Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa

Transcript

Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa
Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa Traduzioni
9 giugno 2014
Kommersant
http://www.kommersant.ru/
Pagina 1/9 - Gli USA hanno bloccato South Stream
Sommario: La Bulgaria, che finora si era opposta ai tentativi dell’UE di ostacolare la
costruzione del gasdotto russo South Stream, si è arresa alle pressioni americane. Il
Primo Ministro bulgaro, Plamen Oresharski, ha sospeso il progetto nel Paese fino alla
risoluzione delle controversie con Bruxelles. Gazprom per questo rischia il congelamento
del progetto di forniture di gas in Europa aggirando l’Ucraina e il mantenimento della
dipendenza dell’indirizzo principale di esportazioni dai rapporti tra Mosca e Kiev. Gli USA
però hanno interesse a complicare il destino di South Stream non solo per motivi politici.
Stando ai dati di Kommersant, l’Ucraina sta trattando il trasferimento dei propri gasdotti
sotto il controllo di società americane ed europee, mentre South Stream avrebbe annullato
il valore di questo asset.
Ieri il Premier bulgaro Plamen Oresharski ha sorprendentemente disposto di sospendere i
lavori di costruzione del gasdotto South Stream nel Paese a causa delle pretese della
Commissione Europea. “Dopo consultazioni supplementari con Bruxelles sarà definito il
modo di procedere nel futuro”, - ha detto dopo i colloqui con tre senatori americani. I
repubblicani John McCain e Ron Johnson insieme al democratico Chris Murphy hanno
tenuto ieri un incontro chiuso con il signor Oresharski; al centro della discussione era la
situazione in Ucraina. Alla fine Murphy ha dichiarato di sperare in una posizione unica
dell’Europa nei confronti della situazione in Ucraina, mentre la Bulgaria ha smesso di
resistere ai tentativi di bloccare la realizzazione del progetto South Stream.
È proprio in questo Paese che il futuro gasdotto dalla Russia in Europa attraverso il Mar
Nero dovrebbe uscire nel territorio dell’UE. Era previsto che South Stream sarebbe stato
lanciato nella fine del 2015 e potrà garantire la fornitura in Europa di fino a 61 miliardi metri
cubi di gas aggirando l’Ucraina, azzerando il valore del suo sistema di trasporto di gas.
<…> Finora però i Paesi che partecipano a South Stream, compresi quelli che fanno parte
dell’UE, non erano mai andati incontro a Bruxelles, difendendo il progetto e ignorando le
richieste di sospendere la costruzione. Inoltre, ai summit dei leader dell’UE la Bulgaria si
era coerentemente opposta alla terza ondata di sanzioni nei confronti della Russia.
Gli americani tuttavia sono riusciti a modificare la posizione di Sofia. John McCain ieri si è
espresso favorevole alla diminuzione della partecipazione russa a South Stream rispetto a
oggi, e in particolare acciò le società colpite dalle sanzioni americane non partecipassero
al progetto. Due settimane fa Stroytransgaz consortium, composta da Stroytransgaz e
dalla bulgara Gasproekt Jug, ha vinto la gara per la costruzione della parte bulgara di
South Stream. La società russa è controllata da Gennady Timchenko, colpito dalle
sanzioni americane (ma non quelle dell’UE). È proprio questa gara è stata un nuovo
pretesto per la Commissione europea per chiedere alla Bulgaria di sospendere South
Stream. Bruxelles ha lanciato l’iter dell’eliminazione di infrazioni, che può significare, per
Bulgaria, una riduzione delle sovvenzioni europee e, se si arriva alla corte dell’UE,
l’imposizione di multe per ogni giorno di infrazioni. Tuttavia, nonostante questo e le
dichiarazioni estremamente dure del Presidente della Commissione europea José Manuel
Barroso, finora Sofia aveva reagito in maniera molto tranquilla: il Ministro dell’Energia,
Dragomir Stoynev, ha più volte ribadito che il Governo era disposto a discutere con la
Commissione il progetto di South Stream ma non intendeva fermarlo. Ora la Bulgaria si è
arresa all’influenza di Washington, che utilizza spesso tali visite semiufficiali di senatori per
il dialogo con Paesi “problematici”, dove non è opportuno un intervento diretto della Casa
Bianca.
Oltre alle pressioni esterne, la decisione di Plamen Oresharski potrebbe essere stata
influenzata anche dall’instabilità politica interna, ritiene l’esperto di politica energetica della
Freie Universität Berlin, Matthias Dornfeldt. Nella fine di maggio la coalizione parlamentare
guidata dal signor Oresharski ha respinto a fatica la quarta mozione di sfiducia al Governo,
e l’oggetto principale delle critiche dei suoi oppositori erano state proprio le questioni
dell’energia. Inoltre, in autunno in Bulgaria ci saranno elezioni parlamentari anticipate. Il
signor Dornfeldt aggiunge che gli USA, agendo nel quadro del diritto internazionale, non
possono ufficialmente esercitare pressioni su Bruxelles. Però, a suo avviso, uno dei
compiti della recente visita del Presidente Barack Obama in Polonia, così come la tournée
dei senatori in Bulgaria, Romania e Polonia, “sicuramente è la ricerca di sostegno al nuovo
presidente ucraino Petro Poroshenko e, conseguentemente, il tentativo di allontanare dalla
Russia le autorità dei Paesi dell’Europa orientale”. Il signor Dornfeldt sottolinea che i Paesi
dell’Europa sud-orientale sono estremamente interessati ad avere forniture stabili di gas
dalla FR e perciò difficilmente sosterranno i passi dell’UE che contraddicono questi
obiettivi.
