17 resoconto assemblea pd 23.01.2009
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17 resoconto assemblea pd 23.01.2009
Assemblea PD del Trentino – 23 gennaio 2009 1. Introduzione e intervento del segretario uscente Alle 20.52 il presidente Kessler fa l’appello. Al momento sono presenti in 50. Dà la parola al segretario uscente. Pacher: oggi la giunta provinciale ha approvato in linea tecnica la manovra di bilancio per il 2009, all’interno della quale ci sono un pacchetto di misura di carattere anticongiunturale, atte a fronteggiare la crisi e a redistribuire risorse finanziarie importanti. All’interno di questo pacchetto c’è il reddito di cittadinanza: a tutti i residenti che si trovassero con una capacità al di sotto del 50% del reddito mediano verrà dato strutturalmente un sostegno. In una manovra di 850 milioni di euro sono stati stanziati investimenti, non solo opere pubbliche a taglio “piccolo”, ma anche interventi di rinforzo per la sostenibilità e il ripristino ambientale. È davvero una manovra con una fortissima connotazione politica. È la prima volta in Italia che una regione o provincia adotta il reddito di cittadinanza. Con la manovra di oggi alcuni dei punti che hanno caratterizzato la proposta di programma del PD e il programma di coalizione sono stati recepiti subito, il che vuol dire che ci troviamo già adesso a poter vantare un primo importante risultato politico. Questo ci richiama a quanto sia importante che il nostro partito riassuma con grande energia la propria fisionomia di partito-guida, e quanto sia importante che questi risultati si possano rivendicare come importanti. E ci chiama ancora una volta alla assoluta necessità che da domani mattina il nostro partito ritorni ad avere una fluidità di comunicazione sull’esterno che spesso non ha avuto: sono il segretario uscente e me ne assumo la responsabilità. Possiamo ripartire avendo un elemento importante da presentare a chi ci ha dato fiducia alle elezioni. Dobbiamo concludere più in fretta possibile la nostra fase costituente e consolidare la struttura organizzativa interna e anche attraverso un confronto congressuale che in qualche modo riesca anche a ridefinire la geografia interna al partito che abbiamo conosciuto alle elezioni primarie del giugno scorso, rimasta congelata in una coazione a ripetere di carattere politico e relazionale, che dobbiamo superare. Non bastano le buone intenzioni e le dichiarazioni di intenti, bisogna superara con un confronto politico, una riarticolazione che altro non può essere che un percorso di carattere congressuale. Abbiamo temi importanti che possono caratterizzare il nostro percorso politico, ne dico uno solo: il rapporto con le sorti del PD nazionale, mi piacerebbe che nelle prossime settimane e mesi potessimo rimettere in moto una capacità ideativa, che affrontassimo anche questi temi. Su questo si vada al congresso: allora ridefiniremo le cose, perché è inevitabile che ci siano differenze e conflitti, ma non deve diventare una nevrosi che non si esprime apertamente. Dobbiamo accettare il conflitto interno ma trovando forme di superamento, non vanno bene le cristallizzazioni su geografie interne che sono la caricatura di un dibattito. I cittadini hanno visto in noi non solo una proposta accattivante la ma speranza di un superamento di una stanchezza politica molto forte; ma in questi mesi non siamo riusciti a farlo. Abbiamo il tempo di riavviare: per molti di noi, io per primo, era la prima volta che costruivano un partito; errori e incertezze ci sono state. Ora dobbiamo fare in modo che l’articolazione di tante sensibilità diverse possa tradursi in capacità di proposta. Io non ne posso più che si parli del PD solo per le liti interne, è una caricatura della politica. Voglio che il PD faccia proposte con cui gli altri devono confrontarsi. Abbiamo il tempo per poterci presentare con rinnovata