KIM IL SUNG, NOSTRO SOLE, E LA COREA CONTEMPORANEA
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KIM IL SUNG, NOSTRO SOLE, E LA COREA CONTEMPORANEA
Clemente Galligani KIM IL SUNG, NOSTRO SOLE, E LA COREA CONTEMPORANEA ARMANDO EDITORE GALLIGANI, Clemente Kim Il Sung, Nostro Sole, e la Corea Contemporanea ; Roma : Armando, © 2014 544 p. ; 20 cm. (Scaffale aperto) ISBN: 978-88-6677-383-2 1. Storia mondiale (Sud-Est asiatico) 2. La lotta rivoluzionaria anti-giapponese 3. La costruzione di una nuova Corea CDD 909 © 2014 Armando Armando s.r.l. Viale Trastevere, 236 - 00153 Roma Direzione - Ufficio Stampa 06/5894525 Direzione editoriale e Redazione 06/5817245 Amministrazione - Ufficio Abbonamenti 06/5806420 Fax 06/5818564 Internet: http://www.armando.it E-Mail: [email protected] ; [email protected] 21-00-070 I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), in lingua italiana, sono riservati per tutti i Paesi. 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Le linee rivoluzionarie djoutchéennes 17 17 20 Capitolo II La fine del tempo del movimento nazionalista borghese. 27 Il movimento comunista 1. La situazione socio-economica in Corea all’inizio del XX secolo 27 2. Il declino del movimento nazionalista e la nascita del movimento 34 comunista 3. La preparazione della lotta armata 42 Capitolo III L’inizio della lotta armata antigiapponese: la I tappa della lotta armata 1. La fondazione dell’esercito di guerriglia popolare antigiapponese. L’orientamento fondamentale per l’organizzazione della lotta armata antigiapponese 2. La creazione delle basi di guerriglia nel bacino del Douman-Gang e il loro consolidamento. La creazione delle basi di guerriglia-zone liberate 3. L’estensione delle organizzazioni rivoluzionarie 47 47 55 62 4. L’accrescimento dei ranghi della guerriglia e l’intensificazione della lotta armata 5. L’intensificazione e lo sviluppo della lotta antigiapponese delle masse popolari sotto l’influenza della lotta armata 6. L’avanzata dell’esercito rivoluzionario popolare coreano nelle vaste regioni 69 76 81 Capitolo IV L’estensione e lo sviluppo della lotta armata antigiapponese. 86 La seconda tappa della lotta armata 1. Il nuovo orientamento per intensificare e sviluppare ancor più 86 la lotta antigiapponese di liberazione nazionale 2. La fondazione dell’associazione per la restaurazione della Patria 90 3. La creazione della base del Baiktou-San 96 4. L’estensione del movimento di fronte unito nazionale antigiapponese e la promozione dinamica dei preparativi 100 della fondazione del Partito Comunista 5. La Battaglia di Botcheunbo 106 6. Il rafforzamento delle attività militari e politiche dell’ARPC dopo lo scoppio della guerra cino-giapponese. Lo studio e 111 le esercitazioni intensivi dell’ARPC 7. La “dura marcia” dell’ARPC e la sua avanzata nella zona 118 di Mousan 8. L’operazione circolare di grandi formazioni a nord-est 123 del monte Baiktou-San Capitolo V La lotta per affrontare attivamente il grande avvenimento della Restaurazione della Patria. La terza tappa della lotta armata antigiapponese 1. Un nuovo orientamento per prepararsi al grande avvenimento della Restaurazione della Patria 2. Le attività di piccole unità nelle vaste regioni 3. La formazione militare e politica dell’ARPC 4. L’intensificazione dei preparativi della Resistenza di tutto il popolo 128 128 131 135 139 Capitolo VI La grande vittoria della lotta armata antigiapponese 1. Le operazioni per la liberazione della Patria 2. L’importanza storica della lotta armata antigiapponese 145 145 148 PARTE SECONDA: LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA COREA. LA GUERRA DI LIBERAZIONE DELLA PATRIA 157 Capitolo I Il compimento della rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale 1. La situazione politica in Corea dopo la Liberazione 2. La fondazione del Partito Comunista 3. L’instaurazione del potere popolare 4. Il compimento fruttuoso delle riforme democratiche 5. La fusione del Partito Comunista con altri partiti di lavoratori 6. Il Movimento di mobilitazione ideologica generale per la costruzione nazionale 159 159 165 173 178 187 192 Capitolo II Il passaggio allo stadio della rivoluzione socialista. La fondazione 196 della Repubblica Popolare Democratica di Corea 1. L’instaurazione del Comitato popolare di Corea del Nord. 196 L’inizio del periodo di transizione verso il socialismo 2. La ripresa e lo sviluppo dell’economia nazionale 200 3. Il peggioramento del pericolo di divisione nazionale. 206 La conferenza congiunta d’aprile del Nord e del Sud 4. La Fondazione della Repubblica Popolare Democratica 224 di Corea 5. Il rafforzamento della potenza politica ed economica della RPDC. 229 La lotta per la riunificazione della Patria 6. La preparazione di una guerra da parte degli imperialisti 240 americani e dei fantocci sudcoreani 7. La situazione allarmante alla vigilia della guerra. L’intensificazione continua della lotta per la riunificazione 255 pacifica della Patria Capitolo III La guerra di liberazione della Patria 1. L’inizio della guerra di liberazione della Patria. La liberazione di vaste regioni della metà Sud 2. Il ripiegamento strategico e i preparativi della contro-offensiva dell’APC 3. Il cambiamento radicale della situazione militare. La contro-offensiva dell’APC 4. La difesa attiva di posizione 5. Il rafforzamento organizzativo ed ideologico del Partito del Lavoro di Corea. Lo scacco dell’avventura militare degli imperialisti americani e la vittoria del popolo coreano nella sua grande guerra di liberazione della Patria 6. L’importanza storica della vittoria nella guerra di liberazione della Patria PARTE TERZA: LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO E LA LOTTA PER LA RIUNIFICAZIONE DELLA PATRIA Capitolo I L’impianto dell’infrastruttura del Socialismo 1. La situazione interna nel dopoguerra. I compiti globali per la costruzione dei fondamenti del Socialismo 2. La ripresa e la costruzione dell’economia nazionale del dopoguerra 3. La trasformazione socialista dei rapporti di produzione 4. La lotta per l’impianto del Djoutché 5. Il movimento Tcheullima 267 267 280 289 301 322 331 337 339 339 345 355 367 372 Capitolo II 384 La costruzione socialista generalizzata 1. Il passaggio alla costruzione socialista generalizzata 384 2. L’applicazione dello spirito e il metodo di Tcheungsan-Ri 387 3. La promozione attiva della costruzione socialista 394 nelle campagne 4. La promozione parallela della costruzione dell’economia e della costruzione della difesa nazionale. L’impianto del sistema 400 di difesa di tutto il popolo 5. Lo sviluppo e la fioritura della cultura nazionale socialista 406 6. La rivoluzione ideologica. La trasformazione rivoluzionaria di tutta la società e la sua trasformazione sul modello della classe operaia 7. La realizzazione della industrializzazione socialista Capitolo III La lotta della popolazione sud-coreana per la salvezza nazionale 1. L’insurrezione popolare d’aprile 2. L’instaurazione della dittatura militare fascista. La lotta del popolo sud-coreano per la democratizzazione della società 3. La fondazione del Partito rivoluzionario per la riunificazione e il rafforzamento della lotta antimperialista e antifascista Capitolo IV La lotta per la riunificazione indipendente e pacifica della Corea 1. L’offensiva attiva per accelerare la riunificazione della Patria 2. La dichiarazione congiunta del 4 luglio. Il dialogo fra il Nord ed il Sud 3. La lotta per sventare le manovre di creazione di “due Coree” Capitolo V Il consolidamento della posizione internazionale della RPDC 1. La politica estera indipendente della RPDC 2. L’estensione e lo sviluppo rapidi delle relazioni estere della RPDC Conclusione 415 423 435 435 445 459 477 477 487 499 516 516 525 539 Prefazione La storia contemporanea della Corea copre una sessantina d’anni scanditi dai seguenti avvenimenti: 1) 1910: la Corea è ridotta in colonia dal Giappone, 2) 15 agosto 1943: vittoria coreana nella lotta antigiapponese e liberazione della Corea, 3) 27 luglio 1953: accordo d’armistizio con gli americani, 4) 4 luglio 1972: Dichiarazione congiunta Nord-Sud e inoltre comprende, oltre alla rivoluzione antigiapponese e alla guerra contro gli americani, 1) la nascita e lo sviluppo del movimento comunista, 2) la rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale, 3) la rivoluzione socialista, 4) la costruzione del socialismo, 5) la lotta per la riunificazione della Patria e 6) le attività per il rafforzamento nella solidarietà internazionale. Protagonista principale di tutti questi avvenimenti è il Leader compagno Kim Il Sung, definito spesso eroe e liberatore. La sua importanza è rilevata all’interno della presente opera e a noi interessa sottolineare qui soprattutto due punti: 1) la creazione delle sue idee del Djoutché. 2) La fondazione dell’ARPC (Armée Révolutionnaire Populaire Coréenne) e la valorizzazione della guerriglia come strumento e mezzo per la lotta di liberazione della Patria. Nelle idee del Djoutché risiede l’interpretazione marxista-leninista del compagno Kim Il Sung, che evita qualsiasi interpretazione “strutturalista” del marxismo e, approfondendo, in modo originale, la tematica leninista, applicata alla realtà della Corea, punta decisamente su una sua visione “umanistica”. Le suddette idee infatti sono basate sul principio che l’uomo è padrone di tutto, decide di tutto, è artefice del proprio destino, il che equivale a dire che le masse popolari sono le padrone e le protagoniste della Rivoluzione e della Costruzione, quando esse si mettono in azione sono capaci di superare qualsiasi ostacolo, qualsiasi difficoltà anche grande e di riportare la vittoria finale. Esse inoltre garantiscono l’originalità e la creatività nell’azione politica, culturale e militare. Non per nulla Kim Il Sung si fa assertore di una via nazionale, prima che mondiale, al socia11 lismo e in questo si mostra uno dei primi precursori della costruzione di uno stato socialista di tipo nuovo. Egli ha indicato che un crescente sviluppo economico è logico nella società socialista, priva di sfruttamento e oppressione, perché fondato sull’ardore rivoluzionario dei lavoratori, che operano per il benessere della Patria, del popolo e per la comune felicità. Ha inoltre dato una spiegazione geniale ai problemi della forma di merce dei mezzi di produzione e della utilizzazione della legge del valore nella società socialista, ai problemi del mercato contadino nella società socialista, e dei modi di sopprimerlo, formando così un’arma potente atta a dare impulso con successo alla costruzione economica. La fondazione dell’ARPC (Esercito Rivoluzionario Popolare Coreano) è conseguente alla valorizzazione da parte del Nostro della guerriglia come fattore di liberazione e d’indipendenza. La guerra di guerriglia ha una lunga storia che affonda le sue radici nel lontano passato e nel passato anche della storia italiana, Kim Il Sung, tuttavia, è stato uno dei primi e ancor prima di Fidel Castro e Che Guevara, che ha dato una sistemazione teorica ed organizzativa e che le ha affidato la funzione altamente positiva di liberazione nazionale e di riscatto di un popolo teso verso la sua indipendenza. I guerriglieri e la guerriglia non sono fattori regolari ed istituzionali, come lo sono gli eserciti con i loro effettivi, i primi non si comportano come questi ultimi, con divisa e gradi e la seconda non ha quello svolgimento come, per esempio, la guerra napoleonica, ma presuppone da parte dei guerriglieri una perfetta conoscenza del terreno sul quale si muovono, perché è fatta di imboscate, di colpi improvvisi e fulminei e di rapide fughe, tende non tanto alla vittoria campale definitiva, quanto al logoramento continuo e incessante delle forze nemiche, pur conservando intatta la propria forza. Spesso la guerriglia coreana ricorda la Resistenza italiana: anche i guerriglieri dell’ARPC sono dei partigiani, anche in Corea come in Italia durante il periodo della guerriglia, si formano basi “zone liberate”, cioè zone da cui è stato cacciato il nemico e che permettono ai guerriglieri di soggiornarvi, viverci e prepararsi alla lotta con tutti i mezzi necessari; queste “zone liberate” poi in Corea come nella Resistenza italiana vengono abbandonate man mano che si allarga il campo d’azione della guerra di guerriglia. Nel bel mezzo delle lotte contro gli imperialisti giapponesi