Grammatica spirituale : la consolazione e la desolazione [316

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Grammatica spirituale : la consolazione e la desolazione [316
Grammatica spirituale : la consolazione e la desolazione
[316] Chiamo consolazione spirituale il causarsi nell’anima di
qualche movimento intimo con cui l’anima resti infiammata
nell’amore del suo Creatore e Signore; come pure quando essa non
riesce ad amare per se stessa nessuna cosa creata sulla faccia della
terra, ma solamente in relazione al Creatore di tutto. Così pure
quando la persona versa lacrime che la spingono all’amore del suo
Signore , o a causa del dolore dei propri peccati, o per la Passione
di Cristo nostro Signore, o a causa di altre cose direttamente
indirizzate al suo servizio e lode. Infine chiamo consolazione ogni
aumento di speranza, di fede e di carità e ogni tipo di intima letizia
che sollecita e attrae alle cose celesti e alla salvezza della propria
anima, rasserenandola e pacificandola nel proprio creatore e
Signore.
[317] Chiamo desolazione spirituale tutto ciò che si oppone alla
terza regola, per esempio l’oscurità dell’anima, il suo turbamento,
l’inclinazione alle cose basse e terrene, l’inquietudine dovuta a vari
tipi di agitazione e tentazioni; quando l’anima è sfiduciata, senza
speranza , senza amor, e si trova tutta pigra tiepida, triste e come
separata dal suo Creatore e Signore. Infatti come la consolazione è
contraria alla desolazione, così i pensieri che nascono dalla
consolazione sono opposti ai pensieri che nascono dalla
desolazione.
Promemoria: lunedì 17/12 ore 20,00 s. Messa , a seguire cena condivisa
con il gruppo preCVX in Tavernetta
EVO GIOVANI NELLA VITA ORDINARIA/9
Signore ,
che non ti lasci vedere
se non dai cuori puri,
io cerco di capire,
leggendo e meditando,
cosa sia e come possa conseguirsi
la vera purezza del cuore,
per diventare capace grazie ad essa,
di conoscerti almeno un poco.
Ho cercato il tuo volto, Signore,
il tuo volto Signore ho cercato;
a lungo ho meditato nel mio cuore,
e dal mio meditare è scaturito un fuoco,
e il desiderio di conoscerti
sempre più a fondo.
Quando spezzi per me il pane della Scrittura,
nello spezzare il pane ti fai riconoscere,
e quanto più ti conosco,
tanto più desidero conoscerti,
non più soltanto nella scorza della lettera,
ma nella percezione sensibile dell’esperienza.
Non chiedo questo, Signore, per i miei meriti,
ma per la tua misericordia.
Dammi dunque, Signore,
la caparra della futura eredità,
una goccia almeno di pioggia celeste
per rinfrescare la mia sete,
perché ardo d’amore.
GUIGO II IL CERTOSINO
[313] Regole per sentire e riconoscere in qualche modo le varie mozioni
che si producono nell’anima, per accogliere le buone e respingere le cattive.
(…) Siamo soliti dire che dobbiamo fare discernimento per vedere che cosa
dobbiamo fare in una data situazione. Questo non è discernimento ma
decisione da prendere. Il discernimento non vuol dire prendere decisioni;
non vuol dire neanche valutare i fatti in vista della decisione…
il discernimento è semplicemente valutare i movimenti spirituali che sono
emersi e che emergono soprattutto in due occasioni: durante la preghiera
prolungata e ripetuta e nei momenti in cui siamo di fronte a scelte
importanti. In altre occasioni, se si legge, se si chiacchiera, se si vede la
televisione, non c’è discernimento perché non emergono movimenti
spirituali o emergono meno. Ma quando c’è preghiera prolungata, oppure
c’è un problema grave, allora ecco che emergono i movimenti spirituali
Che cosa sono questi movimenti spirituali ?
Qui ho una interpretazione forse minimistica: abbraccia cioè per tentativi, o
piuttosto sottolinea una parte della realtà; ma voi, con la vostra prudenza,
fate il quadro complessivo. I movimenti spirituali non si vedono e non si
sentono, perché sono spirituali; noi non sentiamo la fede, la speranza, la
carità come tali, come Dio ce li ispira, ma proviamo sentimenti ed emozioni
che sono come il riflesso corporeo di queste cose. Il discernimento si fa a
partire dai sentimenti e dalle emozioni.
Quali sono questi sentimenti ed emozioni ? Sono: timore, rabbia, furia,
disperazione, nervosità, angoscia, tristezza, amarezza, senso di
frustrazione; oppure: gioia, entusiasmo, senso di amore, senso di fede,
senso di apprezzare tutti gli uomini, di amarci come fratelli, di donare la
vita, di donare tutto ai poveri; questi ultimi sono sentimenti gioiosi, di
pienezza, di soddisfazione, di rilascio, di accettazione tranquilla. Si tratta di
sentimenti ed emozioni che sono la spia di movimenti spirituali profondi,
di scelte morali, che però noi cogliamo nel loro aspetto corposo.
Questi sentimenti e queste emozioni, ci dice la dottrina sul discernimento,
vanno valutate; cioè non dobbiamo esserne schiavi: questo mi dà gioia,
quindi lo faccio; questo mi dà tristezza e dunque non lo faccio. No. La
valutazione del discernimento vuol dire: questo mi dà gioia, cosa significa
? Perché ? questo mi dà tristezza, cosa significa ? Perché ?
Discernimento vuol dire : valutare in fondo le ragioni di fede, il retroterra,
l’entroterra o il sottoterra della fede dall’emergere delle diverse emozioni e
sentimenti connessi con la vita spirituale, con le attività spirituali, con la
preghiera prolungata, con le scelte difficili, col rapporto spirituale con gli
altri. Sono tutti momenti in cui si suscitano in noi queste emozioni e questi
sentimenti. E come si fa questa valutazione ? In maniera molto semplice: si
fa vedendo quali sentimenti, quali emozioni sono costruttive e quali invece
distruttive, per accettare i primi e rigettare i secondi.
Qui ci vuole una precisazione: costruttivi o distruttivi di che cosa ? Di una
vita secondo il Vangelo. Quindi il discernimento va fatto sulla base e sul
confronto con il Vangelo, il quale è una forma di vita non astratta, ma
concreta, ecclesiale, corporea; quindi in relazione con la Chiesa concreta,
con la mia situazione nella Chiesa, con la mia situazione concreta, che sarà
di ubbidienza, di appartenenza al gruppo. Il discernimento comprende
tutto questo: parte dai sentimenti e dalle emozioni e cerca di valutarli in
quanto costruttivi o distruttivi nel loro quadro completo. E’ciò che s.
Ignazio intende quando dice : «i buoni spiriti per accettarli, i cattivi per
respingerli».
Per la preghiera :
1 Re 3, 4-15
Sap 7,1-14
Lc 1, 46-55
GRAZIA DA CHIEDERE: Donami Signore di individuare i “ miei” 3 verbi
che meglio esprimono la mia relazione con Te