energia. A partire da questa sera ci vuole un sovrappiù di responsabilità. In molti di noi resta qualcosa di amaro: è un passaggio difficile, perché ci attribuisce una responsabilità più forte, non decidono più i cittadini; è una soluzione-ponte, per uscire dalla fase costituente; invito tutti a pensare che in questa fase è davvero più importante come facciamo le cose rispetto a quello che facciamo. L’immagine che diamo all’esterno di questo partito dipende anche dal nostro modo di rapportarci con l’informazione. Un passaggio come quello di stasera non deve essere un momento ulteriore di attrito e di tensione, facciamo uno sforzo tutti quanti, lo dobbiamo a noi e lo dobbiamo soprattutto a chi sta fuori da questa sala, i nostri datori di lavoro, i nostri azionisti di maggioranza. Kessler: sono d’accordo, soprattutto su questa denuncia della mistificazione o della caricatura che appare all’esterno. Il direttore dell’Adige ha pubblicato la mia lettera senza essere stato autorizzato e censurando una frase. L’Adige critica ma non accetta critiche: non alimentiamo questa caricatura dividendoci dove non è necessario. Non sono proprio in sintonia con quanto ha detto Pacher a proposito dell’amarezza: credo che questa fase possa essere vissuta con leggerezza e tranquillità. Non c’è nulla di drammatico. Per quanto mi riguarda i candidati segretari ci sono alcuni che voterei, altri che non voterei, ma è ben chiaro per chiunque verrà sarà il segretario di questo partito e sarà il mio segretario, che io l’abbia votato o no. Auspico di poterlo votare. Chiama quindi al tavolo i tre facilitatori. 2. Relazione dei facilitatori Di Camillo: spiega all’assemblea come è stato impostato il lavoro, svolto in un clima fattivo, collaborativo, molto sereno. Non ci sono state preclusioni o veti da parte di nessuno. Si è tenuto conto delle riunioni di maggioranza o di minoranza, delle e-mail, di uno “sportello” giovedì e delle telefonate. È stata una fase di ascolto, e tenuto conto delle funzioni attribuite dal segretario abbiamo cercato di fare sintesi. Nicoletti: lo statuto prevede che in caso di dimissioni anticipate del segretario l’assemblea possa procedere al suo interno dell’elezione di un segretario che porti a termine il mandato previsto. Si tratta di gestire una fase di transizione e questo deve anche portarci a sdrammatizzare, si tratta di pochi mesi. Fonte di legittimazione dei nostri organi sono i cittadini elettori, per cui non si potevano stravolgere gli equilibri dell’assemblea. Da un lato c’era la possibilità che il partito venisse gestito da parte della maggioranza; dall’altro, di optare per una gestione unitaria. Abbiamo inteso che l’assemblea avesse scelto questa seconda strada, altrimenti i facilitatori non avrebbero avuto senso. La maggior parte delle persone ha confermato questo orientamento, per uscire da stasera con una gestione unitaria del partito. Questa logica di convergenza è stata anche accettata da tutte le persone che sono state candidate o a cui si è chiesto di candidare. Ciò che abbiamo cercato di verificare non era se un candidato era migliore dell’altro, ma qual era il nome sul quale si poteva verificare la massima convergenza politica per gestire una fase di transizione. All’interno di questo quadro il nome su cui si è registrata una convergenza maggiore è stato quello di Maurizio Agostini. Anche sugli altri nomi, quelli di Alessio Manica e di Luca Zeni, c’è stato sempre un grande apprezzamento. Si sapeva che la disponibilità di Agostini era limitata nel tempo per ragioni di tipo professionale, ed è limitata nel tempo per il mandato, ma questo è il senso della convergenza che abbiamo registrato. A questo punto abbiamo cercato di verificare quale poteva essere il quadro che desse corpo a questo desiderio di gestione unitaria per quanto riguarda gli altri organismi del partito. La cosa è risultata più difficile e