I tentativi sempre più intensi da parte degli USA di ostacolare la realizzazione di South
Stream potrebbero essere collegati all’idea di vendere il sistema ucraino di trasporto di gas
a un consorzio di investitori americani ed europei, idea di cui adesso si sta discutendo
intensamente. La settimana scorsa il Primo Ministro ucraino Arseny Yatsenyuk ha
annunciato la ristrutturazione di Naftogaz Ucraina, grazie alla quale i gasdotti magistrali e i
depositi di gas saranno estratti dalla composizione della compagnia. Questi asset,
secondo Yatsenyuk, ci si propone poi di “utilizzarli insieme agli USA e all’UE”. Stando ai
dati di Kommersant, il Governo ucraino sta già trattando con Shell, ExxonMobil e C hevron
circa la probabile partecipazione al destino del sistema di trasporto di gas. La questione
principale sono le garanzie di transito da parte di Gazprom, in quanto senza di esse il
valore e l’importanza del sistema ucraino di trasporto di gas saranno minimi. Gazprom
invece non nasconde che South Stream è la possibilità di evitare il transito di gas
attraverso l’Ucraina. Affinché l’idea della partecipazione degli USA e dell’UE al sistema
ucraino di trasporto di gas fosse vitale, bisogna fare in modo che la direzione ucraina di
transito sia, per Gazprom, senza alternative.
Il Ministero dell’Energia russo ha dichiarato di non aver ancora ricevuto una notifica
ufficiale da parte della Bulgaria riguardo alla sospensione di South Stream, e potrebbe
sollevare l’argomento ai negoziati di oggi con la Commissione europea. Gazprom e il
portavoce di Gennady Timchenko si sono rifiutati di commentare, riferendosi anche loro
all’assenza di carte ufficiali. Secondo il vice presidente del Fondo della sicurezza
energetica nazionale, Aleksey Grivach, la Bulgaria può ancora cambiare la propria
posizione e sostenere il progetto, nonostante le pressioni americane, però in questo caso
Sofia chiederà sicuramente alla Russia concessioni supplementari, come era già successo
più volte negli ultimi quattro anni. Inoltre, aggiunge l’esperto, nel caso di interruzioni del
transito di gas attraverso l’Ucraina sarà la Bulgaria a soffrirne per prima. Intanto il signor
Grivach ritiene che la rinuncia all’Ucraina quale Paese di transito per Gazprom è una
questione di principio, e la Russia cercherà delle vie alternative di forniture di gas in
Europa, persino se non si riuscirà a costruire South Stream. Una delle opzioni menzionate
dal Presidente Vladimir Putin è la costruzione del gasdotto attraverso la Turchia.
Autore: Y. Barsukov, G. Dudina, O. Gavrish
Taglio: alto
Traduzione: Lev Kats
Vedomosti
http://www.vedomosti.ru/
Pagina 3 – Poroshenko ha detto sì e no
Sommario: Il nuovo Presidente ucraino ha annunciato i propri piani. La Russia ha salutato
le iniziative in politica interna, promettendo di rispondere alle promesse in politica estera
con misure protettive
Sabato Petro Poroshenko è entrato in carica del Presidente ucraino. Nel suo discorso
programmatico ha promesso di ripristinare la pace nel Paese, di restituire la Crimea, di
garantire l’unità dell’Ucraina e la via europea del suo sviluppo.
Piano pacifico
Il piano di pace per le regioni dell’Est prevede la deposizione delle armi da parte di tutti
coloro che le avevano impugnato in maniera illegittima, e l’esenzione dalla responsabilità
di coloro che non hanno le mani nel sangue e non sono stati coinvolti nel finanziamento
del terrorismo. Ai mercenari russi Poroshenko promette un corridoio controllato per
lasciare l’Ucraina, e ai civili – il dialogo: “Oggi ci serve un Partner leggittimo per il dialogo.
Non parleremo con banditi. All’ordine del giorno c’è la questione delle elezioni locali
anticipate”.
Dopo la prima parte del messaggio in ucraino, Poroshenko si è rivolto in lingua russa agli
abitanti delle regioni di Donetsk e Lugansk. Ha promesso loro la de-centralizzazione del
potere, la garanzia dell’utilizzo libero nella regione di lingua russa, un progetto elaborato
con l’Unione Europea per la creazione di posti di lavoro e un programma di ricostruzione
economica del Donbass. Intanto l’Ucraina “era, è e sarà uno Stato unitario”, e la lingua
ucraina l’unica lingua di Stato, segue dal discorso di Poroshenko.
