raimondo lullo in tomaso garzoni: postilla a margine del lullismo

Transcript

raimondo lullo in tomaso garzoni: postilla a margine del lullismo
ALESSANDRO MUSCO
RAIMONDO LULLO IN TOMASO GARZONI:
POSTILLA A MARGINE DEL LULLISMO ITALIANO
Tra la fine di marzo ed i primi di aprile del 1989 si tiene a Napoli, nella prestigiosa cornice offerta da Castel dell’Ovo, un convegno quale “Omaggio a Miquel Batllori”, sul tema Ramon Lull, il lullismo internazionale. Il convegno è organizzato dall’Associazione Italiana di Studi Catalani e gli Atti compaiono a Napoli, nel 1992 a cura
della “AIUO-Sezione Romanza” 34/1.
Il convegno, i cui lavori sono ancora di notevole attualità, da un
lato compie un meritato atto di omaggio nei confronti del gesuita catalano p. Miquel Batllori cui tutti gli appassionati di studi lulliani siamo
debitori di aver fatto, nel suo “esilio italiano” (come egli stesso talora
amava ripetere tra il serio ed il faceto), da testa d’ariete nella critica
ricostruzione di quello che, dopo Batllori e grazie a Batllori, siamo usi
definire lullismo italiano e, dall’altro, fissa e rendiconta lo status degli
studi in merito al lullismo nel suo senso più lato e geograficamente
più esteso ben al di là, ovviamente, dei confini italici (il cosiddetto lullismo internazionale).
Personalmente sono dell’opinione che la stessa categoria (?)
di lullismo vada sottoposta ad una attenta e rigorosa valutazione e
revisione critica e che vada usata con giudizio ben più articolato e
differenziato rispetto a quanto in atto si usi fare, forse più per silenziosa traditio che non per convinta e meditata riflessione.
Credo che oggi vi siano tutte le condizioni di maturazione
scientifica e di ricerca nonché di maturo contesto storiografico, per
dir così, per poter aprire un ampio e serrato dibattito tra gli studiosi di
Lullo, giovani (tanti per fortuna) e meno giovani (ancora tanti per al-
Pan 23 (2005), pp. 343-360
344
Alessandro Musco
trettanta fortuna e tra questi alcuni veri “maestri” attivi come mai),
sulla possibile definizione di lullismo, sulle sue possibili e praticabili
proiezioni e differenziazioni e sulle sue possibili e più attente applicazioni.
Siamo a cinquant’anni ed oltre dall’inizio della edizione critica
delle opere latine di Lullo (ROL - Corpus Christianorum Continuatio
Medievalis) con la pubblicazione di oltre 30 volumi sui 55 previsti, cui
si aggiungono le pubblicazioni ausiliari di Supplementum Lullianum e
Subsidia Lulliana, secondo un ritmo e una cadenza che non hanno
precedenti in simili imprese editoriali. Questa opera editoriale e
scientifica fondamentale registra anche i cinquant’anni dalla fondazione del Raimundus-Lullus-Institut presso la “Albert-Ludwigs Universität” di Freiburg i. Breisgau, voluto da Friedrich Stegmüller nel
1957 ed oggi diretto da Peter Walter che è seguito alla direzione di
Helmut Riedlinger. Tra un paio d’anni la comunità internazionale di
studi lulliani si troverà a festeggiare il pensionamento, ancorchè formale e mai sostanziale come tutti ci auguriamo, di Fernando Domínguez Reboiras, il publishing manager del Raimundus-Lullus-Institut,
lo studioso ed il ricercatore cui si deve l’impronta personale instancabile e la spinta costante, appassionata e convinta da oltre trentacinque anni, per portare avanti con la Brepols Publishers l’edizione
latina degli scritti di Lullo.1
———————
1 Il Raimundus Lullus Institut festeggia i suoi cinquant’anni nel prossimo
2007 con l’organizzazione, nel mese di novembre, di un Convegno Internazionale
sul Liber Contemplationis. L’Institut è un eccezionale esempio di come uno staff assolutamente essenziale nei numeri e che ha disponibili finanziamenti minimi, riesca
a produrre risultati di prim’ordine sia in senso quantitativo (si veda l’altissimo numero di edizioni portate a termine) che in senso qualitativo. Peter Walter, Fernando
Domínguez Reboiras, Viola Tenge-Wolf collaborati dalla instancabile segretaria Uta
Feger, sono un team di lavoro da prendere ad esempio: cosa che, purtroppo, per gli
studi della nostra area umanistica avviene abbastanza raramente! Questo cinquantennio di attività viene anche sottolineato dal programma del XII Congresso Internazionale di Filosofia Medievale che la Société Internazionale pour l’Étude de la Philosophie Médiévale organizza a Palermo dal 16 al 22 settembre del 2007, d’intesa
con l’Officina di Studi Medievali e con il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee
dell’Ateneo di Palermo, sul tema Universalità della ragione-Pluralità delle Filosofie
nel Medioevo che prevede una “Sezione Speciale” di interventi e comunicazioni dedicata all’opera di Raimondo Lullo ed al Lullismo; la “Sezione” è coordinata scientificamente dallo stesso Raimundus Lullus Institut d’intesa con Itinera Lulliana, laboratorio di formazione e di ricerca che opera all’interno dell’Officina di Studi Medievali,
guidato dal sottoscritto e da Marta Romano. Mi piace ricordare che, come Omaggio
a Fernando Domínguez Reboiras, nello scorso novembre del 2005 (16-19 novembre), l’Officina di Studi Medievali, d’intesa con i più qualificati Centri di studio lulliani
a livello internazionale e con il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee, ha organizzato un Seminario Internazionale su “Il Mediterraneo del ’300: Raimondo Lullo e
Federico III d’Aragona re di Sicilia”. Gli Atti, curati dal sottoscritto e da Marta Romano, dovrebbero vedere la luce entro il 2006 per i tipi della Brepols Publishers
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
345
L’Institut, che possiede una eccellente biblioteca filosofica,
raccoglie e rende disponibile tutto quanto si pubblica su Lullo o di
Lullo (anche in traduzioni), incluse tesi di laurea e di dottorato, in tutto il mondo e svolge un prezioso lavoro di accoglienza e di formazione per tantissimi studiosi, anche molto giovani, che si occupano di
Raimondo Lullo. Fondamentale è la raccolta dei microfilm dei manoscritti lulliani che sono stati anche digitalizzati e sono disponibili online grazie ad un interessante progetto sponsorizzato dalla Deutsche
Forschungsgemeinschaft. La digitalizzazione dell’archivio dei manoscritti dell’Institut è avvenuta all’interno di un programma denominato
“FREIMORE” (Freiburger Multimedia Object Repository) ed è consultabile o per il tramite di http://freimore.ruf.uni-freiburg.
de.handschriftsuche.htm
ovvero
attraverso
l’accesso
ad
http://www.theol. uni-freiburg.de/institute/ist/qut.php.
Svolge un prezioso lavoro editoriale e di ricerca l’Archiuium
Lullianum che opera all’interno dell’Universitat Autònoma de Barcelona dal 2001, grazie al lavoro di un nutrito gruppo di ricercatori e
studiosi di filologia classica e medievale sotto la direzione di Pere
Villalba Varneda, l’editore dei tre ponderosi tomi dell’Arbor Scientiae
(Brepols, 2000). L’Archiuium Lullianum collabora con la rivista “Faventia” che è pubblicata dal Departament de Ciències de l’Antiguitat i
de l’Edad Mitjana, all’interno della sezione di Filologia Classica.
