Vivre la montanha di Marco Rey

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Vivre la montanha di Marco Rey
Vivre la montanha di Marco Rey
La mèizoun de Barbamarc è un agriturismo francoprovenzale
Agriturismo
di Marco Rey
italiano
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La vita dei contadini in montagna è sempre stata molto difficile, per la povertà della terra, la rigidità del clima che porta ad un ridotto ciclo vegetativo, le condizioni di
ambiente e le comunicazioni tutto questo ha sempre generato una lotta continua con il territorio ma nello stesso tempo un grande rispetto.
L’agricoltura aveva marcate caratteristiche autartiche, la produzione serviva solo per il sostentamento, solo le eccedenze erano commercializzate o con il baratto si
riusciva ad avere le scarpe od il vestito buono per la festa del paese.
La difficoltà ad avere redditi confacenti, o perlomeno sopportabili per la vita, intesa con le esigenze moderne ha portato prima l’abbandono dell’agricoltura poi il
graduale spopolamento dei territori montani.
Oggi la frammentazione degli appezzamenti e spesso la distanza tra loro aggrava sia i costi che i tempi per le coltivazioni, la fauna selvatica è aumentata a dismisura,
caprioli, cervi, cinghiali rendono vana ogni coltivazione se non recintata quindi un turismo alternativo che necessita di un ambiente curato è potenziale rinascita anche
per l’agricoltura montana.
Il nostro territorio non deve essere visto solo come zona geografica di distensione e sfogo alla caotica vita delle città, palestra di sfoghi per misurare se stessi, ma deve
essere valorizzato nelle sue risorse culturali storiche e tradizionali.
L’agricoltura non salverà la montagna, ma può conservare il ruolo del contadino, del montanaro nella tutela del suo territorio.
Si parla troppo di tutela della natura, della montagna, si tutela tutto, ma molto spesso ci si dimentica di chi su questo territorio ci vive: ed è il primo a dover essere
tutelato!
Non è mai stato valutato appieno il rapporto determinante tra il contadino montanaro e la sua attività di tutela, il presidio ed il controllo dell’ambiente alpino, i suoi
saperi.
Il turismo sostenibile integrato ad una giusta gestione del territorio è rilancio di economia montana e sostegno ad un’identità culturale di lingua e tradizioni.
L’agriturismo è un’importante porta di accesso a questi saperi, a questi valori, oltre ai prodotti genuini e la riscoperta delle ricette tradizionali è l’accesso a quel mondo
rurale e alpino dove solo il montanaro è depositario di verità e conoscenze trasmesse oralmente da padre in figlio nelle lunghe giornate di lavoro sui monti.
La mèizoun de Barbamarc è un agriturismo francoprovenzale, dal 1990 ospita i suoi clienti in piccole baite di una borgata montana ed oltre alla cucina tipica offre un
panorama di escursioni didattiche su sentiero volte alla conoscenza del territorio.
La mèizoun ha recuperato quella viabilità minore abbandonata per le più comode strade delle automobili rivolta al camminare immersi nella natura, dai sentieri di
bassa quota, immersi nei vigneti, sentieri nei boschi fino a quelli di alta quota oltre gli alpeggi.
Non soltanto esercizio per il fisico ma soprattutto per la mente e la conoscenza: per cogliere quei messaggi che i nostri padri ci hanno lasciato e l’occhio attento può
cogliere.
Il montanaro ha sempre sudato su questi sentieri, sia nel costruirli che percorrerli, molto spesso con carichi gravosi sulle spalle, l’utilizzo escursionistico moderno
deve essere possibilità di mantenerli per coglierne i segnali ed i messaggi di un tempo.
Nel nostro caso possiamo dividere le escursioni per quote di livello, i sentieri bassi percorrono terreni coltivati a vigneto e qui i sentieri svolgono ancora la loro
primitiva funzione in altre e più numerose zone il bosco ha invaso tutto.
