Il passaggio - Il Verde Editoriale
Transcript
Il passaggio - Il Verde Editoriale
Il passaggio Testo di Davide Bertin Dong Sub, architetto. Foto di Luca Abbadati, Francesca Benedetto, Davide Bertin Dong Sub, Mariangeles Exposito Peinado, Gianluca Lugli, architetti. A cura di Sabrina Fazio e Mauro Panigo, architetti (società Land) Per il professionista è fondamentale saper trasmettere al committente il proprio lavoro e le riflessioni artistiche, sociali, funzionali, economiche che vi sono alla base. La conoscenza delle moderne tecnologie è di notevole supporto in tale fase uale messaggio comunica questo progetto? Come si relaziona con il contesto? Qual è la funzione? Sono domande che sorgono spesso di fronte a un progetto. La parola comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire) va intesa anzi tutto come un processo di trasmissione di informazioni. In italiano, comunicazione ha il significato semantico di fare conoscere, rendere noto. Il concetto di comunicazione si può esprimere come processo costituito da un soggetto che desidera che il destinatario reagisca pensando o facendo qualcosa. La comunicazione del progetto acquista un ruolo fondamentale nella fase di ideazione, come già analizzato nell’articolo sul metaprogetto, nella progettazione e nella realizzazione: far capire il proprio messaggio artistico-sociale-economico diviene la cosa più importante per un professionista che si trova nella condizione di spiegare il proprio lavoro. Q In alto, fotosimulazione realizzata con Autocad 3 D e rielaborata con Photoshop. Accanto, disegno realizzato a mano libera e Photoshop. ACER 2/2007 • 42 Sopra, maquette realizzata per la fase finale di comunicazione da Land in collaborazione con lo studio Zucchi e l’architetto Oliva. Sintesi di un lavoro derivato da più competenze, è in grado di trasmettere in maniera immediata i contenuti del progetto a interlocutori eterogenei. Il verde urbano assume sempre più un ruolo fondamentale per l’uomo quale elemento di valorizzazione estetica della città: molti considerano infatti i parchi, i viali alberati sorta di “elemento decorativo” della metropoli. Non solo, a prescindere dal necessario ruolo ecologico del verde come mitigatore di molte infrastrutture, il compito del verde è fondamentale in quanto risposta a un’esigenza elementare: poter avere uno spazio in cui camminare a piedi nudi, come Julia Roberts nel film “Pretty woman”, ritrovando un frammento di spazio rurale, per riassaporare la fresca sensazione dell’erba. Di certo il paragone con la commedia sentimentale sopra citata può sembrare banale e può apparire riduttivo confrontare l’attività dei paesaggisti all’azione di Julia Roberts, ma questa metafora aiuta a pensare le aree a verde come luoghi fondamentali per la vita quotidiana. La progettazione integrata è una risposta all’esigenza di costruire sempre più progetti capaci di diffondere una cultura che riconduce a quello che De Carlo chiama “un rapporto dialettico con la natura”, di cui l’uomo è parte e dove il “nostro nuovo mondo urbano è un paesaggio figu43 • ACER 2/2007 L’importanza di saper vedere Per comunicare bisogna innanzi tutto saper vedere: “Quando si viaggia e si è pratici delle cose visive, l’architettura, pittura o scultura, si guarda con i propri occhi e si disegna al fine di mettersi dentro, nella propria storia, le cose viste. Una volta entrate le cose grazie alla matita, esse restano dentro per la vita: sono scritte, sono inscritte. L’apparecchio fotografico è utensile della pigrizia perché si affida a un meccanismo la missione di vedere per voi. Disegnare personalmente, seguire dei profili, occupare delle superfici, riconoscere dei volumi ecc... è innanzi tutto guardare, è forse essere atti ad osservare, forse atti a coprire…in quel momento, il fenomeno dell’invenzione può sopraggiungere. Si inventa e anche si crea; tutto l’essere è trascinato nell’azione; questa azione è il punto capitale. Gli altri sono rimasti passivi, 13. La comunicazione Comunicare la cultura del paesaggio rabile: visibile, coerente e chiaro. Ciò richiederà un atteggiamento nuovo da parte del cittadino e una conformazione del suo ambiente in forme che attraggano lo sguardo, che si organizzino da livello a livello nel tempo e nello spazio, che si costituiscano come simboli per la vita umana. [...] Molti oggetti di cui siamo abituati a dire che sono belli, come un quadro o un albero, sono cose che hanno un proposito unico, nelle quali si riscontra un intimo, visibile legame dal più minuto particolare all’intera struttura, che è stato acquisito attraverso un