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Nome file: 5_(3).doc L.5 Comportamento statico Lo studio del comportamento statico dei solai richiede innanzitutto una corretta conoscenza della scienza delle costruzioni. Il solaio infatti è una struttura portante che all’interno del contesto dell’edificio esplica una funzione statica non secondaria. La corretta calcolazione ed esecuzione del solaio è necessaria per ottenere un edificio "sano e sicuro". Molto spesso il solaio invece passa in secondo ordine rispetto al resto della struttura (v. travi e pilastri) ed il calcolatore non pone le adeguate attenzioni nella calcolazione e realizzazione dello stesso. Una errata progettazione del solaio può infatti portare, se non addirittura al crollo dello stesso, all’insorgere di fessurazioni e frecce tali da essere causa di contenzioso. Si raccomanda quindi sempre al calcolatore di non sottovalutare l’importanza di tale struttura e di porre uguale attenzione nella progettazione strutturale del solaio come delle altre strutture principali del fabbricato. Una corretta realizzazione del solaio necessita quindi anche di una buona conoscenza della normativa esistente e quindi si è pensato di riportare in maniera chiara ed esemplificativa le indicazioni presenti nella normativa vigente. L.5.1 L.5.1.1 Normativa per i solai Aspetti generali In Italia sono state emanate diverse Leggi, Decreti Ministeriali e Norme che riguardano direttamente o indirettamente i solai sia dal punto di vista statico che delle prestazioni fisiche e delle prescrizioni geometriche e di produzione. Le più importanti e significative sono: – Legge 5 Novembre 1971 - n. 1086: "Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato e precompresso ed a struttura metallica; – Legge 2 febbraio 1974 - n. 64: "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche"; – D. M. 16 gennaio 1996: "Norme tecniche relative alle costruzione in zone sismiche"; – D.M. 20 novembre 1987: "Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento"; – D.M. 14 febbraio 1992: "Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche" (limitatamente all’impiego del metodo delle tensioni ammissibili); – D.M. 9 gennaio 1996(1): "Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche"; – D.M. 16 gennaio 1996: "Norme tecniche relative ai ‘Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi"; – Circolare 10 aprile 97 n. 65/AA.GG.: Istruzioni per l’applicazione delle ‘Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche’ di cui al D.M. 16/01/96; – Circ. Min. LL.PP. 4 luglio 1996 - n. 156AA.GG./STC: Istruzioni per l’applicazione delle ‘Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi’ di cui al D.M. 16/01/96; – Circ. Min. LL.PP. 15 ottobre 1996 - n. 252AA.GG./STC: Istruzioni per l’applicazione delle ‘Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione e il collaudo delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche di cui al D.M. 09/01/96; – O.P.C.M. 20 marzo 2003 n. 3274 e succ. mod. e integrazioni; – D.M. 14/09/2005; Norme Tecniche per le Costruzioni; L.5.2 L.5.2.1 Norme complementari Prescrizioni sui blocchi in laterizio La normativa suddivide i solai misti in laterocemento in due categorie: 1 Si precisa che nel caso in cui veniva applicato alla verifica dei solaio il vecchio metodo delle tensioni ammissibili, si doveva fare riferimento al decreto del D.M.14.02.92 limitatamente alle parti che interessavano e riguardavano tale metodo, fermo restando le applicazioni di tutte le altre disposizioni riportate nel D.M. 09.01.96. 163 Nome file: 5_(3).doc – solai con blocchi aventi funzione principale di alleggerimento; – solai con blocchi aventi funzione statica in collaborazione con il conglomerato. La differenza sostanziale tra queste due tipologie è dovuta esclusivamente alla funzione che i blocchi in laterizio esplicano all’interno del comportamento statico dei solai. Infatti, mentre i blocchi di categoria a) non vengono (a favore di sicurezza) considerati nel calcolo della sezione resistente del solaio, i blocchi di categoria b) partecipano alla determinazione della sezione resistente del solaio mediante i setti a contatto con il c.a. e con la parte superiore rinforzata del blocco. Tutti i blocchi (tipo a e b) devono sottostare a particolari requisiti morfologici e fisico-meccanici. L.5.2.2 Requisiti morfologici dei blocchi in laterizio La normativa regola la conformazione dei blocchi definendo valori minimi di spessori e conformazione dei setti, rapporti massimi di foratura ed altro ancora. Alcune di queste prescrizioni riguardano entrambe le tipologie di blocco mentre altre sono specifiche per i blocchi collaboranti (tipo b). Per tutti i blocchi in laterizio deve valere: – lo spessore delle pareti orizzontali compresse e di quelle perimetrali non deve essere minore di 8mm, mentre quello dei setti non minore di 7 mm; – tutte le intersezioni tra i setti dovranno essere raccordate con un raggio maggiore di 3mm; – il rapporto tra l’area complessiva dei fori e l’area lorda delimitata dal perimetro della sezione del blocco deve soddisfare la seguente disuguaglianza: AREA FORI 0,6 + 0,625 h 0,75 , AREA