Orientamento scolastico e professionale

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Orientamento scolastico e professionale
Orientamento scolastico e professionale
Scopo dell’orientamento è guidare gli adolescenti e le loro famiglie alla scelta di
percorsi formativi. La consulenza psicologica aiuta a focalizzare l’attenzione su due
poli: quello esterno (realtà scolastica, lavorativa, sociale, ecc.) e quello personale, mettendo
in luce le potenzialità, le preferenze e i valori del ragazzo. La conoscenza di questi
elementi facilita il ragazzo nell’operare una scelta più matura e a non farsi fuorviare da
aspettative poco realistiche, proprie o della famiglia.
Anche gli adulti possono trovarsi nella condizione di dover ricalibrare un percorso
formativo o professionale senza che sia così evidente la direzione da intraprendere. I
colloqui di orientamento diventano così un fondamentale sostegno per gli
individui che sapranno auto-orientarsi, sulla base delle proprie capacità e dei propri
interessi.
Le attitudini e gli interessi professionali possono essere indagati sia attraverso
colloqui di orientamento che attraverso specifici test attitudinali. Si cerca in questo
modo di fornire all’individuo gli strumenti necessari per operare una scelta il più possibile
matura e consapevole, che tenga conto sia delle reali opportunità offerte dal contesto
scolastico/lavorativo, sia delle proprie potenzialità.
Sostegno psicologico agli adolescenti
L’adolescenza è una fase della vita in cui i dubbi su se stessi, gli interrogativi sulla
propria identità, l’insoddisfazione per il proprio corpo, le tensioni con i genitori e con gli
amici possono costituire dei momenti di transizione che in alcuni casi assumendo un peso
eccessivo, provocano stati di sofferenza che si protraggono a lungo invadendo e
compromettendo la serenità e la crescita del ragazzo.
L’adolescenza è un periodo di evoluzione e cambiamento ed insieme un
momento critico rispetto alla direzione che prenderà il processo di costruzione della
personalità che si troverà di fronte al bivio tra la possibilità di sviluppare una struttura
personale solida e il rischio di un estendersi e di un amplificarsi dei punti di fragilità.
Richiedere aiuto ad uno psicologo/psicoterapeuta in questo momento è un passo
costoso a livello emotivo: tesi verso l’acquisizione e il riconoscimento da parte degli altri
della propria indipendenza, nella necessità di prendere le distanze dai propri genitori per
potersi differenziare da loro, ecco nei ragazzi, l’ambivalenza nel chiedere aiuto e nel lasciar
intendere o nel mostrare il proprio stato di bisogno.
Il sostegno psicologico agli adolescenti può essere richiesto direttamente dai
ragazzi, o dai genitori che si trovano a vivere o percepire segnali importanti di
stati di sofferenza, tra cui ci possono essere:
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crisi rispetto alla propria identità;
crisi rispetto al proprio progetto di vita;
stati di isolamento, disagio nelle relazioni con i coetanei;
sofferenze in campo amoroso;
disagio rispetto al proprio corpo;
dubbi sulla propria identità sessuale;
tensioni con i genitori, rabbia;
problemi a scuola;
angosce, paure e ossessioni;
pensieri e gesti autodistruttivi;
somatizzazioni, stati di malessere fisico senza una causa organica.
Se sono i genitori che chiedono una consulenza psicologica per il figlio
adolescente è possibile distinguere quattro situazioni:
• L’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ed è d’accordo ad
incontrarlo. I genitori e il ragazzo sono concordi rispetto al fatto che ci sia uno stato
di crisi da valutare.
• L’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo e non è contrario ad
incontrarlo anche se ritiene che non vi sia nessuna problematica di tipo psicologico
che lo riguardi.
• L’adolescente non sa della richiesta dei genitori allo psicologo: i genitori
dovranno parlarne, spiegandogli la loro preoccupazione.
• L’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ma non è disponibile ad
incontrarlo. Il tipo di lavoro potrà essere una prima consulenza ai genitori rispetto al
loro rapporto con il figlio, considerando che nel futuro, il ragazzo potrebbe cambiare
idea e decidere di partecipare agli incontri.