Ciò che ha detto sulla lingua russa, sulle questioni di autonomia confessionale,
sull’estensione dei poteri delle regioni, - tutto ciò costituisce un segnale positivo, ha
dichiarato l’Ambasciatore russo Mikhail Zurabov in un’intervista al canale Russia 24 dopo
l’inaugurazione ove aveva presenziato. Venerdì il Presidente russo Vladimir Putin aveva
tenuto un breve incontro con Poroshenko. Questi eventi e la presenza dei rappresentanti
russi all’inaugurazione dimostrano che la Russia vuole il dialogo e la collaborazione,
anche se, per Zurabov, è ancora presto per parlare di un reset nei rapporti.
I presidenti hanno concordato l’arrivo a Kiev di un emissario russo per negoziare,
l’abolizione del mandato del Consiglio federale per l’utilizzo delle Forze armate in Ucraina
e di azioni congiunte per chiudere le frontiere, ha riferito il servizio stampa di Poroshenko.
Sabato Putin ha incaricato FSB a prendere le misure per rinforzare la protezione del
confine russo-ucraino per escludere gli attraversamenti illeciti, ha riferito RIA Novosti. Le
trattative con l’Ambasciatore russo potrebbero essere iniziate già domenica.
Azioni militari
Alla vigilia e nel giorno dell’inaugurazione, nell’Est del Paese sono andati avanti i
combattimenti. Venerdì si sparava direttamente al confine con la Russia, nella zona del
posto di blocco Marinovka nella regione di Donetsk. Dopo un tentativo fallito dei ribelli di
conquistare il posto di blocco hanno portato i feriti sul territorio russo. Secondo un
collaboratore dei servizi speciali russi, il confine con l’Ucraina in questa località non
assomiglia a un confine sovietico, con una fascia di terra arata e il filo spinato, e per
chiuderlo completamente dalla parte russa ci vorranno tante forze e tanto tempo, anche
perché il servizio di confine dell’FSB in generale ormai non utilizza più le truppe per
difendere il confine, e sarà difficile trasferire velocemente riserve notevoli.
Le prime azioni dell’esercito ucraino dopo l’inaugurazione di Poroshenko dimostra che i
cambiamenti nel segno dell’inizio del movimento verso la cessazione del fuoco sono poco
probabili, dice il colonnello in pensione Viktor Murakhovsky. L’esercito ucraino continua
con l’utilizzo massiccio di artiglieria pesante vicino a Slovyansk e di aeronautica militare in
tutta la zona del conflitto, rileva lui. Evidentemente, le autorità ucraine sperano che con il
sostegno promesso da parte degli USA e godendo della superiorità totale negli armamenti
pesanti riusciranno a breve a conseguire una vittoria militare brillante e simbolica, se non
proprio assoluta. Probabilmente concentreranno gli sforzi sulla conquista dei noti centri di
resistenza, come Slovyansk e Kramatorsk, nonché sullo stabilimento del controllo sul
confine russo-ucraino, ritiene Murakhovsky.
Prospettiva europea
“La scelta europea dell’Ucraina è il cuore del nostro ideale nazionale”, - ha dichiarato
Poroshenko. Fino al 27 giugno intende sottoscrivere la parte economica dell’accordo di
associazione con l’Unione Europea, considerando ciò un primo passo verso una
membership a tutti gli effetti nell’UE. Per il 1 gennaio 2015 il Presidente spera di ottenere il
diritto di ingresso senza visti nell’UE per gli ucraini.
Putin venerdì ha avvertito che se l’accordo sarà firmato la Russia sarà costretta ad abolire
le imposte azzerate sulle merci ucraine; potrebbero cambiare anche le regole di
permanenza degli ucraini in Russia (ora vi possono rimanere 90 giorni senza la
registrazione).
La Lituania ha aspettato 10 anni per avere la membership nell’UE, in primo luogo l’Ucraina
dovrà battere la corruzione, e non è una cosa veloce, ha avvertito il leader ucraino il
Presidente lituano Dalia Grybauskaitė. Il regime senza visti è possibile, tutto dipende
dall’Ucraina, che dovrà eseguire tutte le condizioni tecniche, ha dichiarato il Ministro agli
Esteri polacco Radosław Sikorski.
Autore: P. Khimshiashvili, A. Nikolsky
Taglio: alto
Traduzione: Lev Kats
Kommersant
http://www.kommersant.ru/
Pagina 6 – La ricostruzione fino alla riunificazione
Sommario: Alle elezioni parlamentari in Ossezia del Sud e’ stato sollevato il tema russo.
L’ingresso della Repubblica nella Federazione Russa al centro della campagna elettorale.
Il centro di Tskhinvali sembra curato. Nel corso dell'ultimo anno qui sono stati ricostruiti
o ristrutturato gli edifici governativi, il parlamento, l'amministrazione presidenziale. La
città ha molti nuovi negozi, case, bar. Ma in periferia, come prima, le strade sono
brutte, in molti villaggi le abitazioni sonodistrutte, e qua e là la sensazione è che la guerra
sia finita solo ieri.
