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32 Primo Piano mercoledì 15 agosto 2007 L’OMICIDIO DI RONZO IL DELITTO L’omicidio di Ronzo ha molte vittime, quelle più deboli e bisognose di maggior tutela sono i figli minorenni di Claudio Soresinetti e Aurelija Paunku: le due gemelline di cinque anni e il fratellino maggiore di sei. In loro aiuto è intervenuto ieri il tribunale dei minorenni di Trento che ha aperto un procedimento di adottabilità, un atto che in questi casi avviene di prassi. Il sostituto procuratore Manuseto Crepaz ha chiesto e ottenuto, con decreto firmato in giornata dalla presidente del Tribunale Bernardetta Santaniello, un provvedimento con cui i tre bambini vengono affi- l'Adige Il Tribunale per minorenni: affidati al centro per l’infanzia Procedimento di adottabilità per i tre bambini della coppia dati temporaneamente ai servizi sociali. Allo stesso tempo gli uffici hanno ritenuto che in questo momento la collocazione più idonea per i minori sia il Centro per l’infanzia di Trento dove ora si trovano le gemelline. Stessa collocazione è stata scelta anche per il fratellino più grande, Giovanni Claudio. Bisognerà però attendere che il bimbo, ferito da due colpi mentre era in braccio alla madre, sia dimesso dal reparto di chirurgia pediatrica dell’Ospedale Santa Chiara dove si trova ricoverato da lunedì. La collocazione presso il Centro per l’infanzia non può che essere una soluzione provvisoria. Il procedimento di adottabilità serve proprio per individuare quale possa essere la collocazione più consona per i tre fratellini. In genere si cerca di Bernardetta Santaniello non dividere la famiglia e si prediligono situazioni di affido ai parenti dei ragazzi che si rendano disponibili. La procura ha nominato a Soresinetti un avvocato d’ufficio per il procedimento di adottabilità dei figli minori. L’incarico è stato affidato all’avvocato Andrea de Bertolini che già nei prossimi giorni visiterà l’indagato in carcere. Ma è chiaro che ci vorranno settimane e lunghi colloqui degli assistenti sociali con i familiari, sia di parte Soresinetti, sia Panku, per trovare una nuova famiglia ai tre bimbi rimasti orfani della madre e, di fatto, per un bel po’ di anni anche del padre. «Famiglia difficile, ma perché tutto questo?» La rabbia e le lacrime dei parenti di Aurelija SGOMENTI. Il figlio e il genero di Aurelija Paunku a Ronzo. A sinistra, ancora il figlio al S. Chiara. (foto Coser e Da Sacco) di ROBERTA BOCCARDI e LEONARDO PONTALTI TRENTO - «Non mi hanno detto che la mamma era morta, non me la fanno vedere, non mi lasciano vedere nemmeno le mie sorelle. Che giustizia è questa?» si dispera il figlio diciannovenne di Aurelija Paunku, arrivato ieri pomeriggio all’ospedale Santa Chiara, assieme a un altro parente, anche lui giovanissimo, il convivente della sorella. Dall’altra sera, già nelle ore immediatamente successive all’omicidio di Ronzo Chienis, gli investigatori stavano cercando di mettersi in contatto con i parenti della donna uccisa, per farli venire a Trento dove c’è bisogno di loro. Non soltanto per ricostruire, ai fini delle indagini, la travagliata storia di Aurelija e del marito Claudio Soresinetti, ma anche per stare vicino al bambino della coppia, il piccolo Giovanni di 6 anni, ferito gravemente mentre si trovava in braccio alla mamma. E ci sono le due gemelline di 5 anni da affidare a qualcuno che le accolga con amore. «Siamo stati avvertiti questa mattina e siamo partiti subito dice il figlio che Aurelija ha avuto da un precedente matrimonio - ma solo una volta arrivati qui ci siamo resi conto di quello che è realmente successo». Il figlio e il genero della donna uccisa vivono in Valpolicella. E a quanto