Un romanzo intenso e toccante, narra la storia di Adeela, una

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Un romanzo intenso e toccante, narra la storia di Adeela, una
Un romanzo intenso e toccante, narra la storia di Adeela, una
bambina araba di sei anni, caratterizzata fin dalla nascita da
un segno sulle labbra che la rende unica.
La vicenda inizia con un quadro familiare di serenità mista a
tristezza, subito capovolto dal tragico episodio del rapimento
della bambina e dell’aborto della madre.
Le protagoniste vere sono due: la madre e la figlia ma sullo
sfondo si ergono figure non meno forti, all’apparenza molto
diverse, ma in realtà semplicemente appartenenti a due grandi
categorie: i puri ed i malvagi.
L’eterna lotta tra il bene ed il male rende il romanzo estremamente attuale. L’azione è presente in ogni parte del romanzo
e si mescola sapientemente alle malsane passioni carnali ed alla
cupidigia, descrivendo le infinite sfaccettature delle debolezze
umane.
Mariella Buono
Bocca di rosa
Edizioni Lussografica
© Copyright Ottobre 2014
Edizioni Lussografica
Caltanissetta
Tutti i diritti sono riservati
ISBN 978-88-8243-328-4
Fonte inesauribile di ispirazione, il libro di Maria Buono…
sole che si irradia nel buio di anime sole e fa sbocciare fiori di
speranza.
Denso di sentimento, caratterizzato da un linguaggio limpido
e chiaro. Il libro della scrittrice si contraddistingue per i valori
a cui si ispira, a quei principi intramontabili della vita che sono
l’essenza stessa dell’esistenza. Non mancano similitudini coinvolgenti, metafore brillanti e sempre e comunque l’amore regna
in contrasto testimone dei vissuti. Si legge la storia dell’animo
vagante dell’autrice, il suo sapiente meditare, il sapere cogliere
momenti da immortalare. Leggendo il libro della nostra Maria
mi par di vederla, con lo sguardo profondo, il sorriso dolcissimo,
l’amarezza e la speranza….ed ella va, novella Calliope sui sentieri della vita a cantare il suo inno dell’amore e tutti ascoltano
con sincera emozione. La nostra letteratura ha bisogno di penne
che si intingono nell’inchiostro dell’onestà intellettuale e morale
e incidono su rocce di tempo parole che nessuno potrà mai cancellare. La scrittrice lo fa con bravura e ricchezza di contenuti.
La sua ispirazione è pura e intensa, avvolgente e consolante. Un
messaggio che palpita e vibra nelle alate parole del suo libro
Bocca di rosa.
Tina Piccolo
Poetessa e critico letterario.
Ambasciatrice della poesia nel mondo.
Fondatrice int. Città di Pomigliano.
Eccellenza Campana in Europa.
Titolare del salotto scientifico e letterario a lei intitolato.
Bocca di rosa è un romanzo intenso e toccante, scritto con
mano elegante e delicata, in maniera scorrevolissima, dall’autrice siciliana Maria Buono e narra la storia di Adeela, una
bambina araba di sei anni, caratterizzata fin dalla nascita da
un segno sulle labbra che la rende unica.
La vicenda inizia con un quadro familiare di serenità mista a
tristezza, subito capovolto dal tragico episodio del rapimento
della bambina e dell’aborto della madre.
Quella breve serenità viene così spazzata via velocemente
dalla malvagità umana e segnerà duramente il destino della
piccola Adeela.
Le protagoniste vere sono due: la madre e la figlia ma sullo
sfondo si ergono figure non meno forti, dall’apparenza molto
diverse ma in realtà semplicemente appartenenti a due grandi
categorie: i puri ed i malvagi.
L’eterna lotta tra il bene ed il male rende il romanzo estremamente attuale; i personaggi sono descritti con poche decise
pennellate che non ne disperdono la forza né ne indeboliscono
l’incisività, come invece accade spesso nelle lunghe speculazioni psicologiche di racconti simili.
Le ambientazioni sono perfette, così come le citazioni tecniche e storiche, esposte in modo semplice e conciso.
L’autrice ci presenta, nella storia, anche un affresco di luoghi
a lei cari, descrivendo la vita che contraddistingue i piccoli
centri del Sud Italia, alternandoli magistralmente con i ritagli
di vita dei personaggi.
L’azione è presente in ogni parte del romanzo e si mescola
sapientemente alle malsane passioni carnali ed alla cupidigia,
descrivendo le infinite sfaccettature delle debolezze umane.
La narrazione lascia il lettore con il fiato sospeso, in attesa
dell’epilogo, che si snoda attraverso l’intreccio di destini che
seguiranno poi direzioni diametralmente opposte.