prima e contro gli imperialisti americani poi, i coreani hanno dovuto costruire, fra difficoltà ed ostacoli, una società nuova a partire dalla situazione alquanto arretrata nei settori economico, culturale e in altri a causa delle sequele del pesante dominio coloniale dell’imperialismo giapponese. Del resto, a causa dell’occupazione della Corea del Sud da parte degli imperialisti americani, la nazione è 12 stata divisa in due parti, il Nord ed il Sud, cosa che ha reso molto complicata la situazione del paese e posto parecchi ostacoli e difficoltà all’opera di costruzione del popolo coreano. La guerra aspra e accanita durata tre anni, scatenata dall’imperialismo americano e dai suoi lacchè, (le autorità sud-coreane), è stata un’esperienza dura per il popolo coreano; le distruzioni terribili e le atrocità causate dalla guerra contro gli americani sono state fatti gravi che hanno colpito tutti i settori della rivoluzione, della costruzione e della vita del popolo. Ad onta di queste molteplici difficoltà e prove, promuovendo nelle stesso tempo la rivoluzione e la costruzione, il popolo coreano, sotto la guida del compagno Kim Il Sung, ha percorso un cammino cosparso oltre che di durezza e di complessità, di grandi vittorie. Uscito vittorioso dalla aspra lotta rivoluzionaria antigiapponese, il popolo coreano ha gettato tutte le basi per la costruzione di una Corea nuova e, in seguito, ha ottenuto successi notevoli nella rivoluzione e nella costruzione. In particolare, nella metà Nord del paese, la liquidazione dei rapporti sociali, coloniali e semifeudali, l’impianto del regime di democrazia popolare, l’instaurazione del regime socialista, la realizzazione dell’industrializzazione, la costruzione di un’economia nazionale indipendente e di una cultura nazionale socialista e la messa in piedi delle forze d’autodifesa nazionale, sono grandi realizzazioni che segnano tappe importanti nella storia della Corea. È ricorrendo a queste realizzazioni che il popolo coreano sente un vigoroso impulso verso la lotta per cacciare dalla Corea del Sud gli imperialisti americani e per riunificare la Patria in tutta indipendenza. Purtroppo noi, uomini ormai del XXI secolo, siamo testimoni, mentre proprio in questi giorni spirano venti di guerra tra la Corea del Nord, la Corea del Sud e gli Stati Uniti, che questo ultimo punto del programma del Gran Leader, che ha lasciato la direzione del paese dopo la morte prima ad un figlio e poi ad un giovane nipote, aspetta ancora una soluzione definitiva. Anche altri aspetti della società nord-coreana sono suscettibili di una ulteriore evoluzione in direzione della democrazia e del benessere economico. Tutto ciò, però, non sminuisce l’opera grande e geniale del gran Leader Kim Il Sung, che ha posto le basi per ulteriori progressi, mentre l’imperialismo americano continuava la sua politica d’aggressione e di distruzione in Asia scatenando la guerra del Vietnam, una guerra altrettanto cruenta (basti pensare al massacro da parte dei soldati americani di circa 500 civili vietnamiti disarmati avvenuto nel villaggio di Mylai nel 1968), ma di più lunga durata (1955-1975). Nella elaborazione di questa nostra opera intitolata «Kim Il Sung” “Nostro Sole”, e la Corea contemporanea», abbiamo tenuto presente, 13 come fonte principale l’opera di Kim Han Kil L’histoire contemporaine de la Corée, Editions en langues etrangères, Pyongyang-Corée 1979, opera composta con criteri critici, scientifici e sulla base della testimonianza dei protagonisti, e sotto la guida delle idee del Djantché create dal grand Leader Kim Il Sung. Lucca 10-4-2013 14 PARTE PRIMA LA LOTTA RIVOLUZIONARIA ANTIGIAPPONESE Capitolo I Il cambio generazionale nel movimento comunista 1. La fondazione dell’UAI (“Union pour abattre l’impérialisme) L’histoire contemporaine de la Corée (La storia contemporanea della Corea) – scritta da Kim Han Kil per le “Editions en Langue Etrangère” Pyongyang Corée 1979 – comprende circa 60 anni di storia del popolo coreano. Il protagonista di questa storia, verso cui l’autore esprime grande ammirazione non solo forse costrettovi dal “culto della personalità” instaurato dal regime, ma anche per un sentimento sincero, trattandosi di un vero e proprio eroe, porta il nome di Kim Il Sung. Non è il nome vero: questo lo deduciamo dal fatto che nella Courte histoire du mouvement révolutionnaire coréen à l’etranger (Breve storia del movimento rivoluzionario coreano all’estero), opera pubblicata in Corea del Sud nel dicembre del 1945, nel paragrafo intitolato “T.D.” (abbreviazione coreana di UAI, cioè Union pour abattre l’impérialisme – Unione per abbattere l’Imperialismo), in cui si riferisce che dell’UAI sarebbe stato il fondatore il 17 ottobre del 1926, respingendo tutte le tendenze infantili di destra e di sinistra viene indicato con il vero nome di Kim Seung Djon. Il Dizionario Enciclopedico Sansoni (FI-1959) poi, scrive di un uomo politico coreano (n. 1902) la cui storia è simile a quella di Kim Il Sung (dal 1931 in Manciuria e in Corea uno dei capi della resistenza clandestina contro il Giappone, nel 1945 “organizzatore e maggiore esponente del Partito del Lavoro”; “settembre 1948 capo del governo della Repubblica democratica coreana”), ma lo indica con il nome di Kim-Ir-Sen. Al momento della stesura nel “Des” della sua biografia l’eminente uomo politico coreano è ancora vivente. Da notare poi che Kim Han Kil, autore dell’opera da noi all’inizio citata, parlando della famiglia del piccolo Kim Il Sung indica suo padre con il nome di Kim Hyeung Djik. Kim Il Sung è indubbiamen17 te un protagonista della storia coreana contemporanea. Il suo prestigio e il suo carisma sono notevoli, non per nulla Kim Han Kil lo segnala con epiteti d’elogio e d’ammirazione. Tutte le volte infatti che parla di Kim Il Sung lo definisce, oltre che “compagno”, “grand Leader”, “Leader respecté et bien-aimé”, e addirittura a volte “genie de la révolution”, “Soleil de la nation”. L’impronta di Kim Il Sung nella storia della Corea contemporanea si nota in diversi settori: I nel settore militare, II in quello politico, III nel settore pedagogico, IV nel settore culturale, V nel settore filosofico, VI in quello letterario, etc. Prima di tutto occorre dire che Kim Il Sung è propriamente un generale quando la Corea si presenta come una colonia sotto il dominio degli “imperialisti” giapponesi. Il movimento comunista delle origini in Corea attraversava un periodo di grande confusione, essendo lacerato dai comunisti “snob” e dai frazionisti, ed era in attesa di un dirigente illuminato, di un grande capo rivoluzionario, che portasse chiarezza e ordine all’interno di quella forza politica. Colui che ha concretamente interpretato la suddetta parte è stato appunto Kim Il Sung, che si è posto alla testa del movimento comunista e della lotta rivoluzionaria antigiapponese in Corea. Nato in una famiglia di contadini poveri a Mankyeungdai alla periferia di Pyongyang (allora comune di Nam, cantone di Kopyeung, arrondissement di Daidong, provincia del Pyeung-an del Sud), è cresciuto nel periodo in cui da una parte l’oppressione e la spoliazione colonialiste giapponesi nei confronti del popolo coreano si intensificavano sempre più, e in cui, dall’altra parte, la lotta antigiapponese del popolo coreano si trovava ad una svolta; al passaggio, cioè, dal movimento nazionalista verso il movimento comunista. Uscito da una famiglia di patrioti e di rivoluzionari, diventa molto presto un eminente rivoluzionario anche sotto l’influenza del suo tempo, oltrechè della sua famiglia. Frequentata la scuola primaria, si iscrive nel giugno del 1926 alla Scuola Hwaseung nel distretto di Huadian, in Manciuria. Questa scuola, essendo sotto gli auspici dell’“esercito di indipendenza” impartiva un insegnamento il cui contenuto era interamente improntato al nazionalismo. Il Nostro, tuttavia liberamente e in modo indipendente arrivava a concepire una via rivoluzionaria. Del resto era testimone diretto delle contese settarie, ignobili e incessanti dei nazionalisti. Era, però, anche molto attento alle agitazioni dei marxisti snob e dei frazionisti, volendosi infiltrare in questa località. I marxisti snob erano quei marxisti definiti appunto “snob” perché, lontani dalle masse, assumevano un atteggiamento di sufficienza o paternalistico nei loro confronti, e non un atteggiamento di “medesimezza umana” (Gramsci), i frazionisti erano quei marxisti o comunisti che formavano 18 frazioni con le loro polemiche all’interno del movimento comunista, lacerandolo e dividendolo in modo deleterio. Prendendo, così, fin dall’inizio un atteggiamento critico nei confronti del nazionalismo e del movimento comunista delle origini, il Nostro, ha approfondito in modo indipendente il suo studio delle teorie rivoluzionarie marxiste-leniniste, della storia e della realtà coreane. Nel corso di questo processo formativo, egli ha consolidato la convinzione che occorreva seguire la via del movimento comunista, non quella del movimento nazionalista, per giungere alla realizzazione della liberazione nazionale e sociale del popolo coreano; che occorreva sviluppare intelligentemente il movimento comunista, incanalarlo su di una via veramente rivoluzionaria, non alla maniera dei comunisti snob e dei frazionisti. A questi scopi, era prima di tutto necessario preparare quadri rivoluzionari freschi della nuova generazione. Kim Il Sung ha perciò lavorato energicamente per armare di idee comuniste i patrioti e i ferventi rivoluzionari. Sulla base di questo lavoro, ha fondato il 17 ottobre del 1926 l’“Unione per abbattere l’imperialismo” (UAI). L’UAI deteneva il compito immediato di operare il rovesciamento dell’imperialismo giapponese e la realizzazione della liberazione e dell’indipendenza della Corea e come obiettivo finale mirava alla costruzione del socialismo e del comunismo in Corea, inoltre, al rovesciamento di ogni imperialismo e alla costruzione del comunismo in tutto il mondo. La fondazione dell’UAI era un avvenimento storico che segnava in Corea l’apparizione dei comunisti della nuova generazione e il nuovo inizio della rivoluzione coreana. Il movimento comunista e la lotta rivoluzionaria del popolo coreano hanno potuto così svolgersi per la prima volta su un giusto binario e sulla base del principio di indipendenza poiché i comunisti della nuova generazione si distinguevano nettamente dai primi militanti comunisti, dogmatici e servili verso le grandi potenze pronti a ricorrere alla forza altrui e in particolare, all’Internazionale. In modo giusto, dunque, hanno cominciato a gettarsi effettivamente le gloriose radici del Partito del Lavoro in terra di Corea. Dopo aver riformato per un certo tempo sul piano organizzativo ed ideologico l’UAI Kim Il Sung, si è spostato per allargare il teatro di lotta presso un’importante città della Manciuria, Jilin, dove si trovavano numerosi coreani, giovani soprattutto, animati da alto ideale. Entrato nel collegio di Yuwen di Jilim, nel novembre del 1927, ha svolto attività rivoluzionaria su ampia scala. Si è adoperato per la diffusione con vari mezzi delle idee marxiste-leniniste. Nell’agosto del 1927 ha riorganizzato l’Unione per abbattere l’Imperialismo in Unione della Gioventù antimperialista (UJAI), organizzazione clandestina di massa 19 della gioventù. Inoltre, ha messo in piedi l’Unione della Gioventù comunista (UJC), organizzazione della gioventù d’avanguardia comunista. Ha condotto l’insieme del lavoro organizzativo nel principio consistente nel formare in primo luogo i nuclei rivoluzionari, nell’allargare le loro attività, nell’associare le attività delle organizzazioni legali a quelle delle organizzazioni clandestine e nell’incorporare nelle organizzazioni rivoluzionarie illegali coloro che sono stati temprati e sperimentati nelle organizzazioni legali. Nel corso di questo processo, si sono formati i comunisti della nuova generazione. Il Nostro ha diretto in vari modi la lotta contro la spinta aggressiva dell’imperialismo giapponese, come anche la lotta di classe degli operai e dei contadini. Nell’autunno del 1928 il Nostro ha organizzato e diretto la lotta degli alunni contro la costruzione della linea ferroviaria Jilim-Hoéryeung (città della frontiera settentrionale coreana), attraverso la cui utilizzazione gli occupanti giapponesi contavano di controllare la regione della Manciuria dell’est. Nel corso di questo processo ha condotto la massa a rinforzare la loro posizione antimperialista e di classe. Kim Il Sung ha affermato: «I veri comunisti coreani usciti freschi freschi hanno tratto seri insegnamenti dal precedente movimento nazionalista e dal movimento comunista delle origini e, animati da una nuova concezione rivoluzionaria del mondo, hanno scelto una via rivoluzionaria del tutto differente da quella dei militanti nazionalisti e dei militanti del movimento comunista delle origini» (Kim Han Kil, L’histoire contemporaine de la Corée, Editions en langues etrangères, Pyongyang-Corée 1979, p. 32). 