LA STAMPA SEDUCE... CON GLI OCCHI

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LA STAMPA SEDUCE... CON GLI OCCHI
di L orenzo C apitani
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N on solo forme e colori . Ma anche
profumi , fruscii , morbidezze , sapori .
O ggi la stampa può farvi
provare sensazioni nuove .
P rint Buyer vi spiega cosa si può
fare per incantare i sensi , partendo
dal più importante , la vista .
La stampa seduce...
con gli occhi
La decisione di acquistare un
og ge tto è un a qu est ion e
di
fee lin g . D i sen sa zio ni , di
“pelle ”.
P oco c’entra la razio nalità ,
il so pp esa re co sti e ben efi
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P roprio in tempi di crisi eco nomica
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E la stampa , veicolo da sempre di
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re nd en ti .
Dei cinque sensi, la vista è di gran lunga il più importante, quello più spesso usato e quello considerato il più affidabile: oltre
l’80% delle percezioni passa attraverso gli occhi, organi in grado
di distinguere oltre 150 toni di chiaroscuro e mezzo milione di
colori nello spettro della luce visibile. Per questo un prodotto
“bello” ha certamente un maggior appeal e dona un valore aggiunto alla comunicazione. Per attirare l’attenzione dei clienti
deve per prima cosa emergere con colori, forme, materiali insoliti. E soprattutto “effetti speciali”. Ecco perché partiamo dalla
vista in questa serie di articoli dedicati alle diverse nobilitazioni
degli stampati e a come queste sappiano colpire i nostri cinque
sensi. Osserviamo dunque uno stampato: da addetti ai lavori,
la prima cosa che ci balza agli occhi è la qualità della stampa.
A come ottenerla, Print Buyer ha dedicato spazio nei numeri
passati. Si tratta ora di capire cos’altro si può fare per migliorare ulteriormente l’aspetto di un prodotto, sfruttando le varie
possibilità offerte dal mercato. Tecniche ormai consolidate nella
pratica, che stanno diventando sempre più diffuse e accessibili
tanto da poter essere combinate in modo creativo tra loro senza
eccessivi costi o difficoltà. A patto di non eccedere e di trovare
sempre il fornitore giusto...
Partiremo dalla tradizionale plastificazione per scoprire le possibilità della nuova e versatile laminazione a freddo e arrivare alla
preziosità della stampa a caldo.
Nel prossimo numero, poi, scopriremo le mille possibilità della
serigrafia, lo scintillio del glitter e la magia del lenticolare e
della stampa fluorescente.
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La Stampione
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Innova
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plastificazione
Una soluzione per proteggere
gli stampati e impreziosirli
è la verniciatura UV. È l’ultima
tendenza nell’editoria.
Si tratta della più semplice e diffusa nobilitazione
post-stampa, cui anche i prodotti più economici
ormai non rinunciano. Consiste nell’accoppiamento di un supporto, come la carta, con un film
plastico trasparente allo scopo di aumentarne la
resistenza a strappi e graffi e migliorarne l’aspetto. Esistono diversi tipi di finitura: lucida, opaca,
goffrata con texture particolari, telata, satinata,
olografica, iridescente… per i più diversi utilizzi,
dall’editoria al packaging.
Attualmente esistono due tipi di plastificazione:
dry e wet. Nel primo caso il film è già adesivizzato
e la colla viene fatta rinvenire a caldo, mentre nella plastificazione wet la pellicola è incollata mediante un adesivo liquido che può essere a base di
acqua, solventless o a solvente. Di fatto quest’ultima è stata quasi del tutto abbandonata a causa
del forte impatto ambientale. La plastificazione in
generale si presta ad essere giocata con serigrafie o vernici UV serigrafiche per ottenere contrasti
lucido/opaco.
Un’alternativa, più economica ma pur sempre valida, per proteggere gli stampati e impreziosirli è la
verniciatura UV. È l’ultima tendenza nell’editoria.
Se si sceglie di plastificare, è bene preferire una
carta patinata, più liscia, sulla quale l’adesione
del film è maggiore. I risultati migliori si ottengono su una patinata opaca (tipo Invercote Creato)
perché meno soggetta a fenomeni elettrostatici.
