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Primo Piano
mercoledì
15 agosto 2007
L’OMICIDIO
DI RONZO
IL DELITTO
L’omicidio di Ronzo ha molte vittime, quelle più deboli e
bisognose di maggior tutela sono i figli minorenni di Claudio
Soresinetti e Aurelija Paunku:
le due gemelline di cinque anni e il fratellino maggiore di
sei. In loro aiuto è intervenuto ieri il tribunale dei minorenni di Trento che ha aperto un
procedimento di adottabilità,
un atto che in questi casi avviene di prassi.
Il sostituto procuratore Manuseto Crepaz ha chiesto e ottenuto, con decreto firmato in
giornata dalla presidente del
Tribunale Bernardetta Santaniello, un provvedimento con
cui i tre bambini vengono affi-
l'Adige
Il Tribunale per minorenni: affidati al centro per l’infanzia
Procedimento di adottabilità
per i tre bambini della coppia
dati temporaneamente ai servizi sociali. Allo stesso tempo
gli uffici hanno ritenuto che in
questo momento la collocazione più idonea per i minori sia
il Centro per l’infanzia di Trento dove ora si trovano le gemelline.
Stessa collocazione è stata
scelta anche per il fratellino
più grande, Giovanni Claudio.
Bisognerà però attendere che
il bimbo, ferito da due colpi
mentre era in braccio alla madre, sia dimesso dal reparto di
chirurgia pediatrica dell’Ospedale Santa Chiara dove si trova ricoverato da lunedì.
La collocazione presso il Centro per l’infanzia non può che
essere una soluzione provvisoria. Il procedimento di adottabilità serve proprio per individuare quale possa essere la collocazione più consona per i tre
fratellini. In genere si cerca di
Bernardetta Santaniello
non dividere la famiglia e si
prediligono situazioni di affido ai parenti dei ragazzi che si
rendano disponibili.
La procura ha nominato a Soresinetti un avvocato d’ufficio
per il procedimento di adottabilità dei figli minori. L’incarico è stato affidato all’avvocato
Andrea de Bertolini che già nei
prossimi giorni visiterà l’indagato in carcere. Ma è chiaro
che ci vorranno settimane e
lunghi colloqui degli assistenti sociali con i familiari, sia di
parte Soresinetti, sia Panku,
per trovare una nuova famiglia
ai tre bimbi rimasti orfani della madre e, di fatto, per un bel
po’ di anni anche del padre.
«Famiglia difficile, ma perché tutto questo?»
La rabbia e le lacrime
dei parenti di Aurelija
SGOMENTI. Il figlio e il genero di
Aurelija Paunku a Ronzo. A sinistra,
ancora il figlio al S. Chiara.
(foto Coser e Da Sacco)
di ROBERTA BOCCARDI
e LEONARDO PONTALTI
TRENTO - «Non mi hanno detto che la mamma era morta, non
me la fanno vedere, non mi lasciano vedere nemmeno le mie sorelle. Che giustizia è questa?» si dispera il figlio diciannovenne di
Aurelija Paunku, arrivato ieri pomeriggio all’ospedale Santa Chiara, assieme a un altro parente, anche lui giovanissimo, il convivente della sorella.
Dall’altra sera, già nelle ore immediatamente successive all’omicidio di Ronzo Chienis, gli investigatori stavano cercando di
mettersi in contatto con i parenti della donna uccisa, per farli venire a Trento dove c’è bisogno di
loro. Non soltanto per ricostruire, ai fini delle indagini, la travagliata storia di Aurelija e del marito Claudio Soresinetti, ma anche per stare vicino al bambino
della coppia, il piccolo Giovanni
di 6 anni, ferito gravemente mentre si trovava in braccio alla mamma. E ci sono le due gemelline di
5 anni da affidare a qualcuno che
le accolga con amore.