su questo è stato anche più difficile raccogliere i pareri delle singole persone; abbiamo cercato di esprimere un criterio di inclusione, in modo che tutti i protagonisti di questa vicenda alla fine potessero venire coinvolti perché il loro contributo è essenziale e perché la gestione unitaria si traduca in un coinvolgimento reale, oltre a cercare di rappresentare i territori e le generazioni. Zorzi: abbiamo compreso anche il senso della proposta che ci avete affidato, facendo i facilitatori, non sostituendoci a voi, ma non essendo solo notai; il compito era quello di trovare un punto di equilibrio che potesse riportare all’interno della direzione politica i conflitti e la possibilità di prendere decisioni, questo è il senso del nostro sforzo. Uno sforzo che abbiamo percorso con una metodologia di alto spessore politico, partendo con l’idea che quello che arrivava in termini di informazione doveva essere messo reciprocamente a disposizione per far nascere un partito più forte e più unitario. Sappiamo quanto la gente ci sta chiedendo di lavorare, di dare risposta ai problemi che stanno assillando migliaia di famiglie. Ci sono problemi che ci toccano, come i rapporti con il PD nazionale, scelte sulle quali dobbiamo trovarci pronti e con una strategia politica che possa anticipare i tempi. Abbiamo una grande occasione politica, possiamo davvero concludere una prima fase importante, sarebbe saggio che domani si aprisse una fase nuova in cui il PD si trova compatto su una direzione che ci accompagna fino al congresso. Questi gli altri nomi emersi, oltre alla candidatura alla segreteria di Maurizio Agostini c’è la proposta per la presidenza dell’assemblea (Chiara Simoncelli) e per la direzione politica, nel quale, oltre ai quattro membri di diritto (segretario, presidente dell’assemblea, tesoriere e capogruppo in consiglio provinciale), potrebbero esserci Alberto Pacher, Giovanni Kessler, Luca Zeni, Alessio Manica, Giulia Robol, Ilaria Pedrini, Lilia Zecchini e Claudia Merighi. 3. Elezione del segretario Kessler chiarisce: non è all’ordine del giorno la nomina del tesoriere perché secondo lo statuto è il segretario che lo propone all’assemblea. Era invece all’ordine del giorno la nomina del comitato dei garanti, ma probabilmente per questo non siamo ancora pronti. Chiarisce le modalità previste per il voto e apre le dichiarazioni di voto sul segretario. Maurizio Agostini. Mi sembra strano quel che mi sta succedendo, e per certi aspetti anche paradossale. Chi mi conosce da più tempo sa che mentre l’APD si batteva perché anche in Trentino nascesse il PD, mentre nella sinistra trentina si esprimevano a favore di questo cammino, mentre l’allora sindaco Pacher da una posizione istituzionale non facile e con interlocutori spesso diffidenti chiedeva di accelerare su questo progetto, io avevo riserve, manifestavo dubbi, sottolineavo limiti e contraddizioni di questo obiettivo e li esprimevo pubblicamente. E oggi mi trovo qui indicato come un possibile punto di equilibrio e di garanzia per una fase breve ma delicata della vita del partito. Spero di poter dare un contributo utile senza fare il convertito, che rischia di avere caratteristiche rigide che indeboliscono il lavoro. Sono consapevole che l’indicazione sul mio nome è venuta d tutta l’assemblea, sono consapevole del ruolo che assumo, con i suoi imiti che sono limiti di investitura; ben diverso era il cammino di chi aveva ricevuto un’investitura diretta popolare. Sono consapevole di avere una piena legittimità ma di essere meno legittimato di chi mi ha preceduto. Prendo atto della temporaneità del mio mandato, che si conclude con il congresso, e dichiaro apertamente di essere consapevole dei limiti che ho in termini di esperienza politica e di limiti oggettivi per come è organizzata la mia vita personale e lavorativa, e questo mi fa da subito chiedere la massima disponibilità