Mobilità articolare 05-06 - non def

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Mobilità articolare 05-06 - non def
Appunti delle lezioni di
“Allenamento della mobilità articolare”
Versione non definitiva
La flessibilità è un’importante componente della salute fisica di ciascuno.
Un adeguato livello di flessibilità è necessario per consentire il mantenimento delle attività della
vita quotidiana come l’alzarsi dal letto, il lavarsi, allacciarsi le scarpe ….
FLESSIBILITA’ O MOBILITA’ ARTICOLARE
→ l’abilità di una o più articolazioni di raggiungere il massimo range articolare (ROM) senza
l’insorgenza di eventuali lesioni.
Flessibilità statica e dinamica
→
Statica
misura del totale ROM di un’articolazione data dal limite di estensibilità
dell’apparato muscolo-tendineo.
Dinamica →
misura dell’escursione articolare raggiunta durante un movimento in
allungamento.
Flessibilità Dinamica 44-66% rispetto alla Flessibilità Statica.
I fattori condizionanti la Flessibilità:
- Età: effetti dell’invecchiamento (degenerazioni ossee, tendinee, muscolari.) e presenza di artriti
ed artrosi
↓ mobilità articolare → Rigidità: forza richiesta per muovere un’articolazione in un specifico
range articolare.
- Sesso: donna possiede ↑ flessibilità rispetto all’uomo per la differente struttura del bacino e per
fattori ormonali che rendono il tessuto connettivo lasso. La donna infatti tende ad avere una
maggior flessione d’anche ed una flessione laterale spinale maggiore rispetto al maschio della stessa
età.
- Attività fisica: ipertrofia muscolare e l’eccesso di grasso sottocutaneo
(ipoattività) possono
limitare il normale ROM.
Fattori morfologici come tipologia di articolazione, capsule articolari, legamenti, tendini, muscoli
che ricoprono l’articolazione.
↓
Alterazioni o deficit articolari
- Difetto
- Eccesso
↓ mobilità articolare possibile restitutio ad integrum
↑ mobilità articolare
lassità legamentosa individuale (recurvato di ginocchio)
Cause deficit articolare:
- Extra-articolari (lontano dall’articolazione)
- Peri-articolari (vicino all’articolazione)
- Intra-articolari (dentro l’articolazione)
Cause extraarticolari:
1) retrazioni muscolo tendinee (immobilità prolungata)
2) Aderenze post-intervento chirurgico
3) Miosite ossificante post-traumatica (iperproduzione di tessuto osseo nella zona di frattura)
4) Intrappolamento delle fibre muscolari tra i monconi di frattura
5) Callo osseo esuberante che limita il lavoro muscolare causando dolore →limitazione
funzionale
Cause peri-articolari: (capsule, legamenti, tendini)
1) rigidità capsulare per trauma diretto→ fibrosi secondaria
2) rigidità legamentosa
3) fibrosi secondaria ad un edema prolungato all’articolazione
4) calcificazioni peri-articolari→ spontanee o indotte dal lavoro non corretto (brachiale
anteriore gomito)
5) fratture mal consolidate
6) danni secondari da immobilità
Cause intra-articolari:
1) emartro, idrartro (versamento sieroso)
2) danno diretto alla cartilagine articolare – rigidità – dolore
3) fratture intraarticolari (es. fratture spine tibiali, fr. intercondiloidee)
4) corpi mobili intra-articolari
5) immobilizzazione prolungata →
- ↓contenuto H2O nell’articolazione e nelle fibre (es. collagene)
- altera il turn-over delle fibre collagene
- altera la disposizione delle fibre collagene ↑ densità tessuto
Se accade nel
LEGAMENTO → fragilità
CARTILAGINE ART. → riduzione dello spessore delle cartilagine
L’allenamento della flessibilità
LO STRETCHING
Con il termine stretching si indicano da una ventina d’anni quelle tecniche di allungamento
muscolare che hanno lo scopo di aumentare l’elasticità e, in particolare, la capacità del muscolo di
rilassarsi e quindi conseguentemente, la mobilità articolare.
Lo studio e l’applicazione di queste tecniche si crede siano nate in ambito sportivo, da
quando si è iniziato a capire che la mobilità articolare e l’elasticità muscolare sono una
componente fondamentale della prestazione fisica, tanto importanti quanto la forza, la potenza, la
velocità e la resistenza che sono i parametri tradizionalmente più allenati dagli sportivi. La cultura
orientale ha sempre attribuito una grandissima importanza a questo parametro della performance
fisica. Esistono infatti una miriade di pratiche tradizionalmente finalizzate a questo obiettivo, lo
Yoga in India ed il Tai Chi Chuan in Cina
Lo studio di questo tipo di allenamento è stato maggiormente approfondito nelle discipline
sportivo-espressive in cui è richiesta una grande flessibilità articolare come la danza, la ginnastica
artistica, la corsa ad ostacoli il salto in alto …..
MODALITA’ DI ESECUZIONE
Va considerato prima di tutto il controllo neurofisiologico del tono muscolare.
Il meccanismo di funzionamento dei fusi neuromuscolari tende ad attivare il circuito gamma per
resistere all’allungamento del muscolo e che tale risposta è tanto più efficace quanto più
velocemente avviene l’allungamento.
→1) requisito essenziale per una tecnica efficace sia quello di non cercare di allungare
passivamente il muscolo in modo da evitare di attivare il circuito gamma.
La fase inspiratoria della respirazione avviene attraverso una contrazione attiva del diaframma e dei
muscoli accessori; la fase espiratoria è invece quasi completamente passiva.
Alla contrazione muscolare attiva che caratterizza l’attività di inspirazione si accompagna quindi
un adattamento posturale attivo di tutta la muscolatura con lo scopo di compensare le
sollecitazioni meccaniche a cui i muscoli respiratori sottopongono soprattutto i vari tratti della
colonna vertebrale, sulla quale la maggior parte di essi si inserisce.
→ 2) allungamento muscolare durante fase di espirazione. Tanto più sarà profonda tanto più
gli esercizi risulteranno efficaci nell’ottenere un allungamento ottimale del muscolo.
Facilitazione propriocettiva neuromuscolare (FPN) è un metodo di intervento sulle funzioni
nueromotorie elaborato negli anni 1940 da Henry Kabat negli Stati Uniti. La tecnica, di grande
efficacia, è basata sull’osservazione che, nel periodo immediatamente seguente ad una contrazione
isometrica, specie se submassimale, di un muscolo si ha uno spontaneo abbassamento ↓ del tono
muscolare stesso che ne facilita l’allungamento passivo.
Testi consigliati
Appunti dalle lezioni
Bibliografia di approfondimento
Rolf Winrhed 1999“Anatomia del movimento e abilità atletica” Seconda edizione Edi Ermes.
Umberto Mosca1997 “ Stretching, tecniche di allungamento muscolare per applicazioni cliniche e
sportive” Red Edizioni.
Hazel M. Clarkson; Gail B. Gilewich Ultima edizione “Valutazione cinesiologica” Edi Ermes.