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Ricerca a cura di Marta Calzolari, architetto e membro del Centro Ricerche “Architettura>Energia” del
Dipartimento di Architettura dell‟Università‟ di Ferrara.
Dottoranda di ricerca in Tecnologia dell‟Architettura presso il Dipartimento di Architettura
dell‟Università‟ di Ferrara, Università IUAV di Venezia e Facoltà di Architettura di Cesena (DAPT-Unibo).
Riqualificazione energetica dell‟edificio storico attraverso l‟involucro
Le principali strategie per realizzare una “nuova pelle” per l’edifico storico possono essere due e si
distinguono per tipologia di applicazione. Ci sono interventi che agiscono sulla stratigrafia del
pacchetto e opere di giustapposizione al fabbricato esistente di volumi di nuova progettazione.
La prima possibilità, più frequente considerando i limiti economici con cui si deve fare i conti
sempre piu’ spesso, presenta non poche difficoltà: in primo luogo è necessario stabilire come
ripensare la stratigrafia originale, se con isolamento a cappotto esterno o interno. La scelta
dipende dal compromesso possibile fra la migliore soluzione in termini di performance tecnologica
e la libertà di intervento che il valore del paramento murario permette.
L’applicazione di un cappotto isolante è la soluzione migliore per il controllo invernale perché
permette di controllare, oltre alle dispersioni di calore, la formazione di condensa o umidità
interstiziale, fenomeno assai plausibile in contesti storici dove le murature hanno assorbito nel
tempo notevoli quantità di acqua. In mancanza di apparati decorativi, la realizzazione del cappotto
si sposa perfettamente con le comuni operazioni di manutenzione della facciata. L’operazione piu’
delicata è la scelta del tipo di isolante. Sono preferibili prodotti naturali che si rapportino meglio con
i materiali della tradizione. Una buona soluzione è l’uso di intonaco minerale termoisolante a base
di calce idraulica che garantisce un miglioramento della prestazione energetica della parete
dell’ordine del 40%i a fronte di spessori molto ridotti che permettono di non alterare l’immagine
originale della facciata. L’aspetto materico è il medesimo e il rapporto pieni/vuoti tra l’imbotte delle
aperture e le superfici opache non varia di molto rispetto all’originale. Un’alternativa è usare isolanti
naturali con spessori maggiori ma con finitura comunque intonacata. Ne sono un esempio gli
isolanti in fibra di pecora, cellulosa o cocco, la canapa o il lino. Pescando direttamente nella
tradizione è possibile realizzare cappotti esterni con incannicciati in canna palustre e finitura in
coccio pesto o argilla. Un’opzione diffusa è quella di utilizzare la fibra di legno che, con spessori di
8-10 cm, migliora notevolmente il comportamento energetico della pareteii. A differenza del
termointonaco, che permette di ottenere una finitura superficiale non perfettamente complanare, a
ricordo delle imprecisioni tipiche della facciata originale, il risultato finale è di una parete piu’
precisa e regolare.
Non sempre, però, è possibile intervenire facilmente dall’esterno. Nella maggior parte dei casi è
necessario prevedere un nuovo isolamento dall’interno, per non perdere apparati decorativi o
sporgenze dovute a cornici e cornicioni, rinunciando alle prestazioni del cappotto. Anche in questo
caso ci si affida generalmente agli isolanti naturali, ma è possibile attingere anche a un più vasto
repertorio di materiali di nuova tecnologia che offrono spessori particolarmente ridotti. Tra i piu’
interessanti ricordiamo gli isolanti riflettenti multistrato e gli isolanti sottovuotoiii.
In molti casi la conformazione dell’edificio costringe a impiegare soluzioni miste. Lo studio per la
riqualificazione energetica del complesso di S. Antonio in Polesine a Ferrara ne è un esempio. I
prospetti che si affacciano sul chiostro presentano, oltre a un vincolo di tutela, una serie di
modanature che si rapportano ai portici sottostanti e impongono l’intervento dall’internoiv (Fig. 2).