«Siamo stati avvertiti questa
mattina e siamo partiti subito dice il figlio che Aurelija ha avuto da un precedente matrimonio
- ma solo una volta arrivati qui ci
siamo resi conto di quello che è
realmente successo». Il figlio e il
genero della donna uccisa vivono in Valpolicella. E a quanto sembra è stata la sorella di Claudio
Soresinetti, l’ex guardia giurata
in carcere per l’omicidio della moglie, allarmata dalle notizie apprese dai giornali e dalla tv, ad avvertirli. Verso le 13 il genero e il
figlio diciannovenne della vittima, sono arrivati soli, all’improvviso, seguendo le indicazioni dei
passanti, davanti alla casa in cui
soltanto poche ore prima era stata uccisa Aurelija, e feriti il fratello e il figlio della vittima. Sono arrivati a tutta velocità a bordo di
una Kia Sportage nera metallizzata, e il figlio di Aurelija è subito corso dentro la villetta, urlando, piangendo, maledicendo il
IN OSPEDALE
IN OSPEDALE I PARENTI DI SORESINETTI
Il dolore della zia
Ieri è arrivata a Trento anche Angela Soresinetti, sorella dell’uomo in carcere per aver ucciso la moglie. La donna, accompagnata da alcuni cugini, è arrivata in città nel
tardo pomeriggio. Si è subito precipitata all’ospedale Santa Chiara di Trento. È toccato al personale del Posto di polizia fornire tutte le informazioni sul caso e accompagnare la donna al 5° piano dell’ospedale dove si trova ricoverato il nipotino di sei anni, Giovanni Claudio Soresinetti.
La zia e gli altri parenti, tutti molto provati per una tragedia che ha sconvolto due intere famiglie, si sono trattenuti a lungo nel reparto per fare compagnia al piccolo le
cui condizioni, per fortuna, sono in miglioramento. Nel
pomeriggio il bimbo era stato visitato anche dal fratello
maggiore e dagli altri parenti dalla parte della madre.
Per visitare il fratello Claudio in carcere, Angela Soresinetti dovrà invece attendere il permesso del pubblico
ministero Fabio Biasi. Non dovrebbero esserci particolari problemi visto che da un punto di vista investigativo,
accertata la responsabilità e la dinamica, rimangono da
chiarire solo i retroscena psicologici in cui è maturato il
dramma. In ogni caso i colloqui in carcere in con i parenti in genere vengono autorizzati solo dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al magistrato.
A sinistra, la sorella di Soresinetti al Santa Chiara
Ha superato bene l’operazione anche lo zio, Viorel Preda, ma per lui la ripresa sarà più lunga
Fuori pericolo il piccolo Giovanni
Due colpi sparati da vicino gli hanno trapassato l’addome
Sono entrambi fuori pericolo.
Il bambino in una stanzetta dell’unità operativa di chirurgia pediatrica, amorevolmente seguito dal personale del reparto e dai
volontari dell’associazione Abio.
Lo zio in rianimazione, ma con la
prospettiva di un pronto trasferimento nel reparto di chirurgia.
In chirurgia pediatrica incontriamo il dottor Vincenzo Coser,
sostituto del primario (il dottor
Previtera proprio ieri è andato in
pensione). Coser è un medico di
grande umanità e mentre ci parla del piccolo si commuove.
«L’abbiamo portato in reparto a
mezzogiorno, in una stanzetta
tutta per lui - racconta con gli occhi lucidi - solo questa mattina
Il dottor Vincenzo Coser
ho saputo della sua malattia, la
distrofia muscolare, e mi sono
spiegato perché non muoveva le
gambine, sembrava morto». Coser è stato in sala operatoria
quattro ore, fino a mezzanotte,
l’altra sera per riparare i danni
dei fori dei due proiettile che hanno trapassato, da dietro, l’addome del bambino. «Sicuramente
sono stati sparati da vicino - dice - hanno leso l’intestino e qualche vaso minore. Adesso lo teniamo sotto l’effetto degli analgesici, perché non soffra. Ma prima ha aperto gli occhi e mi hanno anche detto che ha riconosciuto una delle volontarie che
lo assistono, e l’ha chiamata».
«Dal punto di vista delle ferite si
riprenderà completamente - conclude Coser - , ma certo resterà
con noi per qualche settimana».