sembra è stata la sorella di Claudio Soresinetti, l’ex guardia giurata in carcere per l’omicidio della moglie, allarmata dalle notizie apprese dai giornali e dalla tv, ad avvertirli. Verso le 13 il genero e il figlio diciannovenne della vittima, sono arrivati soli, all’improvviso, seguendo le indicazioni dei passanti, davanti alla casa in cui soltanto poche ore prima era stata uccisa Aurelija, e feriti il fratello e il figlio della vittima. Sono arrivati a tutta velocità a bordo di una Kia Sportage nera metallizzata, e il figlio di Aurelija è subito corso dentro la villetta, urlando, piangendo, maledicendo il IN OSPEDALE IN OSPEDALE I PARENTI DI SORESINETTI Il dolore della zia Ieri è arrivata a Trento anche Angela Soresinetti, sorella dell’uomo in carcere per aver ucciso la moglie. La donna, accompagnata da alcuni cugini, è arrivata in città nel tardo pomeriggio. Si è subito precipitata all’ospedale Santa Chiara di Trento. È toccato al personale del Posto di polizia fornire tutte le informazioni sul caso e accompagnare la donna al 5° piano dell’ospedale dove si trova ricoverato il nipotino di sei anni, Giovanni Claudio Soresinetti. La zia e gli altri parenti, tutti molto provati per una tragedia che ha sconvolto due intere famiglie, si sono trattenuti a lungo nel reparto per fare compagnia al piccolo le cui condizioni, per fortuna, sono in miglioramento. Nel pomeriggio il bimbo era stato visitato anche dal fratello maggiore e dagli altri parenti dalla parte della madre. Per visitare il fratello Claudio in carcere, Angela Soresinetti dovrà invece attendere il permesso del pubblico ministero Fabio Biasi. Non dovrebbero esserci particolari problemi visto che da un punto di vista investigativo, accertata la responsabilità e la dinamica, rimangono da chiarire solo i retroscena psicologici in cui è maturato il dramma. In ogni caso i colloqui in carcere in con i parenti in genere vengono autorizzati solo dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al magistrato. A sinistra, la sorella di Soresinetti al Santa Chiara Ha superato bene l’operazione anche lo zio, Viorel Preda, ma per lui la ripresa sarà più lunga Fuori pericolo il piccolo Giovanni Due colpi sparati da vicino gli hanno trapassato l’addome Sono entrambi fuori pericolo. Il bambino in una stanzetta dell’unità operativa di chirurgia pediatrica, amorevolmente seguito dal personale del reparto e dai volontari dell’associazione Abio. Lo zio in rianimazione, ma con la prospettiva di un pronto trasferimento nel reparto di chirurgia. In chirurgia pediatrica incontriamo il dottor Vincenzo Coser, sostituto del primario (il dottor Previtera proprio ieri è andato in pensione). Coser è un medico di grande umanità e mentre ci parla del piccolo si commuove. «L’abbiamo portato in reparto a mezzogiorno, in una stanzetta tutta per lui - racconta con gli occhi lucidi - solo questa mattina Il dottor Vincenzo Coser ho saputo della sua malattia, la distrofia muscolare, e mi sono spiegato perché non muoveva le gambine, sembrava morto». Coser è stato in sala operatoria quattro ore, fino a mezzanotte, l’altra sera per riparare i danni dei fori dei due proiettile che hanno trapassato, da dietro, l’addome del bambino. «Sicuramente sono stati sparati da vicino - dice - hanno leso l’intestino e qualche vaso minore. Adesso lo teniamo sotto l’effetto degli analgesici, perché non soffra. Ma prima ha aperto gli occhi e mi hanno anche detto che ha riconosciuto una delle volontarie che lo assistono, e l’ha chiamata». «Dal punto di vista delle ferite si riprenderà completamente - conclude Coser - , ma certo resterà con noi per qualche settimana». Nel reparto di chirurgia seconda divisione troviamo il