Il percorso di sostegno psicologico
Il supporto psicologico può essere utile per affrontare una crisi temporanea, per
favorire una crescita interiore personale, per esigenze di orientamento, per raggiungere
una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e del proprio contesto familiare,
sentimentale, sociale, lavorativo o scolastico.
Un qualsiasi mutamento o evento nella propria esistenza (come cambiare lavoro,
sposarsi, crescere, avere dei figli, affrontare una malattia, un lutto, ecc.) può risultare di
difficile elaborazione e superamento. In tal caso una consulenza psicologica può
risultare un benefico supporto ed un aiuto positivo, capace di sostenere la
persona nel momento di disagio fino alla sua attenuazione e/o scomparsa.
Il supporto psicologico può essere utile per migliorare e capire la propria parte interna
ritrovando un giusto equilibrio in essa e con il mondo esterno; può essere utile per creare
uno spazio, diverso da quelli della vita di tutti i giorni, dove riferirsi, confidarsi e
confrontarsi.
Lo scopo della psicoterapia è quello di rendere la persona consapevole delle
proprie risorse e protagonista di fronte alle infinite possibilità di decidere e gestire la
propria esistenza attraverso nuove modalità più funzionali che gli consentono di trovare in
sè stesso il punto di riferimento per il proprio presente e per le scelte future.
L’analisi della domanda
Quando una persona, una coppia o una famiglia richiede un aiuto psicologico, viene aiutata
innanzi tutto a capire e definire chiaramente il proprio problema e i propri
bisogni.
Accogliere ed analizzare la prima domanda di aiuto agevola le persone in difficoltà ad avere
una visione più chiara delle proprie aree critiche e dei propri punti di forza.
Di solito questa fase di consulenza avviene nei primi tre incontri alla fine dei quali vengono
formulate le prime ipotesi diagnostiche individuali e relazionali, che verranno comunque
integrate e sviluppate nel corso di tutto l’intervento, per poi elaborare un percorso di
sostegno.
Formulare le Ipotesi diagnostiche individuali e relazionali
I colloqui psicologici che avvengono nei primi incontri, permettono di sviluppare le prime
ipotesi diagnostiche che consentono di definire gli obiettivi del lavoro terapeutico.
E’ importante che gli obiettivi del percorso siano condivisi dai pazienti, perché il
loro impegno e la loro collaborazione è indispensabile al raggiungimento dei risultati.
La formulazione di una ipotesi diagnostica relazionale consente di capire dove si colloca
l’individuo nel suo contesto relazionale (coppia, famiglia di origine, famiglia attuale,
contesto lavorativo o di studio, amici, società), di osservare i modelli relazionali efficaci e di
riconoscere
quelli
disfunzionali
che
alimentano
il
sintomo.
Sarà così possibile lavorare per modificare i modelli relazionali disfunzionali e
permettere all’individuo e alla famiglia di raggiungere un più elevato livello di
differenziazione, di utilizzare risorse inespresse, di aumentare i gradi di
libertà nel funzionamento individuale e relazionale.
Percorso di sostegnoLe fasi descritte forniscono la base su cui costruire il percorso di
sostegno.
Attraverso gli elementi raccolti è possibile stabilire la cadenza (bisettimanale,
settimanale, quindicinale, mensile) e la durata degli incontri (da un’ora per l’individuale
ad un’ora e mezza per le coppie e le famiglie), chi coinvolgere (l’individuo, la coppia, la
famiglia) in base agli obiettivi da raggiungere e ai bisogni delle persone in quel momento.
Un Aiuto alla Relazione: Intervento
Psicologico rivolto a Genitori e/o Figli
La relazione genitori figli si caratterizza da aspetti multidimensionali, che
comprendono la comunicazione, l’affettività, l’ascolto, ecc; e risente dei processi evolutivi,
sociali e comunicativi diventando così un processo dinamico che va a costruirsi durante
tutto l’arco della vita, e al quale sia i genitori che i figli partecipano attivamente. Già
a partire dal concepimento e dallo sviluppo del feto, poi con la nascita, i genitori
modellano il comportamento dei propri figli attraverso l’invio di messaggi verbali e
non verbali, che vengono codificati, rielaborati e interpretati dai figli. Il bambino avrà
modo di ampliare i propri schemi cognitivi interagendo con i diversi contesti come
quello scolastico, sociale, ecc., che contribuiranno alla strutturazione della sua personalità.
