Alimentazione e salute
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Alimentazione e salute
ALIMENTAZIONE E SALUTE Sabato 1 marzo 2008 PROGRAMMA • ore 9.00 accoglienza • ore 9.15 saluti delle autorità / apertura lavori • ore 9.30 dr.ssa PAOLA CASPANI educazione alimentare • ore 9.50 dr.ssa M. TERESA LURAGHI allergie alimentari • ore 10.10 dr. M. DANIELE ETRO rischi cardiovascolari • ore 10.30 dr. GABRIELE VALERIO patologie ed esercizi fisici o ore 10.40 : intervallo • ore 11.00 prof. GIOVANNI GUADAGNO traduzione in cucina • ore 11.30 domande / quesiti / conclusioni Al termine, buffet offerto dall’Istituto Alberghiero del Collegio 1 EDUCARE ALL’ALIMENTAZIONE dr.ssa Paola Caspani - dietologo Da molto tempo si è posto l’accento sul concetto di prevenzione come primo strumento per il mantenimento dello stato di salute nei confronti della quale l’alimentazione svolge un ruolo determinante. A tale proposito l’O.M.S.e la FAO hanno privilegiato l’educazione alimentare nel quadro delle loro programmazioni sociosanitarie e la definiscono “il processo informativo ed educativo per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei comportamenti alimentari non soddisfacenti, l’utilizzo di manipolazioni più igieniche degli alimenti ed un efficiente utilizzo delle risorse alimentari”. Oltre ai suggerimenti di queste due prestigiose organizzazioni verranno esaminati anche quelli dei nostri Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole oltre ai programmi delineati dalla Regione Lombardia. Verranno inoltre esaminati i concetti di sicurezza alimentare e di alimentazione e salute attraverso anche la documentazione scientifica prodotta dalle istituzioni preposte a tale scopo come l’EFSA (European Food Safety Authority) e il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare. Negli ultimi anni si è osservato un preoccupante incremento delle patologie alimentazione-correlate sia in campo pediatrico che tra gli adulti e gli anziani. La malnutrizione, nel significato più esteso del termine, intesa quindi sia come stato carenziale nutrizionale che come eccesso, è causa o peggiora gravi stati morbosi come l’obesità, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari, il diabete mellito di tipo 2, le dislipidemie, le neoplasie e alcune patologie osteo-scheletriche. L’Italia è in testa ai paesi europei per quanto riguarda la prevalenza dell’obesità nei bambini. Nelle regioni centro-meridionali il 35% delle bambine e il 22% dei bambini è sovrappeso, tali valori diminuiscono e presentano un rapporto maschi/femmine diverso per quanto riguarda le regioni settentrionali (10% delle femmine e 13% dei maschi). Da studi recenti risulta che in media il 15-20% 2 dei bambini italiani è sovrappeso. Questi dati sono preoccupanti anche se non vengono raggiunti i livelli degli U.S.A. dove il 25% dei bambini risulta addirittura obeso. Bisogna inoltre considerare anche alcune patologie del comportamento alimentare legate a problemi psicologici, che vengono raggruppate sotto la sigla DAPS (Disturbi Alimentari di Origine Psicogena), che sono rappresentate da anoressia, bulimia ed obesità iperfagica e che hanno come epifenomeno uno stato di malnutrizione. Tali patologie sono in aumento negli ultimi anni e sono sottoposte ad una più attenta considerazione da parte delle famiglie e dei curanti. Il Ministero della Salute, il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero delle Politiche Agricole stanno promuovendo varie iniziative per divulgare le nozioni fondamentali della educazione alimentare. Le iniziative proposte dai Ministeri hanno inoltre il vantaggio di regolamentare il tipo di informazioni nutrizionali fornite agli studenti. Spesso purtroppo il ruolo dell’informatore in materia nutrizionale viene svolto da riviste e giornali