L`energia nucleare - Bovolenta Editore
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L`energia nucleare - Bovolenta Editore
DIDATTICA ATTIVA - Approfondimento L’energia nucleare Il 2 dicembre 1942 può essere considerata la data di nascita dell’energia nucleare. Quel giorno il fisico italiano Enrico Fermi dimostrò che era possibile ottenere energia dai nuclei atomici. Nel suo esperimento, Fermi aveva utilizzato l’elemento più pesante presente in natura, l’uranio. Da allora molte cose sono successe. La prima centrale nucleare per la produzione di energia elettrica entrò in funzione nel 1956 in Inghilterra e nei successivi trent’anni si assistette al cosiddetto momento d’oro delle centrali nucleari. Il loro numero rapidamente aumentò fino a raggiungere le 423 unità nel 1989 (figura 1). Negli ultimi venticinque anni il numero di centrali nucleari funzionanti nel mondo si è mantenuto sostanzialmente costante (figura 2). Attualmente sono 442 i reattori funzionanti, distribuiti in 29 nazioni diverse. Su scala mondiale il 14% dell’elettricità viene prodotta dalle centrali nucleari. In particolare è la Francia il Paese che più si affida al nucleare come fonte di energia, producendo il 76% del proprio fabbisogno energetico con questa tecnologia, mentre la nazione con più impianti è gli Stati Uniti con 105 reattori in funzione. Tra le 14 nazioni più ricche al mondo, l’Italia è l’unica che non produce energia elettrica tramite il nucleare. La storia dell’energia nucleare in Italia è alquanto travagliata. La prima centrale nucleare sul nostro territorio fu inaugurata a Latina nel 1963. Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, con figura 1 Visione notturna della centrale nucleare di Leibstadt in Svizzera. figura 2 Dopo un rapido aumento iniziale, negli ultimi venticinque anni il numero di reattori nucleari funzionanti nel mondo è rimasto pressoché costante. Numero di reattori 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 2010 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 1992 1990 1988 1986 1984 1982 1980 1978 1976 1974 1972 1970 1968 1966 1964 1962 1960 1958 1956 0 1 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012 DIDATTICA ATTIVA - Materiali integrativi è formato per il 94% da uranio, per il 5% da scorie leggere e per l’1% da plutonio. Le scorie radioattive devono essere trasportate in modo sicuro e stoccate in un luogo definitivo (figura 3). Tutti i centri di stoccaggio presenti in Europa sono temporanei, perché non sono ancora chiarite le conseguenze di uno stoccaggio permanente di rifiuti ad alta radioattività. I depositi possono essere di superficie, di miniera o possono essere depositi geologici. L’Unione Europea caldeggia la soluzione dello stoccaggio in depositi geologici permanenti. In Finlandia si sta progettando il primo deposito geologico di scorie radioattive al mondo, ma si prevedono tempi lunghi per la sua realizzazione. le sue tre centrali funzionanti, l’Italia era tra le prime cinque nazioni al mondo per produzione di energia elettrica attraverso il nucleare. Dopo il disastroso incidente alla centrale di Chernobyl del 1986, un referendum sancì l’uscita dell’Italia dall’esperienza nucleare. Nonostante ciò, nel 2008 fu approvata una legge secondo cui era nuovamente possibile costruire centrali nucleari nel nostro Paese. A seguito del referendum popolare del 12 e 13 giugno 2012, però, il 94% dei votanti ha imposto l’abrogazione della legge e la via nucleare in Italia è stata definitivamente abbandonata. Quella nucleare è da qualcuno considerata una fonte di energia rinnovabile. Ciò non è esatto, poiché l’energia deriva dalla frammentazione del nucleo dell’uranio, un elemento di transizione presente in bassissime concentrazioni nella crosta terrestre. Così come le riserve di petrolio, anche le riserve di uranio non sono infinite. Il prezzo dell’uranio è aumentato di più di sette volte negli ultimi dieci anni, in quanto le masse rocciose contenenti grandi quantità di minerale uranico si stanno esaurendo. È curioso il fatto che l’Australia, dove si trova il 31% dell’uranio mondiale, non abbia una sola centrale nucleare in funzione. L’energia nucleare è quindi una fonte di energia alternativa ai combustibili fossili, ma non è rinnovabile. Il processo che si utilizza nei reattori nucleari per produrre energia è la fissione nucleare dell’isotopo 235 dell’uranio (cfr. § 21.9). Prima di essere utilizzato come combustibile nucleare, il minerale di uranio deve essere trattato. L’uranio che si trova nelle rocce è infatti composto per il 99,3% dall’isotopo 238 e solo per lo 0,7% da uranio-235. Solo l’isotopo uranio-235 è fissile, cioè adatto alla fissione, per cui il minerale uranico deve subire un processo