lungo sviluppo o vi è stato impresso da un’unica volontà” (6). ▼ In queste pagine si cercherà di dare un piccolo contributo al tema della comunicazione, con l’obiettivo di stimolare la curiosità e incentivare un approfondimento sul tema da parte del lettore. Guida alla progettazione del testimone PROGETTAZIONE velocità low fast fast voi l’avete visto” (2), come scrive Le Corbusier. Questo allenamento permette inoltre di capire, sentire, e anticipare la reazione di chi valuterà il proprio progetto e quindi rendere ancora più efficace il proprio lavoro. Ma se il metodo, secondo Le Corbusier, è “guardare osservare/vedere/immaginare/inventare/creare”, riprendendo la citazione iniziale, lo strumento è il disegno. A questo punto, occorre introdurre e distinguere due tipi di disegno: nel primo, esso è inteso quale strumento di rappresentazione e di indagine di una certa realtà, nel secondo, è considerato come capacità intenzionale di interpretazione della realtà prefigurando una sorta di matrice progettuale su cui impostare le fasi successive. Il disegno diviene momento intimo di comunicazione, dove si “digerisce” una riflessione visiva e si pongono le basi per la comunicazione collettiva del proprio progetto. ▼ Sopra, disegnate con Illustrator, icone di interventi ecocompatibili quali nuove fasce arboree e rimboschimenti, adeguamento degli argini, interramento delle linee elettriche, colture a basso consumo idrico e biologiche, tutti in armonia con i parametri del Protocollo di Kyoto. A destra, fotomontaggio realizzato con Cad e 3D e rielaborato con Photoshop e schema, disegnato a mano ed elaborato con Illustrator, delle velocità diverse di percorrenza di un percorso. Comunicare il progetto Attraverso la sua opera, il paesaggista deve rendere chiaro e immediato il messaggio e nello stesso tempo assecondare l’esigenza di comunicare al meglio la distribuzione funzionale degli spazi: far capire, per esempio, dove sono i percorsi principali, dove sono le funzioni, dove è possibile sedersi. È, quindi, necessario impostare il lavoro secondo uno schema che richiama la composizione di un film, dove tanti spezzoni di filmati divengono unità. La capacità del paesag- La rappresentazione del progetto A ssume un ruolo fondamentale la rappresentazione del progetto, intesa come copione su cui far “recitare” la vita comune dei fruitori dello stesso. Ogni elaborato grafico deve sapere raccontare l’idea, rendendola leggibile agli interlocutori, attraverso alcuni punti fermi: • scomporre le funzioni del progetto, in layers funzionali per farle visualizzare meglio; • distinguere i percorsi principali da quelli secondari; • evidenziare gli accessi; • distinguere le aree morbide (prato, terra) dalle parti dure (pavimentate); • definire i volumi pieni (aree boscate) dai vuoti. gista è quella di cogliere prima le aspettative, le esigenze, le riflessioni dell’utente-attore, per poter quindi fargli vivere un’esperienza quotidiana nel progetto. Tale racconto deve riuscire a “ricondurre le cose ad unità e questo è possibile in campo figurativo, unendo insieme, armonicamente, cose diverse” (4). Un progetto “altamente figurabile” (appariscente, leggibile, visibile) in questo senso particolare si presenterebbe ben conformato, distinto, notevole; esso inviterebbe l’occhio e l’orecchio ad una maggiore attenzione e partecipazione. “[…] Queste sono attribuzioni che discendono naturalmente da definizioni date. Il concetto di figurabilità non denota necessariamente qualcosa di fisso, limitato, preciso, unificato o regolarmente ordinato, […] l’intero ambiente da organizzare è molto complesso, mentre l’immagine ovvia viene subito a noia, e può contemplare soltanto poche caratteristiche del mondo vivente. […] in un ambiente bello vi sono altre proprietà fondamentali: il significato o l’espressività, il diletto dei sensi, il ritmo, lo stimolo, la possibilità di scelta” (3). Il paesaggista deve essere in grado di comunicare un’idea di paesaggio capace di definire un dialogo tra utente e progetto. A tale proposito è interessante il lavoro di Bernard Lassus nella progettazione delle autostrade, grazie alla sua capacità di fondere l’autostrada al paesaggio e il paesaggio al guidatore, il primo diviene parte del secondo, e nella sua mutevolezza, rende il viaggio più piacevole. Gli strumenti tecnici in mano ai progettisti “Chi pensa che gli strumenti in sé non sono né buoni né cattivi, e che la loro bontà dipende dall’uso che se ne fa, non tiene conto della natura del medium, e sembra davvero esprimere il narcisismo di chi è ipnotizzato dal suo proprio