“La gente è stanca della ricostruzione, va avanti già da sei anni”, dice Anatolij Bibilov,
capo del Ministero delle Situazioni di Emergenza della Repubblica e leader del partito
"Ossezia Unita". La ricostruzione non può durare in eterno!
Nell’ufficio di Bibilov, nella sede del ministero, c’è un ritratto del
presidente russo Vladimir Putin, un enorme ritratto a mano del ministro della Difesa russo
Sergej Šojgu e un manifesto di propaganda delle truppe aviotrasportate. Il Ministro delle
Situazioni di emergenza è un attivo sostenitoredell'adesione della Ossezia del Sud alla
Russia. Lo slogan della sua campagna è: "Ossezia Unita: il cammino verso la Russia".
In primavera il Media Center "IR" ha condotto un sondaggio che ha mostrato che più
del più del 30% degli elettori da la sua preferenza a “Ossezia Unita”. Nella Repubblica
dicono che gli elettori sono stanchi e vogliono passare alla Russia.
“Le persone vivono di questa idea”, dice Anatolij Bibilov. “Nella Repubblica il 98% degli
abitanti sono cittadini della Federazione russa. Ma in Russia ci considerano un paese
straniero, e i nostri cittadini non rientrano nei programmi sociali della Federazione Russa.
Dall’Ossezia del Sud emigrano molte persone. La previdenza sociale non funziona, non
c’è lavoro, le opportunità per il business sono basse.
Alla domanda se a Mosca sono favorevoli all’entrata dell’Ossezia del Sud nella
Federazione russa, Anatolij Bibilov risponde:
“In Russia ci sono forze favorevoli e forze sfavorevoli”.
“Dov’è la garanzia che la Russia accetterà l’ingresso dell’Ossezia del Sud?”, chiedo. A
titolo ufficiale le maggiori cariche della Federazione russa hanno più volte dichiarato di non
avere intenzione di annettere l’Ossezia del sud”.
“Ancora in gennaio nessuno sapeva che la Crimea sarebbe entrata nella Federazione”,
controbatte Bibilov. Quindi per noi esiste la piena possibilità”.
Nella scheda elettorale ci sono nove partiti. L’indagine di primavera del Media Center "IR"
ha dato il secondo posto al partito "Nuova Ossezia", guidato dal Ministro degli
Esteri David Sanakoev. Alle ultime elezioni presidenziali ha raggiunto il 43%, e il rating del
suo partito è in gran parte dovuto al rating del leader.
David Sanakoev riconosce che la ripresa è in ritardo: nelle zone rurali molto è
stato distrutto durante la guerra del 2008, oppure le abitazioni sono semplicemente
fatiscenti. Il programma di ricostruzione è stato prolungato fino al 2017, molti sono stanchi
della ricostruzione pluriennale. La stanchezza si esprime anche nel rapporto con le
elezioni. In Ossezia del Sud ci sono in totale 32 mila elettori. Perché le elezioni abbiano
luogo, deve presentarsi ai seggi più del 50%. David Sanakoev dice l’apatia degli abitanti è
causata non solo dal disagio sociale, ma anche dalla mancanza diiniziative economiche.
“Non è possibile spostare la responsabilità per il nostro Paese in Russia”, dice. La
Federazione Russa ci ha riconosciuti, contribuisce a garantire la nostra sicurezza. Noi non
escludiamo la possibilità di entrare in Russia, ma la questione non è attuale. Oggi
dobbiamo sviluppare il paese, imparare a guadagnare, costruire, e non sederci sul collo
dell'economia russa. Il nostro bilancio, anche così, è quasi interamente formato grazie ai
soldi russi. E le nostre risorse non vengono utilizzate. La gente vuole lavorare in agenzie
governative, perché ci sono salari decenti. Ma questo non ci dà l'opportunità di sviluppare
la nostra economia.
Secondo David Sanakoev, l’Ossezia del Sud ha un potenziale: quest'anno ha firmato una
serie di accordi con città italiane in materia di cooperazione economica, vi sono accordi
preliminari con uomini d’affari cechi. Ma, per realizzare il potenziale, è necessario
un pacchetto di leggi per incoraggiare gli investimenti: secondo lui è necessario ridurre le
tasse, assicurare i rischi, attirare soldi nel settore bancario; oggi non ci sono soldi neanche
per i piccoli prestiti agli imprenditori.
Poco prima delle elezioni il partito "Russia Unita" ha delegato a Tskhinvali
il deputato Irina Rodnina e l’analista politico Sergej Micheev, che hanno dichiarato: il
partito “Unità” è il partner di "Russia Unita", e ha tutte le possibilità di vincere. Ma il
passato gioca contro “Unità”: il partito per molti anniha sostenuto l'ex
presidente Eduard Kokojty, che qui non gode di popolarità. Ora “Nychas” è considerato
il partito delle autorità, guidato dal sindaco della città di Tskhinvali.
Tra i favoriti della corsa c’è anche il partito “Unità del popolo”. Il famoso atleta Džambolat
Tedeev è considerato il suo leader non ufficiale, che nel 2011 ha sostenuto il candidato
presidente Alla Džioeva, alla quale le autorità non hanno concesso di occupare la poltrona
presidenziale.