Nel reparto di chirurgia seconda divisione troviamo il dottor
Luciano Turri, aiuto responsabile dell’urgenza. È tornato in ospedale nel pomeriggio, dopo aver
passato la notte in sala operatoria, accanto a Viorel Preda, colpito da almeno tre proiettili, uno
è entrato dietro a livello sacrale,
un altro nel fianco sinistro, il terzo davanti a livello addominale.
«Abbiamo finito a mezzanotte e
mezzo un’intervento durato oltre quattro ore - riferisce -, l’intestino era perforato in vari punti
e poi c’erano lesioni alla parete
addominale e alla milza, abbia-
mo dovuto fare anche una colonstomia». Rispetto a quando era
apparso in un primo momento,
dunque, Viorel Preda è stato
quello che ha riportato e ferite
più gravi.
«Ha superato bene l’operazione - continua il dottor Turri - è
giovane e il fisico è robusto. Ma
ci vorrà qualche giorno prima di
sciogliere la prognosi, bisogna
aspettare: l’intestino deve riprendere la mobilità e soprattutto bisogna scongiurare il pericolo di
emorragie». Se tutto andrà bene,
Preda potrebbe essere dimesso
fra un paio di settimane. Ma dovrà tornare in ospedale per rimuovere la colonstomia fra qualche mese. E sicuramente ci vor-
cielo, mentre il genero chiedeva
informazioni ai giornalisti, unici
presenti sul posto in quel momento. «È vero - sono le sue parole era una famiglia incasinata di sicuro, ma chi si aspettava tutto
questo?»
Subito hanno chiesto dove fossero i bambini, e bussato alla porta di casa dei vicini che hanno
ospitato le gemelline per la notte. Negli occhi del genero, lo sconforto, negli occhi del diciannovenne, una rabbia indescrivibile.
Una volta capito che a Ronzo
Chienis non avrebbero avuto le
risposte che cercavano sono ripartiti di corsa, prima verso Mori, poi verso il Santa Chiara.
La prima visita, struggente, l’hanno fatta nel reparto di chirurgia pediatrica al piccolo ferito. Il
figlio diciannovenne di Aurelija
ha dovuto farsi forza per entrare
nella cameretta dove il fratellino
disabile giace in un lettino, fuori
pericolo, ma con gli occhi che
chiedono disperatamente aiuto.
Eppure ha accennato un sorriso
quando ha visto due visi noti accanto al suo letto. La visita è durata poco, il piccolo è sedato e
deve riposare.
Il figlio e il genero di Aurelija
sono così saliti in rianimazione
per avere notizie dello zio, Viorel
Preda. E mentre aspettavano, a
poco a poco, la sala d’attesa davanti alla terapia intensiva si è
riempita di persone. Sono arrivati in tanti, alla spicciolata, i parenti di Aurelija, tutti con l’angoscia nel cuore e gli occhi velati
dalle lacrime. Nipoti, cugini, cugine, alcuni con i bambini in braccio. Alcuni venuti anche da lontano, dall’Austria.
Finalmente le porte della rianimazione si aprono: e il figlio e il
genero di Aurelija possono entrare per stare un po’ con lo zio Viorel. restano dentro circa mezz’ora, e quando esce il viso del figlio diciannovenne della donna
uccisa è livido e con le mascelle
contratte. «È entrato sparando all’impazzata - si sfoga con rabbia
-. Non era la prima volta che la
picchiava, bastava guardarla aveva il volto segnato di cicatrici».
Il bimbo coccolato
dal personale
e dai volontari Abio
rà diverso tempo prima che possa ristabilirsi quasi completamente.
Il fratello di Aurelija Paunku si
è svegliato ieri pomeriggio nel reparto di rianimazione, dove ha
ricevuto le visite di alcuni parenti. Ma non è ancora in grado di
rispondere alle domande degli
investigatori della Procura di Rovereto che indagano sulla tragedia di Ronzo Chienis. I prossimi
giorni, se le sue condizioni lo consentiranno, saranno decisivi: solo lui infatti può ribattere alla versione fornita agli inquirenti dall’ex guardia giurata che avrebbe
detto di aver perso la testa davanti al cognato che lo minacciava con un bastone.
R. B.