Il Comunicato Stampa - Osservatorio Permanente sui Giovani e l`Alcol

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Il Comunicato Stampa - Osservatorio Permanente sui Giovani e l`Alcol
DICHIARAZIONE DI MICHELE CONTEL (VP OPGA) SUL PROFILO DI CONSUMO DI
BEVANDE ALCOLICHE E RISCHIO DI ABUSI DA PARTE DELLA POPOLAZIONE
ITALIANA NELLE RICERCHE ISTAT (2012)
La diffusione dei dati ISTAT sull’uso e abuso di alcool in Italia relativamente
all’anno 2011 rilasciata qualche ora fa, chiarisce molto bene il consolidamento
dei trend conosciuti e già esibiti dall’indagine relativa all’anno 2010.
Michele Contel VP dell’OPGA afferma che “il confronto su base annua rivela
l’avvenuto consolidamento del modello di consumo di bevande alcoliche del
nostro Paese all’insegna di comportamenti in larga misura responsabili e
socialmente autoprodotti, sia pure con differenze anche rilevanti nelle diverse
fasce di popolazione.
E’ confortante costatare come i consumi quotidiani di bevande alcoliche da parte
degli italiani siano in riduzione in tutte le fasce di età a dimostrazione del fatto che
il bere viene associato ad un’abitudine sempre più meditata e sempre meno
“automatica”; inoltre è stabile il dato di prevalenza: coloro che bevono almeno
una volta nell’anno sono assestati sui livelli dello scorso anno (66,9% nel 2011
contro il 67,6% del 2010 nella popolazione a partire dai 14 anni).
Del tutto confermati escono anche i profili di consumo già conosciuti: aumenti
dei consumi al crescere dell’età, prevalenza netta del consumo maschile su
quello femminile, tenuta di un ciclo di consumo che tende a crescere in età
giovanile per poi stabilizzarsi e ridursi, anche di molto, nelle età più alte.
Le differenze più marcate riguardano le diversità di comportamento legate al
genere e all’età: ciò in particolare per la quota di consumi fuori pasto che da
qualche tempo costituisce un nuovo modello di degustazione degli alcolici
emancipato dall’abitudine mediterranea del pasto che concorreva a rendere le
bevande alcoliche un complemento alimentare e non un consumo di piacere.
Benché in aumento (dal 24,9% al 7,7% su base annua), questi consumi
extrapasto sono allarmanti nella fascia di età adulto-anziana ma sono ancora
abbastanza contenuti nei giovani e negli adolescenti dagli 11 ai 24 anni.
E’ interessante notare come nel macro-trend, la sorveglianza dell’ISTAT
converge con le analisi della sorveglianza dell’Osservatorio Permanente sui
Giovani e L’alcol svolta d’intesa con Doxa nell’anno 2011.
L’area di massimo interesse per una politica efficace di salute e prevenzione
tocca naturalmente il mondo dei consumi e degli abusi in età giovanile.
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E’ incoraggiante constatare, come rileva ISTAT, che l’insieme dei consumi a
rischio è in riduzione (da 8.624000 nel 2010 a 8.179.000 nel 2011). Tale
componente riduttiva viene attribuita in gran parte al ridimensionamento del
binge drinking sull’intera popolazione (da 8,3% a 7, 5% su base annua). In età
giovanile il dato appare comunque stabile già nell’adolescenza (15-17 anni). E’
su questi comportamenti esterni ad ogni capacità di contenimento familiare e
ambientale che possono emergere i massimi problemi di abusi reiterati.
Nell’insieme emerge un quadro certo variegato con luci e ombre che però
stabilisce in modo piuttosto chiaro la maturità del rapporto che gli italiani hanno
con le bevande alcoliche. La gran parte della popolazione mostra comportamenti
ancora ancorati ad uno stile di consumo tradizionale anche in presenza di un
fuori pasto importante“.
Nel commentare i dati appena rilasciati da ISTAT il Prof. Enrico Tempesta,
presidente del Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e
l’Alcool sottolinea come “la diminuzione dei consumi , impensabile nel confronto
con quanto si beveva in Italia ancora 20 anni fa, testimonia della mutazione
epocale del rapporto tra individui e bevande alcoliche, rapporto mediato da un
diverso significato dei comportamenti alimentari, del rapporto tra dentro e fuori
casa e, per quanto riguarda i giovani, della difficile conquista di un’autonomia di
valutazione, che tocca anche i comportamenti alimentari e il rapporto con le
bevande alcoliche.
“Nel complesso”, continua Tempesta - “gli italiani dimostrano una grande
flessibilità e saggezza nel loro rapporto con le bevande alcoliche, pur in presenza
di un crescente affermazione degli stili di consumo estranei alla tradizione
alimentare mediterranea. La forza della persuasione interna sembra prevalere su
fattori coercitivi, quasi a dimostrazione di una capacità di assecondare scelte
virtuose. La maggiore attenzione alle aree di rischio dimostra ancora una volta il
cambio di percezione rispetto ai criteri vigenti in passato. Infine, il dato sui 1115enni, pur nell’allarme suscitato dai comportamenti dei singoli, non va
interpretano come strettamente predittivo di futuri abusi abituali; le migliori
indagini qualitative condotte in Italia mostrano che una conoscenza precoce
delle bevande alcoliche non si tramuta automaticamente in indirizzi compulsivi
al bere dei giovani. Anzi l’iniziazione familiare guidata da considerazioni
affidabili e chiare sul rischio connesso al bere non moderato costituisce una
memoria positiva per l’evoluzione futura della maggioranza dei ragazzi”.
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