di arricchimento così da portare la quantità dell’isotopo fissile fino al 3%. Quando viene bombardato da neutroni, il nucleo di uranio-235 si scinde in bario-139 e cripto-94, liberando 3 neutroni. I neutroni emessi possono determinare la fissione di altri nuclei di uranio-235 e si avvia così una reazione a catena. Nei reattori nucleari la reazione a catena avviene in modo controllato e il calore prodotto è prima convertito in energia meccanica e successivamente in energia elettrica. Il problema più spinoso legato al processo di fissione nucleare dell’uranio è quello delle scorie radioattive. La fissione nucleare è un processo molto efficiente: da un kilogrammo di uranio si ottiene una quantità di energia diecimila volte superiore a quella che si ottiene da un kilogrammo di carbone in una centrale termica. Inoltre, nella reazione nucleare di fissione non si producono gas serra, come la CO2 , che contribuiscono al riscaldamento globale del pianeta. Una valutazione più completa e ponderata richiede, però, di considerare sia il costo energetico, sia le emissioni di gas in atmosfera connesse all’intero processo nucleare, che è molto lungo e articolato. Occorre Le scorie radioattive sono i prodotti radioattivi della fissione. Nel corso di tutti i procedimenti che riguardano il funzionamento di una centrale nucleare si producono molti atomi più leggeri dell’uranio, complessivamente si tratta di oltre 100 isotopi diversi. Tra questi vi sono molti elementi nocivi e radioattivi. Tra i prodotti della fissione c’è anche il plutonio-239, un elemento pericolosissimo la cui radioattività è praticamente eterna. Il combustibile nucleare esausto figura 3 Il simbolo che contraddistingue questi barili indica che contengono rifiuti radioattivi. 2 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012 DIDATTICA ATTIVA - Materiali integrativi infatti tenere presente che si spende energia in fase di estrazione dell’uranio, nei processi di trattamento, arricchimento e riprocessamento del combustibile e per trasportare e stoccare i rifiuti nucleari. In letteratura si trovano dati discordi sul bilancio energetico globale del processo nucleare. Un altro aspetto fondamentale legato alle centrali nucleari è quello della loro sicurezza. Le centrali dovrebbero essere costruite in luoghi adatti, per esempio in zone non sismiche, e in aree scarsamente abitate. In Italia è molto difficile trovare zone che soddisfino questi standard. Anche all’estero, per esempio in Giappone, la situazione non è diversa. Uno studio comparso sulla rivista «Nature» ha evidenziato come in molti casi le centrali si trovino in zone densamente popolate. L’incidente accaduto a Fukushima nel marzo del 2011 ha evidenziato come i parametri di sicurezza non sempre riescano a prevedere la gestione di tutti i possibili eventi. La centrale era stata progettata per resistere a terremoti di magnitudo 8, ma non era stata considerata l’eventualità di uno tsunami con onde alte più di 10 metri. Inoltre, per evitare attacchi terroristici, le centrali devono essere sottoposte a controllo militare. I blitz dimostrativi messi in atto da alcuni gruppi ambientalisti hanno però dimostrato come sia possibile penetrare all’interno delle centrali. La produzione di energia elettrica attraverso il nucleare tradizionale presenta dunque alcune questioni ancora irrisolte. Ultimamente si è cominciato a discutere su una tecnologia nucleare di IV generazione, che porterebbe a soluzione gran parte dei problemi evidenziati dalle tecnologie precedenti. Ma esattamente di cosa si tratta? Nel gennaio del 2000 è stata avviata l’iniziativa Generation IV International Forum per sviluppare la ricerca sui reattori di IV generazione. Le centrali nucleari che utilizzano questa nuova tecnologia devono possedere le seguenti caratteristiche: • azzeramento delle emissioni di agenti inquinanti in atmosfera; • diminuzione delle scorie radioattive prodotte, attraverso la rimozione degli isotopi transuranici a lungo tempo di dimezzamento, che vengono trasformati con il combustibile mentre si producono; • raggiungimento di elevati standard di sicurezza intrinseca; • azzeramento della produzione di plutonio e, di conseguenza, blocco della proliferazione del nucleare militare; • vantaggio economico rispetto alle altre fonti energetiche. Attualmente sono in fase di sviluppo e sperimentazione sei tipi di reattori che soddisfano questi requisiti. Solo quando le nuove tecnologie dei reattori di IV generazione saranno in grado di rendere effettivamente operativi impianti di questo tipo, la scelta nucleare potrà rappresentare una risposta efficace e affidabile alla crescente domanda energetica. 3 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012