Come la shopping experience può far bene al business
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Come la shopping experience può far bene al business
CONTRIBUTI OLTRE CHE CON IL GEOMARKETING, LO SVILUPPO E LA GESTIONE DI UN PV SONO POSSIBILI ANCHE TRAMITE L’APPLICAZIONE DI RICERCHE DI MERCATO SUI CONSUMATORI CHE PERMETTONO DI IDENTIFICARE IL CONCEPT IDEALE PER RAGGIUNGERE SPECIFICI OBIETTIVI DI BUSINESS a cura di Value Lab COME LA SHOPPING EXPERIENCE PUÒ FAR BENE AL BUSINESS 24 | Trade Bianco | gennaio 2009 © S. T. Yiap/Marka COMPANY PROFILE N el corso dell’articolo precedente abbiamo illustrato come il geomarketing possa costituire un valido supporto alla gestione del punto vendita perché permette di valutarne le performance sulla base del potenziale dell’area e di pianificare l’assortimento su dati oggettivi. In questo numero non tratteremo specificatamente delle tecniche di geomarketing, ma analizzeremo come le ricerche sui consumatori possano essere applicate allo sviluppo e alla gestione di un punto vendita. Innanzitutto, è doverosa una precisazione: l’analisi del concept di un punto vendita non è un’attività da esteti o da amanti delle apparenze. Studiare l’atmosfera e il visual merchandising significa considerare lo store come uno strumento di comunicazione. Esso è, infatti, un luogo attraverso cui valorizzare l’identità d’insegna e il posizionamento dell’offerta commerciale, ma anche un ambiente in grado di stimolare le emozioni del cliente e di coinvolgerlo. Queste considerazioni sono particolarmente valide nell’universo dell’elettronica di consumo, dove è alto il rischio di omologazione ed è significativa la difficoltà di interagire con la componente emozionale del cliente (seppur riconosciuta come fondamentale). Un’azienda che volesse sfruttare pienamente le potenzialità comunicative e di coinvolgimento del punto vendita, dovrebbe identificare il concept ideale per rispondere a specifici obiettivi di business. I punti vendita già esistenti potrebbero costituire il materiale su cui effettuare analisi e rilevazioni, su cui inda- 25 | Trade Bianco | gennaio 2009 VALUE LAB è una società di consulenza di management e It solutions, specializzata nelle aree di marketing, CRM, vendite e retail. Integra competenze di management, approcci di geomarketing, tecniche di Data mining, conoscenza e utilizzo di fonti informative e basi dati, utilizzo mirato dell’Information Technology. VALUE LAB vanta competenze speciche nel settore dell’elettronica di consumo. La sua mission è supportare le aziende ad aumentare i ricavi, ridurre i rischi e ottimizzare i costi migliorando le scelte strategiche e la gestione operativa di mercati, clienti, punti vendita. La nuova release del tool GeoGravity è stata denita dai clienti come uno strumento fondamentale a supporto della direzione marketing e della direzione sviluppo perché permette di simulare in modo oggettivo le dinamiche di mercato e di affrontare i processi decisionali con un approccio razionale basato sui modelli gravitazionali. www.valuelab.it gare le implicazioni in termini di “shopping experience”. Troppo spesso si trascura la forte e complessa relazione esistente tra cliente-prodotto-spazio. Analizzare l’intersecarsi di questi rapporti con uno sguardo oggettivo permette di governare al meglio l’incontro tra domanda e offerta. LE TECNICHE DI INDAGINE Le principali tecniche di indagine sono la ricerca quantitativa tramite questionario nel punto vendita, l’osservazione diretta del comportamento del consumatore e i focus group. Attraverso tali tecniche di analisi, è possibile evidenziare i punti di forza e di debolezza di un concept e capire come la strutturazione di un punto vendita influenzi il profilo del consumatore e arricchisca la sua esperienza d’acquisto. ➛ CONTRIBUTI Lo store è un luogo attraverso cui valorizzare l’identità d’insegna e il posizionamento dell’offerta commerciale, ma anche un ambiente in grado di stimolare le emozioni del cliente e di coinvolgerlo LA RICERCA QUANTITATIVA Questo tipo di indagine prevede la compilazione di un questionario da parte dei clienti durante la visita al punto vendita. I principali ambiti indagati solitamente sono: ✓ il profilo socio demografico e lo stile di vita del consumatore, chiedendo di indica re sesso, età, stato civile, professione; ✓ il processo di scelta del punto vendita: distanza dal domicilio, prossimità rispetto a luoghi e percorsi frequentati abitualmente, elementi distintivi per la scelta (assortimento, luminosità, assistenza all’acquisto…); ✓ il processo d’acquisto: numero di punti vendita visitati prima di effettuare l’acquisto, la frequenza degli acquisti per i beni dell’elettronica di consumo, elementi salienti nel processo di scelta (qualità, brand, prezzo, design…), chi influenza la scelta… ✓ la valutazione assoluta del punto vendita: si chiede di valutare specifici elementi del punto vendita in cui viene effettuato il questionario (profondità