di tutti. Il compito di partenza è completare la struttura del partito, dai circoli alle strutture centrali; molte incertezze e fibrillazioni nascono da questa precarietà e provvisorietà. Ciò non di meno credo che vadano ringraziati tutti coloro che si sono buttati nell’impresa di radicare sul territorio la nostra forza politica, anche improvvisando; ora dovremo estendere la presenza senza buttare via nulla di quello che c’è. Dobbiamo ringraziare anche chi ha tenuto in questi mesi i nostri conti economici, con uscite certe e entrate incerte; credo sia venuto il momento di affidare all’assemblea un rendiconto della situazione. Ma curare l’organizzazione non ha senso se non riparte l’elaborazione politica. La realtà ci incalza non solo per le scadenze ma per la portata delle questioni economiche, sociali, culturali che ci richiedono sintesi e prospettive sempre nuove. Basterà partire da quel piccolo grande documento che è il programma elaborato in vista delle elezioni provinciali: non un punto d’arrivo da accantonare ma un punto di partenza per implementarlo e tradurlo in proposte, sui temi della democrazia, della trasparenza politica, dell’uso del territorio, della coesione sociale, dell’accoglienza e dell’attenzione alle aree della fragilità e del disagio. Su questi temi devono ripartire gruppi di lavoro e iniziative decentrate. Parola d’ordine: distinzione, non separazione, tra amministrazione e politica. Donne e uomini che i nostri elettori vorranno inviare nei luoghi istituzionali sentiranno la forza delle idee e degli obiettivi a cui tendere, e le singole questioni contingenti potranno smettere di essere trasformate in bandiere su cui vincere o morire, ma passaggi da misurare sul metro delle coerenza e della compatibilità sui nostri obiettivi di fondo. Le caratteristiche della mostra terra vanno considerate come ulteriore responsabilità. C’è anche la discussione che dobbiamo aprire sul rapporto con il PD nazionale, che vive una fase di crisi alla quale non siamo indifferenti, ma alla crisi potremo dare un contributo serio solo costruendo un PDT come laboratorio di idee. Un’impresa impegnativa e difficile perché non è un partito qualunque che vogliamo costruire: vogliamo cambiare la politica, rendere trasparente la democrazia, ridare protagonismo alla gente e tutto ciò va reso visibile da subito; e vogliamo essere un partito che si candida al governo, capace di costruire alleanze coerenti, che punta agli obiettivi e non solo a declamare i principi. Non derogare al dovere irrinunciabile di essere responsabili, riflettendo sulle ricadute e sulle conseguenze delle nostre decisioni, impegnandoci ad essere strumenti non solo di ascolto ma anche di formazione e informazione in mezzo ai cittadini. A chi ci guarda dal di fuori, alle altre forze politiche, o a personaggi vari, commentatori, editorialisti e presidenti chiediamo rispetto: non silenzio, buonismo o condiscendenza, ma il riconoscere che stiamo cercando di costruire una cosa grande e nuova. Potremmo non riuscirci o fallire, ma non è giusto leggerci sempre con la lente deformante del piccolo cabotaggio e delle beghe da cortile. A chi ci ha dato fiducia chiediamo pazienza; sicuramente abbiamo sbandamenti, abbiamo già deluso qualcuno, ma abbiate la pazienza di tenete conto della difficoltà del compito che ci siamo dati. Non accreditate le letture piccine e misere dei fatti, concedete più tempo alle verifiche. A chi come noi ha un ruolo di guida del partito chiediamo di avere attenzione e rispetto reciproco. Anche qui c’è strada da fare, ci sono tra noi storie diverse, non solo tre; ci sono pensieri e proposte diverse, ma si tratta di modi diversi di pensare al raggiungimento degli stessi obiettivi. Non diamo l’impressione che su ogni decisione si vince o si perde, che il PD o riesce come voglio io oppure non ha senso. Ne faccio anche una questione di toni e di