LORDA dove h è l’altezza del blocco espressa in metri; il blocco deve avere forma geometrica semplice, avere setti rettilinei, allineati e regolari in dimensione ovvero con rapporto spessore/lunghezza il più uniforme possibile. Inoltre il profilo dei blocchi delimitante la nervatura di solaio non deve presentare risvolti che possano ostacolare il deflusso del calcestruzzo in fase di getto. il rapporto tra l’area totale dei fori della zona rinforzata e l’area lorda racchiusa dal perimetro che contorna la zona rinforzata non deve essere superiore a 0,5 ovvero: AREA FORI ZONA RINFORZATA 0,75 ; AREA LORDA ZONA RINFORZATA la zona superiore rinforzata, considerata collaborante ai fini della verifica della sezione, deve possedere uno spessore: s 1/5 dell’altezza per solai fino a 25 cm, s 5 cm per solai > 25 cm; la posa dei blocchi deve avvenire in maniera tale da ottenere giunti sfalsati tra le diverse file di interposti. Non è inoltre consentito l’utilizzo di blocchi sovrapposti. i blocchi devono essere conformati in maniera tale che sia assicurata la trasmissione degli sforzi di compressione dall’uno all’altro elemento. I blocchi di tipo b) infatti sono generalmente realizzati con uno smusso a 45° delle estremità. In questo modo, posizionando in sequenza i blocchi, si realizza un giunto che viene poi riempito (o rasato) con calcestruzzo. L.5.2.3 Caratteristiche fisico-meccaniche dei blocchi La normativa definisce dei valori caratteristici di resistenza a compressione e a flessione del blocco riferiti alla sezione netta delle pareti e costolature. Tipo di blocco Resistenza caratteristica a trazione per flessione Resistenza caratteristica a compressione nella direzione trasversale dei fori Resistenza caratteristica a compressione nella direzione dei fori a 15 MPa b 30 MPa 5MPa 15 MPa 7 MPa 10 MPa Il modulo elastico del laterizio non deve essere superiore a 25 kN/mm2 ed in caso di mancata 164 Nome file: 5_(3).doc determinazione diretta del valore esso può essere assunto pari a 20 kN/mm2; Il coefficiente di dilatazione termica lineare del laterizio deve essere: a 6 · 10-6 °C-1; Il coefficiente di dilatazione per umidità deve essere minore di 4 · 10-4; In assenza di cassero continuo inferiore durante la fase di armatura e getto del solaio, i blocchi devono resistere ad un carico concentrato, applicato al centro della faccia superiore su una superficie di 5 · 5 cm, non inferiore a 1.5 kN; Tutti questi dati devono essere definiti mediante l’effettuazione di prove. L.5.2.4 Dimensioni geometriche minime di solai e armature I solai devono inoltre rispettare i seguenti valori minimi dimensionali fissati dalla normativa: le nervature devono avere una larghezza minima superiore o uguale ad 1/8 dell’interasse tra le nervature e comunque non possono essere inferiori a: a) 5 cm per solai a pannelli prefabbricati prodotti in serie ove le nervature sono realizzate in stabilimento, b) 8 cm per nervature gettate o completate in opera; Inoltre lo spessore deve essere tale da garantire un efficace ricoprimento delle barre, ovvero deve essere garantita una distanza della barra dal laterizio non meno di 8mm (5mm per nervature realizzate in stabilimento) e una distanza di 10 mm tra due barre attigue; Nel caso di solai con blocchi di tipo b) è consentito considerare nello spessore di nervatura anche le pareti del blocco aderenti al calcestruzzo, purché la superficie sia conformata in maniera tale da garantire la corretta aderenza fra i due materiali; l’interasse massimo dei solai deve essere inferiore a 15 volte lo spessore medio della soletta; il blocco interposto non può superare la dimensione massima di 52 cm; per solai con blocchi di tipo a) lo spessore minimo della soletta in calcestruzzo è di 4 cm; per solai con blocchi di tipo b) è consentito di omettere la soletta e quindi di considerare collaborante la zona rinforzata (rasata con calcestruzzo); lo spessore dei solai a portata unidirezionale, che non svolgano funzione di sola copertura, devono sottostare ai seguenti valori minimi: H 1/25 L per solai ad armatura lenta, H 1/30 L per solai a travetti precompressi ed interposti, dove L indica la luce di calcolo del solaio; comunque i solai non possono avere spessore inferiore a 12 cm. L.5.2.5 Realizzazione dei solai: prescrizioni e modalità Prescrizioni sulle armature la normativa prescrive valori minimi di armatura sia longitudinale che trasversale. I solai con nervature gettate in opera e di luce superiore a 4,50 m devono prevedere una soletta armata gettata in opera di calcestruzzo di spessore non inferiore a 4 cm. L’armatura deve essere pari ad almeno 3 ø 6 al metro o al 20% di quella longitudinale nell’intradosso del solaio. Uguale prescrizione è prevista per solai con comportamento a piastra o in presenza di carichi concentrati di notevole entità. Nel caso di solai rasati (assenza di soletta in calcestruzzo e blocchi collaboranti) è obbligatorio l’inserimento di almeno una nervatura trasversale per luci superiori a 4,5 m. L’armatura longitudinale dei solai deve essere superiore a: Amin [cm2 / m] 0,07 H [cm], ove per H si intende l’altezza complessiva del solaio (nervatura + cappa). Ad