2. La creazione delle idee del Djoutché, ideologia direttrice della rivoluzione coreana. Le linee rivoluzionarie djoutchéennes La Rivoluzione coreana presupponeva un’ideologia direttrice per una conduzione corretta della Rivoluzione, per sviluppare il movimento comunista e dar vita alla lotta di liberazione nazionale. In Corea, infatti, la lotta rivoluzionaria contro l’imperialismo e il movimento comunista non hanno potuto svilupparsi correttamente per un certo periodo di tempo, a causa della mancanza di un’ideologia direttrice, di strategie e tattiche idonee. Il compito storico di concepire una tale strategia è stato compiuto brillantemente grazie alla creazione delle grandi idee chiamate “del Djoutché” o “djoutchéennes” da parte del compagno Kim Il Sung. Queste idee sono state create sulla base di uno studio attento delle teorie rivoluzionarie preesistenti e delle esperienze pratiche della lotta per l’indipendenza, per 20 aprire il cammino alla vittoria della rivoluzione, e ciò attraverso la lotta ideologica decisa contro i nazionalisti inveterati ed i marxisti “snob”. In una risposta alle domande poste dai corrispondenti stranieri (Kim Han Kil, op. cit., pp. 34-35) il Nostro ha messo bene in luce l’origine delle sue idee che egli chiama del “Djoutché”. In questo discorso fa notare l’esigenza di debellare l’accanimento delle lotte frazionistiche e l’isolamento dei capi nei confronti delle masse popolari nel caso del movimento di liberazione nazionale come nel caso del movimento comunista in Corea. Egli rivendica la necessità del contatto con le masse popolari e dell’appoggio su di esse nella lotta, dell’autonomia nella risoluzione dei propri problemi senza far ricorso ad altri. Precisa che i due punti suddetti hanno dato notevole impulso alle sue idee rivoluzionarie. Conclude che le masse popolari sono le padrone della rivoluzione e rileva che il progresso della rivoluzione in piena indipendenza nel paese, può beneficiare della simpatia, del consenso e dell’aiuto di altri popoli. Questi punti costituiscono l’origine delle idee del “Djoutché” di Kim Il Sung. Il punto di partenza delle idee “djoutchéennes” è che le masse popolari sono le protagoniste della rivoluzione e, di conseguenza, per promuoverla occorre avvicinarsi ad esse, mettendole in movimento. Questo contatto con la massa mancava ai nazionalisti e ai comunisti snob e Kim Il Sung lo ha fatto loro notare nei confronti diretti, nelle conferenze, nei seminari con gli allievi, nelle sue pubblicazioni. Egli ha indirizzato i comunisti della nuova generazione a stare molto a contatto con le masse popolari, quasi a confondersi con esse. Non solo ai nazionalisti e ai marxisti snob mancava questo contatto essi si perdevano in polemiche settorie e frazionistiche, i nazionalisti, in particolare, ricorrevano al terrore contro i comunisti respingendoli in modo arbitrario. Il compagno Kim Il Sung, inoltre, incentrava la sua critica sul fatto che i nazionalisti non esitavano a sostenere il ricorso alla politica delle grandi potenze, all’intervento delle forze straniere, mentre i marxisti snob che, fra l’altro, non rinunciavano alla pratica settoria attendevano l’approvazione dell’Internazionale comunista. Egli sosteneva, invece, che non si ha bisogno dell’approvazione di qualcuno per ingaggiare il movimento rivoluzionario, vi si partecipa secondo la propria convinzione; occorre risolvere i nostri problemi con le nostre proprie forze; se la lotta è condotta bene automaticamente otterremo l’approvazione altrui. Ha quindi concluso con un principio fondamentale che deve essere osservato nella lotta rivoluzionaria, secondo cui si deve promuovere la rivoluzione del proprio paese in piena indipendenza e sotto la propria 21 responsabilità. Anche questo principio, questa posizione, ha fatto parte del punto di partenza delle idee del “Djoutché” di Kim Il Sung. Egli ha studiato ed analizzato a fondo diversi fenomeni incontrati nel primo periodo della sua attività rivoluzionaria, per ricavarne i principi più essenziali e, su questa base, ha concepito le idee del “Djoutché”. Tutto ciò significa, in sintesi, che le masse popolari sono le principali artefici della rivoluzione e della costruzione del Socialismo, che esse hanno in se stesse la forza di promuoverle altrimenti detto: le idee suddette vogliono dire che ciascuno è artefice del proprio destino e in sé trova la forza necessaria per plasmarlo. La creazione di quelle grandi idee ha offerto un’ideologia direttrice effettiva della rivoluzione coreana ed un’arma ideologica e teorica, quanto mai potente, atta a sviluppare vigorosamente il movimento comunista e la lotta di liberazione nazionale di Corea contro l’Imperialismo. Le idee del “Djoutché” traducono correttamente le esigenze urgenti dello sviluppo della Rivoluzione coreana e, inoltre, le esigenze dello sviluppo del movimento comunista internazionale e della rivoluzione mondiale. Via via che le unità nazionali della rivoluzione si ingrandiscono grazie alla promozione del movimento comunista e della lotta rivoluzionaria nei diversi paesi e che i tratti caratteristici nazionali si rivelano più tangibili nella lotta rivoluzionaria, il movimento comunista internazionale e la rivoluzione mondiale non possono svilupparsi fruttuosamente se non a condizione che ciascun paese conduca la lotta rivoluzionaria in tutta indipendenza e in maniera creativa appoggiandosi sulle forze delle masse popolari. Le idee concepite dal Nostro traducono sotto tutti gli aspetti queste esigenze dello sviluppo del movimento comunista internazionale e della rivoluzione mondiale. Sulla base di esse egli ha elaborato linee rivoluzionarie, nuove strategie e tattiche, armandone i comunisti della nuova generazione e le masse popolari. Le linee rivoluzionarie “djoutchéennes” Nell’autunno del 1929, la repressione della reazione è diventata più pesante. L’imperialismo giapponese ha accresciuto con diversi pretesti le sue forze di aggressione in Manciuria e, per distruggere le forze rivoluzionarie che aumentavano velocemente, ha corrotto la cricca militare reazionaria della Cina per effettuare retate di comunisti coreani. Nell’ottobre dello stesso anno è stato arrestato dalla polizia lo stesso Kim Il Sung che, anche nella prigione di Jilin, non ha cessato di pensare alla lotta rivoluzio22 naria. Ha continuato a dirigere dalla prigione i compagni e le formazioni rivoluzionarie di diverse regioni compresa la città di Jilin. Ha mantenuto i legami segreti con essi attraverso diversi mezzi. Nello stesso tempo ha maturato disegni per un dinamico sviluppo del movimento comunista e della lotta di liberazione nazionale. All’inizio del maggio del 1930 è uscito di prigione e adesso con più dinamismo svolge le attività riordinando meglio le organizzazioni rivoluzionarie. Per condurre correttamente il movimento comunista e la lotta rivoluzionaria antimperialista di Corea, ha elaborato sulla base delle idee del “Djoutché” linee corrette, strategiche e tattiche, per la rivoluzione e le ha esposte nel suo rapporto intitolato La via da seguire per la Rivoluzione coreana, presentato alla riunione dei quadri dirigenti dell’Unione della Gioventù Antimperialista tenuta nel giugno del 1930 a Kalun. In questa sede ha chiarito in primo luogo il carattere e la missione della Rivoluzione coreana per fugare la confusione operata dai marxisti-snob e dai frazionisti, indicando gli uni la rivoluzione borghese, gli altri la rivoluzione socialista. Una definizione corretta del carattere e della missione fondamentale della rivoluzione permetterà di elaborare strategie e tattiche scientifiche e, su questa base, di indirizzare con sicurezza le masse popolari nella lotta rivoluzionaria. Egli afferma che la “missione fondamentale” della rivoluzione coreana consiste nel conquistare l’indipendenza della Corea abbattendo l’imperialismo giapponese e, nello stesso tempo, nel liquidare i rapporti feudali e realizzare la democrazia. Quindi conclude che la rivoluzione coreana, muovendo da questa “missione”, ha il carattere di una rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale (Kim Han Kil, op. cit., p. 38). A quel tempo quella coreana infatti era ancora una società coloniale e semifeudale e il decollo industriale stentava a partire anche a causa dell’occupazione coloniale giapponese. Determinanti erano dunque i rapporti feudali. Da questo punto prendeva le mosse la suddetta missione fondamentale della rivoluzione coreana e il carattere di essa come rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale. Il Nostro ha dato una definizione originale del carattere della rivoluzione coreana, in una posizione “djoutchéenne” a partire dalla realtà concreta della Corea senza essere legato dalla nozione preesistente di rivoluzione borghese e socialista. La rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale è una rivoluzione avente un proprio contenuto particolare, distinto dalla rivoluzione borghese il cui fine è la costruzione della società borghese e dalla rivoluzione socialista che è chiamata a fondare il socialismo. In altri termini essa è una rivoluzione democratica di tipo nuovo rivolta alla realizzazione di una società a democrazia popolare. Kim Il Sung ha preci23 sato che le ampie forze contro l’imperialismo che comprendono operai, contadini, studenti, intellettuali, piccoli borghesi e perfino capitalisti nazionali e credenti di buona volontà potevano partecipare a questa rivoluzione il cui bersaglio è l’imperialismo giapponese e i suoi alleati che sono: proprietari fondiari, capitalisti “compradores”, elementi filogiapponesi e traditori della nazione. Ha affermato che occorre continuare la rivoluzione anche dopo la rivoluzione democratica antimperialista e antifeudale, per costruire la società socialista e comunista, in vista della rivoluzione mondiale. Ha anche precisato, sulla base del chiarimento del carattere della Rivoluzione coreana e della sua missione fondamentale, i problemi strategici e tattici per il suo compimento. Prima di tutto ha esposto la linea della lotta armata. Dopo aver fatto notare che mai l’imperialismo si ritira da sé dalle colonie, per la sua natura aggressiva e predatrice e che, invece, ricorre senza eccezione ad una violenza brutale per mantenere il dominio coloniale, afferma che occorre abbattere le forze dell’aggressione imperialista ricorrendo necessariamente alle forze armate rivoluzionarie. Fa inoltre notare che diversi sono i metodi e le forme di lotta per annientare le forze aggressive imperialiste, ma la principale forma di lotta atta a combattere l’imperialismo è la lotta armata. Sostiene che l’indipendenza nazionale non si può ottenere “in dono” da nessuno e da nessuna forza straniera e per via pacifica mai si riuscirà a conseguirla e ad abbattere l’imperialismo giapponese. Tutto ciò è dimostrato dalle lezioni e dalle esperienze ricavate dalla storia della lotta contro i giapponesi del popolo coreano. In particolare, la situazione coreana della fine degli anni ’20 e degli inizi degli anni ’30 esigeva categoricamente lo svolgimento di una lotta armata ben organizzata. L’imperialismo giapponese, cercando la scappatoia alla sua grave crisi economica del ’29 nell’aggressione alla Cina, si impegnava pazzamente nei preparativi di guerra. A questo scopo, ha più che mai intensificato la dittatura politica e la spoliazione economica del popolo coreano. Frattanto, gli operai, i contadini, gli studenti coreani hanno spinto più attivamente la resistenza all’imperialismo giapponese; la loro lotta violenta si è scatenata in varie regioni. Per esempio, lo sciopero generale e la spinta violenta degli scaricatori di porto di Weunsan che sono durati molto tempo a partire dal gennaio del 1929; lo sciopero e la protesta