Il ricordo della vergogna Perché non accada mai più
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Il ricordo della vergogna Perché non accada mai più
Il ricordo della vergogna Perché non accada mai più (Adelaide Buti ) Anni fa, dopo la visione del film “ La vita è bella”, uno dei miei studenti esclamò: “Prof. , io mi vergogno!”. Una simile affermazione mi indusse a riflettere sull’importanza che il dialogo educativo riveste nella scuola di oggi, su come il mestiere di insegnante sia ancora un canale privilegiato per arrivare al cuore dei giovani al fine di farli crescere come individui completi e maturi. In questa ottica, la celebrazione del Giorno della Memoria diventa un’occasione preziosa per fermarsi e riflettere su ciò che è stato, per ricordare di quanta barbarie l’uomo possa essere capace e per prendere consapevolezza dell’opera di “bestializzazione”, così definita da Primo Levi, portata a compimento dal nazismo. L’istituzione scolastica ha il dovere di riportare alla memoria dei giovani, e non solo, quel 27 gennaio del ’45 quando i soldati sovietici, abbattendo i cancelli di Auschwitz, mostrarono all’Europa e al mondo intero l’annichilimento dell’essere umano, il terrore negli occhi dei sopravvissuti, l’orrore di un genocidio cruento. E’ di fondamentale importanza perpetuare il ricordo e trasmettere il vero significato di questa giornata. Già ed è proprio sul senso di questa giornata che la nostra scuola si è attivata per promuovere iniziative volte a sensibilizzare le coscienze su ciò che è stato, ma anche offrire una visione dinamica, stimolando il dialogo, le domande, i perchè in modo che si possa certo comprendere, ma anche agire affinchè non si ripetano gli stessi errori del passato. Infatti, fra le attività proposte, sono prese in considerazione alcune letture offerte dall’antologia, alcuni passi di libri, quali ad esempio “Il bambino con il pigiama a righe”, e un articolo di Norberto Bobbio: “I barbari dei lager possono tornare”. Soprattutto l’analisi di questo ultimo articolo, costringe a riflettere sul presente e scatena reazioni del tipo “No, non succederà mai più”, ma in realtà è fondamentale indurre i ragazzi a comprendere che anche oggi i nostri pregiudizi, i nostri stereotipi su chi è diverso per il colore della pelle o perché non appartenente alla nostra cultura creano piccoli lager invisibili dentro i quali gli emarginati soffrono e patiscono. Lager invisibili, ma che in comune con quelli del passato portano lo stesso dolore e il medesimo senso di profonda ingiustizia. Il richiamo è dunque quello di vigilare sui nostri comportamenti, sul nostro pensiero poichè il male va estirpato alla radice e spesso la radice si nasconde in atteggiamenti che sembrano banali o affatto pericolosi. Il rispetto per l’altro come persona è un valore che oggi più che mai va gridato a gran voce, senza timore e con coraggio, con quella passione di cui i nostri giovani sono ancora capaci! Inoltre, le nostre classi terze godranno del privilegio di incontrare testimoni speciali che racconteranno la loro tragica esperienza: il signor Garotti, il dottor Berger, il signor Zaccherini e il dottor Finzi. Questi incontri lasciano sempre un’impronta significativa nel cuore dei presenti, proprio perché sono tristi pagine di storia che si animano, prendono vita e parlano, raccontano dal vivo storie talmente devastanti che ci si chiede: “Ma come si può sopravvivere?”. In genere, anche durante gli incontri tenuti gli anni passati, nell’aula cala un silenzio surreale, lo sguardo dei ragazzi diventa serio e partecipe e in questo momento non è necessario richiamare all’attenzione: il cuore e la mente si concentrano sul tesoro prezioso della testimonianza che si ha di fronte, nutrendo un sincero rispetto per chi porta dentro di sé un ricordo così doloroso. Un altro appuntamento che suscita interesse nei ragazzi è la visione del documentario storico “Ritorno indesiderato. Campo di concentramento di Mauthausen”dove alcuni ex prigionieri descrivono quello che è successo nei campi di concentramento di Mauthausen e Gusen, sinonimi di morte. Infatti, in questi lager erano rinchiusi circa 195.000 prigionieri di cui più di 90.000 sono stati uccisi o sono deceduti per i patimenti causati dalle dure condizioni di vita, sempre che di vita si possa parlare! Anche questa è un’ opportunità preziosa in cui le pagine cristallizzate dei testi di storia diventano vita vera e lo studio di certi momenti storici acquista il suo significato più vero e profondo. Le immagini parlano fin troppo chiaramente e suscitano vergogna, indignazione, ma anche commozione: reazioni che vanno ascoltate e nutrite affinchè non svaniscano in breve tempo. Per questo è assolutamente fondamentale dare spazio a momenti di risonanza in cui gli studenti condividano ciò che hanno provato e pensato durante le occasioni di riflessione offerte. Infine, l’analisi del testo poetico “Se questo è un uomo” diventa momento di meditazione ulteriore, forse anche una sfida a chi come il filosofo Adorno pensava che “dopo Auschwitz, sarebbe stato impossibile scriver poesie”. La parola scritta nel dolore diventa, invece, potenza evocativa e comunica ben oltre il suo significato. Tutto questo arriva ai ragazzi in modo diretto e coinvolgente, tanto che quel “voi” diventa un richiamo universale e nello stesso tempo individuale. La poesia viene trascritta riga per riga da ognuno su un cartellone, accanto ad essa i ragazzi incollano alcune immagini significative sui lager: questo cartellone rimane appeso nell’aula affinchè nessuno dimentichi e scolpisca quelle parole nel proprio cuore. Quel “Meditate che questo è stato” risuona forte ogni giorno e non solo il 27 gennaio! A noi, come istituzione scolastica, spetta il compito arduo di togliere il velo dell’ignoranza dagli occhi dei nostri giovani perchè il sapere distende e apre la mente, il saper pensare abitua ad andare alla radice degli eventi e a coglierli nella loro profondità e nel loro significato più autentico. La filosofa Hannan Arendt, che ha dedicato la sua vita allo studio delle aberrazioni del nazismo, sostiene che il Male non ha radici né profondità, ma ricopre il mondo intero sulla sua superficie, come un fungo. Il Male è l’esatto contrario del Pensiero che invece indaga, non si accontenta di una visione generica. Ebbene è proprio a questo che i giovani vanno educati: pensare, riflettere, andare a fondo, possedere strumenti per evitare che gli errori passati siano commessi di nuovo, ma soprattutto vanno educati a non dimenticare!