CONSUMI ALIMENTARI Primi nove mesi 2016: ancora una

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CONSUMI ALIMENTARI Primi nove mesi 2016: ancora una
CONSUMI ALIMENTARI
I consumi domestici delle famiglie italiane
gennaio-settembre 2016
numero 4/16
novembre 2016
Primi nove mesi 2016: ancora una contrazione della spesa
familiare per i beni agroalimentari
La spesa delle famiglie per gli acquisti agroalimentari registra una ulteriore lieve flessione nel terzo trimestre
2016 (-0,7%), che porta il dato complessivo dei primi nove mesi del 2016 a -1,0 punti percentuali rispetto allo
stesso periodo del 2015.
Il carrello della spesa degli italiani ancora una volta riflette lo scenario nazionale attuale e ancora una volta
fa emergere sobrietà negli acquisti, attenzione al risparmio e scelte merceologiche guidate per lo più da
aspetti salutistici. I consumi domestici rimangono deboli, a fronte della tendenza positiva del reddito
disponibile determinata dal miglioramento del mercato del lavoro e dalla stabilità dei prezzi al consumo.
Aumenta la propensione al risparmio degli italiani, ma anche la distribuzione della ricchezza, con un
incremento della quota di famiglie in condizioni di povertà.
Secondo l’ultima indagine del Censis, di riflesso a tela situazione, sono sempre più evidenti le disuguaglianze
sociali a tavola e le famiglie meno abbienti sono quelle che più accusano la difficoltà ad accedere agli alimenti
con miglior valore nutrizionale. Solo nell’ultimo anno, 16,6 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di carne,
10,6 milioni quello di pesce e 3,5 milioni quello di frutta e verdura fresche. Prodotti sostituiti spesso con
surrogati artefatti e meno nutrienti che potrebbero essere rischio per la salute.
Così, mentre una parte della società con reddito alto ricerca nel cibo elementi che garantiscano salubrità e
che riflettano concetti e valori di eticità e rispetto per l’ambiente, un’altra parte della società –meno abbientesi trova a fare tagli alla spesa alimentare, rinunciando spesso ad alimenti base della dieta mediterranea.
Se nel 2015 si era registrato un lieve recupero della spesa per l’agroalimentare, i dati elaborati da Ismea sui
risultati dei Panel Nielsen (“vendite presso la distribuzione” ed “acquisti delle famiglie”), evidenziano per
questi primi nove mesi del 2016, una nuova contrazione della spesa. La tendenza degli acquisti in valore
rimane negativa per molti comparti di analisi, soprattutto, ancora una volta, per i prodotti proteici che
rappresentano ad oggi un terzo della spesa totale per l’agroalimentare.
Tab 1. - Dinamica degli acquisti domestici nazionali di prodotti
agroalimentari - Variazioni e quote %*
Variazioni % (in valore)
Quota % valore vs tot.
Agroalimentare
2015 vs 2014
Cumulato genset 2016 vs
2015
2015
Gennaio
settembre
2016
0,3
-1,0
100
100
0
-1,0
88,8
88,7
Bevande analcoliche e alcoliche
3,2
-0,8
11,2
11,3
Generi alimentari
0,00
-1,0
88,8
88,7
Derivati dei cereali
-0,5
0,1
14,2
14,1
Carni
-5,8
-5,6
10,6
10,1
-1
-5,2
6,4
6,3
Latte e derivati
-3,4
-3,6
14,7
14,4
Ittici
4,3
2,6
7,2
7,4
Uova fresche
-3,4
-0,7
1,0
1,0
Totale agroalimentare
Generi alimentari
Salumi
1
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CONSUMI ALIMENTARI
I consumi domestici delle famiglie italiane
Ortaggi
2,1
-0,3
10,3
10,5
Frutta
3,8
1,7
8,9
9,3
Oli e grassi vegetali
10,7
-1,9
2,1
2,0
2
2,0
13,2
13,5
Bevande analcoliche e alcoliche
3,2
-0,8
11,2
11,3
Bevande analcoliche e spiritose
4,7
-3,8
2,5
2,6
Totale vini e spumanti
-0,3
-1,4
3,2
3,0
Altri prodotti alimentari
Fonte: Ismea-Nielsen
Una contrazione che coinvolge in questo caso, oltre ai prodotti alimentari, anche le bevande, che pesano sul
totale della spesa per l’11,3% e che nel dato parziale del 2016 perdono nel complesso 0,8%punti percentuali
su base annua, malgrado le performance positive di spumanti e birre.