degli operai dello stabilimento tessile di Bousan nel gennaio del 1930; scioperi e manifestazioni svoltisi in occasione del 1° maggio dello stesso anno da parte degli operai di Pyongyang, Seoul, Bousan-Daigou, Intcheun, Weunsam, Tchengdjin, Heungnam e altre città; la rivolta dei minatori della miniera di carbone di Sinheung del maggio del 1930; la manifestazione e la lotta violenta 24 degli operai della fabbrica di caucciù di Pyongyang nell’agosto dello stesso anno; la lotta (compreso l’assalto) condotta nel 1929 dai contadini della fattoria Fuji degli occupanti giapponesi nell’“arrondissement” di Ryongtcheun, provincia del Pyeung-an del Nord, che si rifiutavano di pagare gli affitti; la lotta degli affitti e la rivolta dei contadini della fattoria Hazana dei giapponesi occupanti nell’“arrondissement” di Kim Hai, provincia del Hamkyeung del Sud nel 1930; gli scioperi dei corsi degli alunni e le loro manifestazioni attraverso i paesi, scatenati dalla lotta degli alunni di Kwangdjou, che sono durati più di sei mesi dopo il novembre del 1929. In questo clima e in queste circostanze, il passaggio alla lotta armata si presentava come l’unica via per incrementare di più la lotta degli operai, dei contadini e degli studenti. Senza un tale passaggio, infatti, si sarebbe fatto ricorso ai modi di lotta consueti; le lotte violente in ordine sparso sarebbero state senza dubbio annientate l’una dopo l’altra dalla violenza dell’imperialismo giapponese e la lotta rivoluzionaria contro di esso del popolo coreano nel suo insieme sarebbe finita nel marasma. Così, lo svolgimento della lotta armata si imponeva come esigenza urgentissima nello sviluppo della lotta rivoluzionaria antigiapponese del popolo coreano, era l’unica via che lo conduceva a conquistare con le proprie forze la liberazione e la indipendenza della Patria. Kim Il Sung ha affermato che bisognava procedere a minuziosi preparativi per intraprendere la lotta armata, e a questo scopo ha fatto presente la necessità di costituire con giovani comunisti l’esercito rivoluzionario coreano, formazione armata rivoluzionaria. Ha illustrato la linea di condotta consistente nell’eccitare tutte le forze patriottiche antigiapponesi, nell’unirle strettamente e nell’impiegarle nella lotta contro gli occupanti, come la linea del fronte unito nazionale antigiappponese. Ha ribadito che occorreva raccogliere in salda unione sotto la bandiera antigiapponese tutte le forze di tendenza antigiapponese a cominciare dagli operai e dai contadini come anche dai credenti e dai capitalisti nazionali di buona volontà. Ha insistito in modo particolare sulla promozione attiva del lavoro per la fondazione del Partito e ha sottolineato che, a questo scopo, bisognava prima di tutto fare concreti preparativi nella posizione “djoutchéenne”. Ha dichiarato che era necessario fondare con le nostre proprie forze un Partito nuovo, rivoluzionario e fare seri preparativi in questo senso. Ha aggiunto che era necessario costituire le sue strutture di base, accrescerle e rinforzarle continuamente, e non proclamare subito il comitato centrale. Lo scioglimento del Partito Comunista coreano negli anni ’20 è dipeso dal fatto che è mancata una sua seria preparazione preliminare per cui era risultato come un castello costruito sulla sabbia. Mal25 grado ciò, invece di trarne un’amara lezione, i frazionisti hanno tentato di organizzare in tutta fretta un “comitato centrale del Partito” e di proclamarne la fondazione; pensavano che poi non rimaneva che ottenere l’approvazione dell’Internazionale. Con questi procedimenti non era possibile fondare un Partito rivoluzionario capace di compiere in modo giusto la sua missione e tenersi saldamente in vita di fronte all’offensiva controrivoluzionaria. Il Partito rivoluzionario in Corea doveva essere fondato dalle forze interne dei comunisti e del popolo di Corea. A tale scopo era necessario fare preparativi adeguati e concreti partendo da una posizione indipendente. I preparativi per la fondazione del Partito, poi, richiedevano di costituire prima di tutto e convenientemente le sue strutture di base. Solo così il Partito poteva essere fondato su una solida base organizzativa e radicarsi profondamente nelle masse. Kim Il Sung ha affermato inoltre che questi preparativi dovevano essere fatti in stretto legame con la lotta concreta contro l’imperialismo giapponese. Solamente così si sarebbero potute formare eccellenti comunisti, sperimentati e temprati nella prassi della lotta e si sarebbero potute gettare solide basi organizzative ed ideologiche per la fondazione del Partito. Così Kim Il Sung nella conferenza di Kalun, ha chiarito in modo approfondito i problemi fondamentali che si ponevano per la formazione della lotta antigiapponese di liberazione nazionale e del movimento comunista in Corea e ha messo in chiaro le linee rivoluzionarie, le uniche corrette basate sulle idee del “Djoutché”. Così i giovani comunisti e le masse sono giunti a dare impulso dinamico alla Rivoluzione coreana, con una guida attiva e questa rivoluzione che, priva di una linea rivoluzionaria, di una strategia e di una tattica corretta, non aveva potuto evitare gli scacchi e le vicissitudini, ha potuto progredire sulla via della vittoria indicata dal capo carismatico Kim Il Sung. 26 Capitolo II La fine del tempo del movimento nazionalista borghese. Il movimento comunista 1. La situazione socio-economica in Corea all’inizio del XX secolo Un ruolo importante nella storia contemporanea della Corea riveste il movimento comunista, moderno movimento politico-sociale, che ha iniziato a svolgersi, sulla base di rapporti economici piuttosto complessi, agli inizi del XX secolo. Occorre, perciò, per scrivere della storia contemporanea della Corea, esaminare la sua situazione socio-economica agli inizi del XIX secolo. Questa presenta le seguenti caratteristiche: 1) La Corea non ha ancora intrapreso la via dello sviluppo capitalistico; 2) È ancora occupata dai Giapponesi; 3) Le classi e gli strati sociali assumono aspetti diversi nei confronti di questi ultimi. Incremento graduale degli elementi capitalistici in Corea e l’impedimento al loro normale sviluppo Dopo il XVIII secolo si assiste in Corea ad un incremento di quei fattori che rivestono un ruolo importante nello sviluppo del capitalismo moderno: la produzione delle merci è aumentata mentre un fatto nazionale è diventata la circolazione della moneta unica. Inoltre, nel periodo che va dalla fine del XVIII sec. all’inizio del XIX la Corea ha conosciuto una notevole accumulazione del capitale monetario, dovuta all’espansione del commercio. In modo relativamente rapido si sono sviluppate l’industria mineraria (ferro, oro, argento, rame) e la metallurgia, la cui gestione ha richiesto l’applicazione a poco a poco di metodi già capitalistici. Tra la fine del XIX sec. e l’inizio del XX in certi settori, come quello tessile 27 e quello cartario in primo luogo, sono sorte imprese gestite sotto forma di compagnie, grazie all’uso di impianti meccanici azionati dall’energia idraulica, dal petrolio, e dal vapore. In questo periodo, inoltre, sono state istituite banche per il credito commerciale e le ipoteche, nel 1903, in numero di cinque, compresa la banca di Corea. Nel settore dell’economia agricola, infine, la produzione delle merci è aumentata e l’agricoltura ha iniziato a svilupparsi sul piano commerciale. Il risultato è stato l’incremento impetuoso del commercio del riso e di altri cereali, del tabacco e di altre piante industriali, dei prodotti dell’allevamento come buoi e pollame, come alcune specialità fra cui “insam”. Lo sviluppo e il moltiplicarsi dei fattori capitalistici sono stati, però, frenati in Corea dalla feudalità in modo pernicioso. Aggrappandosi disperatamente ai tentativi di conservare i vecchi rapporti feudali, la classe feudale al potere ha intralciato con tutti i mezzi il decollo del capitalismo. Ciò nonostante il movimento sociopolitico eversivo della feudalità e favorevole al capitalismo ha rapidamente guadagnato in forza e in ampiezza. A cominciare dalla lotta a favore della rivoluzione borghese condotta nel 1884 dal “gruppo riformista”, si sono svolte diverse lotte antifeudali alla fine dell’800 e agli inizi del ’900. La Corea avrebbe potuto chiaramente impegnarsi da sola con le proprie forze verso il passaggio all’economia capitalistica, se non avesse avuto a che fare con l’ingerenza straniera. Lo sviluppo capitalistico ha trovato ostacoli in Corea a causa delle forze di aggressione straniera, soprattutto a causa dell’ostacolo decisivo costituito dall’occupazione dell’imperialismo giapponese. Kim Il Sung, protagonista della lotta di liberazione coreana, ha giustamente affermato che a causa del dominio imperialista giapponese lo sviluppo del capitalismo era stato frenato estremamente e la società coreana permaneva una società coloniale fortemente segnata dai resti del feudalesimo. L’occupazione della Corea da parte dell’imperialismo giapponese e la sua politica coloniale di cinico depredamento, cioè, hanno ostacolato il cammino al normale sviluppo del capitalismo in Corea, rendendola sempre più società coloniale e semifeudale. L’occupazione della Corea da parte dell’imperialismo giapponese e i rapporti socio-economici coloniali e semi-feudali Essa, che restava più a lungo di altri paesi un paese feudale, ha conosciuto, dopo la seconda metà del ’900, l’aggressione dei paesi capitalisti dell’Europa, dell’America e del Giappone. Le masse popolari e i signori 28 feudali al potere, ma ormai in decadenza, si atteggiavano in modo diametralmente opposto nei confronti delle forze d’aggressione straniere: le prime conducevano sempre una lotta intransigente contro di esse, mentre gli ultimi ad esse si sottomettevano fino a giungere persino a reprimere la lotta delle masse contro l’aggressione coloniale. In seguito ai tradimenti dei governanti feudali, la Corea è stata ridotta interamente, nel 1910, in una colonia del Giappone imperialista, come abbiamo ricordato sopra. Gli imperialisti giapponesi, inoltre, sono stati aiutati, per la loro colonizzazione della Corea dagli imperialisti americani ed inglesi. Il governo degli Stati Uniti, all’epoca della guerra russo-giapponese (1904-05) si è pronunciato per la colonizzazione della Corea da parte dell’imperialismo giapponese1 e ha completamente approvato l’occupazione della Corea da parte di quest’ultimo, con l’accordo del luglio 1905 fra il primo ministro giapponese e il segretario americano alla Difesa (“accordo Katsura-Taft”) e con l’accordo del novembre 1908 fra l’ambasciatore giapponese negli Stati Uniti e il segretario di Stato americano (“accordo Takahira-Root”). Gli imperialisti inglesi, a loro volta, hanno affermato, durante la prima “alleanza anglo-giapponese” conclusa nel gennaio del 1902 “la predominanza politica, commerciale e industriale” del Giappone in Corea e hanno approvato durante la seconda “alleanza anglo-giapponese” firmata nell’agosto 1903 “i diritti e gli interessi permanenti economici, politici e militari” del Giappone in Corea e il suo diritto di gestire il “protettorato” di questa. Usufruendo di un attivo sostegno da parte degli imperialisti anglo-americani, i giapponesi hanno praticato una terribile politica coloniale dai primi giorni d’occupazione della Corea. Kim Il Sung ha dichiarato che l’imperialismo giapponese ha fatto della Patria dei coreani un serbatoio di materie prime, la fonte del suo fabbisogno di mano d’opera, un mercato per la vendita delle sue merci e l’ha trasformata in base militare per attaccare il continente. Per conseguire cinicamente tutti questi scopi, i giapponesi hanno fatto ricorso ad una pesante oppressione politica esercitando un potere illimitato. Istituito il “governo generale di Corea” essi hanno monopolizzato tutti i poteri e, per assicurarsene, hanno fatto occupare permanentemente la Corea dal loro poderoso esercito, mentre i diritti umani più 1 Il Segretario di Stato americano di allora, Hay, il suo consigliere superiore incaricato degli affari d’Estremo-Oriente Rockill, e altri funzionari di alto rango hanno asserito che la Corea doveva essere un territorio annesso al Giappone. Inoltre, nell’agosto 1904, Teodoro Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, è andato fino a proporre al Kaiser tedesco di dare una approvazione congiunta alla trasformazione della Corea in protettorato giapponese. 