Nel mondo operano, altresì, numerosi Centri che hanno come
obiettivo lo studio e la diffusione del pensiero e dell’opera di Raimondo Lullo, quali:
l’Istituto Brasileiro de Filosofia e Ciência ‘Raimundo Lúlio’, fondato e diretto da Esteve Jaulent;
il Centre de Documentació Ramon Llull-Maioricensis Schola
Lullistica di cui Jordi Gaya e Antoni Bonner sono il motore e l’anima,
come pure lo sono per la rivista “Studia Lulliana”;
il Centro de Estudos Medievais Oriente e Ocidente de la Faculdade de Educação da Universidade de São Paulo, diretto da Jean Lauand;
il Grupo de Investigaciones de Historia Medieval de la Universidade Federal de Espírito Santo, fondato e diretto da Ricardo da
Costa;
il team di lavoro del NEORL (Nova Edició de les Obres de Ramon Llull) che, a Barcellona, sotto gli auspici del “Patronat Ramon
Llull” cura l’edizione critica delle opere catalane di Lullo completando
———————
all’interno della collana “Subsidia Lulliana”. La Brepols Publishers ha partecipato
attivamente all’iniziativa con la presenza dell’editorial manager, dott. Bart Janssens
successore di Roel Vander Plaetse, che ha diretto il Corpus Christianorum per oltre
venticinque anni dando un impulso notevole alla edizione del ROL.
346
Alessandro Musco
e rivisitando i 21 volumi delle Obres Originals de Ramon Llull (ORL)
pubblicate a Palma de Mallorca tra il 1906 ed il 1950.
Direttore dell’edizione è Antoni Bonner, Xavier del Hoyo è il
Segretario e fanno parte della Commissió Editora studiosi quali Lola
Badia, Germà Colón, Fernando Domínguez, Antoni Ferrando, Jordi
Gayà, Albert Hauf, Joan Miralles, Gret Schib, Albert Soler, Peter
Walter. Ne ha fatto parte, fino alla scomparsa, il p. Miquel Batllori;
da ultimo, ma non certo per ultimo, voglio ricordare il Centro Italiano di Lullismo ‘E.-W. Platzeck’ voluto dalla comunità culturale e
scientifica che fa capo al Pontificio Ateneo Antonianum (Roma) dei
Frati Minori, che opera d’intesa con la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani fin dal 2002 e che promuove periodici incontri
di studio, cui partecipano anche molti giovani studiosi di Lullo, nonché una interessante attività editoriale.
Infine, non posso non citare il Laboratorio Itinera Lulliana che
opera all’interno dell’Officina di Studi Medievali e per il quale rinvio
all’Addenda 2 di queste mie pagine.
Negli ultimi venti o trent’anni, grazie alle edizioni critiche dei testi sia del Lullo latino, sia del Lullo catalano e grazie alla spinta dei
Centri che ho citato nonché di studiosi singoli o raccordati in team a
livello universitario, forte è stato lo stimolo a curare non poche traduzioni di testi di Lullo nelle lingue più diffuse non solo nel continente
europeo ma anche in quello delle Americhe, a scegliere testi e momenti del pensiero lulliano come tesi di laurea o come ricerche personali o di gruppo, a promuovere complessivamente lo studio e
l’approfondimento della vastissima opera lulliana, costruendo complessivamente (salvo eccezioni localistiche od alcuni fatti di respiro
troppo commerciale) un tono critico, un rigoroso lavoro scientifico ed
un serio dibattito tra gli studiosi con un intenso avanzamento di risultati di ricerca.2
Ma, a mio parere, accanto a questo vivo fervore di studi lulliani
non è cresciuta con almeno pari attenzione e pari impegno la volontà di discutere del lullismo, di cosa esso sia o cosa debba essere ed
———————
2 Non è certo questo il luogo per dare esaustive informazioni relative alla
sempre più ampia ed avanzata bibliografia lulliana. Mentre raccolgo in appendice a
queste mie considerazioni alcune indicazioni utili relative a quanto è stato scritto di
rilevante sul lullismo, per utilissime ed aggiornate informazioni bibliografiche di carattere più vasto su Lullo e sugli studi che lo riguardano, in questa sede, mi limito a
rinviare al prezioso lavoro, consultabile via internet, che viene fatto all’Università di
Barcellona dal Ramon Llull Database-DB (Centre de Documentació Ramon Llull) ed,
ovviamente, dal Raimuindus-Lullus-Institut . Utile risulta pure la consultazione il sito
di
lletra-espai
virtual
de
literatura
catalana,
nonché
del
sito
http://lullianarts.net/links.html che guida ai non pochi siti lulliani, molti dei quali, in
verità, di qualità abbastanza scadente o eccessivamente elementari.
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
347
in che modo debba o possa essere criticamente definito. Che di
questo si debba discutere e che valga la pena discuterne, non tanto
per affinare una categoria storiografica che di fatto è oggi abbastanza affastellata e confusa (e così, con lo stesso metodo, viene utilizzata), cosa pur lecita e meritoria, quanto piuttosto per costruire una
lettura di Lullo sempre più aderente ai testi e sempre meno viziata
da sovrapposizioni parziali o strumentali o attraversata da visioni affatto aderenti all’autentico contesto testuale lulliano, lo sanno bene
gli studiosi che attendono da tempo alla prima organica guida introduttiva all’opera ed al pensiero di Lullo, dal titolo (provvisorio) Raimundus Lullus. An Introduction to his life, writings and thought, che
sarà pubblicata entro il 2007 nella collana Supplementum Lullianum.
Personalmente sono chiamato a dare un modesto e piccolo contributo a questa Introduction il che mi ha dato la insperata fortuna di
partecipare ad un intenso seminario di oltre due giorni di lavoro e
confronto autogestito dagli stessi curatori, tenutosi presso la Universitat Autònoma de Barcelona (settembre 2005) sotto la direzione di
Pere Villalba Varneda e Fernando Domínguez Reboiras ed alla presenza anche di Bart Janssens editorial manager della Brepols per il
Corpus Christianorum.3
Durante questo incontro si è attentamente discusso di ogni capitolo e di ognuna della parti in cui si articola la Introduction, un robusto volume con una forte accentuazione di ricerca e di studio. Mi
interessa qui accennare solo al fatto che una parte del testo è, appunto, dedicata al lullismo e non facile si è presentata (e credo che
ancora si presenti) la scelta su come illustrare al vasto pubblico potenziale utilizzatore di questa Introduction, che va dal giovane laureando o giovane studioso che si approssima alla lettura di Lullo fino al
ricercatore ben formato, cosa sia il lullismo e come esso storicamente si presenti e si consolidi sul piano culturale e su quello della produzione editoriale. La scelta adottata, e che personalmente condivido in pieno, è quella di presentare, sotto forma di un attento ed ordinato excursus storico (impostato anche sulla base delle scuole e dei
centri dove si conserva e si accumula il sapere lulliano che tiene
conto anche della tradizione manoscritta), proprio a partire dal XIII
———————
3 Non mi soffermo sul dettaglio e sui contenuti dell’Introduction per evidenti
motivi di riservatezza editoriale. Trovo opportuno, piuttosto, sottolineare che il laboratorio Itinera Lulliana dell’Officina di Studi Medievali ha collaborato fin dalla fase iniziale a quest’opera per l’impegno di Marta Romano. Il progetto va avanti già dalla
fine del 2003 ed è stato presentato anche in Andorra, su invito del Governo locale,
dove F. Domínguez, P. Villalba, E. Jaulent, A. Fidora, M. Romano ed il sottoscritto
hanno tenuto un Simposi sobre Ramon Llull, svoltosi il 29 settembre del 2005 presso la Biblioteca Pública del Govern, in Andorra la Vella, aperto agli studiosi e alla
città.