parole. Perché ho un timore, che mi rimanda alle mie prime perplessità: temo che se non ci muoveremo assieme responsabilmente possa iniziare una deriva che finisce col tagliare fuori delle persone, col portare ad abbandoni fino a riprodurre altre vicende che dopo una fiammata iniziale sono diventate forze autorefe- renziali o di pura testimonianza. Vogliamo fare qualcosa di ben più grande e ben più duraturo. E indietro, vedete, non si tornerà Alessio Manica. Uno splendido intervento, Maurizio! Dato che ero uno degli “oggetti” del sondaggio , preciso che non era una competizione ma una ricerca di quella che doveva essere la figura più adatta per portarci al congresso. Ringrazio chi mi ha sostenuto, è stato un onore, io mettevo la mia disponibilità in spirito di servizio. Non c’è tempo: la pazienza dobbiamo chiederla, ma far finta che non ci sia più, ci siamo rivolti troppo verso l’interno, dobbiamo correre a sanare gli errori che abbiamo fatto in questi mesi (errori di comunicazione, incapacità di gestire il dibattito all’interno). Il Partito deve anche saper richiamare, e Agostini gode di un’autorità più forte della mia e lo prego di usarla fino in fondo. Ti invito, operativamente, ad attorniarti di persone presenti sui territori, non stiamo gestendo i territori, siamo sempre e soltanto qua. Che il PD si avvii unitariamente al suo congresso e alla sua maturità di pensiero. Di politica ne abbiamo fatta poca. Da oggi buon lavoro, sei il nostro segretario. Luca Zeni. Non ho preparato un discorso, avevo sentito un po’ di tensione in questi ultimi giorni, pensavo anche di dire qualcosa a questo proposito, ma il nocciolo della questione è stato toccato da altri. Quando abbiamo nominato i tre “saggi” lo abbiamo fatto per trovare la persona che meglio rappresenta questa stessa assemblea. In questi ultimi giorni abbiamo visto purtroppo un aumento della temperatura, la mia disponibilità restava in fondo alla lista, mi è spiaciuto essere usato come strumento di mediazione e mi è dispiaciuto vedere una reazione da parte di qualcuno di spingere verso un tentativo di forzatura di maggioranza. Ho molto apprezzato gli interventi nell’ottica di assumerci una responsabilità collettiva. Spero che su Agostini convergiamo tutti, è la persona migliore per guidare il partito, è dotata di molto raziocinio, è l’avvio di un percorso che ci permette di essere qualcosa insieme. Ho però dubbi sulla proposta di composizione del direttivo, mi pare che non siano rispettate le aree territoriali. Kessler ricorda che anche se Agostini rimane l’unico candidato, in linea di principio ciascuno degli aventi diritto può votare uno qualsiasi dei 66 membri. Sara Ferrari. Di fronte a questo l’auspicio di unitarietà, vorrei che domani sul giornale ci fosse scritto che il PD trova la convergenza, e propone che il segretario sia eletto per acclamazione. Si associano alla richiesta (o chiedono di votare per alzata di mano) Pacher, Dorigotti, Cogo. Bertotti vuole invece che Agostini riceva un’investitura più forte e chiede di votare a scrutinio segreto; Curzel si associa. Agostini, preso atto di queste ultime richieste, chiede che si voti a scrutinio segreto. Roberto Pinter. L’auspicio di una nuova fase è importante, condivide la premessa del segretario uscente e del segretario, ma non gli piace il modo in cui si è conclusa questa fase, con Alessio Manica accusato di aver spaccato il PD a Villalagarina. Questa è una bestemmia , e spero che questo non sia il motivo per cui Manica non è il segretario del PD. Mi spiace che si conclusa con una mancanza di fiducia nei confronti di un giovane che ha impersonato fin dall’inizio lo spirito del PD in Vallagarina. Al candidato segretario: il PD deve uscire dall’angolo in cui si è cacciato, sono d’accordo con le priorità elencate ma possiamo fare di molto per recuperare la situazione, spero che affronteremo le elezioni forti non