Accorgimento valido anche per la laminazione.
laminazione
La laminazione viene utilizzata
perlopiù per il packaging di lusso
e le etichette, mercati da sempre
sensibili a un forte impatto
sensoriale.
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Se invece viene usato un film coprente si parla di
laminazione. In questo caso, però, la nobilitazione viene fatta prima della stampa e costituisce
un substrato sul quale stampare in offset, avendo
però l’accortezza di utilizzare colori UV, che asciugano più rapidamente, e prevedendo almeno una
verniciatura di protezione. Questo perché, trattandosi di una finitura a specchio, i difetti, come
graffi e impronte, vengono enfatizzati. In caso di
laminazione in bianca e volta è consigliabile (ma
non economico) laminare e stampare un lato e
successivamente laminare e stampare l’altro.
La laminazione è destinata di solito al packaging
di lusso e alle etichette, mercati attenti al forte
impatto sensoriale. Non a caso i colori più diffusi sono l’oro e l’argento, ma non mancano altre
tonalità, metallizzate o pastello. Un valido riferi-
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mento possono essere i cataloghi dei nastri per
la stampa a caldo dei maggiori produttori, come
Kurz o Oropress: tuttavia è bene verificare con il
fornitore le effettive disponibilità.
Da qualche anno esiste anche un nuovo tipo di laminazione, detto “a freddo”, che ha aperto inediti
orizzonti nel campo delle nobilitazioni.
laminazione a freddo O cold foil
Immaginate di voler enfatizzare il metallo di un orologio con la
stampa di un colore metallizzato; normalmente avreste usato
un argento 877. Ora è possibile laminare solo le zone desiderate
come se si trattasse di una comunissima tinta piatta.
Il risultato sbalordisce per luminosità e tridimensionalità.
Questa tecnica consente di stendere il film metallizzato direttamente in linea durante la stampa
con la pressione e non con il calore. Il foil viene
applicato, tramite una colla stesa sulla carta, con
una normale lastra offset. In questo modo è possibile laminare con riserva o a registro con grafismi
anche retinati. Il cold foil si può considerare l’anello di congiunzione tra la laminazione tradizionale
e la stampa a caldo: infatti, se da un lato la prima
consente di coprire aree molto estese (anche l’intera superficie), dall’altro la seconda permette sì
rese multiple ma con grafismi non retinati. La laminazione a freddo, invece, sfruttando la stesura
della colla come fosse inchiostro, si presta sia per
ampie superfici che, cosa più importante, per la riproduzione di retini anche molto fini e non semplici tratti. Tra i vantaggi, la possibilità di sovrastampare il grafismo metallico applicato a freddo che
consente effetti cromatici nuovi e affascinanti.
Quando usarlo? Ogniqualvolta non sia richiesta
una tavola piena o le zone da laminare siano ridotte e prevalentemente tratti.
stampa a caldo
Una variante della stampa a caldo
molto antica è la labbratura
a caldo, che consente di dorare il
“labbro”, ovvero il bordo del libro.
Questa tecnica non solo nobilita
libri, inviti e cataloghi, ma anche
preserva il prodotto da polvere
e agenti esterni. Si può fare anche
con il plexiglass!
È il trasferimento di un grafismo riprodotto su un
clichè attraverso un nastro colorato: la stampa avviene per un’azione combinata di calore e pressione. Esistono ricchi campionari di colori, ma i più
utilizzati sono gli ori e gli argenti. Se è vero che la
tecnica è ormai abbastanza diffusa e accessibile,
è anche vero che i costi possono lievitare in base
alla difficoltà di esecuzione del lavoro, al tipo di
nastro, che può essere anche pastello, olografico o iridescente, e soprattutto al materiale e alla
dimensione del clichè. La stampa a caldo, pur essendo un processo industriale ormai consolidato,
conserva ancora un forte aspetto artigianale, e
l’esperienza dell’operatore fa ancora la differenza.
Gli usi sono i più vari: dalle copertine di volumi
(anche in tela) a testi di inviti, dal packaging di
lusso alle etichette del vino. Di sicuro effetto anche giocato in alto o bassorilievo.
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