I testi letti e commentati dagli studenti
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I testi letti e commentati dagli studenti
Testi di Gaetano De Santis L'INFANZIA «Ricordo i primi tentativi miei di fanciullo per discutere le idee tradizionali di cui la mia famiglia viveva. Era la prima timida e incerta affermazione della mia personalità di pensatore. Ricordo l’orrore che quei tentativi suscitavano nei miei e i loro sforzi per reprimerli e l’amarezza profonda che questa compressione suscitava in me». «In questa lotta [con la famiglia] protrattasi per anni lasciando sulla via brandelli sanguinanti d’anima ho conquistato la mia libertà e la mia personalità. E d’una sola cosa, tornando sulle memorie del passato, mi meraviglio, che essa non sia terminata con la distruzione della mia libertà e capacità di pensare ovvero con la mia ribellione piena alle tradizioni del passato, cioè con un’altra forma di perdita di quell’equilibrio in cui solo è libertà. Vi ho perduto soltanto, ma la perdita è piccola in confronto all’acquisto, la letizia dell’infanzia serena e spensierata» . Testi di Gaetano De Santis IL RIFIUTO DI PRESTARE GIURAMENTO AL FASCISMO Il 20 novembre 1931 il De Sanctis si accomiatò dall’Ateneo con una concisa lettera indirizzata al Rettore, professor De Francisci: «Credo di avere in tutta la mia vita di insegnante dimostrato il massimo ossequio alle leggi, ai regolamenti e in generale alla disciplina accademica. Mi duole quindi di doverle dichiarare che in questa occasione non posso ottemperare al Suo invito. Mi sarebbe infatti impossibile prestare un giuramento che vincoli o menomi in qualsiasi modo la mia libertà interiore, la quale io credo mio dovere strettissimo di studioso e di cristiano rivendicare, di fronte all’autorità statale, piena ed assoluta. Il mio atto non ha e non vuole avere alcuna portata e alcun significato politico. È semplicemente un atto di ossequio all’imperativo categorico del dovere compiuto con quella rettitudine aliena da ogni infingimento e da ogni riserva mentale che è stata per me norma di vita costante» . 2 Testi di Gaetano De Santis LA CECITA' È terribile cosa il non poter conversare con gli altri. È il castigo di quelli che non hanno amici e di quelli che vivono in solitudine. Ma più terribile cosa è il non poter conversare con se stesso. Ora io non ho mai potuto conversare con me stesso se non con la mediazione di un pezzo di carta scritta in cui mi riesca d'esprimere me stesso. Questo ora mi è negato. Senza tale mediazione io non vedo il mio spiriro che come si vede il proprio volto in un'acqua agitata. E la mia solitudine in cui non m'è dato neppure di conversare con me stesso si è fatta nera e atroce. Dal Diario segreto di GAETANO DE SANCTIS 17 luglio 1938 3 Testi di Gaetano De Santis CONCLUSIONI «Non sono così ingenuo o così vanaglorioso da ritenere che i miei libri saranno molto letti dopo la mia morte e che il nome e la figura del loro autore saranno conosciuti dai posteri. [...] Potrà allora darsi che un erudito o un curioso, indagando sulla cultura europea dei secoli XIX e XX, li prenda in mano e, fattane togliere la polvere annosa, ne legga qualche pagina o qualche capitolo. E può darsi che, leggendo, quel curioso o quell'erudito provi un po' di simpatia per l'autore. [...] E forse gli verrà il desiderio di sapere se e quanto partecipava a quelli che a lui appariranno i pregiudizi di quell'età remota, se e quanto è stato travolto dalle passioni che l'hanno travagliata, se ha conosciuto odi e disprezzi di razza o di nazione, se si è piegato davanti ai potenti, solo perché erano potenti, se ha appartenuto alla schiera degli uomini liberi, o se, credendosi o no libero, ha portato la catena della schiavitù, o se, cercando la verità la libertà e la giustizia, è stato di questi ideali seguace ardito e franco o timido, vile ed inutile». GAETANO DE SANCTIS Ricordi della mia vita, Firenze 1970, pp. 3-4. 4