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Acqua, granito e larice
Pubblicazioni – Alla scoperta di 140 fontane ticinesi con il giornalista Giorgio
Passera e il fotoreporter Rémy Steinegger
/ 09.01.2017
di Gemma D'Urso
Acqua, granito e larice, il suo titolo è rivelatore: l’acqua che sgorga dalle fontane, ma anche il
granito e il larice, i materiali con i quali questi manufatti sono realizzati da secoli. «Un libro che
rappresenta una novità assoluta per il cantone: per la prima volta in un solo testo vengono proposte
foto di fontane, descrizioni, localizzazioni (tramite Swiss e Google Maps) e analisi della qualità delle
acque» precisono i suoi autori.
L’idea del volume è nata, ci spiega Rémy Steinegger, «circa due anni fa quando sono stato contattato
dall’imprenditore ticinese Enrico Rossini – sostenitore dell’intero progetto – che all’inizio aveva in
mente un libro sulle fontane della Valcolla. Poi il discorso si è esteso a tutte le fontane del Ticino, ma
durante le mie ricerche mi sono accorto che molti oggetti erano già descritti in varie pubblicazioni. I
criteri di ricerca andavano quindi cambiati e si decise che avrei percorso tutto il territorio cantonale
alla ricerca di fontane possibilmente mai repertoriate prima».
Il fotoreporter di Sala Capriasca si è quindi messo in viaggio, «a raccogliere fontane» come dice lui,
zaino in spalla e con lo stesso entusiasmo che lo mosse alcuni anni fa nella sua perlustrazione del
Ticino dall’alto (Ticino tra cielo e terra). «Un viaggio che è stato una miniera di scoperte, ho scattato
circa 250 foto di fontane, lavatoi, abbeveratoi, dalla Novena al Monte Generoso, dal Lucomagno a
Brissago». Rémy Steinegger racconta che alcuni manufatti li ha cercati appositamente mentre altri
invece li ha incontrati per caso. «Questo progetto mi ha occupato per ben tre mesi durante il 2015,
poi abbiamo scelto le 140 fontane, ognuna accompagnata da una scheda che ne descrive l’esatta
localizzazione tramite scansione» precisa Rémy. Le sue splendide foto a colori sono completate da
113 testi redatti dal giornalista Giorgio Passera che aveva già curato la redazione di Il Ticino ieri ed
oggi pubblicato nel 2014.
La «novità assoluta» consiste nell’analisi della qualità dell’acqua delle 140 fontane eseguita dal
Laboratorio cantonale che ne ha descritto la mineralizzazione, la temperatura, il valore del pH, la
conducibilità elettrica, la durezza e l’equilibrio calcare. «Il Laboratorio cantonale dà una grande
importanza al bene di valore inestimabile che è l’acqua ed è per quello che ha accettato di
contribuire a questa pubblicazione con le sue analisi chimico-fisiche contenute in un’apposita tabella
riassuntiva» precisa il suo direttore Marco Jermini.
Per Giorgio Passera, direttore della rivista «Terra ticinese» e appassionato di storia locale, la cura
dei testi è stato un lavoro di certosina ricerca: «Ho consultato molta documentazione, ho svolto
ricerche in biblioteca, ho sfogliato calendari un tempo consacrati alle fontane e ho anche intervistato
addetti alla costruzione. Per alcune fontane ho dovuto giocare di immaginazione e far parlare la mia
fantasia perché non c’era nessun dato indicativo».
Il viaggio tra le fontane del Ticino attraverso le pagine del libro che le immortala è un continuo
meravigliarsi: manufatti di granito, sasso, ghisa, maestosi, eleganti oppure rudimentali nella loro
semplicità, lavatoi monumentali con a volte iscrizioni che oggi fanno sorridere: «Proibito lordare,
multe fr 5,10» si può leggere su quello di Cagiallo costruito nel 1853 e iscritto nell’elenco dei Beni
culturali del Ticino; abbeveratoi per il bestiame fatti di larice o ricavati da vecchie vasche da bagno
in smalto bianco, fontane adornate da severe teste come quella in porfido rosso della Madonna
d’Ongero a Carona la quale, spiega Giorgio Passera, era cara ad Hermann Hesse, o ancora il
moderno manufatto circolare di ferro inserito «in un contesto rimasto immutato nel tempo» come
quello della vecchia Canobbio.