Leggi la recensione vincitrice di Rebecca Vint
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Recensione di VANNA DE ANGELIS, ll bambino con la fionda, PIEMME, 2012. Adieu. Cadaveri ovunque, spari, case bruciate. Un secco saluto all’innocenza, all’infanzia. Nel ghetto di Varsavia bisogna crescere in fretta, non c’è più tempo per lacrime e paura. Marek è un bambino polacco di nove anni, che abita a Varsavia con la famiglia, in un mondo nur für Deutsche. Grazie ai genitori, nonostante le proibizioni dei tedeschi, tenta di vivere la propria infanzia, istruendosi con bambini della sua età. Marek dipinge, dipinge le parole che la madre gli insegna. La famiglia tiene vivo lo spirito di ribellione, ma durante una rassegna il padre viene arrestato. La madre cerca di nascondere al figlio la spietatezza dei nazisti, ma quando anche loro vengono portati nel ghetto, a subire la verità non sono le orecchie di Marek, ma i suoi occhi. Corpi inermi per strada, le poche anime vive, sottili come spettri, cercano cibo. Improvvisamente lo sguardo di Marek vede tutto grigio. E rosso. Sangue ed esplosioni. I suoi occhi sono costretti a sopportare le uccisioni inutili e crudeli dei tedeschi e le lacrime terrorizzate della madre. Quella stessa madre che, in fila verso i vagoni, lo obbliga a scappare, a restare solo. Adieu. Abbandonato, cerca affetto in quanti trova vicino, prima che se ne vadano anche loro. Adulti, vecchie, bambini. L’ultima speranza, la banda di ragazzi del ghetto. Adolescenti che tengono testa ai nazisti per 28 giorni. Marek è con loro, con la sua fionda, come David, guardando morire gli amici sotto il fuoco tedesco. 28 giorni. Comunque. Frasi brevi quelle dell’autrice, incisive e implicite. Parole plumbee, dette, ascoltate, scritte, vissute. Disegnate. Quelle parole ora raccolte nell’album della mamma, aspettando che lei le veda. Ritratti crudi e precisi dati dagli occhi di un bambino. Occhi che hanno guardato e pianto, fino a chiudersi. Shalom Marek. Rebecca Armida Vint, 1B