LA MEGALOPOLI DI TOKYO Il viaggio nella metropoli nipponica

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LA MEGALOPOLI DI TOKYO Il viaggio nella metropoli nipponica
CINEFORUM
ITSOS ALBE STEINER
LA MEGALOPOLI DI TOKYO
a cura di Nicola Scognamiglio
Il viaggio nella metropoli nipponica avviene attraverso cinque figure simbolo: un homeless, un giovane depresso che ha tentato il suicidio, Kaori, Rina e Ikaru del gruppo Angeleek, due fidanzatini e infine un giovane che dorme in un Internet Cafè. Tutte le figure, tranne quella del senzatetto, sono giovani e raccontano di sé e dei loro problemi: della solitudine, della difficoltà di “essere normali” in una metropoli come Tokyo, della tristezza, della paura di crescere e diventare adulti in una megalopoli definita, dalla voce fuori campo, un esperimento di “darwinismo sociale”, una costruzione urbanistica assolutamente artificiale e straniante, prodotto umano che nega ogni relazione con la natura. Tokio, metropoli di 35 milioni di abitanti, attraverso la sua essenza alienante, fa da sfondo ai racconti che si intrecciano e si compongono in primo piano dove, di ogni storia, il minimo comune denominatore è la ricerca d’identità e di senso delle diverse figure simbolo. LA FIGURA DEL SENZATETTO, unica figura che non rappresenta i giovani, racconta di come, all’età di cinquantasette anni, è stato licenziato nel giro di una sola settimana. Non è riuscito a re‐inserirsi né nel mondo del lavoro, né in quello sociale, infatti, da allora, non ha più rivisto i suoi parenti e neppure i suoi figli. È accampato in un parco dove tutti gli homeless sono organizzati e disciplinati pur nella loro condizione di estrema marginalità. È solo, non comunica con alcuno e l’unico contatto con il mondo è la sua radiolina. IL RAGAZZO CHE SOFFRE DI DEPRESSIONE ci presenta il dramma dei giovani che, attraverso Internet, si conoscono per scambiarsi le informazioni, i metodi per suicidarsi in gruppo e i testi degli appelli per i suicidi collettivi. Il ragazzo presenta le ragioni diverse di coloro che ricorrono al gesto estremo: i conflitti con i genitori, le difficoltà di inserimento nel mondo della scuola, l’incapacità di esternare e comunicare il proprio disagio. I DUE FIDANZATINI si ritrovano in un Love Hotel, albergo ad ore frequentato normalmente da chi esercita l’Engokosaj, ragazzine che, per procurarsi denaro con lo scopo di acquistare oggetti costosi, si prostituiscono con adulti. I due ragazzi ‐ ripresi in una stanza buia e senza finestre mentre guardano, seduti sul letto, un documentario sugli orsi e sui delfini, unico contatto con la natura, così lontana dalla loro esperienza quotidiana ‐ raccontano dell’insoddisfazione dei giovani giapponesi, della loro solitudine e della necessità di trovare qualche forma di protezione. KAORI, TINA E IKARU, sono tre giovani diciannovenni che fanno parte del gruppo Angeleek: hanno, come tutte le altre iniziate del gruppo, il viso e i capelli vistosamente dipinti con colori sgargianti e forme fantasmagoriche. Sottolineano l’importanza di appartenere al gruppo che, con la presenza di personalità diverse, consente la crescita reciproca. Sono orgogliose dei loro atteggiamenti spregiudicati, maschili e non conformisti e rivendicano un’autonomia e una soggettività che i giovani “normali” non possono avere perché spersonalizzati ed annichiliti dalla megalopoli. IL RIFUGIATO DELL’INTERNET CAFÈ è, infine, un giovane pendolare che lavora in un minimarket della città che, non potendosi permettere una casa a Tokyo, quando non riesce a fare ritorno alla sua abitazione, trascorre la notte, così come fanno molti altri lavoratori precari, in un Internet Point.