Gli italiani e la salute: cosa significa star bene?
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Gli italiani e la salute: cosa significa star bene?
Gli italiani e la salute: cosa significa star bene? Risultati della prima edizione dell’Osservatorio Salute AstraZeneca ha incaricato ISPO di realizzare uno studio quali-quantitativo che costituisce la prima fase del progetto “Osservatorio Salute”, finalizzato in particolare a presentare ricerche che esprimano la valenza positiva dei concetti di salute e cultura della salute e contribuire alla diffusione della “cultura della salute” stessa. Il progetto prevede il monitoraggio periodico degli atteggiamenti degli italiani verso la salute e la cultura della salute – riassunti nell’indice di attenzione verso la salute (IAS) - e una serie di approfondimenti specifici. In questa prima fase si è indagato il tema del pensiero positivo. Dal punto di vista metodologico, lo studio ha visto l’integrazione fra un’indagine quantitativa ed una qualitativa. La prima, condotta tramite interviste telefoniche, su un campione di 800 individui, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, era costituita da un questionario con una serie di domande finalizzate a definire l’indice di attenzione verso la salute e un gruppo di domande utili per indagare il tema specifico della relazione fra benessere e pensiero positivo. Per la fase qualitativa, invece, sono stati realizzati due focus group, della durata di circa due ore ciascuno, con 8 partecipanti per gruppo, tutti di età compresa tra i 30 e i 45 anni, occupati, appartenenti al ceto medio “professionale”, e fruitori negli ultimi due anni di almeno due tipi di cura alternativa e/o psicologica o psicoterapeutica. Il primo gruppo era costituito da 8 donne e il secondo da 8 uomini, nell’ipotesi che la variabile ‘genere’ fosse significativa e influente nel determinare atteggiamenti e comportamenti. L’indice di attenzione verso la salute (IAS) rappresenta la sintesi complessiva del posizionamento e orientamento della popolazione italiana rispetto all’attenzione verso la salute personale e famigliare e rispetto alla valutazione e alla pratica di comportamenti preventivi a sostegno della salute. Esso, inoltre, permette un’analisi degli atteggiamenti degli italiani secondo due principali coordinate di lettura delle tendenze nella cultura della salute: a) innovatività degli atteggiamenti (comportamenti innovativi vs comportamenti tradizionali), b) intensità dell’attenzione verso la salute (alta attenzione vs bassa/limitata attenzione). La rilevazione empirica ha permesso di articolare l’indice in sei “tipi”, corrispondenti a sei diversi modi di prendersi cura di sé. I profili sono piuttosto caratterizzati e si differenziano per genere, età e zona di residenza: gli indifferenti (27%) - che non prestano nessuna attenzione alla salute - e i tradizionalisti “puri” (30%) - che si rivolgono solo alle pratiche tradizionali - sono più spesso anziani e si tratta nel complesso di una quota considerevole della popolazione italiana: quasi 6 su 10. Ci sono però anche i new agers (7%) attratti dalle nuove pratiche ma disinteressati a quelle tradizionali e i curiosi (16%) attenti alla salute e incuriositi dalla nuove pratiche, che sono più spesso giovani. Discreta la quota dei cosiddetti tradizionalisti “aperti” (13%) che fanno ricorso alle pratiche tradizionali, ma non guardano con sospetto quelle nuove. Gli olistici (7%) - pochi ma buoni - sono i veri pionieri di uno stile di cura a tutto tondo che include pratiche tradizionali e nuove. Nel complesso, olistici e curiosi sono stili che riguardano 1 italiano su 4, e coloro che li mettono in atto sono anche più soddisfatti della propria vita e guardano al futuro con maggiore ottimismo. Insomma innestare, talvolta, qualche novità sulle solide radici della tradizione appare un processo rivitalizzante. I partecipanti ai focus group sono tendenzialmente appartenenti alle categorie “curiosi” e “olistici”. Ciò è dovuto alle caratteristiche prese in considerazione per comporli: età centrale, condizione socioeconomica relativamente agiata, discreta propensione verso le nuove