112. Mostra Manzi - Comune di Medicina

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112. Mostra Manzi - Comune di Medicina
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Comunicato n. 112
del: 26 maggio 2011
4 Giugno 2011
Inaugurazione della mostra dedicata al
Maestro Alberto Manzi
Sabato 4 giugno alle ore 10.30, nell’ambito delle celebrazioni medicinesi per il 150° Anniversario
dell’unità d’Italia, si terrà l’inaugurazione della mostra dedicata all’indimenticato Maestro Alberto
Manzi, allestita all’interno della splendida cornice della ex Chiesa del Carmine di Medicina.
Il Maestro Manzi fu il presentatore del programma Non è mai troppo tardi, che lo rese
conosciutissimo e che fu concepito come strumento di ausilio nella lotta all'analfabetismo. Il
programma riproduceva in televisione delle vere e proprie lezioni di scuola primaria, con
metodologie didattiche rivoluzionarie per l'epoca (Manzi al suo "provino" strappò il copione che gli
era stato dato e improvvisò una lezione alla sua maniera), dinanzi a classi composte di adulti,
appunto analfabeti.
L'effetto della trasmissione, che andò in onda per quasi un decennio tra gli anni ’50 e ‘60, fu
certamente di grande interesse e di grande rilevanza sociale: si stima che quasi un milione e mezzo
di persone abbiano potuto conseguire la licenza elementare grazie a queste innovative lezioni a
distanza, svolte di fatto secondo un vero e proprio corso di scuola serale. Le trasmissioni
avvenivano nel tardo pomeriggio, prima di cena, Manzi utilizzava un grosso blocco di carta montato
su cavalletto sul quale scriveva, con l'ausilio di un carboncino, semplici parole o lettere,
accompagnate sempre da un accattivante disegnino di riferimento. Usava anche una lavagna
luminosa (per quei tempi assai suggestiva). La ERI (casa editrice della RAI) pubblicava materiale
ausiliario per le lezioni, quali quaderni e piccoli testi
Dopo la conclusione del programma, e dopo alcune brevi e sporadiche programmazioni
radiotelevisive sempre su temi legati all'istruzione, Manzi tornò quasi a tempo pieno
all'insegnamento scolastico, interrompendolo di tanto in tanto per campagne di alfabetizzazione
degli italiani all'estero. Fece diversi viaggi in America latina per collaborare alla promozione
sociale dei contadini più poveri.
La mostra, prodotta dal festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, vuole ricostruire la figura "a
tutto tondo" di Alberto Manzi. Lo fa attraverso i materiali contenuti nell'Archivio del Centro che
porta il suo nome e quelli prestati dalla moglie Sonia Boni: manoscritti e dattiloscritti di testi editi e
inediti, menabò e prove di stampa di pubblicazioni, sussidiari, libri di lettura, diari, libri di favole,
racconti e romanzi tradotti in tutto il mondo, tavole originali colorate, manifesti, dischi, ritagli di
giornali e settimanali, spezzoni delle più famose trasmissioni radio-televisive, scritti teorici e
discorsi, lettere sue e da estimatori e corrispondenti di tutto il mondo, fotografie e oggetti
personali... Ne escono le ricerche e i risultati del laboratorio di Alberto Manzi "maestro di sapere".
Sapere inteso come "educare al pensare", libertà e liberazione per sé e gli altri, "insegnamento
comportamentale", "tensione cognitiva", "rivolta contro le abitudini che generano passività",
"stupidità ed egoismo", sono solo alcune delle parole d'ordine che riassumono le sue strategie di
"colonizzazione cognitiva".
Nel 1981, Alberto Manzi, venne sospeso dall'insegnamento per essersi rifiutato di compilare le
schede di valutazione degli alunni richieste dal Ministero perché non volle compiere un'azione che
ritenne "avversa agli interessi del fanciullo", rispondendo con un timbro: "Fa quel che può, quel che
non può non fa".
"In fondo era un missionario..." - ha detto di lui la moglie Sonia - “Lo è stato come maestro di
scuola e di pensiero, come formatore attraverso la radio e la televisione, come scrittore di libri di
scuola, di racconti, fiabe, romanzi per ragazzi e per adulti, come maestro di vita, ma soprattutto parola che gli sarebbe piaciuta - come uomo”.
All’inaugurazione sarà presente il professor Roberto Farné, autore di un libro uscito di recente
sull’opera del Maestro che aveva fatto della frase “non è mai troppo tardi” il suo motto.
La mostra resterà aperta fino al 12 giugno (orari: giovedì dalle 10 alle 12, sabato e domenica dalle
10 alle 12 e dalle 15 alle 18) per poi essere trasferita ed esposta a Torino all’interno delle
Celebrazioni ufficiali del 150° Anniversario dell’unità d’Italia.