esempio per un solaio di altezza pari a 24 cm e interasse 50 cm, l’area minima è: Amin = 0,07 · 24 · 0,5 = 0,84 cm2 ad interasse. Nel caso di un solaio a travetti tralicciati con traliccio 2 ø 5 è necessario quindi inserire almeno una barra ø 8, infatti: Af = 2ø5+1ø8 = 0,39 + 0,5 = 0,89 cm2. Prescrizioni sulle modalità d'esecuzione molto importante ai fini della qualità finale del solaio, sia dal punto di vista statico che funzionale, è una corretta posa in opera ed esecuzione del getto di completamento. La normativa a questo riguardo, pone regole ben precise. Innanzitutto è richiesta, in fase di posizionamento, una accurata cernita del materiale, scartando i blocchi che presentano rilevanti difetti di produzione o che siano stati danneggiati durante la movimentazione in cantiere. Per "fessura" si intende una lesione interessante tutto lo spessore del 165 Nome file: 5_(3).doc setto e con una lunghezza maggiore di 1⁄4 della dimensione del blocco nella direzione della fessura. Nella norma UNI 9730 vengono definite le fessure rilevanti dal punto di vista dell’accettazione o meno del blocco. E’ molto importante la posizione delle singole fessure rispetto alla conformazione del blocco e quindi nella norma UNI sono riportate varie posizioni di fessure accettate ed altre che invece determinano la non validità del blocco. E’ inoltre molto importante posizionare correttamente i blocchi interposti senza forzare il loro posizionamento all’interno dello spazio lasciato dai travetti onde evitare stati di compressione trasversale sui blocchi. Inoltre, per solai con blocchi collaboranti, è importante una posa a giunti sfalsati dei blocchi stessi. Altri stati di compressione non voluti si potrebbero verificare utilizzando intonaci cementizi con resistenza caratteristica a trazione superiore a 1 N/mm2. In questo caso infatti il ritiro dell’intonaco potrebbe indurre tensioni sulla cartella di laterizio e provocarne la rottura. La norma prescrive in questi casi di adottare spessori di intonaco non superiori al centimetro o in caso contrario di predisporre adeguate armature diffuse atte ad assorbire le tensioni indotte. Particolare attenzione bisogna porre, prima della fase di getto, alla bagnatura degli elementi in laterizio. Infatti una scarsa bagnatura dei blocchi porta a due grossi inconvenienti: il blocco in fase di getto assorbe parte dell’acqua necessaria all’idratazione del calcestruzzo modificando così, nella zona a stretto contatto con il laterizio, il rapporto acqua-cemento; si genera quindi una non corretta reazione di maturazione del calcestruzzo; la riduzione del rapporto acqua-cemento riduce inoltre notevolmente la fluidità del calcestruzzo generando possibili vuoti che compromettono la resistenza del solaio. Una eccessiva bagnatura invece porta alla formazione sulla superficie dei blocchi di una pellicola d’acqua che riduce notevolmente l’aderenza calcestruzzo-laterizio e, nel caso di getti a temperature molto basse, questo velo può anche gelare generando quindi un distacco totale tra laterizio e calcestruzzo. Risulta quindi ovvia l’importanza di una corretta bagnatura dei laterizi prima della fase di getto. Tale operazione viene molto spesso sottovalutata in cantiere. Un’altra prescrizione che molto spesso viene ignorata è l’inserimento agli appoggi di adeguate armature inferiori, convenientemente ancorate, in grado di assorbire uno sforzo di trazione pari al taglio. Questa indicazione ribadisce che è necessario verificare il corretto funzionamento del solaio nella zona di appoggio. Generalmente infatti i solai, in particolar modo quelli a travetti tralicciati, vengono appoggiati direttamente sul muro o nella trave ed inoltre i ferri inseriti sono adeguatamente sporgenti in modo da ancorarsi nell’appoggio. Altre tipologie di solaio, in particolar modo gli elementi a lastra o a pannelli, che non presentano barre sporgenti, per esigenza di posizionamento in cantiere e di movimentazione, vengono poste in opera a filo rispetto all’appoggio. In questo caso è assolutamente indispensabile integrare le armature sugli appoggi inserendo inferiormente delle barre cosiddette di ammaraggio in grado di assorbire il taglio. Caratteristiche del calcestruzzo e modalità di getto Per la produzione di elementi prefabbricati si devono impiegare malte cementizie con un dosaggio minimo di 450 kg/m3, mentre i conglomerati dovranno avere una resistenza Rck 25 MPa . E’ molto importante la composizione del conglomerato per i getti integrativi; infatti bisogna evitare la formazione di nidi di ghiaia, i rischi di segregazione e ridurre le deformazioni differite. Per ottenere ciò non bisogna usare inerti con diametro superiore a 1/5 dello spessore minimo delle nervature o superiore alla minima distanza tra le armature. Inoltre il getto deve essere adeguatamente costipato in modo da garantire il corretto avvolgimento delle armature e l’aderenza con gli elementi in laterizio e prefabbricati. Si devono evitare per quanto possibile le interruzioni dei getti, e ove ciò fosse indispensabile bisogna ricorrere ad opportuni accorgimenti quali ad esempio l’interruzione in zone ove minime sono le sollecitazioni