348
Alessandro Musco
secolo e dall’azione coeva allo stesso Lullo che inizia mentre il doctor illuminatus è ancora in vita e si consolida immediatamente dopo
la sua scomparsa, per giungere fino ai nostri primi anni del XXI secolo, tutti coloro i quali hanno letto e commentato Lullo, che ne hanno
trattato gli scritti e le opere, sia condividendoli che criticandoli. Viene
proposta questa griglia di lettura proiettata lungo tre prospettive: a)
la polemica razionalista; b) la logica enciclopedista e c) la logica mistico-teologica sulla base di una impostazione che rinvia ad un saggio di Eusebi Colomer, Autoretrato de Ramón Llull: conversion y misión, apparso su Pensamiento 20 (1964), pp. 5-25. Si tratta, di tutta
evidenza, di un approccio che si presenta, a mio avviso, non tanto
come un momento interpretativo ed ermeneutico per una organica
presentazione del lullismo, quanto piuttosto come una utile proposta
di dare un possibile ordine, sulla base di tre grandi scaffali di raccolta, all’immenso materiale lullistico per il quale è oggettivamente molto complesso, per non dire addirittura arduo, ritrovare un’interna organicità propositiva, al di là di una generica e generalissima lettura
(= lullismo) che mette assieme tutti coloro che a vario titolo si sono
occupati di Lullo e nei modi più diversi e svariati, nonché talora addirittura contraddittori, o per accoglierlo o per respingerlo in toto od in
parte. Il metodo del communicando divisa tanto caro ai prolifici ed
acculturati studiosi dell’umanesimo rinascimentale, non dà conto se
non in modo affatto acritico e meramente erudito della tradizione lullistica: la proposta della Introduction ha, intanto, la bontà positiva sul
piano dello studio di offrire una proposta d’ordine che ha una sua logica ed una sua tenuta critica. Credo che questa impostazione, che
va benissimo per gli obiettivi culturali ed editoriali della Introduction,
eccellente impresa di cui si sentiva il bisogno, va però ancora superata ed avanzata, nella logica critica della ricerca e degli studi, sottoponendo la categoria storiografica del lullismo ad un’attenta analisi.
Del resto la stessa Introduction titola la sezione dedicata al lullismo
con una espressione (ancorché del tutto provvisoria allo stato degli
atti) che, nella redazione inglese, più o meno suona Llull’s Place in
the History of Ideas! Questo progetto di confronto e dibattito mi pare
di poterlo proporre agli amici studiosi di Lullo ed anche a chi, come
me, si iscrive alla scuola lulliana da modestissimo apprendista, come
un compito, una prospettiva di impegno e di studio, rivolta anche alla
creazione di un linguaggio nuovo, da porre con convinta attenzione
tra le priorità dell’agenda degli studi lulliani. Credo anzi che il Centro
Italiano di Lullismo (CIL) di Roma possa essere eletto come uno dei
luoghi più idonei per tessere la tela di questo incontro di idee e di valutazioni in sede storiografica e critica. Ne è segno la scelta culturale
del CIL di inaugurare le sue attività editoriali con la pubblicazione nel
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
349
2004, al n. 8 della collana “Medioevo” dell’Antonianum, il volume di
Miquel Batllori, Il lullismo in Italia. Tentativo di sintesi, nella traduzione di Francisco José Díaz Marcilla, come volume che inaugura la
collana editoriale curata dallo stesso CIL. Non credo affatto che la
scelta sia stata casuale né che casuale sia stata la decisione del
Batllori di scrivere una sua lettera nel gennaio del 2002 al Preside
della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani (come ci ricorda Josep Perarnau I Espelt nella sua Presentazione), che opera
quale centro di eccellenza di altissimo livello all’interno del Pontificio
Ateneo Antonianum, con la quale aderiva con convinzione e trasporto alla richiesta dei Frati Minori di Via Merulana alla loro proposta di
pubblicare in italiano il suo studio giovanile El lul-lismo en Italia (Ensayo de síntesis), pubblicato la prima volta nel lontano 1944 nella
Revista de filosofia, 2, pp. 253-313 e pp. 479-537. Lo stesso Batllori
chiedeva che il suo saggio, certamente ormai datato ma ancora utilissimo, venisse aggiornato sulla base delle più recenti pubblicazioni
relative sia al lullismo, in senso stretto, sia a quello che definisce
«pseudolullismo alchemico»; indica anche nelle persone di Francesco Santi e di Michela Pereira gli studiosi cui affidare questo compito: cosa che è avvenuta. Il volume pubblica, infatti, un saggio di
Francesco Santi dal titolo El lul-lisme a Itàlia, pp. 9-33 ed uno di Michela Pereira dal titolo Lullismo e alchimia, pp. 35-58 che rispondono
perfettamente ai desiderata del P. Battlori. Il volume pubblica, inoltre, una Bibliografia alle pp.179-194 nella quale viene raccolta la bibliografia utilizzata dal Santi e dalla Pereira, quella utilizzata dal Batllori nel 1944 che egli stesso riporta nel suo lavoro El lul-lisme a Itàlia. Esbós de sintesi, apparso nel 1993 a Valencia, nel vol. 2 al cap.
3.1 della sua opera completa (Obra Completa de Miquel Batllori),
con qualche aggiornamento sulla base della cronologia del Bonner,
Selected Works of Ramon Llull, 2 voll., Princeton University Press
1986 e di lavori di J. Perarnau I. Espelt, M. Salleras e I. Carolà.