non specializzati, dalla pubblicità, da personaggi dello sport o dello spettacolo, dai mass media in generale e da figure comunque prive di una preparazione scientifica specialistica. Per un ulteriore approfondimento si consigliano i seguenti siti: www.ministerosalute.it (sito del Ministero della salute) www.softwaredidattico.it (sito patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) www.who.int (sito della World Health Organization o Organizzazione Mondiale della Sanità) www.iss.it (sito dell’Istituto Superiore di Sanità) www.fao.org (sito della Food and Agricolture Organization of the United Nations) www.regione.lombardia.it (portale regione lombardia) www.efsa.europa.eu (sito dell’European Food Safety Authority) www.buonalombardia.it (sito della regione che promuove l’educazione alimentare) www.agricoltura.regione.lombardia.it (sito della regione che promuove l’educazione alimentare) www.inran.it (sito dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) www.scottibassani.it (sito per la ricerca e l’informazione scientifica nutrizionale) www.sinu.it (sito della Società Italiana di Nutrizione Umana) 3 ALLERGIE ED INTOLLERANZE ALIMENTARI dr.ssa Maria Teresa Luraghi - allergologo INTRODUZIONE E DEFINIZIONE Nel corso degli ultimi anni, l’interesse verso le patologie causate dagli alimenti è aumentato notevolmente. Ciò è dovuto a due diversi fattori: l’effettivo aumento di sintomi correlabili all’assunzione di alimenti, ma anche l’interesse dei mezzi mediatici verso questo tipo di problematiche. Vi sono diversi tipi di reazioni causate dall’assunzione di alimenti e non tutte sono automaticamente equivalenti ad un’allergia o intolleranza alimentare. È importante, prima di tutto, fare chiarezza sulle definizioni di allergia e intolleranza, per essere in grado di orientare l’iter diagnostico precocemente. Si definisce, infatti, allergia alimentare una patologia causata dall’assunzione di alimenti che riconosca un meccanismo patogenetico di tipo immunitario con una reazione antigene/anticorpo. Le allergie alimentari causano nella maggioranza dei casi sintomi cutanei (orticaria, dermatite) o la sindrome orale allergica che provoca gonfiori alle labbra ed al volto immediatamente dopo l’assunzione dell’alimento scatenante. Nei bambini gli alimenti più frequentemente coinvolti sono il latte e l’uovo, negli adulti gli alimenti vegetali (soprattutto la frutta secca). D’altro canto le intolleranze alimentari causano soprattutto sintomi gastrointestinali con dolori addominali, gonfiori, diarrea o stipsi, difficoltà digestive. Esistono anche casi documentati di cefalee di origine alimentare. Le intolleranze non riconoscono un meccanismo antigene/anticorpo come fattore scatenante, ma altre vie patogenetiche di cui ancora oggi si conosce molto poco. In alcuni Paesi, quali gli Stati Uniti, si considerano sintomi da intolleranza alimentare una lunga lista di altri sintomi (dalle cistiti ricorrenti all’insonnia all’ipereccitabilità del bambino) ma a tutt’oggi non vi sono evidenze scientifiche che queste patologie siano causate da alimenti. Le intolleranze sono quasi esclusivamente appannaggio dell’età adulta. 4 DIAGNOSI Il percorso diagnostico inizia con un passaggio fondamentale: cercare di capire se ci si trova di fronte ad un’allergia oppure ad un’intolleranza. La raccolta della storia clinica (l’età, la familiarità, i sintomi) e la visita medica ci daranno sicuramente indicazioni che ci orienteranno nei passaggi successivi. I test diagnostici per l’allergia sono i prick test: semplici, indolori ed immediati possono evidenziare in pochi minuti gli alimenti responsabili. Per quanto riguarda i test per l’intolleranza esiste una grande confusione: attualmente vi sono solo due test accettati dalla comunità scientifica mondiale che