E’ per questo importantissima la consapevolezza, da parte del genitore, dei messaggi (di
svalutazione e critica, o di rinforzo e incoraggiamento, ecc.), che manda al figlio, affinchè
possa potenziare le proprie competenze comunicative nella relazione.La consapevolezza
della propria modalità comunicativa, la capacità di ascolto rispetto ai bisogni del figlio,
l’apertura al dialogo e la capacità di trovare alternative nell’esercitare il potere/controllo,
sono risorse fondamentali nell’esercizio di una genitorialità adeguata. Per questo,
l’intervento psicologico rivolto ai genitori o ai figli può essere di aiuto alla
relazione se focalizzato sul potenziamento delle competenze comunicative e sul
riconoscimento e sulla presa di consapevolezza delle modalità di comunicazione poco
funzionali e inadeguate messe in atto nella relazione, soprattutto se questa riguarda la
fase di sviluppo dell’adolescenza che, di per sè, risulta essere un momento delicato che
mette a dura prova la comunicazione.
L’Intervento Psicologico rivolto agli adulti è orientato ad aiutare il genitore ad
esempio a:
• accogliere, accettare, comprendere i bisogni del bambino o dell’adolescente
piuttosto che svalutarli o negarli
• comprendere e riconoscere i propri bisogni ed emozione, affinchè possa
distinguerli da quelli del figlio
• riconoscere e potenziare le proprie competenze comunicative e usarle
adeguatamente nella relazione con il figlio
• “mettersi in discussione” come soggetto capace di fornire sicurezza e di
rispondere ad una emozione negativa con una di segno positivo.
• Comunicare in modo efficace. Nel dialogo con il figlio è importante per il
genitore usare modalità comunicative di tipo genitoriale affettivo positivo e di tipo
genitoriale normativo positivo; è importante cioè Accogliere e non Svalutare o
Criticare.
L’Intervento Psicologico rivolto ai bambini e agli adolescenti ha come obiettivo
generale quello di promuovere l’espressione di sé, la costruzione di autostima positiva e
l’assunzione di strategie comportamentali utili per esprimere al genitore le proprie richieste
di rassicurazione e sostegno. In particolare è necessario aiutare il bambino o
l’adolescente a:
• conoscere e comprendere i propri vissuti, sensazioni, sentimenti,
atteggiamenti, fantasie legate alle paure, ai propri bisogni e desideri;
• conoscere le proprie emozioni, la loro funzione e il loro significato, e a
comunicarle al genitore imparando a individuare segni di disponibilità.
Colloqui di Sostegno alla Genitorialità
Le profonde trasformazioni sociali e culturali, hanno modificato l’assetto del modello
familiare tradizionale e conosciuto.
La famiglia non è vista più come modello “unico” ma investe una pluralità di
modi di stare insieme (coppie di fatto, legalizzate, single, genitori biologici e non,
coppie ricostituite, famiglie ricostituite, ecc.).
Entrambi i genitori svolgono un ruolo attivo nell’educazione dei figli ed in questo,
la comunicazione familiare il dialogo, l’ascolto, l’attenzione sono gli elementi fondamentali
per la crescita, lo sviluppo e la maturità dei figli.
Per instaurare una comunicazione efficace è importante partire da una dimensione di
ascolto, prestando attenzione alle emozioni e alle opinioni che i figli possono esprimere.
Tale modalità di comunicazione va costruita quotidianamente, con pazienza e
attenzione, cominciando dai primissimi scambi verbali e non verbali.
Nei momenti di difficoltà o tensione, i colloqui di sostegno alla genitorialità hanno tra
le varie finalità quelle di:
• sostenere e promuovere la consapevolezza del ruolo dei genitori, in quanto
protagonisti attivi del percorso di crescita dei figli;
• accrescere e rafforzare le competenze genitoriali;
• rafforzare la comunicazione e la capacità di gestire i conflitti.