Tutti questi elementi e l’impegnativo lavoro che il CIL si propone di portare avanti al servizio degli studi lulliani, mi inducono, appunto, a proporre questo Centro come luogo di riferimento attorno al
quale programmare e curare momenti di studio e di ricerca espressamente rivolti al confronto critico sul tema del lullismo come categoria storiografica ma anche sul lullismo tout-court come tema di studio
e di indagine e di scavo di materiali su cui ancora molto resta da fare, se non addirittura moltissimo. Non solo per quanto attiene a fondi
manoscritti, mai studiati ed approfonditi anche se noti o citati, od a
fondi magari addirittura del tutto ignoti, ma anche per quanto attiene
a materiale edito e che sta davanti agli occhi di tutti.4 Mi riferisco nel———————
4
Mi limito a dare alcune informazioni su quello che stiamo facendo a Paler-
350
Alessandro Musco
la fattispecie ad un segmento molto poco noto del lullismo italiano:
alla notevole attenzione, intendo, che a Raimondo Lullo dedica un
interessante personaggio, tale Tomaso Garzoni, intellettuale ed erudito nonché impegnatissimo e sagace topo di biblioteche di mezza
Europa, redattore e studioso di vasti interessi che scrive, tra l’altro,
una ponderosissima opera dal titolo La Piazza Universale di tutte le
professioni del mondo che ha un immediato, incredibile successo editoriale.5
Tomaso Garzoni redige la prima edizione di questa sua monumentale opera, per noi oggi preziosissimo strumento di studio e
miniera inesauribile di informazioni, tra il 1585 ed il 1586 e fino al
1675, data dell’ultima edizione antica a noi nota, essa viene ristampata e riproposta al pubblico ben venticinque volte. Ha un successo
assolutamente strepitoso, soprattutto se rapportiamo l’evento a quel
———————
mo sulla tradizione lullistica prevalentemente italiana all’interno del Laboratorio Itinera Lulliana dell’Officina di Studi Medievali, soprattutto ad opera di Marta Romano
e con l’ausilio delle preziose informazioni sulle Biblioteche siciliane offerte da Diego
Ciccarelli e dai giovani studiosi e ricercatori che operano all’interno del Laboratorio
Vivarium dell’Officina. La Romano sta lavorando su un interessante commentatore
di Lullo, Vittorio da Palermo, sul quale ha relazionato, Vittorio da Palermo, commentatore di Lullo: un link tra Sicilia e Catalogna (con note sul fondo lulliano della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana), in occasione del già citato Seminario Internazionale “Il Mediterraneo del ’300: Raimondo Lullo e Federico III d’Aragona re di Sicilia” e sul quale ha anche scritto un bel saggio ‘Brevis ac dilucida in Artem brevem
Raymundi Lulli martirys subtilis declaratio’ di fra’ Vittorio da Palermo, per Schede
Medievali 43 (2005), pp. 259-264; sta lavorando su Bartolomeo Gentile Fallarmonica, poeta genovese che scrive una sorta di Comedia in stile dantesco in cui è Raimondo Lullo a fare da guida nei regni ultraterreni e non il poeta Virgilio e sul tema
Interpretations and Commentaries on the Ars of Raymond Lull in the Fourtheenth
and Fifteenth Centuries Italy: Jean Bolons, che si appresta anche a trattare per il
Fifth International Congress on Medieval Latin Studies che si tiene dall’1 al 6 agosto
di quest’anno a Toronto sul tema generale “Interpreting Latin Texts in the Middle
Ages (ca. 500-ca. 1500)”.
5 TOMASO GARZONI, La piazza universale di tutte le professioni del mondo, a
cura di di P. Cherchi e B. Collina, 2 voll., Torino 1996. Sto citando dal vol. 2, p.
1338. Per una di quelle stranezze che spesso, in modo inspiegabile, costellano la
storia della cultura e dell’editoria, dopo secoli di silenzio (si tenga presente che la
più recente edizione di quest’opera del Garzoni disponibile sul mercato italiano fino
a circa dieci anni fa, data al 1989 ma si trattava solo di una edizione anastatica,
pubblicata dalla Essegi di Ravenna con una postfazione di I. Simonini, che riprendeva l’edizione uscita nel 1589 a Venezia per i tipi di G. B. Somascho), nello stesso
anno, il 1996, accanto all’edizione dell’Einaudi sopra citata appare un’altra edizione,
sempre in due volumi, de La piazza universale di tutte le professioni del mondo, curata da G. B. Bronzini con la collaborazione di P. De Meo e L. Carcereri, per i tipi
della Leo S. Olschki Editore in Firenze. Per queste mie pagine utilizzo l’edizione Einaudi. Mi permetto di rinviare al mio lavoro Per un’antropologia del Libro: lettura,
scrittura e carta stampata tra Isidoro di Siviglia, Giovanni Tritemio, Tomaso Garzoni
e Googleplex, in Pan 22 (2004), pp. 403-442 nel quale leggo i Discorsi di Garzoni
relativi alle professioni del libro.
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
351
periodo in cui la stampa, ancora in fase di piena affermazione, raramente si misura con dei best-seller, e se consideriamo la enormità
del testo: viene tradotta in latino ma anche in lingue moderne come il
tedesco e lo spagnolo (seppure con un particolare adattamento).
Paolo Cerchi nel suo Invito alla lettura della Piazza (cit., pp. XXICXXXIII, con una documentatissima ed amplissima bibliografia), dice
che quest’opera «[...] può esser considerata, a giusto titolo, uno degli ultimi e maggiori best-seller del Rinascimento italiano» (p. XXI).
Eppure, dopo circa un secolo di grande fortuna a livello dell’intera
Europa, per oltre tre secoli ci si dimentica totalmente del Garzoni e
della sua Piazza universale. L’opera viene relegata, come le sue
numerose imitazioni, nell’archivio silenzioso in cui si fanno compagnia tante opere giudicate frutto di mera quanto inutile ed astrusa
erudizione e che possono interessare al massimo qualche vacuo antiquario dei saperi e delle sue rilegature. In realtà, come scrive ancora Cerchi, basta leggere con attenzione la Piazza (cosa che certamente richiede molta pazienza), per dover prendere atto, contro ogni
pregiudizio «[...] che la mole della Piazza si traduce in peso ideologico, e l’erudizione non incuterà più grande timore quando si scoprirà
che tutta la Piazza è un grandioso mosaico di opere altrui» (cit., p.
XXII).
Il Garzoni, stupefacente redattore di questa sua sorta di enciclopedia ante-litteram dell’umano sapere sulle possibili e pressocchè
infinite professioni, siano esse manuali che intellettuali, che l’uomo
ha saputo inventare e nelle quali si trova impegnato dalle origini del
mondo fino al XVI secolo, articola la sua opera in Discorsi, numerati
progressivamente in numeri romani e non con un ordine tematico o
alfabetico, ognuno dei quali è dedicato ad una professione o, talora,
anche a sorta di sottoprofessioni collegate, comunque, con una
principale.
Si tratta, per l’esattezza di CLV Discorsi, che seguono ad una
sorta di introduzione generale, di premessa che fa un po’ da guida di
lettura, dal titolo Discorso universale in lode delle scienze e dell’arti
liberali e mecaniche in comune (cit., vol. I, pp. 65-76) e che hanno lo
scopo di trattare discorsi particolari, che saranno di varia scienza, in
utile comune variamente ornati e impressi (p. 76), occupandosi, di
volta in volta, di singole professioni o attività dell’uomo, manuali, intellettuali o magari che si fondano o che derivano da una mescola di
entrambe le dimensioni creative dell’uomo.
Il Discorso I tratta De’ signori o prencipi, e de’ tiranni che sono,
a detta di Garzoni, i primi ch’ornano il bellissimo cerchio e l’onorato
spazio della gran piazza da me descritta [...] (p. 77) e l’ultimo si occupa Degli umanisti (cit., vol. II, pp. 1526-1529), professione che
352
Alessandro Musco
Garzoni riteneva di aver pur trattato, parte sotto li grammatici, parte
sotto i retori, parte anche sotto gli istorici, e ultimamente, se pur vi
restava alcuno, sotto ’l genere de’ poeti (p. 1526); alcuni letterati, attenti lettori e suoi interlocutori, fanno notare, però, al Garzoni che
questa nobilissima e onoratissima professione andava trattata a parte ed in modo specifico in quanto, seppur in certo modo rientrava in
alcune delle figure di carattere intellettuale già esaminate, in verità,
... l’umanista è un non so che di più. E questa professione chiude la
Piazza, forse non proprio a caso, nonostante del tutto casuale sia
stato il suo inserimento a redazione dell’opera già conclusa.
