Strage_di_Caiazzo_1943

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Strage_di_Caiazzo_1943
Anche nella seconda guerra mondiale il sud della penisola italica ha pagato il prezzo
maggiore in termine di vite umane e distruzione del territorio. anche in sicilia dove ci
hanno fatto credere che lo sbarco e stato semplice e tranquillo ha lasciato sul terreno
centinaia di migliaia di morti. Di stragi dimenticate ce ne sono veramente tante ma grazie
all’impegno di molti non lo sono del tutto.
L’articolo seguent di Maria Scerrato, ci fa conoscere la dimenticata strage di caiazzo.
La Strage di Caiazzo 13 ottobre 1943.
La caccia ai criminali nazisti nel racconto del pubblico ministero
La storia del Sud presenta lunghi capitoli di sofferenza, pagine grondanti sangue e
disperazione, spesso neglette. Anche durante la seconda guerra mondiale, la popolazione
meridionale ha pagato un grosso tributo di dolore, mai riconosciuto. A chi pensa che
l’Italia del Sud venne solo sfiorata dal conflitto, bisognerebbe far conoscere la tragicità di
pesanti bombardamenti, il coraggio dei mille scugnizzi anonimi che liberarono Napoli e
purtroppo la durezza della ritirata nazi-fascista con la conseguenza di parecchie stragi di
civili. Tra queste, quella di Caiazzo, che aggiunge al colpevole oblio che la accomuna a
tante altre, un lungo iter, nel corso del quale più volte qualcuno ha svelato e qualcun altro
ha nascosto.
Il 13 ottobre 1943 un nucleo familiare di 22 persone viene freddato in una masseria. I
responsabili dell’eccidio sono un ufficiale ed alcuni soldati della Wehrmacht, che in una
parossistica escalation di esaltazione e odio giungono ad un gesto efferato, uccidendo a
colpi di arma da fuoco donne, vecchi e bambini. Una strage che in tempo di guerra e
all’incalzare degli alleati, sarebbe passata quasi inosservata, per la concitazione di un
momento storico, nel quale tutto sembra possa accadere.
Ma questa è una storia di uomini giusti e coraggiosi e di anonimi farabutti. Il primo
“giusto” è William Stoneman, reporter di guerra, che giunge sul luogo, solo qualche
giorno dopo il delitto e tramite i suoi articoli sul Chicago Daily News, lo rivela al mondo.
Stoneman è così profondamente toccato dalla scena che vede, con ancora i corpi
martoriati delle vittime, al punto da promettere agli abitanti di Caiazzo che quei morti
avranno giustizia. Segue un’inchiesta precisa e puntuale degli alleati che individua
colpevoli e responsabili. Il fascicolo di istruttoria completo viene inoltrato alle autorità
italiane già nel 1947, perché si provveda alla celebrazione di un processo. Ma da lì cala un
fitto velo di silenzio, con quelle carte finite chissà dove.
Di nuovo un “giusto”, Simone Wiesenthal, sollecitato dall’ufficiale alleato che condusse
quell’istruttoria, denunzia nel 1969 alle autorità italiane la strage, fornendo le indicazioni
perché si mettano in moto i meccanismi della giustizia. Ma, come spesso accadde per i
crimini di guerra, c’è l’insabbiamento, di nuovo qualcuno spegne la luce su Caiazzo.
La Giustizia, quella più grande della giustizia umana, trova i suoi modi e quasi
casualmente nel 1988, compiendo uno studio sulla Battaglia del Volturno, un oscuro
ricercatore, Joseph Agnone rinviene casualmente la copia del fascicolo del ’47 in un
archivio militare del Maryland. Legge avidamente, controlla, fa i riscontri. Alla fine si
convince: la storia di quella pagine ingiallite è vera e invoca la sua conclusione. Agnone
scrive a molti, senza ottenere risposta. Finché decide di scrivere a chi non potrà ignorare
la sua richiesta: al procuratore della Repubblica competente, quella di S. Maria Capua
Vetere.
Ed ecco l’ultimo “giusto” di questa vicenda, il giovane procuratore Paolo Albano che, pur
oberato da molti altri fascicoli, non trascura un delitto di una guerra lontana nel tempo,
dove i morti sono ormai pianti e sepolti da otto lustri e dove forse gli stessi responsabili
potrebbero non essere più in vita.
Albano riattiva la macchina che percorre la via della giustizia. Inizia le fasi processuali,
coinvolge i colleghi tedeschi e con tenacia e caparbia volontà restituisce alle vittime la
condanna del loro assassino ancora vivente. Nell’unico processo in Italia sui crimini di
guerra, svoltosi davanti ad una Corte d’Assise ordinaria, il responsabile ed i suoi compici
vengono condannati all’ergastolo. Il gelido assassino dagli occhi di ghiaccio, il
sottotenente Emden non sconterà un giorno di prigione, perché contumace in Italia e
perché il parallelo processo che si svolge in Germania si conclude con la prescrizione dei
delitti commessi. Non ha mai una parola di pentimento o di pietà per le vittime.
Risponderà alla Giustizia divina. La giustizia degli uomini ha compiuto altre strade. Ha
restituito la dignità ai morti, dando il nome al loro assassino e ne ha conservato la
“memoria” perché non accadono più simili eventi.
Questa storia è narrata in un libro, La Strage di Caiazzo 13 ottobre 1943. La caccia ai
criminali nazisti nel racconto del pubblico ministero, edito da Mursia e mirabilmente
scritto a due mani dal magistrato Paolo Albano e dal giornalista Antimo Della Valle,
perché non si dimentichi, perché altri la tramandino, come sta già facendo il regista Luca
Gianfrancesco, con il film-documentario di “Terra Bruciata”.
Lo scorso martedì 15 dicembre il volume è stato presentato al Teatro dei Dioscuri al
Quirinale in Roma, all’interno della mostra Millenovecento 43-44. Il Sud fra guerra e
resistenza, con la partecipazione dello storico dell’Istituto Germanico di Roma, Lutz
Klinkhammer, di Nicola Oddati, storico e curatore della mostra, Tommaso Sgueglia,
sindaco di Caiazzo e degli autori Paolo Albano, procuratore della Repubblica di Isernia ed
Antimo Della Valle, giornalista e saggista, che nei loro interventi hanno mostrato come i
“giusti” realizzino la riconciliazione: con la preziosa opera dello storico nella ricostruzione
della verità sui crimini di guerra e la loro punibilità, nella documentazione degli eventi,
nella cooperazione tra i magistrati tedeschi ed italiani nell’inchiesta che ha portato al
processo ed alla condanna, nel gemellaggio intrapreso dalla cittadina di Caiazzo con
Ochtendung per promuovere e realizzare iniziative di pace.