In tale scenario, alcuni distinguo sono tuttavia doverosi, per le diverse e contrapposte tendenze seguite dai
comparti del “fresco sfuso” rispetto a quelli del “confezionato”.
In particolare, i prodotti confezionati (provvisti di codice EAN) con un’incidenza complessiva di quasi i due
terzi (61%) sul carrello della spesa, hanno segnato in questi primi nove mesi del 2016 una dinamica positiva
con un recupero sui valori del 2015 del +1,2%, per il contributo soprattutto dei derivati dei cereali, della
frutta fresca confezionata e dell’ittico surgelato, segmenti in cui il prodotto confezionato dotato di codice
EAN rappresenta rispettivamente il 75% il 27% ed il 74% del venduto in termini di spesa.
Al contempo i prodotti freschi, venduti per lo più a “peso variabile” (senza Codice EAN), hanno segnato
una evidente flessione della spesa, nell’ordine del -5% su base annua, alla quale hanno contribuito i forti
cali di carne (-6,4%) formaggi (-6,3%) e salumi (-11%), per i quali il canale dello sfuso rappresenta,
rispettivamente, l’88% e il 51% ed il 56% del totale vendite.
Considerando complessivamente il segmento del confezionato e del fresco sfuso, nello specifico dei beni
alimentari, tra i comparti che hanno riportato un trend positivo di crescita della spesa, in questi primi nove
mesi del 2016, si ravvisano solo i prodotti ittici, la frutta ed alcuni prodotti da scaffale quali: aceto, zucchero
e dolcificanti, cioccolata ed altri snack.
Ai prodotti ittici le famiglie italiane hanno dedicato il 7,4% della loro spesa agroalimentare complessiva,
(era il 7,2% nel 2015). L’aumento della spesa per gli ittici rispetto ai primi nove mesi del 2015 è del 2,6%;
dopo il +2% segnato nel primo semestre: questo segmento continua a migliorare la sua performance,
registrando un ulteriore incremento di oltre 3,8 punti percentuali nel terzo trimestre.
Confermato il buon apprezzamento soprattutto per il pesce fresco (il più importante in termini economici:
pesa da solo la metà dell’intero comparto ed il 3,6% del totale spesa agroalimentare) per il quale la spesa
cresce del 4,8%; crescono anche gli acquisti di conserve di pesce (+1%) e pesce congelato (+1%), che
insieme rappresentano- in termini di spesa- quasi l’altra metà del comparto (45%), in lieve flessione solo i
prodotti ittici affumicati ed essiccati (-1,5%).
Per quanto riguarda la spesa destinata alla frutta, si registra un aumento tendenziale del +1,7%, cui
contribuiscono gli agrumi (+8,3%), e la frutta in guscio (+7,6%). In lieve flessione la spesa per la frutta
trasformata (-0,2%) trainata in basso dalla contrazione di acquisti di succhi di frutta (-3,1%).
La spesa per ortaggi, invece, dopo la flessione del primo semestre, recupera nei tre mesi estivi e fa segnare
nel cumulato dei primi 9 mesi del 2016 pressappoco un allineamento ai valori 2015 (-0,3%), con una stabilità
nel caso specifico dei prodotti di IV gamma e per i prodotti trasformati (+0,2%), ed una flessione degli
acquisti per ortaggi e legumi freschi (-1,9%) controbilanciata da una maggiore spesa sostenuta per l’acquisto
di patate (+9,8%). Nel 2015, l’aggregato, sospinto da una tendenza inflazionistica, aveva registrato a valori
correnti una crescita del 2,1% (su base annua), cui però corrispondeva in volume una contrazione del 2,4%.
