ATP FINALS. IL CASO: KEI E I SUOI LIMITI
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ATP FINALS. IL CASO: KEI E I SUOI LIMITI
TeMa_24_25_1_Layout 1 20/11/16 17.15 Pagina 1 ATP FINALS. IL CASO: KEI E I SUOI LIMITI Vince le battaglie, il giapponese, mai però una guerra. E a 27 anni il suo palmares è composto da pochi titoli minori. Anche a Londra ha agguantato la semifinale, poi ha fatto scena muta contro Djokovic. Non manca di carattere e di talento, ma il fisico non regge l’urto della competizione con i più forti. E gli infortuni sono sempre in agguato servizio speciale da Londra, ALESSANDRO TERZIANI o vedi mettere alle corde il numero uno del mondo Andy Murray per 3 ore e 20, ne ammiri la rapidità con cui si muove sul campo, lo stupendo timing sulla palla, la pulizia dei gesti. Poi, malinconico déjà vu, è lui a lasciare per primo la O2 Arena. Kei Nishikori, ancora una volta a un passo dai primi. Da oltre tre anni gravita tra la quarta e l’ottava posizione mondiale ma il suo palmares, a 27 anni, è ancora privo di allori pesanti, quelli che fanno la storia del tennis. Zero Slam, zero Masters 1000, zero ATP Finals, zero ori olimpici. Solo 11 vittorie in tornei minori e tante, troppe, occasioni mancate. La più clamorosa chance di vincere uno Slam Nishikori l’ha gettata al vento agli US Open 2014. Da n.11 del mondo superò in cinque set Raonic (n.6) negli ottavi e Wawrinka a Nadal nella finale di Madrid 2014 prima (n.4) nei quarti; in semifinale il capolavoro che un infortunio alla schiena lo costrincon il n.1 Djokovic. In finale, con Cilic (n.16) gesse al ritiro. Quest’anno come non ricorche sembrava l’ostacolo più facile, la resa in dare la sconfitta in semifinale a Roma al tre set. La storia si è quasi ripetuta nell’ultitie-break del terzo set con Djokovic e quelle ma edizione dello Slam newyorkese. Stuin finale a Miami e Toronto con lo stesso penda vittoria in cinque set nei quarti con un serbo? Senza poi tralasciare la semifinale Murray reduce dalla vittoriosa doppietta olimpica persa con Murray, poi addolcita Wimbledon/Olimpiade, poi il crollo alla didal bronzo conquistato su Nadal. Sempre a stanza con Wawrinka in semifinale. Anche un passo dai primi e dal successo finale. nei Masters 1000 il giapponese si è bloccato Ma cosa manca a Nishikori per compiere più volte a un passo dal traguardo. Clamoroquell’ultimo ma lunghissimo passo? sa la lezione di tennis che stava impartendo L > 24 Nel tennis moderno il talento, e Nishikori ne ha da vendere, non basta. Ci vuole un fisico bestiale. Le misure del giapponese, 178 centimetri (dice l’ATP) per 75 chili, non corrispondono a quelle del tennista ideale. È pur vero che lo stesso Chang, attuale allenatore di Nishikori, alto tre centimetri di meno (sempre per la generosa ATP), in carriera ha vinto Parigi e 7 Masters Series. Ma quelli erano altri tempi. Alla mancanza di potenza Nishikori ha supplito con un formidabile gioco di anticipo, stile Agassi, ben coltivato dallo stesso mentore, Nick Bollettieri. I problemi maggiori derivano da una minore resistenza fisica, rispetto ai top player, e una naturale predisposizione all’infortunio. La pressione sulle spalle di Nishikori è enorme. Un paese intero ne segue le gesta. Ogni suo match blocca almeno 10 milioni di giapponesi davanti alla Tv. Il suo primo allenamento nell’ultima edizione del torneo di Tokio ha richiamato 9.000 spettatori sulle tribune. Decine di giornalisti lo seguono dappertutto. È costretto a vivere in Florida perché in Giappone non potrebbe neppure uscire in strada senza essere assalito dai fan. Secondo la rivista Forbes, Nishikori ha contratti pubblicitari per circa 30 milioni di dollari all’anno (di cui 10 solo da Uniqlo). D’altronde è il primo giocatore nato in Asia che ha raggiunto la Top Ten e la finale di uno Slam. La sua storia somiglia un po’ a quella di Murray, schiacciato dalla pressione di un Paese che ha dato i natali al tennis moderno ma i cui fasti erano fermi alle gesta del mitico Fred Perry. Poi lo scozzese si è sbloccato e sono arrivati tre Slam, due ori olimpici e la prima posizione mondiale. È dura la vita del predestinato. A 14 anni, senza sapere una parola d’inglese, viene spedito dagli sponsor in Florida a Bradenton da Bollettieri. La cultura del lavoro, da buon giapponese, non gli manca. Cresce come un pollo d’allevamento. Tennis, tennis e tennis. Lontano dalla famiglia e dagli affetti. Il carattere introverso non lo aiuta. L’obiettivo iniziale ha un nome: “Progetto 45”, la più alta classifica mai raggiunta da un giapponese dopo la n.46 toccata da Shuzo Matsuoka nel 1992. La raggiunge nel 2011, a 21 anni. Da allora l’asticella si è alzata . Ora manca l’ultimo salto. Chissà se anche delle buone letture potrebbero aiutare Nishikori a compiere il fatidico ultimo passo che lo separa dai primi e dalla conquista di un titolo prestigioso. Si potrebbe far prestare da Zachary Gilbert, suo vecchio compagno di stanza all’Academy di Bollettieri, quell’interessante libretto di suo padre Brad “Vincere sporco”. Poi il suo coach Chang dovrebbe imporgli la lettura del capolavoro di Sun Tzu “L’arte della guerra”. Perché Nishikori ha ampiamente dimostrato di saper vincere le battaglie, ma è giunta l’ora di vincere la guerra. 25 <