solo della qualità degli amministratori uscenti ma anche della qualità progettuale. Vorrei che fossimo anche il primo partito nelle idee. Concludo: non so se possiamo aspettare il congresso per capire di più sul nostro rapporto con il PD nazionale, se vogliamo che il congresso registri una proposta progettuale del PDT forse dovremmo anticipare il più possibile il confronto su questo tema. Bruciare le tappe per non essere un PD che aspetta Dellai. Ultimissima cosa: forse già oggi si doveva fare la road map per la scadenza congressuale, vorrei che ci fosse un dibattito precongressuale molto denso, per avere delle reali opzioni politiche, in modo che il congresso sia la conclusione, non l’apertura del dibattito. Ultimo auspicio sui circoli; e un’altra cosa, bisogna richiamare tutti ad alcuni principi etici, evitando sovrapposizione dei ruolo e delle cariche. Ducoli. Rischio di essere monotono, abbiamo un antidoto a tante cose che non vanno, e sono gli iscritti, i circoli. Compito principale del segretario è andare sul territorio, fare un censimento, con quelli che ci sono partiamo. Civico. Sento che questa fase può aprirsi soltanto con le scuse pubbliche ad Alessio che ho già fatto privatamente. Il giormalista ha riportato esattamente quanto ho detto, ma è stata una sintesi che ha portato un danno personale ad Alessio, e di questo voglio scusarmi in assemblea, altrimenti non mi libero di un peso Merighi. Chiedo un nanosecondo, ringrazio Alessio perché penso che come pochi ha dato l’esempio del fare politica come tutti dovrebbero farla, è stato un signore da tutti i punti di vista, per lo stile politico e umano che ha tenuto. Alle 22.30 passa quindi a votare; Zorzi e Kessler registrano il voto. I votanti sono in 51. I voti per Maurizio Agostini sono 46, quelli per Alessio Manica 3, le schede bianche 2. 4. Elezione della direzione politica Kessler. Ci sono otto persone che hanno dato disponibilità e concentrano una certa quantità di consenso. Secondo lo statuto, che è fatto per tempi normali, le candidature devono essere comunicate preventivamente. Siamo in un caso transitorio: propongo di interpretare queste indicazioni considerandole come candidature. Chiese se ce ne sono delle altre. Non essendoci altre candidature, chiede se possiamo passare all’elezione in blocco per alzata di mano. Chiodi chiede di rispettare le regole anche in questo caso. Pacher sostiene la soluzione proposta da Kessler, in questa situazione più lineare. Kessler chiede all’assemblea chi preferisce votare per alzata di mano l’intera proposta degli otto candidati. La maggioranza (29) vuole votare per alzata di mano. Nicoletti puntualizza: la proposta è nata da una circostanza particolare; tra gli 8 ci sono 3 consiglieri; siamo consapevoli dell’opportunità di distinguere i rappresentanti nelle istituzioni dai ruoli di partito, ma nello statuto questo non è previsto chiaramente, e ci sembrava assurdo che Pacher non fosse membro della direzione; la proposta è in una logica di inclusione. Gli otto membri della direzione proposti dai facilitatori (Pacher, Kessler, Zeni, Manica, Robol, Pedrini, Zecchini e Merighi ) sono eletti con 47 voti favorevoli, 2 astenuti e nessun contrario. 5. Elezione del presidente dell’assemblea La proposta dei facilitatori è Chiara Simoncelli. Curzel ricorda che anche il suo mandato è in scadenza e sarà a disposizione del prossimo presidente. Si vota per alzata di mano: 38 voti favorevoli alla proposta, 4 astenuti. Chiara Simoncelli ringrazia tutti per la fiducia: il ruolo di presidente è apparentemente facile ma abbastanza delicato, spero con l’aiuto di tutti di essere in grado di farlo. 6. Conclusione. Il nuovo segretario del PD del Trentino Maurizio Agostini chiude l’assemblea invitando i membri del coordinamento a fermarsi per un breve incontro. L’assemblea si chiude alle 23.00. Il segretario dell' Assemblea Emanuele Curzel