Dai signori o principi si passa ai governatori, e poi ai religiosi in
genere, ai canonici, monaci e frati e simili; ma si tratta pure De’
grammatici e pedanti (Discorso IV), De’ dottori di legge civile o giureconsulti o leggisti (Discorso V) e financo De’ formatori de’ klendari
(Discorso VI), De’ beccari o macellari (Discorso XVI), De’ professori
de’ secreti (Discorso XXII) ossia di chi esercita la professione di utilizzare e saper redigere “ricette” per vari usi, da quello domestico e
culinario, a quello della cura del corpo, a quello erotico, amatoriomagico, a quello di trasmettere comunicazione in modo cifrato. Si
tratta di una vera e propria “letteratura” che si accompagna alla medicina, all’alchimia, alla magia, alla sapienza popolare e tradizionale
e che ha nel Rinascimento una certa fortuna. Ma ancora si scrive
De’ scongiuratori (Discorso XXXIV), attività professionale che dà uno
spaccato di quel vasto filone di irrazionalismo che attraversa il Rinascimento e che si veste di pratiche magiche, di superstizioni, di sospetti, intrighi, tradimenti e delazioni, di ritualità più o meno propiziatorie e finanche di dibattiti teologici sopraffini su quel sottile limite
che sta a confine tra fede e superstizione. È una professione molto
vicina ad altre che toccano da vicino l’astronomia, l’astrologia, la
magia, le scienze occulte, l’arte divinatoria etc…ed alle quali il Garzoni dedica decine di Discorsi sui quali, purtroppo, non posso certo
soffermarmi almeno in queste pagine. Si discetta ancora De’ cosmografi e geografi e dissegnanti, o corografi, e topografi (Discorso
XXXVII), De’ musici, così cantori come suonatori…(Discorso XLII),
De’ beccamorti… (Discorso XLIII), De’ distillatori (Discorso XLIX),
Delle meretrici e de’ loro seguaci in parte (Discorso LXXIV), Delle
comari e delle balie, o balii, o nutrici (Discorso CXXX) e così via seguendo.
Ma ancora, sul fronte delle professioni intellettuali, si tratta Degli accademici (Discorso XIV), Degli aritmetici o computisti o contisti
o maestri d’abaco (Discorso XV), De’ teologi in universale, e in particolare de’ teologi scolastici e de’ scritturali… (Discorso XXV), De’ filosofi in genere, e in particolare de’ fisici, etici o morali, economici,
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
353
politici, consiglieri o secretari, e metafisici (Discorso XXVI )
E così via di seguito per decine di “professioni”.
In generale, nella Piazza il tempo trascorso, il passato che ci
sta alle spalle è ciò da cui si parte, che fa da autorevole antecedente
affinché si possa ricostruire un continuum storico tra i mestieri e le
professioni del tempo presente (in questo caso del tempo del Garzoni) e quelle del passato. Questo criterio metodologico di massima,
naturalmente non impedisce affatto che i Discorsi trattino delle più
strane umane divagazioni, ma di solito il metodo seguito è questo
cui ho accennato. Esso trova poi riscontro nell’impianto di ognuno
dei Discorsi che ha una precisa struttura discorsiva (potremmo dire
con un bisticcio di parole utile poco elegante ma adatto a cogliere il
senso della questione), che si ripete in modo assolutamente rigoroso
per tutte le CLV professioni presentate ed esaminate.
Prendo a mò di esempio, e così entro anche esplicitamente
nelle pagine lulliste di Tomaso Garzoni, il Discorso XXI che è titolato
De’ l’arte di Raimondo Lullo (cit., vol. I, pp. 320-322).
Si apre con una breve presentazione dell’oggetto del discorso
che, in questo caso, così suona: Il mondo è tanto vago al giorno
d’oggi di penetrare in un tratto gli alti secreti delle scienze e dell’arti
insieme, che gran parte de’ curiosi fanno nell’arte di Raimondo Lullo
un fondamento così sodo che si pensano, col possesso di quell’Arte,
divenire in un subito talmente dotti che possino all’improvviso disputare di qualunque cosa e ragionare fondatamente, come se il caos
delle scienze e il laberinto dell’arti ricevesse forma e chiarezza totale
da quell’arte. Ma Raimondo istesso, nell’ultimo capitolo della sua Arte Magna, apertamente dice e chiaramente protesta in brevissimo
spazio di tempo di potersi imparare e apprendere la sua arte, ma chi
possiede uno intelletto pellegrino, da chi è versato e instrutto nella
scienza di filosofia, e da chi pone diligenza a così gran materia conveniente.
Seguono quindi delle considerazioni personali del Garzoni: Ma
io (per dire il parer mio) molte fiate ho visto e letto gran parte di questi libri a tal’arte pertinenti, e dal frutto che n’ho cavato, dicolo a tutto
il mondo che m’aderisco alla sentenza commune de’ dotti, cioè che
da quella si cavi ben qualch’ utile, ma che maggiore sia l’apparenza
e la prospettiva che tutto il resto; e ho quest’arte in conto di una topica, ma molto diminuita, se ben Raimondo pensa d’averla colta lui solo; e son sicuro potersi aggionger molte cose, le quali in un trattato
singolare d’un’arte nuova spero, con grazia del Signore, manifestare
al mondo.
In realtà il Garzoni, che pur fu un prolifico autore, non portò
mai a compimento questo suo lavoro né sappiamo se effettivamente
Alessandro Musco
354
lo abbia mai cominciato.
La sua posizione, rispetto all’Ars lulliana è netta: essa crea più
l’illusione di talune possibilità (l’apparenza e la prospettiva) che non
l’effettualità che sembra proporre; è apprezzabile come strumentazione di natura topica, atta quindi a studiare i loci ed i topoi su cui
trova fondamento l’argomentazione discorsiva ma bisogna confrontare il testo lulliano con chi altri abbia titolo su questi temi. Cosa cui
rimanda nelle parti successive del discorso ed in altri riferimenti a
Lullo che troviamo nella Piazza.
Ma torniamo un momento all’impostazione del Discorso.