Il bosco molto curiosamente rimane terrazzato fino a mille metri nelle zone esposte a sud e vi troviamo infinite casette, non erano abitazioni di gnomi, servivano per
l’approvvigionamento di acqua piovana per i fabbisogni delle vigne, una per ogni appezzamento: entrandovi troviamo la piccola cisterna ed allenando l’olfatto
possiamo sentire l’odore del verderame e dei salici rimasti a bagno nell’acqua…
Percorrendo questi sentieri spesso troviamo curiosi sedili incastonati nei muri a monte del sentiero, sono “l’arpoza” punto che permetteva la sosta senza sfilarsi dalle
spalle la gerla, operazione difficile da eseguirsi da soli.
Le mulattiere lastricate sono molto ripide onde permettere lo scivolamento a valle delle slitte, e sul loro percorso ad intervalli regolari non mancano le cappellette ed i
piloni votivi utili ad una preghiera veloce quando si saliva la mulattiera con la slitta sulle spalle e li “trapoun” di traverso sulle stanghe.
In diversi luoghi troviamo pietre consumate ed incavate, questo dovuto allo sfregamento continuo nello stesso punto di tutte le slitte, dovuto alla conformazione della
mulattiera, e del traino della legna a valle. Attrezzo indispensabile era “ lou coumanglo” piccolo cuneo con anello che si piantava nei piccoli tronchi e con la corda a
spalla si trascinavano a valle.
Questi sono particolari che si possono leggere sul terreno.
Più in alto oltre agli alpeggi su pendii ripidissimi troviamo degli spiazzi di pochi metri quadri in piano, erano costruiti appositamente per poter raccogliere il fieno che
falciato con i ramponi ai piedi scivolava da solo a valle….
Le borgate ormai conquistate dai boschi erano aperte tutto l’anno, in primavera ed autunno si soggiornava con le bestie ed in estate si riempivano dei fieni pregiati, poi
prelevati e portati a valle durante l’inverno.
L’alpeggio estivo in quota era per animali di diverse famiglie su terreni demaniali dove si accudivano e sorvegliavano a turno, “li tsèindzo “.
La lingua poi è parte integrante di tutte le escursioni è quella che ci ricorda i nostri vecchi ed è quella che ci fa dire: noi siamo così!
Attraverso i toponimi si riconoscono le peculiarità dei posti, Plan Batalh luogo dove si radunavano le mucche nella transumanza di primavera in salita agli alpeggi,
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queste sempre rimaste in ambito familiare in questo spiazzo conoscevano le compagne della stagione estiva e con la battaglia definivano le gerarchie, dopo si
proseguiva su sentieri esposti ed impegnativi senza più pericolo.
Il turista che cammina con Barbamarc vede nei segni del territorio l’eredità dei padri, la vita, le gioie e le sofferenze ed impara a fermarsi a riflettere a camminare più
piano in una dimensione diversa.
Questi sono solo pochi esempi di condizione possibile e giusto connubio tra il passato e le esigenze moderne per consentire uno sviluppo compatibile senza
dimenticare il dialogo del montanaro con la sua terra.
www.barbamarc.it
franco-provenzale
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La vita di countadin an mountanha lhet deloun itaa duřa, per la calitaa de la tèra, lou tèin que ou porte a ina pousa queurta de le planteus, li tsamin è la comounicasioun
ian deloun pourta ina guera countra la mountanha ma anque in gran rispét.
La tèra lhe te dounave dzeust da vivre, poqueus tsozeus se vèndioun o se baratave carcareun per avee ina roba noueva o in parelh de tsousie.
La dificoulta de ganhee de sorde, lhot pourta a l’abandoun de la mountanha, anque inque que li toc de tèrein soun deloun pi petseut, deloun louèin ioun l’aoutro,
aoumeunte li cost è li tèin!
Li selvatic, caprieul, tchervi, cinguial reundoun inutil onhi coultivasioun pa saraa.
Aloura lou turismo alternativ que ou l’ot bezouèin de la natuřa bèin acudio et rinashita anque per li countadin!
S’eunsaoutro foot paa maque avèite la mountanha queme sfog per le sitaa ma dounee rispét per la coultuřa è la tradisioun.
L’agricoultuřa lhe salve paa la mountanha ma lhe peut conserve la figuřa dou countadin, dou mountanhin è de soun teřitore.
Touit parloun de salve tot an mountanha ma souveun s’èisubloun de sit que an mountanha ie vivoun!