È importante facilitare il compito attraverso varie attività:
• incontri rivolti ai genitori per far acquisire loto “l’intelligenza emotiva”,
facilitando la percezione dell’altro come presupposto utile per instaurare un dialogo
interpersonale nuovo e costruttivo;
• percorsi di sostegno alla genitorialità nelle diverse fasi del ciclo vitale:
nascita dei figli, crescita, svincolo, separazione e peculiarità delle diverse fasi
evolutive in cui vengono messe a dura prova ad esempio, le capacità di
adattamento e di organizzazione della famiglia;
• interventi basati sulla comunicazione di coppia, sulla dimensione relazionale
all’interno della famiglia e sugli stili educativi;
• consulenza di coppia e/o familiare per sostenere i ruoli e le funzioni della
coppia genitoriale e coniugale.
L’intervento psicoterapeutico propone, inoltre, percorsi di approfondimento e
miglioramento degli stili educativi e della comunicazione in famiglia attraverso un
coinvolgimento attivo e concreto.
Partendo dalle situazioni di difficoltà quotidiana si possono individuare dei percorsi per
facilitare la comunicazione nel rapporto educativo con i figli, entrare in empatia con loro,
acquisire abilità nell’ascolto e nella riformulazione dei messaggi, saper esprimere i
sentimenti, negoziare le regole, la disciplina, educare alla gestione dei conflitti.
Favorire la comunicazione, l’espressione ed il confronto sulle diverse reazioni
emotive (amore, rabbia, insofferenza, tenerezza, frustrazione, affetto, passione,
attaccamento, avversione, indifferenza, solidarietà, ostilità, ecc.) dei membri della famiglia,
permette di individuare e verificare modalità alternative di comportamento così da
ampliare il repertorio espressivo verso canali più adatti e funzionali.
Quando è utile rivolgersi allo
Psicologo/Psicoterapeuta
Nel corso della vita, di fronte a cambiamenti, scelte o eventi particolarmente
stressanti, dolorosi e difficili da gestire, si può avvertire un disagio
psicologico e/o relazionale che nel tempo può compromettere la qualità della vita
limitando la serenità e il benessere psico-fisico.
Cambiamenti o tappe importanti della propria storia come interrompere una
relazione, sposarsi, avere figli, cambiare lavoro, affrontare una malattia o un
lutto, sono eventi spesso vissuti con sentimenti negativi e stati di disagio come tristezza,
eccessiva stanchezza, rabbia, colpa, vergogna, pensieri ricorrenti. Il disagio può
manifestarsi attraverso l’ansia, la depressione, i disturbi alimentari, i disturbi
psicosomatici, la difficoltà nel relazionarsi e comunicare con gli altri (nella
coppia, nell’ambiente lavorativo, nelle relazioni amicali, in famiglia), ecc.
In questi momenti spesso non si vedono vie d’uscita, si svalutano le proprie risorse e
capacità e si sperimentano sofferenza, paura, stress che possono influenzare
negativamente la capacità di operare scelte e la possibilità di vivere in modo
adeguato
le
relazioni
interpersonali.
In queste e altre circostanze, poiché il malessere diventa difficilmente gestibile, per
risolvere efficacemente le situazioni problematiche o interrogarsi sui motivi del proprio
disagio è necessario l’aiuto di uno Psicologo.
Lo Psicoterapeuta accompagna la persona in difficoltà lungo un percorso che
le consente di arrivare ad avere un’articolata visione della realtà, con nuovi
mezzi interpretativi necessari, facilitando l’evoluzione e il cambiamento.
Per la persona, riuscire a vedere il problema con occhi diversi vuol dire già cambiare,
poiché questo implica un diverso modo di rapportarsi alla situazione.
La relazione, da alleanza collaborativa in funzione di obiettivi comuni, se vista nella sua
dimensione emotivo-affettiva, diventa essa stessa un potente strumento di
cambiamento.
In terapia si cerca di coinvolgere e stimolare le persone a un livello sia
emotivo sia cognitivo affinché possano ampliare la loro visione delle cose, che tende a
essere fortemente forzata, limitata e rigida nel momento in cui si affrontano situazioni
personali problematiche, dove l’oggettività e la flessibilità vengono a mancare.
Lo strumento primo dello psicologo per raggiungere questo obbiettivo sono, allora, le
domande.