29 elementari del popolo coreano venivano calpestati. Terauchi, il primo che ha occupato il governo generale, ha cinicamente dichiarato: «I coreani non hanno altra scelta: sottomettersi alla legge dei giapponesi, oppure morire». Nei primi 10 anni di governo in Corea, gli imperialisti giapponesi hanno praticato un “dominio militare” aperto, che ha incontrato una resistenza violenta (soprattutto la rivolta del 1° marzo 1919) da parte del popolo coreano, allora essi vi hanno sopperito con un “dominio ideologico” che, del resto, conseguiva in modo meno palese lo stesso scopo del precedente. Al popolo coreano veniva imposta la sottomissione più incondizionata, veniva tolta la libertà di parola, di stampa, di riunione e di associazione. L’intero paese veniva trasformato in un inferno di viventi, veniva coperto di reti di apparecchiature repressive di ogni genere: esercito, gendarmeria, polizia, prigioni, etc. Venivano inferte “punizioni” spietate contro le sollevazioni patriottiche dei coreani senza fare distinzione di importanza e di levatura. I dati statistici pubblicati dagli stessi occupanti giapponesi ne sono una prova: 330.025 casi di “giudizio sommario nei confronti di chi ha commesso crimini” su un totale di 461.442 persone nel periodo 1911-18; “79.343 arrestati nel 1919 e 138.020 nel 1929”. Praticando una politica ideologica e culturale conforme alla sua contestuale terribile politica repressiva, il dominio giapponese mirava a soffocare la coscienza dell’indipendenza nazionale dei coreani e a sottometterli al proprio governo. A tale scopo ha architettato diverse leggi capziose a cominciare dal “decreto sull’insegnamento in Corea” promulgato nell’agosto del 1911, e ha messo in vigore l’educazione più nociva indirizzata all’asservimento coloniale. A causa della sua terribile politica oscurantista, il tasso di scolarizzazione dei bimbi coreani era inferiore al 20% persino all’inizio circa degli anni ‘30, mentre il contenuto dell’educazione era interamente subordinato alla formazione di “schiavi coloniali”. Gli occupanti giapponesi hanno praticato in modo coercitivo una politica di soffocamento della cultura nazionale coreana, non solo con tutti i mezzi hanno impedito il suo sviluppo, ma anche non hanno esitato a distruggere o a saccheggiare preziosi patrimoni culturali. Hanno perquisito furtivamente tombe antiche come quelle dei re a Pyongyang, a Kaiseung, a Kyeungdjou, e in altre località per rubare rari resti e oggetti in metallo prezioso, hanno bruciato o portato via documenti storici e decine di migliaia di volumi conservati in diversi posti. Sono arrivati a redigere una storia falsata dalla Corea, per giustificare il loro dominio coloniale. Anche sul piano economico si sono abbandonati al saccheggio e allo sfruttamento da brigantaggio. A causa della loro feroce politica coloniale, l’industria coreana non ha potuto conoscere un normale svilup30 po. Lo sviluppo dell’industria nel complesso si trovava ad un livello molto basso, e di conseguenza la Corea rimaneva sempre un paese agricolo arretrato. La politica industriale dei Giapponesi in Corea consisteva nell’impadronirsi di tutte le leve industriali, per frenare lo sviluppo dell’industria nazionale e per ricavare il massimo profitto coloniale dallo sfruttamento feroce degli operai coreani. Quando le condizioni favorevoli all’investimento dei suoi capitali non erano nell’insieme riunite convenientemente i Giapponesi nel dicembre del 1910 hanno promulgato il “decreto sulla compagnia”, e hanno adottato un sistema di permesso per le imprese tale da frenare lo sviluppo dell’industria nazionale coreana. Frattanto, una volta create nell’insieme condizioni favorevoli, hanno agevolato la penetrazione massiccia del capitale giapponese in Corea, abrogando nell’aprile del 1920 il suddetto decreto. Il risultato è stato che dalla seconda metà degli anni ’20 il capitale degli imperialisti giapponesi è stato più del 90% della somma globale investita nell’industria coreana. Inoltre occorre notare che l’industria coreana produceva in prevalenza materie prime e prodotti semifiniti destinati all’industria giapponese, e per quanto riguarda la distribuzione geografica delle sue forze produttive, essa era sistemata a vantaggio della spoliazione coloniale dell’imperialismo giapponese. L’industria nazionale non ha potuto svilupparsi come si conviene a causa della politica monopolistica dell’imperialismo giapponese nei confronti della industria. Le fabbriche e le altre imprese gestite dai coreani erano nel complesso poco numerose e per lo più molto piccole. La spietata dominazione coloniale degli occupanti giapponesi non solo ha ostacolato il normale sviluppo dell’industria nazionale, ma ha anche determinato il totale fallimento dell’artigianato tradizionale. Da questo punto di vista, le forze dei capitalisti coreani erano nel loro insieme molto deboli. Per di più essi erano divisi in due gruppi: 1) capitalisti “compradores”; 2) capitalisti nazionali. 1) I primi, relativamente grandi e alleati con quelli giapponesi, erano di sostegno alla politica coloniale di questi ultimi e la servivano fedelmente. Dunque, allo stesso modo dei proprietari terrieri, erano una classe reazionaria, traditrice della Patria e del popolo. 2) I capitalisti nazionali, invece, prevalentemente medi e piccoli imprenditori, subivano l’oppressione degli occupanti giapponesi e dei capitalisti “compradores”, dunque tolleravano malvolentieri la dominazione coloniale dei giapponesi. Il medio ceto urbano andava verso la rovina, la sua vita era permanentemente instabile a causa della politica spogliatrice degli oppressori giapponesi e dei capitalisti “compradores”. Di conseguenza, il medio ceto urbano aderiva al Partito avverso all’imperialismo giapponese. La classe operaia, poi, era oggetto 31 di sfruttamento e oppressione, in grado duplice se non addirittura triplice, poiché lo era sul piano nazionale e come classe. La maggior parte degli operai erano oppressi da un lavoro pesante. La giornata lavorativa, come minimo di 12 ore, arrivava spesso anche a 14-16 ore o più, per un “salario da fame”, meno della metà di quello degli operai giapponesi. Poiché i capitalisti potevano procurarsi facilmente e a buon mercato la mano d’opera approfittando della crisi permanente dell’agricoltura, gli operai erano costretti ad accettare un salario molto basso. Numerosi operai difficilmente riuscivano a guadagnare il minimo per vivere. Addirittura non potevano nemmeno percepire un tale basso salario, perché glielo toglievano spesso i padroni sotto forma di “ammenda” o con numerosi altri pretesti. Non vi era nessuna organizzazione avente lo scopo di proteggere gli operai nel lavoro. Al contrario, di giorno in giorno aumentavano le attrezzature e i sistemi per opprimere e sfruttare in modo più disumano gli operai. Nelle fabbriche venivano sorvegliati duramente dai capi reparto. Se si ferivano sul lavoro o non erano più in grado di svolgerlo, si vedevano licenziati in tronco senza percepire la paga. A quel tempo gli operai coreani erano fatti segno non solo di uno sfruttamento economico crudele ma anche di maltrattamenti e umiliazioni intollerabili. Erano tanto schiavi salariati, merce, quanto schiavi coloniali, oggetti di maltrattamenti e umiliazioni intollerabili. Non era loro permesso rivendicare un miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita. Gli occupanti stranieri intervenivano sempre con una repressione spietata sulle loro più elementari rivendicazioni. Tuttavia, anche sotto il tiro dell’imperialismo giapponese, la classe operaia coreana, già dagli inizi, si è coraggiosamente impegnata nella lotta rivoluzionaria. La classe operaia, per la sua origine, è la più rivoluzionaria delle classi sociali. A fortiori ingrossando sotto le dure condizioni della colonizzazione, la classe operaia, ha rafforzato rapidamente il suo spirito rivoluzionario, insieme alla presa di coscienza nazionale e antimperialista. Essa si presentava a poco a poco come classe dirigente nella lotta antigiapponese di liberazione nazionale. Anche lo sfruttamento della campagna da parte degli oppressori stranieri era, essa stessa, estremamente crudele. Mentre conservavano immutato nella campagna il regime fondiario feudale con la mezzadria, vi introducevano lo scambio merce-moneta e uno scambio moderno di transazione, rivestendoli così di un carattere semifeudale. Ciò ha permesso loro di associare lo sfruttamento feudale e il capitalismo e, con ciò, di abbandonarsi al saccheggio a volontà. Hanno, prima di tutto, espropriato una grandissima superficie di terreno. Questa espropriazione è stata effettuata principalmente durante l’“inchiesta agraria” fatta 32 in Corea in nove anni a partire dal 1910, mettendo in piedi impianti di “sfruttamento agricolo” (impianti destinati all’esproprio dei terreni) fra cui la “compagnia di colonizzazione dell’Oriente” e aiutando i giapponesi a farsi proprietari fondiari. Fino al 1927, il 20% della superficie totale delle terre coltivate è caduto in mano agli occupanti giapponesi: 400.000 ettari in possesso diretto e la stessa superficie sotto ipoteca degli impianti ufficiali e dei privati giapponesi. La schiacciante maggioranza dei grandi proprietari fondiari era costituita da giapponesi, che rappresentavano l’81% dei proprietari fondiari, ciascuno dei quali possedeva più di 200 ettari di terreno. Giorno per giorno l’espropriazione di terre da parte dei giapponesi occupanti diventava sempre più feroce e anno per anno il saccheggio dei prodotti agricoli aumentava. Durante il periodo 1927-31, si è importato annualmente in Giappone circa 6,6 milioni di “seuks” di riso (1 seuk equivale a circa 150 Kg). Questa cifra rappresentava allora circa il 42% della produzione globale di riso in Corea ogni anno. Dopo l’occupazione giapponese, soprattutto negli anni ’20, nelle campagne coreane la differenziazione di classe si è accentuata e i contadini sono stati rovinati in massa. I proprietari fondiari che prima rappresentavano solo un po’ di più del 3% dei focolari contadini, hanno occupato più della metà della superficie totale delle terre da coltivare. La maggior parte era posseduta da un pugno di grandi proprietari fondiari. I contadini poveri nullatenenti o che possedevano troppo poco terreno rappresentavano circa l’80% di tutti i focolari contadini, mentre i contadini ricchi ne rappresentavano una percentuale molto piccola. I proprietari fondiari, con gli elementi filo giapponesi, i traditori della nazione e i capitalisti “compradores”, fornivano un sostegno importante al dominio coloniale dell’imperialismo giapponese. Grazie a questo, hanno preso, a titolo di affitto, ai loro mezzadri dal 50 al 90% del raccolto. Inoltre, li hanno costretti a pagare, in vece loro, le imposte e ogni specie di contributo. A causa dell’oppressione e dello sfruttamento coloniale, di tipo feudale e capitalistico, la massa dei contadini si trovava in condizioni miserevoli, in particolare i contadini poveri pativano sempre la fame ed erano gravati da pesanti debiti. Il numero di coloro che vivacchiavano di radici e di corteccia d’alberi aumentava giorno per giorno. Moltissimi contadini hanno fatto fallimento, alcuni di loro sono diventati garzoni di fattoria, altri hanno abbandonato i loro villaggi, in cerca di lavoro nelle città o nei paesi stranieri, dove li attendeva una vita errante. Sotto la repressione e lo sfruttamento disumano degli occupanti giapponesi e dei proprietari fondiari, la massa dei contadini si svegliava rapidamente acquistando coscienza antigiapponese e antifeudale. Essendo 33 la più sicura alleata della classe operaia, essa si è impegnata attivamente nella lotta antimperialista e antifeudale. Dati i rapporti di classe nel loro insieme, tutte le classi e tutti gli strati sociali, salvo un pugno di individui, filogiapponesi, traditori della nazione, proprietari fondiari e capitalisti “compradores”, si opponevano all’occupazione giapponese, cosa che costituiva un terreno sicuro che permetteva un dispiegamento dinamico della lotta antimperialista di liberazione nazionale. Tutto ciò costituiva condizioni sociali favorevoli allo sviluppo del movimento comunista in stretto legame con la lotta antimperialista di liberazione nazionale. 