Iot mai valutase an plèin lou travalh de lou countadin de mountanha a trave la tutela, countrol è manoutensioun de l’ambieun. La counhèiseunse de la mountanha.
Lou tourismo antegra et la part pi ampourtanta de vita per l’economia, ansèin la lèinga, la tradisioun, artigianato è mindzee boun è genouin.
Ina dzeusta identità coultuřal lhe porte orgolh de vivre la mountanha.
L’agriturismo et ina porta per intre d’in sa ricerca de valou, oltre a tot la resta, oltre a mindzee bèin la porta lhe se iouvre d’in lou moundo dou mountanhin, maque sit
que ie vivoun peuioun trasmetre seun que iot pasa lou nono, lou paře d’in le louèindzeus dzourna an mountanha, la dinhitaa, la forsa, l’orgolh è li valou de notra
dzeun.
Lou mountnhin ou vit pa de la mountanha ma ou vit ansèin la mountanha!
La Mèizoun de Barbamarc et in agriturismo francoprovensal, dou 1990 lhe ospite si clieun dedin de petsiteus mèizoun de ina bourdza de mountanha, lhe fèt quezina
tradisiounal è lhe mountre quiquet vout diře vivre de mountanha.
La mèizoun lhot poulidaa li tsamin de la leia per tsamine fořa dou trafic è capi, oltre a fare ginastica per lou fizic anque per la meun ! per ansevenise di senh que ian
l’eisanous notris vielh, capilis è counservelis.
Aieun diversi vieleut, col d’in le vinheus apree d’in li boc ma trouveun col tot li muřeut de le vielheus vinheus ormai catsa di booc, vaieun petsiteus baraqueus, pa
mèizoun di fouleut! Ma cisterneus per l’èiva.. te seunteus col lou verdařam, li vèin a mol d’in l’èiva.
An tsaminan trouven de sedil d’in le muřalheus, quiquet? ieře l’arpoza, aioun te fermaveus ave lou grabin, seunsa dèitsardzete.
Li tsamin dla lèia soun bien dret, aperque servioun a faře barousee le leieus aval, onhi tan te troveus in piloun ave ina Notra Dona, per in a prèieřa lesta can se pouiave
avé la leia e li trapoun desu lou crepioun.
Vaioun de traseus d’in li peclo.. deuioun tot! Iere aioun pasave deloun lou leioun, o lou boc trèinaa avé lou coumanglo.. et seun que foot lèiře!
Anout pi viot, desu li ripid pendio de le pouèinteus vaieun de petsiteus plaseus de poqui metre, servioun per arbatee lou fèin que aoutrameun ou barousave aval, peia
nhanca arbatelo, se travalhave avli rampoun.
Le bourdza de mountanha que aro trouveun catsa di booc ieroun èiverteus tot l’an, le vatseus iitavoun de salhò è d’outouin, de tsoutèin se implioun de fèin que ou se
menave aval d’uvert; anout an mountanha se vezioun li tsèindzo: a turno se aquidet le vatseus de touit è pařie se peiet faře li travalh an pai.
An tsamin trouveun anque ina rèizoun per li noun di post: Plan Batalh aioun de salhò le vatseus vesioun la batalha per la gerarquia, per arive an mountanha seunsa
dan.
La lèinga lhe servit per capi notra mountanha e notra dzeun, et lou rispèt per notris vielh et seun que nou grope a notra tera, et seun que deut: nos seun pařie !
Lou turista que ou vien a la mèizoun de barbamarc ou intre d’in ina dimensioun diversa, seunsa dificoultaa ou l’ampare a fermese in bleuc, a souèindzee a capii a
rèizounee.
Ou se vařit è ou torne a sa mèizoun counteun aperque ou l’ot vizita in teřitore, ou l’ot pratica de sport ma ou l’ot anouvraa la teta è ou l’ot capii que darie iot
carcareun!
Seun et maque poqui eseumplo per couman foot counfrountese d’in li tèin moudern, ma bardzaque d’ina realtaa veřa è viva d’in la memoria loucal è la dimensioun
noueva de la vita an mountanha.
Peieun pa ale avanti se aioun pa bèin clař seun que aieun darie, da peie countinoue a parle de notra mountanha, a voulelhe bèin è vivreie.
www.barbamarc.it
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