Dopo la breve presentazione iniziale e l’accenno sintetico alla
sua posizione personale, il Garzoni fa seguire i riferimenti ai testi, alle auctoritates di chi si è occupato dell’argomento oggetto del discorso andando il più indietro possibile storicamente, come può e
sulla base del materiale disponibile o che riesce a reperire ed esaminare, fino alla sua attualità. In questo caso, ovviamente, Lullo e la
sua Ars sono temi alquanto nuovi rispetto ai quali è abbastanza
complesso ritrovare un filo antico nella storia del sapere, eppure il
Garzoni ci offre una serie di elementi e di riferimenti che mostrano
non solo competenza e personale ricerca molto curata, ma anche
l’ordine del suo metodo che nulla intende lasciare al caso.6
Avicenna, Empedocle, Gorgia Leontino, accenni a i geroglifici
d’Egitto che quando si sapranno con l’arte di Raimondo?; Giovanni
Pico della Mirandola, Agrippa di Nettesheim, Paracelso, Gerolamo
Cardano, Bernardo de Lavinehta, Jacques Lefévre d’Etaples, Carlo
Bovillo, i tre fratelli olandesi Andrea, Pietro e Giacomo Canteri etc.,
diventano i testimoni attivi, siano essi contrari o a favore dell’Ars di
Lullo, sono i riferimenti e le fonti che il Garzoni utilizza nella redazio———————
In modo più netto ed evidente si legge l’impostazione metodologica del
Garzoni in altri Discorsi anche se sostanzialmente il metodo ed il linguaggio non
cambiano. Ad esempio (e scelgo volutamente un argomento apparentemente frivolo
o, comunque, molto meno impegnativo dell’Ars o della figura di Lullo), nel Discorso
LXXIV che si occupa Delle meretrici e de’ loro seguaci in parte, il Garzoni, dopo
l’usuale premessa iniziale, si dilunga in un lungo e dettagliato excursus storico che
parte da Venere, dea sì dell’amore ma anche di tutte le sue dissolutezze, che avrebbe insegnato alle femine di Cipro per prime a compiacere agli uomini del lor
corpo per denari..., così come testimonia Giustino, per arrivare con oltre quattordici
lunghe e dense pagine (mi riferisco, naturalmente, all’ed. citata, vol. 2, pp. 951-965)
fino a testi e letture a lui contemporanei, quali, Pietro Crinito, Pietro Vittorio, Celio
Rodigino ed altri. Lungo il testo utilizza riferimenti alla storia di Babilonia, rinvia a
Menandro, Filemone, al poeta Alessio, al corinzio Zenofonte, a Sofocle, a Properzio… Non mancano battute e riferimenti a Platone, ad Aristotele, ad Alessandro
Magno, agli antichi miti e ad un’infinita serie di meretrici, note alla storia, per essere
state tramandate le loro bellezze e le loro performance, da poeti, letterati, da cronache o storie o magari da semplici dicerie ripetute per secoli in lazzi e canti.
Il Discorso LXXV tratta, coerentemente, De’ ruffiani e delle ruffiane!
6
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
355
ne del suo Discorso e che offre al lettore non lesinando mai la sua
personale opinione: Con altra occasione mostrarò con più ragioni la
verità de’ detti miei, rimettendo mi fra tanto al giudicio de’ più dotti e
più periti che non sono io. Questo per ora basti.
Con queste battute il Garzoni chiude il suo Discorso sull’Arte
rinviando ad un’altra occasione le ragioni della sua posizione e dando grande rilievo, in questa fase, alle auctoritates che ha utilizzato.
In realtà il suo pensiero risulta già ben chiaro da queste pagine: l’Ars
di Lullo è molto utile per studiare la topica delle argomentazioni discorsive ma non va mai presa, come invece tanti fanno, come una
sorta di magico strumento dell’apprendere e del ragionare che, in
pochissimo tempo, addirittura due mesi come taluni sostengono, può
essere conosciuto e posseduto in modo tale da poter affrontare e
padroneggiare tutti i saperi possibili, con acume, padronanza e pienezza di informazioni.
Tomaso Garzoni non lesina anche battute salaci e volutamente polemiche del tipo: E forse insegna i termini delle scienze e arti
liberali da discorrere intorno a quelle? […] Si trovarà forse un metodo tanto universale che comprenda tutte le parole che usar si possono? […] Plinio, così dotto e così universale, ha forse egli veduto
l’arte di Raimondo? Eppure ha parlato quasi d’ogni cosa.
E conclude nella parte finale: Ma sappia il mondo che a voler
discorrere d’ogni cosa e parlar fondatamente non si ricerca l’arte di
Raimondo, ma aver visto assai, praticato assai, letto assai, disputato
assai, mandato alla memoria assai, e, per ultima conclusione, ritenuto assai.
E, per strano paradosso, sembra proprio di leggere una avvertenza di tipo lulliana piuttosto che una critica al Lullo! Si dà il caso
che a mio avviso la lettura del Garzoni, pur documentata, è in larga
parte deviata dall’ipotetico uso – più che dall’uso effettivo – che taluni immaginano si possa fare dell’Ars: e ciò, naturalmente, ben al di là
di quanto ne possa dire o pensare Lullo e di quanto abbiano pensato e scritto i suoi più attenti editori e commentatori.
Di Lullo, al di là di questo Discorso espressamente dedicato alla professione dell’“artista” – potremmo dire – di tipo lulliano, Tomaso Garzoni si occupa ancora nella Piazza.
Nel Discorso XIII che tratta Degli alchimisti (cit., vol. 1, pp. 249258); nel lungo Discorso XXIX, De’ cabalisti (sempre vol. 1, pp. 424455); Lullo viene utilizzato ancora nel Discorso XXXIV, De’ scongiuratori, dedicato alla professione dell’esorcista, in quanto, a parere di
Lullo (per ciò che si evince da alcune battute del suo trattato alchemico De secretis naturae sive quinta essentia) …per vendetta della
divina giustizia, i demoni, per natura superiori alle cose sensibili, ri-
356
Alessandro Musco
mangono soggetti alle azioni loro (p. 497); ritorna ancora come auctoritas da utilizzare nel Discorso XLIX, De’ distillatori in quanto avrebbe attribuito a quest’arte un’antichità assai grande… (p. 766),
mentre personalmente viene considerato un “professionista” del settore unitamente al suo amico e contemporaneo Arnaldo di Villanova!
(p. 767); lo si ritrova nel Discorso LX, De’ professori di memoria (vol.
2, pp. 839-843) nel quale il Garzoni ancora una volta preannuncia
una sua opera intieramente dedicata all’Ars di Lullo, della quale come ho già detto non abbiamo alcuna traccia;7 infine leggiamo di Lullo nel Discorso LXX, De’ minerari, metallari, gettatori in universale, e
in particolare de’ fusori d’artelarie o bombardieri, e campanari (vol. 2,
pp. 910-927).8 Laonde è soavissima cosa lodar l’alchimia di Raimondo e quella d’Arnaldo con quella di Geber ancora; ma non mettersi punto a seguirla, perché (come dice il proverbio) “Paucis est adire Corinthum” (cit., vol. 1, p. 257).
Così Tomaso Garzoni chiude il Discorso XIII , Degli alchimisti,
professione rispetto alla quale nutre profonde perplessità e convinte
contrarietà che gli fanno considerare quest’arte come ...falsa ed erronea, i professori per miseri, gli instromenti per inutili, le spese per
dannevoli, le fatiche per vane, i desideri per ciechi, le speranze per
fallaci, le promesse per bugiarde, e, finalmente, la bottega loro per
un mero ospitale di vergognosa miseria e pidocchiosa furfanteria
(cit., vol. 1, p. 248). Eppure, nel rispetto del suo metodo di lavoro e
della sua impostazione di studio, aggiunge il Garzoni: Nondimeno,
così balbuciendo, dirò una parte degli onori attribuiti a questa professione, per non parer sì vile ch’io non ardisca favorirla con molte
ragioni che pugnano dalla loro (ivi). La stessa impostazione di “oggettività” che nel Discorso XXIX, De’ cabalisti lo porta a precisare
che da più parti si sovrappone l’Arte di Lullo alla Cabala, come se
———————
7 Il passo merita una qualche attenzione: «Ma sopra tutto l’ordine che procede dalla scienza e cognizione del tutto è quello che mirabilmente amplifica la memoria, essendo che la confusione è inimica di quella per natura, e contraria alla tenacità di essa estremamente. Or finalmente col mio parere la risolvo qua: che a
fabbricarsi nella memoria un ordine, qual descrive il Rossellio nel suo Tesauro, sia
cosa ottima; e che questo megliorar si possa col giudicio e con la scienza, formando cose più brevi, come spero io un giorno con l’occasione dell’arte di Raimondo
Lullio al mondo palesare».