2. Il declino del movimento nazionalista e la nascita del movimento comunista Nociva influenza dei frazionisti. Declino del movimento nazionalista La lotta antigiapponese di liberazione nazionale prima del sorgere del movimento comunista si è svolta in Corea principalmente sotto l’influenza del nazionalismo. La lotta antigiapponese dei franchi tiratori e il movimento patriottico di risveglio culturale hanno avuto luogo poco prima e poco dopo l’occupazione della Corea da parte dei giapponesi. Essi sono stati tutti e due nazionalisti malgrado i loro lineamenti diversi. Per i suoi elementi ideologici contrari all’imperialismo e al feudalesimo, il nazionalismo influenzava notevolmente le masse popolari che pativano sotto il giogo dell’imperialismo giapponese. Una corrente ideologica essenzialmente borghese, tuttavia, non poteva adeguatamente farsi interprete dei loro interessi né esaltare sufficientemente l’ardore rivoluzionario. Di conseguenza, non poteva condurre alla vittoria decisiva la lotta antigiapponese di liberazione nazionale del popolo coreano. L’insurrezione antigiapponese scatenata il 1° marzo del 1919 ne è stata una prova evidente. L’insurrezione è durata 10 mesi. Secondo un calcolo approssimativo, nel periodo che va da marzo a maggio, vi hanno preso parte nientemeno che più di due milioni di persone di diverse classi e di diversi strati sociali; fino a dicembre si sono verificati più di 3.200 casi di manifestazione e di moti attraverso il paese. L’insurrezione popolare del 1° marzo ha pienamente mostrato la combattività patriottica del popolo coreano e la sua indomabile volontà di non sottomettersi mai al dominio straniero. Ha evidenziato, però, anche la vulnerabilità del nazionalismo di stampo borghese. Fin dall’inizio i centri dirigenti nazionalisti hanno tentato di conseguire l’“indipendenza” 34 del paese con petizioni consegnate agli occupanti giapponesi o ricorrendo alla forza delle grandi potenze. È in questo inizio che hanno elaborato il “manifesto d’indipendenza” e l’hanno reso pubblico il 1° marzo 1919 a Seoul. Le masse popolari patriottiche, senza che essi lo volessero, hanno dato vita ad una grande insurrezione per la conquista dell’indipendenza nazionale. Impauriti si sono arresi facilmente alla polizia degli occupanti giapponesi e hanno raccomandato alle masse popolari la non resistenza. Così, l’insurrezione di massa è scoppiata priva di una direzione unitaria, ha dovuto svolgersi spontaneamente e in maniera diffusa. Di conseguenza le rivolte, scoppiate dovunque nel paese, sono state schiacciate dalla barbara violenza degli invasori stranieri. Tutto lo svolgimento di queste rivolte ha mostrato molto chiaramente che il nazionalismo non poteva essere la bandiera autentica della liberazione nazionale del popolo coreano e che esso non era per nulla in grado di dirigere la lotta antigiapponese delle masse popolari. Dopo la rivolta del 1° marzo il movimento nazionalista ha preso rapidamente la via del declino e l’epoca del primato del nazionalismo nella lotta antigiapponese di liberazione nazionale ha visto la fine. Kim Il Sung ha dichiarato che l’esito della rivolta del 1° marzo ha segnato la fine dell’epoca del nazionalismo borghese e la lotta di liberazione nazionale del popolo coreano con alla testa la classe operaia è passata ad un nuovo stadio sotto il vessillo del marxismo-leninismo. Dopo la suddetta rivolta le forze nazionaliste seguivano sempre di più la via del disgregamento. La maggioranza dei centri dirigenti nazionalisti borghesi sono degenerati in riformisti nazionalisti per andare infine a coalizzarsi completamente con l’imperialismo giapponese. Alcuni di essi si sono riuniti a Shangai, in Cina, per dar vita al cosiddetto “governo provvisorio della repubblica di Corea” che altro non era se non una cricca di emigrati che, isolati dalle masse, di conseguenza, non potevano assolutamente esercitare una notevole influenza sul processo della lotta di massa antigiapponese. Questo gruppo era anticomunista e si opponeva agli altri nazionalisti e, del resto, non riusciva a superare la divisione al suo interno, e giorno per giorno si riduceva ad una realtà puramente nominale2. 2 29 nazionalisti che sono emigrati a Shanghai dopo l’insurrezione del 1° marzo nel 1919 hanno discusso dell’organizzazione del “governo provvisorio della Repubblica di Corea” e, nell’aprile dello stesso anno, hanno proclamato la sua formazione. Allora, i “posti ministeriali” erano ripartiti come segue: Ri dong Nyeung, “presidente” del “consiglio d’amministrazione provvisoria”; Syngman Rhee, “primo ministro”; An Tchang Ho, “ministro dell’Interno”, Kim Kyou Sik, “ministro degli Affari esteri”; Ri-Si-Yeung, “ministro della Giustizia”; Tchoè Djai Hyeung “ministro delle Finanze”, Ri-Dong-Hwi “ministro 35 Altri nazionalisti hanno formato l’“esercito di indipendenza” e hanno in una certa misura condotto la lotta antigiapponese. Una parte, però, ne è stata annientata poco tempo dopo e un’altra si è unita ai comunisti per continuare la lotta di liberazione nazionale3. degli Affari militari”; Moun-Tchang-Beum “ministro delle Comunicazioni”. Nel settembre del 1919, questo apparato è stato riorganizzato in “gabinetto”, con Syngman Rhee per “presidente della Repubblica” e Ri-Dong-Hwi per “primo ministro”. Ha avuto luogo un importante “rimpasto ministeriale”. Il suddetto “governo provvisorio” non ha mai conosciuto stabilità a causa delle lotte frazionistiche, a causa della contesa per il potere e dei conflitti circa gli affari finanziari. Frequentemente mutavano i “ministri”; contese ignobili non cessavano di prodursi circa la sottrazione e la dilapidazione dei “fondi d’indipendenza” raccolti attraverso vie diverse. Syngman Rhee era fatto segno d’odio e di condanna per aver pregato Wilson, allora presidente degli Stati Uniti, di fare un passo presso la Società delle Nazioni perché la Corea fosse messa sotto mandato di questa; ha del resto causato scandalo per la sua sottrazione dei “fondi d’indipendenza” raccolti presso residenti coreani ad Hawaii. Nel marzo del 1925, è stato destituito infine dalle sue funzioni. Nel 1926, il “sistema presidenziale” è stato sostituito con un “sistema del consiglio degli affari di Stato” poi con un “sistema del Consiglio dei commissari”. Kim Kou ne è stato nominato “presidente” e Kim Kyousik “vice-presidente”. Le attività del “governo provvisorio della Repubblica di Corea” si svolgevano lontane dalla lotta di massa del popolo coreano. Questo gruppo ha provato invano di realizzare l’“indipendenza” della Corea con il ricorso alla “forza” del governo cinese del Guomindang e di altri paesi imperialisti. Alcuni membri del “governo provvisorio” fra cui Kim Kou si sono principalmente abbandonati ad atti terroristici individuali. Ne erano tipici esempi il tentativo d’attentato da parte di Ri Bong Tchang all’imperatore giapponese nel gennaio del 1932 e l’assassinio con una bomba di Shirakawa, generale dell’esercito giapponese, da parte di Youn Bong Kil nell’aprile dello stesso anno. Ma questi atti non potevano influenzare effettivamente la lotta di massa. Praticando a caso il terrorismo anche contro i comunisti queste persone hanno molto danneggiato questa lotta. Il “governo provvisorio” ha organizzato l’“esercito per la restaurazione”, ma esso non si è potuto fare una forza apprezzabile né ha potuto condurre una lotta notevole. Dopo lo scoppio della guerra cino-giapponese, non faceva che rifugiarsi in luoghi sicuri, seguendo Tchang Kai Chek, invece di combattere gli imperialisti giapponesi, e nel novembre del 1937 si è arenato a Chongqing. Dopo la disfatta dell’imperialismo giapponese, le personalità del “governo provvisorio della Repubblica di Corea” tentavano di mantenere l’insegna di questo “governo” in Corea del Sud, ma esso non ha potuto essere riconosciuto (Kim Han Kil, op. cit., pp. 18-19). 3 Dopo l’Insurrezione del 1° marzo nel 1919, diversi gruppi armati sono stati organizzati da certi nazionalisti, giovani patrioti e specialmente vecchi franchi tiratori e hanno militato nella Manciuria del Sud, dell’Est e del Nord. Era la forza più attiva fra i nazionalisti. Una unità di questo esercito, condotta da Hong-Beum-Do che aveva usufruito di una grande reputazione nella lotta dei franco-tiratori, ha impegnato molti combattimenti nel 1919 e nel 1920 contro l’esercito e la polizia giapponesi per annientare parecchi nemici. Le diverse truppe disunite dell’“esercito d’indipendenza” erano in conflitto e in antagonismo gravi fra loro. Al termine della loro fusione e delle dispersioni reiterate, le truppe di questo esercito e le “organizzazioni per l’indipendenza” si sono 36 La maggior parte dei nazionalisti dispersi in diverse regioni ha rotto con il movimento di indipendenza per diventare rinnegati e trafficanti. Così, con il suo declino, il movimento nazionalista ha perso la sua posizione dominante nella lotta di liberazione nazionale contro i giapponesi ed è stato relegato in secondo piano. Al contrario si è impetuosamente sviluppato il movimento comunista per porsi in primo piano in questa stessa lotta. La nascita del movimento comunista Kim Il Sung ha affermato che il movimento comunista in Corea ha cominciato a svilupparsi, sotto la spinta della grande Rivoluzione socialista d’ottobre, all’inizio degli anni ’20. Il popolo coreano, che costretto a sopportare l’oppressione disumana dell’imperialismo giapponese, cercava con ardore la via della liberazione, è stato profondamente impressionato ed incoraggiato dalla Rivoluzione socialista d’ottobre e ha cominciato ad interessarsi alle idee marxiste-leniniste, comuniste. È così che in Corea il marxismo-leninismo ha cominciato a propagarsi e il movimento comunista a prodursi. Nel 1918, nella regione dell’estremo Oriente dell’URSS, è stato fondato il “Partito Socialista dei Coreani”4 prima organizzazione socialista dei Coreani e all’inizio degli anni ’20 sono stati formati all’interno del paese circoli di lettura ed organizzazioni ideologiche fra cui la “Società di studio delle idee nuove” (ribattezzata ulteriormente “Hwayodivise verso il 1924-1925 in tre gruppi: 1) “Djeung-y-Bou, 2) “Tcham-y-Bou”, 3) Sin Min Bou e in seguito a “riunioni per l’integrazione di tre “bous”riunioni che avevano trascinato a lungo, si sono fusi in “Kouk Min-Bou”. A causa degli attacchi ostinati del nemico e dei conflitti interni una grande parte delle truppe dell “esercito d’indipendenza” si sono gradualmente disperse; solo l’unità sotto il comando di Ryang Sé-Bong ha continuato ancora un po’ la sua attività fino a che non è stata integrata nell’Esercito Rivoluzionario Popolare Coreano, condotto dal compagno Kim Il Sung (Kim Han Kil, op. cit., pp. 19-20). 4 Alcuni coreani che avevano condotto il movimento d’indipendenza nel paese ed erano emigrati nella regione d’Estremo Oriente della URSS, si sono riuniti a Khabarovsk, e hanno organizzato nel novembre del 1918 il “Partito Socialista dei Coreani”. Era la prima organizzazione socialista formata da coreani fra cui le figure principali erano: Ri-Dong-Hwi, Kim Rip e Han Myeung Sé. Poco dopo, questo Partito è stato diviso in due gruppi. In aprile-maggio del 1921, l’uno ha organizzato a Irkoutsk, URSS, il “Partito Comunista di Koryo” e l’altra a Shanghai, lo stesso il “Partito Comunista di Koryo”. Da questo fatto, il primo si chiamava “gruppo Irkoutsk, e l’ultimo “gruppo Shanghai”. Come il “Partito socialista dei Coreani”, i “Partiti comunisti di Korjo” organizzati a Irkoutsk e di Shanghai si chiamavano partiti, ma in realtà non lo erano, non erano che associazioni socialiste. 