possono rivelare due importanti intolleranze. La celiachia (intolleranza al glutine) prevede un esame del sangue (eventualmente poi supportato dall’endoscopia digestiva), mentre l’intolleranza al lattosio (zucchero presente nel latte) prevede l’esecuzione del breath test. Il mercato della medicina cosiddetta alternativa offre poi una miriade di test che però non sono riconosciuti dall’OMS come scientificamente validi. Essi quindi sono da sconsigliare assolutamente. Il cardine della diagnosi, sia per le allergie che per le intolleranze, rimane peraltro la dieta di eliminazione che, togliendo l’alimento sospetto, provoca nel paziente una scomparsa dei sintomi. La reintroduzione, ovviamente, provocherà la ricomparsa degli stessi. TERAPIA Oltre alla terapia sintomatica, che come suggerisce il nome stesso, allevia solo i sintomi, per ora non esiste terapia farmacologia per allergie ed intolleranze alimentari. Per le allergie sono allo studio vaccini simili a quelli usati per le allergie respiratorie; per l’intolleranza al lattosio vi è la possibilità di somministrare lattasi (l’enzima che aiuta a digerire il lattosio) prima del pasto. Rimane dunque di importanza fondamentale il corretto uso delle diete di eliminazione che, se ben calibrate, e supportata dai prodotti alimentari che offre il mercato, permette al paziente di condurre una vita normale. 5 NUOVI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE dott. Mario Daniele Etro – cardiologo Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte e di ospedalizzazioni ripetute. Mentre la mortalità per patologie cardiache e cardiovascolari è in diminuzione nel sesso maschile, nelle donne si osserva un costante aumento di incidenza dall’inizio degli anni Ottanta. Mentre negli uomini elevati valori di colesterolo totale e LDL rappresentano il principale fattore di rischio, nelle donne il diabete mellito e gli aumentati valori pressori hanno un’importanza maggiore nel determinare eventi cardiovascolari. I fattori di rischio classici (iperlipidemia, ipertensione arteriosa, diabete, fumo, sedentarietà, obesità) sono oggi affiancati dalla sindrome metabolica e da una serie di marker specifici quali apolipoproteine, omocisteina, proteina C reattiva, adiponectina. La sindrome metabolica è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza concomitante di molteplici fattori di rischio quali obesità addominale, insulino-resistenza (con o senza alterazioni glicemiche), dislipidemia (soprattutto ipertrigliceridemia) e ipertensione arteriosa. Vi è un rischio pari a circa 2 volte di sviluppare eventi cardiovascolari e pari a circa 5 volte quello di nuova insorgenza di diabete mellito,con aumento in modo progressivo in relazione al numero degli fattori presenti nel singolo paziente. L’obiettivo terapeutico mira in primo luogo alla riduzione dei fattori ambientali (obesità, sedentarietà, ecc) oltre che al trattamento (farmacologico e non) dei fattori di rischio associati. Una corretta alimentazione e una costante attività fisica determinano un netto miglioramento dell’assetto lipidico, dell’insulino-resistenza, dei livelli di pressione arteriosa, di eccesso di tessuto adiposo. La riduzione della pressione è particolarmente importante nel sesso femminile, specie dopo la menopausa: infatti la riduzione delle pressione arteriosa a livelli ottimali (135 mmHg sistolica) o ideali (120 mmHg sistolica) induce una stessa riduzione del rischio cardiovascolare negli uo6 mini, mentre nelle donne la strategia più aggressiva riduce significativamente di più il rischio. L’aumento dell’adiposità addominale nelle donne facilita lo sviluppo di diabete e ipertensione arteriosa. Il tessuto adiposo ha assunto negli ultimi anni un’importanza rilevante come organo endocrino che rilascia ormoni nel sangue e che