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IL FANTASTICO MONDO DI VINCENT/14
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25/01/2011
di redazione ilcassetto.it
MONDO
DALLA A ALLA Z
CULTURA
Quattordicesima puntata della rubrica di Alan ZAMBONI dedicata al
genio, alle opere e alle sregolatezze del grande van Gogh
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Il cassetto L'informazione che
rimane
“La velocità di Vincent”
Van Gogh ebbe una vita artisticamente breve: in pratica,
dipinse per soli dieci anni. Se si tiene poi conto di un
periodo iniziale necessario per prendere confidenza col
disegno e con la pittura, possiamo confinare la piena
maturità espressiva agli ultimi tre anni.
Eppure di Vincent ci sono rimaste tantissime opere, un
numero davvero rilevante se confrontate al poco tempo
impiegato per realizzarle. Tale cifra assume un valore
ancora maggiore se si considera che proprio negli ultimi anni di lavoro il pittore
olandese fu vittima di una malattia che di fatto in certi momenti ne ha limitato
notevolmente l’attività.
Siamo quindi di fronte a un artista che dipinge in modo rapidissimo, quasi frenetico. Nei
due mesi passati ad Auvers-sur-Oise prima di suicidarsi Vincent realizza all’incirca
sessanta opere! Quasi tutte a olio su tela e molte delle quali di discrete dimensioni. La
velocità col passare del tempo era infatti diventata una caratteristica del suo modo di
dipingere: non un dono di natura bensì una necessità cercata con la pratica continua e
l’esercizio.
Fin da quando comincia ad ammirare l’arte decorativa giapponese (Vincent collezionava
crépons) van Gogh coglie che la grandezza dei nipponici risiede proprio nella rapidità di
esecuzione; anche grazie a quella realizzano determinati effetti che sarebbero
impossibili da rendere con una pennellata più lenta e meditata.
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A chi studia attentamente il percorso artistico di van Gogh appare chiara anche la sua
abilità (questa sì dovuta a un dono di natura) di comprendere a fondo e far proprie le
varie tecniche pittoriche in poco tempo. Quando arriva a Parigi, Vincent conosce
finalmente da vicino l’impressionismo e subito fa suo, prima ancora che la tecnica,
quell’elemento più astratto e indefinibile che è lo stile. Rivelando di averlo colto nel suo
essere più profondo esegue poi il passo successivo – tipico dei geni – e lo supera,
arrivando a creare qualcosa di unico e innovativo.
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Anche alla luce di questo si può capire perché a tal proposito in una lettera
raccomandasse a Theo: “Se ti diranno che dipingo troppo in fretta, tu rispondigli che
sono loro che guardano troppo velocemente”.
di Alan Zamboni
©Infinito edizioni 2011 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando
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