previste in esercizio. Certificazione dei manufatti Vedere quanto riportato sulle Norme Tecniche delle Costruzioni. Verifiche statiche Le verifiche possono essere eseguite sia applicando il metodo di verifica alle tensioni che agli stati 166 Nome file: 5_(3).doc limite. Nel caso di solai con blocchi di tipo collaborante la tensione di compressione ammissibile è fissata in 6,5 N/mm2 nella direzione principale e di 4 N/mm2 nella direzione trasversale del blocco. Le principali verifiche da effettuare sono quindi: verifica a flessione in cui si deve tener conto della effettiva conformazione della sezione, considerando, se in presenza di blocchi di tipo b), le cartelle di laterizio e la zona rinforzata; verifica a taglio; le cartelle di laterizio dei blocchi collaboranti (tipo b) possono essere considerate solo nel caso di elementi monoblocco. Se viene superato il valore di tco , è necessario procedere all’inserimento di armature al taglio: il calcolo in questo caso non deve tener conto delle cartelle di laterizio; verifica a scorrimento per elementi prefabbricati: è necessario verificare la tensione di aderenza tra elemento prefabbricato e getto in opera in corrispondenza del taglio massimo ovvero dell’appoggio. Laddove ciò non fosse verificato è necessario provvedere ad aumentare la lunghezza di ancoraggio dell’elemento o ad inserire delle armature apposite; verifica di ammaraggio: nella zona di appoggio è necessario verificare che le armature presenti siano in grado di assorbire lo sforzo di trazione proveniente dal taglio. Qualora le armature inserite negli elementi di solaio non fossero sufficienti in diametro o lunghezza, è obbligatorio inserire delle armature aggiuntive. L.5.3 La progettazione del solaio in laterizio La progettazione di un solaio "passa" obbligatoriamente attraverso le seguenti fasi: la scelta della tipologia di solaio; il predimensionamento; il calcolo delle sollecitazioni; il dimensionamento delle armature o degli elementi resistenti in c.a.p.; la verifica delle sezioni; la definizione dei particolari costruttivi per le situazioni "classiche" e quelle "speciali". Tutte le fasi precedentemente descritte rivestono una funzione importante al fine di ottenere un solaio di buona qualità, economico dal punto di vista dei costi e funzionale, ma le prime fasi sono senz’altro quelle che maggiormente influenzano il risultato finale. La scelta della tipologia di solaio da adottare è sicuramente condizionata dai seguenti fattori: regolarità planimetrica della pianta strutturale. Infatti con solai di struttura regolare si prediligono tipologie quali i solai a pannello in laterocemento o a lastra tralicciata poiché si ottengono tempi di posa ridotti a vantaggio della rapidità del cantiere; per contro in caso di solai a pianta irregolare si preferiscono solai gettati in opera o a travetti e blocchi interposti. In questo caso il solaio è facilmente adattabile sia nel senso dell’orditura che trasversalmente; movimentazione in cantiere degli elementi di solaio. Laddove la movimentazione risulta difficoltosa (opere di ristrutturazione in centri storici o comunque in cantieri poco accessibili) si preferisce adottare solai a travetti in quanto la movimentazione degli stessi può avvenire anche manualmente, specialmente con i travetti tralicciati. Elementi a lastra o a pannello in laterocemento, essendo di peso elevato, devono essere necessariamente movimentati mediante attrezzature meccaniche; elevate luci. Per luci elevate si preferiscono solai a lastra o a pannello in quanto garantiscono un miglior funzionamento bidirezionale e necessitano generalmente di un minor numero di puntelli rompitratta; finitura all’intradosso. Per coperture di garage o cantinati si utilizzano spesso elementi a lastra o a pannello (eventualmente con la superficie inferiore già preintonacata) in quanto la finitura dell'intradosso del solaio avviene in stabilimento su casseri metallici e quindi la superficie a vista risulta di buona qualità. L.5.4 Calcolo delle sollecitazioni Una volta definita la tipologia di solaio da adottare si deve procedere al calcolo dello stato di sollecitazione che i carichi agenti su di esso inducono. E’ necessario quindi preventivamente individuare l’entità e i tipi di carico che potranno agire sul solaio e determinare le varie combinazioni più sfavorevoli di azione simultanea degli stessi in modo da ottenere le sollecitazioni massime possibili a cui il solaio potrà essere sottoposto nell’arco della sua vita strutturale. 