DICEMBRE 1913: RITROVATA LA GIOCONDA
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DICEMBRE 1913: RITROVATA LA GIOCONDA
DICEMBRE 1913: RITROVATA LA GIOCONDA, IL QUADRO DELLA DISCORDIA La rivalità fra il nostro Paese e la Francia è ormai proverbiale, e affonda le radici sulla presunta supremazia del Belpaese o dei cugini d’oltralpe in diversi settori, dal cibo ai vini, dalla cultura alla bellezza delle capitali Roma e Parigi, che mostrano orgogliose il fascino da “città eterna” l’una e l’eleganza di “città degli innamorati” l’altra, fino ad arrivare alle epiche battaglie sportive degli ultimi anni, con le rispettive nazionali spesso contrapposte in sfide decisive per tornei come Europei o Mondiali di calcio. E, per aggiungere un pò di sale alle discussioni, molto spesso la sfida dialettica tra italiani e francesi sfocia su un discorso molto particolare: la Gioconda. Quello che si può tranquillamente definire il quadro più famoso del mondo è la perla del Louvre, museo parigino che espone con orgoglio il capolavoro del genio italiano Leonardo da Vinci, il quale ritrasse la donna dall’enigmatico sorriso (presumibilmente Lisa Gherardini, nobile italiana, moglie di Francesco del Giocondo, il quale commissionò il ritratto della propria sposa al pittore) all’inizio del XVI secolo. La disputa che infiamma i battibecchi italo-francesi è incentrata sul diritto o meno della Francia di ospitare la Monna Lisa, e di beneficiare di conseguenza degli enormi vantaggi in termini di turismo e di immagine che tale diritto comporta: gli italiani sostengono che la Gioconda, in quanto opera italiana, debba essere esposta in Italia, adducendo tra le motivazioni anche il fatto che il celeberrimo quadro si trova in Francia perché trafugato da Napoleone Bonaparte; i francesi, dal canto loro, non vedono alcun motivo plausibile per privarsi di questo capolavoro, smentendo categoricamente l’ipotesi che tra le razzie perpetrate dalle campagne napoleoniche in tutta Europa rientri anche il capolavoro di Leonardo da Vinci, e sostenendo che la stragrande maggioranza delle opere d’arte si trova in giro per il mondo, e non necessariamente nel Paese che ha dato i natali al suo autore. Questa controversia ormai secolare sembra non poter approdare mai ad una conclusione accettata da ambo le parti, ma in realtà la verità sull’argomento non è poi così misteriosa: seppur Napoleone avesse un debole per la Gioconda, tanto da farla mettere nella sua camera da letto, egli non la rubò mai all’Italia, perché il quadro della Monna Lisa fu portato in Francia da Leonardo in persona nel 1516, e venne poi acquistato insieme ad altre opere da Francesco I, sovrano di Francia, per una cifra di 4.000 ducati d’oro. Ma c’è dell’altro: esiste davvero nella storia un furto della Gioconda, ma a parti invertite, perché fu un italiano, tal Vincenzo Peruggia, ex impiegato del Louvre, decoratore e imbianchino, a rubare il quadro dal museo di Parigi e a portarlo in Italia. I fatti in questione risalgono al 1911, precisamente alla notte tra il 20 e il 21 agosto: del furto vennero sospettai anche artisti come Apollinaire e Picasso e addirittura l’Impero Tedesco, nemico dei francesi. In realtà l’impresa temeraria venne compiuta da Peruggia, il quale, dopo l’arresto, motivò il suo gesto affermando che aveva intenzione di regalare la Gioconda all’Italia, rimediando ai saccheggi napoleonici, ignorando che invece il quadro apparteneva (e appartiene) legittimamente allo Stato Francese. Il ritratto della Monna Lisa venne rintracciato quando ormai si erano quasi perse le speranze di ritrovarlo, cioè dopo più di 2 anni dal furto, precisamente nel dicembre del 1913: grazie ai buoni rapporti (!) tra Italia e Francia il capolavoro di Leonardo venne esposto in tutta Italia prima di tornare nella sua legittima casa, il Louvre. E ancora oggi, a quasi cento anni di distanza, l’enigmatico sorriso di Monna Lisa continua ad attirare milioni di visitatori, affascinati dal quadro più famoso del mondo, realizzato da quello che è forse il più grande genio italiano e che si trova, senza che nessuno lo abbia rubato, ma con pieno diritto, nel museo più rappresentativo di Francia. Ferdinando Morabito