essere, amputato ed estensivamente assunto in una nuova forma tecnica. La tecnica è il nostro rapporto col mondo. Dal momento che il nostro mondo è formato dalle tecniche, gli inconsapevoli, che le considerano come meri strumenti, sono dominati da queste, nella loro percezione del mondo: ogni medium ha il potere di imporre agli incauti i propri presupposti. Solo un ACER 2/2007 • 44 PROGETTAZIONE Gli strumenti per comunicare T utti gli strumenti tecnici a disposizione del progettista sono efficaci allo stesso modo. Saper dominare la tecnica, i software, le maquette è il primo passo verso un’identità progettuale. L’obiettivo è, prima di tutto, di pensare ciò che si vuole esprimere e poi capire quale meglio può rappresentare la propria idea. La classificazione presentata è da considerare a grandi linee. Lo stesso Cad, programma più diffuso tra i professionisti, permette di dare risultati grafici sorprendentemente e completamente diversi. L’obiettivo di ogni progettista e paesaggista è di esplorare gli strumenti tecnici per rappresentare al meglio il proprio pensiero progettuale rendendolo parte integrante. Questa chiarezza deve trasparire in tutte le fasi della progettazione, di seguito elencate. • Con il concept di progetto, si definisce un primo approccio al progetto e si instaura il rapporto con la committenza attraverso un elaborato di grande im- artista autentico - dice Mc Luhan - può essere in grado di fronteggiare impunemente la tecnologia, proprio perché è un esperto consapevole dei mutamenti che intervengono nella percezione sensoriale” (5). Questo aspetto è particolarmente interessante per affrontare il tema dell’uso degli strumenti tecnici a disposizione del progettista. Innanzitutto, occorre pensare ciò che si vuole esprimere e poi capire quale meglio può rappresentare la propria idea: è il caso di Rem Koolhaas, olandese, tra i massimi esponenti dell’architettura contemporanea che riesce a sintetizzare e a rielaborare nello stesso tempo immagini, parole e pensieri attraverso una composizione che appare prettamente grafica ma che diviene un vero e proprio progetto, proprio perché riesce a dominare i programmi, molto spesso nati per la grafica (quali Illustrator e Photoshop), per una comunicazione della propria visione progettuale. Per concludere, il caso più interessante che va oltre al semplice software è il fenomeno di Google Earth, programma che permette di esplorare l’intero globo terrestre in pochissimi minuti, e con il quale è possibile fare ricerche immediate, divenuto ormai uno strumento fondamentale per ogni studio che si occupa di paesaggio. ■ patto emotivo. Solitamente vengono disegnati schemi funzionali e immagini di opere già realizzate dal progettista, ma simili all’incarico (che in molti casi si deve ancora ufficializzare attraverso un contratto). Il concept di progetto assume la funzione di presentazione della filosofia dello studio professionale e nello stesso tempo rassicura il cliente coinvolgendolo già nella fase d’ideazione. • Nella fase preliminare bisogna essere in grado di esprimere l’idea in modo immediato al committente, fargli capire la bontà e la poesia del proprio progetto. A tale scopo vengono impiegati software con caratteristiche più grafiche, tipo Illustrator, Photoshop, talvolta anche Cad (Computer Aided Design) per definire anche schemi funzionali o fotomontaggi realistici. • Nella fase definitiva bisogna essere in grado di dimostrare la sostenibilità tecnica del proprio progetto ed entrano in gioco software più precisi tipo Cad o programmi di modellazione solida. ruderalbiotop percorsi ciclabili sport invernali fitodepurazione bird-watching didattica punti di osservazione Bibliografia 1) EISENMAN P., 2005. Antologia di testi su Spacing, a cura di Francesco Maria Mancini. Edizioni Kappa, Roma. 2) LE CORBUSIER, 1960. L’Atelier de la Recherche Patiente. Paris. 3) LYNCH K., 2006. L’immagine della città, a cura di Paolo Ceccarelli. Biblioteca Marsilio, 1964 (edizione originale), Venezia. 4) MARRUCCI G., 2005. Disegni, Architetture e Paesaggi. Edizioni Kappa, Roma. 5) MC LUHAN M.,1994, Understanding media: the extensions of man. The Mit press, Chicago. 6) ROMANO A., 2001. Giancarlo de Carlo - lo spazio, realtà del vivere insieme. Universale Architettura, Roma. 45 • ACER 2/2007 terrazze alberate sport estremi barriere al rumore barriere al rumore A sinistra, sezioni sintesi di funzioni svolte da diversi tipi di interventi: oltre a quelle ambientali e paesaggistiche, fitodepurazione e fasce tampone, anche ricreative e didattiche. Sono realizzate in Cad e Illustrator.