisogno
di aiuto induce un’empatia maggiore rispetto alla vittima singola.
Tuttavia, nei casi in cui ci viene richiesto di impegnarci (in
termini di donazioni di denaro o per attività di volontariato)
interviene un processo di regolazione delle emozioni che
riduce l’empatia.
In questo modo evitiamo di sostenere un costo, ma
anche di soffrire troppo pensando di non essere in grado
di fornire tutto l’aiuto richiesto.
41
Ce.R.D.
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
Una spiegazione alternativa:
La regolazione dell’empatia
In questo modo evitiamo di sostenere un costo, ma anche di soffrire
troppo pensando di non essere in grado di fornire tutto l’aiuto richiesto.
Effetto «goccia nel mare»:
Le persone non intervengono quando hanno la sensazione che
il loro intervento non faccia nessuna differenza rispetto alla
vastità dei problemi che si cerca di risolvere.
42
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Rischio e la Decisione
Una spiegazione alternativa:
La regolazione dell’empatia
Cameron e Payne (2011) hanno condotto diversi esperimenti. In uno di
questi, i partecipanti divisi in tre gruppi hanno visto (per 1 minuto):
La foto di un singolo bambino.
Le foto di 4 bambini (presentate una alla volta).
Le foto di 8 bambini (presentate una alla volta).
Hanno misurato su una scala le emozioni dei partecipanti nel tempo
(media di 10 misurazioni al secondo, per un totale di 60 intervalli).
Veniva anche misurata la capacità di regolazione delle emozioni dei
partecipanti (poi divisi tra regolatori «efficienti» e «scarsi»).
43
Ce.R.D.
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Una spiegazione alternativa:
Figure
2. regolazione dell’empatia
La
44
Escaping Affect 57
Ce.R.D.
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Una spiegazione alternativa:
La regolazione dell’empatia
In un esperimento successivo, ai partecipanti è stato chiesto di:
Gruppo 1: Non sopprimere le proprie emozioni nei confronti del
bambino (dei bambini) presentati nelle foto.
Gruppo 2: Di regolare le emozioni liberamente.
45
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Una spiegazione alternativa:
Escaping Affect 58
La regolazione dell’empatia
Figure 3.
46
Ce.R.D.
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Rischio e la Decisione
Abilità numeriche e donazioni
Fetherstonhaugh et al. (1997) hanno mostrato che le persone
preferiscono destinare gli aiuti umanitari a campi profughi piccoli dove è
possibile salvare una proporzione maggiore di individui.
Questi risultati hanno dato vita alla Psychophysical Numbing
Hypothesis (l’ipotesi dell’insensibilità psicofisica).
In uno degli esperimenti, i partecipanti hanno giudicato l’utilità
di fornire aiuti per migliorare il sistema idrico di otto diversi
campi profughi nello Zaire.
47
Ce.R.D.
For scenarios using the 60%-reliable plane, the following phrase was added: “…,
Centro di Ricerca sul
Abilità
numeriche
e
donazioni
Rischio e la Decisione
provided the purification system works.”
Table 1. Summary of information in the eight scenarios given to all respondents in study 2
Scenario
number
1
2
3
4
5
6
7
8
Zairian
refugee camp
Moga 1
Moga 2
Fizi 1
Fizi 2
Uvira 1
Uvira 2
Kalehe 1
Kalehe 2
Camp size
Water system
reliability
Prior aid
Post aid
11,000
11,000
11,000
11,000
250,000
250,000
250,000
250,000
100%
60%
100%
60%
100%
60%
100%
60%
5%
5%
50%
50%
5%
5%
93%
93%
50%
50%
95%
95%
7%
7%
95%
95%
Note. The prior-aid variable indicates the amount of pure water need being met for disease victims in a camp
before the aid was delivered. Post aid indicates the water need that would be met for disease victims after the aid
was provided. Within each level of plane reliability, the intervention in each camp was capable of keeping the
same number of disease victims (1,500) alive each day (which usually saves the victims’ lives).
Quattro campi ospitano 11.000 profughi mentre altri quattro ospitano 250.000
profughi (colonna «camp size»).
Il sistema idrico poteva essere più o meno affidabile (colonna «water system
reliability»), mentre l’ammontare di acqua potabile prima e dopo l’intervento poteva
variare da campo a campo.
Kluwer Journal
@ats-ss3/data11/kluwer/journals/risk/v14n3art4
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COMPOSED: 03/31/97 10:10 am.
PG.POS. 8
SESSION: 29
Ce.R.D.
Abilità numeriche e donazioni
Centro di Ricerca sul
Rischio e la Decisione
9
6
Affidabilità sistema idrico
60%
6.49
9
6
5.99
4.68
3
Affidabilità sistema idrico
100%
6.93
6.44
4.82
4.17
4.47
3
0
0
Campo piccolo
Campo grande
Campo piccolo
Alto
Campo grande
Basso
Come si vede dai risultati indipendentemente dall’affidabilità del sistema idrico i
partecipanti preferiscono aiutare il campo più piccolo piuttosto che quello più grande.
In modo simile, l’aiuto a favore del campo più piccolo è maggiore indipendentemente
dal fatto che il bisogno di acqua potabile, prima dell’intervento, sia alto o basso.
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