Sembra un romanzo d’avventura, in realtà è una storia
d’amore, sentimento che viene presentato in tutte le sue sfumature, senza mai cadere nella banalità: amore materno,
amore filiale, amore per un uomo…
L’autrice ha inteso descrivere la realtà con occhio consapevole e critico, ponendo l’accento su temi di notevole importanza quali la discriminazione sessuale, la pedofilia, la
negazione dei diritti fondamentali dell’essere umano, alla
quale ancora oggi, purtroppo, assistiamo, ma lo ha fatto con
cuore puro, proponendo come soluzione alla sofferenza… il
trionfo della giustizia: quella umana e quella divina.
L’intero romanzo è, quindi, un inno alla speranza ed alla
forza dell’amore di cui tutti oggi sentiamo il bisogno estremo.
Liana Guadagni
Critico d’arte
La scrittrice Maria Buono presenta questo libro con garbo e raffinatezza trasportandoci in un’avventura e facendoci respirare la
sua vena artistica di chi sa scrivere versi, poesia con parole, messaggio di nobili cuori, voce che diffonde il suo canto per monti e
per valli.
Vagabonda sentinella della notte, guerriera del giorno, simbolo
di purezza e sentimento. Tutto questo lo ritrovo nel libro di Maria
Buono, che ci ispira argomenti molteplici, che ci rivela il suo
animo e ci racconta le sue emozioni talvolta con parole semplici
ma impugnanti. La natura, il mondo, le persone care, l’amore in
tutte le sue infinite forme, il rispetto di ogni uomo verso il suo simile è fondamentale come contributo per l’intero pianeta e per
noi esseri umani senza distinzione, di razza, colore, e religione.
Tutto questo è compreso nel mondo emotivo dell’autrice. Dolce
di carattere, coerente nella sua personalità, dotata di grande sensibilità che traspare attraverso la lettura di quest’opera, mette magistralmente in risalto i principi e valori della vita, quel
“vademecum” guida morale per tutti.
Leggere i brani della scrittrice ci consola, ci dilata il pensiero, ci
offre stimoli efficaci per fare un’analisi attenta della realtà che ci
circonda e leggere anche noi stessi.
Trama triste e gaia, vibrante e malinconica, si snoda al ritmo di
emozioni di speranze e di ricerca interiore. La lettura di questo
libro ne rende più agevole la trasposizione cinematografica e teatrale a chi come il sottoscritto è impegnato nel mondo del cinema
e del teatro.
Un libro è uno scrigno che contiene tesori e questo è colmo di
gemme e rubini, simboli di bontà, di sentimento, di valori che
sono eterni e danno un significato all’esistenza.
Salvatore Orlando
Regista cinematografico
Introduzione
Quando il cuore di una donna batte per un altro si spianano
le vie dell’oblio attraversando sentieri colorati di arcobaleno.
L’immagine della felicità scopre sentieri imperscrutabili che
la trasporta tra i vasti orizzonti dell’amore.
Attraversa tempeste di un mare irrequieto che la incitano a
non fermare i sentimenti mentre brillano come stelle nella
notte.
Questo sognava Manira per la sua vita, ma non sempre accade ciò che desideriamo. Il vento spazza via con il suo urlo
l’amore dissolvendolo nell’aria come foglie al vento.
L’immagine di una figlia portata come rose in grembo allieta
la sua vita mentre sussurra il suo nome. Adeela. L’essere
madre, moglie e donna mentre percorre un sentiero tortuoso
è per lei come combattere i mulini a vento.
Il dolore di un regno senza scettro segna il suo cammino, ma
la forza di una madre va al dì là della realtà, le sue lacrime versate per la figlia diventano zaffiri pesati sulla bilancia dell’amore.
Non c’è amore più grande di una madre: come fiumi in piena
sono le parole che esprimono il suo amore. Nella favola della
vita c’è chi ha potere e virtù, ma il cuore di una mamma possiede un tesoro che non si potrà mai stimare.
Prefazione
Ogni forma di apprezzamento alla vita è segno di rispetto.
Questo libro non ha alcuna intenzione di promuovere il femminismo, semplicemente desidera esaltare i valori dell’essere
umano. A volte confondiamo alcuni pensieri e non comprendiamo la differenza fra avere e possedere.
La donna in certi periodi della storia è stata vista come l’incarnazione della seduzione sessuale e del vizio. Sono state prese
delle misure di restrizione della sua libertà, privandola dei vari
incarichi nella società, dimenticandosi della sua coscienza. Con
l’avvento del nuovo secolo, le donne hanno preso maggiore coscienza della loro situazione percependola come ingiustizia.
Hanno scavato con spirito di intraprendenza rocce di difficoltà,
denunciando e opponendosi a qualsiasi forma di violenza. È difficile credere al destino perché la volontà aspira alla felicità. In
certe occasioni la volontà viene abolita, calpestata e incatenata
a qualcuno. Ogni donna di qualsiasi razza e religione si sente figlia, madre, moglie e vuole identificarsi in ciò che vive: non è
compito facile, ma arduo. Le esperienze della vita hanno dato
loro forza e coraggio. Tutto è in rapporto ai nostri costumi e all’ambiente in cui viviamo. Quello che appare un crimine qui,
spesso è considerato virtù in un altro paese e le virtù di un
altro emisfero potrebbero al contrario essere considerate da
noi cattiverie.