pratiche. I focus permettono inoltre di approfondire la dimensione della differenza di genere: fra le donne prevale la dimensione intimista, la necessità di un contatto profondo con se stesse e di una conoscenza intima di sé e dei propri bisogni che permette l’auto-cura. Al maschile si delineano tratti di dinamismo, prestazione fisica brillante, tonicità, energia, giovialità e leggerezza, facilità di comunicazione. A livello generale ecco le principali evidenze empiriche emerse dall’indagine quantitativa e dall’approfondimento qualitativo. La salute al centro Dopo la famiglia, è la salute il valore universale più importante per gli italiani: il 29% la mette al primo posto e il 61% la cita fra le tre cose più importanti nella vita. E tra i 35 e i 54 anni la salute è il primo valore citato. Più in generale, l’importanza attribuitale cresce al crescere dell’età ed è maggiore (seppure in misura contenuta) tra le donne rispetto agli uomini. Tra i partecipanti ai focus group, la salute si riassume nella dimensione del prendersi cura di sé e si declina nell’accezione di maggiore consapevolezza del proprio corpo e di come viene usato: “Sapere di cosa ha bisogno il tuo corpo”; “Imparare a “sentirsi” e a capirsi”. Non si rileva un salutismo rigorista e punitivo ma, piuttosto, una generalizzata tendenza a mediare tra i diversi aspetti per raggiungere un buon equilibrio personale: “Regolarsi, il che non vuol dire non concedersi “strappi” alla regola. Ogni tanto è bello anche fare cose poco salutari perché anche le trasgressioni ogni tanto fanno parte del piacere di vivere… l’importante è non farsi male”. “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo” (Lev Tolstoj). Le famiglie italiane si dichiarano quasi tutte molto felici. Come dicono di stare gli italiani? Tutto sommato abbastanza bene. L’aspetto di cui sono più soddisfatti sono le relazioni familiari: 7 su 10 le valutano in modo decisamente positivo. Circa la metà dà inoltre un buon voto anche alle amicizie, alla vita di coppia, alla salute, alla propria vita in generale e, seppure in misura minore, al proprio lavoro. Più problematici risultano essere la situazione economica e il tempo per sé, che soddisfano appieno solo 3 italiani su 10. Tuttavia in pochi si dichiarano davvero insoddisfatti dei vari elementi che contribuiscono a formare il benessere. Ma cosa significa “stare bene”? Secondo quanto emerso dai focus group, il benessere è percepito come un mix psico-fisico complesso e composito ma segnato in prima battuta dalla necessità che sia “interiore”: “Stare bene è un concetto complessivo: non si sta bene se non è un benessere interiore che per esistere ha bisogno di essere fisico e mentale insieme”. Viene sottolineata con forza l’importanza ricoperta dalla soddisfazione affettiva nel perseguimento del benessere: a) star bene in famiglia: “Preferisco vedere Winnie the Pooh con le mie figlie che andare a vedere un film a cui tengo appena uscito in prima visione. Stare sul divano con le mie bambine a vedere un ‘loro’ film mi riempie di più”; b) l’amicizia e l’amore: “Essere generosi di sé, voler bene e fare anche delle fatiche per le persone a cui si vuol bene è una cosa che con il benessere c’entra”; c) sentirsi in pace con quello che si fa: “Se uno sente che la sua vita ha delle solide basi, che dà tanto ma riceve anche, che è una persona che ha imparato a chiedersi di essere per bene, un ‘giusto’ nel senso più alto della parola, è meno difficile sentire di stare bene e non sto parlando di salute fisica”. Dunque, il benessere è percepito come uno “stato di equilibrio intimo e profondo”, certamente difficile da raggiungere in assenza dello star bene sul piano fisico, ma non a questo limitato. L’Osservatorio Salute, indaga poi aspetti come le dinamiche socio-affettive (relazioni famigliari, amicali, di coppia), l’attenzione nei confronti della prevenzione, la cura di sé, del proprio corpo e della propria spiritualità, le dinamiche sociali (gestione dello stress e delle relazioni professionali), al fine di delineare profili il più possibile completi e definiti, che tengano conto anche delle variabili regionali e di genere. Pag. 2/2