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la Repubblica MARTEDÌ 6 MARZO 2012 @ PROTAGONISTI PER SAPERNE DI PIÙ www.geely.com www.volvocars.com I nuovi padroni - Li Shufu L’imprenditore-poeta ora domina il mondo L grazie al colosso Geely FRANCESCO PATERNÒ L’affare del secolo Nel 2010 ha acquistato la Volvo dalla Ford per 1,8 miliardi di dollari il costruttore Usa l’aveva rilevata nel 1999 per 6,5 miliardi L’espansione Entro il 2015 il manager cinese ha in programma di aprire ben quindici fabbriche per arrivare a produrre due milioni di automobili a vita è una domanda senza una risposta scontata. Non lo scrive un filosofo ma un imprenditore un po’ poeta, che accoglie i visitatori al suo quartier generale con un enorme tappeto vergato da un’altra sua poesia. Li Shufu, 49 anni, mediamente più vecchio di almeno otto rispetto alla nuova generazione di ricchi cinesi, è a capo del gruppo Geely. Già sarebbe molto, essendo Geely il secondo produttore privato del paese, se non fosse che Li Shufu guida con mano ferma anche la Volvo. E adesso sempre all’estero cerca un altro partner con cui condividere gli oneri di sviluppo di modelli dei segmenti più piccoli. Quasi il profilo della Fiat di Sergio Marchionne, se il mondo fosse in bianco e nero. A Shangai, quartier generale della controllata svedese, Li Shufu ama girare su u n Cab londinese bianco della Manganese Bronze, di cui Geely possiede oltre il 20%, forse un’altra delle innocue eccentricità che si permette. Il resto è lavoro, lavoro, lavoro, alla cinese. Finisce sotto i riflettori internazionali nel marzo del 2010, acquistando la Volvo dalla Ford per 1,8 miliardi di dollari. L’affarone della vita, considerando che il costruttore americano l’aveva rilevata nel 1999 per 6,5 miliardi di dollari senza mai trasformarla in un vero affare. Fin lì, la storia automobilistica della Cina (e non solo) era andata avanti con la richiesta di tecnologia occidentale ai partner stranieri, “regolata” prontamente dallo stato con una legge che consentiva di lavorare in Cina solo attraverso una joint venture paritetica. Li Shufu mette le mani sulla Volvo e sulla sua enorme storia tecnica approfittando della grande crisi globale scatenata dagli eccessi della finanza e dettando nuove regole: si compra con i soldi in bocca al prezzo del compratore. L’operazione ha l’effetto di una canzone di Bob Dylan: stende e fa pensare. I love you, risponde Li Shufu in persona ai dipendenti della Volvo di Gent, in Belgio, quando gli chiedono perché si è preso il marchio svedese e soprattutto che cosa intende farne. Viene descritto come un manager affabile e non formale, cosa non scontata nell’ingessato panorama umano La scheda Undici miliardi per l’ecologia Zheijang Geely Holding Group ha annunciato di voler investire 11 miliardi di dollari nello sviluppo di nuovi modelli e di motorizzazione a basso impatto ambientale, ibride ed elettriche comprese, entro il 2015. La Volvo, a guida Geely, sta sviluppando una nuova generazione di motori a quattro cilindri che prenderanno il posto dei cinque e dei sei dal 2013. Nel 2011, le vendite di Volvo sono aumentate del 54,4% in Cina, del 13,3% in Nordamerica, del 35,7% nell’area transoceanica. Obiettivo del gruppo è vendere 800.000 Volvo entro il 2020. I modelli Una gamma integrata Potremmo definirla assolutamente complementare, la gamma di modelli proposta da Volvo e Geely: più orientata su sport utility, crossover e wagon l’offerta della casa svedese, mentre quella del gruppo cinese appare più focalizzata su berline e citycar. In alto, la Volvo XC60, sotto la Geely Mk. ■ 29 del business dell’ex impero di mezzo. Un giorno di settembre del 2010, telefona personalmente tramite un interprete in inglese a tutti i capi delle filiali europee della Volvo, per presentarsi. Ma come negoziatore, niente rima baciata e tanta dura prosa: chiedere a Lewis Booth, capo della finanza alla Ford ai tempi della trattativa, che lo incontra personalmente ogni volta che le cose sembrano incepparsi. Chiuderanno, perché Li Shufu è dal 2007 sulla scia della Volvo, quando viene avvicinato per la prima volta dagli advisor ingaggiati dalla Ford. Dopo aver incassato il marchio svedese, vola un altro giorno di ottobre del 2010 ad Anversa per incontrare i sindacati della fabbrica che la Gm vuole chiudere. Magari è un altro affare, ma questa volta non se ne fa niente. Li Shufu può essere considerato la stella polare del futuro della Cina a quattro ruote. Nega di essere iscritto al partito comunista al potere, viene da lontano partendo bene. Nasce a Taizhou, in quella provincia dello Zheijang che ha dato i natali a molti imprenditori cinesi di successo. I primi soldi li fa fotografando turisti, poi in un suo studio fotografico, quindi il salto vendendo frigoriferi. Siamo nel 1986: seguiranno motocicli e infine automobili, appena nel 2001 riceve dallo stato l’autorizzazione a produrre. In casa, Geely ha un centro ricerche proprio, fabbriche di auto (nel 2010, ultimo dato disponibile, ne ha vendute 415.000, obiettivo 2 milioni nel 2015), di motori, di cambi. Sempre entro il 2015, Li Shufu promette di avere 15 siti produttivi fuori dalla Cina e di vendere all’estero i due terzi della produzione. Anche la Volvo avrà entro l’anno due stabilimenti operativi in Cina, per produrre modelli da vendere ovunque. Nel frattempo, la Volvo guidata da un poeta ha fatto record nel 2011, +20,3% di vendite, compreso un +13,3% nell’Europa delle lacrime e sangue. Il mondo non è in bianco e nero, ma se con Marchionne si parlasse, Li Shufu potrebbe sentirsi chiedere perché ha chiamato Panda un modello della Geely. Sicuro che in versi, non sarebbe una risposta scontata. © RIPRODUZIONE RISERVATA