Autore: Ol’ga Allenova
Taglio: medio
Traduzione: Pablo Gortan
Nezavisimaya Gazeta
http://www.ng.ru/
Pagina 1/2 – La Russia si prepara a scenari negativi in Ucraina
Sommario: Le esercitazioni militari strategiche “Vostok-2014” inizieranno improvvisamente
e senza l’annuncio dell’agenda per i partecipanti.
Gli eventi in Ucraina spingono le autorità politico-militari russe a introdurre nei piani bellici
il fattore dell’imprevedibilità e diverse varianti negli schemi d’azione. Sabato, su ordine del
presidente Vladimir Putin, sono state allertate le truppe ferroviarie del Distretto Militare
Centrale, che non solo allestiscono i ponti nelle zone alluvionate del Distretto Federale
Siberiano, ma gestiscono anche i collegamenti riservati al trasporto delle truppe sulle
grandi distanze. Simili missioni estemporanee, naturalmente su larga scala, saranno
simulate anche nelle grandi esercitazioni strategiche di quest’anno, nel programma
“Vostok-2014”. Ne ha parlato il 7 giugno il tenente generale Ivan Buval’cev, capo della
Direzione Generale per l’addestramento militare delle forze armate russe.
Lo scenario di queste manovre non sarà noto in precedenza a chi vi prenderà parte, e al
luogo delle operazioni si potranno recare tutti i tipi di reparti. Quando e dove cominceranno
le esercitazioni è un segreto. Al riguardo Buval’cev chiarisce che le esercitazioni vengono
pianificate “tenendo conto della situazione politico-militare”.
Secondo il tenente generale Jurij Netkačev, esperto militare, parte delle forze coinvolte nel
programma "Vostok-2014" può essere utilizzata nell’ovest della Russia. "Lo scenario di
queste manovre può essere tale che le divisioni, per esempio, verranno trasferite
dall’Estremo Oriente e della Siberia verso il centro e il sud-ovest della Russia, al fine di
rinforzare il confine con l'Ucraina. L’eventualità di tali operazioni è confermata dalle parole
Buval’cev, secondo cui nel programma "Vostok-2014" saranno coinvolte non solo le truppe
del Distretto militare orientale (BBO), ma anche le truppe aviotrasportate, l’aviazione a
largo raggio, reparti di qualsiasi genere e tipo", ha detto Netkačev.
Secondo l'esperto, il ministero della Guerra russo ha prestato ascolto al discorso
inaugurale del nuovo presidente ucraino Petro Porošenko, che si ritiene convinto che "la
Crimea era, è e sarà ucraina". “Non c’è modo di riprenderla se non con la forza”, ritiene
Netkačev. “Questo significa che l'esercito russo deve essere pronto per un tale scenario".
Il generale ha richiamato l'attenzione sul fatto che nei propri progetti Porošenko ha escluso
l’ordinamento federale per il paese, e intende distruggere la resistenza delle milizie nel
Donbass e a Luhansk. "Ovvero il nuovo piano di pace delle autorità di Kiev, come prima, è
instabile. La guerra civile è destinata a proseguire in Ucraina, come dimostra l'uso
massiccio, in questi giorni, di artiglieria e aviazione. L’esito di tali operazioni è un disastro
umanitario". Jurij Netkačev ritiene che sia altamente probabile che l'addestramento al
combattimento delle Forze Armate della Russia nella seconda metà del 2014 sarà legato
al massimo grado agli eventi ai confini occidentali del paese.
Già nel gennaio 2014 il capo dello Stato Maggiore russo e generale
dell'Esercito Valerij Gerasimov ha annunciato che "l’esercitazione strategica di
comando "Vostok-2014" è prevista per settembre di quest'anno". Durante le manovre si è
potuto osservare che, per migliorare l'efficacia della formazione delle truppe, si prevede di
dedicare la maggior parte del tempo alla pianificazione dei problemi di gestione delle
truppe in operazioni congiunte fra reparti e la logistica. È prevista anche la partecipazione
delle Forze collettive di sicurezza della CSTO.
"Ora nella dottrina delle manovre del programma "Vostok-2014", ritengo, verranno
introdotti cambiamenti significativi, poiché queste erano state inizialmente progettate in un
momento in cui la situazione in Ucraina era relativamente tranquilla e la Crimea era parte
di essa", dice il colonnello Eduard Rodjukov, membro corrispondente dell'Accademia
Militare delle Scienze. Secondo lui per la Federazione russa sono ora apparse nuove
sfide. "Kiev annuncia piani revanscisti, il recupero della penisola sotto il suo protettorato,
mentre le forze della NATO si sono concentrate in Polonia, nei paesi baltici e nella regione
del Mar Nero, cioè ai confini della Russia. In queste circostanze, penso, l'addestramento
militare principale potrebbe cominciare, in primo luogo, più presto o più tardi del periodo
dichiarato dal generale Gerasimov (settembre di quest'anno). In secondo luogo, l'esercito
e la marina saranno sottoposti a nuove verifiche operative. Le loro caratteristiche distintive
saranno una ancora maggiore mobilità, il possibile aumento di truppe e mezzi di lotta
armata nelle zone a rischio, l'uso di armi di precisione e l'impiego di un gran numero di
organizzazioni, comprese le forze di pace", ha detto l'esperto.