prende parte direttamente allo sviluppo di insulino-resistenza, obesità e diabete. I principali ormoni prodotti dal tessuto adiposo sono l’adiponectina, la leptina, la resistina. L’adiponectina agisce prevalentemente nel muscolo e nel fegato dove svolge un’azione insulino-sensibilizzante e antidiabetogena. Nei pazienti obesi diabetici i livelli di adiponectina sono significativamente ridotti. La riduzione del peso corporeo innalza in maniera importante i livelli di questa proteina. Un incremento dei livelli plasmatici di omocisteina si può riscontrare in soggetti con difetti genetici, alterazioni acquisite o più spesso una combinazione delle due condizioni. Numerosi studi hanno dimostrato l’associazione tra iperomocisteinemia e malattie cardiovascolari, in particolare malattia coronarica, cerebrovascolare e arteriosa periferica. La supplementazione con acido folico, più o meno associato con vitamine del gruppo B riduce i livelli plasmatici di omocisteina, ma sono ancora controversi i risultati a lungo termine. La proteina C reattiva (PCR) è una proteina marcatore di infiammazione sistemica, mentre nei soggetti asintomatici le concentrazioni plasmatiche di PCR sono molto stabili nel lungo termine. Sulla base dell’ipotesi infiammatoria dell’aterosclerosi la PCR è stata quindi proposta quale nuovo fattore di rischio cardiovascolare con elevato valore predittivo a lungo termine per malattia cardio- e cerebrovascolare indipendentemente da altri fattori di rischio. Lo studio dell’assetto lipidico non si basa più solo sui classici dosaggi delle varie frazioni del colesterolo ma prende in considerazione anche nuovi parametri, specie per ciò che riguarda la parte 7 proteica delle particelle lipidiche e i rapporti intercorrenti tra le varie sottofrazioni. Sono state dimostrate importanti associazioni di queste alterazioni con aumento del rischio cardiovascolare globale, ma ancora non vi sono evidenze certe per gli interventi terapeutici. In conclusione la prevenzione della patologia cardiovascolare è ottenibile con un’adeguata modificazione dello stile di vita. Bisogna tenere in considerazione i nuovi fattori di rischio in ogni singolo paziente considerando anche la differenza tra i due sessi. Per quanto riguarda i nuovi marcatori biochimici mancano o sono discordanti i dati di efficacia in prevenzione primaria o secondaria forniti da studi clinici. 8 PATOLOGIE ED ESERCIZI FISICI dr. Gabriele Valerio – scienze motorie L’uomo moderno vive in una società sempre più caotica e sregolata, con ritmi che spesso lo portano a perdere di vista il proprio stato di salute. Infatti, nei Paesi industrializzati, negli ultimi 50 anni si è assistito ad un incremento di malattie a carattere metabolico (obesità, diabete di tipo 2, malattie coronariche, arteriosclerosi, ipertensione arteriosa) figlie del “logorio della vita moderna”, come recitava una vecchia pubblicità. Strettamente correlata a questa crescita esponenziale è l'inattività fìsica. Svolgere un’attività fisica regolare è universalmente riconosciuta come una, se non la migliore, forma di prevenzione primaria per numerose patologie quali malattie cardiovascolari, ictus, diabete di tipo 2, cancro del colon, osteoporosi, depressione e danni collaterali a tali eventi morbosi. Infatti sono sempre maggiori e numerose le ricerche mediche che comprovano come l'efficacia di un regolare piano di esercizi fisici in molte patologie si associ normalmente ad un migliore stato di salute e, generalmente, ad una riduzione del rischio di mortalità. Il suggerimento di fare attività fisica a scopo di prevenzione può risultare molto utile se proposto in soggetti di tutte le età, dai più giovani ai più anziani. È ovviamente necessario identificare il tipo di attività, determinarne la durata e l'intensità applicandole