è una lettera che un`insegnante scrive ad una sua alunna che ha

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è una lettera che un`insegnante scrive ad una sua alunna che ha
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Leggi il seguente testo: è una lettera che un’insegnante scrive ad una sua alunna che ha
deciso di abbandonare la scuola:
Io non sono una che sa consolare gli altri, prenderli a braccetto e dire “Su su, non fare così”.
Non so nemmeno asciugare le lacrime altrui, non porto fazzoletti neanche di carta, così come,
allo stesso modo, non porto mai ombrelli, tanto è solo acqua, vuol dire che se piove me la
prendo in testa, sempre meglio che girare con quell’ingombrante coso retrattile col manico. Il
problema è che penso che nulla in questo mondo sia consolabile, quindi quando ci tocca ci
tocca e bon. Mario dice che ci sono i pastori e ci sono i maestri, e sono due cose bene diverse
e se uno è in un modo non può essere nell’altro. I pastori sono gli insegnanti che tengono la
classe come un gregge e stanno attenti a che tutte le pecore ci siano e li seguano, e se ne
perdono una, o la aspettano anche mesi o tornano subito indietro a riprendersela trascinandosi
tutte le altre, poi la accarezzano sulla testa, le asciugano la lana e la rimettono al suo posto. Ai
pastori non importa niente dove si arriva, tanto non devono andare da nessuna parte:
l’importante è tenere insieme il gregge. Il maestro invece è uno che insegna quel che sa che
deve insegnare, e chi lo segue bene e chi non lo segue non importa, fatti suoi. Lui va diritto
dove deve andare, intanto perché sa dove deve andare, e poi perché se facesse una deviazione
anche piccola potrebbe non arrivare più dove deve e questo sarebbe grave; la sua strada è
lunga e difficile, quindi non può distrarsi mai, nemmeno per vedere chi c’è e chi non c’è,
certo il rischio è che può capitargli di arrivare solo alla meta e questo gli spiacerebbe proprio
tanto. Lo so che sembra più simpatico il pastore, ma ti piacerebbe essere una pecora che poi
nella vita non sa fare niente da sola e ha sempre bisogno del gregge? Almeno col maestro,
quei pochi che lo seguono, fosse anche uno solo, arrivano in un posto dove poi saranno
davvero individui, in grado di farsi la loro strada, almeno si presume, o comunque così pensa
Mario. Cara Tanni, mi dispiace ma io mi sento più di quest’ultima razza, e sarei felice se tu mi
seguissi perché so dove portarti e so che lì ti troveresti benissimo.
CIAO, TUA PROF.
(da P. Mastrocola, La gallina volante, Parma 2001)
I)
Svolgi i seguenti esercizi di comprensione:
A) Spiega perché la prof. abitualmente non consola le persone che si trovano in
difficoltà.
B) Spiega con le tue parole chi sono i “pastori”.
C) Spiega con le tue parole chi sono i “maestri”.
II)
Esercizio di riscrittura: con questa lettera un’insegnante “maestra” cerca di
convincere Tanni a ritornare a scuola. Immagina che anche un insegnante
“pastore” le scriva una lettera con questo stesso scopo. (100-150 parole)
III)
Composizione scritta: nel corso della tua esperienza scolastica ti sarà senz’altro
capitato di incontrare sia insegnanti “pastori” che insegnanti “maestri”. Spiega
quali sono, secondo te, i lati postivi e negativi di ognuna di queste due figure.
Esiste, dal tuo punto di vista, una terza figura alternativa? (150-200 parole)