Sul prospetto secondario a Nord Ovest, invece, è stato ipotizzato l’uso di intonaco termoisolante
che con 6 cm di spessore riduce la trasmittanza da 1,54 W/mqK a 0,66 W/mqK. L’edificio, grazie al
nuovo involucro, consuma 11 KWh/mca (rispetto ai 70 dello stato di fatto).
Una strategia interessante consiste nell’integrazione di elementi verdi. Un esempio è visibile nel
progetto per il restauro scientifico dell’ex Monastero Cistercensi di Santa Lucia a Faenzav.
L’intervento prevede, oltre alla posa di un cappotto esterno, la realizzazione di una struttura per la
crescita di verde verticale per formare una contro parete ventilata, rilettura morfologica del
tradizionale verde rampicante (Fig. 3).
La progettazione di elementi naturali si integra molto spesso con la seconda categoria di
intervento: la giustapposizione di nuovi spazi. La soluzione piu’ diffusa è la progettazione di spazi
vetrati di filtro tra interno ed esterno. Ciò consiste nell’isolare gli edifici storici con l’aggiunta di
“cuscinetti” che riducono la differenza tra interno e esterno. Un esempio è il progetto per la
valorizzazione di Villa del Foro ad Alessandriavi. Il nuovo involucro vetrato avvolge interamente
l’edificio ed è costituito da lastre stratificate con rivestimento basso emissivo (Fig. 4). L’involucro è
stato progettato a regime stagionale variabile: a celle per aumentare le prestazioni isolanti in
inverno, ventilato per raffrescare la parete in estate.
i Il Termointonaco minerale a base di calce idraulica naturale è certificato con valori di conduttività termica λ pari a 0, 05 – 0,07
W/mK. Generalmente si applica con spessori 2 - 6 cm, a seconda che venga accoppiato ad un cappotto tradizionale o come
unico isolamento esterno.
ii Il valore di lambda della fibra di legno è circa 0,03 – 0,04 W/mK e generalmente si applica in pannelli da 4-12 cm per avere
un buon rapporto prezzo/prestazione. Applicando un cappotto in fibra di legno la trasmittanza della parete diminuisce del 3050% a seconda degli spessori in gioco.
iii Gli isolanti multistrato sono isolanti sottili di derivazione Aerospaziale, a spessore ridotto (da 7 a 30 mm) costituiti dall'unione
di pellicole di materiale riflettente ed elementi isolanti combinati (ovatta, schiume, lana di pecora, ecc.). Sono molto indicati per
risolvere applicazioni complesse, come il nodo parete controsoffitto nel caso di morfologie curve o dove c‟è poco spazio.
Presentano valori di conduttività pari a 0,16 W/mK per 6 cm di spessore (2 cm di strati isolanti installati tra due lame d‟aria di 2
cm). Anche gli isolanti sottovuoto hanno un elevato potere isolante con uno spessore molto ridotto: lambda di 0,004 W/mK per
2-4 cm di spessore. Le controindicazioni di tali materiali sono il costo superiore e, nel caso degli isolanti sottovuoto, una
maggiore delicatezza.
iv Studio progettuale: arch. L. Bonora e M. Calzolari per la riqualificazione funzionale ed energetica del secondo chiostro del
convento di S. Antonio in Polesine a Ferrara.
L‟edificio, abbandonato da tempo, è molto importante per la storia e la cultura ferrarese e ha imposto molta cura nella scelta
delle soluzioni per la riqualificazione energetica. La trasmittanza delle strutture non rispetta in molti casi i requisiti minimi
imposti dalla normativa ma per gli edifici storici la delibera Regione Emilia Romagna 156/2008 prevede delle deroghe,
necessarie per gli evidenti limiti imposti dal contesto di intervento.
v Progetto: A+4 Studio, Faenza, arch. P. Rava
Il monastero risale al „700 ed è sottoposto a vincolo della Soprintendenza che ha accettato l‟intervento. Esso prevede la posa di
un cappotto esterno in cannicciato palustre con finitura con intonaco di cocciopoesto.
vi Progetto per la valorizzazione e riqualificazione energetica di Villa del Foro ad Alessandria, arch. V. Belpoliti. Secondo
classificato al concorso di idee “per la valorizzazione del sito museale Antiquarium mediante interventi volti a massimizzare la
prestazione energetica dell‟edificio”.