Autore: Vladimir Muchin
Taglio: alto
Traduzione: Pablo Gortan
Kommersant
http://www.kommersant.ru/
Pagina 1/2 – Persone collocate – Come si sentono i profughi ucraini in Russia
Sommario: Il numero dei profughi dall’Ucraina, che attraversano il confine della FR nella
Regione di Rostov, continua a crescere. Sono soprattutto casalinghe con bambini. I mariti,
che sono rimasti a fare la guerra contro l’esercito ucraino, le hanno mandate in Russia
dopo che i combattimenti si erano estesi ai quartieri residenziali, non limitandosi più ai
posti di blocco dei ribelli in periferia. Stando ai dati delle autorità regionali, al momento i
profughi sono circa millecinquecento. I volontari e i politici locali fanno numeri più alti. Il
corrispondente di Kommersant ha indagato come vivono i profughi da Slovyansk e
Kramatorsk e quanti sono in realtà.
“Hanno sparato sopra le nostre teste e ci hanno detto di andare avanti”
Quando il 3 giugno sopra Slovyansk si è sentito il ronzio degli aerei da guerra
dell’Aeronautica Militare ucraina, il marito di Lilia Vlasova ha ordinato: “Prendi i bambini e
parti”. Salita sul pullman insieme a un centinaio di casalinghe con bambini come lei, si è
diretta verso la Regione di Rostov. I pullman erano stati organizzati dalla vicina – nei tempi
di pace aveva un’agenzia immobiliare, ora invece applica le abilità di imprenditrice
nell’evacuazione in Russia. Chiede di non fare il suo nome, “perché devo ancora tornare a
casa”. Dalla parte russa del confine, a incontrare la signora Vlasova c’erano già gli ufficiali
del Servizio federale migrazioni, le guardie di confine e i volontari. Le donne hanno avuto
problemi soltanto nell’uscire dall’Ucraina. Le profughe raccontano che i doganieri locali
avevano fermato uno dei pullman ordinando a tutti di uscire. “Poi hanno iniziato a sparare
sopra la nostra testa. Noi tutti giù per terra, e loro hanno sorriso, ci hanno restituito i
documenti e ci hanno detto di andare avanti”, - ricordano le donne.
Insieme ad altre trecento madri con figli, la signora Vlasova è stata collocata nel campo
pubblico per l’infanzia di Dmitriadovsk, distretto di Neklinovsk, vicino a Taganrog.
<…> Gli uomini in tutto il campo sono in tre, e le donne, i cui mariti, la maggior parte,
hanno impugnato le armi, li detestano. Del resto, dei suoi mariti rimasti a fare la guerra
contro l’esercito ucraino, queste donne parlano di malavoglia. Sì, sta con i ri belli, sì,
colpisce gli aerei, ma è tutto quello che si riesce ad avere da loro. “Ora racconto tutto, e
verranno quelli del “Settore destro” da lui”, - ogni donna su due presenta questo tipo di
spiegazione.
Non tutti hanno lasciato la zona dei combattimenti, solo le casalinghe con bambini. E pure
quelli che sono venuti in Russia dicono che non pensavano di partire prima che le azioni
militari iniziassero ad avvicinarsi ai quartieri residenziali. <…>
“Neanche a casa abbiamo mangiato così”
<…> Ogni mattina chiamano i parenti rimasti in Ucraina e chiedono della notte passata:
“Ancora bombe? Non c’è luce? Orribile. Noi qui abbiamo cinque pasti al giorno, neanche a
casa abbiamo mangiato così”. <…>
“C’è da dire che non abbiamo bisogno di nulla in assoluto. Le persone hanno reagito
subito, continuano a portare vestiti e medicine a pacchi”, - spiega il vice capo del distretto
di Nerklinovsk, Vitaly Tretyakov. Nella sala concerti del campo, dove è organizzato un
punto mobile del Servizio Federale Migrazioni, ai profughi in arrivo vengono subito
formalizzate le registrazioni per la residenza, si cerca pure subito che aziende hanno
quote per i migranti. Rostov, dice il signor Tretyakov, non aveva risposto in quel modo alle
richieste di aiuto nemmeno nel 2008, quando vi arrivavano profughi dall’Ossezia del Sud.
Persino le professioniste di uno dei strip-club cittadini hanno donato gli introiti di un giorno
ai profughi.
<…> In generale, le autorità locali non hanno problemi con l’organizzazione
dell’accoglienza. Il governatore della Regione di Rostov, Vassily Golubev, ha introdotto il
regime di emergenza in 15 entità municipali confinanti con l’Ucraina ancora il 4 giugno. Ciò
permette di inviare più rapidamente finanziamenti supplementari e dispiegare punti mobili
del Servizio Federale Migrazioni.