dottor Luciano Turri, aiuto responsabile dell’urgenza. È tornato in ospedale nel pomeriggio, dopo aver passato la notte in sala operatoria, accanto a Viorel Preda, colpito da almeno tre proiettili, uno è entrato dietro a livello sacrale, un altro nel fianco sinistro, il terzo davanti a livello addominale. «Abbiamo finito a mezzanotte e mezzo un’intervento durato oltre quattro ore - riferisce -, l’intestino era perforato in vari punti e poi c’erano lesioni alla parete addominale e alla milza, abbia- mo dovuto fare anche una colonstomia». Rispetto a quando era apparso in un primo momento, dunque, Viorel Preda è stato quello che ha riportato e ferite più gravi. «Ha superato bene l’operazione - continua il dottor Turri - è giovane e il fisico è robusto. Ma ci vorrà qualche giorno prima di sciogliere la prognosi, bisogna aspettare: l’intestino deve riprendere la mobilità e soprattutto bisogna scongiurare il pericolo di emorragie». Se tutto andrà bene, Preda potrebbe essere dimesso fra un paio di settimane. Ma dovrà tornare in ospedale per rimuovere la colonstomia fra qualche mese. E sicuramente ci vor- cielo, mentre il genero chiedeva informazioni ai giornalisti, unici presenti sul posto in quel momento. «È vero - sono le sue parole era una famiglia incasinata di sicuro, ma chi si aspettava tutto questo?» Subito hanno chiesto dove fossero i bambini, e bussato alla porta di casa dei vicini che hanno ospitato le gemelline per la notte. Negli occhi del genero, lo sconforto, negli occhi del diciannovenne, una rabbia indescrivibile. Una volta capito che a Ronzo Chienis non avrebbero avuto le risposte che cercavano sono ripartiti di corsa, prima verso Mori, poi verso il Santa Chiara. La prima visita, struggente, l’hanno fatta nel reparto di chirurgia pediatrica al piccolo ferito. Il figlio diciannovenne di Aurelija ha dovuto farsi forza per entrare nella cameretta dove il fratellino disabile giace in un lettino, fuori pericolo, ma con gli occhi che chiedono disperatamente aiuto. Eppure ha accennato un sorriso quando ha visto due visi noti accanto al suo letto. La visita è durata poco, il piccolo è sedato e deve riposare. Il figlio e il genero di Aurelija sono così saliti in rianimazione per avere notizie dello zio, Viorel Preda. E mentre aspettavano, a poco a poco, la sala d’attesa davanti alla terapia intensiva si è riempita di persone. Sono arrivati in tanti, alla spicciolata, i parenti di Aurelija, tutti con l’angoscia nel cuore e gli occhi velati dalle lacrime. Nipoti, cugini, cugine, alcuni con i bambini in braccio. Alcuni venuti anche da lontano, dall’Austria. Finalmente le porte della rianimazione si aprono: e il figlio e il genero di Aurelija possono entrare per stare un po’ con lo zio Viorel. restano dentro circa mezz’ora, e quando esce il viso del figlio diciannovenne della donna uccisa è livido e con le mascelle contratte. «È entrato sparando all’impazzata - si sfoga con rabbia -. Non era la prima volta che la picchiava, bastava guardarla aveva il volto segnato di cicatrici». Il bimbo coccolato dal personale e dai volontari Abio rà diverso tempo prima che possa ristabilirsi quasi completamente. Il fratello di Aurelija Paunku si è svegliato ieri pomeriggio nel reparto di rianimazione, dove ha ricevuto le visite di alcuni parenti. Ma non è ancora in grado di rispondere alle domande degli investigatori della Procura di Rovereto che indagano sulla tragedia di Ronzo Chienis. I prossimi giorni, se le sue condizioni lo consentiranno, saranno decisivi: solo lui infatti può ribattere alla versione fornita agli inquirenti dall’ex guardia giurata che avrebbe detto di aver perso la testa davanti al cognato che lo minacciava con un bastone. R. B.