Porre domande attiva il processo di pensiero. E non sono importanti tanto le
risposte, quanto il fatto che una persona ci pensi, che rifletta e studi modi altri di vedere il
problema, cominciare a fare collegamenti tra i diversi eventi e persone, riconoscere le
discrepanze esistenti.
Chiedere aiuto non è un segno di debolezza o di scarsa indipendenza, ma
indica, anzi, la volontà di chiarire e raggiungere i propri obiettivi.
I percorsi psicologici non si rivolgono solo a persone che vivono una situazione di
malessere o di disagio, ma possono essere intrapresi anche da persone che
posseggono un buon livello di benessere globale, ma che si trovano
temporaneamente nella condizione di beneficiare di un focus esterno ed obiettivo in
relazione a scelte e momenti di vita complessi.
Il primo colloquio
Il primo colloquio ha come obiettivo principale la conoscenza reciproca:
psicoterapeuta e paziente si scambiano inizialmente alcune informazioni relative alla
conoscenza personale e alle problematiche principali che hanno motivato il paziente a
richiedere la consulenza.
Primo e fondamentale scopo è quello di capire “chi è” il paziente e qual è la
sua
richiesta,
più
o
meno
esplicita.
Il secondo è quello di farsi un’idea rispetto alla possibilità che la persona che
ha di fronte sia adatta al tipo di percorso terapeutico che gli viene proposto.
La raccolta anamnestica (la storia di vita del paziente) rientra anch’ essa tra gli
obiettivi del primo colloquio; anche se tutta l’attenzione dello psicologo sarà rivolta a
cogliere la realtà psichica ed emotiva di colui o colei che gli siede di fronte e non solo i dati
oggettivi di realtà.
Lo psicoterapeuta si presenta, fornisce al paziente alcune informazioni relative al
setting, alle sue personali competenze professionali e al suo approccio terapeutico,
rendendosi disponibile ad accogliere eventuali richieste specifiche, domande, curiosità
circa
le
modalità
della
consulenza
e
la
relazione
terapeutica.
Quindi si procede all’analisi della domanda: l’obiettivo è quello di individuare con
chiarezza la richiesta del paziente per poter indicare adeguati percorsi attraverso i quali sia
possibile
affrontare
le
difficoltà
individuate.
Concretamente il paziente illustrerà quali sono le problematiche per le quali ha
richiesto la consulenza, mentre lo psicoterapeuta procederà attraverso domande
con l’obiettivo di effettuare una prima anamnesi, ossia una raccolta di
informazioni utili ad individuare le aree problematiche, i contesti nei quali si manifestano,
le risorse di cui il paziente dispone e la sua motivazione ad intraprendere un percorso di
terapia.
Dal primo colloquio è possibile poter trarre un quadro generico del tipo di
problematiche emotive attuali del paziente e delle tensioni esterne ed interne
che hanno fatto sì che i sintomi esplodessero proprio in questo momento. E’
anche per questo motivo che il contesto di vita del paziente non è affatto trascurabile e
permette, anzi, di comprendere meglio l’influenza che esercita sui suoi problemi emotivi,
determinando fino a che punto le persone e le circostanze di vita saranno di ostacolo o di
appoggio al trattamento.
Deciso di iniziare un percorso di sostegno, l’incontro si concluderà con la
definizione delle “regole esplicite del contratto” (frequenza e durata delle sedute,
modalità di setting, onorario e modalità di pagamento, ecc.) ed eventualmente con una
descrizione generale del modello di intervento che permetta al paziente di costruirsi
una prima immagine del lavoro che sta per intraprendere. Il contratto sarà adatto a quel
paziente, in quel particolare momento della sua vita, della sua motivazione a cambiare,
delle
sue
risorse
disponibili.
Se invece non ci sono le indicazioni per intraprendere il percorso, lo psicoterapeuta
potrà ritenere opportuno proporre un tipo di intervento alternativo (ad
esempio consulenza o sostegno, orientamento ecc.) oppure indicare al paziente il
nominativo di un collega, sulla base delle specifiche problematiche individuate,
dell’indirizzo terapeutico e delle competenze professionali più adeguate.