L’aritmetica delle migrazioni
Contemporaneamente ad accogliere i profughi sono anche i volontari locali. Anatoly
Kotlyarov, proprietario di una piccola azienda edilizia e membro della “Russia Giusta” da
una settimana va alla stazione in città ad accogliere abitanti di Kramatorsk, Donetsk,
Lugansk e Slovyansk. Poi li colloca presso gli abitanti di Rostov che lasciano domanda nel
gruppo appositamente creato sul social network Vkontakte. Centinaia di cittadini di Rostov
rispondono all’appello del signor Kotlyarov. Insieme a lui a incontrare i profughi va il
capogruppo della “Russia Giusta” nell’assemblea legislativa regionale, Serghey Kossinov
(altri esponenti dei partiti, oltre alla “Russia Giusta”, o non sono coinvolti nel lavoro
volontario o non rivelano la propria identità politica). <…>
Calcolare il numero esatto di profughi arrivati nella regione però è abbastanza difficile. Il
corrispondente del Kommersant, dopo aver girato alcuni campi e richiesto statistiche
ufficiali alla loro amministrazione, già venerdì sera ha calcolato circa 600 persone. E i
funzionari sostenevano di aspettare ancora alcune centinaia. Nell’amministrazione
regionale dicono che nel fine settimana il numero di profughi collocati nei punti stazionari
ha raggiunto 1335 persone tra cui 590 bambini. Non corrisponde affatto alla cifra di 7 mila,
pronunciata la settimana scorsa da Pavel Astakhov. Anatoly Kotlyarov intanto sostiene
che la cifra sia veritiera, solo che si tratta del numero complessivo di profughi che hanno
attraversato la frontiera nelle ultime due settimane. Però quando salgo sul taxi per tornare
dal campo in città la radio locale dice che nella regione ormai si contano 35 mila abitanti
dell’Ucraina in fuga dalla guerra civile.
Calcolare quanti profughi stanno contemporaneamente nella Regione di Rostov è difficile
anche per un altro motivo. Qualcuno arriva nella regione per un giorno soltanto, per poi
partire verso altre città, dai parenti, qualcuno spera ancora di tornare a casa. Tanti tra
quelli interrogati dal Kommersant intendono andare dai parenti in Crimea: ora sarà molto
più facile farlo. Marina di Kramatorsk, con una sorella rimasta a casa, è divisa tra due
opzioni: l’aspettano in Estremo Oriente e nel Daghestan: “Solo che per l’aereo non ci sono
i soldi, mentre nel Daghestan, da voi, ho sentito che non ci si sta più tranquilli rispetto a
casa mia. Starò qui per un po’”.
Autore: G. Tumanov
Taglio: alto
Traduzione: Lev Kats
Vedomosti
http://www.vedomosti.ru/
Pagina 6-7 – Integrazione o confronto: le origini dell’opposizione
Sia gli esperti occidentali di scienze politiche che quelli russi parlano spesso di fattori
stabili della politica estera russa, dati dall’originalità della sua civiltà e dalla sua posizione
geografica. <…> Come in tanti altri ambiti del sapere umanistico, il determinismo dei fattori
compete col principio del libero arbitrio degli oggetti d’indagine.
Gli spazi enormi e i lunghi confini facilmente valicabili, lungo i quali abitano popoli di
culture diverse, spesso nomadi nel recente passato, la bassa densità della propria
popolazione – tutto ciò dovrebbe, a quanto sembra, creare nelle teste dei russi una
convinzione fissa: il mio Paese è una fortezza assediata dai nemici. E davvero, oggi è la
maggioranza dei russi a pensarlo, lo dicono i politici, lo proclamano i teleschermi. Per la
Russia, sostengono i ricercatori, è una forma naturale di visione del mondo.
In una fortezza è chiaro che più lontane sono le linee della sua difesa più sicura è. Da qui
l’estensione continua dei confini con la Russia. <…> In questo contesto è molto chiara la
reazione dolorosa del signor Putin alla rivoluzione ucraina del 2013-2014 e alla prospettiva
dell’allontanamento dell’Ucraina dal sistema della difesa russa verso il sistema del gruppo
militare della NATO, che si contrappone alla Russia. Fin dai banchi della scuola, se non
dalla culla, al signor Putin e i suoi compagni era stato insegnato che “la nostra Patria è
accerchiata da perfidi nemici”, e quindi loro semplicemente non potevano lasciare che
l’Ucraina si separasse, perché Kharkiv, Donetsk, Crimea non sono accessi lontani, sono
torri angolari della stessa cittadella russa. È per questo che la Crimea è stata occupata
dalla Russia e nell’ Oriente ucraino c’è la guerra. E gli interessi della Russia vanno
rispettati. Altrimenti la zona dell’instabilità si espanderà per tutta l’Eurasia settentrionale.
Tutto ciò appare convincente. Ma in realtà è infinitamente lontano dalla vita.