allo specifico soggetto affinché producano effetti benefici sull'organismo dello stesso portandolo a vivere meglio. La comunità scientifica ritiene che svolgere un’attività fisica per almeno tre volte la settimana, con una durata minima di 30 minuti, anche cumulabili in più sedute di durata non inferiore a 10 minuti (tre sedute da 10 minuti l'una nel corso della giornata) ad un'intensità compresa tra il 50%-70% della frequenza cardiaca massima, porti a risultati apprezzabili nella prevenzione dei disturbi sopraccitati. E' chiaro come la semplice raccomandazione di "fare attività fisica" possa risultare banale se alla base non ci sono competenze sul tipo, 9 quantità e qualità di movimento. Ciò si ottiene affidandosi a professionisti esperti. Dalla volontà di rispondere alla crescente esigenza di movimento e di creare uno studio tutto italiano sull’importanza dell'esercizio fisico nasce l'Associazione Fitness Metabolica. Nei due anni appena trascorsi numerosi Centri in tutta Italia hanno partecipato ad uno screening su pazienti a rischio o affetti da diabete di tipo 2. I dati sono stati raccolti e recentemente elaborati per dare vita ad un importante e innovativo lavoro in ambito nazionale e internazionale sull'applicazione dell'esercizio fisico mirato verso le malattie metaboliche. L'Associazione, nata nel 2001 a Monterotondo (Roma), si è in breve tempo radicata in tutta Italia, con lo scopo precipuo di creare uno spazio virtuale in cui medici, fisioterapisti, laureati in scienze motorie provenienti da esperienze professionali diverse potessero dialogare, confrontarsi e misurarsi al fine di individuare sinergicamente percorsi terapeutici innovativi ed integrati che, adeguatamente sperimentati, portassero ad un aumento della qualità della vita dei pazienti e ad un contenimento della spesa sociale per il Sistema sanitario nazionale. Oggi l'Associazione si pone come obiettivi principali sia la formazione di professionisti specializzati, che possano predisporre un programma di attività fisica personalizzato analizzando i fattori di rischio, sia l’individuazione di quelle strutture che più rispondano all'esigenza degli utenti sensibilizzando, allo stesso tempo, la popolazione a perseguire uno stile di vita più corretto in funzione della propria salute. Grazie alla collaborazione di medici che hanno saputo anticipare i tempi, alla preparazione professionale dei suoi operatori e all’alta qualità delle sue strutture e della attrezzature il centro medico polispecialistico Meditel da quasi quattro anni è un centro autorizzato dell'Associazione Fitness Metabolica e si pone come punto d'eccellenza, nella provincia di Varese, per la prevenzione e la cura delle patologie metaboliche anche attraverso l’esercizio fisico. 10 DIECI SEGRETI PER CUCINARE DI GUSTO E LEGGERO Giovanni Guadagno - Chef di cucina 1. Cottura. Prediligere i nuovi sistemi di cottura e provare le nuove tecnologie. La cottura in padella antiaderente ben calda, indispensabile per una buona rosolatura, può permettere di eliminare totalmente il grasso aggiunto indispensabile nelle padelle tradizionali per non fare attaccare il cibo. Mantenete la fiamma vivace e se volete evitare gli schizzi utilizzate un coperchio (magari in vetro per controllare l’andamento della cottura). Provare la cottura a vapore: mantiene i succhi degli alimenti nel prodotto ed evita la dispersione in acqua di tanti elementi nutritivi, soprattutto dei sali minerali e delle proteine. Provate la cottura al microonde sperimentando le semplici ricette che trovate sui numerosi manualetti. Soprattutto se una cosa non vi viene bene (cioè non è più che buona!) cambiate sistema! 