Le maggiori contrazioni, (spesso frutto delle ultime tendenze socio-culturali legate ad etica e salute), si
registrano per i prodotti carnei, con una spesa in forte contrazione già nel 2015 ed una flessione di pari
entità anche nei primi nove mesi del 2016.
Più da vicino, la spesa destinata ai prodotti del settore ha registrato, nei primi nove mesi dell’anno in corso,
una contrazione tendenziale complessiva del -5,6%, che ha riguardato tutti i segmenti: dunque non più solo
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I consumi domestici delle famiglie italiane
le carni rosse ma anche le bianche. La situazione di debolezza dei consumi appesantisce oltremodo il dato
già negativo del 2015 (-5,7% rispetto al 2014). Tali dinamiche stanno portando ad un’erosione progressiva
della quota di spesa destinata a questo comparto, passata nel 2016 al 10,1% dall’11,2% del 2014, con una
riduzione della sua importanza relativa sulla spesa alimentare complessiva.
Anche a livello di singolo comparto, si osserva che le dinamiche che stanno caratterizzando l’incipit del 2016
sono la prosecuzione di quanto osservato nell’anno lasciato alle spalle.
Così, in riferimento alle carni suine, nel terzo trimestre 2016 la situazione registra un lieve miglioramento,
ma la spesa complessiva nei primi nove mesi del 2016 risulta, su base annua, notevolmente in calo (del 8,5% in valore), sulla scia delle flessioni già registrate nel 2015 (-8,8% in valore, rispetto al 2014).
Anche per le carni bovine il confronto su base annua rimane negativo– di 4,6 punti percentuali – ma in lieve
miglioramento rispetto a quanto rilevato nel 2015 e nel primo frangente del 2016.
La spesa per le carni avicole, in flessione su base annua di 5 punti percentuali, invece registra un peggioramento graduale che acuisce la flessione del l primo semestre del 2016 (-4,5%) e soprattutto quella del
2015 (quando perdeva -1,1% rispetto al 2014).
Per quanto riguarda i salumi, sempre nell’insieme dello sfuso e del confezionato, nei primi 9 mesi del 2016
si registra una importante flessione della spesa (-5,2%), che aggrava il calo dell’1% del 2015. In particolar
modo le flessioni riguardano seppur in diversa misura tutti prodotti, in particolare gli elaborati, come i wurstel,
che segnano, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, una flessione della spesa del 18%, con un’importante perdita di quote di mercato da ascriversi, oltre che ad un a contrazione dei volumi venduti, anche
ad una riduzione del prezzo medio di vendita. La spesa sostenuta per i prosciutti crudi, nel terzo trimestre
migliora leggermente, ma il dato complessivo nel periodo cumulato si contrae di 3,7 punti percentuali su base
annua, la flessione della spesa per i salami nel 2016 è di 4,9 punti percentuali.