La saggezza viene dalla libertà, non da pensieri chimerici, e se
esiste una cosa assurda a questo mondo è annientare il rispetto
dell’essere umano.
L’umanità, l’amore ci prescrivono quindi i nostri reciproci doveri: ognuno li adempia, con l’energia che la natura ci ha dato
senza calpestare la dignità della donna come figlia, madre e
moglie.
Baraza:
Burqa:
Djellaba:
Ma’aa salamah:
Magrood:
Maysung:
Qibla:
Riy_l:
rqaqat jihneh:
Salaam:
Scramjled:
Shahid:
Syp:
Suq:
Tadelk:
panca
capo d’abbigliamento femminile
della tradizione islamica
vestito
saluto generico di commiato
dolcetti di semolino
lett. “di bell’aspetto”
la direzione della Mecca
moneta saudita
sfogliatine di formaggio
saluto generico
dolce al formaggio
martire
moneta siriana
mercato
tipico stucco marocchino
BOCCA DI ROSA
Quella notte Aasim non riusciva a prendere sonno, si girava
nel letto nervoso.
Le lenzuola fresche di bucato erano diventate carta stropicciata. Nella stanza si sentiva l’odore sgradevole del suo sudore.
Aasim era una persona introversa, enigmatica e burbera. Il suo
metro e novanta di statura era tenuto in ottima forma dalla palestra praticata costantemente.
«Aasim, Aasim» chiamò sottovoce la moglie Manira.
Con una smorfia di fastidio Aasim si alzò.
Gironzolava per la casa a piedi nudi stringendo una tazza di
caffè, unico rimedio per una notte insonne.
Manira in silenzio gli preparò uno scramjled.
«Non ho fame» le rispose, mentre con un gesto maldestro
faceva cadere il bicchiere stracolmo di yogurt alla frutta sporcando il tadelk.
Manira imbarazzata cercò in tutti i modi di pulire con un
panno umido il pavimento.
Rispettosa, muta, come solo una donna araba sa essere, si allontanò nel silenzio della sua tristezza.
Sedette su una vecchia panca di valore e con lo sguardo fisso
alla finestra osservò un patio gentilmente ombreggiato dai
rami di un albero di ulivo.
Fu distratta dal pianto della sua bambina:
«Adeela… figlia mia».
La strinse tra le sue braccia, felice di sentire l’odore del pigiama profumato.
Quando guardava Adeela il suo cuore batteva forte per
l’amore che provava.
La sua bambina aveva sei anni, era nata a novembre. Ricordava quel giorno, la sua pelle di velluto scuro, la testolina minuscola che si appoggiava alla sua folta chioma e sulle labbra
un’escrescenza che somigliava a una rosa.
«Su piccola, stamattina ti porto al suq e ti compro i rqaqat
jibneh».
«Che bello mamma, mi piacciono tanto!» rispose felice
Adeela.
Mentre gironzolava per casa, Adeela lasciava il pigiama sul
divano e le ciabatte su una sedia. Cantava felice la filastrocca
che la mamma ogni sera le faceva sentire prima di addormentarsi.
Quando fu pronta, Adeela uscì nel cortile e cominciò a giocare intorno ad uno dei quattro pilastri.
«Ferma, ti gira la testa!», le ordinò con un sorriso la mamma.
Ogni abitazione araba deve avere un cortile interno con quattro lati perché ognuno rappresenta le colonne che sostengono
la volta del cielo. Il cielo stesso farà da soffitto al cortile diventando una cupola naturale. Al centro del cortile deve esserci
una fontana nella quale si potrà specchiare la volta celeste, creando così la congiunzione tra cielo e terra. La casa islamica
deve essere chiusa verso il mondo esterno per meglio proteggere l’intimità della famiglia e il regno della donna.
Manira aveva due figlie: Maysung, la figlia maggiore e
Adeela. Un altro, era ancora in grembo, si sarebbe presto affacciato al mondo. Aasim prediligeva la figlia maggiore, aveva
la pelle scura come l’ebano, gli occhi tondi cerulei, l’aspetto
raffinato della mamma. Questo era motivo di dolore per la
mamma perché anche Adeela, il brutto anatroccolo, lo avvertiva. Quella mattina Maysung rimase a letto. Manira lasciò la
colazione pronta sul tavolo ovale della cucina: la stanza profumava di cappuccino, un’aria invitante di prima colazione. La
tovaglia ricamata rendeva il tavolo elegante e raffinato.
La donna lasciò un biglietto sul comodino di Maysung:
«Siamo al suq, siamo a casa prima di pranzo, non aprire agli
estranei.
Se vuoi puoi andare dalla nonna Afrah. Baci, la mamma».
La donna salì con Adeela sul bus.
«Salaam» salutò mentre cercava posto.
Adeela silenziosa e con movimenti garbati si sedette girando
il capo verso la strada.
«Mamma che bello, guarda quanti palloncini!» disse con
fatica.