8 Leggiamo: «Ma gli alchimisti dicono la materia propinqua de’ metalli esser
l’argento vivo e il solfore, cioè la pinguedine della terra minerale: l’uno come agente,
ch’è il solfore, e l’altro come paziente. E questo sente Avicenna ne’ libri della fisica e
dell’alchimia, e nell’epistola che scrive a Azone filosofo. L’istesso tiene Geber, Raimondo Lullio e l’auttore di quel libro che si dimanda Correctio fatuorum [...]», p.
916; più avanti: «[...] all’alchimia, che tratta della trasmutazione aurea. Intorno alla
quale si trovano il Testamento e i codicilli di Raimondo Lullio [...] un Compendio delle tinture del Lullio [...]» che, anche in questo caso viene associato ad Arnaldo di
Villanova per una sua Epistola sopra l’alchimia al Re di Napoli, p. 918.
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
357
una sorta di comune origine avvolta da insondabili misteri sapienziali
potesse accomunare le due cose. Il Garzoni non esclude che su
questa impostazione ci sia lo zampino di una frettolosa lettura di Pico della Mirandola, il che non toglie, però, la necessità di fare chiarezza.
Così scrive: Però, volendo io sodisfar l’appetito di molti curiosi,
ho pensato di farne un discorso alquanto più facile da capire che
non sono i trattati degli altri, ma per chiarir molti uomini ignoranti e
rozzi, i quali si danno a intendere di poter, con la scienza della Cabala, imparare in un tratto le scienze e discipline, a quella guisa che si
promettono anco con l’arte di Raimondo (cit., vol. 1, p. 426).
E poco avanti, in modo ancora più esplicito, ribadisce che Altri
s’hanno pensato che la Cabala sia l’arte di Raimondo, in questo anche convinti dall’affermazione che si legge nell’Apologia (Disp. IV
che tratta De magia naturali et Cabala) di Pico, secondo il quale
questa “Apud nostros dicitur ars Raymundi”. Garzoni riferisce che
per Pico ciascuna scienza secreta appresso agli Ebrei si chiama Cabala, talchè la scienza di Raimondo, a rarissimi nota, si potrà dire,
con improprio vocabolo, ancor’essa Cabala. Da qui deriva e si diffonde quella voce commune appresso a tutti gli scolari, anzi presso
a tutto il mondo che la Cabala insegna ogni cosa esattamente come
si ritiene che avvenga con l’Arte di Lullo, anche se quest’ultima tesi,
come abbiamo già visto, è nettamente respinta da Garzoni. Eppure
questa tesi è talmente diffusa che trova riscontro anche in un’opera
che il Garzoni annuncia in corso di stampa, dal titolo De auditu cabalistico, che non sarebbe altro che …un sommario brevissimo
dell’Arte Magna, abbreviata da lui [Lullo], senza dubbio, in quell’altro
ch’ei chiama Arte breve.9
E così conclude: Ma se intendessero sanamente che la Cabala
insegnasse tutte le scienze, intendendo per Cabala la divina rivelazione, allora non sarei contrario al detto di questi babbioni, i quali
stanno a terra come i rendoni, non avendo ingegno da elevarsi
tant’altro come vorrebbono almeno (cit., vol. 1, p. 433).
Il Lullo che mi sono permesso di proporre come lo leggiamo in
Garzoni e sul quale mi riservo di tornare ancora per qualche altro
approfondimento, è fondato sulla essenzialità del binario parallelo
che corre tra Ars da un lato e sapere alchemico dall’altro, ed ha anche l’utilità di aprire uno squarcio molto interessante che tocca tutta
la prima metà del ’500 italiano ed europeo che studia, edita, usa e
propone Lullo in vario modo.
———————
In verità qui si parla dell’Opusculum de audito kabbalistico che viene pubblicato a Parigi da E. Gorbino nel 1578 e che viene spesso attribuito a Raimondo
Lullo. La sovrapposizione con l’Ars Brevis è un evidente errore di Garzoni.
9
358
Alessandro Musco
Una pagina che si aggiunge al grande capitolo del Lullismo
che sta a tutti noi amanti e studiosi della parola lulliana aprire “finalmente” ad un forte confronto ed a nuovi approcci critici.
Addenda 1: Indicazioni bibliografiche
Oltre a quanto citato nel testo o in nota, mi permetto di aggiungere alcune indicazioni bibliografiche relative soprattutto al Lullismo
e che qui raccolgo in ordine cronologico di pubblicazione:
TOMÁS y JOAQUÍN CARRERAS ARTAU, Historia de la Filosofia española: Filosofia cristiana de los siglos XIII al XV, t. II, Madrid 1943,
pp. 9-437;
J.N. HILLGARTH, s.v. art. Lulismo, in DHEE - Diccionario de historia
eclesiástica de España, t. II, Madrid 1972, pp. 1361-1367;
ALOIS MADRE, Die theologische Polemik gegen Raimundus Lullus.
Eine Untersuchung zu den Elenchi auctorum de Raimundo
male sententium, Münster 1973;
P. ROSSI, Clavis universalis. Arti della memoria e logica combinatoria
da Lullo a Leibniz, Bologna 19832;
W. SCHMIDT-BIGGERMANN, Topica universalis, Hamburg 1983, pp.
155-211;
J.N. HILLGARTH, Ramon Lull and Lullism in Fourteenth Century
France, Oxford 1989;
M. PEREIRA, The Alchemical Corpus attributed to Raymond Lull,
Oxford 1989;
Del frau a l’erudició. Aportacions a la historia del Lul.lisme dels segles XIV al XVIII, in Randa 27 (1990), fascicolo monografico
sul lullismo;
F. DOMÍNGUEZ, s.v. art. Lullismus, in Lexikon für Theologie und Kirche, t. 8, Freiburg-Basel-Wien 1999, c. 811 ss.;
TH. LEINKAUF, Lullismus, Grundriss der Geschichte der Philosophie.
Die Philosophie des 17. Jahrhunderts. Band 4. Das Heiligee
Römische
Reich,
Deutscher
Nation,
Nordund
Ostmitteleuropa, ed. H. HOLZHEY - W. SCHMIDT-BIGGERMANN,
Basel 2001, pp. 235-290;
M. CAMBI, La machina del discroso. Lullismo e retorica negli scritti
latini di Giordano Bruno, Liguori, Napoli 2002;
A. TESSARI, Considerazioni sull’Ars di Ramon Lull e la Mathesis
Universalis di René Descartes, in Janus, Quaderni del Circolo
Glossimatico (2004), pp. 199-220.