37 hoé” associazione martedì)5, l’Associazione della Gioventù di Seoul”6 e “Bouk-Ponghoé” (associazione vento del Nord)7 per studiare e diffondere le idee marxiste-leniniste. Sono stati sempre più largamente propagati libri e trattati marxisti, leninisti, anche pubblicazioni legali hanno presentato le idee marxiste-leniniste, sebbene in modo molto limitato8. Si sono costituite numerose organizzazioni di operai, di contadini e di giovani sotto l’influenza del marxismo-leninismo che si diffondeva. Nell’aprile del 1920 si è formata a Seoul la “Società di mutuo soccorso degli operai di Corea”, prima organizzazione di massa in Corea. In seguito, si sono costituite organizzazioni di massa di operai, di contadini, di giovani in tutto il paese: nel 1924 la Federazione generale degli operai e dei contadini di Corea, più tardi divisa in Federazione generale degli operai di Corea e in Federazione generale dei contadini di Corea; la Federazione generale della Gioventù di Corea. Le lotte di massa degli operai, dei contadini, dei giovani e degli studenti si sono rapidamente sviluppate ed ingigantite. Nel corso degli anni 1920-25, 330 manifestazioni e qualche sciopero importante di operai hanno avuto luogo con la partecipazione di circa 27.000 persone, come lo sciopero generale degli operai di Bousan nel settembre del 1921 e lo sciopero degli operai di diverse fabbriche di calzini a Piongyang nell’agosto del 1928. Nello stesso periodo si verificavano 570 casi di conflitto d’affittanza delle masse contadine a cui hanno partecipato 30.000 persone. Lo sciopero degli studenti è diventato frequente e in seguito si è rivelata l’efficacia dei circoli di lettura. In seguito alla diffusione del marxismo-leninismo e allo sviluppo del movimento operaio, nell’aprile del 1925 è stato fondato il Partito Comunista Coreano, fatto che ha dato ulteriore impulso allo sviluppo della lotta rivoluzionaria contro gli occupanti giapponesi. Questo Partito tuttavia non ha potuto vivere a lungo: si è disciolto all’inizio del terzo anno dalla sua fondazione. 5 All’inizio del 1921 sono state costituite a Seoul due organizzazioni: 1) “Associazione dei compagni proletari” e 2) “Lega d’uomini nuovi”, fusisi più tardi in “Lega dei proletari”. Questa si è coalizzata con il gruppo Irkoutsk che si era installato nel paese, per organizzare nel maggio del 1923 la “Società di studio delle idee nuove”. Quest’ultima è stata riorganizzata nel novembre del 1924 in “Hwayohoé” di cui le figure principali erano: Kim Djai Bong, Sin Baikou, Kim Hwan e Kim Tchan. 6 L’“Associazione della gioventù di Seoul”, è stata organizzata nel gennaio del 1921 e aveva per personalità principali Kim Sa Kouk e Ri Yeung. 7 Nel gennaio del 1923 è stata organizzata a Tokyo “Boukseunghoé” da studenti coreani in Giappone. Trasferita in Corea, è stata ribattezzata “Boukpounghoé”, fra cui le figure principali erano: Kim Yak-Sou e Kim Djong Beum. 8 Le riviste «La vita nuova» e «La luce della Corea» ne erano rappresentative. 38 La nocività del frazionismo Il movimento comunista coreano delle origini aveva tratti caratteristici e gravi debolezze. Ciò dipendeva prima di tutto dalla repressione spietata degli occupanti giapponesi. A causa di essa, il movimento comunista coreano era costretto fin dall’inizio a vivere nel segreto più stretto, fatto che ha provocato la dispersione di esso in diversi gruppo. Data l’impossibilità dell’attività legale, la coalizione di questi gruppi e l’unità del movimento comunista dovevano incontrare notevoli difficoltà. Nello stesso tempo la composizione dei primi ranghi comunisti presentava punti deboli. Il movimento comunista coreano agli inizi era costituito da intellettuali. Di conseguenza non poteva radicarsi profondamente nelle masse dalle quali rimaneva lontano. A quel tempo gli intellettuali impegnati nel movimento comunista non assimilavano a fondo le idee del comunismo e, soprattutto, lo studio di queste idee rivoluzionarie non avveniva in una solida posizione di classe proletaria e in stretto legame con la realtà concreta del paese. Una maggioranza di essi era passata dal movimento nazionalista a quello comunista come si segue la moda, e in gruppi settari, partecipavano al movimento comunista come per ostentare arie di condiscendenza. In questo contesto, si è affermato il frazionismo esercitando sul movimento comunista una influenza veramente perversa. Non a caso Kim Il Sung ha dichiarato che, nel passato, tutti gli scacchi e i sacrifici amari del movimento comunista e nella lotta di liberazione nazionale erano dovuti senza eccezione ai crimini dei frazionisti. Il pericolo che derivava dal frazionismo stava prima di tutto nel fatto che divideva i ranghi rivoluzionari in gruppuscoli. Gli aderenti al movimento comunista delle origini, marxisti snob, divisi in più gruppuscoli in polemica l’uno con l’altro − “Hwayo”, “Seoul”, “Boukponghoé”, “M-L”, “Seunsang” − hanno fatto liti fra loro. Per prevalere sugli avversari questi frazionisti si sono serviti di tutti i mezzi a loro disposizione, nel caso peggiore, non hanno esitato a ricorrere al tradimento con denuncia presso la polizia degli occupanti giapponesi. Il più grande delitto dei frazionisti consisteva però nella scissione e nella scalzatura del Partito comunista. All’origine, la fondazione nel 1925 di questo Partito non è avvenuta con l’eliminazione delle contese frazionistiche, ma è stata realizzata attraverso una formale coalizione temporanea, alla fine di un mercanteggiamento fra le frazioni come il “gruppo Hwayo”, forse la frazione più importante, il “gruppo Bouk Poung Hoé” e il “gruppo Shanghai”. Questo perché la contesa settoria si è acuita di nuovo. L’antagonismo fra le frazioni esistenti all’interno del Partito e il “gruppo Seoul” 39 che permaneva all’esterno si è aggravato. Inoltre, in seno al Partito il conflitto tra i gruppi “Hwayo”, “Bouk Poung Hoé” e il “gruppo Shanghai” non cessava. Le contese frazionistiche si accentuavano in seguito alla formazione del gruppo “M-L” e del “gruppo Seusang”9. A quel tempo così il Partito comunista non ha mai conosciuto l’unità del suo apparato. Ha subito parecchi arresti da parte della polizia dei giapponesi occupanti, e ciò è avvenuto, in ultima analisi, a causa delle contese frazionistiche. Ogni caso di arresto ha comportato un cambiamento nella composizione frazionistica della direzione dei membri del Partito. I ranghi del Partito dovevano essere tanto più uniti quanto più la repressione degli occupanti diventava dura e frequente. Tuttavia le manovre sciossionistiche dei frazionisti si accentuavano giorno per giorno. Data questa congiuntura, il Partito stesso non poteva mantenersi in vita e infine nel 1928 si è sciolto. Anche dopo lo scioglimento del Partito, la contesa frazionistica è continuata sempre più intensamente intorno alla questione della ricostruzione del Partito10. L’influenza deleteria del frazionismo ha gravemente colpito il movimento di massa. Il Partito comunista, non avendo potuto essere 9 Il gruppo “M-L” era una frazione costituita, nell’aprile del 1926, da una parte del “gruppo Seoul”, da quella del “gruppo della Gioventù comunista di Manciuria” e dai membri dell’“Associazione Janvier”. “Il gruppo Seoul” era una frazione uscita dall’“Associazione della gioventù di Seoul”, il gruppo della Gioventù comunista di Manciuria” era una frazione uscita dal “Dipartimento generale mancese della Gioventù comunista”, l’“Associazione Janvier” era stata organizzata nel gennaio del 1925, a Tokyo, da studenti coreani. Le figure importanti del “gruppo M-L” erano Tchoé Tchang Ik, Ham Bin e Tchoé Ik Han. Approfittando dell’arresto da parte della polizia imperialista giapponese delle personalità principali dei gruppi “Hwayo” e “Shanghai” che occupavano la direzione del Partito Comunista Coreano, il “gruppo M-L” si è impadronito, nel dicembre del 1927, di questa direzione. Il “gruppo Seusang” era una frazione formata nel dicembre del 1927 da una parte del “gruppo Seoul” e quella del “gruppo Shanghai” per rivaleggiare con il “gruppo M-L” che si era impadronito della direzione del Partito. Le sue personalità importanti erano Ri-Dong-Hwi, Kim Tcheul Sou e Kim Yeung Man. Ha separatamente tenuto un “congresso del Partito” e ha organizzato il suo proprio “comitato centrale del Partito” per opporsi a quello del “gruppo M-L”. Questi due “comitati centrali” hanno rispettivamente inviato i loro rappresentanti all’Internazionale nella loro intenzione scandalosa di riceverne la “approvazione”. 10 Per questo, i diversi gruppi avevano titoli differenti: il “gruppo Hwayo”, “comitato preparatorio per la ricostruzione del Partito comunista coreano” o “Lega dei comunisti”; il “gruppo M-L”, “consiglio dei comunisti coreani”, il “gruppo Seusang”, “comitato operativo per la ricostruzione del Partito Comunista Coreano” o “associazione preparatoria per la ricostruzione del Partito Comunista Coreano”. Ciascun gruppo naturalmente rivendicava l’ortodossia comunista e si è adoperato a “ricostruire” il Partito comunista con una direzione costituita dai suoi personaggi. 40 profondamente radicato nelle masse operaie e contadine, restava, di conseguenza, un’organizzazione solamente di vertice, priva del sostegno di cellule nell’industria, nelle altre imprese e nelle campagne, e non poteva annodare autentici legami con le masse. Tutto ciò era la grave conseguenza della non applicazione dei principi che stanno alla base della costruzione di un Partito rivoluzionario e della direzione delle masse da parte del Partito, difetto dovuto interamente all’aspra contesa dei frazionisti. A causa delle manovre scissionistiche si affermava il punto di vista settario, al posto della direzione unitaria del Partito verso le masse. Le frazioni hanno ingaggiato contese per porre sotto la loro influenza rispettiva le organizzazioni degli operai, dei contadini e dei giovani. Di conseguenza, si è prodotto un grave antagonismo fra le organizzazioni di massa, cosa che ha impedito loro di rafforzarsi e svilupparsi adeguatamente. All’inizio del 1927 si è formata un’associazione chiamata “Sinkanhoé”11 come una coalizione temporanea dei comunisti e dei nazionalisti. Con una direzione intelligente, avrebbe potuto essere trasformata in una organizzazione del fronte unito nazionale antigiapponese, ma non ha potuto esserlo a causa dell’antagonismo fra i comunisti e i nazionalisti e a causa della contesa fra le frazioni, infine i riformisti nazionalisti hanno occupato molti posti nella direzione, ed essa ha finito per disciogliersi. Per quanto riguarda l’organizzazione delle lotte di massa degli operai, dei contadini e dei giovani, la posizione frazionistica si rafforzava. Accadeva dunque che certe frazioni le organizzavano mentre altre le impedivano. Nel giugno del 1926, ebbe luogo una manifestazione contro l’imperialismo giapponese. Il “gruppo Hwayo”, ha condotto il lavoro organizzativo dal suo punto di vista frazionistico, mentre il “gruppo Seoul” vi ha opposto operazioni ostruzionistiche. Dunque, la manifestazione non ha potuto avvenire convenientemente e si è svolta solo in alcune vie di Seoul, ed è fallita subito. Per di più, il frazionismo ha rivestito un ruolo dannoso incoraggiando il servilismo verso le grandi potenze. Data la loro origine, i comunisti sono rivoluzionari conseguenti che conducono l’attività secondo la loro ideologia, ricorrendo 11 L’associazione “Sinkanhoé” si è formata nel febbraio del 1927 sotto gli auspici comuni di “Djeungouhé”, organizzazione socialista e di “Minheunghoé” organizzazione nazionalista. All’inizio s’opponeva al riformismo nazionalista. Per questo godeva del sostegno dei comunisti, dei nazionalisti e dei religiosi antigiapponesi. Essa ha rivestito in una certa misura un ruolo positivo fino al tempo della lotta antigiapponese delle masse studentesche dell’intero paese, dei liceali di Kwangdjou in primo luogo, lotta scatenata nel novembre del 1929. Ma ha subito gradualmente l’influenza dei riformisti nazionalisti, e si è disciolta nel maggio del 1931. 41 alle masse lavoratrici dei loro paesi. Se non aderiscono a questa posizione “djoutchéenne”, non potranno diventare autentici comunisti. Ora in Corea i partecipanti al movimento comunista delle origini, marxisti snob, non si comportavano così ed erano influenzati dallo spirito di servilismo verso le grandi potenze. Prima e dopo la fondazione del Partito Comunista e dopo la sua dissoluzione ogni frazione pretendeva di avere il privilegio dell’ortodossia, e mentre respingeva le altre si dava da fare, senza posa, per poter godere della approvazione dell’Internazionale. Invece di condurre le attività delle loro forze politiche di propria iniziativa, i frazionisti cercavano di ottenere il riconoscimento degli altri e si appoggiavano agli altri, e attendevano con impazienza che l’Internazionale risolvesse le cose a loro favore. Era dunque evidente che non erano in grado di sviluppare adeguatamente il movimento comunista e la lotta rivoluzionaria in Corea. Inoltre, la influenza pregiudizievole del frazionismo, si rivelava grave in diversi altri campi. È così che il movimento comunista delle origini in Corea è stato schernito e turbato gravemente dagli snob e dai frazionisti che inalberavano l’insegna del Comunismo. Ciò è dovuto alla mancanza di una dirigenza illuminata. Solo un dirigente appunto illuminato, un grande capo rivoluzionario, ha potuto superare il frazionismo, rimediare alla confusione e condurre il movimento comunista su giusti binari. 