167 Nome file: 5_(3).doc L’approccio al calcolo delle sollecitazioni è ovviamente analogo sia procedendo con il calcolo agli Stati limite che con il metodo alle Tensioni ammissibili.: infatti i due metodi portano ovviamente a risultati non molto dissimili. Adottando il metodo alle Tensioni ammissibili. si devono combinare le azioni secondo le condizioni più gravose e verificare che le tensioni massime raggiunte dai materiali non superino quelle ammissibili definite dalla normativa. Con il metodo agli Stati limite invece si determinano le sollecitazioni impresse dai carichi opportunamente combinati in base alla loro probabilità di applicazione contemporanea (mediante opportuni coefficienti normati) e si confrontano con i massimi valori di resistenza della sezione ai diversi stati limite: ultimo e di esercizio. Le resistenze di calcolo delle sezioni sono determinate in base ai valori caratteristici delle resistenze dei materiali opportunamente ridotti mediante dei coefficienti indicati in normativa. Si deve quindi ottenere che le resistenze di calcolo sono maggiori delle azioni di calcolo. L.5.4.1 L'analisi dei carichi L’analisi dei carichi deve essere svolta in conformità con quanto indicato nella normativa vigente. I carichi sono sostanzialmente raggruppabili nelle seguenti categorie: carichi verticali; carichi orizzontali; che a loro volta si suddividono in carichi permanenti, variabili e accidentali. Nei riguardi dell’azione orizzontale, il progettista deve assicurarsi che il solaio sia in grado di trasmettere a tutte le strutture verticali controventanti l’azione orizzontale proveniente dal sisma o dal vento. Generalmente infatti il solaio possiede una rigidezza nel proprio piano che può essere assunta per il calcolo infinita e quindi il solaio, per effetto dell’azione orizzontale, potrà traslare e ruotare rigidamente trasmettendo l’azione a tutti gli elementi verticali controventanti (setti e telai); tale azione si ripartirà quindi in base alla rigidezza dei singoli elementi. I carichi verticali comprendono sia quelli che agiscono permanentemente sul solaio, ovvero il peso proprio del solaio, del sottofondo, della pavimentazione, degli intonaci e delle tramezzature, che quelli che gravano per un periodo limitato quali gli arredi, le persone, gli automezzi, le merci ecc. Per queste tipologie di carico la normativa prevede dei valori minimi da adottare in base alla destinazione d’uso degli ambienti. Molto spesso le tramezzature vengono assimilate a carichi equivalenti uniformemente distribuiti anche se in realtà agiscono in modo concentrato. Non trascurabili sono inoltre le azioni che vengono indotte nel solaio a causa di cedimenti dei vincoli, ritiro del calcestruzzo e variazioni termiche. Il progettista deve porre particolare attenzione nella valutazione degli effetti che tali azioni possono causare sulla struttura del solaio e dimensionarla conseguentemente. L.5.4.2 Le condizioni di carico La normativa prevede che le azioni debbano essere cumulate in modo da dar luogo alle situazioni più gravose per il solaio. Ad esempio, nel metodo di verifica alle tensioni, le combinazioni di carico utilizzate sono generalmente disposte a scacchiera ovvero: carico permanente ed accidentale su tutte campate; carico permanente su tutte le campate e accidentale a campate alterne a partire dalla prima campata (quindi solo sulle campate dispari). In questo modo si massimizza il momento in campata delle campate dispari; carico permanente su tutte le campate e accidentale a campate alterne a partire dalla seconda campata (quindi solo sulle campate pari). In questo modo si massimizza il momento in campata delle campate pari; carico permanente su due campate adiacenti e alternativamente sulle campate attigue. Questa combinazione deve essere ripetuta per tutte le campate adiacenti. In questo modo si massimizza il momento negativo in corrispondenza dell’appoggio compreso tra le due campate caricate. 168 Nome file: 5_(3).doc L.5.4.3 I vincoli alle estremità Rotazione dei vincoli Molto difficile è la definizione del grado di vincolo alle estremità ovvero dell’effettivo incastro che le strutture esterne (muri o travi perimetrali) sono in grado di esplicare. In generale il funzionamento del vincolo di estremità è riconducibile ad un incastro non perfetto il cui grado di incastro può variare da 0% a 100% ovvero da un appoggio semplice ad un incastro perfetto. Infatti l’effettivo comportamento del vincolo è influenzato da: tipologia dell’appoggio: muro, trave in spessore o in altezza. Nel caso di appoggi realizzati da travi, il grado di vincolo del solaio è dato dalla rigidezza torsionale della trave. Quindi travi in altezza risultano generalmente più rigide delle travi in spessore e meno delle murature; entità dei carichi verticali gravanti sul vincolo. Il carico verticale che grava sul vincolo estremo del solaio (ad es. una muratura portante sovrastante) limita la rotazione dell’appoggio e quindi aumenta il grado di vincolo del solaio. Nei solai di copertura, ove quindi non vi è alcun carico gravante sul vincolo, è buona norma considerare nello schema di calcolo il solaio come semplicemente appoggiato alle estremità; tipologia del nodo: nel caso ad esempio di solai orditi su pareti in calcestruzzo, è possibile ancorare i ferri al negativo di estremità del solaio alle armature verticali provenienti dal muro in c.a. Si realizza quindi un nodo molto rigido il cui funzionamento è molto vicino all’incastro perfetto. Cedimento verticale dei vincoli I vincoli dei solai (anche quelli intermedi) possono inoltre cedere verticalmente sotto l’azione dei carichi. Infatti se si considerano le travi che sorreggono un solaio, si avrà che esse, sotto l’effetto dei carichi, si deformeranno generando quindi degli spostamenti verticali