2. Freschezza. Utilizzare prodotti freschissimi e di ottima qualità. Spesso ciò che mangiamo non è soddisfacente al palato e soprattutto non ci soddisfa dal punto di vista psicologico perché ha perso consistenza o sapore. Ricerchiamo cibi di ottima qualità e prepariamoli nel migliore dei modi. Il cibo che consumiamo è spesso impoverito sia dalle cotture sia dalla prolungata conservazione. Diminuiamo la quantità ma ricerchiamo sapori veri e consistenze adeguate. 3. Erbe aromatiche. Evitiamo di integrare i cibi con condimenti grassi, zuccherati o salati in eccesso. Ciò che non ha sapore non si recupera in questo modo. Per contro abituatevi a insaporire con le erbe aromatiche, possibilmente fresche e raccolte al momento. Qualche vaso sul balcone di casa è sufficiente allo scopo. Le erbe aromatiche danno profumo e gusto ai cibi e, al contrario delle spezie, hanno poche e ben definite controindicazioni. 11 4. Gusto. Assumete ciò che amaro, amaro. Ciò che è acido, acido. Ciò che è grasso, grasso. Ciò che è salato, salato. Non aggiungete zucchero nel caffè e nel te. Non condite l’insalata. Abituatevi progressivamente ad assumere i cibi per quello che sono. È importante allenarsi progressivamente a questo. Allora, se una volta mangiate qualche cosa di grasso compenserete poi con altre cose acide e amare. Il problema principale della nostra alimentazione è che i cibi sono molto elaborati e complessi e, il più delle volte, andiamo in overdose giornaliera di alcune sostanze. Ad esempio le albumine dell’uovo e la farina lattea sono contenute in innumerevoli alimenti dalla Mortadella di Bologna ai biscotti. 5. Utensili. Ricercate e provate i materiali di cottura e le casseruole o le teglie più adatte al vostro scopo. Ci sono materiali innovativi incredibili che ci permettono di evitare l’aggiunta di grassi e cucinare leggero: le già citate pentole antiaderenti (lavatele sempre con una spugna morbida per non graffiarle) si scaldano in un secondo e rosolano perfettamente senza condimento e le teglie in silicone per le cotture in forno (non occorre ungerle perché il cibo non attacca e si lavano perfettamente in un secondo). La cucina è fatta di opposti. Per mantenere il sapore del cibo alternate rapide rosolature a fiamma sostenuta (ad es: per asciugare l’acqua in eccesso delle verdure, della carne o del pesce) con lunghissime cotture (ad es: gli intingoli e i brasati) effettuate nella vecchia pentola di terracotta della bisnonna. La cara vecchia pentola di alluminio o di rame conservatela ed utilizzatela solo se ha uno spessore tale da garantire una cottura uniforme. 6. Via il superfluo. Quando avete raggiunto il vostro scopo eliminate il superfluo. Se la carne scottata in padella lascia andare del grasso gettatelo via prima proseguire la cottura con una goccia di vino o di consumare il cibo. Se dovete preparare il risotto unite alla cipolla tritata, nel fondo di tostatura, un cucchiaio d’olio (extra vergine d’oliva) e un cucchiaio d’acqua. Solo a fine cottura, se vi è 12 consentito, aggiungete con il Parmigiano della mantecatura un ricciolo di burro fresco (rigorosamente a fiamma spenta). 7. Colore. Arricchite i vostri piatti di colore. Per eccellenza il colore è dato dalla frutta e dalla verdura. Oltre ai contorni e ai dessert integrate le vostre preparazioni, dall’antipasto al dolce, con le verdure e la frutta di stagione. Tutto può essere preparato con frutta e verdura l’importante è che questa sia ben pulita, lavata e soprattutto tagliata a pezzi di grandezza omogenea per favorire la presentazione del piatto e la cottura uniforme e gradevole del prodotto. 8. Innovazione. Alcune ricette della tradizione sono ottime e da riscoprire. Come le zuppe di ciliegie e vino rosso (un mezzo bicchiere di vino rosso a pasto è consigliato) o la polenta con le verdure. Altri piatti sono decisamente da abolire. Non tutto ciò che appartiene al passato è meraviglioso. Spesso le ricette dei nonni erano il risultato di situazioni di povertà e l’obiettivo era quello di riempire la pancia alla famiglia numerosa. Oggi non è più così! Cambiato l’obiettivo dobbiamo cambiare strategia cioè variare la ricetta e il modo di cucinare. 