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
359
Addenda 2: il Laboratorio Itinera Lulliana dell’Officina di studi medievali
Il laboratorio Itinera Lulliana, che collabora stabilmente con le
più qualificate istituzioni italiane e straniere nel settore degli studi lulliani, ha già al suo attivo iniziative e pubblicazioni e altro ha in cantiere: Raimondo Lullo, Arte breve. Traduzione, introduzione, note, bibliografia ed apparati a cura di M. Romano. Presentazione di Alessandro Musco. Testo latino a fronte, Bompiani, Milano 2002; F. Chimento, Alcune riflessioni sul Libre de meravelles di Raimondo Lullo,
in Contrarietas. Saggi sui saperi medievali, Machina Philosophorum
5, a cura di A. Musco, Officina di Studi Medievali, Palermo 2002;
Raimundus Lullus, Ars amativa boni et Quaestiones quas quaesivit
quidam frater minor, ediderunt M. Romano et F. Santi. Raimundi Lulli
Opera Latina TOMVS XXIX, Corpus Christianorum Continuatio Mediaevalis CLXXXIII, Brepols Publishers, Turnhout 2004; M. Romano,
La manifestazione della trinità nel De visione Dei di Cusano: tracce
di Lullo letterali e non, in Atti del Convegno Internazionale Ramon
Llull und Nikolaus von Kues: Eine philosophisch-theologische Begegnung im Zeichen der Toleranz, 25.-27. Novembre 2004, Bozen Brixen, Brepols Publishers, Turnhout 2005 e Ead., Raimondo Lullo,
‘artista’ della lingua latina, pubblicato in questo fascicolo di “Pan” alle
pp. 279-293.
Nello scorso Convegno Internazionale di studi I Francescani e
la politica (secc. XIII-XVII), Palermo, 3-7 dicembre 2002, organizzato
dall’Officina di Studi Medievali d’intesa con la Provincia Religiosa di
Sicilia dei Frati Minori Conventuali, si è svolta una specifica sezione
lulliana con interventi di: F. Domínguez Reboiras, Raimondo Lullo ed
i suoi rapporti con la Corte Siciliana; P. Rigobon, La Consolatio Venetorum et totius gentis desolatae di Raimondo Lullo; M. Romano,
Corpus Iuris o Ius Corporis. Una bozza di teoria politica nell’Ars di
Raimondo Lullo; P. Villalba Varneda, Il Principe nell’Arbor Imperialis
de Ramon Lull. I relativi Atti, in due volumi a cura di Alessandro Musco, sono in corso di pubblicazione per la collana “Franciscana” edita dall’Officina di Studi Medievali.
Negli incontri svoltisi a Barcellona (14 maggio 2004, 26-27 settembre 2005) e a Freiburg (24 luglio 2004 e 16 luglio 2005), il laboratorio Itinera Lulliana ha collaborato fin dalla fase progettuale a redigere la prima organica guida introduttiva all’opera ed al pensiero di
Lullo, dal titolo Raimundus Lullus, An Introduction to his life, writings
and thought, la cui pubblicazione è ipotizzata per il 2007 nella collana Supplementum Lullianum, Brepols Publishers, Turnhout. Il progetto è stato presentato già in Andorra, su invito del Governo, dove
360
Alessandro Musco
A. Musco, F. Domínguez, P. Villalba, E. Jaulent, A. Fidora e M. Romano hanno tenuto un ‘Simposi sobre Ramon Llull’, svoltosi il 29
settembre del 2005 presso la Biblioteca Pública del Govern, in Andorra la Vella, aperto agli studiosi e alla città.
Le attività ordinarie ed i futuri programmi di lavoro del laboratorio Itinera Lulliana prevedono la pubblicazione all’interno della collana Machina Philosophorum del Liber de natura di Raimondo Lullo,
curato da J. Medina, con testo latino e traduzione, sia in italiano che
in catalano (per consentirne l’adozione ad uso universitario sia in Italia che in Catalogna ed anche per offrire quest’opera ad un più vasto
pubblico di lettori); il volume sarà completato da saggi introduttivi,
apparati, note e bibliografia. È già avviato anche il lavoro per la riedizione degli Opera Messanensia et Tuniciana di Raimondo Lullo
che, criticamente editi da J. Stöhr nei primi due volumi dei ROL
(Palma de Mallorca 1959-1969), richiedono una revisione globale del
testo. Si tratta di 38 opere composte a Messina (numerazione progressiva op. 213-250), strettamente legate al gruppo di opere immediatamente successive (op. 251-280) scritte a Tunisi e Bugia, che riguardano l’intero soggiorno siciliano di Lullo e gli ultimi mesi della
sua vita. L’editio princeps richiede una revisione completa sia a causa della scoperta di nuovi manoscritti significativi, sia per le conseguenze di una tecnica tipografica troppo antica e non immune da falli con cui fu pubblicata la prima ed, in atto, unica edizione critica. Si
sta prendendo in esame con particolare attenzione il manoscritto
della Biblioteca Apostolica Vaticana, Ottob. lat. 405 contemporaneo
all’autore e di gran pregio. Con l’occasione, la riedizione promossa
dal gruppo di Palermo accosterà ai testi latini la prima traduzione in
italiano e delle introduzioni alle tematiche e problematiche dei testi,
nonché adeguati indici di consultazione. Il progetto, di durata triennale, è già stato accolto dalla collana dei ROL e viene edito dalla
Brepols Publishers. Vi collaborano, oltre ai componenti del gruppo di
ricerca palermitano, espressione del Laboratorio Itinera Lulliana e
del Laboratorio Vivarium, anche F. Domínguez, P. Villalba Varneda,
Jordi Gayà, Nuria Gomez e F. Fiorentino.
Per l’anno 2006 è prevista inoltre la cura del volume degli Atti
del Seminario Internazionale, cui ho già accennato, “Il Mediterraneo
del ’300: Raimondo Lullo e Federico III d’Aragona, re di Sicilia” (a cura di A. Musco - M. Romano), che viene edito nella serie dei Subsidia Lulliana della Brepols Publishers.
Un impegno costante del Laboratorio Itinera Lulliana, come del
resto di tutti i Laboratori dell’Officina di Studi Medievali, è quello di
curare la formazione di giovani, con incontri, seminari, attraverso il
tutorato di tesi di laurea e/o di dottorati di ricerca, etc.
Raimondo Lullo in Tomaso Garzoni: postilla a margine del lullismo italiano
361
Nello specifico in questi ultimi due anni sono state portate a
termine alcune interessanti tesi di laurea incentrate sulle opere di
Lullo, tra cui la Vita coetanea (Francesco Ammirata); il Liber de levitate et ponderositate elementorum (Carla Compagno); il Liber de
Deo maiore et Deo minore (Laura Strazzeri).
Sull’Officina di Studi Medievali e sul Seminario Internazionale
“Il Mediterraneo del ’300: Raimondo Lullo e Federico III d’Aragona,
re di Sicilia”, è possibile leggere alcune pagine sul “Bulletin de Philosophie Médiévale” 47 (2005), di prossima uscita.
È sempre possibile collegarsi con il sito dell’Officina,
www.officina studimedievali.it.