nell’appoggio del solaio che saranno maggiori in campata (della trave) e minori o quasi nulli in corrispondenza dei pilastri. Tali deformazioni sono ovviamente proporzionali all’entità dei carichi ed inversamente proporzionali alla rigidezza della trave. Il cedimento dei vincoli determina un aumento del momento massimo in campata dei solai ed una riduzione del momento negativo sugli appoggi. Per questa ragione si applica nel calcolo dell’inviluppo delle sollecitazioni, una ridistribuzione dei momenti riducendo i momenti negativi di una percentuale prefissata ed aumentando conseguentemente quelli positivi. Si applica quindi una traslazione verso il basso del diagramma dei momenti. Questa procedura, seppur non rigorosa, è estremamente cautelativa nei confronti del dimensionamento dei solai e porta in ogni caso a valutare una situazione reale ed equilibrata. I valori di ridistribuzione adottati vanno da un 10% per appoggi sufficientemente rigidi (muri o travi in altezza) fino al 25% per travi in spessore e di notevole luce. Si deduce quindi che il comportamento di una striscia di solaio è differente a seconda della posizione dello stesso nei riguardi delle travi di appoggio e dei pilastri. Infatti la striscia in corrispondenza dei piedritti avrà momenti negativi maggiori e momenti in campata minori rispetto all’analoga striscia posta corrispondenza delle mezzerie delle travi. I solai dovranno quindi essere dimensionati per sopportare entrambe le situazioni, applicando uno schema statico per massimizzare i momenti al negativo ed il secondo per massimizzare i momenti in campata. L.5.4.4 Aspetti generali della risoluzione a trave continua Dopo aver definito le combinazioni dei carichi che agiscono sulla struttura, è necessario calcolare l’andamento delle sollecitazioni di taglio e momento nel solaio. Generalmente il solaio è riconducibile ad una trave continua su più appoggi ed è quindi una struttura iperstatica. La sua risoluzione può avvenire adottando uno dei metodi noti alla scienza delle costruzioni. Possono infatti essere applicati sia il metodo delle congruenze che quello delle forze ovvero il cosiddetto metodo dei tre momenti. In ogni caso la risoluzione consente di determinare l’andamento delle sollecitazioni momento e taglio per tutta la trave continua. Si opererà quindi l’inviluppo delle sollecitazioni determinando per ogni sezione il valore massimo di sollecitazione calcolato per ogni combinazione di carico. 169 Nome file: 5_(3).doc L.5.4.5 Metodo analitico della risoluzione a trave continua Una possibile modalità di risoluzione della trave continua è data dall'applicazione del metodo delle forze ovvero della congruenza. Le incognite del problema sono quindi i momenti iperstatici in corrispondenza degli appoggi interni della struttura, mentre il sistema risolvente è costituito dalle equazioni che esprimono le condizioni di congruenza in tutti i nodi interni della trave continua. Senza volersi addentrare ulteriormente nel metodo, rimandando l'approfondimento a testi specializzati nel campo della scienza e tecnica delle costruzioni, si può osservare che la matrice dei coefficienti è simmetrica trattandosi di un problema di elasticità lineare e che i termini della matrice esprimono le rotazioni relative fra le sezioni contigue delle travi concorrenti nel nodo esaminato per effetto dei momenti unitari. Le espressioni dei coefficienti del sistema dipendono quindi dalle caratteristiche flessionali delle aste e vengono così indicate: di,1 = flessibilità diretta del primo estremo; di,2 = flessibilità indiretta; di,3 = flessibilità diretta del secondo estremo. Se l'asta in questione è di sezione e materiale costante, come generalmente nel caso di solai, i valori delle tre flessibilità sono: Li Li d i,1 = = d i,2 d i,3 = 3Ei Ji 6 Ei Ji dove Li, Ei, Ji rappresentano rispettivamente la lunghezza, il modulo di elasticità e il momento di inerzia della sezione del solaio in esame. Risulta evidente quindi che l'equazione di congruenza relativa al nodo i-esimo, in presenza di carichi esterni, assume la forma: di,2 · Xi-1 + (di,3 + di+1,1 )· Xi + di + 1,2 · Xi+1 + (øi,2 + øi + 1,1) = 0 dove: di,j rappresentano i coefficienti di flessibilità; Xi è il modulo incognito dell'appoggio i; øi,2 è la rotazione al II estremo della campata i; øi + 1,1 è la rotazione al I estremo della campata i + 1. Scrivendo tutte le n equazioni di congruenza per gli n vincoli interni, si ottiene il sistema risolvente che, scritto in forma matriciale, assume l'espressione: [U] x {X} = {Q} dove: {X} è il vettore delle incognite iperstatiche; {Q} è il vettore dei carichi (o termini noti); [U] è la matrice delle flessibilità. La matrice risulta inoltre essere a banda simmetrica di larghezza pari a 3, ovvero gli unici termini diversi da zero sono quelli sulla diagonale principale e sulle due adiacenti ed inoltre il termine sulla diagonale principale è prevalente in modulo rispetto agli altri. Il sistema è quindi ben condizionato e risolubile con ottima precisione. Una volta calcolata la matrice dei coefficienti è sufficiente aggiornare il vettore dei termini noti in base ai carichi considerati nella condizione