Giorgio Piacentini NOSTALGIA VENEZIANA Inizio i miei ricordi dagli

Transcript

Giorgio Piacentini NOSTALGIA VENEZIANA Inizio i miei ricordi dagli
Giorgio Piacentini
NOSTALGIA VENEZIANA
Inizio i miei ricordi dagli anni quaranta che sono quelli della mia
infanzia.
Abitavo a Cannaregio al primo piano di una casetta che si affacciava
al canale di Noale di fronte al campo dell’Abbazia e trascorrevo delle
ore alla finestra a guardare i burci che transitavano spinti, con il remo
appoggiato alla spalla, dai barcaioli che si alternavano nel
camminamento delle due sponde estreme tra i cani che
scodinzolavano in coperta.
Ricordo le varie “peate” che attraccavano sulle sponde dei rii e
gettavano una tavola sulla riva dove uomini con un sacco in testa e
sulle spalle scaricavano sacchi di carbone in fondamenta.
Dalla stessa finestra ricordo i gattini annegati in canale che mi
facevano soffrire e mio padre che prendeva i topi con una gabbia
nella cavana e li annegava.
Dalla finestra che dava sulla corte dell’Ovo osservavo il materassaio
che faceva oscillare un piano dentato su una tavola sciogliendo i nodi
della lana e del crine vegetale.
Ancora, “el gueta” che con una mola a pedale arrotava forbici e
coltelli.
Sempre negli anni quaranta, ricordo che mio papà noleggiava un
sandolo presso San Felice e mi portava nel canale di San Secondo a
sostituire i fiori sul capitello addossato su una “bricola” adiacente
all’isola omonima (capitello tuttora esistente completamente
restaurato).
Motivi di lavoro di mio padre hanno portato la mia famiglia a Ferrara
per qualche anno e quando saltuariamente ritornavo con mia madre
in treno vedevo dal finestrino, con lo stesso stupore, la laguna con la
bassa marea che formava delle grosse crepe che io chiamavo “el
gardo.”
E’ guerra! E i bombardamenti fanno sfollare la mia famiglia
nuovamente a Venezia ospiti da mia zia in calle dell’Aseo e per me
ritornare a Venezia è stata una festa nonostante i momenti tragici di
cui non mi rendevo conto.
Ricordo che sentivo di notte il ricognitore Pippo ronzare sulle nostre
teste e con mia zia Ida andavo sopra l’altana a guardare i fuochi che
le bombe degli aerei tedeschi provocavano nelle fabbriche di Porto
Marghera.
Ricordo le code in Strada Nuova, con la tessera annonaria, per
prendere il pane nero.
Finisce la guerra e ritorniamo a Ferrara fino al 1949 anno in cui la
mia famiglia lascia Ferrara e prende residenza a Porto Marghera.
Sono un adolescente di tredici anni e torno felicemente nella mia
Venezia (anche se in terraferma) dove mi iscrivo alla Bucintoro di
Venezia per fare canottaggio.
Nel canale della Giudecca imparo a nuotare.
Iniziano per me gli anni più belli, ricordo le gite sociali con tutte le
barche della società sia di canottaggio che alla veneta in direzione
Fusina e Riviera del Brenta.
Mi è rimasto nel pensiero un ritorno da queste gite al tramonto con il
sole che arrossava la laguna e noi che intonavamo in coro, tra le
barche, le note dell’inno a San Marco.
Negli anni successivi ho svolto attività agonistica e per allenarmi
partivo in bicicletta da Porto Marghera, mettevo la bici in piazzale
Roma nella rampa sotto il cavalcavia di fronte a Ligabue poi a piedi e
con un libro di scuola sotto gli occhi ripassavo le lezioni scolastiche
camminando fino alle Zattere per salire infine, con vero entusiasmo,
in barca.
Trascorrono gli anni mi diplomo brillantemente faccio per molti anni
varie attività professionali che mi portano per molto tempo lontano
da Venezia, moglie, tre figli e impegni vari aprono una lunga e
intensa parentesi.
In età adulta torno a frequentare Venezia e con rammarico vedo la
città trasformata, le botteghe artigianali “el gorneta”, “el marangon
dei mobili e delle soase” e altre realtà tipicamente veneziane sono
sparite.
I locali dei cicchetti e delle ombre sono diventati fast food.
Ora sono anziano vado in mascareta a San Giuliano e la direzione è
sempre Venezia attraverso il canale di San Secondo.
Il mio impegno è diventato quello di tenere alta la tradizione della
cultura veneziana e presiedo un coro che attraverso brani classici
veneziani tenta di dire qualche cosa ai tanti che hanno lasciato con
l’angoscia nel cuore la “cara Venezia, patria diletta”.
Chissà se qualcuno dei giovani figli e nipoti non vorà un giorno
prendere il testimone e far risorgere come ai bei tempi questa
splendida città d’acqua.
Giorgio Piacentini , nato a Venezia il 4 novembre del 1936 residente
a Quarto d’Altino Venezia in via Guglielmo Marconi al civico 58/1
– tel. Cellulare 336359043 – e-mail [email protected]
Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 a tutela della privacy, autorizzo
espressamente la casa editrice Studio LT2 al trattamento dei
miei dati personali
Dichiaro che il racconto da me inviato è inedito, di aver preso
visione del regolamento e di accettarlo in ogni sua parte
Giorgio Piacentini – Laureato in Sociologia e diploma
universitario in grafologia settore orientamento professionale,
titoli conseguiti all’università di Urbino.
Dopo una quindicinale esperienza lavorativa in una fabbrica a
Marghera del settore alluminio con il ruolo di funzionario capo
ufficio approvvigionamente, ha svolto attività direzionale in due
organizzazioni commerciali di forniture industriali.
Ora pensionato si occupa della stampa e della organizzazione
degli eventi della Associazione Canottieri Mestre di San
Giuliano.
E’ presidente del coro Serenissima canzoni veneziane.