La Russia fa parte del mondo europeo
Gli eventi di tanti secoli fa – le invasioni dei Peceneghi, dei Mongoli o dei cavalieri crociati
– difficilmente possono costituire un argomento nella politica contemporanea. E pure in
quei tempi la Rus’ Antica non fu affatto una chiesa assediata: era governata dai principi
provenienti dalla Scandinavia, vi arrivavano vescovi dal Bisanzio, commerciava
intensamente con le città del Baltico che facevano parte della lega anseatica, e un sistema
di matrimoni dinastici la collegava con tutta l’Europa fino alla Francia. Mercanti, monaci e
aristocratici russi trovavano allora benissimo un linguaggio comune con i loro colleghi
esteri.
Tanto più nei secoli XVIII e XIX l’Impero russo era quasi sempre membro di ampie
coalizioni europee. <…> L’integrazione internazionale riesce bene quando le società o
almeno la loro parte top, culturale sono integrate. L’età dell’oro della letteratura russa è la
migliore testimonianza del successo di quest’integrazione di Alessandro.
Nella fine del XIX inizia a formarsi una nuova alleanza internazionale, battezzata col
tempo Entente cordiale – “Intesa cordiale” – la Triplice intesa. <…> La Russia cercava di
far parte di uno dei gruppi e temeva più di ogni altra cosa essere contrapposta all’Europa
tutta. Tale esperienza l’aveva avuta. <…>
<…> Alessandro III, noto per la sua dichiarazione che gli unici alleati della Russia sono il
suo esercito e la flotta, fu costretto ad accettare “l’intesa cordiale” con la Francia
repubblicana: altrimenti le prospettive dell’Impero russo in politica estera sarebbero
diventate estremamente infelici. E la scelta dell’imperatore fu sostenuta dalla maggioranza
della società russa. Allora una parte incomparabilmente più grande dei russi rispetto
all’inizio del XIX secolo era integrata nella vita comune europea. <…> Per tutte queste
persone era indubbio che la Russia faceva parte del mondo europeo, e la sua integrazione
approfondita in questo mondo era recepita come un processo naturale: oggi c’è
un’università a Heidelberg o a Oxford, domani c’è il parlamentarismo, come in Germania o
in Inghilterra, e sicuramente un sistema di alleanze e accordi internazionali alla pari.
Il confronto ideologico
Tutto è tragicamente cambiato dopo la presa del potere in Russia da parte di bolshevichi.
Questi all’inizio non furono affatto isolazionisti. <…> Il problema è che il progetto dei
bolshevichi si contrapponeva a tutta la civiltà e cultura europea. Voleva creare un nuovo
mondo senza la zavorra della vecchia religione, dei rapporti sociali e culturali. <…> Per la
metà degli anni ’30 del Novecento, il progetto del Komintern è fallito. La maggioranza della
popolazione europea ha preferito al communismo o il vecchio liberalismo parlamentario, o
il fascismo corporativo. <…> “I sognatori del Cremlino”, che progettavano una rivoluzione
globale, si sono ritrovati davvero in una fortezza assediata, nell’URSS. <…>
Per un breve momento la situazione è cambiata, e l’URSS, come un tempo la Russia, è
entrata a far parte delle coalizioni internazionali. <…> La coalizione ha vinto, però nelle
condizioni di pace è esistita pochissimo. Stalin temeva l’alleanza con Paesi democratici, in
quanto ciò richiedeva da parte sua un ammorbidimento del suo regime duro e despotico e
– forse, soprattutto, - la moderazione dei piani aggressivi, mentre lui sognava l’Europa,
non solo quella orientale, ma anche quella occidentale, sognava l’Estremo Oriente, la
Turchia, l’Iran… <…> All’Est dell’Europa il mondo del dopoguerra, definito dall’URSS,
ricordava quello di Versailles: qui si rimaneggiavano confini, si spostavano popoli, si
portavano centinaia di migliaia di cittadini dei Paesi ex nemici a fare duri lavori forzati
(negli anni ’20 non c’era niente di tutto ciò), si esportavano fabbriche, studi di costruzione,
valori bancari, tesori culturali. È chiaro che tale sistemazione del dopoguerra non
contribuiva a un’unione fra i popoli, e fu portata avanti soltanto grazie alla forza dell’Armata
Rossa e dalla volontà di Stalin. <…>
Il confronto con il resto del mondo era aggravato dal fatto che nell’URSS la propria elite
culturale europea fu distrutta ancora prima del 1941. Non solo politicamente, ma anche dal
punto di vista culturale, il ceto direzionale sovietico era ora profondamente diverso
dall’elite politica del resto del mondo. Trovare un linguaggio comune con i dirigenti sovietici
stava diventando impossibile. <…>
La fortezza sovietica era pericolosa per l’Occidente: fu proprio per contrastarla che veniva
rinforzata la NATO, ma soprattutto era pericolosa per i propri abitanti. Il basso livello di
cultura e morale del ceto leader sovietico aveva come conseguenza, in primo luogo, un
controllo incessante e totale su tutta la società – i capi temevano di essere abbattuti dai
sudditi diventati intelligenti, - e, in secondo luogo, metodi primitivi di amministrazione
politica basate su violenza dura – metodi più sottili, se mai furono ideati, non potevano
essere realizzati proprio per il carattere villano dei governanti e di chi stava loro accanto.
Autore: A. Zubov
Taglio: alto
Traduzione: Lev Kats