di carico in esame per ottenere i valori delle incognite per ogni condizione esaminata. Si può a questo punto applicare uno dei metodi di risoluzione dei sistemi di equazioni lineari, ad esempio quello di Gauss compatto, che riporta la matrice dei coefficienti alla forma triangolare compatta. Questi metodi di risoluzione sono generalmente adottati nei programmi di calcolo implementati negli elaboratori elettronici (computer). Una volta ricavati i valori dei momenti iperstatici incogniti viene analizzato lo stato di sollecitazione su tutto il solaio. Confrontando le sollecitazioni dovute alle differenti combinazioni è possibile individuare l'inviluppo delle massime sollecitazioni presenti in ogni sezione del solaio. E' molto importante inoltre determinare i valori massimi delle frecce dei solai. Per valutare la deformata si può applicare il teorema di Mohr ed i suoi corollari. Considerando infatti il diagramma della curvatura pari a M/EJ come diagramma di carico fittizio q* agente su una trave ausiliaria, si ha che la linea elastica della trave coincide con il diagramma del momento flettente fittizio risultante M*, per cui h = M*/EJ. 170 Nome file: 5_(3).doc Essendo quindi massimo l'abbassamento dove è massimo M*, cioè dove T* = 0, la ricerca dell'ascissa della freccia massima per ogni campata può essere fatta semplicemente ricercando l'annullamento del taglio fittizio T*. Individuata l'ascissa, si calcola successivamente il valore del momento fittizio M* nel punto considerato che, a meno del fattore 1/EJ, rappresenta la freccia massima. L.5.5 L.5.5.1 Il collaudo dei solai in laterizio Modalità di esecuzione del collaudo Come ogni altra struttura del fabbricato, anche il solaio deve essere sottoposto a collaudo. Se l’entità della struttura è limitata, il Collaudatore può limitarsi alla verifica dei manufatti controllando la corrispondenza degli stessi ai progetti depositati, ai certificati dei materiali e così via. Quando il Collaudatore lo riterrà opportuno, potrà richiedere una prova di carico che dovrà essere svolta secondo le modalità da lui impartite, ma sotto la responsabilità del Direttore dei Lavori. Tale prova non potrà avvenire prima di 28 giorni dall’ultimazione del getto. I carichi adottati nella prova (generalmente uniformemente distribuiti) sono tali da indurre, nella striscia di solaio considerata, la sollecitazione massima di progetto. Si porrà particolare cura nello scegliere la posizione di tale striscia in modo che sia la più significativa possibile e sufficientemente distante dai bordi laterali dell’impalcato in maniera tale che non risenta del loro effetto. Si posizionano, prima della prova, una serie di strumenti (flessimetri, estensimetri, ecc.) in grado di quantificare gli spostamenti del solaio in diversi punti significativi, quali ad esempio in corrispondenza degli appoggi e della mezzeria della campata o comunque nelle sezioni in cui è previsto il massimo spostamento. Il caricamento avverrà per gradi e quindi in una prima fase si potrà osservare la proporzionalità tra carico e deformazione. Una volta raggiunto il massimo del carico, questo dovrà essere mantenuto per almeno 12 ore consentendo al solaio di assestarsi. Durante la fase di caricamento, che avverrà per strati procedendo dagli appoggi verso il centro delle campate, i tecnici compileranno una tabella annotando ora della misurazione, quantità di carico gravante e valore delle deformazioni. Al termine del caricamento e dopo 12 ore verranno effettuate ulteriori letture degli strumenti. Si procederà poi alla fase, sempre graduale, di scaricamento operando in senso inverso al caricamento effettuato e annotando contemporaneamente gli spostamenti misurati. Al termine della prova di carico il collaudatore valuterà i dati acquisiti e darà una valutazione della staticità del solaio. Tale valutazione sarà positivamente influenzata dai seguenti dati: una buona proporzionalità tra carichi e deformazioni; la deformazione residua è compresa in valori accettabili rispetto alla deformazione totale a cui il solaio è stato sottoposto, tenendo anche conto che le inflessioni devono essere depurate dei cedimenti che le strutture portanti orizzontali (travi e pilastri) hanno subito in seguito al caricamento; non sono state riscontrate lesioni o dissesti che possano compromettere la stabilità o la conservazione del solaio. L.5.5.2 Strumenti di misura per il collaudo Gli apparecchi più comunemente usati durante il collaudo sono: flessimetri: misurano gli spostamenti in senso verticale dei punti della struttura ai quale sono collegati. Possono essere del tipo "a contatto diretto" o del tipo "a rinvio" per mezzo di un filo di acciaio. La loro sensibilità può variare da 1/20 a 1/100 di millimetro; estensimetri: misurano gli allungamenti o gli accorciamenti delle fibre superficiali della struttura e indicano, quindi, la variazione di lunghezza che avviene tra due punti a una distanza prestabilita. La loro sensibilità è dell’ordine di 1/1000 di millimetro; sclerometro: è un apparecchio che consente, mediante un procedimento non distruttivo, di valutare la qualità del calcestruzzo impiegato. La misura si basa