Dinamica degli acquisti per l'agroalimentare
-3,8
TOTALE VINI E SPUMANTI (3,2%)
-0,3
-0,8
BEVANDE ANALCOLICHE E SPIRITOSE (8%)
4,7
-1,9
OLI E GRASSI VEGETALI (2,2%)
1,7
FRUTTA (8,7%)
3,8
-0,3
ORTAGGI (10,5%)
UOVA FRESCHE (1%)
2,1
-0,7
-3,4
2,6
ITTICI (7,2%)
4,3
-3,6
-3,4
LATTE E DERIVATI (14%)
-5,2
SALUMI (6,4%)
Primi nove mesi
2016 vs 2015
-1,0
-5,6
-5,8
CARNI (10,5%)
DERIVATI DEI CEREALI (14%)
-0,5
-8,0
-6,0
-4,0
-2,0
2015 vs 2014
0,1
0,0
2,0
4,0
6,0
Fonte: Ismea-Nielsen
Resta negativo, e anche in lievissimo peggioramento rispetto al dato del 2015, il bilancio del comparto
lattiero caseario: alla flessione registrata nel 2015 (-3,4%), si aggiunge quella del -3,6% di questi primi nove
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I consumi domestici delle famiglie italiane
mesi del 2016. Il comparto, cui viene destinato il 14% della spesa agroalimentare complessiva, continua a
soffrire del trend negativo dei consumi di latte (che rappresentano circa un quinto del totale comparto) per i
quali nel 2016 si registra una contrazione della spesa del 5,6%, che investe sia il segmento del fresco che
quello dell’UHT. Anche la spesa per formaggi, sulla scia di quanto osservato nel 2015, mostra generalizzate
flessioni (-3,4% nel complesso), che investono soprattutto i semiduri ed i molli (rispettivamente -5,9% e 5,7%), mentre si attenua il trend negativo dei duri (-1%).
Il segmento degli yogurt, l’unico del lattiero-caseario che fino a giugno non riportava una dinamica di spesa
negativa in quest’ultimo frangente accusa ridimensionamenti di spesa che portano il dato complessivo in
terreno negativo (-1,3% rispetto ai primi nove mesi del 2015).
Per quanto riguarda la spesa per derivati dei cereali - segmento che rappresenta il 14% del totale spesa
familiare per beni agroalimentari – dopo la lieve flessione registrata nel 2015 (-0,5% in valore, su base
annua), nei primi nove mesi del 2016 si ravvisa un lievissimo recupero (+0,1%). Tale stabilità è frutto della
dinamica flessiva della spesa per pasta secca e merendine (rispettivamente -1,2% e -1,3%) combinata
all’immutata spesa dei due principali segmenti, pane e sostituti, e prodotti della prima colazione
(rispettivamente -0,2% e -0,5%), e controbilanciata in parte dalle dinamiche positive degli altri prodotti , quali
il riso (con spesa in crescita del +3,6%), gli gnocchi (con spesa incrementata del 2,3%), la pasta fresca
(+1,7%), le basi per pizza (+4,6%) ei dolci da ricorrenza (+7%), che rappresentano tuttavia quote minoritarie
dell’insieme dei prodotti derivati dei cereali .
Infine, l’analisi del comparto delle bevande alcoliche e analcoliche, indica per i primi nove mesi del 2016
una lieve tendenza flessiva (-0,6%) dopo l’aumento del 2015 (+3,2% rispetto al 2014). Flette la spesa per le
bevande analcoliche (-3,8%), mentre tiene quella per le acque minerali e la birra (+0,4%). Anche in questo
caso la diminuzione del consumo di bevande ricche di zuccheri è conseguenza di un cambio di
comportamento del consumatore al momento dell’acquisto: la ricerca di un maggiore benessere e salute
attraverso i cibi sta favorendo a livello globale una riduzione dell’assunzione di zuccheri anche attraverso le
bevande. Infine, nel segmento dei vini la spesa risulta nel complesso più contenuta rispetto all’analogo
periodo dello scorso anno, malgrado risulti ancora evidente l’incremento per gli spumanti (+10%).
COMPOSIZIONE DELLA SPESA ALIMENTARE NEI PRIMI
NOVE MESI 2016 (QUOTE SUL TOTALE AGROALIMENTARE IN VALORE)
Altri prodotti
alimentari
13,5
Oli e grassi
vegetali
2,2
Bevande
analcoliche e
spiritose
8,0
Totale vini e
spumanti
3,2
Derivati dei cereali
14,0
Carni
10,5
Salumi
6,4
Frutta
8,7
Ortaggi
10,5 Uova fresche
1,0
Latte e derivati
14,7
Ittici
7,2
Fonte: Ismea-Nielsen
Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale
Unità Operativa Studi e Analisi
Redazione a cura di: Francesca Carbonari e Paola Parmigiani
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