3. La preparazione della lotta armata L’organizzazione dell’esercito rivoluzionario e le sue attività Dopo la Conferenza di Kalun Kim Il Sung si è adoperato per intraprendere la lotta contro il Giappone. Il 6 luglio del 1930, a Guyushu, la prima fila dell’esercito rivoluzionario coreano (ARC) è stata formata di nuclei dell’Unione della Gioventù Comunista e dell’Unione della Gioventù Antiimperialista. Kim Il Sung ha ricordato che nel luglio del 1930 fu organizzato l’Esercito Rivoluzionario Coreano, primo passo verso la preparazione della lotta armata, ha sottolineato che era la prima formazione armata marxista-leninista in terra coreana. Ha detto che i suoi combattenti sono andati nelle numerose regioni urbane e rurali dove hanno energicamente condotto le attività politiche e militari fra gli operai, i contadini e gli studenti per preparare la formazione di un esercito di guerriglia. Allargando di continuo le fila dell’A.R.C., Kim Il Sung ha badato a che i suoi combattenti migliorassero rapidamente le loro qualità politiche, ideologi42 che, militari e arricchissero esperienze in diversi campi. L’A.R.C., divisa in più gruppi, è stata mandata in diverse regioni. Nell’estate del 1930, Kim Il Sung ha mandato gruppi all’interno del paese. Uno di questi, dopo aver pronunciato a Poungsan, davanti al pubblico un discorso appassionato esortando alla lotta antigiapponese, ha condotto attività nelle regioni di Riweun, Bouktcheung, Hong Weun, etc. Certi membri del gruppo sono avanzati verso la parte centrale della Corea e hanno condotto per qualche mese le loro attività nelle regioni di Tchountcheun e di Daidjeun. Dovunque hanno svolto attività politiche e militari dinamiche gettando la confusione fra gli aggressori imperialisti giapponesi ed esercitando una grande influenza rivoluzionaria sulle larghe masse popolari. Mentre allargava il campo delle sue attività, l’ARC ha attivato la preparazione della lotta armata. Il problema principale in questa preparazione era di formare elementi di nucleo della lotta armata. Kim Il Sung si è dato cura di ammettere all’ARC i giovani d’“élite”, temprati ed esperti nella lotta di massa, e di farne dei comunisti dotati di capacità di direzione politica e militare; ha spesso organizzato corsi di formazione per fare dei combattenti dell’ARC e dei migliori giovani delle diverse regioni dirigenti politici e militari competenti, nuclei di forze armate rivoluzionarie. In questi corsi si trattava dei problemi strategici e tattici della Rivoluzione coreana, dei metodi di lavoro politico nelle masse, della situazione interna ed esterna. Nello stesso tempo, ci si esercitava sul piano militare. Nel corso di questa educazione e nel corso di queste esercitazioni si sono formati elementi di nuclei particolarmente esperti nella lotta armata. La cosa importante nella preparazione alla lotta armata era, del resto, fare i preparativi militari; cioè accumulare esperienze militari e procurarsi armi attraverso attività militari dinamiche dei gruppi armati dell’ARC. I combattenti dell’ARC si sono procurati armi in modi diversi fra cui il furto al nemico o l’acquisto pecuniario. Nello stesso tempo l’ARC ha intensificato le sue attività militari. Ha condotto principalmente la lotta per liquidare le spie, i lacchè dell’imperialismo giapponese, ha impegnato combattenti contro le truppe d’aggressione di questo e contro la polizia reazionaria. Nel corso delle sue attività l’ARC ha accumulato ricche esperienze militari12. 12 L’ARC comprendeva Kim Seung Djou (nome di nascita del Nostro), Tcha Kwang-Sou, Kim Hyeuk, Tchoé-Hyo-II e altri giovani combattenti. Provocò l’incidente di Jinggauguan a Changchun dove trovò la morte Baik sin Han, l’incidente di Daoli a Harbin, dove avvenne l’incarcerazione (a Port-Arthur) di Kim Hyeuk, poeta rivoluzionario. Questo esercito poi estese la sua influenza all’interno della Corea, e suscitò agitazioni nel Nord e nell’Ovest della Corea, precisamente gli incidenti di Hongweun 43 Mentre svolgeva le sue attività militari, l’ARC si è adoperata per la formazione di una base di massa, lavoro richiesto come uno dei problemi più importanti nella preparazione della lotta armata. Dal momento che la lotta armata doveva prendere per punto di appoggio le regioni montagnose e rurali la trasformazione rivoluzionaria delle campagne si presentava come problema di capitale importanza nella formazione di una base di massa. Per questi scopi Kim Il Sung, ha badato a costituire nelle campagne diverse organizzazione rivoluzionarie di massa, ha badato a fondare scuole, ad educare le masse contadine con pubblicazioni e con diversi altri mezzi; ha impegnato attivamente in questo lavoro i combattenti dell’ARC. La messa in piedi di organizzazioni di massa rivoluzionarie sintetiche o di differenti strati sociali, ha permesso di raggruppare nel loro seno larghe masse contadine, di alzare rapidamente la loro coscienza rivoluzionaria e di impegnarle nella lotta di massa. Infatti vi sono state costituite per svolgere le loro attività, organizzazioni come l’Unione della Gioventù Comunista, l’Unione della Gioventù Antiimperialista, l’Unione dei contadini, il corpo dei piccoli esploratori, etc. In diverse località sono state costituite scuole destinate alla formazione di elementi costituenti nuclei rivoluzionari. Per esempio: la scuola Dyinmyeung a Kalum, la scuola Samseung a Wujiazi e la scuola Samkwang a Guyushu. Vi sono stati posti come insegnanti combattenti dell’ARC. Queste scuole hanno dato, in un’associazione adeguata, l’educazione politicoideologica, l’istruzione delle conoscenze generali e le esercitazioni militari. I diplomati delle scuole sono stati inviati nelle campagne per condurre il lavoro organizzativo e politico in favore della rivoluzionarizzazione rurale. Sono stati pubblicati e propagati nelle campagne giornali, riviste ed altre pubblicazioni, come Bolchévik, Nang-ou (amico del contadino), “Manuale dei contadini”. L’educazione delle masse è stata condotta dinamicamente anche con attività letteraria ed artistiche. I componimenti letterari “La cappella Seunghwang”, “Il proprietario fondiario e il garzone di fattoria” scritti da Kim Il Sung, diverse altre opere e drammi sono stati rappresentati, sono stati composti e diffusi largamente molti canti rivoluzionari. Per dirigere la trasformazione rivoluzionaria delle campagne Kim Il Sung continuamente si è recato di persona nelle campagne; ha diretto sul posto il lavoro delle organizzazioni rivoluzionarie, ha condotto di persona l’educazione delle masse e ha dedicato molti sforzi alla creazione di opere letterarie ed artistiche. e di Dantcheun e sviluppò una lotta eroica in tutte le direzioni, suscitando così molta speranza nel movimento rivoluzionario di allora. 44 La promozione attiva della preparazione della lotta armata nel bacino del Fiume Douman Gang. Applicazione della linea organizzativa rivoluzionaria La progressione della preparazione della lotta armata ha urgentemente posto la domanda per sapere dove collocare il punto d’appoggio principale di questa lotta. Nella situazione di allora era impossibile determinarlo all’interno della Corea, perché il sistema di dominio coloniale dell’imperialismo giapponese vi era solidamente impiantato; le forze armate della reazione vi erano concentrate e le condizioni geografiche vi si presentavano sfavorevoli sotto diversi aspetti, non era tuttavia conveniente collocarlo in un posto molto lontano dalla Corea. Tenuto profondamente conto delle diverse condizioni, Kim Il Sung, ha scelto come punto d’appoggio principale della lotta armata la regione boschiva nel bacino del Douman Gang nella Manciuria dell’Est. Attigua al confine Nord della Corea, questa regione era adatta ad organizzare la lotta armata perché il sistema di dominio controrivoluzionario vi era molto più debole che all’interno del paese e, del resto, offriva condizioni favorevoli per estendere la lotta armata nel paese, perché la catena di montagne la lega direttamente a questo. Inoltre oltre l’80% della sua popolazione era costituita da coreani il cui numero arrivava a circa 400.000 e la maggior parte erano venuti dalla Corea per evitare la tirannia dell’imperialismo giapponese con vivi sentimenti rivoluzionari anticoloniali. Inoltre, coperta di foreste fitte, questa regione era molto favorevole all’impresa della lotta armata. Dopo la Conferenza di Kalun, il Nostro, aveva inviato in questa regione dei combattenti dell’ARC e degli agenti politici per preparare una base rivoluzionaria e all’inizio del 1931 vi ha trasferito il punto di appoggio delle sue attività. Ora, per gettare una solida base di massa della Rivoluzione nella Manciuria dell’Est, era urgentemente necessario eliminare completamente l’influenza perniciosa “gauchiste” e avventurista. Accecati dalla ricerca degli onori, gli elementi frazionisti snob, approfittando dello spirito rivoluzionario elevato delle masse popolari di questa regione e manifestando lo “spirito ultrarivoluzionario”, “ultra-gauchiste” le hanno spinte a rivolte rischiose senza una sufficiente preparazione e senza un progetto elaborato scientificamente. Ne è derivata una grave conseguenza: le organizzazioni rivoluzionarie senza contatti con le masse sono state distrutte e, per sovrappiù, i rapporti fra il popolo coreano e quello cinese sono peggiorati. Senza porvi completamente rimedio, non si poteva preparare la base di massa per la rivoluzione né fare di questa regione un punto di appoggio principale della lotta ar45 mata. Per risolvere questo problema impellente, Kim Il Sung, ha pronunciato alla conferenza dei quadri del Partito e dell’Unione della Gioventù Comunista tenuta a Mingyeugou nel maggio del 1931, un discorso storico dal titolo: “Respingiamo la linea ‘gauchiste’ avventurista e mettiamo in pratica la linea organizzativa rivoluzionaria”. Ha affermato che il compito più importante che si impone attualmente ai comunisti coreani, è quello di mettere perfettamente in pratica la linea organizzativa rivoluzionaria consistente nell’unire perfettamente le masse fondamentali della rivoluzione e nel raccogliere solidamente intorno ad esse le forze antigiapponesi di tutte le classi e di tutti gli strati sociali per integrare l’insieme della nazione in una sola forza politica. Per applicare correttamente questa linea il Leader coreano ha sottolineato: è importante: 1) formare solidi nuclei dirigenti rivoluzionari, allargare e rafforzare i ranghi della Gioventù Comunista con i giovani comunisti che si sono messi in luce nella pratica rivoluzionaria; 2) occorrerà ristabilire e rimettere in ordine le organizzazioni di massa, formarne delle nuove, educare ed unire le grandi masse per formare una solida base di massa per la rivoluzione; 3) per temprare le masse nel crogiolo della lotta, occorrerà lo sviluppo progressivo in ampiezza e il passaggio graduale dalla lotta economica a quella politica, l’abile combinazione delle lotte legali, semi-legali e clandestine; 4) occorrerà rafforzare l’amicizia militante e la solidarietà rivoluzionaria fra il popolo coreano e cinese. Grazie ad una lotta vigorosa per mettere in pratica la linea organizzativa rivoluzionaria proposta da Kim Il Sung, le organizzazioni rivoluzionarie smantellate, a causa di una grande campagna di arresti da parte del nemico, sono state rapidamente ricostituite e un gran numero di nuove organizzazioni si sono costituite per condurre attività dinamiche. Così, su tutta la superficie della Manciuria dell’Est, non vi era una località, città o villaggio, miniera di carbone o altra miniera, dove tali organizzazioni non fossero radicate e tutte le masse, salvo una minoranza molto piccola di reazionari, erano poste sotto la loro influenza. Le attività dell’ARC si sono intensificate e, parallelamente, la Guardia Rossa e l’Avanguardia dei bambini sono state messe in piedi e hanno iniziato la loro attività quasi in tutte le regioni del bacino del Douman-Gang. Queste organizzazioni paramiliari hanno svolto la lotta per difendere le organizzazioni e le masse dagli attacchi dei nemici. È così che una effettiva preparazione alla lotta armata stava per essere portata a termine. 46