sull’entità del rimbalzo di una massa metallica che colpisce il calcestruzzo. Maggiore è il rimbalzo e maggiore è la durezza che il calcestruzzo ha assunto e quindi migliori sono le caratteristiche di resistenza meccanica. I risultati ottenuti devono però essere presi con cautela in quanto la prova è di tipo comparativo, associando la resistenza meccanica del calcestruzzo al rimbalzo della massa metallica; 171 Nome file: 5_(3).doc martinetti idraulici: vengono utilizzati per simulare carichi di tipo concentrato; contenitori a tenuta: riempiti con acqua vengono utilizzati per simulare i carichi. Vengono preferiti ai sacchi di sabbia o cemento in quanto consentono una migliore distribuzione del carico e una più precisa valutazione dell’entità dello stesso. L.5.5.3 La collaborazione laterale del solaio La deformazione di un solaio durante la prova di carico è sicuramente connessa all’influenza che le strisce adiacenti di solaio hanno nei confronti di quella caricata. Infatti il solaio è in realtà una struttura unica con un comportamento bidimensionale accentuato anche dalla possibile presenza di una rete elettrosaldata all’estradosso o di nervature trasversali di irrigidimento. Per tener conto di tale collaborazione, che tenderà a diminuire la deformazione reale rispetto a quella teorica, si dovranno opportunamente aumentare i carichi gravanti sulla striscia di solaio, in modo da indurre le sollecitazioni di progetto. Il valore di carico da applicare su una striscia larga "b" con b < l (luce) è dato dalla relazione: P p1 = 2 2 dove: b = l Occorrerà inoltre verificare la seguente disuguaglianza: 1 > 1 1 p 2+ q dove: q è la somma dei carichi permanenti agenti sul solaio al momento della prova; p è il sovraccarico unitario di progetto. L.5.6 L.5.6.1 Solai in laterizio e zona sismica Comportamento e funzione dei solai in zona sismica In un edificio soggetto ad azione sismica il solaio esplica, oltre ad una funzione statica nei confronti dei carichi verticali, anche una funzione di ripartizione dell’azione orizzontale. Il solaio deve quindi essere in grado di trasmettere l’azione sismica alle strutture verticali controventanti (setti o telai) ovvero deve essere sufficientemente rigido nel proprio piano. La rigidezza, supposta infinita, fa sì che, quando un complesso di elementi portanti si sposta in una direzione a seguito delle azioni ad essi trasmesse, tutti gli spostamenti siano tali che gli elementi di maggiore rigidezza debbano sopportare gli sforzi maggiori. In generale i solai hanno una altezza tale da poter essere considerati "infinitamente rigidi" nel proprio piano. E’ quindi importante eseguire il solaio in maniera tale che sia in grado di trasmettere tali azioni alle strutture verticali e che sia impossibilitato a "sfilarsi" dagli appoggi. L.5.6.2 Criteri esecutivi generali Principali regole costruttive dei solai: mantenere l’interasse delle nervature (e quindi la larghezza dei blocchi di laterizio) entro valori inferiori a quelli massimi di normativa; completare tutti i solai con una soletta di conglomerato cementizio armato (solo se in zona sismica) con almeno 4ø6 al metro trasversalmente all’orditura del solaio, oppure con una rete elettrosaldata; se possibile adottare un’altezza di solaio leggermente superiore al minimo di normativa; inserire una nervatura trasversale per luci superiori a 4,50 m di dimensioni opportune ed armata con almeno 4 ø 12 e staffe ø 6/25 cm; collegare le armature in corrispondenza degli appoggi esterni (sia inferiori di ammaraggio che superiori per il momento negativo) alle travi perimetrali portanti o ai cordoli nel caso di strutture in muratura. Tutte queste regole servono a realizzare solai rigidi nel proprio piano e adeguatamente ancorati alla 172 Nome file: 5_(3).doc struttura verticale portante. Non si deve comunque dimenticare che tale schematismo è puramente teorico e che nella realtà il solaio subirà una deformazione nel proprio piano e che quindi la ripartizione dell’azione sismica potrà essere leggermente differente da quella ipotizzata. E’ buona norma cercare di avere strutture il più possibili regolari in pianta in modo da ridurre effetti torsionali e da avere comportamenti reali il più aderenti alle ipotesi di calcolo assunte. L.5.6.3 Le armature sugli appoggi Particolare attenzione negli edifici in zona sismica deve essere rivolta alla realizzazione degli appoggi. Infatti per effetto del sisma il solaio in prossimità dell’appoggio può essere soggetto sia a momento positivo che a trazione nel senso di orditura del solaio. I solai ad armatura lenta presentano generalmente almeno un ferro lungo tutta la campata e se adeguatamente sporgente può essere sufficiente a realizzare lo scopo. Nei solai ad elementi precompressi (ad es. a travetti in c.a.p.) è necessario predisporre delle armature aggiuntive in grado di assorbire tali sforzi. Anche nei solai con elementi prefabbricati ad armatura lenta ma con ferri non sporgenti dagli elementi (ad es. lastre tralicciate o pannelli in laterocemento con ferri a "filo") è necessario in corrispondenza dell’appoggio integrare le armature con l’inserimento di armature di ammaraggio. 173