9. Curiosità. Ci sono tanti alimenti che rifiutiamo di provare perché pensiamo non siano buoni. In passato abbiamo avuto delle brutte esperienze e certe cose non ci sono piaciute oppure è la consistenza del prodotto che pensiamo ci possa dare disgusto. Se vogliamo recuperare il nostro rapporto con il cibo dobbiamo innanzitutto cercare di razionalizzare il perché alcune cose non piacciono e altre piacciono molto e, per tentativi e a piccole dosi, riprovare ad assaggiare il cibo che abbiamo pensato non buono. 10. Moderazione. Mangiare poco, spesso e bene. Quotidianamente quel tanto che basta. La moderazione è la prima regola per una vita sana. 13 RICETTE LIGHT Giovanni Guadagno - Chef di cucina [ Ricette light tratte dal libro: Giovanni Guadagno, ABCUOCO, volume B, ed. Urban 2007 ] Polpettine di tonno in salsa di peperoni Ingredienti e dosi per 1 persona 100 g di tonno fresco pulito 3 g timo 3 g prezzemolo 1 fettina d'aglio Una punta di sale fine Una punta di pepe bianco 10 g d'olio extra vergine d'oliva 1 peperone rosso 1 peperone giallo 1 peperone verde Gocce di tabasco Metodo 1. Sul tagliere con il trinciante tritare il tonno fino a ridurlo in pasta. 2. Amalgamarvi le erbe aromatiche tritate, il sale, il pepe e formare 3 piccole polpettine schiacciate. Ungerle d'olio. 2. Cuocere i peperoni in forno, eliminare la buccia, i semi e frullarli separatamente. 3. Condire la crema di peperoni con il sale, il pepe, il prezzemolo, una goccia d'olio e di tabasco. 4. Servire le polpettine, cotte alla griglia o in padella antiaderente, con tre salsine in ciotole nelle quali i commensali potranno intingere il pesce prima di consumarlo. 14 Millefoglie alla vegetariana Ingredienti e dosi per 10 persone 700 g di pasta fresca preparata con acqua e farina (300 d’acqua e 600 di farina bianca) 300 g di carote a julienne 300 g di zucchine a julienne 300 g di spinaci già bolliti e strizzati Una punta di sale fine 300 g di ricotta 100 g Parmigiano grattugiato 50 g d’olio extra vergine d’oliva Metodo 1. Con la pasta fresca stesa preparare trenta dischi (diametro fondo del piattino). 2. Farli bollire in acqua salata per 2’ poi rinfrescarle in acqua fredda. 3. Poi sbollentare le verdure mantenendole al dente. 4. Mischiare le verdure con la ricotta fresca. 5. Utilizzare la crema per farcire le sfogliatelle: disporre un primo disco su un piattino, farcire con la crema di verdura, sovrapporre un secondo disco, ancora crema e completare con un terzo disco premendo leggermente. 6. Velare con parmigiano e un filo d’olio e scaldare leggermente in forno o nel microonde prima di servire. 15 Rotolo di salmone e spinaci Ingredienti e dosi per 10 persone 1 kg di salmone fresco 500 g di filetti di platessa 1 kg di foglie di spinaci freschi Una punta di sale fine Per la salsa 200 g di vellutata di pesce (brodo di pesce addensato con un cucchiaino di amido di mais) 2 bustine di zafferano 50 g d’olio Metodo 1. Preparare il salmone a fettine, sbollentare le foglie di spinaci intere e stenderle ad asciugare sulla carta da cucina. 2. Preparare la farcia con la platessa frullata il sale e due o tre cucchiaiate di brodo. 3. Su una carta da forno stendere il salmone tagliato sottile, disporre le foglie di spinaci e spalmare la farcia. 4. Arrotolare e far cuocere bollito o a vapore per 15' circa. 5. Affettare e servire con la salsa allo zafferano (vellutata di pesce addizionata con lo zafferano). Secondo le possibilità completare con un filo d’olio extra vergine d’oliva e aromi freschi (erba cipollina o prezzemolo tritati). 16