ed ampiezza dell’assortimento, disposizione delle merci, qualità dell’ambiente, luci, arredamento, store team…); ✓ se possibile, una valutazione comparativa tra due store (nuovo e vecchio negozio dopo una ristrutturazione, due negozi della stessa catena). I dati socio-demografici e le valutazioni espresse dal cliente vengono analizzati attraverso tecniche statistiche. La mole di informazioni acquisita diventa così di estremo valore, poiché permette di orientare le scelte di gestione e sviluppo del punto vendita. “Ask the boy” recita un celebre principio educativo, possiamo affermare a ragione che il cliente possiede tutte le risposte alle domande del management. Gli obiettivi da perseguire possono essere sva- riati, dal “guidare” i clienti verso particolari prodotti, all’incentivare l’acquisto con (o senza) il supporto del personale, oppure generare una dimensione esperienziale molto forte. L’OSSERVAZIONE DIRETTA Questo tipo di ricerca permette di rilevare dati di tipo qualitativo. Le più comuni modalità operative prevedono, innanzitutto, l’osservazione campionaria in fasce orarie critiche dei flussi di consumatori davanti al punto vendita e dei tassi di conversione, il numero cioè di persone che entrano in un punto vendita. Questo tipo di osservazione consente perciò di monitorare tutto il processo: dal passaggio in prossimità dello store, alla visita dello stesso fino all’acquisto. Generalmente, è prevista, inoltre, l’osservazione approfondita della shopping experience di alcuni consumatori, relativamente a specifici temi riguardanti il nuovo ambiente di vendita. Infine, l’osservazione specifica del rapporto tra consumatore e store team. Ad esempio, spesso è possibile rilevare oggettivamente come una particolare disposizione dell’arredamento indirizzi i clienti verso una certa tipologia di prodotto piuttosto che su un’altra, oppure, più frequentemente, verso un particolare marchio. Ancora, si può osservare come l’arredamento spinga o meno il consumatore a servirsi da solo. Questa affermazione è tutt’altro che scontata poiché il concept può supportare oppure ostacolare la filosofia di vendita auspicata dall’insegna. L’osservazione diretta indica anche l’importanza attribuita dai consumatori alla vetrina, qualora sia presente. Vengono infatti evidenziate le percentuali di individui che pur soffermandosi a guardarla, non entrano nel punto vendita, qual è la percentuale di individui che l’ha osservata prima di entrare, o, ancora, in che misura le vendite sono legate ai prodotti esposti. 26 | Trade Bianco | gennaio 2009 Infine, l’osservazione permette di identificare lo “stile” dei propri consumatori, i brand indossati, le shopping bag testimoni di acquisti precedenti, la cura nella scelta degli accessori. Insomma, indicazioni circa possibili concorrenti da studiare o partner per realizzare iniziative di co-marketing. FOCUS GROUP I Focus group costituiscono un’ulteriore forma di ricerca qualitativa. In questo caso, un gruppo preselezionato di clienti (da 8 a 12) viene riunito per discutere, osservare, esaminare il concept del punto vendita. Un moderatore guida il gruppo cercando di sondare gli atteggiamenti relativi al visual merchandising, ai prodotti, al concept o ai servizi proposti al cliente. La discussione non è strutturata (o in modo lieve) e il moderatore incoraggia il libero flusso delle idee. Questa tecnica può fornire informazioni inestimabili sull’apprezzamento e sull’accettazione del concept del punto vendita da parte del suo mercato potenziale. Parallelamente, è possibile realizzare focus con la forza vendita per conoscere gli umori e i pensieri di un soggetto fondamentale nel processo d’acquisto, osservatore privilegiato del mercato. ESEMPI DI RISULTATI Per un cliente del settore fashion abbiamo testato un nuovo format di punto vendita ed è emerso che le modifiche apportate, in solo tre settimane, avevano permesso di raggiungere l’obiettivo del management: la conversione del genere dei clienti. Si è registrato, infatti, l’aumento del 50% delle donne che visitavano il punto vendita e la riduzione del 40% del numero di uomini. Un progetto curato per un cliente del mondo dell’elettronica di consumo ha portato alla definizione di un concept di punto vendita rispondente alle esigenze emerse dalle analisi quali-quantitative. Oltre alla fondamentale riorganizzazione degli spazi, tutte le componenti dello store sono state studiate nei minimi dettagli sulla base delle indicazioni fornite dai clienti. Per esempio, le analisi hanno fatto emergere la predilezione dei consumatori per una pavimentazione che venga percepita come “moderna” e “curata”, e per un ambiente caratterizzato da una spiccata attenzione per le luci, intense o più moderate, a seconda dei reparti. TEMPI E COSTI Per portare a termine un progetto che preveda analisi quali-quantitative come quelle illustrate è necessario considerare un mese circa, i costi possono partire da poche migliaia di euro.